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Sommario del 17/08/2015
- Tianjin, emozione in Cina per la preghiera del Papa
- Card. Parolin termina visita a Singapore: siete faro in Asia
- Turkson: cattolici e musulmani insieme per cura del Creato
- Si è spento il cardinale ungherese László Paskai, aveva 88 anni
- Expo Milano: piace ai visitatori il Padiglione della Santa Sede
- Oggi su "L'Osservatore Romano"
- Brasile: tornano in piazza i manifestanti anti-Roussef
- Immigrazione, mons. Perego: serve piano Marshall per l’Africa
- Libia: governi occidentali esortano all'unità contro l'Is
- Siria, guerra per il controllo dell'acqua. Audo: dramma ad Aleppo
- Azzardo, il parlamento chiamato a una legge contro le ludopatie
- Riccione: torna l'evangelizzazione in spiaggia tra i giovani
- Sri Lanka: si vota per il parlamento e futuro Rajapaksa
- Sud Sudan : ripresi ad Addis Abeba i colloqui di pace
- Bolivia: migliori condizioni dei detenuti grazie a mediazione del Papa
- Per la prima volta, Plenaria del Ccee in Terra Santa
- Mons. Marcuzzo: pellegrinaggi in Terra Santa aiutano i cristiani
- Nigeria: ucciso un sacerdote clarettiano in un agguato stradale
- Java centrale: inaugurata statua della Madonna più alta del mondo
- Turchia. Patriarcato ecumenico su Concilio pan-ortodosso
- Chiesa nigeriana: cultura contemporanea minaccia dignità umana
- Chiesa di Malta: per la famiglia il balsamo della misericordia
Tianjin, emozione in Cina per la preghiera del Papa
In Cina - all’indomani delle tragiche esplosioni a Tianjin che hanno causato finora 114 morti e decine di dispersi e grande allarme per la dispersione del letale cianuro di sodio - ha destato grande emozione la preghiera di Papa Francesco all’Angelus dell’Assunta. La Tv del Paese ha dato ampio risalto alle parole di dolore e di solidarietà del Pontefice. Un fatto assolutamente non usuale, come commenta padre Sergio Ticozzi, missionario del Pime, raggiunto telefonicamente ad Hong Kong da Fausta Speranza:
R. – Certamente è una cosa positiva, è un passo in avanti. Finora, tutto quello che riguardava il Vaticano e il Papa non era presentato dalla televisione cinese. Se c’è stata questa presentazione è segno che la Cina è interessata al rapporto con il Vaticano, è interessata a presentare il Papa Francesco, soprattutto nel suo atteggiamento di compassione, di misericordia per persone che stanno soffrendo. Questo è veramente positivo.
D. – Com’è la situazione ora a Tianjin?
R. – Grave, perché sono oltre 100 i morti, per di più c’è l’inquinamento atmosferico che si cerca di non sottolineare troppo. Ma di fatto, ci sono nell’atmosfera sostanze chimiche che danneggiano la salute umana: c’è questo pericolo.
D. – La popolazione si è lamentata per la mancanza di informazione a livello locale …
R. – Sì, cercano di far tacere tutte le informazioni al riguardo del fatto concreto. Dicono le cose generali ma non tutte le conseguenze che possono provocare e che preoccupano la gente. Quindi, cercano di far passare le notizie non troppo negative. Questo è un dato di fatto. Ma adesso, con le comunicazioni via internet, via e-mail, telefoni cellulari e via dicendo, la gente viene a sapere tutto.
D. – Parliamo di materiali difficili da gestire, probabilmente la normativa non è all’altezza della pericolosità di questi materiali …
R. – Sì, riguardo alla sicurezza, la Cina è ancora molto indietro. Io ricordo 20 anni fa, ero in Cina e gestivo una scuola di tecnici, andavo in giro nelle fabbriche e si parlava con i tecnici italiani della sicurezza sul lavoro, della sicurezza dei prodotti chimici, di non disperderli nell’aria e via dicendo. A quei tempi dicevano: “Queste sono cose dell’Occidente, non nostre”. Dopo un po’ hanno incominciato a prendere coscienza di questa realtà, però non hanno ancora preso tutte le misure di sicurezza, soprattutto riguardo alle sostanze chimiche che hanno bisogno di un trattamento particolare.
D. – Quando accadono tragedie come questa di Tianjin, in genere la comunità internazionale con esperti, con personale adeguato, è presente, c’è uno scambio a livello internazionale. Questo sta avvenendo a Tianjin?
R. – Da questo punto di vista, la Cina sta aprendosi: danno il benvenuto a esperti dall’esterno, da Paesi esteri. Però, vogliono gestire loro tutto. Tutta l’operazione è in mano a loro. E’ andato là un gruppo di militari, per gestire questo problema.
D. – Tra la gente sta nascendo una nuova consapevolezza a proposito di problematiche ambientali?
R. – Sì, sì. Pian piano. Prendono consapevolezza perché ci va di mezzo la salute loro, dei figli … Anche per altre cose, come per esempio i prodotti alimentari che non sono curati nella loro qualità oggettiva. I bambini prendono il latte, i cibi e ne risentono, si ammalano … Quindi la gente pian piano si accorge che occorre fare attenzione alla qualità dei prodotti, a come trattare sostanze particolarmente dannose e difficili da gestire.
Card. Parolin termina visita a Singapore: siete faro in Asia
Il cardinale Pietro Parolin ha concluso con la tappa di Singapore il suo viaggio in Asia. Due, in particolare, i momenti ufficiali che hanno visto protagonista il segretario di Stato, che ha portato ad esempio la Città-Stato asiatica come luogo di pacifica convivenza tra le religioni. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un viaggio nell’“Isola alla fine della terra”, come Singapore viene definita nella lingua locale, un “puntino rosso” del Sudest asiatico sulle carte topografiche eppure una nazione capace di stare “spalla a spalla” con “molti Paesi del primo mondo”. Al cospetto del ministro degli Esteri della città-Stato asiatica e di altre autorità, il cardinale Pietro Parolin descrive la realtà di Singapore con un simpatico parallelo col Vaticano, entrambi entità geograficamente ridotte e per questo, dice, una conferma del detto “Piccolo è bello”.
Terra di armonia tra le fedi
La constatazione, improntata a simpatia, è corredata con l’esplicito apprezzamento da parte del segretario di Stato per l’impegno internazionale messo in campo da Singapore, in direzione – afferma il cardinale Parolin – di una “ricerca globale di pace e prosperità, soprattutto – precisa – in questo momento in cui il mondo si trova ad affrontare enormi sfide, come il fondamentalismo religioso e il terrorismo”.
Ricordando i 50 anni dell'indipendenza che Singapore celebra in questo periodo – la raggiunse il 9 agosto 1965 – il segretario di Stato si dice anche “lieto” di aver conosciuto l’“armoniosa” coabitazione tra fedi diverse ospitata dal Paese. Per questo, soggiunge, “vorrei incoraggiare all’impegno per un dialogo interreligioso efficace e una vera libertà di religione”.
Consapevoli della cura del creato
Altro nome di Singapore è quello di “Città giardino”. “Mi sembra – osserva il cardinale Parolin – un'espressione adeguata non solo per descrivere il verde circostante e piacevole in cui si vive, ma anche per rappresentare Singapore nel suo impegno di salvaguardia dell'ambiente e per una crescita di consapevolezza per ciò che riguarda la fragilità del nostro mondo”. Nella recente Enciclica “Laudato si’”, Papa Francesco – ricorda il segretario di Stato – mette “in evidenza la connessione tra ecologia, libertà individuale e la responsabilità della comunità”.
Singapore, Chiesa che ama il Papa
Analoghi pensieri del cardinale Parolin riecheggiano anche nella Tower Club, teatro della cena conclusiva in onore della delegazione vaticana. Un’occasione per il cardinale Parolin di ribadire anzitutto la gratitudine per l’ospitalità ricevuta in una “bellissima Isola” che, dice, “si erge come un faro tra le nazioni della regione”. Ma anche per destinare un ultimo pensiero alla Chiesa locale. Sacerdoti, religiosi, religiose e laici “hanno mostrato – sostiene – la forza dei vincoli di comunione e di amore” tra la Santa Sede e Singapore dove peraltro, constata il porporato, vivono “molte persone qualificate” e impegnate in entità legate alla Santa Sede e in organizzazioni cattoliche internazionali. “Questo meraviglioso segno della partecipazione attiva dei laici – è la conclusione del segretario di Stato – sia di buon auspicio per il futuro di questa Chiesa”.
Turkson: cattolici e musulmani insieme per cura del Creato
Cattolici e musulmani lavorino insieme alla salvaguardia del Creato: questo l’auspicio espresso dal cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace, in un messaggio inviato al Simposio islamico sui cambiamenti climatici. L’evento, in programma oggi e domani nella città turca, è organizzato dall’Islamic Relief Wordlwide (l’Organizzazione islamica mondiale per gli aiuti umanitari), dal Forum islamico per l’ecologia e le scienze ambientali e da GreenFaith, organismo religioso ambientalista.
Crisi ecologica in corso, la più grave e difficile di tutte
“Stiamo vivendo un momento decisivo e particolarmente turbolento della storia mondiale", scrive il card. Turkson. L’umanità, prosegue, si trova di fronte a numerose sfide urgenti che richiedono preghiere e azioni concrete” perché “la crisi ecologica in corso è la più grave e la più difficile di tutte”. Di qui, il richiamo del porporato all’Enciclica "Laudato si’2 di Papa Francesco, in cui il Pontefice “invita tutti ad una conversione ecologica del cuore”. “Dobbiamo reimmaginare alla luce della nostra fede – afferma il presidente del dicastero vaticano – il nostro impegno nella cura della “casa comune”, di questo nostro pianeta, la Terra”, perché “non è sufficiente proporre mere soluzioni tecniche, “impotenti nel risolvere i gravi problemi del mondo se l’umanità perde la sua rotta”.
Solidarietà tra credenti rende azione ecologica più efficace
“Una grande motivazione – continua il porporato – che unisce cristiani, musulmani e molti altri è la fede salda in Dio: essa ci spinge a prenderci cura dei magnifici doni che Dio ha concesso a noi e alle generazioni future”. Per questo, aggiunge il cardinale Turkson, “la nostra azione sarà certamente più efficace se noi, credenti di diverse comunità religiose, troveremo il modo di lavorare insieme”, “in spirito di solidarietà”. Il messaggio porporato si conclude con “la promessa della Chiesa cattolica di pregare per il successo” del Simposio e con l’auspicio di una futura collaborazione con l’Islam nella salvaguardia del Creato.
Dichiarazione islamica sui cambiamenti climatici: appello in vista del Cop21
Da segnalare che il 18 agosto, a conclusione dell’evento, verrà presentata, in versione integrale, alla stampa una “Dichiarazione islamica sui cambiamenti climatici”. Il documento richiamerà l’1.6 miliardi di musulmani nel mondo ad agire in ambito ambientale e rappresenterà un appello cruciale in vista del Cop21, la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in programma a Parigi il prossimo dicembre.
Esortare all’uso di energie pulite e rinnovabili
Redatta dopo un’ampia consultazione con i principali studiosi musulmani, accademici e gruppi religiosi, la dichiarazione sottolineerà anche la necessità di un’azione globale urgente nelle Moschee e nelle madrasse per enfatizzare il ruolo che l’Islam può avere nella creazione di un mondo libero dalle gravi conseguenze dei cambiamenti climatici, privo di carburanti fossili inquinanti e costruito su energie totalmente pulite, sicure e rinnovabili.
Ridurre gas ad effetto serra e sostenere comunità vulnerabili
Infine, il documento chiederà ai Paesi più ricchi e più potenti di ridurre drasticamente le loro emissioni di gas a effetto serra e di sostenere le comunità più vulnerabili, sia nell’affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici che nello sfruttamento delle energie rinnovabili. (A cura di Isabella Piro)
Si è spento il cardinale ungherese László Paskai, aveva 88 anni
Si è spento stamani all’alba, all’età di 88 anni, il cardinale ungherese László Paskai, arcivescovo emerito di Esztergom-Budapest. Il porporato era malato di cancro. I funerali si terranno sabato 21 agosto, alle 10.30, presso la Cattedrale di Esztergom-Budapest. Con la sua scomparsa, il Collegio Cardinalizio conta 219 porporati, di cui 120 elettori e 99 non elettori.
Il cardinale László Paskai era nato a Szeged, nella zona sud-orientale dell'Ungheria, l'8 maggio 1927. Entrato nell'Ordine dei Frati Minori, viene ordinato sacerdote il 3 marzo 1951. Dal 1955 al 1962 svolge il compito di insegnante - era stato nominato professore di teologia e filosofia nel Seminario di Szeged - e quello di bibliotecario. È stato anche prefetto del Seminario interdiocesano e poi, dal 1962, direttore spirituale e professore di filosofia, di ascetica e di liturgia. Trasferito nel 1965 al Seminario centrale di Budapest sempre in qualità di direttore spirituale, nel 1967 gli è affidata la cattedra di filosofia presso l'Accademia Teologica. Nel 1973 gli viene affidato l'incarico di rettore dello stesso Seminario centrale.
Nel 1978, Paolo VI lo nomina vescovo titolare di Bavagaliana e amministratore apostolico di Veszprém. Il 31 marzo 1979, assume il governo pastorale dell'antica diocesi di Veszprém, fondata nel 1009. Dopo circa tre anni di governo pastorale, il 5 aprile del 1982 viene nominato da Giovanni Paolo II arcivescovo coadiutore di Kalocsa. Eletto presidente della Conferenza Episcopale Ungherese l'8 luglio 1986 (incarico mantenuto fino al 1990), il 3 marzo 1987 è trasferito alla sede Metropolitana di Esztergom. Prende possesso dell'arcidiocesi e quindi anche del titolo di primate d'Ungheria ad essa associato il 25 aprile successivo, durante una solenne cerimonia. Giovanni Paolo II lo crea cardinale nel Concistoro del 28 giugno 1988, del Titolo di S. Teresa al Corso d’Italia. Dal 7 dicembre 2002 è arcivescovo emerito di Esztergom-Budapest.
Expo Milano: piace ai visitatori il Padiglione della Santa Sede
Ha raggiunto gli 11 milioni di visitatori l'Esposizione Universale di Milano. E il mese di agosto ha registrato un inaspettato e notevole incremento degli ingressi. Anche il bel padiglione della Santa Sede non manca di attrarre un gran numero di visitatori, oltre 600 mila finora, che seguono con attenzione le spiegazioni dei volontari ed escono con il ricordo delle parole di Papa Francesco. Dall'Expo di Milano, il servizio di Luca Pellegrini:
Una folla variopinta per etnie, lingue e costumi, tante famiglie e ragazzi giovani, un Ferragosto di festa e curiosità all'Esposizione universale di Milano. Lungo gli oltre due chilometri del Decumano, decine di padiglioni di tanti Stati del mondo. Ne spicca uno dai colori bianco e giallo: è quello della Santa Sede, che rinnova così la sua presenza, nel ricordo di quelle storiche a Bruxelles nel 1958, a New York nel 1964 e ad Osaka nel 1970. La sua realizzazione è nel segno della sobrietà e della profondità del messaggio: alcune fotografie con testi esplicativi, uno splendido arazzo di Rubens, "L'istituzione dell'Eucarestia", un tavolo interattivo e alcuni suoni che avvolgono i visitatori. Li descrive Filippo Magni, responsabile dell'Ufficio Stampa del padiglione:
R. – Sono i suoni dei tre video che si trovano sull’ultima parete del padiglione, la parete di uscita, l’ultima che vede il visitatore del padiglione della Santa Sede. Sono tre video di 5 minuti che raccontano gesti di carità della Chiesa nel mondo: raccontano di un banco alimentare in Ecuador; raccontano della costruzione di pozzi in Burkina Faso e raccontano di un campo profughi di Erbil nel Kurdistan iracheno, in cui opera la Chiesa con opere di carità.
D. – All’indomani della Solennità dell’Assunzione di Maria, quali sono i dati aggiornati, per quanto riguarda l’affluenza dei visitatori al padiglione della Santa Sede?
R. – Sì, i dati sono proprio aggiornati a Ferragosto e raccontano di oltre 600 mila visitatori, che sono entrati nel Padiglione della Santa Sede, dall’apertura di Expo, cioè dal 1° maggio. In particolare abbiamo notato anche un ottimo afflusso nel mese di agosto, che sembrava dovesse essere un po’ più scarico: per l’estate, per il caldo, per le persone che vanno in ferie. Nei primi 15 giorni di agosto, invece, sono state più di 100 mila le persone che hanno visitato il padiglione. E nell’ultima settimana ci sono stati più o meno 10 mila visitatori al giorno e, qualche volta, anche più di 11 mila.
D. – Qual è la reazione dei visitatori alle proposte del padiglione della Santa Sede?
R. – Vediamo persone che entrano con sguardi interessati, curiosi. Dall’esterno è difficile intuire cosa si troverà nel padiglione. Dentro c’è un ambiente sobrio, che però vuole raccontare i due messaggi centrali del padiglione, cioè “non di solo pane” e “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E attraverso il percorso interno del padiglione le persone escono facendo un’esperienza artistica di fede intorno a questi due messaggi.
D. – Il pane riporta alla coltivazione della terra; la terra riporta alla natura e la natura riporta al mondo e all’ecologia. Il padiglione è anche centrato su questo messaggio di rispetto nei confronti del Creato e si ricollega direttamente all’Enciclica del Santo Padre, che si trova poi all’uscita del padiglione…
R. – Certamente. Ai visitatori, all’uscita del padiglione, viene offerta una immaginetta di Papa Francesco come ricordo della visita; gli viene offerta la possibilità di lasciare un loro contributo per la carità del Papa, che verrà utilizzato per i campi profughi dei siriani in Giordania; e viene inoltre proposta loro l’Enciclica Laudato si' in quattro lingue: italiano, spagnolo, inglese e francese. Viene offerta, dunque, a chi la desidera, e può lasciare in cambio un suo contributo per le spese di stampa. Questo è molto piaciuto, nel senso che ne abbiamo “vendute” più di duemila copie.
Andrea è un operaio e Barbara una parrucchiera. Sono arrivati da Umbertide, in Umbria. Li incontriamo all'interno del padiglione, attorno al tavolo della condivisione. Andrea spiega perché hanno deciso di trascorrere il Ferragosto proprio all'Expo:
R. – Per vedere cosa ci offre il mondo nel futuro prossimo, riguardo al cibo da condividere con i nostri fratelli.
D. – Siete entrati nel padiglione della Santa Sede e che cosa vi ha attirato?
R. – Per vedere come la Chiesa cattolica affronterà nel prossimo periodo il problema della fame nel mondo.
D. – Barbara, che cosa vi ha incuriosito maggiormente di questo padiglione, perché in fondo è un padiglione anche molto spoglio, molto essenziale...
R. – E’ piaciuto molto questo tavolo interattivo, che descrive le azioni quotidiane della vita con al centro l’Eucarestia e poi tutti i gesti quotidiani che ognuno di noi pratica giornalmente.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
Dove comincia il Cielo: la preghiera mariana domenicale dedicata all’Eucaristia pane della vita.
La grande credente: all’Angelus dell’Assunta il dolore del Papa per la tragedia di Tianjin.
L’importanza di saper festeggiare: il cardinale segretario di Stato a Dili per il quinto centenario dell’evangelizzazione e l’accordo, nel quadro delle celebrazioni, tra la Santa Sede e la Repubblica democratica di Timor-Leste.
Audite poverelle: Felice Accrocca su un canto inviato da san Francesco d’Assisi a Chiara e alle sue sorelle.
Un articolo di Marco Beck dal titolo “Il pellerossa e l’incantatore”: de Chateaubriand apologeta del cristianesimo.
Un metro per misurare la felicità: Sabino Caronia sull’ultimo romanzo di Jon Kalman Stefansson.
Gabriele Nicolò sull’ultimo teorema di Fermat e la pagina stretta.
Brasile: tornano in piazza i manifestanti anti-Roussef
Nuova ondata di proteste in Brasile, a quattro mesi dalle ultime manifestazioni. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza ieri in diverse città del Paese, chiedendo le dimissioni della presidente, Dilma Roussef, accusata di non fare abbastanza contro la corruzione che ha scosso il paese dall’inizio del 2015, quando la magistratura avviò le indagini contro decine di esponenti del Partito dei Lavoratori, al governo, con l'accusa di aver ricevuto tangenti e favori dall'azienda petrolifera nazionale Petrobras. A contribuire al malcontento anche le politiche di austerità, un'inflazione che tocca il 10% e un drastico arresto della crescita economica. Una parte del Paese continua comunque a sostenere Roussef, come spiega Simona Bottoni, ricercatrice dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica, al microfono di Giacomo Zandonini:
R. – Queste manifestazioni, che sono state anche molto partecipate, hanno avuto una certa eco anche in Europa. Sostanzialmente, quella del 16 agosto è stata organizzata dal partito di Aécio Neves, che è il principale oppositore al governo attuale di Dilma Rousseff a guida del Pt (Partido de los Trabajadores), nonché leader del partito di destra brasiliano, il Psdb. E hanno avuto in effetti una grande partecipazione. Chi manifesta oggi è proprio chi ha paradossalmente beneficiato di più delle politiche di sviluppo e di integrazione sociale e, direi, distribuzione della ricchezza, operate proprio dal Partido de los Trabajadores negli ultimi 12 anni, quindi prima con Lula e adesso con la presidente Rousseff. Questa nuova classe media oggi chiede di più. Ovvero cosa dice? Vogliamo servizi migliori, meno politiche di inclusione sociale e di solidarietà a nostro vantaggio. E’ un po’ paradossale, ma è così. Bisogna anche dire che questa manifestazione del 16 agosto è stata preceduta da un’altra manifestazione, che c’è stata il 12 agosto, che non ha avuto praticamente nessuna eco anche sui media brasiliani, che è stata quella organizzata dalle donne brasiliane – la "marcia delle margherite" – proprio a favore della presidente Rousseff. E’ vero, quindi, che questo governo forse è il meno popolare degli ultimi quattro governi a guida Pt, però è anche vero che è un governo molto sostenuto dall’altra faccia del Brasile, cioè da quella che dà il merito a questo governo di aver portato il Brasile fuori, per esempio, dalla fame diffusa e di aver portato nella classe media circa 48 milioni di brasiliani.
D. – Il tema della corruzione è al centro delle proteste. Si può dire che il governo di Rousseff abbia fatto abbastanza per contrastare episodi di corruzione di cui sono stati protagonisti anche elementi di spicco del Partito dei Lavoratori…
R. – Sono avvenute cose molto gravi, questo sì, però bisogna dire che il presidente ha con molta fermezza tenuto un pugno duro nei confronti di queste situazioni, tanto che uno degli esponenti del Pt, che è stato uno dei principali attori di tutta questa querelle – perché addirittura ha sostenuto che attraverso dei fondi neri della Petrobras venivano finanziate le campagne elettorali del Pt – è andato in galera e sono stati cambiati quasi tutti i vertici della Petrobras.
D. – Questo si inserisce in un quadro a livello economico abbastanza preoccupante per il Brasile. Chi è che sta pagando questo momento di crescita dell'inflazione e che prospettive ci sono?
R. – Lo stanno pagando le piccole e medie imprese brasiliane, che hanno anche un grosso peso nell’economia brasiliana. Anche la recente svalutazione dello yuan non aiuta. Quindi, è una situazione economica veramente complessa al momento, che però non dipende esclusivamente dalle politiche del governo. Il governo di Dilma Rousseff con questo nuovo ministro delle Finanze, Joaquim Levy, sta affrontando soprattutto il problema della disciplina fiscale e vuole appunto risistemare anche gli equilibri interni dell’economia brasiliana, perché c’è un’evasione molto alta. E poi il Brasile sta molto puntando, ovviamente, sull’effetto Olimpiadi, che nel prossimo anno potrebbe essere un volano che può far ripartire questa economia, che obiettivamente è in grossa difficoltà, se pensiamo che all’interno dei Paesi "Brics" il Brasile è quello che sta crescendo di meno.
D. – Queste manifestazioni di piazza potrebbero anche influire in qualche modo sulla stabilità, sulla tenuta del governo?
R. – La base del partito dei lavoratori è molto forte. Dietro Dilma e all’ombra di Dilma c’è sempre l’ex presidente Lula, che la sostiene in ogni momento. Il problema dell’impeachment, quindi, non credo si possa sostanziare. Sicuramente, sarà un problema quando ci saranno le prossime elezioni – perché già queste ultime elezioni sono state vinte dalla Rousseff con un margine molto ristretto – e, ovviamente, politiche che non saranno molto gradite alla sua opposizione attuale potrebbero poi rivelarsi, in sede elettorale, un problema.
Immigrazione, mons. Perego: serve piano Marshall per l’Africa
Nel Mediterraneo, si susseguono le operazioni di soccorso per salvare i migranti partiti dalle coste del Nord Africa. Oltre 350 persone a bordo di un barcone in difficoltà, al largo della Calabria, sono state salvate grazie a un intervento reso particolarmente complesso dalle condizioni del mare. A Catania, è arrivata inoltre la nave norvegese con a bordo le salme di 49 immigrati e oltre 300 superstiti. Incontrando un gruppo di profughi presso il Seminario arcivescovile di Genova, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, si è chiesto "se questi organismi internazionali come l'Onu in modo particolare, che raccoglie il potere politico ma anche il potere finanziario, hanno mai affrontato in modo serio e deciso questa tragedia umana". Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il Mediterraneo, divenuto il tratto di mare più pericoloso al mondo, continua a inghiottire vite umane. Uno degli ultimi barconi ad averlo solcato, con oltre 350 persone a bordo e un morto, è arrivato stamani in Calabria. Negli ultimi otto mesi, le vittime sono state oltre 2.300. Tra queste 49 persone morte a Ferragosto, per asfissia, nella stiva di una fatiscente imbarcazione. I sopravvissuti di quel naufragio sono sbarcati stamani in Sicilia.
Le risposte dell’Europa tra accoglienza e muri
In Grecia, navi e traghetti diventano centri di accoglienza per migliaia di rifugiati che, negli ultimi giorni, sono arrivati sull’isola di Kos. Ma il soccorso e l’accoglienza non sono le uniche, spesso fragili, risposte dell’Europa. Si costruiscono anche muri. Dopo quelli in Bulgaria e in Grecia, lungo la frontiera con la Turchia, anche l’Ungheria sta terminando la costruzione di una barriera al confine con la Serbia. L’enclave spagnola di Melilla, l’Eurotunnel della Manica e Ventimiglia sono ancora il limite da varcare per migliaia di disperati, gli ultimi lembi di terra da presidiare dalla polizia di frontiera.
Mons. Perego: serve un’azione congiunta
L’Europa, per chi fugge da guerra è povertà, è un miraggio, una fortezza ma soprattutto una possibilità. L’unica speranza per chi, nonostante rischi e incertezze, cerca di salire su un barcone in partenza dalle coste del Nord Africa. Di fronte a tanta disperazione, la Chiesa è in prima linea nell’offrire assistenza e accoglienza. Un’esperienza lunga e quotidiana da cui nascono anche proposte per la gestione dei flussi degli immigrati. Mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana:
R. – Certamente, oggi occorre fare uno scatto in avanti nell’accoglienza dei richiedenti asilo, non solo in Italia ma anche nel contesto europeo. In Italia, noi abbiamo assistito sostanzialmente a un piano, tra governo, regioni e Comuni, che è stato disomogeneo, discontinuo. Ha avuto molte improvvisazioni e molte discrezionalità. E quindi, è importante che si riparta da questo piano perché anzitutto tutti i Comuni siano interessati all’accoglienza. Una seconda azione è certamente quella di una crescita di commissioni territoriali che possano esaminare le domande di protezione internazionale, perché oggi i tempi sono troppo lunghi: si va da un anno fino a due anni! Una terza azione è un impegno nel contesto europeo che sia un impegno di superare il Trattato di Dublino in modo tale che la libera circolazione dei rifugiati sia un elemento centrale nel contesto della nuova proposta di asilo europea.
D. – Un contesto in cui la sinergia tra vari soggetti diventa determinante…
R. – L’azione congiunta di tutti i soggetti – ecclesiali, sociali, di volontariato, i Comuni – potrebbe portare in Italia, con le risorse che il governo e anche l’Europa hanno messo in campo, a un banco di prova importantissimo per la tutela dell’asilo. Occorre continuare in questa direzione evitando che l’ideologia e lo sfruttamento anche di situazioni gravi che stanno avvenendo sul piano politico possano degenerare in una incapacità, poi, di affrontare un tema importante che è la tutela del diritto d’asilo.
D. – Dunque, occorre concentrarsi sulle azioni, sulle soluzioni…
R. – Senza polemiche sterili, ma guardando, mettendo al centro questo grande fenomeno di flussi di migranti e di persone che sta avvenendo e che sono in una situazione gravissima di disagio, che chiedono uno scatto di umanità e di responsabilità non solo dell’Italia ma anche dell’Europa, e una responsabilità diffusa: dal singolo cittadino al governo e al governo europeo. Una responsabilità che deve anche guardare oltre, pensando anche a fare in modo che accanto alla tutela del diritto d’asilo e del diritto di migrare ci sia anche la tutela del diritto di rimanere nella propria terra. E quindi è chiaro che oggi serva anche una grande azione diplomatica internazionale, perché si possa ripristinare una sicurezza nei Paesi da cui provengono molti dei migranti, e ci sia anche una grande azione di cooperazione internazionale. Abbiamo parlato più volte di un "Piano Marshall" per l’Africa che possa effettivamente dare gli strumenti necessari a questi Paesi, per uno sviluppo che è una delle categorie importanti su cui la Chiesa da sempre lavora, da quando Paolo VI ricordò che senza lo sviluppo la rabbia dei popoli si sarebbe rivoltata contro di noi. E questo fenomeno dei migranti è un po’ il frutto di questa rabbia di chi si vede tradito in un cammino che, invece, avrebbe dovuto vedere i popoli più ricchi al fianco dei popoli più poveri.
Libia: governi occidentali esortano all'unità contro l'Is
I governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Usa condannano gli atti barbarici dello Stato islamico nella città libica di Sirte. Intanto nella citta costiera proseguono i combattimenti tra le milizie dell’Is e quelle vicine al governo Tripoli, mentre l’esecutivo di Tobruk chiede l’intervento dei Paesi arabi. Il servizio di Marco Guerra:
La condanna delle violenze del sedicente Stato islamico, l’appello a tutte forze libiche affinché uniscano le proprie forze per combattere la minaccia dell’Is e il pieno appoggio al processo di pacificazione guidato dell’inviato dell’Onu, Bernardino Leon. Tutto questo è stato ribadito in una nota congiunta degli Usa e dei principali governi europei, i quali esprimono preoccupazione per le notizie che arrivano da Sirte e riaffermano “che non esiste una soluzione militare al conflitto politico in Libia”. Intanto, secondo fonti ospedaliere, nella città costiera libica è salito a 214 morti e 556 feriti il bilancio delle vittime degli scontri in corso da una settimana, con l’Is costringerebbe i medici curare solo i propri feriti. E c’è attesa per la riunione straordinaria della Lega araba in programma domani al Cairo, dopo che il governo riconosciuto di Tobruk ha chiesto ai Paesi arabi di effettuare raid aerei contro le postazioni dell’Is. Sul radicamento dello Stato islamico in Libia, sentiamo Bernard Selwan El-Khoury, direttore di "Cosmonitor":
R. – Ricordiamo, innanzitutto, che la forza di questa organizzazione, che si è autoproclamata Stato islamico, è proprio mediatica più che operativa. Questo è un primo aspetto da considerare, soprattutto se parliamo di Libia, dove l’organizzazione ha appunto annunciato la sua presenza tramite due o tre province storiche della Libia – la Tripolitania, il Fezzan e la Cirenaica – poco tempo fa, rispetto ovviamente alla sua nascita in Siria e in Iraq. E ricordiamo anche che buona parte dei membri di questa organizzazione in Libia non sono di nazionalità libica. Quindi, c’è una tendenza a rafforzare questa organizzazione, voluta dalla leadership che si trova in Siria e in Iraq, in un Paese strategico come la Libia, in quanto significherebbe essere a pochissimi chilometri dalle coste europee e in questo caso anche dall’Italia. Allo stato attuale, l’organizzazione non è ancora in grado di conquistare buona parte del territorio e le violenze che sono in atto a Sirte in questo modo dimostrano appunto che l’organizzazione si trova messa all’angolo. Ricordiamo che è stata sconfitta a Derna e a Bengasi e adesso sta cercando appunto di mantenere il proprio controllo su Sirte, soprattutto negli ultimi giorni in cui c’è stata una vera e propria ribellione da parte di tutta la popolazione di Sirte contro la presenza di questa organizzazione, che è estranea da un punto di vista culturale, da un punto di vista ideologico, alla società libica.
D. – Chi si sta affrontando sul terreno?
R. – In questo momento, la quasi totalità delle formazioni armate in Libia, l’esercito guidato dal generale Haftar, ma anche le forze del governo di Tripoli sono tutte schierate contro lo Stato islamico. Questo è un punto fondamentale, strategico, se si vuole considerare un qualsiasi tipo di intervento, anche di terra, perché è una cosa di cui si sta discutendo in questi giorni – gli Stati occidentali appunto ne stanno discutendo – e domani ne parlerà anche la Lega Araba nella sua riunione. E’ nato un nuovo fronte a Sirte e le forze armate libiche, ma soprattutto i cittadini di Sirte, supportati dalle forze armate, sono scesi in strada per combattere contro l’organizzazione. Era successo a Derna ed è successo anche a Bengasi. Nell’Is le forze libiche, che fino a oggi sono state contrapposte, possono trovare oggi un’unione contro un nemico unico.
D. – Quindi, nelle milizie dello Stato islamico sono presenti soprattutto combattenti stranieri?
R. – Sì, tra le file dell’organizzazione dello Stato islamico in Libia ci sono soprattutto stranieri dei Paesi vicini: tunisini, algerini, del Ciad, di altri Paesi africani. Ci sono anche alcuni elementi del Medio Oriente, alcuni elementi siriani. Ricordiamo che i leader, gli emiri, buona parte di loro sono stati inviati proprio dalla regione del Siraq, quindi della Siria e dell’Iraq, su ordine della leadership dello Stato islamico, proprio per formare in Libia un emirato, una provincia dello Stato islamico.
D. – Alla luce degli eventi a cui assistiamo, l’accordo di luglio tra il governo di Tobruch e alcune fazioni non ha prodotto alcun risultato tangibile…
R. – Questo è l’aspetto più delicato ed è l’aspetto fondamentale della crisi libica. E’ vero che esiste la minaccia dell’Is che incombe e più va avanti la situazione di stallo politico, di instabilità politica nel Paese, più questa organizzazione può guadagnare campo, si può rafforzare. Quello su cui stanno puntando tutti ora – la comunità araba, ma anche la comunità internazionale – è che le forze politiche libiche possano trovare appunto un accordo, che fino a oggi non ha prodotto nessun risultato. Questo sarebbe l’unico momento in cui potrebbe esserci un accordo, perché – ripeto – esiste una minaccia che spaventa tutte le forze politiche libiche ed è l’unica minaccia che potrebbe riunire queste forze. Se non si dovesse trovare un accordo politico in questo momento, il Paese è destinato probabilmente a diventare una nuova Somalia, come ha detto il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni.
Siria, guerra per il controllo dell'acqua. Audo: dramma ad Aleppo
Mentre in Siria giunge la buona notizia della liberazione dopo mesi di sequestro di padre Tony Boutros, 50 anni, parroco greco-cattolico della città di Shahba, la situazione sul campo resta drammatica. Il regime, per colpire i ribelli in un bombardamento alla periferia di Damasco, avrebbe ucciso 96 civili. Un episodio di cui si è detto “inorridito” il responsabile Onu per gli Affari umanitari, Stephen O’Brien, che ha ribadito la necessità di rispettare i civili. Una controffensiva, quella governativa, che purtroppo con pesanti risvolti sulla popolazione mira a contrastare la nuova strategia della presa di controllo dell’acqua, la cui erogazione è stata interrotta da ribelli e jihadisti in diverse zone del Paese, come conferma il vescovo caldeo di Aleppo, mons. Antoine Audo, direttore della Caritas Siria, al microfono di Paola Simonetti:
R. - Ci sono gruppi armati che attaccano e soprattutto nella regione di Damasco hanno isolato le sorgenti di acqua. Sembra che l’esercito sia intervenuto per “liberare” le fonti idriche in questa zona. Il problema della violenza è uguale da tutte e due le parti e se non ci sarà una forza alternativa che proponga una soluzione politica, penso che la situazione continuerà in questo modo.
D. – Ci è giunta la notizia della grave carenza di acqua ad Aleppo, dove manca da 14 giorni. Testimoni riferiscono di una situazione davvero catastrofica. Lei ce lo conferma?
R. – Sì, soprattutto ad Aleppo la situazione è terribile. Mi hanno detto ieri che è tornata un po’ d’acqua, ma a breve ci sarà lo stesso problema: i jihadisti attaccano le sorgenti di acqua per portare la gente alla disperazione. Inoltre, rimane ovunque la condizione di insicurezza. Penso sia una strategia: non vogliono una soluzione politica. Questo è lo scopo delle forze internazionali: dividere. Un’agenda che per noi è molto, molto chiara.
Azzardo, il parlamento chiamato a una legge contro le ludopatie
Settembre potrebbe essere un mese cruciale per riproporre una legge organica sul gioco d’azzardo. Il governo ha infatti lasciato scadere la delega e ora l’iniziativa passa al parlamento. L’obiettivo è mettere un argine alle ludopatie, da anni in crescita in Italia. Il servizio di Alessandro Guarasci:
Sono almeno due milioni gli italiani affetti da gioco d’azzardo patologico. E coloro che si rivolge al sistema sanitario perché affetti da ludopatia costano in media un milione e 800 mila euro l’anno. E poi ci sono i danni provocati spesso dalla perdita del lavoro, dal fatto che per giocare ci si indebita, dalle inevitabili tensioni familiari. Il governo ha fatto scadere la delega che, tra l’altro, aveva l’obiettivo di ridurre le slot di almeno 80 mila unità e di affidare ai Comuni la decisione se aprire nuove sale per l’azzardo. Il movimento "no slot" chiede che ora il parlamento agisca. Il presidente, Riccardo Bonacina:
“Da una parte, c’è un disegno di legge che è già stato approvato in commissione Affari Sociali e che - ci si aspetta - faccia un ulteriore passo. C’era un tema di coperture… Però è un disegno di legge organico su tutta la vicenda giochi. Dall’altra parte, è stata presentata, a fine luglio, una proposta di legge firmata da 230-240 parlamentari che riguarda il divieto assoluto di pubblicità diretta e indiretta e ci sono buone probabilità che venga calendarizzata nei lavori della Camera”.
In realtà, sono molti i progetti di legge ora in parlamento. Un po’ tutti prevedono un aumento delle tassazione e forti limitazioni all’apertura di sale. Il no alla pubblicità dell’azzardo, almeno in tv, è però un passaggio fondamentale. Ancora Bonacina:
“Vietare la pubblicità del gioco con vincite in denaro. Questo parlamento - e lo dimostrano anche le 240 firme raccolte da chi ha presentato la proposta di legge - è un parlamento meno prono alle lobby dell’azzardo”
Fondamentale sarà il ruolo dei Comuni. Don Armando Zappolini, portavoce della Campagna Mettiamoci in Gioco:
“E’ una cosa assurda che un Comune possa decidere se aprire o meno un centro commerciale e non abbia nessuna voce in capitolo se aprire o meno una sala giochi. Visto che sono proprio loro a farsi carico attraverso le Asl e i servizi sociali dei problemi, è bene che si facciano carico anche delle decisioni a monte”.
Riccione: torna l'evangelizzazione in spiaggia tra i giovani
“Chi ha sete, venga a me”: con questo tema è tornata a Riccione l’iniziativa dell’evangelizzazione in spiaggia. Dal 16 al 23 agosto centinaia di giovani missionari porteranno la Parola di Dio sulla riva del mare, alternando momenti di preghiera all'ascolto di testimonianze. Nata nel 2003, l’iniziativa vede coinvolte numerose associazioni e comunità. Isabella Piro ne ha parlato con Sara Urbinati, responsabile dell’organizzazione:
R. - La missione si svolge, innanzitutto, preparandosi spiritualmente con dei momenti di formazione. Poi, il 18 agosto riceveremo il mandato missionario dal nostro vescovo, mons. Francesco Lambiasi, che darà il via alla missione in strada. La sera saremo nelle strade principali di Riccione, mentre i pomeriggi saremo in spiaggia: lì si svolgeranno dei momenti di animazione, che si concluderanno con l’ascolto delle testimonianze dei giovani missionari e con la preghiera del Padre Nostro, che verrà recitata tutti insieme.
D. - Riccione, insieme a Rimini, è un po’ il simbolo del divertimento sfrenato tra i più giovani. Allora come si fa a parlare di Dio in questo contesto?
R. - In realtà, noi non andiamo dai ragazzi che incontriamo per parlare di Dio, bensì dell’incontro che ciascuno di noi ha fatto con Dio. Ma, ancor prima, andiamo per ascoltarli, di chiedere loro come stanno, per portare un momento di accoglienza. L’idea non è quella di proporre una catechesi, ma di porsi in un’ottica di ascolto per diventare “ponti” tra la Chiesa ed i giovani che, tante volte, sono lontani da essa. D’altronde, i giovani missionari sono coloro che hanno incontrato Gesù nella loro vita e che provano una gioia talmente grande da non poterla tenere solo per sé. Per questo, vanno a testimoniarla ad altri giovani ed ai turisti.
D. - Cosa la colpisce di questa esperienza? Cosa ha imparato a livello personale?
R. - Quello che mi colpisce sempre sono i tanti miracoli ai quali assistiamo: giovani che aprono completamente il loro cuore davanti a Gesù Eucaristia, che raccontano la loro vita con il volto trasfigurato. Ho imparato che davvero nulla è impossibile a Dio e che veramente tutto è sempre guidato dalla preghiera e dall’unità che c’è nella Chiesa.
D. - Sono dodici anni che prosegue questa iniziativa di portare il Vangelo in spiaggia. Vogliamo ricordare come è nata questa idea?
R. - Nell’ottobre 2002, in un incontro in Vicariato tra le varie parrocchie del litorale sud di Rimini, che aveva per tema proprio “I giovani”, è emersa questa particolarità del nostro territorio, che ha una forte vocazione turistica con il conseguente passaggio da una pastorale invernale, diciamo “ordinaria”, ad una pastorale estiva, più “turistica”. E quindi ne è scaturita l’esigenza di andare incontro ai ragazzi che arrivano a Riccione da altre città e che magari qui cercano quei divertimenti sfrenati, magari legati al cosiddetto “sballo”. Vogliamo andare incontro a questi giovani, per essere quella mano tesa della Chiesa, una Chiesa che li va a cercare. In fondo, è quello che dice sempre Papa Francesco: andare nelle periferie esistenziali. Abbiamo iniziato con una quindicina di gruppi ufficiali, duecento giovani missionari e l’intero Vicariato coinvolto. Poi, con il tempo, le Comunità che, negli ultimi anni, hanno organizzato ed organizzano la missione sono diventate: la Comunità pastorale Riccione Mare, Nuovi Orizzonti di Chiara Amirante e le Sentinelle del mattino di Pasqua, con sede a Firenze e guidata da don Gianni Castorani. Inoltre, partecipano tante associazioni, gruppi movimenti, parrocchie. Alcuni seminari, addirittura, mandano i propri seminaristi qui a fare formazione, perché si tratta davvero di un’esperienza che cambia la vita.
Sri Lanka: si vota per il parlamento e futuro Rajapaksa
Due i motivi principali delle odierne elezioni in Sri Lanka: decidere la composizione del prossimo parlamento nazionale e indicare o negare una nuova possibilità di affermazione politica per l'ex presidente Mahinda Rajapaksa. Il risultato delle elezioni di oggi, dove per i 15 milioni di elettori registrati i seggi si chiuderanno alle 16 ora locale e i risultati sono attesi attorno alla mezzanotte (le 20 e 30 in Italia) vede una giornata elettorale tranquilla e una campagna segnata da pochi contrasti e pressioni. Non per questo però il voto si annuncia meno combattuto e ricco di significato. Sono 75.000 i militari e poliziotti che vigilano sulla tranquillità della consultazione elettorale e sulla correttezza del voto in 12.000 seggi. Una cinquantina - riporta l'agenzia Misna - gli osservatori stranieri autorizzati a monitorare le operazioni di voto di scrutinio.
Duello a distanza tra il Presidente Sirisena e l'ex capo di Stato Rajapaksa
Una consultazione elettorale anticipata voluta dal presidente Maithripala Sirisena, che lo scorso gennaio ha messo fine al regime guidato per un decennio da Rajapaksa, aprendo una nuova stagione di maggiori diritti e democrazia per il Paese, con l'impegno di chiudere - insieme con le conseguenze della guerra civile terminata nel maggio 2009 – anche con il recente passato segnato da arbitrio, dispotismo, intolleranza verso critici e oppositori. Rajapaksa, che corre nuovamente per la coalizione di opposizione Alleanza per la libertà del popolo unito, punta apertamente alla carica di primo ministro, che Sirisena ha detto di volergli negare.
Il voto segna il futuro dello Sri Lanka con la Cina
Infine, il voto segnerà anche il futuro dei rapporti con la Repubblica popolare cinese, i cui massicci investimenti sull'isola sono ora sotto indagine perché segnati da interessi incrociati tra Pechino e il precedente governo di Colombo e potenzialmente negativi per la sovranità nazionale e per l'occupazione nel piccolo Paese, propaggine del Sub-continente indiano che i cinesi vorrebbero inserire nella propria strategia di controllo marittimo dell'area. (C.O.)
Sud Sudan : ripresi ad Addis Abeba i colloqui di pace
Sono ripresi questa mattina ad Addis Abeba i colloqui tra le parti in lotta per cercare una via d’uscita al conflitto in corso da due anni in Sud Sudan. L’incontro - riporta l'agenzia Misna - si svolge in coincidenza con la scadenza di un ultimatum, imposto dalla comunità internazionale ai responsabili delle fazioni in lotta per il potere, per la firma di un accordo di pace pena sanzioni.
Gli sfollati chiedono ai leader politici di non ostacolare l'accordo
Ieri, nel campo sfollati di Bentiu, capitale dello stato petrolifero dell’Upper Nile, migliaia di sfollati hanno manifestato per chiedere che nessun ulteriore rinvio ostacoli la firma di un accordo per la fine delle ostilità. “Siamo stanchi di guerre – ha dichiarato al quotidiano Sudan Tribune Samuel Reath Koch, uno degli anziani presenti nel campo – vogliamo tornare a coltivare i nostri campi e offrire educazione e un futuro ai nostri figli”.
Nessun accordo è riuscito a fermare gli scontri
Nonostante le pressioni operate sul Presidente Salva Kiir Mayardit e il leader dei ribelli Riek Machar dalle potenze regionali e continentali, nessun accordo ha finora consentito di fermare gli scontri, responsabili di centinaia di migliaia di morti e oltre due milioni di sfollati. L'ultimo round di colloqui, partiti il 6 agosto, è mediato dal blocco regionale di otto nazioni costituito dall’Igad (Autorità intergovernativa per lo sviluppo), le Nazioni Unite, l'Unione africana, la Cina e la "troika" composta da Gran Bretagna, Norvegia e Stati Uniti. (A.d.L.)
Bolivia: migliori condizioni dei detenuti grazie a mediazione del Papa
Grazie alla mediazione di Papa Francesco, che lo scorso 10 luglio ha incontrato i delegati delle carceri boliviane durante la sua visita apostolica in Bolivia, è stato portato "il giornaliero" (la cifra spesa del governo per mantenere giornalmente un carcerato) a 8 bolivianos. Il provvedimento riguarda i 13.573 detenuti nelle carceri del Paese, ha sottolineato il direttore generale dei penitenziari, Jorge Lopez.
Oltre all'aumento giornaliero si prevedono miglioramenti a livello sanitario
"Durante l'incontro dei delegati delle prigioni in Bolivia a Palmasola, si è parlato della richiesta al Pontefice di intercedere per loro, quindi, abbiamo lavorato con i responsabili del governo per soddisfare queste esigenze", ha detto Lopez in una conferenza stampa, secondo una nota ripresa dall'agenzia Fides. “A tal fine - ha detto - è stata approvata la risoluzione amministrativa 62/2015 che stabilisce un aumento del "giornaliero" per i detenuti nelle carceri in Bolivia, che passa così da 6.60 bolivianos a 8, a partire da agosto”. Secondo il cambio attuale 8 bolivianos equivalgono a 1 euro. Oltre all’aumento del "giornaliero" si prevede anche di migliorare il servizio sanitario per i detenuti. (C.E.)
Per la prima volta, Plenaria del Ccee in Terra Santa
Per la prima volta nella storia, l’Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) si svolgerà in Terra Santa. L’incontro è in programma dall’11 al 16 settembre prossimi. A darne notizia è lo stesso Ccee in un dossier informativo consultabile sul sito web www.ccee.eu “Scegliendo la Terra Santa come luogo dello loro prossimo incontro – si legge - i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa intendono compiere un pellegrinaggio alle radici stesse dell’Europa e della cultura europea”.
Al centro dei lavori, la figura di Gesù Cristo
“Al centro dei lavori – informa il dossier – ci sarà la figura di Gesù Cristo, insieme all’ascolto ed alla condivisione delle sfide della Chiesa in Europa”. Denso di appuntamenti il programma dei lavori, che si apriranno l’11 settembre, alle ore 18.00, presso la Domus Galilaeae (il Centro internazionale del Cammino neocatecumenale), con i saluti iniziali seguiti, alle ore 19.15, dalla celebrazione dei Vespri e della Santa Messa presieduta dal card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi.
Nazareth: Veglia di preghiera per la famiglia
Non solo: alla vigilia dell’Incontro Mondiale delle famiglie, in programma a Filadelfia dal 22 al 27 settembre, alla presenza di Papa Francesco, e soprattutto in preparazione al 14.mo Sinodo generale ordinario sulla famiglia, che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre, assumerà particolare rilevanza la Veglia di preghiera per la famiglia prevista a Nazareth la sera del 12 settembre e guidata dal card. Angelo Bagnasco, in veste di vicepresidente del Ccee.
Betlemme: visita a opere di carità della Chiesa. Attesi incontri con esponenti politici
I partecipanti alla Plenaria si sposteranno, poi, a Betlemme dove “visiteranno in gruppo diverse opere di carità ed istituzioni attraverso le quali la Chiesa cerca di farsi prossima ai più poveri”, come la “Life gate”, scuola per i bambini con disabilità fisiche e mentali, o la “St. Martha’s house”, centro di assistenza per le vedove. Sempre a Betlemme, sono in programma incontri con padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, con i vescovi dell’Assemblea cattolica degli ordinari di Terra Santa e con i rappresentanti di altre confessioni cristiane. Inoltre, si sta procedendo affinché i membri della Plenaria, suddivisi in due gruppi, possano incontrare i rappresentanti politici israeliani e palestinesi.
Gerusalemme: Messa conclusiva al Santo Sepolcro
A concludere l’Assemblea sarà una celebrazione eucaristica al Santo Sepolcro di Gerusalemme: la Messa si terrà alle ore 7.15 del mattino del 16 settembre e sarà presieduta dal card. Péter Erdő, presidente del Ccee. Da ricordare che a questo organismo episcopale appartengono i presidenti di 33 Conferenze episcopali e gli arcivescovi di Lussemburgo, Principato di Monaco, Cipro dei maroniti, insieme al vescovo di Chişinău (Repubblica Moldova), l’eparca di Mukaschevo e l’amministratore apostolico d’Estonia. In totale, essi rappresentano la Chiesa cattolica di 45 Paesi europei. (A cura di Isabella Piro)
Mons. Marcuzzo: pellegrinaggi in Terra Santa aiutano i cristiani
Per non “abbandonare la Terra Santa al suo destino”, “pellegrini, continuate a venire in Terra Santa! Qui è più sicuro che in Italia e in Europa”: è l’appello che mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale di Gerusalemme, ha lanciato in questi giorni dalle pagine di Terrasanta.net. Per mons. Marcuzzo, che vive a Nazareth - riferisce l'agenzia AsiaNews - quello che frena i pellegrini dall’andare a visitare i Luoghi santi è la “paura-prigione”. Questa paura “è assolutamente infondata”. Il vescovo fa notare che la gente confonde “massacri e rapimenti che succedono… in Siria, Iraq, Libia e persino adesso in Tunisia”, con la situazione della Terra Santa, dove invece, “‘da Dan a Bersabea’ c’è una totale sicurezza e una generale tranquillità”.
I pellegrinaggi sostengono la vita dei cristiani
Oltre a procurare “un’acqua sorgiva e rigenerante” per la fede, i pellegrinaggi sono uno strumento per sostenere la vita dei cristiani nella terra di Gesù. Almeno il 30% dei cristiani a Gerusalemme e Betlemme vivono dell’industria del turismo religioso. “Questo – spiega mons. Marcuzzo - vuol dire nel concreto, che quando ci sono pellegrinaggi almeno quel 30% lavora normalmente, mentre quando c’è crisi di pellegrinaggi quel 30% è esposto alla disoccupazione e dunque, direttamente o indirettamente, all’emigrazione”.
I pellegrinaggi ai Luoghi santi confortano i cristiani locali
La visita ai Luoghi santi conforta anche le comunità cristiane, che vedendo “un pullman di pellegrini arrivare, dicono o pensano più o meno così: ‘Ah, sono qui! Non ci hanno dimenticato, amano ancora la nostra terra, condividono almeno per alcuni giorni la nostra vita’…. Forti della loro presenza e del loro amore per noi, anche noi restiamo e andiamo avanti’”.
La visita in Terra Santa fa bene sia ai pellegrini che ai cristiani locali
Spesso – continua il vescovo – la gente si domanda “cosa possiamo fare per aiutare i cristiani di Terra Santa?”. La nostra esperienza in Terra Santa ci suggerisce la seguente risposta: ci sono infatti diversi modi, ma il mezzo più ‘facile’ e più efficace per aiutare la Terra Santa è il pellegrinaggio stesso. Un pellegrinaggio fa bene sia al pellegrino come al cristiano locale, e non comporta aggravi supplementari per nessuno”. (R.P.)
Nigeria: ucciso un sacerdote clarettiano in un agguato stradale
Ucciso un padre clarettiano in Nigeria. Si tratta di padre Dennis Osuagwu, assassinato a Nekede il 15 agosto, secondo quanto riferiscono all’agenzia Fides fonti della Casa generalizza dei Clarettiani (Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria).
Il religioso ucciso in un agguato stradale
“Al momento non abbiamo ulteriori dettagli sulle circostanze della morte del nostro Padre” dicono dalla Casa generalizza. Secondo la stampa nigeriana, padre Osuagwu è stato ucciso in un agguato stradale lungo la Nekede Avu Road. Il religioso che operava nell’arcidiocesi di Owerri, nel sud della Nigeria, aveva anche un incarico presso l’Imo Polytechnic, di Enwerem. La polizia si starebbe orientando su contrasti all’interno del politecnico come possibile movente del brutale omicidio del religioso. (L.M.)
Java centrale: inaugurata statua della Madonna più alta del mondo
Almeno 30 mila persone, provenienti da centinaia di parrocchie, si sono radunate domenica a “gua Maria” (la grotta di Maria) di Ambarawa per la benedizione della statua dedicata alla Madonna più alta al mondo. I fedeli - riporta l'agenzia AsiaNews - hanno così festeggiato il 61.mo anniversario del santuario mariano, il secondo per importanza dello Java centrale. Sette vescovi hanno presieduto la Messa, insieme a 15 sacerdoti dell’arcidiocesi di Samarang. Conclusa la funzione, l’arcivescovo Johannes Pujasumarta, utilizzando una gru, ha cosparso di acqua benedetta la statua di Santa Maria Assunta, alta 42 metri.
La statua realizzata da tre scultori religiosi locali
Tre scultori religiosi locali – Kuncoro (45), Adi Nugroho (40) e Agung Hartanto (38) – hanno progettato il monumento, che sorge nei pressi del santuario. Il trio è molto famoso per avere ideato decine di statue a tema religioso in tutto il Paese. I pellegrini sono stati molto più di quelli previsti dagli organizzatori. La distribuzione dei sacramenti è stata possibile solo per 20mila persone e le confezioni di cibo preparate erano solo 6mila.
Per l'inaugurazione della statua un incontro interreligioso
Una settimana prima della celebrazione, l’arcivescovo di Samarang e padre Aloysius Budi Purnomo, presidente della commissione interreligiosa dell’arcidiocesi, hanno organizzato a “gua Maria” un incontro con autorità interreligiose. Al convegno, sostenuto anche da tutti i partiti politici del governo di Ambarawa, hanno partecipato anche alcuni leader musulmani insieme ai loro studenti, che hanno compiuto una danza sufi all’ombra della statua dell’Assunta.
Il governo locale incoraggia i cittadini ad accogliere i pellegrini
In una dichiarazione pubblica, il vescovo ha ringraziato coloro che hanno permesso che “decine di autorità di tutte le religioni si ritrovassero insieme una settimana prima dell’inaugurazione della statua dell’Assunta. Il governo locale di Ambarawa ha incoraggiato i cittadini ad accogliere le migliaia di pellegrini che verranno a visitare Gua Karep Ambrawa nei prossimi giorni”. (R.P.)
Turchia. Patriarcato ecumenico su Concilio pan-ortodosso
Il cammino di preparazione verso il Concilio pan-ortodosso del 2016 sarà al centro della riunione dell’Assemblea dei vescovi del patriarcato ecumenico, in programma a Costantinopoli (l’odierna Istanbul) dal 29 agosto al 2 settembre. Lo rende noto un comunicato del segretariato del patriarcato ecumenico. Scopo dell’incontro “è in primo luogo la conoscenza reciproca tra i vescovi del patriarcato ecumenico; poi, lo scambio di informazioni riguardanti i temi ecclesiastici attuali, tra cui il cammino verso il santo e grande Concilio”.
Il 1.mo settembre, preghiera per la Chiesa e la pace nel mondo
Non solo: si rifletterà anche “sul funzionamento di ciascuno delle Assemblee episcopali della diaspora ortodossa e sul dialogo teologico con gli eterodossi”. Inoltre, continua la nota, “i membri della gerarchia celebreranno, il 1.mo settembre, nell’unanimità della preghiera, il nuovo Anno ecclesiastico ed imploreranno la grazia di Dio per la prosperità della Santa Chiesa e la pace in tutto il mondo”.
Aiuto e sostegno alle diocesi di tutto il mondo
Infine, conclude il comunicato, la riunione “offrirà l’occasione alla Chiesa madre di informarsi sulla situazione delle diocesi in tutto il mondo e sui problemi che le preoccupano, andando loro in aiuto, per quanto possibile, così da affrontarli e risolverli”. (I.P.)
Chiesa nigeriana: cultura contemporanea minaccia dignità umana
Un accorato appello ai cattolici affinché rimangano saldi nella fede e preghino contro la diffusione, nella società, di valori contrari alla dignità umana: a lanciarlo è stato mons. Camillus Etokudoh, vescovo di Port Harcourt, in Nigeria, pronunciando l’omelia della Messa di ordinazione di otto nuovi sacerdoti diocesani. La celebrazione si è tenuta nella Chiesa di Port Harcourt dedicata alla Madonna di Lourdes.
Matrimoni gay, uno svilimento della dignità umana
“Il mondo cambia ogni giorno – ha detto il presule – a causa dell’avanzare di nuove sfide pastorali, spirituali e morali e dell’introduzione di stili di vita e culture proposti in nome dello sviluppo scientifico o sociale”. Di qui, la preoccupazione del presule per le conseguenze, ad esempio, del riconoscimento dato, in Irlanda o negli Stati Uniti, al matrimonio tra persone dello stesso sesso, pratica che mons. Etokudoh definisce “una grave anomalia nei valori sociali ed uno svilimento della dignità umana”.
Contrastare le sfide culturali e sociali contemporanee
Ciò nonostante, ha ribadito il presule nigeriano, “la verità stabilita da Dio riguardo al matrimonio tra uomo e donna prevale ancora e prevarrà sempre per tutti coloro che sono fedeli a Dio. Culturalmente e spiritualmente, il matrimonio è l’unione tra un uomo ed una donna” e mentre “altri fenomeni possono passare, questa verità “rimarrà sempre”. Per questo, il vescovo di Port Harcourt ha chiesto ai cattolici di restare saldi nella fede, “accostandosi ai sacramenti, in particolare penitenza e riconciliazione, e pregando per contrastare i vizi sociali e morali che pongono serie sfide alla tutela della dignità della persona umana, allo sviluppo ed alla giustizia sociale, così come alla coesistenza pacifica di tutti i popoli, indipendentemente dalle differenze di etnia, razza o religione”. (I.P.)
Chiesa di Malta: per la famiglia il balsamo della misericordia
“Un balsamo di misericordia per la famiglia”: si intitola così la lunga lettera pastorale che mons. Mario Grech, vescovo di Gozo, sull’isola di Malta, ha diffuso in occasione della Solennità dell’Assunzione di Maria. Il documento parte, innanzitutto, da una constatazione: la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna è ancora un’istituzione molto apprezzata, per i benefici che comporta a livello “umano, sociale e spirituale”, tanto che “il desiderio di formare una famiglia rimane fortemente radicato nella natura umana”. E questo avviene nonostante le numerose situazioni difficili provocate da separazioni, divorzi, seconde nozze, relazioni adulterine, “in contrasto con i precetti evangelici”.
Crisi della famiglia induce a crisi della fede. Allarme per “tsunami culturale”
Mons. Grech cita, inoltre, “lo tsunami culturale”, ovvero “i rapidi ed enormi cambiamenti che mettono seriamente in discussione le convinzioni consolidate” sulla famiglia ed il matrimonio, i cui valori sono stati “ridotti ed indeboliti”, da leggi sul divorzio (introdotto a Malta nel 2011, tramite referendum), unioni civili, teoria del gender, procreazione assistita. Non solo, nota il presule: spesso “la crisi del matrimonio induce ad una crisi della fede”, perché nei momenti di difficoltà “è facile cedere alla tentazione di voltare le spalle a Dio”.
Famiglia fondata su matrimonio, sacramento indissolubile tra uomo e donna
Di qui, la riflessione che il vescovo di Gozo fa riguardo al 14.mo Sinodo generale ordinario che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre, sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. In primo luogo, mons. Grech assicura che “non c’è alcuna intenzione, da parte della Chiesa, di cambiare la dottrina sul matrimonio e la famiglia”: “il matrimonio è un sacramento”, scrive, ed “il fondamento della famiglia è nelle nozze tra uomo e donna, legati da amore indissolubile, fedele ed aperto alla vita”.
Divorziati risposati non sono scomunicati e fanno parte della Chiesa
Soffermandosi, poi, sui divorziati risposati, mons. Grech sottolinea che, sebbene essi vivano una situazione contraria al sacramento cristiano, tuttavia, come dice Papa Francesco, “non sono scomunicati e fanno sempre parte della Chiesa”. No ad una Chiesa “dalle porte chiuse”, dunque – è il monito del presule – perché “la Barca di Pietro è il rifugio di tutti i peccatori e finché c’è vita, c’è speranza di conversione”. “Nella Chiesa – ribadisce il vescovo – c’è posto per tutti coloro che credono in Dio”, perché “nessuno è escluso, né irrimediabilmente perduto o scartato”.
Misericordia non mette a rischio dottrina su matrimonio e famiglia
In quest’ottica, mons. Grech dedica un’ampia parte della sua lettera pastorale al tema della misericordia, “parola-chiave” del rapporto uomo-Dio, lente con la quale guardare al prossimo Sinodo. “Non è un segreto – scrive il presule – che ci siano aspettative sulle conclusioni sinodali riguardo alla situazione pastorale dei divorziati risposati”. E su questo punto, il vescovo maltese afferma: “Chi propone la caduta di certe barriere tra coloro che sono in una relazione irregolare ma credono in Cristo Salvatore, ed il resto della comunità, non sta mettendo a rischio la dottrina sull’indissolubilità del matrimonio, bensì desidera rendere possibile l’esperienza del balsamo della misericordia di Dio, secondo la così detta ‘via penitenziale’”.
Misericordia è verità rivelata, non contrasta il Vangelo
“Cuore della dottrina cristiana”, “verità rivelata”, la misericordia di Dio – aggiunge il presule – “non potrà mai essere in contrasto con il Vangelo”, perché Dio misericordioso “tocca le ferite aperte e sanguinanti dell’umanità per guarirle”. In questo senso, “la misericordia presuppone la giustizia, ma allo stesso tempo va molto oltre” rispetto ad essa, perché “Dio dà all’uomo molto di più di quanto egli meriti”. L’auspicio, allora, è che al prossimo Sinodo la Chiesa, “rimanendo fedele al Vangelo della famiglia e sostenendo quelle famiglie che restano salde, cerchi, allo stesso tempo, di essere fedele al Vangelo della misericordia e di far sì che quanti hanno fallito nel loro primo matrimonio, possano sperare nella misericordia di Dio e gustare la gioia del Suo amore”.
Dare speranza alle coppie che hanno fallito nell’unione matrimoniale
Il riferimento, scrive il presule, può essere l’episodio evangelico delle nozze di Cana che trasmette “un messaggio di speranza a tutte quelle coppie che hanno esaurito il vino”, a causa “della povertà, della malattia o perché non si amano più”. Infatti, “Gesù sceglie di dare il vino migliore proprio a coloro che, per un motivo o per l’altro, pensano che le loro giare siano tutte rotte”, anzi: è proprio in esse che Egli riversa “il suo amore e la sua misericordia”. Naturalmente, sottolinea il vescovo di Gozo, da una parte “bisogna essere cauti nell’affidare questo tipo di vino” agli altri, ma dall’altra “non bisogna essere troppo rigidi”, perché “le giare sono piene e tanti vogliono sperimentare la tenerezza e la generosità di Dio”.
La Chiesa guardi l’umanità ferita con occhi misericordiosi
Seguendo, dunque, l’esempio della Vergine Maria “la Chiesa, attraverso il Sinodo, continui a guardare con occhi misericordiosi l’umanità profondamente ferita”, dissipando “l’oscurità che avvolge molti cuori”. (A cura di Isabella Piro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 229