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Sommario del 11/04/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco ai formatori: siate testimoni, non solo maestri

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Siate testimoni, non solo maestri: è quanto ha detto Papa Francesco incontrando nell’Aula Paolo VI i partecipanti al Convegno dei formatori alla vita consacrata svoltosi in questi giorni a Roma in occasione dell’Anno dedicato alla vita consacrata. Oltre 1400 i presenti, giunti da tutto il mondo. Il servizio di Sergio Centofanti

Di fronte ad “una indubbia diminuzione quantitativa” dei religiosi nel mondo – ha affermato il Papa – appare sempre “più urgente” il compito di “una formazione che plasmi davvero nel cuore dei giovani il cuore di Gesù, finché abbiano i suoi stessi sentimenti”. Infatti – ha sottolineato – “non c’è crisi vocazionale là dove ci sono consacrati capaci di trasmettere, con la propria testimonianza, la bellezza della consacrazione:

“E la testimonianza è feconda. E se non c’è una testimonianza, se non c’è coerenza, non ci saranno vocazioni. E a questa testimonianza siete chiamati. Questo è il vostro ministero, la vostra missione. Non siete soltanto ‘maestri’; siete soprattutto testimoni della sequela di Cristo nel vostro proprio carisma. E questo si può fare se ogni giorno si riscopre con gioia di essere discepoli di Gesù. Da qui deriva anche l’esigenza di curare sempre la vostra stessa formazione personale, a partire dall’amicizia forte con l’unico Maestro”.

Papa Francesco ha esortato a fare memoria del primo incontro con il Signore, “quell’incontro che non si dimentica”, ma che tante volte finisce coperto “dal lavoro, da inquietudini e anche da peccati e mondanità”. “Per dare testimonianza è necessario” tornare “a quel primo stupore” e “da lì ripartire. Ma se non si segue questa strada ‘memoriosa’ c’è il pericolo di restare lì dove sono adesso e, anche, c’è il pericolo di non sapere perché io sono lì”. 

“La vita consacrata è uno dei tesori più preziosi della Chiesa” – ha proseguito – ma a volte il servizio del formatore può essere percepito “come un peso, come se ci sottraesse a qualcosa di più importante. Ma questo è un inganno, è una tentazione”:

“È importante la missione, ma è altrettanto importante formare alla missione, formare alla passione dell’annuncio, formare a quella passione dell’andare ovunque, in ogni periferia, per dire a tutti l’amore di Gesù Cristo, specialmente ai lontani, raccontarlo ai piccoli e ai poveri, e lasciarsi anche evangelizzare da loro. Tutto questo richiede basi solide, una struttura cristiana della personalità che oggi le stesse famiglie raramente sanno dare. E questo aumenta la vostra responsabilità”.

Una delle qualità del formatore – ha osservato – “è quella di avere un cuore grande per i giovani, per formare in essi cuori grandi, capaci di accogliere tutti, cuori ricchi di misericordia, pieni di tenerezza” per essere capaci di chiedere e di dare ai giovani il massimo:

“E non è vero che i giovani di oggi siano mediocri e non generosi; ma hanno bisogno di sperimentare che «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), che c’è grande libertà in una vita obbediente, grande fecondità in un cuore vergine, grande ricchezza nel non possedere nulla. Da qui la necessità di essere amorosamente attenti al cammino di ognuno ed evangelicamente esigenti in ogni fase del cammino formativo, a cominciare dal discernimento vocazionale, perché l’eventuale crisi di quantità non determini una ben più grave crisi di qualità”.

“E questo è il pericolo” – ha spiegato – perché i giovani che non sono equilibrati “inconsciamente cercano strutture forti che li proteggano”.

“E lì è il discernimento: sapere dire ‘no’. Ma non cacciare via: no, no. Io ti accompagno, vai, vai, vai … E anche, come si accompagna l’entrata, accompagnare l’uscita, perché lui o lei trovi la strada nella vita, con l’aiuto necessario là. Non con questa difesa qua, che è pane per oggi e fame per domani. Eh? La crisi di qualità …”.

Papa Francesco ha quindi invitato i giovani a guardare a tanti religiosi e religiose anziani che hanno dato tutta la loro vita alla consacrazione. E questo fa bene “perché i giovani hanno il fiuto per scoprire l’autenticità”. Poi ha esortato i formatori ad avere pazienza come Dio è paziente: saper aspettare e accompagnare: “in questa missione non vanno risparmiati né tempo né energie. E non bisogna scoraggiarsi quando i risultati non corrispondono alle attese”. “E’ doloroso” vedere un giovane che dopo tre, quattro anni lascia, ma questo è “il martirio” dei formatori, quando ci sono degli insuccessi o il loro lavoro non è apprezzato:

“E sempre in questa bellezza della vita consacrata: alcuni – io l’ho scritto qui, ma si vede che anche il Papa viene censurato – che alcuni dicono che la vita consacrata è il cielo in terra: no. Casomai il purgatorio, eh? Ma andare avanti con gioia, andare avanti con gioia".

Infine ha rivolto un invito:

“Vi chiedo per favore di pregare per me, perché Dio mi dia anche un po’ di quella virtù che Lui ha: la pazienza”.

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Papa a Vertice Americhe: non lasciare briciole ai poveri ma pace e giustizia

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Collaborare per un nuovo “ordine di pace e giustizia”, fondato sulla solidarietà tra i popoli. E’ uno dei passaggi del messaggio indirizzato da Papa Francesco ai leader dei Paesi, che sono riuniti a Panama per il VII vertice delle Americhe. Il testo è stato letto dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che ha preso parte al Summit, nel quale ha avuto luogo la storica stretta di mano tra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il presidente di Cuba, Raul Castro. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Non lasciare le briciole ai poveri, servono azioni concrete
“Non è sufficiente sperare che i poveri raccolgano le briciole che cadono dalla tavola dei ricchi”. Papa Francesco usa un’immagine forte per scuotere i leader dei Paesi del Continente americano e osserva che anche laddove si è “sperimentato un forte sviluppo economico negli ultimi anni”, troppi continuano ad essere “prostrati nella povertà”. Per questo, esorta il Pontefice nel messaggio letto a Panama dal cardinale Pietro Parolin, “sono necessarie azioni dirette a favore dei più svantaggiati” e questa attenzione “dovrebbe essere prioritaria per i governanti”. Il primo Papa latinoamericano chiede così di “generare un nuovo ordine di pace e di giustizia” volto “a promuovere la solidarietà e la collaborazione rispettando la giusta autonomia di ogni nazione”. Francesco non manca quindi di soffermarsi su un tema a lui particolarmente a cuore, quello dell’immigrazione.

I migranti siano tutelati, non schiavizzati
Molte persone, constata con amarezza, “si vedono obbligate ad abbandonare la propria terra” e diventano “facile preda del traffico delle persone e del lavoro schiavizzato”. In alcuni casi, ammonisce, “la mancanza della cooperazione tra gli Stati lascia molte persone fuori dalla legalità e senza possibilità di far valere i propri diritti”. Sono situazioni, prosegue il messaggio letto dal segretario di Stato, nelle quali “non basta salvaguardare la legge per difendere i diritti fondamentali della persona, nelle quali, la norma senza pietà e misericordia, non risponde alla giustizia”. A volte, si rammarica, persino all’interno dei Paesi si creano “differenze scandalose e offensive” che generano “il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza”. Mali, annota, che possono far perdere “la propria legittimità” allo Stato di diritto.

Impegnarsi per la globalizzazione della solidarietà
Il Papa si dice convinto che “l’inequità, la ingiusta distribuzione delle ricchezze e delle risorse, è fonte di conflitti e violenza fra i popoli, perché suppone che il progresso di alcuni si costruisca col necessario sacrificio di altri” e invita dunque gli Stati delle Americhe alla collaborazione per affrontare i problemi “con realismo” e trasmettendo speranza. La grande sfida del nostro tempo, ribadisce il messaggio, è “la globalizzazione della solidarietà e della fraternità al posto della discriminazione e dell’indifferenza”. Finché “non si consegue una distribuzione equa della ricchezza – conclude il messaggio – non si risolveranno i mali della nostra società”.

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Giubileo Misericordia: le parole di Francesco e Giovanni Paolo II

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L’appuntamento è per le 17.30 in Basilica Vaticana, per la lettura e la consegna della Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia. Papa Francesco sottolineerà il tema fondamentale del prossimo Anno Santo straordinario, celebrando i Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia. Ad istituirla, San Giovanni Paolo II nel 2000. Il servizio di Giada Aquilino

Un “secondo nome” dell’amore. Prese spunto dall’Enciclica ‘Dives in Misericordia’ del 1980 Papa Giovanni Paolo II, quando vent’anni dopo - il 30 aprile del 2000 - spiegò il senso della misericordia, canonizzando suor Faustina Kowalska:

“Attraverso il cuore di Cristo crocifisso la misericordia divina raggiunge gli uomini: ‘Figlia mia, dì che sono l'Amore e la Misericordia in persona’, chiederà Gesù a Suor Faustina. Questa misericordia Cristo effonde sull'umanità mediante l'invio dello Spirito che, nella Trinità, è la Persona-Amore”.

Karol Wojtyla invitò a cogliere l’aspetto “più profondo e tenero” dell’amore, cioè quella “sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacità di perdono”, di cui Faustina Kowalska, seguendo Cristo, si fece apostola. Legando alla suora polacca “la luce della divina misericordia” riconsegnata, attraverso il suo carisma, dal Signore al mondo, San Giovanni Paolo II esortò l’umanità ad accogliere “nel cenacolo della storia Cristo risorto”:

“E' importante allora che raccogliamo per intero il messaggio che ci viene dalla parola di Dio in questa seconda Domenica di Pasqua, che d'ora innanzi in tutta la Chiesa prenderà il nome di ‘Domenica della Divina Misericordia’”.

La misericordia, aggiunse ancora, “non perdona soltanto i peccati” ma “viene anche incontro a tutte le necessità degli uomini”: Gesù si è chinato “su ogni miseria umana, materiale e spirituale”. Così anche la Chiesa, testimone di misericordia. Lo ha sottolineato Papa Francesco che il 13 marzo scorso, celebrando la Penitenza in Basilica Vaticana, si è domandato come essa possa ”rendere più evidente” tale missione: è un cammino, ha spiegato, “che inizia con una conversione spirituale”. Invitando a compiere tale percorso, Francesco ha deciso di indire un Giubileo straordinario “che - ha aggiunto - abbia al suo centro la misericordia di Dio”. Sarà un Anno Santo della Misericordia, da vivere “alla luce della parola del Signore: ‘Siate misericordiosi come il Padre’”:

“Questo Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo e volto vivo della misericordia del Padre”.

Non dimentichiamo, ha proseguito il Pontefice, “che Dio perdona tutto e Dio perdona sempre”. L’invito è stato dunque a non stancarsi “di chiedere perdono”:

“Sono convinto che tutta la Chiesa, che ha tanto bisogno di ricevere misericordia, perché siamo peccatori, potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ad ogni donna del nostro tempo”.

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Messa del Papa per gli armeni e San Gregorio di Narek

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Questa domenica, alle ore 9.00, nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco presiede la Santa Messa per il centenario del "martirio" armeno con il rito di proclamazione a dottore della Chiesa di San Gregorio di Narek. Su questa importante figura, Federico Piana ha intervistato mons. Georges Dankaye, rettore del Pontificio Collegio Armeno: 

R. – San Gregorio ha fatto tutta la sua strada di santità, paradossalmente, malgrado tutta la sua umiltà e la sua non-apparenza: non appare da nessuna parte. In tenera età entra in monastero, passa tutta la sua vita in vita di raccoglimento, di insegnamento, di preghiera, di contemplazione e anche di ascolto, eppure la sua fama si è estesa ovunque e fu conosciuto anche con i miracoli che si compivano tramite lui; poi scrive varie opere, panegirici, lodi, inni. Il suo scritto più famoso è il “Libro della lamentazione”: sono parole rivolte al Signore, sono preghiere. E la sua fama si diffonde senza nessuna interruzione. Pensiamo soltanto che fino agli inizi del XX secolo, il “Libro della Lamentazione” era il “libro di cucina” di tutti i fedeli armeni.

D. – Se si dovesse sintetizzare il suo pensiero teologico, in che modo lo si potrebbe fare?

R. – Sintetizzarlo in pochi punti ... perché lui abbraccia tanti temi teologici! C’è il perdono, il peccato, la misericordia, il mistero della Santissima Trinità, si parla della femminilità di Dio, troviamo lì il suo approccio: non bisogna sforzarsi di parlare di Dio o pensare a Dio, ma è proprio quella realtà della quale è meglio non pensare o non sforzarsi di parlare. E’ l’indicibile, l’indescrivibile di Dio – parlando del mistero della Trinità e di altri fatti della fede. Quindi, è tutta una scuola di teologia: bisogna non sforzarsi di parlare e neanche pensare …

D. – Cosa vuol dire adesso per la Chiesa armena, che San Gregorio di Narek è diventato Dottore della Chiesa universale?

R. – Questo praticamente, secondo me, è un grande impegno per noi armeni stessi, ed è quello di andare a conoscerlo un po’ più in profondità. Perché, l’abbiamo conosciuto devozionalmente, come Santo; e invece adesso, con questa proclamazione, è un impegno per ogni fedele armeno ad andare a conoscerlo un po’ di più. Devo dire una cosa: noi, a causa della persecuzione che non ha mai avuto interruzione nei secoli, abbiamo sofferto, per cui il popolo ha la fede ma non c’è mai stata per molti anni una catechesi e quindi a volte al popolo manca qualche dettaglio. Forse questa proclamazione rappresenta proprio un impegno per ogni armeno. Un secondo punto molto importante è che io considero questa proclamazione a Dottore della Chiesa un ponte perché San Gregorio è vissuto un po' prima del Grande Scisma e quindi rappresenta anche un impegno ecumenico per tutti: sia da parte della Chiesa cattolica, sia da parte della Chiesa armeno-apostolica, non cattolica. Quindi, magari questa figura ci può riportare agli inizi di quei tempi, quando ancora non c’erano tutte le polemiche! Forse i Santi possono riportarci all’ecumenismo, a risvegliare questo desiderio, magari ad avere nel cuore questa ferita ancora aperta della divisione delle Chiese …

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Il Papa riceve il nuovo ambasciatore d'Italia Daniele Mancini

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Papa Francesco ha ricevuto il nuovo ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Daniele Mancini, per la presentazione delle Lettere Credenziali. Nato a Roma il 22 dicembre di 62 anni fa, Daniele Mancini, sposato, laureato in Scienze Politiche all’Università di Roma, ha intrapreso la carriera diplomatica nel 1978: è stato a Baghdad, Parigi, Islamabad, Washington e a Bruxelles presso la Nato. Come ambasciatore ha guidato la rappresentanza italiana di Bucarest e New Delhi. 

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Altre udienze e nomine di Papa Francesco

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Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza: il card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi; mons. Antonio Guido Filipazzi, arcivescovo tit. di Sutri, nunzio apostolico in Indonesia.

In Magadascar, Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ambatondrazaka, presentata da mons. Antoine Scopelliti, O.SS.T., per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato vescovo di Ambatondrazaka mons. Jean de Dieu Raoelison, finora vescovo titolare di Corniculana e Ausiliare di Antananarivo.

In Argentina, Francesco ha nominato Vescovo Ausiliare di Mendoza il rev.do Dante Gustavo Braida, Vicario Generale della diocesi di Reconquista, assegnandogli la sede titolare di Tanudaia.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Sintesi della fede cristiana: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla Bolla di indizione del giubileo straordinario, pubblicata integralmente.

Per un nuovo ordine di pace e di giustizia: messaggio del Papa al settimo vertice delle Americhe a Panamá.

Inferno yemenita: l’Onu chiede una tregua umanitaria per permettere la distribuzione di aiuti alla popolazione.

Dilaga la ferocia dell’Is: strage civili nella città irachena di Ramadi.

Oltre mille morti in Qatar nei cantieri dei mondiali: denuncia dei sindacati internazionali.

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Oggi in Primo Piano



Vertice Panama: leader Americhe a confronto su cooperazione

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Il messaggio del Papa ha di fatto dato il via alla due giorni del Summit americano già entrato nella storia proprio per la foto di Obama con Raul Castro, una stretta di mano accompagnata da sorrisi che ha sancito il disgelo in corso tra Washington e L'Avana. Ma che riflessi può avere per l’intero Continente un vertice con questi protagonisti e dedicato alla cooperazione? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Nico Perrone docente di Storia e istituzioni delle Americhe all’Università di Bari: 

R. – Io credo che il fatto positivo sia quello di parlarsi tra tutti. Prima il parlarsi, in America Latina, procedeva per schemi: da una parte, gli amici degli Stati Uniti e dall’altra parte gli altri, molto divisi. Oggi si incomincia a sviluppare un discorso comune, perché comuni sono i problemi e comuni sono gli interessi. Il Papa in questo fa una grande operazione di carattere religioso, umano e di carattere politico e diplomatico.

D. – Di certo comunque finora si registra la disponibilità e l’apertura della Casa Bianca, e questo è un fattore positivo ?

R. – Che ci sia un’apertura da parte di Washington è fuori di dubbio. E che questa apertura possa poi continuare, è un problema. Dipende da chi succederà alla Casa Bianca: se si tratterà della Clinton, questa linea è destinata a consolidarsi; altrimenti potrebbero esserci delle frenate o addirittura di ritorno ad una forte tensione.

D. – Cooperazione è il tema base del vertice: a quali passi potrebbe portare per il continente?

R. – Potrebbe portare a dei passi per il mutamento della situazione nell’America Latina. Ci sono regimi nuovi, talvolta non graditi agli Stati Uniti, con i quali tuttavia – siccome si tratta di grandi Paesi – Washington dovrà fare seriamente i conti. C’è il problema del narcotraffico: si può trovare una soluzione anche per questo. L’intenzione sembra esserci. Il punto è, chi verrà dopo questa presidenza alla Casa Bianca.

D. – Un Papa che dice: la ricchezza eccessiva, l’eccessivo sviluppo di alcune economie lascia troppe persone fuori …

R. – Il Papa fa capire chiaramente che parla di alcune enormi sperequazioni e l’America Latina è ricca di questi problemi. Il Papa indica un modo per affrontarli e forse per risolverli: e la parola del Papa credo che oggi pesi molto più che in passato.

D. – Entriamo proprio nel merito. Manca cooperazione tra gli Stati e c'è troppa disparità, dice il Papa, e questo è particolarmente grave se pensiamo agli effetti che provoca, nel caso dell'immigrazione. Cosa si può fare di più?

R. – E’ un problema nel quale l’approccio del Papa è diverso da quello degli Stati, e l’approccio del Papa è l’approccio umano, è l’approccio che sente i problemi dell’uomo in profondità. Come in concreto tutto questo si possa realizzare, è molto più difficile dirlo.

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Danza, teatro e musica alla Biennale: presentato il programma

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Sono stati presentati questa mattina a Roma dai tre direttori – della Danza, del Teatro e della Musica - i prossimi, importanti appuntamenti organizzati dalla Biennale di Venezia, che si conferma come una Istituzione particolarmente attenta alla formazione dei giovani e aperta al futuro delle arti. Il servizio di Luca Pellegrini: 

Nel presentare le manifestazioni dei settori Danza, Teatro e Musica della Biennale di Venezia il presidente Paolo Baratta ha particolarmente insistito sul rapporto che la più importante istituzione culturale italiana è riuscita a creare con i ragazzi, intesi sia come spettatori che come allievi e artisti del domani. “Una Biennale - ha ribadito - interessata alla ricerca e a trasmettere sapere e sapienza alle nuove generazioni”.

Virgilio Sieni, il direttore della danza, ha invitato per questo sedici coreografi a lavorare nell’ambito del College in alcuni tra i più suggestivi spazi aperti di Venezia e in appositi laboratori per dare luogo alla “danza come spazio di condivisione col pubblico e insieme innovare il senso della frequentazione” - questo il tema scelto - che prevede anche, a fine giugno e dopo l’esperienza dello scorso anno, il riallestimento di alcuni quadri coreografici del “Vangelo secondo Matteo”.

Il teatro, con il suo Festival dal 30 luglio al 9 agosto, guarda invece ai mondi che ci aspettano: “All the worlds future” è il filo conduttore degli spettacoli scelti dal direttore Àlex Rigola che precisa:

“Il teatro deve essere uno specchio, uno specchio concavo o convesso dell’essere umano. Non c’è un’altra tematica. Stiamo sempre parlando dell’essere umano: qual è il senso nostro, dell’essere umano e per conoscere un po’ più noi stessi, penso. Perché in questo momento se guardiamo un po’ il mondo…la terra trema, veramente! La terra trema! E c’è davvero bisogno della riflessione su quello che sta succedendo in diversi Paesi del mondo: che abbiamo fatto perché tutto questo sta accadendo? Parlo della Somalia, parlo di Lampedusa, parlo di Gaza, parlo di Ciudad Juarez, parlo di tutti quei posti dove il senso dell’essere umano non è presente. Che stiamo facendo? Perché oggi l’essere umano è sulla terra? Perché occupa la terra? Non solo c’è una risposta religiosa, ma una risposta umana, reale, per non perdere il senso della nostra società. Penso che guardare, vedere, far vedere quello che succede nel mondo sia parte della volontà e del lavoro del teatro”.

Per la musica, Ivan Fedele ha scelto invece il tema della memoria. Gli abbiamo chiesto come può essere declinata in un concerto e nell’intenso programma che si svolgerà dal 2 al 12 ottobre:

“La musica può trasmettere memoria ma soprattutto si serve della memoria per poter essere trasmessa. Se noi non avessimo la facoltà di ritenere gli elementi musicali che ci vengono proposti nel tempo della durata di una composizione non potremo coglierne la forma. La memoria funziona principalmente attraverso una sola tecnica: riconoscere ciò che è simile da ciò che è diverso e attraverso questa semplicissima ricognizione, ricostruire nel teatro, a me piace chiamarlo, appunto, “della memoria”, una forma. Il concetto di memoria è un concetto che può essere declinato in tantissime forme. Per esempio, in “Chemical free” di Nicola Sani la struttura molecolare, il Dna di una materia, è una memoria. Oppure fare memoria di innovazioni mettendole a confronto con altre declinazioni: è il concetto di David Greilsammer che propone, alternate, sonate di Scarlatti e sonate di Cage, con due pianoforti, uno preparato e l’altro normale, e ci fa capire come due innovatori così distanti, distanti quasi tre secoli l’uno dall’altro, abbiano esplorato le potenzialità di una tastiera. Anche coniugazioni di memorie differenti come un’opera, parlo sempre di memoria di lavori innovativi, come il Cristo del Mantegna: quella stupenda prospettiva viene utilizzata come spunto programmatico, direi quasi, di “Parole di settembre” di Aureliano Cattaneo con l’Ensemble Klangoforum Wien. Ecco quindi che in questo caso, per esempio, rendiamo omaggio a uno dei grandi innovatori del passato e ad una coniugazione che un giovane compositore ha cercato di elaborare riflettendo nella musica le suggestioni che la memoria di un evento così importante quale è stato quel lavoro del Mantegna ha suscitato in lui".

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Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

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Nella seconda domenica di Pasqua, Domenica della Divina Misericordia, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Tommaso non crede agli altri apostoli che hanno visto Gesù risorto. Il suo cuore è inquieto nella sua incredulità. Ma il Signore appare di nuovo e dice:

«Pace a voi!».

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti: 

“Pace a voi” è il saluto e il dono che il Risorto porta ai suoi discepoli, i quali, con le  porte di casa ben chiuse per timore, attendono gli sviluppi della morte in croce del Signore. La risurrezione spazza via ogni timore, perché “là dove entra Cristo risorto, entra con lui la vera pace” (S. Giovanni Paolo II). Oggi si parla tanto di pace, soffriamo fortemente per la mancanza di pace, aneliamo con ansia alla pace…, ma a volte si ha l’impressione che non sappiamo più cosa sia. La pace di Cristo – e la pagina del vangelo di oggi lo rivela senza ombre di dubbio – non ha nulla a che fare con un certo pacifismo di moda e neppure con un certo perdonismo a buon mercato. La pace di Cristo è fondata sul perdono, sulla misericordia. Gesù entra dai suoi discepoli non facendo finta che non sia successo nulla: egli mostra loro i segni della passione, le mani ed il costato. Ma da queste ferite non esce un giudizio di condanna, ma il dono dello Spirito santo, il dono dei sacramenti. La pace di Cristo passa attraverso il perdono, il perdono di chi si è fatto carico dell’ingiustizia, di chi accetta che Dio lo faccia peccato in favore degli altri (cf 2 Cor 5,21). La pace di Cristo, la pace cristiana passa sempre attraverso il dono dello Spirito Santo. “O Buona Novella [della pace] – esclama S. Giovanni Paolo II –, tanto attesa e desiderata! O annuncio consolante per chi è oppresso sotto il peso del peccato e delle sue molteplici strutture! Per tutti, specialmente per i piccoli e i poveri, proclamiamo oggi la speranza della pace, della pace vera, fondata sui solidi pilastri dell'amore e della giustizia, della verità e della libertà” (Messaggio per la Pasqua del 2003).

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Nella Chiesa e nel mondo



Iraq: il card. Nichols nei campi profughi cristiani a Erbil

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Da oggi a lunedì prossimo, il card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, è in visita in Iraq ai cristiani rifugiati a Erbil. L’iniziativa - si legge in un comunicato della Chiesa cattolica inglese - vuole essere un segno “di solidarietà con le decine di migliaia di profughi cristiani cacciati dalle loro case e dalle loro terre dall’Isis lo scorso anno da Mosul”. Nella sua omelia pronunciata alla Veglia Pasquale la scorsa settimana - riferisce l'agenzia Sir - il cardinale aveva parlato della “estrema miseria in cui vivono coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro case, e ora si trovano nel nord Iraq, come milioni di sfollati”. 

Appello ai governo del mondo per intervenire sulla persecuzione anticristiana
Richiamando l‘attenzione sulla loro situazione il cardinale sta anche cercando di promuovere aiuti umanitari volti ad alleviare le sofferenze di tutti i rifugiati e gli sfollati. Il comunicato ricorda anche l’impegno del card. Nichols per premere sui governi in tutto il mondo affinchè facciano di più per evitare la persecuzione dei cristiani, rispondendo così all’appello di Papa Francesco che ha chiesto alla comunità internazionale non assistere “muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine”. (R.P.)

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Giordania-Palestina: cattolici e ortodossi celebrano la Pasqua

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Il patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal si trova in Giordania per le liturgie della Settimana Santa e domani presiederà la Pasqua, che i cattolici latini del Regno Haschemita celebrano in contemporanea con i cristiani delle Chiese d'Oriente. Così si adempie l'indicazione venuta dall'Assemblea dei vescovi ordinari cattolici di Terra Santa, che prima della Quaresima, in una lettera ai parroci cattolici, anche quest'anno avevano suggerito di celebrare il Triduo pasquale negli stessi giorni in cui esso viene celebrato dalle Chiese d'Oriente che seguono il Calendario giuliano. L'unificazione delle date delle festività pasquali in gran parte dell'area - riferisce l'agenzia Fides - era già stata disposta nell'ottobre 2012 dall'Assemblea dei vescovi ordinari cattolici della Terra Santa, quando era stato stabilito che entro due anni tutti i cattolici delle diocesi di rito latino e dei diversi riti orientali avrebbero celebrato la Pasqua secondo il Calendario giuliano, in concomitanza con le liturgie pasquali celebrate nelle chiese ortodosse.

L'eccezione delle aree di Gerusalemme e di Betlemme
L'adozione della data di Pasqua secondo il Calendario giuliano avrebbe dovuto essere applicata in tutta la Terra Santa, con l'eccezione delle aree di Gerusalemme e di Betlemme, dove si continua a seguire il Calendario gregoriano sia per rispettare i vincoli imposti nella Città Santa dal sistema dello “Status quo” (che regola la convivenza tra le diverse Chiese cristiane nei Luoghi Santi), sia per tener conto dell'afflusso dei pellegrini che da tutto il mondo vengono a celebrare la Pasqua nei luoghi della vita terrena di Gesù.

Per cattolici ed ortodossi celebrare la Pasqua insieme è una prassi
"La Chiesa - si legge nella lettera diffusa dai vescovi cattolici prima della Quaresima - ha ascoltato la voce dei fedeli, e ormai da tempo, celebrare la Pasqua insieme, cattolici e ortodossi, secondo il Calendario giuliano, è diventata una normale prassi; è un punto acquisito che non possiamo cambiare”. “Celebrare la Pasqua nello stesso giorno ha un evidente valore ecumenico, ma in realtà - spiega a Fides l'arcivescovo Maroun Lahham, vicario patriarcale del patriarcato latino di Gerusalemme per la Giordania - l'applicazione delle disposizioni per l'unificazione della data di Pasqua è tutt'altro che uniforme. Da noi in Giordania celebriamo la Pasqua insieme ai fratelli ortodossi già da quarant'anni. 

Non c'è consenso ad Haifa
​Nei Territori Palestinesi e anche a Cipro si è generalmente trovato un accordo per cui il Natale si celebra insieme il 25 dicembre, e la Pasqua si celebra insieme seguendo il calendario gregoriano. Mentre problemi continuano a esserci soprattutto in molte città d'Israele, come Haifa: nei luoghi dove i parroci e i vescovi di rito diverso non trovano un consenso unanime, ognuno continua a seguire le consuetudini prevalenti nella propria Chiesa, e il cammino verso l'unificazione della data della Pasqua per ora non fa passi avanti”. (G.V.)

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Leader religiosi-Banca Mondiale: sradicare la povertà entro il 2030

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Oltre 30 leader religiosi e rappresentanti di organizzazioni confessionali hanno lanciato un appello  per l’eliminazione della povertà estrema entro il 2030, una sfida che vede coinvolto anche il World Bank Group. L’appello, intitolato “Eliminare la povertà estrema: un Imperativo morale e spirituale”,  sottolinea come negli ultimi 25 anni il numero delle persone in condizioni di povertà estrema sia calato da 2 miliardi a meno di un miliardo. 

Sconfiggere la povertà: una responsabilità morale nella storia dell’umanità 
Una dimostrazione che sconfiggere la piaga della povertà non è soltanto possibile, dunque, ma è anche una responsabilità morale nella storia dell’umanità. I firmatari dell’appello, tra cui anche Caritas Internationalis e il Catholic Relief Services, si dicono convinti sulla base dei dati forniti dal World Bank Group della possibilità di sradicare la povertà estrema entro 15 anni; un impegno che deve coinvolgere i governi, impegnati a sviluppare – sulla base di valori comuni e condivisi - una nuova agenda per lo sviluppo sostenibile entro il 2015. 

Imperativo morale per stimolare volontà politica e sociale 
Il richiamo ad un imperativo morale, contenuto nell’appello, punta a stimolare l’indispensabile volontà politica e sociale invitando altre realtà a condividere il nobile obiettivo di sconfiggere la povertà. L’appello è stato redatto al termine della Tavola rotonda dei leader religiosi e delle organizzazioni confessionali  con i rappresentanti della Banca Mondiale svoltosi il 18 febbraio scorso. (S.L.)

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Congo: Ordini religiosi condannano massacri a Butembo

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“I massacri nella regione di Mbau, nella diocesi di Butembo-Beni sono chiaramente un crimine contro l’umanità” afferma il messaggio scritto dai membri dei Consigli generali di diversi Ordini e Congregazioni religiose presenti nella diocesi di Butembo-Beni, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), dove da tempo si susseguono violenze contro la popolazione civile, da parte di alcuni gruppi armati. Proprio in quell’area - riporta l'agenzia Fides - dall’ottobre 2012 non si hanno notizie di 3 padri assunzionisti (Agostiniani dell’Assunzione) di nazionalità congolese, Jean-Pierre Ndulani, Anselme Wasikundi e Edmond Bamutute, scomparsi la sera del 19 ottobre 2012 nella loro parrocchia Notre-Dame des Pauvres di Mbau, a 22 km da Beni.

Cittadini inermi rapiti ed uccisi. Violenze su donne e bambini
“I massacri ai quali reagiamo con forza, sono avvenuti tra l’ottobre 2014 e il marzo 2015. Dalle nostre informazioni sappiamo che cittadini inermi e disarmati sono stati rapiti e assassinati nei villaggi del territorio di Beni. Incursioni notturne di uomini armati hanno prodotto il rapimento di persone e l’uccisione di altre” afferma il messaggio. “I massacri sono orribili. Ad oggi più di 400 persone sono state massacrate”.

Per i Religiosi è inammissibile che queste violenze si ripetano
Le conseguenze sulla popolazione di queste violenze sono: penuria alimentare, disfunzione o interruzione dei servizi medici, esodo delle popolazioni, migrazioni. “È inammissibile che l’instabilità della Rdc e le uccisioni di questo tipo si ripetano e che il Paese continui ad essere immerso in una spirale di violenza” affermano i religiosi che denunciano inoltre “la distruzione dell’ecosistema di questa regione, che possiede la seconda foresta vergine del mondo, dopo quella dell’Amazzonia”. 

Appello alla comunità internazionale per la stabilità del Paese
​I missionari concludono rivolgendo un appello alle istituzioni dell’ Onu e alla comunità internazionale “perché si impegnino a operare per la stabilità della Rdc, così che il ‘gigante addormentato’ possa risvegliarsi e contribuire alla propria crescita e allo sviluppo dei popoli, non solo della regione, ma anche del sotto-continente e dell’Africa intera”. (L.M.)

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Scozia: Lettera dei vescovi per le elezioni

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Anche i vescovi cattolici della Scozia prendono la parola a meno di un mese dalle prossime elezioni nel Regno Unito (7 maggio 2015) e lo fanno attraverso una lettera pastorale che in questo fine settimana sarà letta nelle 500 chiese cattoliche scozzesi. Per quella che i vescovi definiscono “la più imprevedibile elezione generale da generazioni” la prima raccomandazione è di “andare a votare” perché è “un dovere civile e un obbligo morale cristiano”. La seconda raccomandazione riguarda “il dovere di essere informati sui valori morali dei nostri candidati”: si scelga dopo “aver pregato e pensato”. 

Considerare i temi della Dottrina sociale della Chiesa
Il discernimento - riferisce l'agenzia Sir - dovrebbe considerare soprattutto i temi della vita, la famiglia, l’economia, la libertà umana, la pace e l’evangelizzazione, ambiti rispetto ai quali la lettera ripropone alcuni elementi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa. I vescovi stigmatizzano che “su temi molto seri, alcuni politici che si dichiarano cattolici restano in silenzio - o addirittura si arrendono - di fronte a gravi ingiustizie etiche”. 

I vescovi auspicano una nuova generazione di cattolici nei partiti politici
​“Come cattolici - ricordano - non possiamo mai separare il nostro agire dal nostro credo senza compromettere ciò in cui crediamo e danneggiare ciò che siamo”. L’auspicio dei vescovi è che “una nuova generazione di cattolici entri nei partiti politici”, e “fedele al Vangelo di Gesù Cristo, ponga le fondamenta di una nuova civiltà dell’amore per il bene comune di tutti e soprattutto dei più vulnerabili”. (R.P.)

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Acli: al via la Campagna "Nessuno è escluso"

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Parte oggi, con la giornata dei Circoli, la Campagna nazionale Acli “Nessuno escluso” per incontrare, ascoltare e coinvolgere i soci, i cittadini e le comunità locali. Circoli aperti e stand nelle piazze - riporta l'agenzia Sir - per promuovere attività e presentare proposte politiche per affrontare e contrastare insieme la crisi. “Il focus della mobilitazione - afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli - è la lotta alle diseguaglianze e alla povertà, come presupposto per imboccare la via dell‘uscita dalla crisi.

C'è attesa per l'incontro con Papa Francesco
Manca poco all‘incontro del 23 maggio prossimo con Papa Francesco per i settant‘anni delle Acli: vogliamo ribadire il nostro impegno per un nuovo welfare e proponiamo il Reddito di inclusione sociale per i sei milioni di nostri concittadini in povertà assoluta”. “Proponiamo di affrontare con maggiore efficacia - afferma Stefano Tassinari, vice presidente nazionale delle Acli - la fortissima crescita delle diseguaglianze che fa sì che anche nella crisi pochi si arricchiscano e molti facciano sempre più fatica”. 

Sempre più pochi si arricchiscono sulla fatica e l‘incertezza di tanti
“Se, fatte le dovute proporzioni, perfino Lionel Messi, calciatore campione del Barcellona, più volte pallone d‘oro, guadagna come minimo 10 o 12 volte quello che guadagnava 28 anni fa Maradona (che viene considerato il migliore di tutti i tempi), mentre un magazziniere guadagna oggi di fatto meno e ha meno diritti e tutele di allora, vuol dire che c‘è qualcosa che non va - sottolinea Tassinari -. Senza parlare dei bambini schiavi che nel mondo lavorano nelle filiere dell‘abbigliamento sportivo. Vuol dire che in tutti i settori economici, anche in quelli in crescita, sempre più pochi si arricchiscono sulla fatica e l‘incertezza di tanti”.

La Campagna coinvolge 50 province
La campagna “Nessuno escluso”, spiega Emiliano Manfredonia, responsabile Sviluppo associativo delle Acli nazionali, “coinvolge 300 tra Circoli, Servizi ed Associazioni specifiche in 50 province: questo fine settimana vi saranno iniziative in 30 province, le rimanenti tra la settimana prossima e maggio”. Le proposte delle Acli, insieme alle attività, i progetti e ai servizi con i quali quotidianamente sul territorio i cittadini vengono aiutati a tutelare ed organizzare i propri diritti, verranno riprese anche in materiali e volantini che saranno distribuiti nelle diverse iniziative. (R.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 101

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.