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Sommario del 30/11/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Divina liturgia: il Papa invoca unità. Ricordate le vittime dei conflitti

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La Chiesa cattolica ricerca l’unità, senza voler imporre nulla, sull’esempio dell’apostolo Andrea, di cui oggi il patriarcato celebra la festa. E’ stato il messaggio del Papa nel suo discorso durante la divina liturgia nella chiesa di San Giorgio al Phanar oggi, ultimo giorno della sua visita in Turchia. Francesco, rivolto al patriarca Bartolomeo, ha chiesto agli ortodossi di rispondere insieme, in unità, alle richieste di aiuto dei poveri, delle vittime della guerra, e dei giovani. E ha ricordato la tragedia degli attentati in Nigeria. Il servizio di Francesca Sabatinelli: 

E’ un abbraccio prolungato quello che unisce Francesco a Bartolomeo, iniziato ieri al Phanar, alla preghiera ecumenica, proseguito oggi durante la divina liturgia, il Papa che ieri ha chinato il capo per ricevere la benedizione del Patriarca, e che oggi ha recitato ad alta voce in latino il Padre Nostro, ha definito “una grazia singolare” l’aver partecipato alla celebrazione a Istanbul:

"Incontrarci, guardare il volto l’uno dell’altro, scambiare l’abbraccio di pace, pregare l’uno per l’altro sono dimensioni essenziali di quel cammino verso il ristabilimento della piena comunione alla quale tendiamo. Tutto ciò precede e accompagna costantemente quell’altra dimensione essenziale di tale cammino che è il dialogo teologico. Un autentico dialogo è sempre un incontro tra persone con un nome, un volto, una storia, e non soltanto un confronto di idee".

L’esempio dell’apostolo Andrea di cui oggi il Patriarcato celebra la festa, è illuminante e deve essere di riferimento: mostra la vita cristiana è un incontro trasformante con Cristo e che “l’annuncio cristiano si diffonde grazie a persone che, innamorate di Cristo, non possono non trasmettere la gioia di essere amate e salvate”. E’ quindi chiaro, dice Francesco, “che neanche il dialogo tra cristiani può sottrarsi a questa logica dell’incontro personale”. Il Papa ricorda due anniversari, entrambi a cinquant’anni di distanza:  l’avvio del percorso di riconciliazione tra cattolici e ortodossi, segnato dall’abbraccio di Atenagora e Paolo VI, a Gerusalemme, la città santa che nel maggio scorso ha visto riaffermare il cammino di amicizia dall’incontro tra Francesco e Bartolomeo e  poi promulgazione della Unitatis redintegratio,  il decreto del Concilio Vaticano II “con il quale – ricorda - è stata aperta una nuova strada per l’incontro tra i cattolici e i fratelli di altre Chiese e Comunità ecclesiali”. Un documento con il quale si afferma che per custodire fedelmente la pienezza della tradizione cristiana e per condurre a termine la riconciliazione dei cristiani d’oriente e d’occidente è di somma importanza conservare e sostenere il ricchissimo patrimonio delle Chiese d’Oriente” sia per quanto riguarda le tradizioni liturgiche e spirituali sia per le discipline canoniche”:

"Ritengo importante ribadire il rispetto di questo principio come condizione essenziale e reciproca per il ristabilimento della piena comunione, che non significa né sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza realizzato da Cristo Signore per mezzo dello Spirito Santo".

E Francesco poi fuga qualsiasi possibile sospetto o timore che la Chiesa cattolica possa o voglia dettare condizioni per il raggiungimento dell’unità:

"Voglio assicurare a ciascuno di voi che, per giungere alla meta sospirata della piena unità, la Chiesa cattolica non intende imporre alcuna esigenza, se non quella della professione della fede comune, e che siamo pronti a cercare insieme, alla luce dell’insegnamento della Scrittura e dell’esperienza del primo millennio, le modalità con le quali garantire la necessaria unità della Chiesa nelle attuali circostanze: l’unica cosa che la Chiesa cattolica desidera e che io ricerco come Vescovo di Roma, “la Chiesa che presiede nella carità”, è la comunione con le Chiese ortodosse".

L’unità tra cristiani è sempre più fondamentale anche per rispondere a quelle voci  “che domandano alle nostre Chiese di vivere fino in fondo l’essere discepoli del Signore Gesù Cristo”. Prima fra tutte: la voce dei poveri:

"Nel mondo, ci sono troppe donne e troppi uomini che soffrono per grave malnutrizione, per la crescente disoccupazione, per l’alta percentuale di giovani senza lavoro e per l’aumento dell’esclusione sociale, che può indurre ad attività criminali e perfino al reclutamento di terroristi. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle voci di questi fratelli e sorelle".

I poveri chiedono sì i necessario aiuto materiale, ma che li si aiuti soprattutto a “difendere la loro dignità di persone umane”, per ritrovare le energie e “tornare ad essere protagonisti delle loro storie”. Il compito dei cristiani è quello di lottare contro quelle che sono “le cause strutturali della povertà: la disuguaglianza, la mancanza di un lavoro degno, della terra e della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi”.

"Come cristiani siamo chiamati a sconfiggere insieme quella globalizzazione dell’indifferenza che oggi sembra avere la supremazia e a costruire una nuova civiltà dell’amore e della solidarietà".

A quella dei poveri si unisce la voce delle vittime dei conflitti, che gridano non lontano dalla Turchia, perché, ricorda Francesco, “alcune nazioni vicine sono segnate da una guerra atroce e disumana”.

"Penso con profondo dolore alle tante vittime del disumano e insensato attentato che in questi giorni ha colpito i fedeli musulmani che pregavano nella moschea di Kano, in Nigeria.Turbare la pace di un popolo, commettere o consentire ogni genere di violenza, specialmente su persone deboli e indifese, è un peccato gravissimo contro Dio, perché significa non rispettare l’immagine di Dio che è nell’uomo. La voce delle vittime dei conflitti ci spinge a procedere speditamente nel cammino di riconciliazione e di comunione tra cattolici ed ortodossi".

A interpellare le coscienze dei cristiani sono in ultimo i giovani, e tanti di loro oggi “vivono senza speranza, vinti dalla sfiducia e dalla rassegnazione”, e che influenzati dalla cultura dominante, “cercano la gioia soltanto nel possedere beni materiali e nel soddisfare le emozioni del momento”. “Le nuove generazioni, avverte il Papa,  non potranno mai acquisire la vera saggezza e mantenere viva la speranza se noi non saremo capaci di valorizzare e trasmettere l’autentico umanesimo, che sgorga dal Vangelo e dall’esperienza millenaria della Chiesa”.

"Sono proprio i giovani – penso ad esempio alle moltitudini di giovani ortodossi, cattolici e protestanti che si incontrano nei raduni internazionali organizzati dalla comunità di Taizé – che oggi ci sollecitano a fare passi in avanti verso la piena comunione. E ciò non perché essi ignorino il significato delle differenze che ancora ci separano, ma perché sanno vedere oltre, sono capaci di cogliere l’essenziale che già ci unisce".

Non dimentichiamoci mai di pregare gli uni per gli altri, è la richiesta del Papa, si è già “in cammino verso la piena comunione e già possiamo vivere segni eloquenti di un’unità reale, anche se ancora parziale. Questo ci conforta e ci sostiene nel proseguire questo cammino”.

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Dichiarazione congiunta. Papa e Bartolomeo: no a Medio Oriente senza cristiani

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Al termine della Divina Liturgia, il Papa e il Patriarca hanno raggiunto il secondo piano del Palazzo patriarcale per la Benedizione ecumenica a cui è seguita, nella Sala del Trono, la lettura e la firma della "Dichiarazione Congiunta" in cui il Papa e il Patriarca hanno ribadito l’impegno per l’unità e lanciato un appello di pace per il Medio Oriente e l’Ucraina. Il servizio di Sergio Centofanti

Papa Francesco e Bartolomeo riaffermano con forza la volontà di “continuare a camminare insieme al fine di superare, con amore e fiducia, gli ostacoli” che ancora dividono le due Chiese. “Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione – si legge nella Dichiarazione congiunta - in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani e soprattutto tra cattolici e ortodossi”.

E’ stato ribadito il sostegno al dialogo teologico promosso dalla Commissione Mista Internazionale che, istituita trentacinque anni fa dal Patriarca Dimitrios e da Papa Giovanni Paolo II, sta trattando “le questioni più difficili che hanno segnato la storia” delle due Chiese e che richiedono “uno studio attento e approfondito”. Di qui l’invito ai fedeli di elevare la comune invocazione di Gesù “che tutti siano una cosa sola, perché il mondo creda” (Gv. 17,21).

Francesco e Bartolomeo esprimono poi la “comune preoccupazione per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente” uniti “nel desiderio di pace e di stabilità e nella volontà di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione”.

C’è quindi l’appello a quanti hanno “la responsabilità del destino dei popoli affinché intensifichino il loro impegno per le comunità che soffrono e consentano loro, comprese quelle cristiane, di rimanere nella loro terra natia. Non possiamo rassegnarci – afferma con forza la Dichiarazione - a un Medio Oriente senza i cristiani, che lì hanno professato il nome di Gesù per duemila anni. Molti nostri fratelli e sorelle sono perseguitati e sono stati costretti con la violenza a lasciare le loro case. Sembra addirittura che si sia perduto il valore della vita umana e che la persona umana non abbia più importanza e possa essere sacrificata ad altri interessi. E tutto questo, tragicamente, incontra l’indifferenza di molti”.

Francesco e Bartolomeo sottolineano il valore dell’ecumenismo della sofferenza: “Come il sangue dei martiri è stato seme di forza e di fertilità per la Chiesa, così anche la condivisione delle sofferenze quotidiane può essere uno strumento efficace di unità. La terribile situazione dei cristiani e di tutti coloro che soffrono in Medio Oriente richiede non solo una costante preghiera, ma anche una risposta appropriata da parte della comunità internazionale”.

Si ribadisce poi l’importanza “della promozione di un dialogo costruttivo con l’Islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia. Ispirati da comuni valori e rafforzati da un genuino sentimento fraterno, musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra”. Francesco e Bartolomeo esortano, dunque, “tutti i leader religiosi a proseguire e a rafforzare il dialogo interreligioso e a compiere ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà fra le persone e fra i popoli”.

La Dichiarazione congiunta si conclude con un appello per la pace in Ucraina, “un Paese con un’antica tradizione cristiana”, affinché le parti coinvolte nel conflitto ricerchino “il cammino del dialogo e del rispetto del diritto internazionale per mettere fine al conflitto e permettere a tutti gli ucraini di vivere in armonia”.

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Questa mattina Messa e incontro con il Gran Rabbino di Turchia

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La terza ed ultima giornata del Papa in Turchia si è aperta questa mattina con la celebrazione della Messa in privato, nella Rappresentanza pontificia a Istanbul. Dopo la Messa, l'incontro con il Gran Rabbino di Turchia Isak Haleva, a capo dei 25mila ebrei presenti nel Paese islamico soprattutto a Istanbul e Izmir. Il Rabbino Haleva aveva incontrato Benedetto XVI sempre a Istanbul, nel corso del suo viaggio in Turchia il 30 novembre del 2006. Dopo questo incontro Papa Francesco si recherà nella Chiesa di San Giorgio del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli dove sarà accolto dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo I che lo accompagnerà all'interno del tempio per la Divina liturgia nella Festa di Sant'Andrea apostolo. Al termine, il Papa e il Patriarca raggiungeranno il secondo piano del palazzo patriarcale per la Benedizione ecumenica a cui seguirà, nella Sala del trono, la lettura e la firma della "Dichiarazione Congiunta". Quindi il pranzo nel patriarcato. Nel primo pomeriggio, prima di lasciare Istanbul, il Papa incontrerà nel giardino della Residenza pontificia, gli alunni dell'Oratorio salesiano. La partenza è prevista alle 17.00. L'arrivo a Roma all'aeroporto di Ciampino, alle 18.40.

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Abbraccio fraterno tra Francesco e Bartolomeo nella preghiera ecumenica

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La nostra gioia è nel “comune affidamento alla fedeltà di Dio, che pone il fondamento  per la ricostruzione del suo tempio che è la Chiesa”. E’ uno dei passaggi forti del discorso di Papa Francesco durante la preghiera ecumenica tenutasi nel pomeriggio nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio, che si trova nella zona del Phanar ad Istanbul. Al termine del rito, il Papa ha chiesto al Patriarca di benedirlo chinando il capo e Bartolomeo lo ha baciato e abbracciato. Il servizio di Debora Donnini: 

Il Papa con un animo colmo di gratitudine a Dio prega assieme al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Al centro della preghiera ecumenica, le parole tratte dal libro del profeta Zaccaria: “Ecco, io salvo il mio popolo dall’oriente e dall’occidente”. Parole che per il Papa ricordano che il fondamento “su cui possiamo muovere insieme i nostri passi con gioia e con speranza” è proprio questa promessa di salvezza del Signore: 

“Sì, venerato e caro Fratello Bartolomeo, mentre Le esprimo il mio sentito ‘grazie’ per la Sua fraterna accoglienza, sento che la nostra gioia è più grande perché la sorgente è oltre, non è in noi, non è nel nostro impegno e nei nostri sforzi, che pure doverosamente ci sono, ma è nel comune affidamento alla fedeltà di Dio, che pone il fondamento per la ricostruzione del suo tempio che è la Chiesa”.

Si tratta, infatti, di una gioia e di una pace che il mondo non può dare ma che Gesù ha donato ai discepoli da Risorto. Andrea e Pietro hanno ricevuto questo dono e da fratelli di carne, sottolinea il Papa, l’incontro con Cristo li ha trasformati in “fratelli nella fede e nella carità” ma soprattutto in “fratelli nella speranza”:

“Quale grazia, Santità, poter essere fratelli nella speranza del Signore Risorto! Quale grazia – e quale responsabilità – poter camminare insieme in questa speranza, sorretti dall’intercessione dei santi fratelli Apostoli Andrea e Pietro! E sapere che questa comune speranza non delude, perché è fondata non su di noi e sulle nostre povere forze, ma sulla fedeltà di Dio”.

In conclusione il Papa ha aggiunto:  

"E vi chiedo un favore: di benedire me e la Chiesa di Roma".

Dopo aver rivolto queste parole al Patriarca ecumenico, Francesco ha chinato il capo e Bartolomeo I lo ha baciato sulla testa e abbracciato con grande spontaneità e fraternità. Prima, nel suo discorso, il Patriarca ha ricordato l’importanza della visita di Papa Francesco, che segue quelle dei suoi predecessori Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: una visita che  testimonia “la volontà Vostra e della Santissima Chiesa di Roma –  ha detto  - di proseguire il fraterno costante cammino con la nostra Chiesa Ortodossa, per il ristabilimento della completa comunione tra le nostre Chiese”. Per il Patriarca Ecumenico si tratta dunque di “un fatto storico e ricco di buoni auspici per il futuro”. Precedentemente in un incontro con i giornalisti, Bartolomeo I aveva espresso la sua gioia per la visita del Papa:

“Siamo felicissimi di poter accogliere Sua Santità Papa Francesco, con cui eravamo a Gerusalemme pochi mesi fa e abbiamo pregato per l’unità delle nostre Chiese, per la pace nel Medio Oriente, del mondo intero … E’ un grande onore per noi tutti avere come ospite Sua Santità Papa Francesco”.

Al termine della Preghiera ecumenica, il Papa e il Patriarca Ecumenico hanno avuto un colloquio privato, seguito da uno scambio di regali. A ciascun membro del Sinodo del Patriarcato ecumenico è stata donata una riproduzione incorniciata in perspex delle pagine del Salterio.

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Più ci si incontra, più si trova unità: così padre Lombardi

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Più ci si incontra e più si cammina verso l’unità: così padre Federico Lombardi commenta i sentiti momenti di dialogo del Papa in Turchia. Ma ascoltiamo le riflessioni del direttore della Sala Stampa vaticana, al microfono di Francesca Sabatinelli: 

R. – E’ chiaro che il Papa ha un’idea del servizio di Pietro esattamente come servizio non come potere. Quindi bisogna che sia chiaro per tutti che il servizio del primato, il servizio del vescovo di Roma, è un servizio per l’unione, che si svolge fondamentalmente attraverso l’amore, attraverso la fraternità e anche con il concetto della sinodalità. Questo è un elemento importante in questo Pontificato, che manifesta una sintonia con la Chiesa ortodossa, per la quale la sinodalità è un aspetto fondamentale del cammino della Chiesa. Il cammino, però, rimane comunque lungo. Ci sono le Commissioni che stanno studiando come effettivamente interpretare questo problema del primato, su cui ci sono mille anni di divisioni. Non è quindi una cosa così semplice da chiarire pienamente.

D. – Quali sono gli elementi nuovi, se ci sono stati in questi due giorni di incontri?

R. – Più ci si incontra e più ci si vuol bene e più si cammina verso l’unità. Il fatto che siamo ad un quarto incontro in un brevissimo Pontificato dice che c’è una sintonia e un desiderio di camminare insieme estremamente intenso. Questo mi sembra l’elemento più evidente.

D. – Il Papa ha anche chiesto di procedere uniti, cattolici e ortodossi, anche per rispondere alla richiesta d’aiuto che viene dai poveri, che viene dalle vittime della guerra…

R. – Certo, ma l’ecumenismo, come anche il dialogo interreligioso, si nutrono non solo di idee, ma anche di vivere e fare insieme. Ora, tutti quelli che sono gli aspetti di un impegno, che per i cristiani viene anche da un’esplicita ispirazione evangelica per la giustizia, il bene delle persone, il superamento delle grandi piaghe dell’umanità di oggi – siano i conflitti, la povertà, l’ignoranza, l’oppressione – tutto questo naturalmente si può fare insieme, su una base comune evidentissima presente nel Vangelo.

D. – Le immagini, secondo lei, che resteranno di questo viaggio…

R. – Le immagini che hanno colpito molto sono quelle del momento di adorazione silenziosa nella Moschea, quelle del Papa che chiede la benedizione, riceve la benedizione e un bacio dal Patriarca, e penso anche la benedizione insieme dal balcone, che è un’immagine che avevamo già visto con un altro Papa, ma che è sempre un momento molto espressivo del camminare e guardare insieme all’umanità  e ai suoi problemi.

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Messaggio del Papa per l'Anno della Vita Consacrata

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La vostra luminosa testimonianza di vita sarà come una lampada posta sul candelabro per donare luce e calore a tutto il popolo di Dio. Così Papa Francesco el messaggio inviato e letto, in occasione dell’apertura dell’Anno della Vita Consacrata, in San Pietro prima dell’inizio della Messa, presieduta dal card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Massimiliano Menichetti: 

"Svegliate il mondo! Illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e contro corrente". E’ l’esortazione del Papa nel giorno in cui si apre l’Anno della Vita Consacrata, da lui indetto, a 50 anni della promulgazione del decreto conciliare "Perfectae caritatis" sul rinnovamento della vita religiosa. Francesco, nel messaggio letto nella Basilica Vaticana, si stringe in un abbraccio reciproco alle consacrate e consacrati, mostra “la bellezza e la preziosità di questa peculiare forma di sequela Christi", rappresentata - spiega - da tutti coloro che hanno "deciso di lasciare ogni cosa per imitare Cristo più da vicino mediante la professione dei consigli evangelici”. Guardando alle “tante iniziative” che saranno “attuate in ogni parte del mondo”, il Papa esorta alla testimonianza luminosa indicando, ancora una volta, tre parole programmatiche: “Essere gioiosi”, ovvero mostrate a “tutti che seguire Cristo e mettere in pratica il suo Vangelo riempie il cuore di felicità”. Essere “coraggiosi” perché - scrive - “chi si sente amato dal Signore sa di riporre in Lui piena fiducia”, potendo "come i vostri fondatori" aprire “vie nuove di servizio al regno di Dio”. Terzo punto essere “donne e uomini di comunione”. “Siate instancabili costruttori di fraternità” - sprona - specialmente nei confronti dei “più poveri”, mostrate “che la fraternità universale non è un’utopia, ma il sogno stesso di Gesù per l’umanità intera”. 

Le parole del Papa sono state raccolte con gioia e commozione dai presenti. Il card. João Braz de Aviz, che ha presieduto la celebrazione nella Basilica Vaticana, ha pregato esprimendo “piena comunione” con il “Papa in Turchia”, per “l’incontro fraterno con il Patriarca Bartolomeo, e per approfondire il dialogo interreligioso con i fratelli e le sorelle mussulmani”. Grande la gioia per le nuove sfide:

"Iniziamo quest’anno della vita consacrata nel segno della speranza cristiana perché il Signore è fedele e, con la sua misericordia, trasforma le nostre infedeltà. Chiunque spera in lui non resta deluso".

E' l'affidamento a Dio che cambia il cuore dell'uomo l'ancora sicura che ha indicato il cardinale João Braz de Aviz:

"Più ci lasciamo plasmare dal Padre come argilla nelle sue mani, cioè, più ci consegnammo fiduciosi nelle sue mani di Padre che ci ama, più noi cammineremo con sicurezza e svegli nell’incontro con Lui quando arriverà. Questo atteggiamento potrà dare molta profondità all’anno che ora iniziamo".

Vangelo, profezia e speranza, sono i capisaldi tracciati dal prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il quale ha rimarcato che “La radicalità evangelica non è solamente dei religiosi”, ma “è richiesta a tutti”; che ai “religiosi” è chiesto anche di interrogarsi “su quello che Dio e che l’umanità di oggi domandano” e di “essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra”. Citando poi San Giovanni Paolo II ha indicato “la grande sfida” di “questo nuovo millennio”: “fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione”.

Durante l’Anno della Vita consacrata, Papa Francesco ha concesso ai fedeli la possibilità di ottenere delle speciali indulgenze. Fabio Colagrande ne ha parlato con il reggente della Penitenzieria Apostolica, mons. Krzysztof Nykiel: 

R. – “La vita consacrata è la gioia dell’incontro con Cristo. Non abbiate paura di mostrare la gioia di aver risposto alla chiamata del Signore, alla sua scelta di amore e di testimoniare il suo Vangelo nel servizio alla Chiesa”. Sono parole di Papa Francesco durante l’incontro con i seminaristi, i novizi e le novizie che è avvenuto il 6 luglio 2013 nell’Aula Paolo VI in occasione dell’Anno della Fede. Ritengo che in queste poche parole possiamo scorgere il nesso tra la vita consacrata e le indulgenze perché la bellezza della consacrazione a Dio consiste proprio nel testimoniare la gioia di sentirsi sempre accolti e perdonati da un Dio che è il Padre, ricco di misericordia. I consacrati e le consacrate sono uomini e donne che, pur con i loro limiti e fragilità umane, sono stati guardati, amati, perdonati e chiamati a seguire in modo particolare il Signore sulla via della perfezione evangelica. Perciò, rappresentano per il mondo di oggi un’autorevole testimonianza di come la misericordia di Dio può cambiare in meglio la vita e donarti quella gioia che il mondo non può dare.     

D. – Questa speciale concessione dell’Indulgenza durante l’Anno della Vita Consacrata come potrà aiutare soprattutto i fedeli laici ad accostarsi con maggiore fiducia e frequenza al Sacramento della Riconciliazione?

R. – San Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica Vita consacrata ha ricordato che: “Il primato di Dio è per l’esistenza umana pienezza di significato e di gioia, perché l’uomo è fatto per Dio ed è inquieto finché in Lui non trova pace” (n°. 27). I religiosi e le religiose con la loro vita interamente donata a Cristo rappresentano, anche e soprattutto per i fedeli laici, un costante monito a mettere Dio al centro della propria esistenza e a non avere paura di aprirsi all’esperienza del Suo amore e della Sua misericordia. Papa Francesco in un’intervista rilasciata a Civiltà Cattolica, ha ribadito che “i religiosi devono essere uomini e donne capaci di svegliare il mondo” (Antonio Spadaro, “Svegliare il mondo”. Colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, in La Civiltà Cattolica, 165, 2014/I, 5). Il risveglio del mondo dal sonno del peccato deve passare necessariamente dal confessionale. E’ nel sacramento della riconciliazione, infatti, che ogni uomo intorpidito e paralizzato dalla pesantezza del peccato sperimenta la grandezza della misericordia di Dio che assolvendo ogni colpa, gli ridona la “leggerezza dell’essere”, la gioia di vivere e la pace del cuore. 

D. – Eccellenza, per Lei quindi la Vita Consacrata è manifestazione privilegiata della misericordia di Dio …. Può chiarire meglio questo concetto? 

E’ proprio così. La bellezza della consacrazione è portare a tutti la vicinanza e la prossimità di Dio. Nel mondo di oggi c’è molto scoraggiamento. Si è persa la fiducia. C’è una forte crisi di speranza. I religiosi e le religiose sono chiamati a portare questo messaggio di speranza e di consolazione: Dio è misericordia infinita e grande nell’amore. I consacrati, facendosi prossimo di tutti coloro che il Signore pone nel loro cammino di vita, possono aiutare le persone a riscoprire la Chiesa come “casa di misericordia”, dove trovare ascolto e comprensione, consolazione e speranza oppure - come ama dire Papa Francesco – la Chiesa come “ospedale da campo”, dove curare le ferite dell’anima, guarire le malattie spirituali e liberare dai peccati della vita passata. Solo così la vita consacrata diventa feconda, non si appiattisce anzi si rinnova di giorno in giorno e diventa sempre di più irradiazione della luce del vangelo, emanazione dell’amore di Dio, diffusione della gioia interiore che solo Dio può davvero assicurare.

D. – Ci può brevemente ricordare quali sono le condizioni per ottenere l’indulgenza?

R. – Per quanto riguarda le condizioni, come prima cosa deve effettuarsi il totale distacco dal peccato, anche quello veniale; se manca questa fondamentale condizione di distacco totale dal peccato e del sincero pentimento, l’indulgenza non sarà plenaria, bensì parziale. In secondo luogo è necessario confessarsi, fare la comunione, pregare secondo le intenzioni del Papa e compiere l’atto a cui la Chiesa annette l’indulgenza. L’indulgenza plenaria si potrà ottenere una volta al giorno (eccettuato il caso di un fedele che l’ottenga nuovamente nello stesso giorno ‘in articulo mortis’) adempiendo le summenzionate condizioni. E un’indulgenza plenaria può essere anche applicata in suffragio per i nostri cari defunti.

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Anno Vita Consacrata. Papa: uscire dal nido verso periferie dell'uomo

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Alla vigilia dell'apertura, questa domenica, dell’Anno della Vita Consacrata indetto da Papa Francesco, ieri sera si è svolta la Veglia di preghiera presso la Basilica di Santa Maria Maggiore con un videomessaggio del Pontefice indirizzato a tutti i consacrati e le consacrate che operano nel mondo. Il servizio di Stefano Leszczynski: 

“Svegliate il mondo! Svegliate il mondo!”: è questa l’invocazione che Papa Francesco lancia nuovamente ai consacrati e alle consacrate in occasione della Veglia di preghiera a Santa Maria Maggiore alla vigilia dell’apertura dell’Anno della Vita Consacrata:

"In questa occasione le mie prime parole sono di gratitudine al Signore per il dono prezioso della vita consacrata alla Chiesa e al mondo".

Il Papa auspica che l’Anno dedicato alla vita consacrata sia occasione per valorizzare in maniera conveniente il dono prezioso della vocazione alla vita consacrata. “Mettete Cristo al centro della vostra esistenza” – dice Papa Francesco – perché “la vita consacrata consiste essenzialmente nell’adesione personale a Lui”. I consacrati e le consacrate facciano in modo di trasformarsi in “memoria vivente del modo di esistere di Gesù, come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli” (cit. Vita Consacrata 22).

E’ un compito arduo – sottolinea Papa Francesco – lasciarsi toccare dalla mano di Gesù, lasciarsi condurre dalla sua voce e sostenere dalla sua grazia. Ma un aiuto si trova nel Vangelo:

"Assumetelo come forma di vita e traducetelo in gesti quotidiani segnati dalla semplicità e dalla coerenza, superando così la tentazione di trasformarlo in una ideologia. Il Vangelo conserverà 'giovane' la vostra vita e missione, e le renderà attuali e attraenti. Sia il Vangelo il terreno solido dove avanzare con coraggio".

La missione dei consacrati e delle consacrate deve essere diretta verso “le periferie dell’uomo e della donna di oggi” (EG,20) - spiega Francesco. Incontrando Cristo, aggiunge il Papa, si arriva all’incontro con “i più bisognosi, i poveri”. Raggiungere le periferie per portare la luce del Vangelo richiede “vigilanza”, ma anche “lucidità” per riconoscerne le complessità,  “discernimento”, senza rinunciare ad immergersi nella realtà per toccare la carne sofferente di Cristo nel Popolo (EG, 24):

"Uscite dal vostro nido verso le periferie dell’uomo e della donna di oggi! Per questo, lasciatevi incontrare da Cristo. L’incontro con Lui vi spingerà all’incontro con gli altri e vi porterà verso i più bisognosi, i più poveri".

Papa Francesco – citando nuovamente l’Evangelii Gaudium (109) - invita i consacrati e le consacrate ad essere “realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza!”. Su questa missione sarà Maria, la Beata Vergine, modello di ogni discepolo-missionario a vegliare con sguardo materno.

Alla veglia di preghiera, era presente il cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita Apostolica. Marina Tomarro lo ha intervistato: 

R. – Noi siamo strafelici, perché il Papa ha riversato sui consacrati e le consacrate tutto il suo amore. Si sente che lui vuole che i consacrati siano Vangelo vivo - questa è infatti proprio la profezia - non solo con la dottrina, ma con una vita vicino alle persone e vicino a Dio. Essere felici, perché Dio solo può far felice una persona. E poi dobbiamo andare a cercare gli altri ed entrare in questa carne dell’umanità. Siamo molto contenti, perché vediamo che non sono solo i consacrati e le consacrate, che hanno preso in mano questo anno; noi vediamo che anche le Chiese particolari, in tutto il mondo in fermento, una realtà che deve andare avanti, svilupparsi soprattutto nelle diocesi, nelle diocesi locali, nei Paesi, perché i consacrati sentano che sono parte integrante della Chiesa.

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Oggi in Primo Piano



Svizzera. Oggi i tre referendum su immigrazione, oro e tasse

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Si profila un chiaro "No" al referendum che si svolge oggi in Svizzera per uno stop all'immigrazione per "motivi ecologici". Stando alle proiezioni gli elettori elvetici avrebbero bocciato il testo con il 74% dei voti contrari. I sondaggi della vigilia indicano che potrebbero essere respinti anche gli altri due quesiti referendari in tema di tasse e riserve auree dello Stato. Tuttavia, se anche uno solo passasse potrebbe cambiare completamente il volto della Confederazione Elvetica. Il servizio di Roberta Barbi

Tre quesiti ai quali rispondere sì o no. Il primo referendum da votare oggi in Svizzera riguarda le riserve auree della Banca centrale: i promotori chiedono che venga reimpatriato tutto l’oro depositato all’estero entro due anni, che aumenti al 20% la quota sulle riserve complessive e che l’oro non possa più essere venduto. Il referendum promosso dai socialisti, invece, mira a eliminare il regime fiscale riservato ai residenti stranieri nella Confederazione, che godono di un forfait per il pagamento delle tasse, indipendente dal reddito. Ma il quesito che ha certamente fatto più discutere è quello relativo all’immigrazione : i proponenti chiedono che sia fissato un tetto dello 0.2% sulla media triennale della popolazione svizzera residente, per gli ingressi annuali di immigrati, in modo da limitare l’aumento annuo della popolazione, anche attraverso una pianificazione familiare. Se passasse, sarebbero quindi circa 16mila le persone che ogni anno potrebbero andare a lavorare nel Paese, provvedimento che secondo i fautori contribuirebbe a difendere la cultura elvetica da massicce invasioni straniere, ma per i contrari – governo, sindacati, imprenditori e chiese - sarebbe un grosso danno all’economia locale, in quanto non sarebbe più possibile assumere i lavoratori stranieri qualificati. Anche i vescovi svizzeri hanno parlato di questo referendum, come spiega al microfono di Adélaïde Patrignani, collega del programma francese, il segretario generale della Conferenza episcopale svizzera, mons. Erwin Tanner

R. – A ce propos là, ce referendum …
A questo proposito, ci si riferisce al comunicato stampa in occasione dell’ultima all’Assemblea plenaria, nel quale è possibile trovare molte informazioni e dove è possibile comprendere quale sia la posizione della Chiesa e dei vescovi svizzeri, che è stata chiaramente espressa: i vescovi non sono a favore di questa iniziativa, ma lasciano la libertà ai votanti di potersi pronunciare al riguardo. Quindi i vescovi si sono espressi chiaramente e nettamente sui principi della dottrina sociale, riferendosi alla dignità umana che deve essere rispettata in questo contesto.

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Il partito socialdemocratico Siumut vince in Groenlandia

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È il partito socialdemocratico Siumut a vincere le elezioni in Groenlandia, battendo l’opposizione che proponeva la scissione dalla Danimarca. Non si spengono gli interessi geopolitici della comunità internazionale nei confronti di un territorio strategico e ricco di materie prime. Corinna Spirito ne ha parlato con il presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, Tiberio Graziani

R. – Il test elettorale è stato molto seguito in ambito internazionale perché la  Groenlandia è importante dal punto di vista energetico e minerario. Se si pensa a una secessione della Groenlandia dalla Danimarca, evidentemente, l’interesse di altri attori geopolitici e geo-economici è molto forte. La Groenlandia separata dal regno della Danimarca è un’entità nazionale debole, però è anche vero che da parecchi anni c’è un sentimento molto diffuso nella popolazione che è volto proprio a separare il proprio destino da quello di Copenaghen. Negli ultimi periodi, in Groenlandia si registra una sorta di fuga dei giovani verso la Danimarca.

D.  – Ci sono reali basi economiche per una Groenlandia indipendente?

R. – Una Groenlandia indipendente diventa fragile. Un’entità nazionale politica autonoma debole poi diventa facile preda di interessi economici globali.

D. – Grandi potenze quali la Russia, la Cina, stanno mettendo gli occhi sulle ricchezze di questa terra. Quali rischi si corrono sul piano internazionale?

R. – Dal punto di vista internazionale si corre il rischio che il sistema occidentale perda una grande occasione se lascia al proprio destino la Groenlandia. La Cina ha un interesse per l’acquisizione o ad avere un partner che possa rifornirla di risorse energetiche, ovviamente. La Russia cerca sempre di mantenere il proprio prestigio nell’ambito dell’Artico, cioè è una questione più di tipo geostrategico.

D. – Uno dei punti cardine di queste elezioni è stata la questione ecologica…

R.  – La questione dell’ecologia è una questione che ha due facce. Dal punto di vista dei rapporti di forza geopolitici viene utilizzata strumentalmente, mentre, da un punto di vista di prospettiva a lungo periodo, chiaramente è una delle zone, quella dell’Artico, che deve essere ovviamente preservata.

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Nella Chiesa e nel mondo



Ucraina: combattimenti a Donetsk. Morti tre soldati e un civile

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Non si fermano i combattimenti in Ucraina orientale tra l’esercito governativo e i ribelli filo-russi. Un portavoce militare di Kiev ha riferito che nelle ultime 24 ore sono stati uccisi tre soldati ucraini e 15 sono rimasti feriti. Gli scontri imperversano ancora all'aeroporto di Donetsk, una delle aree più calde del conflitto, e nei pressi di Lugansk. Dal canto loro, le autorità della roccaforte separatista di Donetsk riferiscono di un civile ucciso e di potenti esplosioni in varie parti della città. E per oggi è atteso l’arrivo proprio a Donetsk di un convoglio di 80 camion carichi di aiuti umanitari dalla Russia. Secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite, sette mesi di conflitto nelle regioni orientali dell’Ucraina hanno causato 4.300 morti e 930.000 sfollati.  (M.G.)

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Siria: almeno 50 jihadisti uccisi a Kobane

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Nuova fiammata di violenti combattimenti nella città curdo-siriana di Kobane, assediata dal 16  settembre scorso dalle milizie dello Stato Islamico. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, almeno 50 jihadisti sono stati  uccisi, nelle ultime 24 ore, nei raid aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti, negli scontri con i curdi, e in cinque attacchi suicida condotti dagli stessi miliziani dell’Is. Si tratta di uno dei bilanci più pesanti da quando lo Stato Islamico tenta di prendere il controllo della città. Ieri, per la prima volta l'Is ha lanciato un doppio attacco suicida contro il posto di frontiera di Kobane, controllato dai curdi. Intanto si registrano le dichiarazioni del ministro degli esteri siriano, Walid Muallem, secondo il quale l’intervento della coalizione non ha indebolito i jihadisti. (M.G.)

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Egitto: due morti al Cairo dopo l'assoluzione di Mubarak

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 È di almeno due morti, nove feriti e circa 70 arresti, il bilancio degli scontri di ieri sera al Cairo, in Egitto, tra polizia e manifestanti antigovernativi che protestavano contro il proscioglimento dell'ex presidente Hosni Mubarak.  Le proteste, proseguite anche in piena notte, erano iniziate sabato pomeriggio dopo la sentenza di assoluzione dell'ex capo di Stato dalle accuse che lo vedevano implicato nel massacro delle 846 persone uccise dai militari durante le rivolte della Primavera araba del 2011.

Le dimostrazioni, inizialmente pacifiche, hanno assunto caratteri violenti a causa dell'infiltrazione di alcuni elementi islamisti e dei Fratelli musulmani che si sono aggiunti ai circa mille parenti delle vittime del 2011 radunati in piazza Abdel-Moneim Riad.

Mubarak era stato condannato nel giugno 2012 all'ergastolo per aver ordinato la repressione violenta delle manifestazioni di piazza Tahrir. Ma nel 2013, dopo caduta del governo dei Fratelli Musulmani, una sentenza della Corte suprema aveva annullato il verdetto obbligando i giudici ad istituire un nuovo processo.

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Ebola: Oms aggiorna bilancio, quasi 7000 morti

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E' salito a quasi settemila il numero dei morti provocati dal virus dell'Ebola in Africa occidentale. L'ultimo dato è stato fornito a Ginevra dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui l'epidemia ha fatto a oggi 6.928 morti e 16.169 contagiati. La Liberia resta il Paese più colpito, con 4.181 vittime, segue la Guinea con 1.284 decessi e la Sierra Leone con 1.463. Intanto continuano a essere definite “stazionarie” le condizioni generali del medico italiano di Emergency contagiato e ricoverato dal 25 novembre all'Istituto Spallanzani di Roma. La paziente è sottoposto ad un trattamento sperimentale. (M.G.)

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Nuova app di Acs per entrare in contatto con la Chiesa che soffre

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Costanti aggiornamenti e notizie sulla Chiesa di tutto il mondo. Aiuto alla Chiesa che Soffre lancia la sua nuova applicazione per smartphone con contenuti esclusivi. «La nostra è una delle prime e delle pochissime associazioni cattoliche ad avvalersi di un simile strumento – ha affermato il direttore di Acs-Italia Massimo Ilardo – grazie al quale potremmo adempiere ancor meglio a quella che da sempre è una delle missioni di Acs, ovvero dare voce alla Chiesa perseguitata e sofferente». La nuova app Acs per smartphone, è disponibile sia per apple che per android. 

L’applicazione è composta da numerose sezioni, ciascuna dedicata ad un diverso argomento. Cliccando sul logo di Acs in alto si accede alla sezione “primo piano” in cui è possibile trovare le ultime campagne oppure dei focus specifici su Paesi o temi legati alla libertà religiosa e alle difficoltà della Chiesa nel mondo. Al momento in primo piano vi è la Campagna di Natale di Acs a sostegno dei rifugiati iracheni, con interviste, testimonianze e foto dal Kurdistan iracheno e l’illustrazione del piano di aiuti di Acs da 4 milioni di euro. Sono inoltre disponibili video relativi alla persecuzione religiosa.

Ampio spazio è dato ovviamente al Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo di Acs. All’interno dell’applicazione vi è la versione integrale dell’ultima edizione del Rapporto che, nato nel 1999 per iniziativa dell’ufficio italiano di Acs, fotografa il grado di rispetto della libertà religiosa in 196 Paesi, analizzando le violazioni subite dai fedeli di ogni credo e non solo dai cristiani.

Grazie all’app di Acs si può sfogliare l’intero volume oppure consultare singolarmente le 196 schede-Paese, ognuna delle quali contiene statistiche relative alla presenza religiosa e una dettagliata descrizione del rispetto della libertà religiosa sia sotto il profilo legislativo che all’interno della società.

L’app di Acs permette inoltre di leggere il Focus sulla Libertà Religiosa, una pubblicazione di 32 pagine che, oltre ad una panoramica generale sui dati emersi dall’analisi, contiene una graduatoria che suddivide i Paesi in quattro categorie in base al grado di violazione della libertà religiosa: elevato, medio, preoccupante, lieve. Nel Focus vi è inoltre una cartina che evidenzia i Paesi in cui il grado di violazioni della libertà religiosa è elevato o medio.

Ovviamente all’interno dell’applicazione si troveranno anche informazioni sulla storia di Aiuto alla Chiesa che Soffre - dalla prima campagna nel 1947 fino agli ultimi impegni in favore della Chiesa perseguitata – e sugli oltre 5500 progetti che ogni anno Acs realizza in 145 Paesi nel mondo, dal sostegno ai rifugiati in Medio Oriente, al supporto alle radio diocesane in Africa.

Non mancheranno anche le costanti informazioni e interviste riguardanti la Chiesa perseguitata di tutto il mondo e altri contenuti esclusivi. (M.P.)

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Gran Bretagna: la Chiesa celebra la “Domenica della Bibbia”

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“Ascoltare, riflettere, proclamare”: questo il tema dell’edizione 2014 della “Domenica della Bibbia”, organizzata ogni anno dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, in occasione della seconda domenica di Avvento.

L’iniziativa – si legge sul sito web dei vescovi inglesi – vuole offrire l’occasione di ascoltare e rinnovare l’attenzione alla Parola di Dio, attraverso la lettura e la riflessione, nelle parrocchie e nelle case, delle Sacre Scritture”. Citando poi l’Esortazione apostolica post-sinodale “Verbum Domini”, siglata dall’allora Papa Benedetto XVI nel 2010, i presuli sottolineano: “Dobbiamo impiegare ogni sforzo per mostrare la Parola di Dio come apertura ai propri problemi, come risposta alle proprie domande, un allargamento dei propri valori ed insieme come una soddisfazione alle proprie aspirazioni”. (VD, 23).

“La “Domenica della Bibbia” – spiega la Chiesa cattolica inglese - incoraggia a ricercare nuovi modi di rispondere a queste parole, proclamando la Parola di Dio che dà la vita a tutti, giorno per giorno”. Sul sito web dei presuli, è disponibile un ampio materiale informativo, realizzato dal Dipartimento per l’evangelizzazione e la catechesi della Conferenza episcopale inglese, insieme alla Società Biblica.

“In Avvento – spiega mons. Seamus Cunningham, membro del Dipartimento – San Giovanni Battista ci ricorda la necessità di prepararsi. Egli sa che la promessa di Dio è in procinto di essere mantenuta. Mentre siamo in cammino verso il Natale, aderiamo alla Domenica della Bibbia, così da incoraggiare un desiderio più profondo, all’interno della comunità cattolica, di ascoltare, riflettere e proclamare la Parola di Dio”. (I.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 334

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.