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Sommario del 31/03/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai Salesiani: vicini ai poveri e responsabili nella gestione dei beni, giovani siano protagonisti nella Chiesa
  • Il Papa: chi ha fede cammina verso le promesse di Dio, se no è un “turista esistenziale”
  • Appello del Papa per la Siria: ci sia più umanità! Mons. Zenari: è un conflitto dimenticato
  • Tweet del Papa: Quaresima è il tempo per cambiare rotta, reagire al male e alla miseria
  • Canonizzazione dei Papi: non c'è bisogno di biglietti, presentati gli eventi di preparazione
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Francia, ballottaggi: netta vittoria del centrodestra. Hollande verso rimpasto di governo
  • Elezioni in Turchia: vittoria del premier Erdogan
  • Napoli. Dibattito su migrazioni e demografia: sfida per l’Unione Europea
  • L'Associazione Genitori plaude alla proposta Roccella sulla libertà di educazione nelle scuole
  • Scampia: una libreria porta la cultura tra i giovani nei "feudi" della camorra
  • In un libro la storia di una donna costretta a vivere da 50 anni in un polmone d’acciaio
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Centrafrica: tensione ed incognite dopo le violenze dei soldati ciadiani
  • Darfur: nessun cessate il fuoco ma segnali incoraggianti
  • Rapporto sul clima: i mutamenti colpiscono tutti
  • Pakistan: l’ex presidente Musharraf incriminato per alto tradimento
  • Pakistan: dopo la condanna a morte di Masih ancora appelli contro la legge sulla blasfemia
  • India. Card. Gracias: prima delle elezioni, digiuno e preghiera per salvare la democrazia
  • Onu: in Pakistan 7 milioni di bambini non vanno a scuola
  • Cambogia: la metà dei bambini vive in condizioni di povertà estrema
  • Myanmar. L’arcivescovo di Yangon: “Il censimento è un’occasione per la pace e lo sviluppo”
  • Colombia: conclusa la 22.ma sessione dei colloqui di pace
  • Messico: la Chiesa condanna gli omicidi ad Oaxaca
  • Egitto: respinte le false accuse contro il monastero di Santa Caterina
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai Salesiani: vicini ai poveri e responsabili nella gestione dei beni, giovani siano protagonisti nella Chiesa

    ◊   “Lavoro e temperanza” guidarono l’opera di San Giovanni Bosco, volta a curare le anime, specie dei giovani. Lo ha ricordato il Papa, ricevendo stamane i partecipanti al 27.mo Capitolo generale dei Salesiani dedicato al tema “Testimoni della radicalità evangelica”, nell’anno bicentanario della nascita del fondatore. “Lo Spirito Santo vi aiuti a cogliere le attese e le sfide del nostro tempo” , ha auspicato Papa Francesco rivolto al neo-eletto rettor maggiore, don Angel Fernandez Artime, e al Consiglio generale, raccomandando a tutta la famiglia salesiana “trasparenza e responsabilità nella gestione dei beni”, oltre che “una vita essenziale ad austera”. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Se il motto di don Bosco era “Da mihi animas, cetera tolle” (Dammi le anime, prenditi il resto), il suo programma era rafforzato da altri due elementi – ha osservato il Papa – il lavoro e la temperanza. Dunque “lavorare per il bene delle anime”, superando “la tentazione della mondanità spirituale”, nella “temperanza”, che è il “senso della misura”, di “accontentarsi”, di “essere semplici”, che al figlio Giovanni aveva trasmesso la mamma:

    “La povertà di Don Bosco e di mamma Margherita ispiri ad ogni salesiano e ad ogni vostra comunità una vita essenziale e austera, vicinanza ai poveri, trasparenza e responsabilità nella gestione dei beni”.

    L’esperienza di Don Bosco e il suo sistema ‘preventivo’ – ha proseguito Francesco – vi sostengano “per rispondere all’attuale emergenza educativa”, preparando i giovani “a lavorare nella società secondo lo spirito del Vangelo, come operatori di giustizia e di pace, e a vivere da protagonisti nella Chiesa":

    “La presenza in mezzo a loro si distingua per quella tenerezza che Don Bosco ha chiamato amorevolezza, sperimentando anche nuovi linguaggi, ma ben sapendo che quello del cuore è il linguaggio fondamentale per avvicinarsi e diventare loro amici”.

    E, “fondamentale qui - ha aggiunto il Papa - è la dimensione vocazionale”, che non venga “confusa con una scelta di volontariato”, evitando “visioni parziali, per non suscitare risposte vocazionali fragili e sorrette da motivazioni deboli”. Perché le vocazioni siano frutto di una buona pastorale giovanile, Papa Francesco ha chiesto anzitutto la preghiera, il coraggio della proposta, il coinvolgimento delle famiglie:

    “La geografia vocazionale è cambiata e sta cambiando, e questo significa nuove esigenze per la formazione, l'accompagnamento e il discernimento”.

    Attenzione particolare ha raccomandato il Papa per i giovani esclusi dal mondo del lavoro e schiavi di dipendenze “che derivano da una comune mancanza di amore vero”:

    “Andare incontro ai giovani emarginati richiede coraggio, maturità umana e molta preghiera. Ci può essere il rischio di lasciarsi prendere dall'entusiasmo, inviando su tali frontiere persone di buona volontà, ma non adatte. Perciò è necessario un attento discernimento e un costante accompagnamento”.

    Infine una riferimento alla vita di comunità, perché sia ispirata a “relazioni autentiche”, superando “tensioni”, il rischio dell’individualismo e della dispersione”, e sia fatta di “accoglienza, rispetto, aiuto reciproco, comprensione, cortesia, perdono e gioia”.

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    Il Papa: chi ha fede cammina verso le promesse di Dio, se no è un “turista esistenziale”

    ◊   Non girovagare per la vita, compresa quella dello spirito, ma andare diritti alla meta che per un cristiano vuol dire seguire le promesse di Dio, che mai deludono. È l’insegnamento che Papa Francesco ha tratto dalle letture di oggi, spiegate all’omelia della Messa presieduta in Casa S. Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Ci sono cristiani che si fidano delle promesse di Dio e le seguono lungo l’arco della vita. Poi vi sono altri la cui vita di fede ristagna e altri ancora convinti di progredire e che invece fanno solo del “turismo esistenziale”. Papa Francesco distingue fra tre categorie di credenti, accomunate dal sapere che la vita cristiana è un itinerario ma divergenti nel modo di percorrerlo o non percorrerlo affatto. Anzitutto, spiega il Papa rifacendosi al brano di Isaia della prima Lettura, Dio sempre “prima di chiedere qualcosa, promette”. La sua promessa è quella di una vita nuova e di una vita di “gioia”. Qui, afferma, c’è il “fondamento principale della virtù della speranza: fidarsi delle promesse di Dio” – sapendo che Lui mai “le delude” – e c’è l’essenza della vita cristiana, cioè “camminare verso le promesse”. Poi, riconosce, ci sono anche altri cristiani che hanno “la tentazione di fermarsi”:

    “Tanti cristiani fermi! Ne abbiamo tanti dietro che hanno una debole speranza. Sì, credono che ci sarà il Cielo e tutto andrà bene. Sta bene che lo credano, ma non lo cercano! Compiono i comandamenti, i precetti: tutto, tutto… Ma sono fermi. Il Signore non può fare di loro lievito nel suo popolo, perché non camminano. E questo è un problema: i fermi. Poi, ci sono altri fra loro e noi, che sbagliano la strada: tutti noi alcune volte abbiamo sbagliato la strada, quello lo sappiamo. Il problema non è sbagliare di strada; il problema è non tornare quando uno si accorge che ha sbagliato”.

    Il modello di chi crede e segue ciò che la fede gli indica è il funzionario del re descritto nel Vangelo, che chiede a Gesù la guarigione per il figlio malato e non dubita un istante nel mettersi in cammino verso casa quando il Maestro gli assicura di averla ottenuta. All’opposto di quest’uomo, afferma Papa Francesco, c’è invece forse il gruppo “più pericoloso”, in cui ci sono coloro che “ingannano se stessi: quelli che camminano ma non fanno strada”:

    “Sono i cristiani erranti: girano, girano come se la vita fosse un turismo esistenziale, senza meta, senza prendere le promesse sul serio. Quelli che girano e si ingannano, perché dicono: ‘Io cammino!’. No, tu non cammini: tu giri. Gli erranti… Invece, il Signore ci chiede di non fermarci, di non sbagliare strada e di non girare per la vita. Girare la vita... Ci chiede di guardare le promesse, di andare avanti con le promesse come quest’uomo, come quest’uomo: quell’uomo credette alla parola di Gesù! La fede ci mette in cammino verso le promesse. La fede nelle promesse di Dio”.

    La “nostra condizione di peccatori ci fa sbagliare di strada”, riconosce Papa Francesco, che però assicura: “Il Signore ci dà sempre la grazia di tornare”:

    “La Quaresima è un bel tempo per pensare se io sono in cammino o se io sono troppo fermo: convertiti. O se io ho sbagliato strada: ma vai a confessarti e riprendi la strada. O se io sono un turista teologale, uno di questi che fanno il giro della vita ma mai fanno un passo avanti. E chiedo al Signore la grazia di riprendere la strada, di metterci in cammino, ma verso le promesse”.

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    Appello del Papa per la Siria: ci sia più umanità! Mons. Zenari: è un conflitto dimenticato

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamani in Vaticano mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco che gli ha parlato della drammatica situazione che continua a vivere la popolazione in Siria. Ascoltiamo mons. Zenari al microfono di Sergio Centofanti:

    R. - E’ un evento straordinario, soprattutto spirituale per chi ha questo privilegio, questa possibilità di incontrare il Santo Padre. Soprattutto per un nunzio che viene da un Paese martoriato dalla guerra, da ormai tre anni e che si sente di portare a Papa Francesco le ansie, le sofferenze, le speranze di tutta una nazione. È difficile descrivere l’emozione di questo incontro durato circa mezz’ora. È veramente qualcosa di toccante, difficile da spiegare.

    D. – Quali sono le preoccupazioni e le speranze del Papa riguardo alla Siria?

    R. – Lo sapevo già ma ne ho avuto ulteriore prova. Il Papa segue e porta nel cuore queste sofferenze, direi che le segue regolarmente. Sono venuto da lui perché mi accorgo che, anche a livello internazionale, purtroppo il conflitto in Siria – come per altri casi simili - sta per essere dimenticato e questo fa molto male; vedere che questa sofferenza, non solo di alcuni ma di un’intera nazione, questo dramma possa venire dimenticato. Vedere che il Santo Padre porta nel suo cuore la sofferenza di questo popolo mi ha incoraggiato; inoltre, mi ha incaricato di portare la sua vicinanza a tutti quanti indistintamente, ai cristiani e a tutta la popolazione. Tutti ammirano il Papa sia cristiani, sia musulmani, dai semplici cittadini alle autorità; tutti hanno grande ammirazione. Tornerò con questo carico di simpatia e solidarietà, così come mi ha incaricato di portare la sua vicinanza a tutta la popolazione che soffre questo terribile dramma.

    D. – Come vede attualmente la situazione in Siria?

    R. – E’ un periodo molto, molto delicato e molto critico. È difficile pronunciarsi. Credo che occorra supplicare l’aiuto di Dio perché siano risparmiate tante sofferenze.

    D. – Vuole lanciare un nuovo appello dai microfoni della Radio Vaticana?

    R. – Che accolgano questo suo accorato appello a un più di umanità che porterò tornando in Siria tra qualche giorno. Questo appello che porto a viva voce vorrei che fosse ascoltato.

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    Tweet del Papa: Quaresima è il tempo per cambiare rotta, reagire al male e alla miseria

    ◊   Papa Francesco ha lanciato questa mattina un tweet dal suo account @Pontifex: “La Quaresima è il tempo per cambiare rotta, per reagire di fronte al male e alla miseria”.

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    Canonizzazione dei Papi: non c'è bisogno di biglietti, presentati gli eventi di preparazione

    ◊   Si è tenuta stamani nella Sala Stampa vaticana una conferenza di presentazione del cammino di preparazione alla Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II del 27 aprile 2014. Sono intervenuti il cardinale vicario Agostino Vallini, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, mons. Giulio Dellavite, segretario generale della Curia di Bergamo, e mons. Walter Insero, incaricato dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali del Vicariato di Roma. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Una veglia di preghiera che, la notte prima delle Canonizzazioni, coinvolgerà le parrocchie di Roma e un incontro per i giovani a San Giovanni in Laterano, il 22 aprile, con i postulatori delle Cause dei Beati Roncalli e Wojtyla. Sono i due momenti forti che precederanno il grande evento del 27 aprile, “una vera festa della fede”, come ha sottolineato padre Federico Lombardi introducendo la conferenza stampa. E il cardinale Agostino Vallini ha proprio messo l’accento sulla dimensione autentica di questo grande evento:

    “È essenzialmente un messaggio spirituale, perché è la festa della santità. Il rapporto che Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno avuto con la Chiesa di Roma, di cui loro erano vescovi, è un rapporto molto stretto, a cominciare dallo stile con il quale hanno esercitato questo loro ministero; uno stile di vicinanza, di accoglienza, premura verso le persone, vero l’uomo in quanto tale”.

    Il cardinale Vallini ha quindi esortato a vivere con intensità questo tempo che ci avvicina al giorno delle Canonizzazioni:

    “Le canonizzazioni sono una grazia di Dio, che il Signore ci fa mostrandoci come modelli di vita cristiana due uomini di fede. E allora, cerchiamo di percorrere questo sentiero, il sentiero di una spiritualità più intensa. Questo - direi - è il senso con il quale ci prepariamo a questo avvenimento”.

    Dal canto suo, mons. Dellavite, della diocesi di Bergamo, ha sottolineato che la “chiesa madre” di Papa Roncalli si priverà di alcuni suoi beni per dare una testimonianza di carità in questo momento di grazia. Saranno realizzate delle iniziative caritative ad Haiti, in Albania e nella stessa Bergamo. I 900 sacerdoti bergamaschi doneranno, inoltre, uno stipendio per un fondo per le persone in difficoltà sul fronte del lavoro. E’ stata dunque la volta di don Walter Insero, della diocesi di Roma, che ha messo l’accento sulle iniziative di comunicazione che aiuteranno i fedeli, soprattutto i giovani, ad approfondire la testimonianza dei due Santi. Innanzitutto, un portale: www.2papisanti.org in diverse lingue ed un account twitter @2popesaints. Ma le canonizzazioni avranno anche una presenza su YouTube e Facebook. Nei prossimi giorni, sarà poi disponibile l’applicazione “Santo Subito” dedicata a Karol Wojtyla. Padre Lombardi ha così risposto alle domande dei giornalisti, precisando subito che – da parte vaticana – non ci sono previsioni sui numeri dei fedeli che parteciperanno alle Canonizzazioni, ma tutti sono invitati a partecipare. Padre Federico Lombardi ha così ribadito che non ci sarà bisogno di biglietti:

    “… i fedeli senza biglietti; quindi la Piazza, Via della Conciliazione … Chi arriva assiste, partecipa, ma non si prevedono biglietti. Non chiedeteli alla Prefettura, perché non ci saranno”.
    La celebrazione, ha aggiunto, avverrà sul sagrato, verrà preparata dalla recita cantata della coroncina della Divina Misericordia, con la lettura di testi dei due Papi: circa mille i concelebranti tra cardinali e vescovi, almeno 700 i sacerdoti che amministreranno la Comunione in Piazza San Pietro. Padre Lombardi ha quindi risposto su una possibile presenza del Papa emerito Benedetto XVI:

    “È chiaro che c’è una certa attesa. Possiamo dare per normale che sia invitato, però manca ancora un mese. Bisogna vedere se poi lui si sente, se desidera essere presente in una circostanza così impegnativa. Quindi è una possibilità aperta, non c’è nessuna sicurezza e nessun impegno ad una distanza di tempo così grande”.
    Gli arazzi, ha detto ancora il direttore della Sala Stampa, saranno quelli usati per le Beatificazioni. Il reliquario di Giovanni Paolo II sarà lo stesso della Beatificazione e ne verrà realizzato uno gemello per Giovanni XXIII. Alla celebrazione saranno presenti le due miracolate da Karol Wojtyla. Dopo la Messa si potranno venerare le tombe dei due nuovi Santi. Lunedì 28, poi, sempre in Piazza San Pietro, il cardinale Angelo Comastri celebrerà una Messa di ringraziamento per le canonizzazioni.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina: il presidente della "American Bible Society”, Steven Todd Green, con la consorte e un seguito; mons. Lucas Van Looy, S.D.B., vescovo di Gent (Belgio).

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Westminster (Inghilterra) mons. Nicholas Gilbert Hudson, del clero dell’arcidiocesi di Southwark, parroco del The Sacred Heart a Wimbledon, assegnandogli la sede titolare vescovile di Sanctus Germanus. Mons. Nicholas Gilbert Hudsonè nato a Wimbledon, Londra, il 14 febbraio 1959. Ha compiuto gli studi superiori al Wimbledon College dei Padri Gesuiti e quelli universitari al Jesus College dell'Università di Cambridge, ottenendovi il Master of Art in Storia. Dal 1981 al 1987 è stato formato al sacerdozio presso il Venerabile Collegio Inglese a Roma, studiando presso la Pontificia Università Gregoriana ove ha conseguito il Baccalaureato e poi la Licenza in Teologia Dogmatica.È stato ordinato sacerdote, per l'arcidiocesi di Southwark, il 19 luglio 1986. Rientrato in diocesi dopo gli studi a Roma, è stato dapprima vice-parroco nella parrocchia di Canterbury (1987-1991) e poi, per un anno è stato all'Università Cattolica di Lovanio per studi catechetici. Dal 1993 al 2000 è stato direttore del Christian Education Centre dell'arcidiocesi di Southwark. Nel luglio del 1993 è stato nominato anche membro del Consiglio dei Consultori di detta arcidiocesi. Nel settembre del 2000 è diventato vice-rettore del Venerabile Collegio Inglese a Roma, subentrandovi come rettore dal gennaio 2004 fino al settembre 2013. Tornato in Patria, è diventato parroco della parrocchia del the Sacred Heart a Wimbledon, nell'arcidiocesi di Southwark.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Incontro al mondo dell'esclusione giovanile: Papa Francesco al capitolo generale della società salesiana di san Giovanni Bosco.

    Nessuna svolta in Ucraina dopo l'incontro tra Kerry e Lavrov.

    Sei forse tu Gesù?: Luigi Mistò sugli incontri quotidiani con il Risorto.

    Viandanti della fede: Jorge Milia spiega come parla Jorge Mario Bergoglio.

    Quando i vinti conquistarono i vincitori: Louis Godart recensisce una mostra su Grecia e Italia per riscoprire le radici culturali dell'Europa.

    Lo gnomonista che divenne Papa: Elsa Stocco su Giuseppe Sarto e la passione per matematica e meridiane.

    L'Africa di Roncalli e Wojtyla: Patrick Tor Alumuku, direttore delle comunicazioni sociali dell'arcidiocesi di Abuja, in Nigeria, illustra come i due Pontefici hanno sposato la causa del continente.

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    Oggi in Primo Piano



    Francia, ballottaggi: netta vittoria del centrodestra. Hollande verso rimpasto di governo

    ◊   Grande vittoria per la destra nel secondo turno delle amministrative francesi di ieri. I moderati del’Ump hanno strappato al partito socialista del presidente Hollande 155 città e il quotidiano le Monde parla di “disfatta storica”. Poco fa, un lungo faccia a faccia tra il capo dell’Eliseo e il primo ministro Ayrault. Nel pomeriggio, previsto invece l’incontro con il titolare dell’Interno Valls, che potrebbe diventare il nuovo premier. Di fatto il rimpasto di governo sembra l’ipotesi più accreditata. Al microfono di Cecilia Seppia, il commento di Massimo Nava, editorialista da Parigi del Corriere della Sera:

    R. - È chiaramente un voto contro il governo, un voto di protesta, uno schiaffo fortissimo a Hollande. Poi, quanto sia consistente e duratura "l’onda blu" - sia quella verso l’Ump del centrodestra moderato sia quella più consistente del Fronte Nazionale - questo è tutto da vedere in futuro.

    D. - Come al primo turno, sorprende anche il forte risultato del Fronte Nazionale di Marie Le Pen, che vince in almeno 14 città e diventa ufficialmente la terza forza di governo. Anche questo è un dato che fa riflettere…

    R. - Assolutamente si, perché innanzi tutto spezza nello scenario politico francese il tradizionale bipartitismo. Oggi nasce un terzo polo. In secondo luogo, al di là della consistenza numerica, il fatto simbolico di amministrare città anche importanti per la prima volta è sicuramente un fatto molto importante che mette anche questo partito alla prova dei fatti.

    D. - Il primo ministro Ayrault ha riconosciuto il fallimento della sinistra, parlando però di responsabilità collettiva. Oggi anche l’incontro con il ministro dell’Interno Valls che potrebbe essere il suo probabile successore. Si fa sempre più vicina quindi l’ipotesi di un cambio di governo. Bisognerà capire però se basta un semplice rimpasto, oppure se serva qualcosa di più…

    R. - Di solito, il rimpasto è un segnale importante che comunque dà una spinta nuova, una ventata di energia a un governo che ha il fiato corto. Potrebbe anche essere l’anticamera di un’elezione anticipata per capire se sia preferibile addirittura una coabitazione con il centrodestra - ovviamente se si andasse alle elezioni l’ondata blu sarebbe vincente - per poi giocarsi tutto alle presidenziali del 2017, che normalmente nel panorama politico francese è la scadenza principe a cui guardano tutti. Poi, il fatto che Valls possa essere il nuovo primo ministro, un uomo sicuramente energico, che nei sondaggi piace anche alla destra e comunque agli ambienti moderati, questa è una mossa sicuramente rischiosa. Perché credo che il voto di ieri vada letto anche in questa chiave: Hollande viene contestato e punito perché non fa abbastanza per rilanciare il Paese, per le riforme, per rinnovarlo, per rilanciare l’economia, per l’occupazione, quindi paga la crisi. Ma, al tempo stesso, paga i tentativi di riforma, Valls compreso.

    D. - Hollande ha comunque conservato Parigi. Questo potrebbe essere un salvagente per il suo partito, in vista delle elezioni europee di maggio?

    R. - Non credo. Questo è semplicemente un elemento consolatorio. Certo, la capitale ha sempre la sua importanza: è un po’ il faro, i giornali sono qui, l’intelligenza è qui. Però, non dimentichiamo che in questo voto di protesta c’è anche un sentimento molto francese di ostilità verso la capitale, verso il centralismo, verso il verticismo dello Stato.

    D. - Guardando al quadro europeo, cosa cambia questo voto francese? Una volta lei ha detto: “Le nubi nere per l’Europa arrivano dalla Francia”. Sembra essere di nuovo questo il caso…

    R. - Intanto, sicuramente la Francia è uno dei grandi "malati" d’Europ,a a dispetto di alcune statistiche e delle mascherature che vengono fatte per il suo oggettivo peso politico. Quindi, il rischio contagio per l’Europa è evidente, perché molte in cose di queste voto si possono leggere problematiche che spesso leggiamo sui giornali a proposito dell’Italia e più in generale dell’Europa: è evidente che la politica di austerità, lo spread come unica bussola di scelte politiche e di comportamenti, la disoccupazione crescente, più tutta la distanza che c’è tra gli ideali europei e la burocrazia europea, sono degli elementi che non possono essere bollati via come un rigurgito populista. C'è qualcosa di più sotto: la grande maggioranza dei cittadini europei è stanca, preoccupata, non vede gli effetti dell’euro.

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    Elezioni in Turchia: vittoria del premier Erdogan

    ◊   In Turchia, il partito del primo ministro Erdogan ha conquistato la vittoria nelle elezioni amministrative di questa domenica. Il voto si è svolto in un clima di tensione, caratterizzato dalle accuse di corruzione e autoritarismo rivolte dall’opposizione al premier. Veronica Giacometti ha intervistato Susanna Iàcona Salàfia, corrispondente del Messaggero in Turchia:

    R. - La gente è tornata in massa a votare Erdogan, il sultano di Ankara - come viene chiamato qui ad Istanbul - e le ragioni sono svariate. La prima è che in realtà ciò che appare della Turchia in Europa è solo una superficie: la classe borghese intellettuale, quella che più smaccatamente è anti-Erdogan, è solo una minoranza del Paese. Lo zoccolo duro dell’elettorato di Erdogan è in gran parte costituito dalla classe operaia – che non legge i giornali, non segue Twitter o YouTube - è un elettorato quindi fragile da questo punto di vista ma al tempo stesso molto numeroso e nei confronti del quale l’opera di Erdogan si è rivolta in questo decennio. Sono state realizzate infatti grandi opere: l’economia viaggia a percentuali spaventose, vi è un sistema di trasporti modernissimo in tutta la Turchia - l’ultima di queste opere è la metropolitana sotto il Bosforo - il tasso di disoccupazione è praticamente inesistente, qui si lavora 24 ore su 24 e non esiste – o quasi – la burocrazia. Erdogan ha trasmesso al suo popolo questa grande voglia di lavorare e di andare avanti.

    D. – Le polemiche che ci sono state in questi ultimi giorni non hanno influenzato il voto...

    R. – Il voto è stato solo parzialmente influenzato. Erdogan ha perso qualcosa ma è tornato a vincere.

    D. – Per la prima volta, nella storia della Turchia moderna, tre donne sono state elette sindaco di grandi città del Paese...

    R. – Non solo sono donne ma una di loro è anche velata. Questa è la prima volta, ed è una novità. Si chiama Fatma Toru, candidato a sindaco del distretto di Meram, a Konya, nel centro del Paese. È una donna dell’AKP, il partito di Erdogan. Se la vittoria di questa donna verrà confermata, Toru diventerà la prima donna sindaco in Turchia che indossa il velo.

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    Napoli. Dibattito su migrazioni e demografia: sfida per l’Unione Europea

    ◊   “Europa e politiche di migrazioni”: se ne parla oggi pomeriggio a Napoli su iniziativa della Commissione Europea per avviare strategie di intervento più unitario, che non ricadano su singoli Paesi, come Italia e Spagna. Senza migranti in Europa la popolazione sarebbe nei prossimi due decenni composta al 40% da anziani. Al centro del dibattito, dunque, il rapporto tra migrazioni e cambiamenti demografici e le possibilità opportunità. Fausta Speranza ha intervistato il direttore della rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Lucio Battistotti:

    R. – Riteniamo che le politiche di migrazione abbiano subito una profonda trasformazione nel corso degli ultimi due decenni e quindi abbiamo la necessità di un approccio europeo coordinato e il più possibile teso a risolvere i problemi per tutti, non gettando le responsabilità sull’uno e sull’altro e creando poi questa situazione attuale di rimbalzo, di populismi… Ci sono due problemi fondamentali: migrazione e cambiamenti demografici. La demografia ha messo l’Unione Europea di fronte a sfide che non possiamo non vedere: la diminuzione del peso relativo della popolazione europea rispetto a quella mondiale, continuo invecchiamento della stessa e inoltre l’invecchiamento delle competenze dei nostri cittadini. Poi, c’è il Mediterraneo. Spesso, c’è questo approccio drammatico sui migranti che arrivano dal Mediterraneo. Ricordiamoci che però questi migranti vengono, sì, dal Mediterraneo e approdano sulle nostre coste, ma non sono fondamentalmente provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: provengono da teatri di guerra, quindi dal Mali, dall’Eritrea, dalla Somalia, dall’Etiopia, dalla Siria. Dunque, c’è la necessità anche di vedere in modo diverso il rapporto con i Paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo. Poi, c’è il problema dell’integrazione: integrazione senza cittadinanza è una delle sfide del nostro mondo. Anche lì, abbiamo modelli diversi. Abbiamo il modello francese dell’assimilazione, quindi della cittadinanza, abbiamo il modello inglese della comunitarizzazione in cui gli immigrati tendono a rimanere nelle proprie comunità. Ognuno di questi approcci ha pro e contro e bisognerà trovare una sintesi che possa andare bene e si possa adattare a quest’Europa che sta invecchiando e che rischia di spopolarsi e che, nel contempo, è tuttora in preda a una crisi economica forte.

    D. – Tanti i problemi, tante le questioni aperte, ma anche le opportunità, se parliamo di migrazione e di Mediterraneo…

    R. – Io direi proprio di sì. Credo che molto stia anche nel miglioramento del clima economico generale. Se stiamo un po’ alla volta uscendo dalla crisi - perché non bisogna neanche essere, probabilmente, troppo ottimisti - dobbiamo anche pensare che il Mediterraneo è un’opportunità per convogliare da noi manodopera giovane, nuovi futuri cittadini europei ed è anche, nel contempo, un grande mercato per i nostri prodotti. Quindi, ricordiamoci che la sponda sud del Mediterraneo ha qualche centinaio di milioni di cittadini che sono molto più giovani di noi e che hanno tanta voglia di fare e di svilupparsi. Dovremmo trovare le chiavi per riuscire a capirli meglio e lavorare con loro nel futuro. Vediamo l’opportunità in questo modo. Credo ci sarà da lavorarci parecchio.

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    L'Associazione Genitori plaude alla proposta Roccella sulla libertà di educazione nelle scuole

    ◊   L'Age, associazione genitori, accoglie con favore la proposta di legge firmata dalla deputata del Nuovo Centrodestra Eugenia Roccella sulla libertà di educazione nelle scuole e sulla condivisione del progetto educativo scuola-famiglia. Il testo stabilisce che le famiglie debbano dare il proprio consenso scritto alla partecipazione o meno dei figli ad attività extracurricolari, nel rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione e da norme internazionali. L’iniziativa nasce dopo l’avvio in alcune scuole di corsi di educazione all’affettività promuoventi la teoria del gender. Al microfono di Paolo Ondarza, il presidente Age Fabrizio Azzolini spiega perché oggi occorra una legge in materia:

    R. – Perché noi siamo convinti che il genitore sia la persona che deve sovraintendere alla vita del proprio figlio.

    D. – Oggi questo non accade, nelle scuole? O rischia di non accadere?

    R. – Oggi rischia di non accadere perché basta che il Consiglio d’istituto approvi con una delibera l’entrata nella scuola di persone più o meno preparate per l’insegnamento all’affettività e il genitore in questo momento non si può sottrarre a questo. Se noi dicessimo alla gente comune quello che è successo all’interno del Ministero, la gente non ci crederebbe. Noi che l’abbiamo vissuta – io, personalmente, che l’ho vissuta – le possiamo dire che un sistema così subdolo per fare transitare l’ideologia di genere non l’ho mai visto in nessuna istituzione. L’Age, che ho l’onore di rappresentare, vorrebbe e vuole che all’interno del Ministero dell’Istruzione ci sia trasparenza e non il far transitare certe operazioni senza che nessuno lo sappia.

    D. – Nonostante questo, la Costituzione tutela il diritto del genitore ad avere voce in capitolo sull’educazione del proprio figlio …

    R. – La Costituzione tutela il genitore, però non è automatico che il genitore sia in grado di scegliere o no. Con la proposta Roccella entro 15 giorni dalla delibera del Consiglio di istituto, il genitore può firmare l’autorizzazione o meno all’insegnamento di una disciplina, in questo caso l’educazione all’affettività.

    D. – Nei giorni scorsi avete anche lanciato un appello a docenti e presidi, in particolare, perché siano sentinelle nelle scuole …

    R. – Sì, facciamo appello ai presidi, ai dirigenti e agli insegnanti affinché siano le sentinelle dei genitori nella scuola, perché il genitore spesso è lasciato fuori dalla porta.

    D. – E questo appello comporta quell’alleanza scuola-famiglia che voi da sempre auspicate …

    R. – Per noi, l’alleanza educativa nella scuola è questa: è avere un’osmosi tra genitori e insegnanti e dirigenti, in maniera tale da dare il miglior prodotto possibile ai nostri figli. Qui non si sta facendo e neanche pensando a cose di Chiesa piuttosto che a cose laiche: qui è il bene dei nostri figli che sono il bene primario di noi genitori, che è messo a dura prova.

    D. – Ma l’Age fa di più: lancia una proposta di un giorno al mese di assenza programmata dei nostri figli da scuola come forma di protesta …

    R. – Noi non vorremmo mai tenere i nostri figli a casa, sia chiaro. Noi abbiamo provocato, dicendo questo, ma non è detto che se per caso le cose dovessero diventare come è stato con il precedente ministro, non lesineremmo nessuna delle nostre forze per poter esercitare qualsiasi forma – compresa questa – di lotta. Ci sembra comunque che l’attuale ministro si stia comportando diversamente sull’identità di genere, rispetto a come si comportava il precedente.

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    Scampia: una libreria porta la cultura tra i giovani nei "feudi" della camorra

    ◊   Nella periferia a nord di Napoli, a Scampia, nota soprattutto per essere la piazza di spaccio di Europa, apre i battenti la libreria “Marotta&Cafiero”. Il progetto nasce dalla collaborazione tra l’Istituto Alberghiero del quartiere Vittorio Veneto e la casa editrice di Scampia. Erano 37 anni che mancava uno spazio al quartiere, un vero e proprio caffè letterario, una palestra per i giovani dell’Istituto, che avranno occasione di gestire totalmente l’attività. Veronica Giacometti ha intervistato Rosario Esposito La Rossa, editore della Marotta&Cafiero:

    R. - Ci sono voluti dieci anni per l’apertura di questa libreria, eravamo piccoli quando la sognavamo. L’abbiamo desiderata dopo la morte di Antonio Landieri, nostro cugino – disabile di 25 anni – ucciso durante una faida di camorra a Scampia, nel 2004. Nella stessa via, a 1001 passi di distanza, abbiamo aperto una libreria. Quindi, la risposta a quei proiettili che uccisero Antonio oggi è la cultura, libri che nascono dal territorio. Non un progetto calato dall’alto ma l’impegno dei giovani del territorio per cambiare il posto in cui vivono.

    D. – Che segnale volete dare, infatti, con questo progetto?

    R. – Più che un segnale, noi vogliamo creare proprio qualcosa di concreto per la cittadinanza perché ci sembra assurdo che in un quartiere, dove il 50% della popolazione ha meno di 25 anni, e in quartiere che ha più di 20 istituti scolastici, un ragazzo di Scampia debba fare dieci chilometri per avere un libro. Questo ci sembrava assurdo. Così, noi – che in questi anni ci siamo impegnati attraverso la nostra casa editrice, la Marotta&Cafiero Editori, a promuovere il libro e tutte le sue funzioni nella città – visto che veniamo da questo territorio, abbiamo lanciato questo esperimento all’interno di una scuola. È la prima volta in Italia che succede una cosa del genere, proprio perché all’interno della scuola c’era l’humus necessario affinché un’iniziativa come questa potesse prosperare e crescere.

    D. – Per realizzare la libreria, sono stati utilizzati soltanto materiali di riciclo…

    R. – Non è stato speso un fondo pubblico per la realizzazione di questa libreria. Scaffalature, muri… tutto è stato fatto con materiali di riciclo trovati dai ragazzi del quartiere. Non sono stati spesi soldi pubblici della scuola, ma soltanto grazie all’impegno dei ragazzi è stato possibile realizzare tutto questo.

    D. – Ci sono già eventi in programma dopo l’inaugurazione?

    R. – Il primo aprile avremmo l’onore di ospitare Pino Ciccarelli, uno dei più grandi sassofonisti italiani, che ha collaborato con Biagio Antonacci e Loredana Bertè e che ha scritto un libro che si chiama “Magari in un’altra vita”, che racconta di come la musica possa sconfiggere l’eroina. In allegato a questo libro, c’è anche un Cd con alcune colonne sonore ed avremmo il piacere di ascoltare anche dei brani. Ospiteremo, inoltre, Maria Bolignano, comica napoletana, unica donna a vincere il Premio Troisi in città. Tanti incontri, soprattutto organizzati dai ragazzi, e anche la gestione stessa della libreria è portata avanti da ragazzi. Sarà un grande laboratorio per questo quartiere.

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    In un libro la storia di una donna costretta a vivere da 50 anni in un polmone d’acciaio

    ◊   Un libro del giornalista Rai Enzo Melillo racconta la vita di una donna da oltre 50 anni nel polmone di acciaio a Genova. Dal capoluogo ligure il servizio di Dino Frambati:

    Giovanna ha 67 anni e da 57 vive in un polmone di acciaio. Accade nel quartiere di San Fruttuoso a Genova, stessa terra di Rosanna Benzi, che ebbe analoga sorte. Giovanna ha iniziato a non poter fare a meno di quella macchina quando aveva 10 anni e fu colpita da poliomielite. Difficile esistenza che trascorre tuttavia con grande dignità, persino confortando chi le fa visita. A narrare la commovente vicenda è il giornalista Rai Enzo Melillo, autore di un libro intervista intitolato: “La farfalla nel bozzolo di acciaio”, uscito in questi giorni con prefazione dell'attrice Lorella Cuccarini, che conobbe Giovanna in occasione di un suo spettacolo a Genova, si commosse e ne divenne grande amica. Melillo, giornalista molto attento a disabilità e sociale, rimarca nelle pagine del libro la fede mai perduta da Giovanna, per la quale celebra Messa nella stanza del polmone e somministra la Comunione mons. Armando Guiducci, parroco di Santa Sabina, mentre negli anni i vari arcivescovi della città si sono recati in analoga visita alla donna, che la diocesi aiuta anche economicamente.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Centrafrica: tensione ed incognite dopo le violenze dei soldati ciadiani

    ◊   “La situazione è molto incerta e la tensione è alle stelle dopo le violenze del fine settimana al nord di Bangui. Purtroppo anche dalle nostre missioni ci giungono notizie preoccupanti, in particolare da Dekoua, presa tra due fuochi Seleka e Anti-Balaka”: lo dice all'agenzia Misna padre Giorgio Aldegheri, superiore dei missionari comboniani in Centrafrica.

    “Un gruppo di soldati ciadiani è riuscito a entrare indisturbato nel municipio di Bégoua e all’insaputa dei comandanti. Senza alcuna ragione apparente ha aperto il fuoco contro dei civili. Del resto i militari inviati da N’Djamena hanno già gravi precedenti a carico e non sono affatto ben visti dalla popolazione locale” prosegue la fonte missionaria contattata nella capitale, dove “è stato vivamente sconsigliato di percorrere le strade che portano all’uscita nord da Bangui, il Pk12”. Miliziani dei gruppi di autodifesa Anti-Balaka, costituiti per far fronte agli attacchi degli ex ribelli Seleka, “hanno minacciato di vendicarsi dai soldati ciadiani” del contingente panafricano Misca, “se questi dovessero ritornare in città” aggiunge la fonte missionaria.

    Ufficialmente i soldati ciadiani sono venuti a Bangui per prelevare alcuni compatrioti e cittadini musulmani desiderosi di lasciare la capitale, ma senza informare il comando Misca né i francesi di Sangaris. Stando a bilanci diffusi da amministratori locali, le vittime degli scontri a fuoco di ieri sono almeno 24, mentre i feriti oltre 100.

    Padre Aldegheri racconta che “la gente è sempre più stanca” e “sfiduciata” nei confronti dei contingenti stranieri “dalle agenda poco chiare” e che “non fanno abbastanza per proteggerci”. A Bangui c’è la sensazione diffusa che “i paesi dell’Africa centrale hanno fallito nella loro missione in Centrafrica e, anzi, sono qui soltanto per difendere i propri confini”.

    Nel fine settimana fonti diplomatiche europee hanno assicurato che la forza dell’Unione Europea (Eufor) è pronta ad essere dispiegata in Centrafrica, dopo gli ultimi contributi in mezzi logistici – due aerei Antonov – da parte della Germania e in uomini dalla Francia. Ci sono volute cinque riunioni e dibattiti infiniti per costituire una forza di poche centinaia di soldati. A margine del vertice Unione Africana-Unione Europea del 1° e 2 aprile a Bruxelles, si terrà un mini-vertice sul Centrafrica. Parigi ha assicurato che entro dieci giorni il Consiglio di sicurezza voterà la risoluzione per l’invio di una missione di peacekeeping ma anche sanzioni ai danni di 11 personalità centrafricane. Tra queste ci sono l’ex presidente François Bozizé e il figlio Jean-Francis, accusati di “sostegno diretto agli Anti-Balaka”. (R.P.)

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    Darfur: nessun cessate il fuoco ma segnali incoraggianti

    ◊   Si è concluso senza la firma di un atteso cessate-il-fuoco, il secondo forum di Um Jaras per la pace e la sicurezza in Darfur. Al termine dell’incontro - riferisce l'agenzia Misna - i partecipanti hanno divulgato una nota in cui raccomandano il disarmo di tutti i gruppi e le milizie armate, e ribadiscono che solo le forze armate sudanesi (Saf) hanno il diritto di girare armate nella turbolenta regione occidentale.

    I capi tribali intervenuti per l’occasione nella cittadina, non lontano dal confine col Ciad, hanno sottolineato l’esigenza che i militari fuoriusciti siano “reintegrati nell’esercito regolare o comunque sottoposti a una supervisione” da parte dello Stato che deve tornare a imporre “lo stato di diritto” sul territorio. Il riferimento è ai combattenti delle cosiddette Forze di rapido intervento (Rsf) costituite da paramilitari e ‘Janjaweed’, combattenti di etnia araba alleati di Khartoum nel conflitto civile darfuriano.

    All’incontro, a cui hanno partecipato anche al presidente del Sudan, Omar Hassan al Bashir, e il suo omologo ciadiano Idriss Deby, erano presenti anche i leader tradizionali delle tribù Rizeigat, Massalit, Ma’alia, Salamat and Ta’isha, protagonisti di aspri scontri in diverse regioni del Darfur nell’ultimo anno e mezzo.

    Esponente del clan Zaghawa Bidyat, legato alla tribù del Darfur, Deby potrebbe avere un ruolo fondamentale da svolgere nella mediazione sul conflitto. Inoltre è sposato con una figlia di Musa Hilal, leader della milizia sudanese che ha recentemente disertato dal partito di governo del Sudan, prendendo il controllo su molte località del Nord Darfur.

    Segnali incoraggianti, considerato anche il sostegno espresso alla pace e alla coesistenza pacifica e la lettera aperta, indirizzata al presidente, in cui si impegnano a non fare ricorso alle armi e alla volontà di risolvere “in modo pacifico” differenze e dispute. (R.P.)

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    Rapporto sul clima: i mutamenti colpiscono tutti

    ◊   I cambiamenti climatici hanno già portato gravi impatti sull’habitat umano e naturale “in tutti i continenti e gli oceani” danneggiando coltivazioni agricole per l’alimentazione, diffondendo malattie, sciogliendo i ghiacciai: è quanto denuncia l’ultimo rapporto dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, (Intergovernmental Panel on Climate Change), “Climate Change 2014: Impacts, Adaptation and Vulnerability”, diffuso oggi da Yokohama. Si tratta - riporta l'agenzia Misna - del secondo di tre rapporti – il primo rilasciato a Stoccolma il settembre scorso stabiliva che l’uomo è la “causa dominante” dei cambiamenti climatici – stilato da esperti di tutto il mondo, in vista dell’appuntamento internazionale del prossimo settembre a New York per riprendere le trattative per un accordo consensuale sulla riduzione delle emissioni nocive.

    Se alcune regioni del mondo potrebbero presto raggiungere il punto di non ritorno, altre lo hanno già toccato, stando al rapporto: “Sia le barriere coralline che gli ecosistemi dell’Artico stanno già sperimentando cambiamenti irreversibili” si legge nel testo. Particolarmente a rischio sono le popolazioni che vivono nelle aree costiere o nelle piccole isole, vulnerabili a mareggiate, inondazioni e innalzamento del livello del mare. Ma anche quelle che risiedono nelle grandi aree urbane rischiano forti alluvioni nonché ondate di calore estremo.

    A rischio è anche la produzione alimentare: siccità o inondazioni, legate al cambiamento delle precipitazioni, potrebbero ridurre sensibilmente la produzione agricola ma anche colpire la pesca, a causa dello squilibrio arrecato dai cambiamenti climatici agli oceani.

    Naturalmente, i rischi non sono distribuiti equamente e a pagare saranno principalmente i poveri, i giovani e gli anziani. I mutamenti del clima rallenteranno la crescita economica – avverte ancora il rapporto – creando “trappole della povertà” soprattutto nell’Asia meridionale e nel sud-est asiatico.

    “Ma il più grande rischio potenziale è che un certo numero di questi scenari si verifichino contemporaneamente, portando a conflitti e guerre, o trasformando un problema regionale in una crisi globale” ha evidenziato Saleemul Haq, esperto dell’International Institute for Environment and Development, fra gli autori dello studio.

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    Pakistan: l’ex presidente Musharraf incriminato per alto tradimento

    ◊   Questa mattina un tribunale pakistano ha incriminato per alto tradimento Pervez Musharraf, primo capo dell'esercito nella storia del Paese a dover rispondere di un reato così grave. Secondo l'accusa, nel 2007 egli avrebbe sospeso la Costituzione in aperta violazione alla legge e istituito lo stato di emergenza. Egli deve rispondere di cinque diversi capi di imputazione. L'ex presidente - riferisce l'agenzia AsiaNews - è rimasto in carica dal 2001 al 2008, uno dei più lunghi mandati alla guida del Paese, si è sempre dichiarato innocente definendo le accuse di "natura politica". Di contro, egli ha ricordato il servizio reso al proprio Paese proclamandosi un "patriota" che ha combattuto per la nazione.

    Musharraf è incriminato - fra gli altri - in base all'articolo 6 per aver sospeso, sovvertito e abrogato la Costituzione, imponendo l'emergenza nazionale nel 2007 e ponendo in stato di fermo i massimi organismi giudicanti del Paese. A sua difesa, egli ha sempre dichiarato di aver preso le decisioni "per la nazione e il suo popolo" e si dice "addolorato" per la definizione di "traditore". L'ex generale in pensione è ricoverato da tempo all'Istituto di cardiologia delle Forze armate (Afic) a Rawalpindi, dopo aver accusato un malore al petto durante il tragitto verso il tribunale per partecipare a un'udienza. Ieri sarebbe stato trasferito nel reparto di terapia intensiva, in seguito a un picco repentino della pressione.

    Il suo avvocato ha chiesto alla Corte di non procedere e di consentire all'ex leader pakistano di effettuare un viaggio all'estero, per visitare la madre anziana e sofferente. Musharraf ha più volte chiesto il permesso di espatrio a Dubai, tuttavia i giudici hanno sempre respinto la domanda. Per l'udienza di oggi i magistrati avevano emanato un mandato di arresto, senza possibilità di cauzione, se non si fosse presentato in tribunale.

    L'ex leader pakistano è rientrato in patria nel marzo 2013 dopo quattro anni di esilio, per partecipare alle elezioni generali in programma l'11 maggio, che hanno segnato la fine della leadership di Asif Ali Zardari, vedovo della Bhutto, e del Partito popolare pakistano (Ppp). Il 70enne Musharraf è coinvolto in una serie di battaglie legali e sta cercando di scampare all'arresto per diversi capi di imputazione, fra i quali vi è anche l'assassinio di un leader tribale nel Balochistan.

    Infine, egli è stato anche protagonista di un durissimo scontro politico-istituzionale con il capo della Corte suprema Iftikhar Chaudhry. I talebani pakistani hanno inoltre promesso in diverse occasioni di uccidere l'ex Presidente, che ha conquistato il potere nel 1999 con un colpo di Stato militare. (R.P.)

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    Pakistan: dopo la condanna a morte di Masih ancora appelli contro la legge sulla blasfemia

    ◊   “Deploriamo la condanna a morte di Sawan Masih che ha creato ulteriore paura e insicurezza tra i cristiani in Pakistan. Questo verdetto sancisce la morte della giustizia in Pakistan”. E’ quanto dice all’agenzia Fides l'avvocato Sardar Mushtaq Gill, a capo dell’Ong Lead (“Legal Evangelical Association Development”), impegnata nella difesa dei diritti e nella promozione sociale dei cristiani in Pakistan. Il 27 marzo un tribunale di primo grado di Lahore ha condannato all’impiccagione il cristiano Sawan Masih per blasfemia.

    Secondo l’avvocato Gill, che ha seguito personalmente il caso, non vi è alcuna prova sostanziale a carico dell’uomo, ma solo una testimonianza presentata, fra l’altro, come “documentazione integrativa” diversi giorni dopo la denuncia. Ad aprile 2013 Lead aveva depositato una richiesta di cauzione per Sawan Masih, che è stata rifiutata dalla Corte. Dopo la condanna a morte di Masih, Lead lancia un appello attraverso Fides: “Occorre coagulare tutte le organizzazioni che tutelano i diritti umani, in Pakistan e all’estero, e alzare la voce per chiedere l’abrogazione della legge sulla blasfemia in Pakistan”. (R.P.)

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    India. Card. Gracias: prima delle elezioni, digiuno e preghiera per salvare la democrazia

    ◊   "Una giornata di digiuno e preghiera per spingere la nostra grande nazione a eleggere un buon governo, che si occupi dei poveri e degli ultimi con giustizia e compassione". È l'iniziativa lanciata dal card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, a pochi giorni dalle elezioni generali 2014, la cui prima fase si svolgerà il prossimo 7 aprile. "L'India - spiega il porporato all'agenzia AsiaNews - ha più di 700 milioni di elettori registrati che voteranno per sfide che sono immense. Preghiamo per avere delle guide valide e un governo che assista la Chiesa nella sua missione di servire la gente e il Paese intero".

    Nell'arcidiocesi di Mumbai la giornata di digiuno e preghiera si terrà il 4 aprile. Il presule ricorda che "le elezioni indiane sono le elezioni di una democrazia matura, in cui le persone votano con assennatezza. Anche nelle vaste aree rurali, dove l'elettorato è per lo più semi-analfabeta, la gente vota con cognizione". (R.P.)

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    Onu: in Pakistan 7 milioni di bambini non vanno a scuola

    ◊   “Ci sono sette milioni di bambini che non vanno a scuola. E’ inaccettabile”, afferma Gordon Brown, ex primo ministro britannico e inviato speciale delle Nazioni Unite per l’educazione, durante una visita a Islamabad, dove annuncia l’aiuto al governo del Pakistan di 10 milioni di dollari delle Nazioni Unite e altri 100 milioni di euro dell’Unione Europea per portare a scuola un maggior numero di bambini e bambine.

    “Con questo progetto ci proponiamo di incoraggiare le ragazze stesse perché prendano coscienza dei loro diritti e, con l’aiuto dei loro insegnanti, possano dire: ‘Non è accettabile’, ogni volta che una bambina, una minorenne, si vede costretta al matrimonio”.

    La nuova campagna per l’educazione - riferisce l'agenzia Misna - si propone di dare istruzione a tutti così da porre fine anche al lavoro minorile e al traffico dei bambini. Particolare attenzione verrà data alle bambine poiché, sempre con le parole di Gordon Brown: “Noi vogliamo ricordare alla gente che il mondo di oggi non vuole vedere bambine sposate o spose bambine, quando queste dovrebbero essere a scuola”.

    Come è già stato fatto in altri paesi, anche in Pakistan verranno dichiarate “Child Marriage-Free Zone”, Zone libere da matrimoni di bambine. Una gran parte della popolazione sembra essere a favore della messa al bando dei matrimoni di minorenni e solo alcuni piccoli gruppi, ancora oggi, sostengono l’usanza di vendere o dare bambine in matrimonio. Il progetto avviato in Pakistan dell’educazione per tutti è parte dell’impegno globale portato avanti dalle Nazione Unite per dare a ogni bambino e bambina del mondo la possibilità di avere un’istruzione di base entro il 2015. (R.P.)

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    Cambogia: la metà dei bambini vive in condizioni di povertà estrema

    ◊   Nonostante i notevoli progressi fatti nel settore economico, in Cambogia milioni di bambini sono ancora privi di diritti fondamentali come salute, istruzione e abitazione, e di ogni genere di tutela. Secondo dati ufficiali raccolti dall’agenzia Fides, circa il 40% della popolazione infantile vive in condizioni di povertà. Tuttavia le cifre potrebbero essere ancora più alte visto che molti piccoli non vengono registrati all’anagrafe e rimangono “invisibili”. La maggior parte di loro vive nelle zone rurali, ma la miseria è in aumento anche nelle città. Le famiglie si disgregano e i bambini rimangono abbandonati per le strade dove sopravvivono sottoposti a rischi estremi.

    Per molto tempo la Cambogia è stata una delle mete del cosiddetto “turismo sessuale”, e l’abuso sessuale sui minori era molto diffuso, insieme alla prostituzione minorile. Secondo fonti locali, le cose ora sembrano cambiate, con la creazione di strutture che contrastano il traffico e lo sfruttamento sessuale dei minori, anche se il fenomeno purtroppo non è del tutto sradicato e in parte continua in maniera più discreta.

    Per ottenere questi progressi sono state determinanti gli interventi di varie ong, come Protect, che ha messo a disposizione detective per perseguire i pedofili e le cui denunce sono riuscite a mandarne molti in carcere. Fino al 2003 infatti i pedofili godevano di totale impunità. Un’altra ong per la tutela dei piccoli più vulnerabili è Friends, la cui attività si è estesa ad altri Paesi del sud est asiatico come Laos e Tailandia.

    Nel corso di 20 anni l’ong è riuscita a dare un tetto a migliaia di bambini di strada a Phnom Penh. Oltre al reinserimento dei minori vittime della prostituzione, attualmente concentra la sua azione sui piccoli abbandonati. Ogni giorno gli operatori di Friends si occupano di circa 1.800 bambini e adolescenti attraverso 4 Centri, luoghi dove possono lavarsi e riposare. L’ong ha anche un ristorante dove sono stati formati già 1.500 giovani recuperati dalle strade. (R.P.)

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    Myanmar. L’arcivescovo di Yangon: “Il censimento è un’occasione per la pace e lo sviluppo”

    ◊   “Il censimento della popolazione è un passo positivo: auspichiamo sia un processo onesto e trasparente. E’ una occasione d’oro per promuovere e rafforzare la pace e lo sviluppo nella nazione”: è quanto afferma in un messaggio inviato all’agenzia Fides, l’arcivescovo di Yangon, mons. Charles Maung Bo, esprimendo le sue speranze sul processo di censimento nazionale, iniziato ieri, che terminerà il 10 aprile.

    Effettuato dopo 30 anni, in una fase di transizione dopo decenni di dittatura militare, il censimento, secondo gli esperti, è un passo cruciale per la pianificazione e lo sviluppo nazionale ma potrebbe anche essere occasione per infiammare le già forti tensioni etniche e religiose esistenti nel Paese. I gruppi della società civile hanno invitato i cittadini birmani a non specificare religione ed etnia di appartenenza, come richiesto in uno dei punti del questionario che sarà loro sottoposto per il censimento.

    Nel messaggio inviato a Fides, l’arcivescovo chiede al governo di “garantire un processo totalmente trasparente, seguendo rigorosamente norme internazionali, senza alcuna manipolazione dei dati”. Il censimento, nota mons. Bo, deve rispettare tre pilastri relativi ai vari gruppi che compongono la popolazione bimana: “L'identità, la cultura e le risorse. Ogni tentativo di abusarne è un attentato alla pace”. Inoltre l’arcivescovo ricorda: “il nostro Paese è un Paese di migranti e sfollati. Occorre fare ogni sforzo per censire queste persone e garantire che possano ritornare alla loro terra d'origine”.

    “Il viaggio del Myanmar verso la pace e la prosperità è arduo” conclude il testo. “Sta al governo e alla comunità internazionale garantire che grandi eventi come il censimento servano a rafforzare la fiducia, instillando un senso di appartenenza in una nazione in cui giustizia e trasparenza garantiscono i diritti delle comunità vulnerabili”. (R.P.)

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    Colombia: conclusa la 22.ma sessione dei colloqui di pace

    ◊   Si è conclusa ieri a L'Avana la 22.ma sessione dei colloqui di pace fra governo Colombiano e rappresentanti della Farc (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane). Il capo negoziatore da parte del governo, Humberto De la Calle, ha chiesto ieri, a tutti i candidati della campagna presidenziale di "leggere" e "studiare" i documenti sugli accordi raggiunti finora, per offrire un "dibattito informato" sul processo di pace. De la Calle ha anche sottolineato che il governo ha proposto che la "Commissione della verità", della quale si parla nel Paese, inizi a lavorare "come risultato dell'accordo, alla fine del conflitto".

    Secondo le osservazioni inviate a Fides da una fonte locale, De la Calle ha voluto evidenziare questo aspetto perché ormai ci sono "due ampi rapporti che contengono i punti più importanti dell'accordo" per “lo sviluppo agricolo globale" e “la partecipazione politica".

    All'inizio del ciclo di colloqui che si è concluso ieri, le Farc avevano parlato della "necessità di creare una commissione con lo scopo di determinare l'origine e la verità della storia del conflitto interno della Colombia". De la Calle ha affermato che tale Commissione deve essere creata "solo alla fine, dopo aver stipulato un accordo per la risoluzione del conflitto, in cui devono apparire gli accordi sui sei punti all'ordine del giorno". Ha aggiunto che "il governo vede la verità come un vero e proprio strumento reale per la pace, e non come uno strumento tattico per i negoziati".

    Mentre i diversi partiti si preparano alle elezioni presidenziali della Colombia del prossimo 25 maggio, i gruppi sociali e la Chiesa cattolica vedono con ottimismo la creazione del "Consiglio nazionale della Pace" annunciato la scorsa settimana dallo stesso Presidente Santos.

    L’organismo mira alla firma definitiva degli accordi di pace, anche dopo le elezioni, a prescindere del vincitore. I colloqui che si svolgono a Cuba riprenderanno venerdì 4 aprile, e il prossimo punto in discussione riguarda il problema delle droghe nel Paese. (R.P.)

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    Messico: la Chiesa condanna gli omicidi ad Oaxaca

    ◊   Dopo le esecuzioni registrate in questa zona durante il fine settimana, il vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Antequera, Oaxaca, mons. Gonzalo Alonso Calzada Guerrero, ha commentato che queste azioni rappresentano un forte campanello di allarme per le autorità, che devono fare il loro lavoro ed indagare su questi omicidi, inoltre il vescovo ha insistito sul compito di tutti i cattolici di insegnare valori come il rispetto della vita umana.

    In meno di 48 ore (tra venerdì 28 e sabato 29 marzo) ad Oaxaca sono state uccise 12 persone, fra cui il fratello del sindaco della città, 2 membri del "Movimiento de Unificación y Lucha Triqui" (Mult), un imprenditore molto conosciuto, 2 membri dell' “Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca”, e altre persone. Quasi tutti erano impegnati nella comunità o nel sociale o nei gruppi politici. Secondo le autorità della zona, i crimini sembrano essere azioni dell’Ejército Popular Revolucionario (Epr), malgrado non ci sia stata alcuna rivendicazione.

    Mons. Calzada Guerrero, riferisce la nota inviata all’agenzia Fides, ha parlato dopo la Messa domenicale, sottolineando che tali atti potrebbero essere il risultato di interessi egoistici che portano a queste situazioni estreme. "L'assassinio di un leader politico, di un dirigente sociale o di una persona qualsiasi, merita comunque di essere indagato" ha affermato. (R.P.)

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    Egitto: respinte le false accuse contro il monastero di Santa Caterina

    ◊   In una articolata conferenza stampa svoltasi ieri al Cairo, alcuni rappresentanti del mondo politico e accademico egiziano hanno respinto le false accuse di infedeltà alla nazione egiziana e di collusione con entità straniere rivolte in tempi recenti contro i monaci di Santa Caterina, il complesso nel Sinai conosciuto e apprezzato come uno dei più antichi monasteri cristiani del mondo.

    Il principale artefice degli attacchi al monastero è il generale in pensione Ahmed Ragai Attiya, che ha accusato i monaci di aver modificato la toponomastica dell'area, di aver nascosto i cosiddetti 12 ruscelli di Mosè (quelli che secondo tradizione dissetarono il popolo ebraico durante il suo Esodo verso la Terra Promessa), di essersi impossessati del 20% della terra del Sinai meridionale, di aver issato sul monastero in alcune ricorrenze speciali la bandiera greca e di aver trasformato il monastero in un'area occupata dalla Grecia e dall'Unione Europea.

    In margine a un precedente seminario organizzato al Cairo dal generale Attiya, era stata distribuita anche una pubblicazione che auspicava la creazione di un “Fronte per la difesa del Sinai meridionale” e descriveva i monaci greci come occupanti. Prendendo spunto da questi attacchi, alcuni organi di stampa vicini ai salafiti hanno accusato il monastero di connivenza con i servizi d'intelligence israeliana. E quindi di rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale.

    Alla conferenza svoltasi ieri hanno preso parte, tra gli altri, il monaco di Santa Caterina Gregorios al-Sinawi, il giurista e ex parlamentare Ehab Ramzy, il consulente Rifat al Said e i rappresentanti di alcune tribù locali coinvolte nella sicurezza del Monastero. Tutti gli intervenuti hanno respinto le accuse anche sulla base dei documenti che definiscono lo status della comunità monastica e i suoi rapporti con la nazione egiziana. Alcuni relatori, nei loro interventi, hanno adombrato il tentativo di fomentare attraverso le menzogne l'ostilità popolare contro il monastero, in un'area dove si concentrano gruppi islamisti armati. L'area di proprietà del monastero include altri 71 giardini e siti monastici di minore entità. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 90

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.