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Sommario del 09/03/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Francesco all’Angelus: non dialoghiamo con Satana ma difendiamoci con la Parola di Dio
  • Nel pomeriggio il Papa ad Ariccia per gli esercizi spirituali con la Curia Romana
  • Oggi in Primo Piano

  • Ucraina: scontri e manifestazioni in Crimea. Da Kiev il premier Yatseniuk a Mosca: “Non cederemo”
  • Mozambico, il vescovo di Tete: multinazionali sempre più ricche, popolazione sempre più povera
  • Emergenza sorrisi: l'ong che ridona speranza ai bambini iracheni
  • Palermo, iniziativa della diocesi per i divorziati-risposati
  • Neurologia: la coscienza non si esaurisce nell'efficienza piena del cervello
  • I medici del Policlinico Gemelli in piazza per prevenire le malattie cardiovascolari
  • Convegno internazionale su Edith Stein: la riflessione di Angela Ales Bello
  • Al maestro Muti la "Medaglia d'oro alla cultura italiana in Argentina"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Aereo scomparso: continuano le ricerche, senza risultati
  • Iraq: nuovo attentato kamikaze a Hilla, decine di vittime
  • Iran: per Catherine Ashton "trattativa difficile" sul nucleare
  • "Voci di fede", mons. Celli: "Riscoprire il ruolo della donna"
  • Domani a Roma Convegno su Giana Anguissola, autrice di letteratura per i ragazzi
  • Innovativi Master e Corsi all’Auxilium per operatori a tutela dei minori e per contrastare la povertà
  • Il Papa e la Santa Sede



    Francesco all’Angelus: non dialoghiamo con Satana ma difendiamoci con la Parola di Dio

    ◊   Il tempo della Quaresima “occasione propizia” per “un cammino di conversione”: cosi il Papa stamane all’Angelus, nella prima domenica di Quaresima, invitando tutti a rinunciare a Satana, alle sue opere e seduzioni, “sempre difesi dalla Parola di Dio”. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Francesco, ispirato dal Vangelo ha ripercorso il duello tra Gesù e Satana, quando lo Spirito Santo sceso su di Lui dopo il battesimo nel Giordano, lo spinge ad affrontare apertamente il diavolo nel deserto prima di iniziare la sua missione pubblica. Il tentatore cerca di distogliere Gesù dalla via della Croce e fargli prendere “una strada facile, di successo e potenza, attraverso “le false speranze messianiche”:

    "Il benessere economico, indicato dalla possibilità di trasformare le pietre in pane; lo stile spettacolare e miracolistico, con l’idea di buttarsi giù dal punto più alto del tempio di Gerusalemme e farsi salvare dagli angeli; e infine la scorciatoia del potere e del dominio, in cambio di un atto di adorazione a Satana. Sono i tre gruppi di tentazioni. Anche noi li conosciamo bene".

    Ma, “Gesù respinge decisamente tutte queste tentazioni e ribadisce la ferma volontà di seguire la via stabilita dal Padre, senza alcun compromesso col peccato e con la logica del mondo”:

    "Notate bene come risponde Gesù: Lui non dialoga con Satana, come aveva fatto Eva nel Paradiso terrestre. Gesù sa bene che con Satana non si può dialogare, perché è tanto astuto. Per questo Gesù, invece di dialogare, come aveva fatto Eva, sceglie di rifugiarsi nella Parola di Dio e risponde con la forza di questa Parola. Ricordiamoci di questo nel momento della tentazione, delle nostre tentazioni: niente argomenti, con Satana, ma sempre difesi dalla Parola di Dio. E questo ci salverà".

    “Nelle sue risposte a Satana, Gesù ricorda anzitutto che ‘non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio":

    "E questo ci dà forza, ci sostiene nella lotta contro la mentalità mondana che abbassa l’uomo al livello dei bisogni primari, facendogli perdere la fame di ciò che è vero, buono e bello, la fame di Dio e del suo amore".

    Ricorda inoltre che sta scritto anche: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo, ..."

    "... perché la strada della fede passa anche attraverso il buio, il dubbio, e si nutre di pazienza e di attesa perseverante".

    Ricorda infine che sta scritto: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto..."

    " ...ossia, dobbiamo disfarci degli idoli, delle cose vane, e costruire la nostra vita sull’essenziale”.

    Quindi l’invito del Papa a rinnovare le promesse del Battesimo:

    “Rinunciamo a Satana e a tutte le sue opere e seduzioni - perché lui è un seduttore - per camminare sui sentieri di Dio e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito”.

    Nei saluti finali dopo la recita dell’Angelus un invito alla solidarietà:

    "Durante questa Quaresima, teniamo presente l’invito della Caritas internazionale nella sua campagna contro la fame nel mondo".

    Infine una richiesta particolare:

    “Domando da voi un ricordo nella preghiera per me e per i collaboratori della Curia Romana, che questa sera inizieremo la settimana di Esercizi spirituali. Grazie”.

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    Nel pomeriggio il Papa ad Ariccia per gli esercizi spirituali con la Curia Romana

    ◊   Questo pomeriggio, il Papa si recherà ad Ariccia, nei pressi di Roma, per seguire con la Curia Romana gli Esercizi Spirituali predicati dal sacerdote Angelo De Donatis, parroco di San Marco Evangelista al Campidoglio. Francesco partirà dal vaticano in pulman, alle ore 16, insieme ad un'ottantina di persone. Gli esercizi si svolgeranno presso la residenza dei Paolini "Casa Divin Maestro" sul tema della “purificazione del cuore”. Gli Esercizi saranno aperti alle 18.00 dai Vespri, seguiti dalla meditazione introduttiva e dall’adorazione eucaristica. Lo schema delle giornate prevede la concelebrazione eucaristica alle 7.30, due meditazioni (alle 9.30 e alle 16.00), Vespri e adorazione eucaristica alle 18.00. Gli Esercizi si concluderanno venerdì 14 marzo dopo la meditazione del mattino. Alle 10.30 la partenza da Ariccia e il rientro in Vaticano. Nella settimana degli Esercizi spirituali saranno sospese tutte le udienze, compresa quella generale di mercoledì 12 marzo.

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    Oggi in Primo Piano



    Ucraina: scontri e manifestazioni in Crimea. Da Kiev il premier Yatseniuk a Mosca: “Non cederemo”

    ◊   In Ucraina, continua il braccio di ferro tra Kiev e Mosca sulla questione della Crimea. “Non cederemo” la regione, ha avvertito il premier ucraino Yatseniuk, mentre le Forze armate russe hanno occupato un altro posto di frontiera, e nella città di Sebastopoli sostenitori dei due governi rivali si sono scontrati durante una manifestazione. Davide Maggiore:

    La posizione del primo ministro ucraino Arseni Yatseniuk sulla Crimea è netta: “È la nostra terra e non ne cederemo un centimetro: che la Russia e il suo presidente lo sappiano”, ha detto alla piazza di Kiev, annunciando anche una prossima visita a Washington per colloqui sul tema. Opposta la posizione del premier della Crimea, che il 16 marzo terrà un referendum sulla secessione: “A Mosca stanno aspettando solo il nostro sì”, aveva detto Serghiei Aksionov alle migliaia di dimostranti filorussi di Simferopoli. A Sebastopoli, invece, sono stati circa duecento sostenitori di Kiev a scendere in piazza, ma la manifestazione è stata attaccata da uomini armati di manganelli. E mentre Kiev ha bloccato i flussi finanziari verso la regione, sembrano essere in movimento anche le truppe di Mosca. Secondo un responsabile delle guardie di confine ucraine, avrebbero catturato un altro posto di frontiera, l’undicesimo, nell’ovest della penisola e senza spargimento di sangue: all’interno si troverebbero ancora una trentina di funzionari. “La continuazione dell’escalation militare in Crimea, o misure per l’annessione alla Russia chiuderebbero la porta alla diplomazia”, aveva però detto nelle scorse ore il segretario di Stato Usa, John Kerry, in una telefonata al ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov.

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    Mozambico, il vescovo di Tete: multinazionali sempre più ricche, popolazione sempre più povera

    ◊   In Mozambico, le multinazionali non rispettano le leggi, i contadini non vengono risarciti e abbandonano i propri villaggi ridotti alla miseria: è la denuncia di mons. Inácio Saure, vescovo di Tete. Il rischio è quello di nuove rivolte da parte della popolazione disperata. Ascoltiamo la testimonianza di padre Graziano Castellari, missionario comboniano, collaboratore di Nigrizia, intervistato da Maura Pellegrini Rhao:

    R. - La situazione sta sempre peggiorando perché per fare soldi non si interessano più della gente, ma si interessano più dei soldi delle multinazionali. Quello è il problema più grave.

    D. – Il pericolo di nuove rivolte è sempre più concreto...

    R. – C’è un clima sociale molto degradato in tutto il Mozambico. La zona di Tete è la più pericolosa perché è l’area più ricca e tutte le multinazionali si lanciano su questa zona per accaparrarsi le risorse.

    D. – Qual è il ruolo dello Stato in tutto questo?

    R. – Lo Stato esige poco dalle multinazionali e molto dalla gente. Hanno moltissime facilitazioni e queste contribuiscono ad evidenziare la disuguaglianza di trattamento tra le multinazionali e la popolazione. In questo momento la popolazione non gode per niente dei suoi benefici, del terreno e delle risorse che hanno; è proprio quella che soffre di più per gli immensi giacimenti che ci sono e che non restituiscono niente a loro.

    D. – Le proteste precedenti, dunque, non hanno riscosso nessun successo...

    R. – I contadini, in tutto il Mozambico, non hanno avuto successo: hanno sempre perso questi grandi appezzamenti di terra perché il governo appoggia le multinazionali e le vuole. Le richieste presentate al governo non sono state ricevute e quindi la popolazione non ottiene nessun risultato.


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    Emergenza sorrisi: l'ong che ridona speranza ai bambini iracheni

    ◊   Strage a causa di un nuovo attentato suicida in Iraq, avvenuto a Hilla un centinaio di chilometri a sud rispetto alla capitale Baghdad, dove un kamikaze si è fatto esplodere davanti a un checkpoint all’entrata della città. Almeno 34 le vittime. L’attentato è avvenuto in un momento di grande traffico, mentre decine di veicoli erano in attesa di attraversare la barriera: molte persone, riferiscono le testimonianze, sono rimaste intrappolate all’interno delle loro auto. Almeno 50 sono le macchine bruciate, mentre parte del checkpoint è stato distrutto. Intanto, in tutto il Paese, a subire le conseguenze più drammatiche del conflitto sono, come in ogni guerra, i bambini. Proprio a loro si rivolge l’ong “Emergenza Sorrisi” che realizza missioni chirurgiche in Paesi sconvolti dai conflitti. Una loro equipe è appena tornata dal Pase del Golfo. Al microfono di Maria Cristina Montagnaro, il dott. Giorgio Giovannini, che ha fatto parte della squadra di medici volontari:

    R. - Abbiamo visto nello screening circa 160 bambini; di questi ne sono stati operati 89. Quando si fanno queste missioni, si torna a casa , al di là di quel poco che si è potuto dare, con la consapevolezza di aver ricevuto molto di più. Ci portiamo via il ringraziamento della gente, il sorriso dei bimbi, queste sono cose che rappresentano veramente una ricompensa immensa.

    D. - Come si presenta la situazione in questo momento?

    R. - Il Paese sta vivendo un periodo storico post-bellico, quindi la situazione è quella che ci sia può aspettare da un momento di questo tipo. Nel nord del Paese ci sono ancora combattimenti, tensioni … Quindi si incontrano problemi organizzativi e strutturali. Noi abbiamo avuto contatti solo nella struttura dove abbiamo operato: il Teaching Hospital di Nassiriya.

    D. - Ma che cosa avete visto nel concreto?

    R. - Nel concreto abbiamo visto molte persone e famiglie, provenienti sia dal nord del Paese, da Baghdad ma anche da Bassora che portavano i loro bimbi a Nassiriya, perché sapevano che lì c’era un’equipe pronta a risolvere i problemi. Probabilmente hanno trovato le risposte che il Paese in questo momento non è in grado di dare.

    D. - Quali sono i traumi che riportano maggiormente questi bambini?

    R. - Noi ci siamo concentrati sull’obiettivo di "Emergenza Sorrisi": trattare le malformazioni e tutte le patologie del viso, come la labiopalatoschisi, i tumori del viso … Questa settimana è presente una seconda missione, che invece si occuperà delle ustioni, dei traumi, gli esiti da guerra o da patologie da fuoco, acidi …

    D. - Oltre ad operare i bambini fate anche formazione ai medici locali?

    R. - Questo è uno degli obiettivi della missione. Una malformazione del viso, una labiopalatoschisi completa per un bambino, oltre che problemi ovviamente estetici - con tutte le conseguenze psicologiche che ci possono essere quando cresce - diventa un problema di salute fondamentale, perché può influire sulla crescita, sulla capacità di deglutire il cibo, sulle malattie respiratorie. Per questo è molto importante che ci sia la continuità. E per far sì che ci sia una continuità, è necessario - come "Emergenza Sorrisi" cerca di fare - formare del personale locale in modo che sia in grado di affrontare queste situazioni. Nella nostra missione sostanzialmente 12 tra medici ed infermieri hanno partecipato a tutte le nostre attività chirurgiche in sala.

    D. - Voi avete anche un sito per mostrare che cosa fate concretamente?

    R. - www.emergenzasorrisi.it. Nel sito si trovano tutte le informazioni, gli scopi e le missioni che sono state portate avanti in tutti questi anni.

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    Palermo, iniziativa della diocesi per i divorziati-risposati

    ◊   Un percorso di accoglienza e di ascolto che ha preso spunto dall’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II per far scoprire a separati e divorziati in che modo poter prendere parte alla vita della Chiesa. A proporlo nell’arcidiocesi di Palermo è l’Ufficio Pastorale per la Famiglia che ha dato vita ad un’équipe di laici e sacerdoti allo scopo di guidare il cammino di fede di quanti hanno sperimentato il fallimento del matrimonio. Il percorso è stato chiamato “Pozzo di Sicar”, al microfono di Tiziana Campisi lo illustra Giuseppe Re, con la moglie tra i coordinatori del progetto:

    R. – Ci sono due cose a cui noi teniamo in questi incontri: una è permettere a queste persone di manifestarsi con la loro storia – purtroppo fatta anche di sofferenza, di tanta emarginazione, certe volte – e con i loro desideri, e dall’altra quella di rinvigorire la speranza di essere sempre figli di Dio, battezzati, e quindi di riprendere un cammino di fede nella stessa Chiesa. Si intraprende un cammino basato tutto sulla Parola di Dio. La Parola di Dio è veramente illuminante, scalda i cuori e fa manifestare sempre la misericordia di Dio.

    D. – Quali sono stati gli esiti di questi incontri?

    R. – Sul piano personale, queste persone sono state un po’ rinvigorite, hanno acquistato speranza, nel cammino di fede; d’altra parte, ancora sono legati al discorso “sacramento sì – sacramento no”, per quanto riguarda il sacramento dell’Eucaristia. Ma anche questo, pian piano, si cerca di superarlo attraverso l’incontro con Cristo, che non è soltanto sacramentale ma si basa sulla Parola di Dio, sulle opere di carità, sull’impegno a continuare nella nuova unione un impegno di comunione di coppia e di educazione dei figli.

    D. – Cosa date e cosa ricevete in questi incontri?

    R. – La cosa più bella è lo scambio che c’è tra noi operatori, che annunciamo in tutti i modi la misericordia di Dio attraverso la Sacra Scrittura, il Vangelo e annunciamo la speranza che viene data a questi uomini e donne che nascono da un fallimento di una precedente unione. In questa speranza noi vediamo risorgere anche la forza della fede. Dall’altra parte, riceviamo anche la gioia di vedere che queste persone poi continuano ad avere fede e a manifestarla nella loro nuova unione.

    D. – Il “Pozzo di Sicar” è il percorso che voi proponete per divorziati e separati. Invece, per i separati non risposati la proposta è quella del Cammino di Santa Maria di Cana. Che cosa prevede questo cammino?

    R. – Inizia con un’accoglienza fraterna, forte, calorosa di queste persone che per una vocazione particolare ritengono di mantenersi fedeli a questo loro primo matrimonio e che quindi intraprendono una strada di difesa della loro precedente unione, nonostante il fallimento. E quindi si dà un accompagnamento perché questo possa rendersi possibile nella serenità, nell’ascolto sempre della Parola di Dio e lì anche con la comunione eucaristica che a loro è permessa.

    D. – Questi percorsi che tipo di nuove relazioni aprono con la Chiesa?

    R. – Le nuove relazioni riguardano anzitutto una nuova mentalità che è quella da farsi con tutti gli altri, in particolare con i presbiteri che sono interpellati a cambiare questo discorso di atteggiamento di ascolto e di accoglienza. E poi, anche con tutte le altre coppie e famiglie che non devono temere qualcosa che riguardi un abbassamento del livello del matrimonio. Il matrimonio per sempre e indissolubile viene sempre annunciato come Vangelo, ma si dà la possibilità a chi ha avuto un fallimento di avere un progetto di vita serio, anche se in un’altra unione matrimoniale.

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    Neurologia: la coscienza non si esaurisce nell'efficienza piena del cervello

    ◊   La dignità della vita umana non si misura dalle capacità fisiche, psichiche o intellettuali, ma è legata alla stessa esistenza in vita. Lo dimostrano gli studi condotti da Steven Laureys, neurologo belga di fama mondiale, intervenuto nei giorni scorsi a Roma al convegno “Dal cervello alla coscienza”, organizzato dall’Associazione Scienza e Vita. Recenti studi neurologici dimostrano come l’impossibilità di produrre atti volontari non costituisca la fine o la sospensione della coscienza. Significative le ripercussioni nel dibattito sul fine vita. Paolo Ondarza ne ha parlato con Paola Ricci Sindòni , presidente di Scienza e Vita:

    R. - Abbiamo voluto provare ad interpellare la scienza in primo luogo, abbiamo chiamato Steven Laureys, uno dei pionieri che ha indagato per cogliere se i malati con gravi patologie cerebrali avessero percezioni sensoriali. Quale è stato l’elemento chiave della risposta di Laureys? Bisogna intanto abbandonare linguisticamente l’idea che chi è ammalato di una patologia cerebrale è in stato vegetativo; ormai la definizione scientifica è “stato di veglia non responsivo”. Questo è un passaggio epocale. L’idea è che il malato, anche quando ha queste gravi patologie, è dotato di una coscienza minima anche se non risponde. Quindi, lo stato è sempre di veglia di coscienza ma questa coscienza non può dare risposte; anche se Laureys ha dimostrato che in alcuni malati, anche in coma profondo, si è poi riusciti ad intercettarli anche semplicemente con la domanda “sì” o “no”, o attraverso cenni degli occhi, delle mani. Comunque, anche se non attraverso argomentazioni più sofisticate, il malato rispondeva. Credo, che questo debba far molto pensare.

    D. – La coscienza, potremmo dire, non si esaurisce nella funzionalità, nell’efficienza piena del cervello, va oltre il cervello...

    R. – Certo, è giusto. Non si può dire che il cervello è la coscienza, è una visione riduttiva. Se in un malato il cervello è ormai privato di alcune sue funzioni, non si può dire che quindi non c’è più coscienza. D’altro canto, bisogna anche rifiutare modelli dualistici, dove la coscienza è la parte più “alta, aristocratica, più nobile” della persona ed il cervello invece è una cosa più legata all’aspetto di tipo somatico. Non sono più proponibili queste visioni dualiste. Ciò non toglie che bisogna lavorare molto su questi circuiti virtuosi che invece esistono e che lo scienziato – che non ha preoccupazioni etiche, né teoriche – mette così bene in evidenza. Dunque, ci vuole molta prudenza prima di ingaggiare battaglie ideologiche che spesso, come nel nostro territorio nazionale qualche anno fa, hanno lacerato la società civile attraverso risposte semplicistiche.

    D. – Oggi, anche grazie a studi scientifici, medici si può dire che la fine della consapevolezza, della capacità di produrre atti “volontari” non coincide necessariamente con la fine della coscienza...

    R. – E’ assolutamente così. Pensiamo, senza far riferimento ai malati gravi, a tutto l’ampio raggio dei disabili, per esempio i malati psichici che vengono ritenuti privi di coscienza perché non hanno la possibilità di rispondere. Eppure, sono persone in stato di veglia, che vivono dentro il proprio mondo psicotico ma sempre un loro mondo. Quindi, occorre intercettare quel mondo...

    D. – Da questa riflessione le ricadute sulla bioetica, in particolare sul dibattito relativo agli stati vegetativi e sul fine vita, sono notevoli...

    R. – Sono notevoli ed ampi. Del resto, anche i bambini piccoli sono in stato di veglia non responsivi perché non hanno ancora maturato la capacità di reagire, ma questo non vuol dire che non sono persone e che non hanno una loro dignità di persone!

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    I medici del Policlinico Gemelli in piazza per prevenire le malattie cardiovascolari

    ◊   Torna “Gemelli Insieme”, il progetto che ha lo scopo di educare la popolazione a corretti stili di vita, promuovendo la prevenzione e la diagnosi precoce. I medici del Policlinico romano escono dalla loro sede storica per incontrare i cittadini in una serie di appuntamenti dedicati alla prevenzione. Un’iniziativa partita la scorsa primavera e che fa parte del percorso che il Gemelli ha intrapreso per festeggiare i 50 anni di vita della struttura, oggi punto di riferimento a livello locale e nazionale. Dopo la tappa dedicata alla prevenzione dei tumori al seno (a Piazza dei Re di Roma), delle malattie della tiroide (al Foro Italico) e quelle dei 5 sensi (al Maxxi), adesso è la volta della prevenzione delle malattie cardiovascolari. I medici del Gemelli ieri e oggi visiteranno ed effettueranno esami diagnostici a tutti coloro che vorranno sottoporvisi. L’appuntamento è al Centro di Produzione Culturale “La Pelanda” di Testaccio a Roma. Ma è vero che le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte? Risponde il prof. Tommaso Sanna, ricercatore di cardiologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. L’intervista è di Eliana Astorri:

    R. – E’ assolutamente vero. Il carico delle malattie cardiovascolari purtroppo continua ad essere troppo elevato nelle società occidentali. E’ proprio questa la ragione per la quale il Policlinico Gemelli ha deciso di fare una campagna di informazione per i cittadini al fine di ridurre l’incidenza di queste malattie.

    D. – Quali sono le malattie cardiovascolari più comuni?

    R. – Sicuramente, l’ipertensione arteriosa, l’infarto del miocardio, la fibrillazione atriale, lo scompenso cardiaco … solo per citare le più comuni: sono veramente molto numerose.

    D. – Quali sono le cause che portano a patologie di questo tipo?

    R. – Sicuramente ci sono dei fattori di rischio che non sono modificabili, come ad esempio la storia familiare, l’età, il sesso; ma purtroppo, molti dei fattori di rischio cardiovascolare dipendono, in realtà, da cattive abitudini di vita, da uno stile di vita che non è sano.

    D. – Qual è il ruolo delle cellule staminali, per le malattie del cuore?

    R. – Nello scompenso cardiaco, nell’insufficienza cardiaca le cellule staminali sono un’area di intensa ricerca perché noi speriamo che il trattamento con cellule staminali possa limitare i danni che sono stati causati dall’infarto miocardico che, inevitabilmente, può portare allo scompenso cardiaco. Ora siamo nella fase preliminare della ricerca, ma sembra essere molto promettente.

    D. – Cosa bisogna fare per fare prevenzione nel campo delle malattie cardiovascolari? Nel corso di questo incontro di voi cardiologi alla “Pelanda” al Testaccio, a Roma, dedicato alla prevenzione: cosa troveranno i cittadini che vi si recheranno?

    R. – Troveranno un percorso nel quale verranno fatte una serie di domande; verrà misurata la pressione arteriosa, rilevato il peso, l’altezza, la circonferenza della vita; verrà determinato il colesterolo su sangue capillare, verrà fatta una valutazione del monossido di carbonio nei polmoni per l’esposizione al fumo e sulla base di età, sesso, peso corporeo, livelli di pressione arteriosa, livelli di colesterolo ed altri elementi raccolti con l’intervista anamnestica verrà stimato il loro rischio di malattie cardiovascolari gravi nell’arco dei prossimi dieci anni. Sulla base della composizione del loro rischio, verranno indirizzati a determinate aree di consultazione nelle quali verrà loro spiegato come perdere peso, quale possa essere l’alimentazione corretta per evitare malattie vascolari, quali siano i rischi del fumo, cosa possano fare per cercare di smettere di fumare, come possano incrementare la loro attività fisica per ridurre il rischio cardiovascolare legato alla sedentarietà e come possano gestire nel modo migliore il diabete, qualora sia presente.

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    Convegno internazionale su Edith Stein: la riflessione di Angela Ales Bello

    ◊   Approfondire il pensiero filosofico di Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, morta ad Auschwitz sotto il nazismo. Questo l’obiettivo del Convegno internazionale “Edith Stein e l’antropologia filosofica”, svoltosi alla Pontificia Università Lateranense. Antonella Pilia ne ha parlato con la prof.ssa Angela Ales Bello, direttore dell’Area internazionale di ricerca “Edith Stein nella filosofia contemporanea” della Lateranense:

    R. - Noi abbiamo istituito presso l’Università lateranense un’area di ricerca dedicata a Edith Stein e abbiamo iniziato questa attività cercando di analizzare come questa pensatrice tedesca affronti la questione dell’essere umano, cioè chi è l’essere umano, chi siamo noi. E quindi antropologia filosofica vuol dire proprio questo: una riflessione teorica sulla base dei numerosi scritti che la Stein ci lascia su questo argomento.

    D. - Qual è l'elemento più originale del pensiero di Edith Stein?

    R. – La proposta della Stein si inserisce in una filosofia contemporanea chiamata fenomenologia, che vuol dire l’analisi del fenomeno essere umano, cioè dell’essere umano così come si presenta sia nella nostra persona che nell’incontro con gli altri. Da questo punto di vista si sottolinea una complessità dell’essere umano, cioè il fatto che non è soltanto un corpo ma ha anche una dimensione psichica e una dimensione spirituale. Questa tripartizione è molto importante, soprattutto nel mondo contemporaneo, perché significa che non ci si può ridurre soltanto ad un aspetto - quindi spesso la corporeità o soltanto la psiche - ma si sottolinea la presenza di tutte e tre le dimensioni, compresa quella spirituale, per costituire effettivamente una persona.

    D. - Voi avete sottolineato che, nel suo pensiero, Edith Stein è riuscita a coniugare la filosofia passata con quella contemporanea…

    R. - Ecco, la Stein si è resa conto che l’interpretazione della persona, sulla quale noi ci siamo soffermati in questo convegno, ha radici lontane, soprattutto nella filosofia dell’età medievale, quindi nei pensatori come Sant’Agostino e San Tommaso, i quali avevano sottolineato l’aspetto spirituale, l’anima dell’essere umano. Inoltre, si era resa conto che anche la corrente fenomenologica alla quale lei apparteneva aveva indicato questa dimensione. Allora, lei crede che sia possibile questo incontro fra passato e presente, anzi, in questo consiste la sua originalità nel contesto filosofico contemporaneo: non aver rinnegato il passato e non essere rimasta al passato, come spesso succede.

    D. – Possiamo dire che Edith Stein rappresenti un modello per il mondo universitario, grazie al suo impegno nella ricerca scientifica unito a una forte testimonianza di fede...

    R. – Certo. Anche se la sua preparazione scientifica non era propriamente da scienziata, tuttavia Edith Stein è molto sensibile alla scienza del suo tempo e a tutti gli studi sull’organismo, per esempio, che erano stati fatti alla sua epoca e ci aiuta in questa direzione anche a trovare completamenti e a rispondere a sollecitazioni che spesso sono soltanto riduttive.

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    Al maestro Muti la "Medaglia d'oro alla cultura italiana in Argentina"

    ◊   Nei giorni scorsi, il maestro Riccardo Muti è stato insignito a Roma della “Medaglia d’oro alla cultura italiana in Argentina” per aver contribuito a diffondere “l’eccellenza culturale italiana nel Paese sudamericano”. Un riconoscimento che è anche impegno per valorizzare il grande patrimonio artistico che l’Italia offre. Al microfono di Patricia Ynestroza, il maestro Riccardo Muti si sofferma su uno dei più grandi teatri argentini:

    R. - Il Teatro Colón di Buenos Aires, uno dei teatri più grandi del mondo, è fiero della sua italianità: non solo perché nella costruzione del teatro ci sono state maestranze italiane ma perché c’è una storia portata dagli artisti italiani. Tant’è vero che la prima volta che sono stato lì, vedendo sui muri i nomi dei direttori di orchestra e dei cantanti italiani, ho improvvisamente sentito forte la presenza del mio Paese e questo mi ha reso orgoglioso. Noi dobbiamo fare molto; diciamo sempre che la cultura unisce i popoli... Ed è vero! Nei viaggi dell’amicizia che faccio ormai da tanti anni, quando porto l’orchestra ed il coro italiani in un altro Paese ed invito i musicisti dell’altro Paese ad unirsi a noi – musicisti che parlano molto spesso lingue diverse, appartengono a religioni diverse, hanno colore della pelle diverso – si siedono vicino ai nostri musicisti e “respirano” improvvisamente lo stesso sentimento, la stessa passione, lo stesso modo di esprimersi. Ciò che la parola non può fare, la musica crea. Dobbiamo però ricordare che la storia della musica italiana non è solamente Verdi, Puccini e Mascagni ma è quella di un Paese che ha creato il Teatro dell’Opera, la stessa opera, la Camerata di Bardi. Ha inventato molte forme musicali, come il “Concerto Grosso” di Arcangelo Corelli. Poi ci sono Palestrina, Monteverdi...; l’Italia ha anche creato gli strumenti; Guido da Arezzo ha dato il nome alle note; poi gli strumenti di Stradivari, Amati, Guarnieri, Guadagnini che tutto il mondo ci invidia e paga milioni e milioni di euro per averne uno. Abbiamo fatto tutto questo ma ce ne siamo scordati. Se vogliamo recuperare tutto questo, allora abbiamo bisogno di una guida importante che venga da chi ci governa.

    D. – Questo premio, uno dei tanti che lei ha ricevuto, cosa significa?

    R. – Il primo significato è nel premio stesso: ogni premio ha un suo fascino ed una sua importanza. Questo, poi, viene da un Paese che ammiro molto e che ho visitato tante volte con l’Orchestra di Philadelphia quando ero direttore; con l’Orchestra della Scala e ultimamente al Colón di Buenos Aires ho portato un’opera di Mercadante – della grande scuola napoletana – e “I due Figaro”. I critici l'hanno considerata come la migliore esecuzione. Quindi, questo rapporto culturale tra l’Italia e l’Argentina, che viene concretizzato con questo premio, è per me motivo di grande soddisfazione e grande orgoglio; soprattutto di una bene augurante apertura in futuro tra l’Italia e l’Argentina stessa.

    D. – Lei ha fatto molte cose nella sua carriera, cosa le manca ancora?

    R. – Tutto! Quello che facciamo noi nella vita è solo un centesimo di quello che potremmo fare. La storia della musica nei secoli è piena di compositori, di partiture e ci vorrebbero cento vite per poter avvicinarsi a tutto questo. L’unica cosa che si può fare è cercare – piuttosto che fare concerti per il proprio successo personale, perché quello alla mia età o è già avvenuto o non è avvenuto affatto – di dedicarsi di più perché la musica migliori la società ed i rapporti tra i vari Paesi.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Aereo scomparso: continuano le ricerche, senza risultati

    ◊   Continuano, senza risultati, le ricerche del volo Kuala Lumpur – Pechino di Malaysia Airlines, decollato nella notte tra venerdì e sabato, precipitato nell’oceano a sud delle coste vietnamite, con 239 passeggeri a bordo. Sulla loro sorte, la stessa compagnia aerea ha dichiarato ormai di “temere il peggio”, poiché la task force multinazionale, composta da circa 60 navi e aerei, non è riuscita a trovare tracce del relitto. E mentre l’aeronautica malaysiana parla, a partire dai tracciati radar, di una possibile inversione di rotta del velivolo prima del disastro, si fa strada l’ipotesi del terrorismo. Le autorità, ha spiegato il ministero dei Trasporti, stanno seguendo anche questa pista, ed è possibile che siano addirittura quattro i passeggeri imbarcatisi sotto falso nome: all’indagine sta collaborando l’Fbi statunitense. (D.M.)

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    Iraq: nuovo attentato kamikaze a Hilla, decine di vittime

    ◊   Strage a causa di un nuovo attentato suicida in Iraq, avvenuto a Hilla un centinaio di chilometri a sud rispetto alla capitale Baghdad, dove un kamikaze si è fatto esplodere davanti a un checkpoint all’entrata della città. Almeno 34 le vittime. L’attentato è avvenuto in un momento di grande traffico, mentre decine di veicoli erano in attesa di attraversare la barriera: molte persone, riferiscono le testimonianze, sono rimaste intrappolate all’interno delle loro auto. Almeno 50 sono le macchine bruciate, mentre parte del checkpoint è stato distrutto. (D.M.)

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    Iran: per Catherine Ashton "trattativa difficile" sul nucleare

    ◊   La trattativa che coinvolge l’Iran e il gruppo detto del 5+1 sulla questione nucleare è “difficile” e “non c’è garanzia di successo”. Lo ha detto la rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton, durante una conferenza stampa congiunta, a Teheran, con il ministro degli Esteri iraniano Mohammed Javad Zarif. Perché le trattative riescano, ha proseguito Ashton, c’è bisogno “che il popolo iraniano sostenga il lavoro” delle autorità. Dal canto suo, il capo della diplomazia di Teheran ha affermato che “è possibile raggiungere un accordo in quattro o cinque mesi", o anche "in un periodo più breve”, invitando “la controparte” a dare seguito agli impegni già assunti, in riferimento all’allentamento delle sanzioni contro l’Iran, dopo la firma dell’accordo transitorio sulla questione nucleare, avvenuta a novembre (D.M.)

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    "Voci di fede", mons. Celli: "Riscoprire il ruolo della donna"

    ◊   “Questo momento dovrebbe essere un aiuto a riscoprire qual è il ruolo della donna nel cammino dell’umanità, ma soprattutto chi è la donna, e quindi approfondire la teologia della donna”. Così mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali ha commentato l’evento “Voci di fede”, ospitato ieri dalla Filmoteca vaticana in occasione della Giornata internazionale della donna. Durante l’incontro, dieci figure femminili hanno portato la loro testimonianza. Tra loro religiose come suor Enza Guccione, che in Nigeria si è messa al servizio di più poveri, suor Dafne Sequeira, che in India assiste le donne emarginate perché dalit, o la comboniana Azezet Kidane, impegnata contro il traffico di esseri umani che passa per il Sinai. A parlare sono state donne impegnate nella vita attiva, avvocate, madri di famiglia, giornaliste, ma anche monache contemplative, come l’agostiniana libanese Abir Hanna. E dal Libano è arrivata anche la testimonianza di Jocelyne Khouiri, fondatrice di un movimento laico femminile, “La libanaise–Femme du 31 mai” e recentemente nominata membro del Pontificio Consiglio per i laici. Al termine dell’evento, è stato presentato il Caritas Internationalis Women Award, riconoscimento che premierà quanti si distingueranno nel promuovere il ruolo della donna nella lotta alla fame. (D.M.)

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    Domani a Roma Convegno su Giana Anguissola, autrice di letteratura per i ragazzi

    ◊   Domani pomeriggio a Roma un convegno per riscoprire Giana Anguissola (1906-1966) scrittrice, autrice Rai, illustratrice pluripremiata; con i suoi romanzi, classici della letteratura italiana, ha affascinato cinque generazioni di lettori e soprattutto di lettrici: le sue storie e i suoi personaggi hanno anticipato temi sociali, educativi e ambientali che sono oggi al centro dell’attenzione del pubblico e degli esperti. L’incontro si tiene a Roma, presso Explora, il Museo dei Bambini, sotto l’egida del Centro per il Libro e la Lettura, con i patrocini della Regione Lazio, del Comune di Roma. Vincitrice del Premio Bancarellino nel 1964 con il romanzo “Violetta la timida”, collaboratrice alla Domenica del Corriere ed al Corriere dei Piccoli, sceneggiatrice di alcune trasmissioni per l’esordiente TV dei Ragazzi ( i 21 episodi de “Il diario di Giulietta” per la regia di Romolo Siena sono stati trasmessi tra il gennaio e l’aprile del 1954) Giana Anguissola è stata una fine conoscitrice dell’animo degli adolescenti come dimostrano in particolare le protagoniste dei suoi romanzi tutte in età tra i 12 ed i 16 anni. Interverranno al convegno docenti universitari di Milano, Parma, Padova, esperti di letteratura per ragazzi. Concluderà la manifestazione una Tavola Rotonda alla quale interverranno Stephanie Delcroix, ricercatrice dell’Università di Zurigo, Ottavia Murru responsabile della Biblioteca Goffredo Mameli di Roma, Lucia Bocedi responsabile della Biblioteca “Giana Anguissola” di Piacenza e Tiziana Colosimo, vincitrice della terza edizione del Concorso “Giana Anguissola”. (R.G.)

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    Innovativi Master e Corsi all’Auxilium per operatori a tutela dei minori e per contrastare la povertà

    ◊   Formare educatori ed operatori per ridurre la povertà e per tutelare l’infanzia e l’adolescenza, specie per contrastare la violenza sui minori. Questa l’idea sottesa ai Master e ai due Corsi di alta formazione organizzati dalla Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma e dal Centro Studi Sociali sull’Infanzia e l’Adolescenza “don Silvio De Annuntiis” di Scerne di Pineto (Te) in Abruzzo, dove si svolgeranno le lezioni da aprile a dicembre 2014. Il Master in “Politiche e servizi per la riduzione della povertà” - tra le prime esperienze formative in Italia in questo campo - è un’occasione per riflettere sul ruolo di quanti, laici e religiosi, sono già impegnati o intendono intraprendere azione di contrasto alla povertà e per rispondere alle esigenze di specializzazione dell’attività svolta dai centri e dalle istituzioni che operano in tale ambito. Altro percorso originale è il Corso di alta formazione per “Operatore di advocacy del bambino”, mirato ad acquisire specifici requisiti professionali e curricolari utili alla nomina di esperto e consulente del giudice, delle parti o della polizia giudiziaria, nei procedimenti che implichino l’ascolto del minore e allo svolgimento di attività di advocacy all’interno di servizi per l’infanzia e l’adolescenza, alla luce delle nuove norme italiane che hanno recepito la Convenzione di Lanzarote, la Convenzione di Istanbul contro il femminicidio e introdotto il Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La terza proposta riguarda il Corso di alta formazione per “Esperto nella cura dell’adolescente”, con un approccio interdisciplinare per fornire un quadro di competenze e di strumenti d’intervento atti a rafforzare la capacità di tutela e di cura degli adolescenti nel contesto familiare, scolastico, istituzionale, dei servizi sociali, sanitari e giudiziari. Tutte le informazioni sul sito www.pfse-auxilium.org . (A cura di Roberta Gisotti)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 68

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.