Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 20/12/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco: proseguire cammino di pace in Siria e Libia

◊  

Uno “slancio” verso la pace. Nella quarta domenica di Avvento, all'Angleus in Piazza San Pietro il pensiero di Papa Francesco in vista del Natale è andato alla speranza legata alle recenti intese per la riconciliazione in Paesi sconvolti da violenze e tensioni, come la Siria e la Libia, auspicando il rafforzamento del dialogo pure in America centrale. Il Pontefice ha pregato infine per le popolazioni dell’India colpite da gravi alluvioni. Il servizio di Giada Aquilino

Siria: proseguire cammino di pace
Una preghiera speciale per l’“amata Siria”. A pochi giorni dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sull'avvio di un processo di pace e per un cessate il fuoco duraturo nel Paese, sconvolto da oltre 4 anni di guerra civile e dall’avanzata del sedicente Stato islamico, Francesco esprime “vivo apprezzamento” per l’intesa appena raggiunta dalla comunità internazionale:

“Incoraggio tutti a proseguire con generoso slancio il cammino verso la cessazione delle violenze ed una soluzione negoziata che porti alla pace”.

Libia: speranza per il futuro
Nella vicina Libia – ricorda il Papa - il recente impegno assunto tra le parti per un governo di unità nazionale “invita alla speranza per il futuro”.

Dialogo e cooperazione tra Costa Rica e Nicaragua
Il Pontefice sostiene inoltre “l’impegno di collaborazione cui sono chiamati il Costa Rica ed il Nicaragua”, dopo anni di tensioni per dispute territoriali sulle quali è intervenuta negli ultimi giorni la Corte internazionale di giustizia dell’Aja:

“Auspico che un rinnovato spirito di fraternità rafforzi ulteriormente il dialogo e la cooperazione reciproca, come anche tra tutti i Paesi della Regione”.

Preghiera per le popolazioni dell’India alluvionate
Il pensiero di Francesco va infine anche alle “care popolazioni dell’India”, colpite a inizio dicembre da una grave alluvione abbattutasi sulla costa sud-orientale del Paese, con oltre 300 vittime. Invita a recitare un’Ave Maria:

“Preghiamo per questi fratelli e sorelle, che soffrono a causa di tale calamità, e affidiamo le anime dei defunti alla misericordia di Dio”.

inizio pagina

Papa all’Angelus: Chiesa con tante macchie e rughe, ma resta madre

◊  

A Natale, Dio ci dona tutto se stesso attraverso il Figlio Gesù ed è solo seguendo l’esempio del cuore puro di Maria che possiamo apprezzare davvero il “dono dei doni” e accogliere il regalo della salvezza. Così Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro, in cui si è soffermato sui “luoghi” dello stupore: l’altro, la storia e la Chiesa. Il servizio di Roberta Barbi: 

Per celebrare in modo proficuo il Natale Papa Francesco ci invita a riflettere sui “luoghi” dello stupore nella vita quotidiana. Il primo è “l’altro”, nel quale riconosciamo il fratello, perché da quando Gesù è nato, ogni volto porta le sembianze di Dio:

“Soprattutto quando è il volto del povero, perché da povero Dio è entrato nel mondo e dai poveri, prima di tutto, si è lasciato avvicinare”.

“La storia” è, poi, un altro luogo dello stupore, ma a patto di guardarla attraverso la lente della fede. Tante volte, infatti, ammonisce il Papa, rischiamo di leggerla alla rovescia e ci sembra determinata dall’economia di mercato, dalla finanza e dagli affari, dominata dai potenti di turno:

“Il Dio del Natale è invece un Dio che 'scombina le carte': Gli piace farlo. Come canta Maria nel Magnificat, è il Signore che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote”.

Infine “la Chiesa”, che non va solo considerata come istituzione religiosa, ma sentita come una madre che nonostante "macchie e rughe" - "ne abbiamo tante", constata Francesco - è la sposa amata e purificata da Cristo Signore e sa riconoscere i segnali d’amore che Dio le invia continuamente. Una Chiesa per cui Gesù non è un “possesso da difendere gelosamente”: coloro che lo fanno - aggiunge - sbagliano; ma una Chiesa che chiama il Signore:

“La Chiesa madre che sempre ha le porte spalancate e le braccia aperte per accogliere tutti. Anzi, la Chiesa madre che esce dalle proprie porte per cercare con sorriso di madre tutti i lontani e portarli alla misericordia di Dio. Questo è lo stupore del Natale”.

La riflessione del Santo Padre è partita dal Vangelo della quarta domenica d’Avvento, che ci propone il racconto della visita di Maria a Elisabetta, la cugina che non poteva avere figli ma che era già al sesto mese di gravidanza, come aveva annunciato l’angelo Gabriele. Ed è proprio la figura di Maria che Papa Francesco pone in evidenza: lei, che ha già concepito nella fede il Figlio di Dio, affronta un lungo viaggio per assistere la parente, portando con sé un dono ancora più grande:

“Nell’incontro tra le due donne – immaginatevi: una anziana e l’altra giovane, è la giovane, Maria, che per prima saluta. Il Vangelo dice così: 'Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta'. E, dopo quel saluto, Elisabetta si sente avvolta da grande stupore – non dimenticatevi questa parola: stupore. Lo stupore. Elisabetta si sente avvolta da grande stupore che risuona nelle sue parole: 'A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?'”.

Ed è con la stessa gioia e lo stesso stupore di Maria che siamo chiamati ad accogliere la nascita di Gesù, “il dono dei doni”, regalo immeritato che ci porta la salvezza:

“Ci aiuti Lei a percepire lo stupore - questi tre stupori: l’altro, la storia e la Chiesa - così per la nascita di Gesù, il dono dei doni, il regalo immeritato che ci porta la salvezza. L'incontro con Gesù farà sentire anche a noi questo grande stupore. Ma non possiamo avere questo stupore, non possiamo incontrare Gesù se non lo incontriamo negli altri, nella storia e nella Chiesa”.

Dopo la recita dell’Angelus, il Santo Padre ha salutato, tra gli altri, le famiglie legate “nella speranza e nel dolore” all’Ospedale Bambino Gesù:

“Cari genitori, vi assicuro la mia vicinanza spirituale e vi incoraggio a continuare il vostro cammino di fede e di fraternità”.

inizio pagina

Il Pontefice benedice i "Bambinelli" in Piazza San Pietro

◊  

All’Angelus il Papa ha ricordato la presenza dei numerosi bambini del Centro oratori romani, che sin da questa mattina sono giunti a piazza San Pietro, per la tradizionale benedizione dei "Bambinelli" e per la celebrazione del Giubileo dei bambini degli oratori. Il servizio di Marina Tomarro: 

"Cari bambini, sentite bene: quando pregherete davanti al vostro presepe, ricordatevi anche di me, come io mi ricordo di voi. Vi ringrazio, e buon Natale". 

Il primo dei saluti all’Angelus è stato rivolto da Papa Francesco ai piccoli del Centro oratori romani giunti in Vaticano, per la tradizionale benedizione dei "Bambinelli" e per il Giubileo dei bambini degli oratori della capitale italiana. La loro giornata è iniziata con la Messa nella Basilica di San Pietro presieduta dal cardinale Angelo Comastri: prendendo come esempio la figura di madre Teresa di Calcutta, il porporato ha spiegato loro che era proprio il piccolo Gesù a dare alla beata il coraggio di andare nelle strade pericolose della sua città per cercare i poveri da accudire. Ascoltiamo le sue parole:

“Chi ha dato a questa donna la forza di compiere questi gesti? Quel Bambinello che voi volete oggi mettere al centro della vostra casa! Ecco perché dobbiamo essere grati a Gesù: da quel Bambino è nata la più grande rivoluzione della storia, la rivoluzione dell’amore che è passata attraverso San Francesco, San Vincenzo de' Paoli, Madre Teresa di Calcutta e tantissima gente che ancora oggi continua – anche tra le bombe! – a seminare l’amore. Questo è il cristianesimo! Questo è ciò che ha portato Gesù nel mondo”.

E il porporato ha ricordato anche l’importanza del Centro oratori romani che quest’anno festeggia 70 anni dalla fondazione, come luogo importante per la formazione e l’educazione dei bambini e degli adolescenti. Ascoltiamo ancora il cardinale Comastri:

“Quanto è importante che i ragazzi abbiano luoghi di amicizia pulita, luoghi di amicizia serena, luoghi di amicizia dove si trasmette la fede, dove si gioca anche in pace, serenamente. Ringraziamo il Centro oratori romani e tutti coloro che danno il loro tempo, il loro cuore perché l’incontro dei ragazzi sia un incontro bello, un incontro che fa divertire ma lascia buoni”.

Grandissima la gioia e l’entusiasmo dei bambini e dei loro genitori presenti in piazza San Pietro. Ascoltiamo le loro emozioni:

R. – E’ una cosa molto importante per me. E’ già la terza volta che ci vengo, però è sempre la stessa emozione che mi sale nel cuore, perché è veramente bello vedere Papa Francesco, affacciato alla finestra, benedire i Bambinelli.

D. – Cosa chiedi tu a Gesù Bambino?

R. – Di portare pace nella mia casa e di proteggere me, mia madre e tutte le persone che mi stanno care.

R. – Vorrei chiedere al Bambino Gesù di far stare bene tutti i bambini che stanno male e di fare venire nel mondo la pace.

R. – Da bambini venivamo anche noi; poi siamo diventati catechisti all’oratorio e adesso accompagniamo i nostri figli.

D. – Cosa vuol dire portare i bambini alla benedizione dei Bambinelli?

R. – Vuol dire far loro conoscere la realtà degli oratori: che siamo un unico grande oratorio. Compiere insieme a loro un atto concreto, unisce noi tutti…

R. – E’ importante oggi ancora di più, in un mondo in cui si dimentica del presepe, in cui diventa difficile spiegare un presepe a scuola oppure farlo in famiglia, che i bambini portino a casa la gioia di farlo e di farlo poi benedire dal Santo Padre, secondo noi è un segno importantissimo per fare in modo che questa tradizione sia in futuro sempre portata avanti.

R. – E’ importante perché si dà loro la possibilità di condividere, insieme a tanti altri ragazzi, coetanei loro, la gioia di poter “offrire” il loro Bambinello. Quindi tornano a casa ricchi di un ulteriore dono, forse il dono più bello, che è il Natale. E’ una bellissima tradizione che noi cerchiamo di rispettare ogni anno.

D. – Come ti chiami?

R. – Michele.

D. – Cosa chiedi al Bambino Gesù?

R. – Di far stare bene tutti gli ammalati e la mia famiglia.

inizio pagina

Tweet del Papa: dinanzi a gravità peccato, Dio risponde con perdono

◊  

“Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono”. E' il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account Twitter @Pontifex.

inizio pagina

Accordo al Wto di Nairobi. Tomasi: intesa minima, ma concreta

◊  

Si è conclusa a Nairobi la decima Conferenza ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc-Wto), la prima organizzata in Africa. E’ stato raggiunto un importante accordo sulla eliminazione dei dazi su 201 beni elettronici di nuova generazione, che rappresentano il 10% del commercio mondiale. Approvato anche un pacchetto di misure a favore dello sviluppo su agricoltura e misure di trasparenza. Riaffermato il metodo del multilateralismo come pilastro fondamentale del commercio internazionale. Presente a Nairobi anche il rappresentante della Santa Sede, mons. Silvano Maria Tomasi. Sergio Centofanti gli ha chiesto un commento sull’accordo di Nairobi: 

R. – A Nairobi è stato raggiunto un accordo minimo, ma comunque un accordo pratico: infatti la dichiarazione dei ministri porta sostanzialmente avanti il messaggio della Conferenza di Doha del 2001, che sostiene che il commercio è una strada maestra per lo sviluppo dei Paesi più poveri.

D. – C’è delusione per questa Conferenza?

R. – Un po’ di delusione c’è, nel senso che si sperava di fare più strada sull’accordo per l’agricoltura. L’accordo prevedeva di abbassare i sussidi all’agricoltura da parte dei Paesi ricchi, esportatori di prodotti che servono per il nutrimento, ma questo non è avvenuto. Si è comunque lasciata la porta aperta per continuare a negoziare nei prossimi mesi in modo da vedere se si potrà arrivare ad un pacchetto di proposte accettabili sia dai Paesi ricchi, esportatori di prodotti agricoli, che dai Paesi che importano cibo come necessità per la sopravvivenza della loro popolazione. Questo è il punto delicato. Ci sono stati poi altri passi concreti e attivi: sono stati accettati - per esempio - come membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio la Liberia e l’Afghanistan, che sono ora il 35.mo e il 36.mo Paese fra quelli meno sviluppati che aderiscono a questa importante Organizzazione formata da 165 Paesi. Davanti a questi passi concreti c’è almeno un po’ di speranza che, continuando il negoziato, si possa riuscire a raggiungere un accordo anche su alcuni altri campi un po’ più complicati, come quello relativo alle regole di origine dei prodotti e – come dicevo – i sussidi all’agricoltura. A Nairobi viene soprattutto riaffermata la centralità del multilateralismo, rispetto alla tendenza che si è rivelata negli ultimi 2-3 anni di fare degli accordi bilaterali o regionali: se va avanti la linea di accordi bilaterali e regionali si indebolisce la funzione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio come il luogo più democratico dove tutti possono partecipare nel negoziare le condizioni per un commercio equo e di beneficio comune. Quindi, queste preoccupazioni sono sempre lì, rimangono. Si tratta ora di continuare, con molta pazienza, a negoziare e mantenere vivo – come abbiamo detto anche nell’intervento della Santa Sede – il senso di solidarietà in modo tale che il commercio, l’accesso ai mercati, sia uno strumento di giustizia sociale.

inizio pagina

I doni del Papa per la lotteria vaticana a favore di profughi e senzatetto

◊  

Con l’inizio dell’Anno Santo della Misericordia e l’attesa del Natale, si rinnova nello Stato della Città del Vaticano un’iniziativa di solidarietà verso le persone in difficoltà. Si tratta della terza edizione della Lotteria di beneficenza per le opere di carità del Papa. I biglietti, dal costo di 10 euro, sono in vendita, in Vaticano, presso la Farmacia, le Poste, gli spacci annonari, i punti vendita dell’Ufficio Filatelico e Numismatico ed i ‘Bookshop’ dei Musei Vaticani. Al microfono di Luca Collodi, mons. Diego Ravelli, capo ufficio dell’Elemosineria Apostolica: 

R. – E’ la terza edizione che promuove il Governatorato della Città del Vaticano. E’ una lotteria di beneficienza “per le opere di carità del Santo Padre”. Quest’anno il Papa ha avuto il desiderio che tutto il ricavato vada a favore dei profughi e dei senzatetto. I premi della lotteria sono stati messi a disposizione da lui: è lui stesso che ha voluto donare questi premi che sono doni che gli sono stati fatti e che ha voluto ridonare. Penso che sia bello in questo Natale - che tutti diciamo essere un Natale di crisi - una crisi non solo, forse, economica ma di cuore, di spirito. Questa iniziativa diventa una bella occasione, propizia, per scambiarsi un dono simbolico ma allo stesso tempo reale, di solidarietà.

D. – Comprare un biglietto della lotteria significa quindi aiutare persone bisognose...

R.  – Acquistare o donare un biglietto è un piccolo gesto ma concreto per far circolare e condividere l’amore che, prima di tutto, abbiamo ricevuto noi in questa festa e con questo anno giubilare.

D. – Dove comprare i biglietti? Ricordiamo che non si trovano sul territorio della Repubblica italiana…

R.  – Certo. Si tratta di una lotteria vaticana per cui i biglietti si possono acquistare solo nel territorio dello Stato del Vaticano, nei punti disponibili alla vendita, che sono quelli del Governatorato, la farmacia, le poste, l’ufficio filatelico, i Musei Vaticani.

D. – Le altre due edizioni hanno avuto un’ottima partecipazione di persone che hanno acquistato il biglietto della lotteria…

R. – Le precedenti sono state veramente, possiamo dire, per numero, un successo. Soprattutto quella natalizia dello scorso anno che ha registrato una grande partecipazione. I soldi sono stati tutti dati all’Elemosineria apostolica per le attività di carità che svolgiamo in questo ufficio.

D. - L’estrazione della Lotteria sarà il 2 febbraio 2016…

R. – Come tutte le lotterie, anche qui, l’estrazione avverrà pubblicamente. Ci saranno i bambini che tireranno a sorte per destinare i premi, con una commissione che verificherà che tutto sia trasparente. Dico che è un gesto semplice, simbolico, ma concreto di carità e credo che ci sia più carità in una goccia di bontà che in un mare di chiacchiere e di buone intenzioni. Alla possibilità di vincere un premio, che è un dono del Papa ed è anche prezioso, insomma, a sua volta ricevuto e ridonato, penso che si unisca la certezza di un premio più prezioso e sicuramente vinto da tutti coloro che acquistano un biglietto o lo donano: la gioia di aver condiviso un po’ d’amore.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Elezioni in Spagna: verso la fine del bipartitismo

◊  

Urne aperte dalle 9 alle 20, oggi, in Spagna, dove 36 milioni di elettori sono chiamati a rinnovare il Parlamento, votando i 350 deputati e i 308 senatori delle Cortes. Gli occhi dell'Europa e del mondo sono puntati su questo appuntamento elettorale, non solo per l'allerta massima antiterrorismo, ma anche per i risultati che otterranno i due nuovi partiti in corsa: il centrista Ciudadanos e quello della sinistra radicale, Podemos. Secondo gli analisti, infatti, questa tornata elettorale potrebbe segnare in Spagna la fine dell'alternanza rappresentata dal Partito Popolare di centro-destra e dai socialisti del Psoe. Veronica Di Benedetto Montaccini ne ha parlato con Alfonso Botti, ispanista dell’Università di Modena e Reggio Emilia: 

R. – Sono senz’altro le elezioni più importanti della democrazia spagnola dopo quelle del ’77, le prime dopo la morte di Franco e dopo quelle dell’82 che videro l’alternanza al governo e il successo dei socialisti. Quello che rende altrettanto importanti queste elezioni è il fatto che per la prima volta si dà per scontato - perlomeno in questa direzione vanno tutti i sondaggi - che non ci sia nessuno dei due partiti tradizionali, cioè il Partito Popolare (PP) e il Partito socialista (Psoe), ma neanche dei due nuovi partiti, Ciudadanos e Podemos, che possa arrivare alla maggioranza assoluta che permetta di governare. Quindi, un quadro politico, nuovo e inedito.

D. – I due nuovi partiti Ciudadanos e Podemos probabilmente riusciranno a indebolire il Partito Popolare: di che forze politiche si tratta?

R. – Ciudadanos nasce in Catalogna nel 2005 e nasce su posizioni anti-catalaniste e anti-separatiste. E’ un partito moderato di centro che vorrebbe presentare una generazione nuova e giovane con Albert Rivera, ma che dal punto di vista ideologico e culturale è però è abbastanza vicino al Partito Popolare. Podemos è una forza politica che è nata sull’onda del movimento degli Indignati: il suo leader, Pablo Iglesias, è un professore universitario come tutti i leader di Podemos che vengono dagli ambienti dell’Università ed hanno tutti una posizione più radicale. Molti hanno avvicinato Podemos al Movimento 5 Stelle italiano, ma secondo me non si può affermare questa vicinanza, forse direi più che il partito di Iglesias prende spunto da Syriza di Tsipras.

D.  – C’è la possibilità, secondo lei, di un accordo tripartito tra queste due nuove forze e il Partito socialista?

R. – Certamente non Ciudadanos che peraltro ha anche dichiarato per bocca del suo leader, Albert Rivera, che non è disponibile neppure a un’alleanza con il Partito Popolare. D'altro canto non sembrerebbe che i socialisti e Podemos possano raggiungere assieme la maggioranza assoluta.

D.  – Le forze indipendentiste che importanza avranno in queste elezioni?

R. – L’indipendentismo catalano è sembrato vivo nelle ultime elezioni in Andalusia e Catalogna ma poi, guardando i sondaggi, ha avuto un ruolo importante nel portare voti a Mariano Rajoy che ha approfittato di questa sua posizione radicalmente anti-indipendentista, radicalmente contraria all’indipendentismo catalano, per raccogliere attorno a sé tutte le forze spagnole, tutta l’opinione pubblica spagnola molto contraria all'indipendentismo. 

D. – Il sistema elettorale in Spagna al momento è proporzionale su base provinciale, riuscirà a garantire la governabilità?

R. – Questo sistema attuale è congegnato per premiare le forze politiche più forti a discapito delle più piccole. Tutti i partiti che si presentano sono tutti sotto il 25% e nessuna delle quattro forze politiche in lizza raggiungerà i 176 seggi necessari. Quindi il problema della governabilità per la prima volta si porrà in modo serio in Spagna.

D.  – Oltre alla disoccupazione al 20% quali sono le questioni che più premeranno sul nuovo governo?

R.  – Oggettivamente tra le questioni che premono c’è innanzitutto quella economica. Poi c’è un problema di riorganizzazione territoriale perché la questione catalana e le tensioni che ci sono state ci dicono che il sistema territoriale e il sistema delle autonomie va ripensato e va ripensato con un nuovo patto costituzionale. E poi c’è il problema della corruzione che ha riguardato il Partito Popolare ma che ha lambito anche in alcune circostanze, in alcune regioni, il Partito socialista, e questo impone un ripensamento del rapporto tra economia e politica per i prossimi anni.

inizio pagina

Burundi: intervento dell'Unione Africana contro le violenze

◊  

Sempre drammatica situazione in Burundi, scatenata dalle proteste per la terza candidatura alla presidenza di Pierre Nkurunziza. La Chiesa locale auspica riconciliazione e dialogo, per un processo di reale democratizzazione. Intanto l’Unione Africana ha annunciato l’invio di 5 mila uomini per far fronte alle continue violenze che hanno causato decine di vittime negli ultimi giorni, soprattutto nella capitale Bujumbura. Giancarlo La Vella ne ha parlato con un’operatrice umanitaria della Fondazione Avsi, impegnata in Burundi: 

R. – La preoccupazione è grande. È una crisi che dura da quasi otto mesi e adesso in certi quartieri, dove durante il mese di maggio e giugno sono state fatte le manifestazioni contro il terzo mandato di Nkurunziza, essere un giovane uomo è veramente pericolosissimo. Molti sono già andati all’estero. C'è da ricordare che sono 200.000 i rifugiati burundesi: un numero molto alto.

D. – L’Unione Africana ha annunciato l’invio di 5000 uomini: può risolvere qualcosa questo intervento?

R. – Da parte della popolazione civile questo annuncio è stato recepito con gioia, perché può essere veramente per il momento una soluzione per assicurare una vita meno drammatica alle persone civili, soprattutto nei quartieri più difficili. Si spera che proprio questa forza militare di pace possa anche favorire il disarmo, perché il grosso problema è anche il fatto che adesso stanno circolando armi, non solo a livello di polizia e di esercito, ma anche tra la popolazione civile.

D. – Nel Paese ci sono ancora le conseguenze della guerra civile di qualche anno fa: c’è il timore che si arrivi a quegli eccessi ancora una volta?

R. – Sicuramente il fatto di non aver messo ancora in piedi una commissione per la riconciliazione, quello che era stato fatto durante la guerra civile ma anche durante i massacri del 1972, questo è sicuramente fonte ancora di problemi. Le persone sono veramente stufe della guerra e vogliono solo essere tranquille, o comunque avere delle condizioni migliori di vita. Ricordiamo infatti che il Burundi nel 2015 è stato classificato dal Fondo Monetario Internazionale come il Paese più povero al mondo e il tasso di crescita è di -7.2%. Questa crisi politica ha fatto nascere una gravissima crisi economica e le conseguenze saranno disastrose anche nel 2016. È sicuramente necessario riprendere il dialogo, che però, per il momento, appare abbastanza bloccato. Anche l’Unione Europea ha dato un segnale per la ripresa del dialogo internazionale sotto la mediazione dell'Uganda. E solo alcune settimane fa l’appello dei vescovi del Burundi è stato quello di riprendere il dialogo per superare questa crisi.

inizio pagina

Apre Porta Santa alla Porziuncola: il segreto è arrendersi a Dio

◊  

Apre questa domenica la Porta Santa alla Porziuncola, nella Basilca di Santa Maria degli Angeli. A presiedere la celebrazione, il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino. Eugenio Bonanata ha chiesto al custode della Porziuncola, padre Rosario Gugliotta, quale sia il significato del rito che avviene in un luogo legato in modo speciale alla misericordia e al perdono: 

R. – Aprire la Porta della Misericordia alla Porziuncola è confermare quello che la Porziuncola fa già da otto secoli, cioè è un luogo che dispensa misericordia sotto varie forme: nell’annuncio della Parola ma soprattutto attraverso il Sacramento della Riconciliazione. Cioè, la Porziuncola è il luogo per eccellenza della misericordia perché scelto da Dio per intercessione di Francesco come luogo dove Lui si è rivelato come il Dio della Misericordia.

D. – Qual è il messaggio per i pellegrini?

R. – Il messaggio per i pellegrini è quello di Francesco, di otto secoli fa: “Vi voglio mandare tutti in Paradiso”, il desiderio di annunciare la misericordia di Dio ad ognuno che arriva perché Francesco ha capito che il vero dono che può accogliere ogni pellegrino, ogni fedele è accogliere la misericordia, perché la misericordia trasforma il cuore dell’uomo e rende ogni uomo veramente felice.

D. – Stiamo parlando di un momento-simbolo, di un momento-chiave di tutto l’anno giubilare: possiamo pensarla in questo modo?

R. – Sì. Anche perché per noi, poi, è l’anticipo di un evento: richiamandoci al 1216, l’anno prossimo ricorrerà l’ottavo centenario della concessione dell’Indulgenza della Porziuncola a Francesco, per cui c’è anche questa felice concomitanza. Perciò, per noi davvero diventa un doppio impegno a far sì che i pellegrini che arrivano trovino e incontrino qualcosa della misericordia di Dio che possa cambiare il cuore dell’uomo così come ha cambiato la vita di Francesco.

D. – Come vi siete preparati, voi frati, a questo momento?

R. – Noi siamo stati chiamati per primi a prepararci sia con incontri sia attraverso l’esperienza che ciascuno di noi fa con la misericordia di Dio, perché non possiamo dare nulla agli altri se non ce l’abbiamo prima noi. Continuamente esorto i frati a fare sempre esperienza della misericordia, perché chi incontra noi possa incontrare veramente qualcuno che fa esperienza della misericordia di Dio. Lo dobbiamo fare con la nostra vita, perciò con l’accoglienza incondizionata, con la disponibilità anche ai confessionali … Con tutte le nostre forze e con tutte le nostre energie accoglieremo chiunque arrivi alla Porziuncola.

D. – In che modo il pellegrino, il singolo si può preparare a questo momento? Cosa può fare? Qual è il consiglio?

R. – Per fare esperienza della misericordia di Dio, bisogna arrendersi a Lui, lasciarsi raggiungere da Lui, capire che noi da soli non possiamo farcela. Ecco: se già c’è questo desiderio, chi arriva qui ma in ogni altro santuario, consapevole, già questa è una predisposizione a far spazio alla misericordia di Dio nella nostra vita.

D. – Mi fa qualche esempio?

R. – Per esempio a lasciarti raggiungere veramente anche nei fatti piccoli del quotidiano, cercando così di non dar spazio a eventuali screzi nei rapporti, nelle relazioni; a cedere anche un po’ il passo a relazioni nuove all’insegna della misericordia, a non lasciarci condizionare dai risentimenti, dalle vendette, dall’edonismo, ma proprio a incominciare dalle piccole cose di ogni giorno ad aprirci a questa realtà nuova, che vuole raggiungerci. Perciò, se già noi ci prepariamo anche così, a gesti concreti di ogni giorno, poi davvero questo fa spazio perché il cuore sia raggiunto nella pienezza della misericordia di Dio. Allora avremo occhi nuovi per guardarci tra di noi: ci guarderemo con occhi di misericordia, come il Padre guarda ciascuno di noi.

inizio pagina

Apertura delle Porte Sante nei luoghi di San Pio da Pietrelcina

◊  

Nel contesto delle celebrazioni del Giubileo della Misericordia, apertura oggi delle Porte Sante nei luoghi di San Pio da Pietrelcina. In mattinata a San Giovanni Rotondo, con un rito presieduto da mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo. Nel pomeriggio, a Pietrelcina, la celebrazione presieduta dall’arcivescovo metropolita di Benevento, mons. Andrea Mugione. Federico Piana ha intervistato fra Francesco Dileo, rettore del Convento Santuario San Pio da Pietrelcina: 

R. – Si tratta della Porta Santa del Santuario di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo. Meglio ancora: è la porta del Santuario di Santa Maria delle Grazie, la chiesa annessa al convento nel quale ha vissuto Padre Pio per oltre 50 anni. Mentre la Porta Santa del pomeriggio è quella di Pietrelcina, il paese natale di Padre Pio.

D. – Cosa rappresentano queste Porte Sante?

R. – Innanzitutto la Porta Santa è appunto legata al Giubileo straordinario della Misericordia, quindi è un’opportunità che la Chiesa offre per ravvivare la vita di fede. Come lo stesso Santo Padre dice nella Bolla di indizione, il mistero della fede cristiana trova proprio nella misericordia, nella parola ‘misericordia’, la sua sintesi. Quindi è un modo per riscoprire il valore e il concetto di questo mistero che ogni cristiano deve poter vivere e sperimentare nella propria vita.

D. – Per quanto riguarda la Porta Santa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, nello stipite c’è un pezzo di roccia proveniente dalla Grotta di Betlemme?

R. – E’ proprio così. E’ un pezzo di roccia che è giunto a noi qualche anno fa, quando abbiamo ospitato la statuetta del Bambino che è venuta proprio dalla Grotta di Betlemme. E il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, mi inviò come dono questo pezzettino della roccia della Grotta di Betlemme, che ho custodito sempre privatamente. Adesso, invece, si è presentata l’occasione per poter legare anche l’evento grandioso della nascita di Gesù, quindi l’inizio in cui si concretizza in mezzo agli uomini la misericordia, con questo anno così particolare e straordinario. Così tutti i pellegrini e i fedeli che arriveranno qui a San Giovanni Rotondo, entrando nella Porta Santa, potranno toccare questa roccia per richiamare, appunto, il grande mistero dell’Incarnazione di Cristo.

inizio pagina

Giubileo di Capodarco: ai Castelli Romani misericordia e integrazione

◊  

Il Giubileo della Misericordia tra i disabili della Comunità di Capodarco dei Castelli Romani. Tutto è pronto per vivere intensamente un anno di condivisione e di preghiera. Ce ne parla Davide Dionisi

Papa Francesco ha dato la possibilità di vivere questo Anno Santo straordinario anche a chi non può raggiungere San Pietro. Accogliendo così l’invito del Santo Padre tante comunità stanno vivendo intensamente il Giubileo della Misericordia, facendo diventare questo evento una grande opportunità. Nel cuore di Genzano, in provincia di Roma, la Fondazione Capodarco ospita tanti disabili che, nella condivisione, imparano a diventare autonomi e responsabili. La testimonianza del suo fondatore, don Franco Monterubbianesi:

R. – La misericordia deve funzionare nei riguardi delle famiglie che sono sole in questo grande problema del “dopo di noi”, che è un'angoscia: quando un figlio nasce disabile, la famiglia subito lo coglie come problema del futuro, perché dicono: “Adesso io assicuro a questo figlio il meglio, ma quando io morirò cosa accadrà di lui”? Dal ’97 mi sono preoccupato, con la Comunità di Capodarco, che si cominciasse ad affrontare questo problema che ho definito “del prima e del dopo”. 

D. - Come state vivendo questo Anno Santo straordinario?

 R. – Viviamo questo senso di comunione tra giovani e disabili nella Casa Anna Maria, che è molto grande e che abbiamo organizzato nella parte dei giovani e nella parte dei disabili, cercando di pregare il Signore affinché ci aiuti a realizzare questo programma, che vuole partire dall’inclusione scolastica che si fa in Italia  - rispetto agli altri Paesi - come un grande valore di riabilitazione. Però affinché questa inclusione continui nell’integrazione anche lavorativa, bisogna cercare di integrare i giovani disabili e i giovani delle stesse scuole su esempi che già si sono creati. Io cerco - ad esempio - di portare avanti questo discorso sul piano dell’agricoltura, perché qui a Grottaferrata abbiamo l’esperienza del lavoro di integrazione con i ragazzi disabili in agricoltura. Pregheremo quindi il Signore affinché ci aiuti. E’ Natale e abbiamo la grande speranza che l’aiuto venga dall’alto.

D. - Come ha spiegato ai suoi ospiti il Giubileo della Misericordia?

R. – Spiegheremo che la misericordia è l'azione in cui il Cristo ha sposato la causa dei poveri prima di tutto: è venuto per incarnarsi nella storia dell’uomo, ma nella storia dell’uomo privilegia soprattutto i più poveri, i più deboli. E’ il  discorso delle periferie, di cui parla Papa Francesco. Il Signore non vive la misericordia come compassione, ma come speranza, perché è dalla condivisione del Signore, attraverso la Passione e la morte, che nasce la Resurrezione, nasce la speranza di cambiamento. Con i giovani agiremo sempre di più in questa opera di misericordia ai Castelli, perché non sarà soltanto Genzano, ma anche Grottaferrata, cercando il coinvolgimento degli enti locali, delle istituzioni… E questa opera di misericordia si realizza nell’azione di coinvolgimento, di condivisione dei giovani riguardo a questi poveri, per vivere insieme la speranza del cambiamento. Quindi non si tratta di un’azione di misericordia pietistica, ma di reale cambiamento proprio perché la Resurrezione sarà il motivo con cui il Signore, condividendo la nostra situazione, ci aiuta a cambiarla.

inizio pagina

Giornata handicap mentale: necessari più ricerca e attenzione

◊  

Questa domenica ricorre la Giornata dell’handicap mentale promossa dall’Onu. La Giornata, quest'anno è la 44.ma, è stata istituita il 20 dicembre 1971 in occasione della Dichiarazione sulla tutela dei diritti di queste persone in cui si afferma che il disabile mentale "deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani”. La realtà è che, a livello globale, migliaia di persone con problemi di salute mentale sono private della propria dignità, vengono discriminate e marginalizzate e non hanno accesso a trattamenti di cura. In Italia disturbi psichici di vario tipo colpiscono il 20 per cento della popolazione e la richiesta di assistenza in aumento spesso non trova risposta. Adriana Masotti ne ha parlato con fratel Marco Fabello, direttore dell’Istituto Psichiatrico San Giovanni di Dio a Brescia: 

R. – Diciamo subito che le persone che soffrono di questa malattia mentale, che sia un handicap o una forma psichiatrica prevalente, molte volte ricadono sotto il carico familiare e le famiglie vivono il vero problema di questa situazione. E’ notorio che la psichiatria, la malattia mentale, in Italia è la cenerentola della medicina: lo era 20 anni fa e lo è ancora oggi! Non si capisce bene perché non ci si metta lo stesso impegno che si mette nelle malattie tumorali o in altri generi di malattie. Ci sono pochissime realtà che fanno ricerca in questo ambito e recentemente questa ricerca è anche stata fortemente tagliata.

D. – Ci sono delle ragioni, secondo lei? La difficoltà della materia o perché non interessa – diciamo – nessuno?

R. – Metterei insieme le due cose: la difficoltà della materia certamente, ma anche il fatto che è una malattia, è una forma di malattia che fa paura e dalla quale si sta abbastanza lontani. Lei noterà che ci sono moltissime associazioni che fanno raccolta fondi, ad esempio, per la leucemia, per un tumore o per altro, ma non si sente parlare mai di raccolta fondi per l’handicap mentale. Questo dà anche il senso di cosa pensa la gente e di come peraltro la gente è portata a  pensare.

D. – E’ vero, però, che alcune forme di malattia mentale possono anche costituire un pericolo per gli altri: vediamo che ci sono dei casi di violenza sui familiari…

R. – Certamente, però accanto a questi casi di violenza familiare dovuti alla malattia, ci sono altrettanti casi di violenza familiare dovuta ad altre cause. Quando capitano questi fatti gravi si dice sempre che sono o che erano dei malati: ma diventano malati soltanto nel momento in cui fanno quel gesto? La domanda che mi pongo io è se davvero non si enfatizzano troppo – anche nell’ambito della stampa e dei mass media – certi fatti, che poi finiscono per essere deleteri nell’opinione pubblica, facendoli diventare tutti colpa della malattia mentale…E’ un errore! Perché non è così e perché così si alimenta lo stigma.

D. – Abbiamo parlato della ricerca che non è sufficiente. Per quanto riguarda, invece, l’assistenza da parte della struttura pubblica, a che punto siamo?

R. – Siamo al punto di deficienza, che denota tutto il settore della malattia mentale. Anche qui la macchia di leopardo c’è in Italia, vanno meglio le cose al Nord, ma anche al Nord ci sono famiglie che lamentano situazioni di gravi difficoltà. Bisognerebbe, forse, che si provvedesse ad una diversa organizzazione del lavoro sul territorio, anche liberalizzando un po’ il sistema che, in questo momento, è totalmente statalizzato, regionalizzato e che non consente una concorrenza utile e leale tra un pezzettino di privato che potrebbe spingere il pubblico a fare meglio.

D. – Quindi ricordare - come vuole fare questa Giornata - il fatto che l’handicappato mentale deve godere degli stessi diritti è più che mai importante, visto che così non è…

R. – I suoi diritti il malato non li gode! Il malato mentale – per esempio – è l’unico che non può scegliere il luogo di cura o che non ha la libertà di movimento. Si va dalla mancanza dei diritti più piccoli a quelli più alti. Essere capaci di comprarsi un paio di scarpe, poter decidere di andare a vedere una mostra, un museo o andare in città a vedere un film: anche queste piccole cose o grandi cose, a volte, sono negate. Mi piacerebbe concludere con un riferimento a quanto la Chiesa fa in questo contesto, perché la Chiesa è forse l’organismo che ha più cura di queste persone, che cerca di garantire loro quello di cui hanno più bisogno, come – ad esempio – la possibilità di esprimere la propria fede. In tante realtà pubbliche non se ne parla neanche! Non c’è una presenza di un sacerdote o di qualcuno che possa portare un po’ di speranza… La fede è speranza. A Natale mi sembra che questa sarebbe una buona considerazione da farsi riguardo anche ai diritti di queste persone.

inizio pagina

Caritas Kiev, presentato a Roma progetto per bimbi orfani

◊  

Sostenere un progetto di Caritas Kiev per i bambini orfani e bisognosi con una serata di beneficenza e di scambio culturale a Roma: questo lo scopo della manifestazione svoltasi ieri sera presso la parrocchia San Gregorio VII di Roma, in occasione della festa ucraina di San Nicola. Il servizio di Elvira Ragosta

Trentadue centesimi di euro: è il costo per la preparazione di un pasto alla mensa della Caritas di Kiev, distribuito ogni giorno grauitamente a circa 120 persone. La struttura aiuta soprattutto bambini e ragazzi, orfani o vittime della guerra delle regioni di Donesk e Lugansk. A spiegare il progetto, presentato ieri a Roma, a sostegno di Caritas nella capitale ucraina, padre Vasyl Kulyniak:

R. – Oltre che dare qualcosa da mangiare, un piccolo sostegno, questo è anche un progetto educativo, perché vengono a mangiare, ma i bambini sono pure impegnati nel tempo libero a fare qualcosa che sviluppi le loro attività, risorse che diversamente non avrebbero la possibilità di sviluppare.

D. – Quanti sono questi bambini? E al momento dove si trovano?

R. – Non abbiamo un numero preciso: sono circa 200, forse di più. Tra i bambini ce n’è qualcuno che viene direttamente alla mensa della Caritas a Kiev, alcuni li trovano in strada e portano loro da mangiare in luoghi precisi di Kiev.

La serata benefica è stata organizzata dal “Congresso degli ucraini in Italia” e dall’associazione “Compass Onlus”, nel giorno in cui, secondo il calendario bizantino, viene festeggiato San Nicola. In Ucraina, infatti, la tradizione vuole che non sia Babbo Natale ma San Nicola a portare i regali ai bambini, come spiega la teologa ucraina Natalia Karfut:

R. – La sera, alla vigilia del 19, i bambini lo sanno che arriva San Nicola dal cielo, con il cavallo bianco, perché magari c’è la neve, e porta i doni. A volte arriva di persona e chiede come sono i bambini, se sanno una preghiera, se sanno cantare un canto dedicato a lui e dice loro che devono essere bravi e ascoltare i genitori per tutto l’anno a venire, per poi avere di nuovo i doni.

D. – Questa serata è particolarmente dedicata ai bambini e soprattutto ai bambini ucraini vittime o orfani della guerra. Cosa si sta facendo per loro?

R. – Purtroppo, la situazione odierna non è molto incoraggiante, perché ci sono tantissimi bambini profughi, bambini che hanno perso i genitori o bambini senza tetto che hanno bisogno delle cose elementari. Noi abbiamo quasi un milione e mezzo di sfollati interni, persone quindi che non hanno più la loro casa, i loro spazi, le loro cose, la loro vita quotidiana. E quindi le fasce più deboli, quelle che più risentono di questa situazione sono sicuramente i piccoli. Per esempio, Caritas Kiev dà da mangiare ai bambini: a quelli che i genitori non sono in grado di nutrire o a quelli che non hanno i genitori e vivono in strada.

La manifestazione benefica è stata anche un’occasione di scambio culturale con musica, cibi e tradizioni ucraine da condividere con gli amici e i bimbi italiani. “Uno scambio importante - ha commentato il primo segretario dell’ambasciata ucraina in Italia, Serhii Shevchuk - per favorire l’integrazione della comunità ucraina con quella italiana”.

Dopo gli accordi di Minsk 2, firmati lo scorso febbraio e non del tutto rispettati, cresce in Ucraina il bisogno di pace e di stabilità. Sul ruolo della diplomazia nella soluzione di questa crisi è intervenuto il prof. Alberto Lo Presti, politologo e docente dell’Istituto universitario “Sophia” di Loppiano:

R. – La diplomazia svolge un ruolo fondamentale in questo caso, perché si tratta di una situazione che coinvolge comunque una dimensione internazionale rilevante. Però, la diplomazia è una parte della complessiva campagna che dovrebbe assolutamente muovere le culture, le coscienze, le scelte di tanti per gettare una luce nuova sulla faccenda ucraina. Altrimenti diventa un conflitto dimenticato, lasciato quindi all’arbitrio del più forte o alla casualità delle circostanze internazionali. Credo che oggi, oltre a promuovere l’amicizia tra Italia e Ucraina, dobbiamo – appunto – riaccendere i riflettori su questa situazione.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Presidenziali Libano. Card. Raï: ancora valida opzione Franjieh

◊  

Il patriarca maronita Béchara Boutros Raï continua a considerare "seria" la possibilità di coagulare intorno a Suleiman Franjieh il consenso delle forze politiche libanesi che consenta l'elezione del politico maronita come presidente della Repubblica libanese. Mentre alcuni osservatori cominciano a considerare declinante tale opzione, il primate della Chiesa maronita ha esortato venerdì scorso "parlamentari e blocchi politici a prendere in considerazioni e ancora e sul serio l'iniziativa" sostenuta soprattutto da Saad Hariri, leader del partito sunnita “Futuro”. Solo scegliendo la via della concertazione nazionale – ha rimarcato il patriarca Raï – i politici libanesi “adempiranno ai loro obblighi costituzionali e si faranno carico delle proprie responsabilità". 

La paralisi istituzionale libanese blocca l'intero Paese
Il nuovo appello alla classe dirigente libanese è stato espresso venerdì scorso dal patriarca durante il suo incontro coi responsabili e il personale dei Tribunali ecclesiastici maroniti, ricevuti per l'inizio dell'anno giudiziario 2015-2016. Il patriarca ha ribadito che la paralisi istituzionale libanese, con la carica presidenziale rimasta vacante dal maggio 2014, sta lentamente bloccando l'intero sistema-Paese, anche dal punto di vista economico e della sicurezza.

L'elezione del Presidente sabotata da veti incrociati
​Il delicato sistema istituzionale libanese riserva la carica presidenziale attualmente vacante a un cristiano maronita, ma da più di un anno e mezzo ogni ipotesi di soluzione viene di fatto sabotata dai veti incrociati tra i due blocchi, la coalizione “8 marzo” e la coaliizone “14 marzo” che dominano la scena politica libanese. (G.V.)

inizio pagina

Polonia. Cantori della stella: fondi per i bimbi del Madagascar

◊  

Dal 26 dicembre fino all’Epifania i Cantori della Stella polacchi delle Pontificie opere missionarie raccoglieranno i fondi per i loro coetanei del Madagascar. “Insieme possiamo curare le loro ferite, aprire le porte delle scuole, degli ambulatori, le porte del futuro”, racconta una bambina che rappresenterà Maria nella recita natalizia. I cantori che busseranno alle porte delle case nei tempi concordati in parrocchia - riferisce l'agenzia Sir - racconteranno alle famiglie la difficile situazione nei Paesi di missione, pregheranno insieme e scambieranno degli auguri. In ogni casa lasceranno poi come segno di riconoscenza una “porta missionaria della misericordia”. 

Nel 2014 realizzati 68 progetti nei Paesi poveri
L’anno scorso i bambini di 42 diocesi polacche hanno partecipato all’iniziativa natalizia raccogliendo fondi per realizzare 68 progetti in India, Burundi, Kenya, Nigeria, Zambia, Haiti e Myanmar. Vengono sostenuti anche dalle rinunce personali a favore dei coetanei meno abbienti dei bambini più piccoli non ancora annoverati fra “cantori”. “Con loro tutta la Chiesa in Polonia desidera abbracciare di cuore i bambini del Madagascar”, spiega il direttore delle Pontificie opere missionarie in Polonia, don Tomasz Atlas. L’iniziativa, sorta originariamente nei Paesi di lingua tedesca, viene ripetuta in Polonia a Natale dal 1993. (R.P.)

inizio pagina

Tragedia Egeo: 18 vittime. Centro Astalli: servono canali umanitari

◊  

“Continua l'ecatombe nel Mediterraneo” nell'indifferenza di istituzioni. A poche ore dall’ultima tragedia nell’Egeo, che in un naufragio ha visto morire altri 18 disperati in fuga, provenienti da Iraq, Siria e Pakistan, padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, torna così a chiedere “l'attivazione di canali umanitari legali e sicuri che spezzino il monopolio dei trafficanti e interrompano l’ecatombe in mare”.

Tra le vittime nell’Egeo, 10 bambini e una donna incinta
Nella notte fra venerdì e sabato, una piccola imbarcazione in legno si è rovesciata a Bodrum Bay, circa 3,5 km dalla costa sud-occidentale della Turchia. Tra le vittime, anche 10 bambini e 4 donne, una delle quali incinta. Altre 14 persone sono state tratte in salvo dalla guardia costiera. (G.A.)

inizio pagina

Kenya: atterraggio d’emergenza per volo francese, c’era bomba

◊  

Era una bomba il pacco sospetto trovato in una toilette del Boeing 777 dell'Air France poi  costretto a un atterraggio d'emergenza a Mombasa, in Kenya. Lo riferiscono le autorità aeroportuali keniane. Al momento 6 passeggeri vengono ascoltati dagli inquirenti.

Passeggeri evacuati e ritardi nei voli
L'aereo, decollato dalle Mauritius e diretto a Parigi, è atterrato al Moi International Airport nella tarda serata di ieri. I passeggeri sono stati evacuati in sicurezza dagli scivoli del velivolo e gli artificieri sono intervenuti per ricuperare il pacco, dove sospettavano ci fosse un ordigno. Partenze e arrivi all'aeroporto di Mombasa hanno subito ritardi a causa dell'allerta. (G.A.)

inizio pagina

Nuove tensioni tra Russia e Turchia. Operazione di Ankara contro Pkk

◊  

“La nazione e il popolo turchi restano amici, li consideriamo tali ed è proprio con loro che non vogliamo ridurre i rapporti”. Così il presidente russo Vladimir Putin è tornato sulla questione del rapporto tra Mosca e Ankara, deterioratosi in seguito all’abbattimento del caccia russo da parte della Turchia. “Quanto alle autorità di Ankara – ha proseguito – ebbene, in questo mondo di eterno non c’è nulla”.

Uccisi un centinaio di miliziani del Pkk al confine tra Turchia e Siria
Intanto al confine tra Turchia e Siria, dove Ankara sta conducendo una vasta operazione contro i ribelli del Pkk, in un’offensiva sferrata negli ultimi quattro giorni sono rimaste uccise almeno 102 persone tra miliziani e civili. L’operazione si è concentrata nella provincia di Sirnak. A renderlo noto sono fonti di sicurezza turche. Nel luglio scorso è stato rotto il cessate il fuoco tra Ankara e il gruppo separatista curdo, che durava da circa due anni.

La Turchia movimenta truppe nell’Iraq del nord
Il ministero degli Esteri turco, infine, fa sapere che il Paese sta continuando a movimentare forze militari nel nord dell’Iraq – precisamente nella provincia di Ninive – nonostante quelli che definisce “problemi di comunicazione” con Baghdad, che recentemente aveva chiesto il ritiro di tutte le forze di Ankara dal Paese. Le truppe turche fanno parte della coalizione internazionale impegnata in Iraq e Siria nella lotta al sedicente Stato islamico. (R.B.)

inizio pagina

Rwanda: sì al terzo mandato presidenziale, 98% dei consensi

◊  

Il Rwanda dice sì all’abolizione del limite dei due mandati consecutivi per il presidente del Paese, aprendo di fatto la strada al terzo mandato del capo di Stato in carica, Paul Kagame, al potere dal 2003 e il cui secondo settennato scadrebbe nel 2017.

Kagame potrebbe restare al potere per altri 17 anni
Con il 98,4% dei voti - ma il risultato, secondo il comitato elettorale, sarebbe ancora provvisorio - gli oltre tre milioni di elettori rwandesi ai quali era stata sottoposta tramite referendum popolare la modifica costituzionale hanno detto sì a una norma che consentirebbe potenzialmente all’attuale presidente di restare in carica ancora per 17 anni: oltre a eliminare il limite dei due mandati e a ridurli da 7 a 5 anni, infatti, la revisione costituzionale fa slittare l’applicazione della riforma al termine di un settennato cosiddetto di transizione, cioè a dopo il 2024. (R.B.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 354

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.