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Sommario del 21/01/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: custodiamo la nostra piccolezza per dialogare con il Signore
  • Presentati al Papa gli agnelli nella Festa di Sant'Agnese
  • Papa Francesco riceverà Obama il 27 marzo
  • Rinunce e nomine episcopali di Papa Francesco
  • Tweet del Papa: se si vive la fede nel quotidiano anche il lavoro esprime la gioia dei cristiani
  • Unità dei cristiani. Il metropolita ortodosso Gennadios: ritrovare l'amore fraterno
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: a Montreux fervono i preparativi per la Conferenza di Pace "Ginevra 2"
  • “Ginevra 2”. Mons. Zenari: le parti si sentano figli al capezzale della madre Siria
  • Ucraina: dopo gli scontri in piazza i sostenitori di Ianukovich
  • Sud Sudan: ancora scontri tra ribelli. A Juba in programma nuovi colloqui di pace
  • Cominciati i negoziati per l’adesione della Serbia all’Ue
  • Immigrazione: presentata a Roma la guida Caritas sui luoghi di culto
  • I vescovi europei chiedono rispetto per il riposo domenicale. Sostegno dei sindacati
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • "Ginevra 2": le Chiese cristiane siriane lanciano una campagna di preghiera
  • Siria: Ong chiedono rappresentanti cristiani a "Ginevra 2"
  • Usa: a Washington l'annuale Marcia per la Vita
  • Ginevra: Ban Ki-moon alla Conferenza dell'Onu sul disarmo
  • Nigeria: appello di mons. Kaigama alla convivenza pacifica
  • Congo: la Chiesa cattolica salva 12 bambini dalla tratta degli esseri umani
  • Congo: Simposio sui valori della famiglia
  • Il Myanmar libera i bambini soldato reclutati nelle guerre civili e nei conflitti armati
  • Repubblica Dominicana: Lettera pastorale dei vescovi alle famiglie cristiane
  • Belgio: al via la Settimana sociale europea
  • Portogallo: tutta la Chiesa è coinvolta nel problema delle migrazioni
  • Terra Santa: a Jaffa una Messa per i migranti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: custodiamo la nostra piccolezza per dialogare con il Signore

    ◊   Custodiamo la nostra piccolezza per dialogare con la grandezza del Signore. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che il Signore ha con noi un rapporto personale, non è mai un dialogo con la massa. Il Signore, ha proseguito, sceglie sempre i piccoli, chi ha meno potere perché guarda alla nostra umiltà. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il Signore e i piccoli. Papa Francesco ha incentrato la sua omelia su questo binomio e subito ha sottolineato che “il rapporto del Signore con il suo popolo è un rapporto personale” è “sempre, da persona a persona”. Lui, ha soggiunto, “è il Signore e il popolo ha nome”, “non è un dialogo fra il potente e la massa”. E’ un dialogo “personale”:

    “E in un popolo, ognuno ha il suo posto. Mai il Signore parla alla gente così, alla massa, mai. Sempre parla personalmente, con i nomi. E sceglie personalmente. Il racconto della creazione è una figura che fa vedere questo: è lo stesso Signore che con le sue mani artigianalmente fa l’uomo e gli dà un nome: 'Tu ti chiami Adam'. E così incomincia quel rapporto fra Dio e la persona. E c’è un’altra cosa, c’è un rapporto fra Dio e noi piccoli: Dio, il grande, e noi piccoli. Dio, quando deve scegliere le persone, anche il suo popolo, sempre sceglie i piccoli”.

    Dio, ha proseguito, sceglie il suo popolo perché è “il più piccolo”, ha “meno potere” degli altri popoli. C’è proprio un “dialogo fra Dio e la piccolezza umana”. Anche la Madonna dirà: “Il Signore ha guardato la mia umiltà”. Il Signore “ha scelto i piccoli”. Nella prima Lettura di oggi, ha osservato, “si vede questo atteggiamento del Signore, chiaramente”. Il profeta Samuele sta davanti al più grande dei figli di Iesse e pensa che sia “il suo consacrato, perché era un uomo alto, grande”. Ma il Signore, ha osservato il Papa, gli dice di “non guardare al suo aspetto né alla sua statura” e aggiunge: “Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo”. Infatti, ha ribadito il Pontefice, “l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore. Il Signore sceglie secondo i suoi criteri”. E sceglie “i deboli e i miti, per confondere i potenti della terra”. Alla fine, dunque, “il Signore sceglie Davide, il più piccolo”, che “non contava per il padre”. “Non era a casa”, era “a custodire le pecore”. Eppure, proprio Davide “è stato eletto”:

    “Tutti noi col Battesimo siamo stati eletti dal Signore. Tutti siamo eletti. Ci ha scelto uno per uno. Ci ha dato un nome e ci guarda. C’è un dialogo, perché così ama il Signore. Anche Davide poi è diventato re e ha sbagliato. Ne ha fatti forse tanti, ma la Bibbia ci racconta due sbagli forti, due sbagli di quelli pesanti. Cosa ha fatto Davide? Si è umiliato. E’ tornato alla sua piccolezza e ha detto: ‘Sono peccatore’. E ha chiesto perdono e ha fatto penitenza”.

    E dopo il secondo peccato, ha proseguito, Davide ha detto al Signore: “Punisci me, non il popolo. Il popolo non ha la colpa, io sono colpevole”. Davide, è stata la riflessione del Papa, “ha custodito la sua piccolezza, col pentimento, con la preghiera, con il pianto”. “Pensando queste cose, a questo dialogo fra il Signore e la nostra piccolezza”, ha soggiunto, “mi domando dov’è la fedeltà cristiana”:

    “La fedeltà cristiana, la nostra fedeltà, è semplicemente custodire la nostra piccolezza, perché possa dialogare con il Signore. Custodire la nostra piccolezza. Per questo l’umiltà, la mitezza, la mansuetudine sono tanto importanti nella vita del cristiano, perché è una custodia della piccolezza, alla quale piace guardare il Signore. E sarà sempre il dialogo fra la nostra piccolezza e la grandezza del Signore. Ci dia il Signore, per intercessione di San Davide - anche per intercessione della Madonna che cantava gioiosa a Dio, perché aveva guardato la sua umiltà - ci dia il Signore la grazia di custodire la nostra piccolezza davanti a Lui”.

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    Presentati al Papa gli agnelli nella Festa di Sant'Agnese

    ◊   È stata presentata oggi a Papa Francesco una coppia di agnelli, benedetti stamattina nella Basilica di Sant’Agnese sulla via Nomentana, la cui lana sarà in seguito utilizzata per confezionare i Pallii dei nuovi arcivescovi metropoliti. La tradizionale cerimonia - che si tiene ogni 21 gennaio in occasione della memoria liturgica della martire, morta attorno al 305 - si è svolta verso le 12.30 nella Domus Sanctae Marthae, in Vaticano.

    Sono le religiose del convento romano di San Lorenzo in Panisperna ad allevare gli agnelli poi offerti al Papa dai Canonici Regolari Lateranensi. Il Pallio è un’insegna liturgica d’onore e di giurisdizione che viene indossata dal Papa e dagli arcivescovo metropoliti nelle loro Chiese e in quelle delle loro Province. Il Pallio destinato agli arcivescovi metropoliti è costituito da una stretta fascia di stoffa, tessuta in lana bianca, decorata da sei croci in seta nera. Il rito dell’imposizione dei Pallii agli arcivescovi metropoliti avverrà durante la Messa del 29 giugno prossimo, solennità dei Santi Pietro e Paolo.

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    Papa Francesco riceverà Obama il 27 marzo

    ◊   La Casa Bianca ha reso noto, oggi, che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sarà ricevuto da Papa Francesco, in Vaticano, il prossimo 27 marzo. La notizia è stata confermata da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Si tratterà del primo incontro di Obama con l’attuale Pontefice: alla Messa di inizio Pontificato del 19 marzo 2013, infatti, gli Stati Uniti erano rappresentanti dal vicepresidente, Joe Biden. La notizia dell’udienza arriva a pochi giorni dall’incontro, in Vaticano, tra il capo della diplomazia statunitense, John Kerry, con il Segretario di Stato vaticano, mons. Pietro Parolin, avvenuto il 14 gennaio.

    In Italia, Barack Obama incontrerà anche il capo di Stato, Giorgio Napolitano, ed il premier Enrico Letta. Il presidente statunitense giungerà a Roma nell’ambito di un viaggio in Europa che lo vedrà a L’Aja, in Olanda, il 24 e 25 marzo, per il vertice sulla sicurezza nucleare promosso dal governo olandese e per incontri bilaterali. Il 26 dello stesso mese, Obama sarà anche a Bruxelles per il vertice Usa-Ue e per incontri con il governo belga e il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen.

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    Rinunce e nomine episcopali di Papa Francesco

    ◊   In Honduras, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Yoro, presentata da S.E. Mons. Jean-Louis Giasson, P.M.E., in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    In Francia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Langres, presentata da mons. Philippe Gueneley, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato vescovo di Langres mons. Joseph de Metz-Noblat, finora vicario generale di Verdun.

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    Tweet del Papa: se si vive la fede nel quotidiano anche il lavoro esprime la gioia dei cristiani

    ◊   Papa Francesco ha lanciato oggi un tweet dal suo account @Pontifex. Questo il testo: “Se viviamo la fede nel quotidiano, anche il lavoro diventa occasione per trasmettere la gioia di essere cristiani”.

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    Unità dei cristiani. Il metropolita ortodosso Gennadios: ritrovare l'amore fraterno

    ◊   Prosegue la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’affermazione dell’Apostolo Paolo “Cristo non può essere diviso” risuona in modo forte nel cuore delle Chiese e dei singoli cristiani, consapevoli che le divisioni tra coloro che confessano il nome di Gesù sono un paradosso e uno scandalo. Lo ribadisce, al microfono di Adriana Masotti, il Metropolita Zervos Gennadios, arcivescovo greco-ortodosso d’Italia e di Malta:

    R. - Questa frase è molto importante per noi, perché Cristo non può essere veramente diviso. Dobbiamo pregare molto affinché questo peccato se ne vada dalle nostre spalle. Gesù Cristo non viene più per essere crocifisso: noi dobbiamo adesso prendere il posto di Gesù sulla Croce, crocifiggere le nostre passioni, la nostra mentalità mondana, collaborando tutti per realizzare la volontà di Dio: che tutti siano una cosa sola!

    D. - Fra pochi mesi ci sarà il viaggio di Papa Francesco in Terra Santa e sappiamo che a Gerusalemme vedrà il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo: è un evento che richiama l’incontro tra Paolo VI e Athenagoras. Con che spirito lei ha accolto questa notizia? Come vede questo prossimo incontro?

    R. - Io credo che sarà un incontro storico, anche questo! Una felice, grande occasione. Noi dobbiamo amare l’altro, noi dobbiamo salvare l’altro, noi dobbiamo seguire questa linea umana e cristiana dei nostri capi, i quali ci danno un grande esempio di riconciliazione, di amore, di pace, di speranza e di unità. Come dice il Patriarca Bartolomeo: ci incontreremo non solo per incontrare ed onorare il loro gesto, quello di Paolo VI e Athenagoras; ma come capi spirituali abbiamo il dovere di fare appello ed invitare tutti gli uomini di buona volontà al dialogo e di far conoscere loro l’importanza del messaggio di Gesù Cristo, veramente utile per la rinascita dell’esistenza umana. Dunque pensiamo ai poveri, agli ammalati, ai carcerati nei nostri territori; pensiamo a tutti quelli che hanno bisogno della libertà, della giustizia, del nostro aiuto e della nostra protezione. Questo abbraccio, questa preghiera vicino al Sacro Sepolcro sarà veramente un grande avvenimento storico. Speriamo che illumini anche i capi politici e i responsabili per la pace nel mondo.

    D. - Per finire, vuole ricordare le questioni principali che ancora dividono le due Chiese sorelle, quella cattolica e quella ortodossa, su cui si sta ancora lavorando…

    R. - Io sono in Italia da 50 anni. Sono stato mandato dal Patriarca Athenagoras come diacono, avevo 22 anni; e sono stato compagno di scuola del Patriarca Bartolomeo… Quindi posso dire che l’unica cosa che noi dobbiamo ritrovare è questo amore fraterno: non soltanto con le parole, ma con i fatti! Noi dobbiamo amarci come fratelli. Questa è la nostra esistenza nel mondo: aiutare gli altri, che hanno bisogno. Con Cristo non diviso, la Chiesa e la cristianità può offrire tanto per la pace, per la buona convivenza. Io credo che la riconciliazione sia il ritrovare l’amore vero e fraterno. Questo è il nostro grande dovere: amarsi e considerarci fratelli fra di noi!

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Dio sceglie i piccoli: messa del Papa a Santa Marta.

    In prima pagina, un editoriale di Giulia Galeotti dal titolo “Invisibili perché troppo visibili”: il racconto di una vita con i senzatetto.

    Un articolo di Marco Bellizi dal titolo “Renzi incassa il sì del partito sulla riforma della legge elettorale”: la direzione dà il via libera dopo l’accordo con Berlusconi.

    Vita di un traghettatore: Roberto Pertici sul diario spirituale del vescovo Enrico Bartoletti.

    Dattilografo addio: Marcello Filotei sulla rivoluzione culturale a Calcutta.

    Un articolo di Sandro Barbagallo sull’involontario ritratto di Vincent nelle lettere di van Gogh al fratello Theo e agli amici.

    Sfocato per capirlo meglio: la presentazione del cardinale Prosper Grech al libro fotografico di Enrico Nicolò sul Gesù dei Vangeli.

    Detective story in cerca dell’uomo: Emilio Ranzato recensisce il film “Still Life” di Uberto Pasolini.

    Un articolo di fratel Alois dal titolo “Sotto lo stesso tetto”: le differenze teologiche non precludono l’unità di Cristo.

    Antonio Fallico descrive la parrocchia secondo Papa Francesco alla luce dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium.

    Attraverso uno scambio di doni: Hyacinthe Destivelle sulle relazioni della Santa Sede con le Chiese in Europa dell’Est.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: a Montreux fervono i preparativi per la Conferenza di Pace "Ginevra 2"

    ◊   Vigilia carica di tensione Montreux, in Svizzera, dove domani si aprirà la conferenza della pace sulla Siria, la cosiddetta Ginevra 2. La diplomazia internazionale è al lavoro per far partire il dialogo su una soluzione politica a una guerra civile che, in meno di tre anni, ha fatto più di 130mila morti e milioni tra sfollati e rifugiati. Il servizio di Salvatore Sabatino:

    La delegazione del regime di Damasco e quella dell’opposizione, o almeno la parte più moderata – siederanno allo stesso tavolo, l'uno di fronte all'altro. Almeno secondo gli organizzatori. Le frizioni degli ultimi giorni, infatti, non rendono per nulla semplice lo svolgimento della Conferenza, già rimandata più volte e più volte presentata come un punto di svolta per la rinascita del Paese. Di certo l’assenza dell’Iran pesa, e non poco; quella sedia vuota è un insuccesso della diplomazia internazionale. Soprattutto per come si è giunti a questa situazione. Sono in molti a credere che l’Onu abbia rivolto un invito a Teheran piuttosto avventato. Invito che ha determinato la minaccia da parte dell’opposizione di far saltare la Conferenza. Di qui il passo indietro di Ban Ki Moon e la dura reazione della Repubblica Islamica, che ha bollato come un “insuccesso preannunciato” l’appuntamento. Di certo bisognerà trovare una soluzione all’intricata matassa siriana, che continua a produrre morti. Solo stamattina ad Aleppo sono state 12 le persone che hanno perso la vita in un raid aereo del regime.

    Il negoziato, di fatto, riparte da dove si era fermato il primo, "Ginevra 1", concluso con l'obiettivo di dar vita a un governo provvisorio riconosciuto da entrambe le parti. Per una valutazione sulla Conferenza Ginevra 2, Salvatore Sabatino ha intervistato Camille Eid, esperto di questioni mediorientali del quotidiana “Avvenire”:

    R. – E’ già un buon inizio l’aver aperto questa Conferenza, perché dopo gli ultimi sviluppi riguardo alla partecipazione dell’opposizione siriana, oppure l’invito rivolto all’Iran e poi ritirato, lì c’era proprio il rischio di non riuscire a riunire le parti, domani. Adesso è chiaro che il tempo stringe, l’opposizione siriana non ha ancora comunicato i nomi dei suoi rappresentanti mentre la delegazione ufficiale siriana è nota da alcuni giorni; bisognerà vedere se sarà possibile poi procedere come prestabilito da Stati Uniti e Russia, per riunire nella stessa sala – almeno a Ginevra, non nei primi due giorni – le due delegazioni e arrivare a dare vita a quell’organismo o governo transitorio che porti alla nascita di una nuova Siria.

    D. – I nomi della delegazione del regime siriano sono già stati annunciati, come dicevi tu, qualche giorno fa. Si può capire quale sarà la strategia di Assad?

    R. – Sì. La maggior parte di questi personaggi appartengono al mondo diplomatico e informatico, quindi lavorano o al ministero degli esteri oppure presso i media siriani – governativi, chiaramente; credo che comunque dietro a questi personaggi ufficiali, che sono nove, ci siano sette “consiglieri”, così li chiamano, o “delegazione tecnica”, che giocheranno un ruolo apparentemente poco importante ma comunque sono i veri attori di Assad, nel senso che sono gli uomini di fiducia che Assad ha sempre utilizzato per avere informazioni accreditate su quello che accade. Tutti questi personaggi – in totale 16 persone – comunque non avranno potere decisionale prima di essersi consultate con lo stesso Assad su qualsiasi punto.

    D. – Quindi i tempi saranno abbastanza lunghi … ma al di là di riuscire a dare vita ad un governo provvisorio, credo che realisticamente si dovrà cercare di siglare delle tregue locali, per esempio per Aleppo, dove la situazione è davvero terribile: è, questo, un obiettivo secondo te raggiungibile?

    R. – Se non è raggiungibile, bisogna inventare qualcosa per dare l’impressione che si è riusciti a raggiungere qualche risultato, perché uscire senza alcuna risoluzione sarebbe drammatico; oppure, bisognerà fare di tutto per costruire la fiducia tra le due parti: è la prima cosa da fare tra opposizione e governo. Io la vedo un po’ dura, nel senso che ci sono state ultimamente dichiarazioni anche di membri dello stesso governo siriano che dicono: ‘Ci vorrà una ‘Ginevra 3’ e una ‘Ginevra 4’ e una ‘Ginevra 10’ …’. Staremo a vedere. Siamo fiduciosi. Soprattutto grazie alle pressioni che eserciteranno Stati Uniti da una parte, sull’opposizione, e la Russia sulla Siria, per arrivare a un compromesso.

    D. – Una delle delegazioni più importanti presenti a Ginevra sarà quella libanese, che sarà guidata dal ministro degli esteri ad interim, Mansour. Il Libano svolge comunque un ruolo centrale nella Conferenza perché, come abbiamo visto anche dagli ultimi fatti, dagli ultimi attentati, è colpito direttamente da ciò che sta accadendo in Siria. Qual è il ruolo e il peso del Libano in questa conferenza?

    R. – Su questo ruolo ho delle perplessità, sinceramente sulla stessa figura di Mansour, che come ministro degli esteri ha sempre preso posizione a favore del regime siriano, nonostante la posizione ufficiale dello Stato libanese sia quella di tenersi fuori dal conflitto; e questo l’ha sottolineato più volte anche lo stesso presidente libanese Michel Suleiman. Staremo a vedere non tanto per quanto riguarda la partecipazione, perché il Libano è spaccato al suo interno: ultima prova ne è questa serie infinita di attentati e degli scontri che si sono rinnovati ieri nella città settentrionale di Tripoli.

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    “Ginevra 2”. Mons. Zenari: le parti si sentano figli al capezzale della madre Siria

    ◊   La popolazione siriana, sconvolta da un conflitto lungo tre anni, guarda con grande speranza alla Conferenza “Ginevra 2”, al via domani. Sulle aspettative per questa Conferenza, Antonella Palermo ha raccolto il commento del nunzio in Siria, l'arcivescovo Mario Zenari, raggiunto telefonicamente a Damasco:

    R. – E’ tempo ormai di girare pagina. Direi che già il fatto che questa Conferenza “Ginevra 2” si apra è un grande spiraglio, anche se sappiamo che le difficoltà verranno nei giorni seguenti. Ma già il fatto che si riuniscano e che comincino a parlarsi… Finora si sono parlati, in questi tre anni, attraverso i cannoni, attraverso le mitragliatrici. Quante volte le mie orecchie, anche qui a Damasco, sentivano lo scoppio di una bomba, di un ordigno, e subito dopo la replica dei cannoni… La prima aspettativa dovrebbe essere quella di arrestare immediatamente questa discesa agli inferi. E’ ora di bloccare questa valanga di morte e di distruzione e far resuscitare il diritto umanitario internazionale. Direi che questi dovrebbero essere i primi risultati della Conferenza.

    D. – Vuole commentare questo ritiro dell’invito all’Iran?

    R. – L’ideale sarebbe una partecipazione di tutti i Paesi che sono nella regione e che hanno parte un po’ a questo dramma della Siria. Naturalmente, da quello che si capisce sembra che non ci sia stata una piattaforma comune… Occorre naturalmente capire che bisogna mettersi d’accordo su che cosa si parla. Lakhdar Brahimi dice che questa Conferenza è un inizio e quindi avrà vari tempi e quindi immagino potrebbe esserci ancora un momento in cui anche l’Iran potrà associarsi. Un domani, quando si dovranno implementare le decisioni – che speriamo siano sagge decisioni per la Siria – naturalmente tutti i Paesi della regione dovranno essere coinvolti. Se mi consente di fare anche un appello a queste parti che si accingono a trovarsi in un luogo, a Montreux, e che siederanno attorno al tavolo delle trattative, io direi: più che al tavolo delle trattative io penso al capezzale di una Siria gravemente ammalata, al capezzale della madrepatria e quando si è al capezzale di una madre, la prima cosa da fare – se i figli sono veri figli – è capire come far vivere questa madre, farle recuperare la vita e rimetterla ancora in uno stato di salute. Direi che questo dovrebbe essere l’obiettivo principale di queste parti in conflitto.

    D. – Si giungerà, secondo lei, a una soluzione politica del conflitto in Siria da questo vertice?

    R. – Direi che tutti lo speriamo. Qui lo auspicano ardentemente. La gente non ce la fa più ad andare avanti in questa situazione. Oltre alle morti, alle stragi, alle atrocità, alle distruzioni, c’è una povertà galoppante. Quelli che erano i ricchi naturalmente sono già partiti da tempo, mentre quelli che erano la classe media sono diventati una classe povera, che diventa sempre più povera ogni giorno. Anche qui farei un particolare commento: si è salutata con grande speranza e attesa questa Conferenza di “Ginevra 2”, ma non dimentichiamo le tantissime persone, milioni di persone, che purtroppo non possono neanche interessarsi né a “Ginevra 1”, né a “Ginevra “2, né ai risultati, perché tutti i giorni sono alle prese con la fame, sono alle prese con il freddo, sono alle prese con infermità… Ecco, guardiamo a tutte queste persone, perché questi sono i principali attori di questa Conferenza: questi dovrebbero essere lì presenti, se non fisicamente almeno simbolicamente.

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    Ucraina: dopo gli scontri in piazza i sostenitori di Ianukovich

    ◊   In Ucraina, una contromanifestazione organizzata dai sostenitori del presidente, Viktor Ianukovich, ha preso il via nel pomeriggio in una piazza di Kiev con il raduno di alcune centinaia di persone. Intanto, si sono fermati gli scontri tra polizia e manifestanti antigovernativi a Kiev. Sono stati arrestati 31 manifestanti che hanno partecipato al braccio di ferro con gli agenti che vanno avanti da domenica pomeriggio nel centro della capitale. Si contano 120 poliziotti e 26 giornalisti feriti. Dal carcere l’ex pasionaria Timoshenko fa sapere che se fosse libera sarebbe in piazza. Da parte sua, il capo della diplomazia russa torna ad accusare alcuni funzionari europei per quello che definisce il sostegno ''vergognoso'' all'opposizione ucraina. Il servizio di Fausta Speranza:

    Al momento resta congelato il dialogo tra governo e opposizione. L’opposizione ora chiede l’abrogazione delle leggi approvate per alzata di mano e senza dibattito dal parlamento giovedì scorso. Leggi che, tra l'altro, prevedono pene severe per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate e persino per chi monta tende in un luogo pubblico. Il presidente Ianukovich ieri ha parlato di apertura al dialogo delegando il responsabile del Consiglio nazionale di Sicurezza, Andrii Kliuiev, ma per il partito d'opposizione Udar, una delle condizioni per le trattative è che vi partecipi lo stesso Ianukovich. Sul piano internazionale sia Stati Uniti che Unione europea, condannando le violenze, chiedono l'abrogazione delle recenti leggi "liberticide".

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    Sud Sudan: ancora scontri tra ribelli. A Juba in programma nuovi colloqui di pace

    ◊   Sud Sudan. Continuano i combattimenti tra i ribelli fedeli all'ex vicepresidente Machar e forze regolari dell'esercito che ha riconquistato alcune città petrolifere. Trattative di pace invece ancora in stallo ad Addis Abeba ma il presidente sudanese Al Bashir sarà a Juba giovedì prossimo, per nuovi colloqui. Il piano resta incagliato su due nodi fondamentali: il cessate il fuoco bilaterale e soprattutto il rilascio di 11 detenuti politici, richiesto da Machar. Intanto il Capo di Stato Salva Kiir ha accusato l’Onu di operare come un "governo parallelo". Al microfono di Cecilia Seppia il commento della giornalista esperta dell’area Antonella Napoli:

    R. - Continuano ad esserci rinvii pretestuosi; nonostante, quando si è partiti il 6 gennaio con i primi incontri informali tra i rappresentanti delle due parti si sperava che si potesse arrivare ad un solerte cessate il fuoco e poi riuscire un po’ a definire i principi base per un accordo.

    D. – Qual è il nodo fondamentale su cui le parti non riescono ad accordarsi?

    R. – Il punto focale riguarda la liberazione degli esponenti politici dell’area di appartenenza di Machar che sarebbero stati arrestati per reati di opinione, mentre il governo li trattiene ed intende giudicarli alla stregua di terroristi ritenendoli promotori e responsabili del tentato golpe dello scorso dicembre.

    D. – Tra l’altro, per i ribelli di Machar il rilascio di questi 11 prigionieri è addirittura prioritario rispetto ad un altro punto del piano di pace che è il cessate il fuoco bilaterale…

    R. – Assolutamente sì. Però, questa logica si contrappone con quanto sta avvenendo sul terreno, perché le forze di Machar, pur essendo ovviamente in numero inferiore rispetto alle forze governative – che tra l’altro stanno avendo supporto anche dai vicini sudanesi e da altri Paesi confinanti – sono riusciti a prendere aree importanti e strategiche del Sud Sudan, in particolare le aree petrolifere di Unity e dell’Upper Nile. Nonostante questo, il fondamento dell’azione sul tavolo di Addis Abeba è proprio quello della liberazione degli esponenti politici che sono proprio l’ossatura dell’organizzazione di Machar; funzionari che hanno anche contribuito alla nascita del Sud Sudan.

    D. – Giovedì a Juba arriverà anche il presidente sudanese Al-Bashir per la Conferenza di pace con i Paesi dell’Igad. È la seconda volta che Bashir va a Juba dall’inizio dei conflitti a metà dicembre. Quale il suo ruolo in questo conflitto e cosa lui spera di ottenere?

    R. – Bashir è arrivato nelle scorse settimane a proporre a Salva Kiir presidente sud sudanese l’offerta di aiuti di truppe per affrontare questo conflitto interno. Chiaramente è un interesse puntato sulle risorse petrolifere anche perché, da quando c’è stata l’indipendenza nel 2011, a Bashir sono state precluse le risorse economiche derivanti proprio dal greggio sud sudanese. C’è dunque di fondo una non soddisfazione per l’accordo economico raggiunto con Juba. Quindi, con l’aiuto offerto a Kiir, Bashir spera di riuscire a spuntare un accordo economico più vantaggioso, quindi di riuscire in qualche modo a riprendere quelle risorse che ha perso da quando il Sud Sudan è diventato indipendente.

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    Cominciati i negoziati per l’adesione della Serbia all’Ue

    ◊   “I negoziati di adesione della Serbia all'Ue sono cominciati”. Ad annunciarlo il commissario europeo all'allargamento, Stefan Fule. Per la Serbia – commenta – “è una giornata storica sulla strada verso l'Unione Europea”. Delle opportunità e delle sfide di questo nuovo processo di allargamento Fausta Speranza ha parlato con il prof. Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università Tor Vergata:

    R. - Diciamo che l’allargamento è un fattore positivo: ogniqualvolta un Paese ha cercato di entrare nell’Unione Europea, questo ha prodotto una convergenza anche sulle regole e su alcune caratteristiche di qualità istituzionale. Quindi questo ha sicuramente un effetto positivo sulla Serbia. E poi soprattutto, quando si tratta di Paesi emergenti che hanno un basso costo del lavoro, hanno molto da guadagnare dall’ingresso nel mercato unico. Chiaramente c’è bisogno oggi di rivedere un pochino tutto l’impianto dell’Europa, perché se questo è un vantaggio per i Paesi emergenti, per i Paesi a basso reddito, l’Europa deve cambiare un po’ direzione con politiche monetarie e fiscali molto più espansive per far sì che non si crei poi un gap tra Paesi del sud, del nord e dell’est, come si sta creando in questo momento. Il mercato unico aiuta un Paese che entra, come tutti i Paesi dell’Est, non solo con un basso costo del lavoro ma anche con un livello di indebitamento pubblico molto più basso. C’è la possibilità di offrire agevolazioni e incentivi che favoriscono gli investimenti diretti esteri. Questo è un vantaggio per questi Paesi: è importante, perché loro partono, sicuramente, da livelli di reddito e di benessere inferiore al nostro e possono colmare il gap; però diventa anche elemento di svantaggio per le aree del sud d’Europa. Quindi è importante adesso che l’Europa concepisca anche qualcosa per favorire il recupero delle aree del sud d’Europa e per evitare che il gap tra nord e sud cresca ulteriormente.

    D. - Pensando alle politiche economiche, che cosa significa per l’Unione Europea inglobare un altro pezzetto di Balcani? Pensiamo - non so - ai commerci con l’Asia o ad altri equilibri economici…

    R. - Diciamo che è importante questo allargamento verso est. C’è sempre in piedi anche il rapporto con la Turchia, anche se per ora la questione è stata un po’ accantonata… Diciamo che - guardando alla parte positiva - c’è l’idea che esista un rapporto commerciale, di pace, di stabilità tra tutti i Paesi dell’Europa e l’allargamento ad est è un fatto sicuramente positivo e importante, perché quando c’è prosperità, c’è pace, non ci sono conflitti. E’ però chiaro che per mantenere poi questo risultato ed evitare che si riaprano delle questioni che abbiamo visto nel passato in Europa, bisogna avere il coraggio - ripeto - di rinnovare un pochino le politiche europee. In questo momento soprattutto la tensione oggi non è con l’est, tra est e ovest, ma appunto è tra nord e sud.

    D. - Parliamo di mercato unico: le imprese, piccole, medie o grandi, sono pronte ad investire in Serbia, secondo lei?

    R. - Sappiamo benissimo che oggi, soprattutto in Italia, il problema fondamentale è la domanda interna e il luogo dove si può recuperare è proprio quello dell’export. La domanda globale è molto sostenuta, il Pil globale aumenta e quindi le imprese riescono ad andare oltre il mercato nazionale o perché sono di una certa dimensione o perché si organizzano in distretti. E così hanno la possibilità di agganciare quella che è la ripresa mondiale. Quindi è molto importante per le nostre imprese internazionalizzarsi, anche se poi dobbiamo fare assolutamente qualcosa per far ripartire anche il mercato interno.

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    Immigrazione: presentata a Roma la guida Caritas sui luoghi di culto

    ◊   Una guida per sapere dove poter pregare, ma anche un’indicazione preziosa per conoscere dove si riunisce la propria comunità d’origine, e dove sentirsi a casa nonostante le distanze. E’ questo il fine della Guida ai luoghi di incontro e di preghiera rivolta agli immigrati di Roma e provincia, presentata ieri a Roma. L’iniziativa è stata promossa dagli Uffici Caritas e Migrantes del Vicariato di Roma. Il servizio di Marina Tomarro:

    Sono oltre 293 i luoghi di culto a Roma e provincia, 37 in più rispetto al 2011, e sono suddivisi in 228 cattolici e ortodossi, 27 protestanti, 7 per la religione ebraica, 25 per i musulmani, 8 tra buddisti ed induista e Sik. Sono questi i dati che emergono dalla guida ai luoghi di incontro e di preghiera realizzata dalla Caritas di Roma e da Migrantes. Luoghi che per chi viene da lontano diventano anche un modo per sentirsi a casa e ritrovare le tradizioni delle proprie comunità. Franco Pittau, del Centro studi e ricerche IDOS e tra i promotori della guida:

    “La Guida nasce un anno dopo la morte di mons. Luigi Di Liegro, che nella sua attività ci aveva spronato molto a non fare delle religioni una barriera. Quindi, era nata con molta praticità - com’era pratico don Luigi - questa idea di segnalare i luoghi dove si potesse pregare Dio: noi cattolici, gli ortodossi, i protestanti, i musulmani e così via. E fu molto bello, perché le schede sulla religione, le schede sulle feste, furono fatte coi loro rappresentanti e quindi ci fu un grande coinvolgimento, che evitò ogni critica. Questa guida nasce proprio nel pieno dell’insegnamento di Papa Francesco e mostra questa apertura a tutto campo, a 360 gradi. Questa è la Guida che viene sentita da tutti, perché è una guida di tutti, anche se fatta dalla Caritas e dalla Migrantes di Roma”.

    Ma questa iniziativa può favorire il dialogo interreligioso? Ancora Franco Pittau:

    “Il dialogo si può svolgere a due livelli: un livello dottrinale e un livello di preghiera, che si è iniziato con gli incontri di Assisi, e questo è molto bello e possibile. Poi, c’è un livello di collaborazione per la pace e per la solidarietà, per l’attenzione ai poveri e per l’attenzione culturale, che noi possiamo vivere tutti i giorni. Una Guida come questa favorisce questo livello terzo di incontro, cioè porta le persone di differente religione a lavorare insieme e a sentire la solidarietà. E come dice un vecchio canto che noi cantiamo in chiesa: lì dove c’è comunità c’è Dio”.

    E questa Guida diventa un punto di incontro molto importante per le differenti comunità religiose presenti nella capitale. L'opinione dell’Archimandrita Atanasio, vicario generale della diocesi ortodossa rumena in Italia:

    R. – Per noi, è una guida molto importante perché siamo la comunità più numerosa: gli ortodossi sono la comunità più numerosa nel Comune di Roma. Ed è importante per noi che in questa guida ci sia l’elenco di tutte le nostre comunità parrocchiali, per un’apertura e per far vedere la disponibilità delle nostre comunità e dei nostri centri, che sono centri liturgici, dove la preghiera è sempre presente – nei giorni di festa, durante la settimana e la domenica – e dove ci sono sempre anche altre attività come quelle sociali. Siamo impegnati e cerchiamo di impegnarci di più nell’attività sociale. Penso che oggi questo sia molto importante.

    D. – Questa guida viene presentata proprio all’interno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Che significato assume questa settimana?

    R. – Come dice il logo della Settimana per l’unità dei cristiani “Cristo non può essere diviso”. Penso sia la frase giusta: non possiamo dividere il Cristo, non possiamo dividere le comunità; non possiamo dividere i poveri tra poveri cattolici e poveri ortodossi; non possiamo dividere i carcerati, dicendo: “Questo è il mio carcerato e quello è il tuo”. Questo è il segno che, con la comunità ortodossa, stiamo cercando di dare un messaggio di unità e un messaggio di responsabilità, insieme alle altre comunità cristiane, per impegnarci nella pastorale e nelle attività sociali. Le nostre comunità sono ospiti in una chiesa, in una cappella, in una sala presso una parrocchia romano cattolica. Abbiamo imparato tanto: abbiamo imparato come dialogare, abbiamo imparato come conoscere il prossimo, i nostri fratelli cristiani. Questo ci fa crescere nell’amore, nella carità.

    D. – E’ un modo anche per conoscere quelle che sono poi le altre religioni?

    R. – Certamente. In tutti questi incontri, abbiamo imparato a dialogare e a conoscerci. E’ molto importante. Per noi ortodossi romeni, infatti, non è tanto usuale conoscere le comunità musulmane o le comunità ebraiche, perché non sono tante in Romania. Qui, però, abbiamo imparato tanto. Penso che sia una buona via per il dialogo.

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    I vescovi europei chiedono rispetto per il riposo domenicale. Sostegno dei sindacati

    ◊   “Domenica di riposo e lavoro dignitoso in Unione Europea”. Se ne parla oggi a Bruxelles, dove si è aperta nel Parlamento europeo la Conferenza promossa dalla Comece - la Commissione degli Episcopati dei Paesi dell’Ue - in collaborazione con l’Alleanza europea per la domenica, cui aderiscono politici, sindacati, enti religiosi, associazioni familiari. Roberta Gisotti ha intervistato Laila Castaldo, responsabile del settore commercio del Sindacato Uni-Europa:

    R. - Tutti abbiamo lo stesso obiettivo: quello di difendere la domenica come un giorno comune di riposo. Dal punto di vista sindacale, noi crediamo che soprattutto i lavoratori del commercio, che spesso sono costretti contro la loro volontà a lavorare la domenica, a volte neanche compensati con un salario maggiore, debbano riprendere un po’ il controllo della loro vita privata. Pensiamo a quella che è la vita familiare o la partecipazione ad attività come quelle del volontariato piuttosto che all’attività politica oppure anche altre attività più della sfera privata… Ovviamente nel momento in cui un lavoratore è costretto a lavorare la domenica può anche partecipare meno alla vita sociale e quindi essere un cittadino attivo anche in altre sfere che non siano quelle che lo vedono solo come un lavoratore. Se non c’è un giorno comune di riposo, quello che succede è che non c’è più una sincronizzazione tra vita lavorativa e vita privata. Quindi quello che pensiamo è che bisogna anche recuperare alcuni valori che si sono persi e non dare assolutamente priorità solo al valore del profitto. Purtroppo quello cui abbiamo assistito negli ultimi anni, soprattutto in Paesi dell’Europa del sud - come la Spagna, l’Italia e molto anche nei Paesi dell’Est - è una liberalizzazione selvaggia, in cui una lobby di poche multinazionali ha imposto una apertura 24 ore su 24 e senza regole. Questo noi assolutamente non lo accettiamo!

    D. - Dott.ssa Castaldo, ma ci sono prove che il lavoro domenicale porti bene all’economia?

    R. - Assolutamente no! Anzi, ci sono studi che dimostrano che non si aumenta il profitto di un’azienda se si rimane aperti una domenica: se una famiglia ha, per esempio, 100 euro da spendere in una settimana, quei 100 euro li spende e li spalma sulla sua spesa di tutta la settimana e magari anche sulla domenica: ma non spenderà di più, perché la domenica il negozio è aperto. Il reddito di cui dispone una famiglia è sempre quello, lo spalma solo su un giorno in più. Quindi dal punto di vista del reddito, sicuramente non ha un ritorno per le aziende. E’ solo un modo per le aziende per recuperare quote di mercato e fare anche concorrenza sleale con i piccoli imprenditori e le piccole aziende, che si vedono schiacciate dalle grandi multinazionali della grande distribuzione, che approfittano di questa apertura domenicale.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    "Ginevra 2": le Chiese cristiane siriane lanciano una campagna di preghiera

    ◊   I leader delle Chiese cristiane in Siria hanno lanciato una rinnovata campagna di preghiera per sostenere gli sforzi di pace in vista della Conferenza di Ginevra 2 , auspicando la fine della guerra e passi concreti verso la riconciliazione nazionale. In un messaggio inviato all'agenzia Fides, Gregorio III Laham, patriarca melkita di Damasco, invita i cristiani siriani a raccogliersi in preghiera per il successo della Conferenza, esortando nel contempo tutti cristiani del mondo a unirsi a questa intenzione: “Preghiamo per una vera riconciliazione a Ginevra 2”, afferma nel messaggio giunto a Fides, notando che “la chiave per il successo di Ginevra 2 è una riconciliazione nazionale basata sulla fede, sui fondamentali diritti umani, sullo specifico volto e sui valori peculiari del popolo siriano”. Dalla Conferenza di Ginevra 2 ci si attende l’istituzione di un “governo di transizione” che potrebbe includere rappresentanti del governo in carica e rappresentanti dei gruppi di opposizione. Fra le numerose difficoltà che affronta la Conferenza di Ginevra 2, vi è quella di sapere e decidere chi rappresenta veramente la popolazione siriana e quali Paesi dovrebbero essere invitati a partecipare. Come rileva un nota inviata a Fides dall’organizzazione “Middle East Concern” (Mec), con sedi in tutto il Medio Oriente, “la violenza continua a imperversare in molte parti della Siria, causando morte, lesioni e traumi, insieme a severe restrizioni per l’accesso al cibo e alle cure mediche. La crisi umanitaria è oggi un problema almeno quanto la violenza del conflitto, mentre sono documentate atrocità commesse dai diversi attori sul campo”. Mec ricorda la piaga dei sequestri e specifici casi di persecuzione, cioè di “violenza religiosamente motivata sui cristiani”. La Ong invita tutti i fedeli del mondo a unirsi ai cristiani siriani nella preghiera perché la Conferenza ponga fine alla crisi in Siria e affinchè i delegati abbiano come priorità i bisogni e il bene del popolo siriano. L’auspicio espresso, inoltre, è che siano prese in considerazione le urgenze dei milioni di siriani sfollati all’interno della nazione o nei Paesi confinanti. (R.P.)

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    Siria: Ong chiedono rappresentanti cristiani a "Ginevra 2"

    ◊   Promuovere la partecipazione di una delegazione della minoranza cristiana ai negoziati di pace per la Siria, che si terranno alla conferenza di Ginevra 2 a partire da domani: è quanto chiede l’Ong “CitizenGO”, che ha lanciato un appello e una petizione a cui hanno aderito, come riferito all'agenzia Fides, leader delle Chiese e altre Ong accreditate all’ufficio Onu di Ginevra. Nell’appello inviato a Fides si legge: “La comunità cristiana del Paese mediorientale è stata ed è ancora probabilmente il gruppo religioso più colpito dall'attuale guerra civile, che vede i ribelli islamisti opporsi al regime di Bashar al-Assad. Dopo quasi tre anni di conflitto, circa 2.6 milioni di siriani di fede cristiana sono ancora vittime di persecuzioni, violenze e atti intimidatori, che mettono a repentaglio la stessa esistenza della comunità cristiana siriana”. In questo scenario, “le grandi potenze mondiali e le Nazioni Unite, che stanno intavolando i negoziati di pace tra le fazioni in conflitto, non hanno ritenuto di dover invitare nessun rappresentante della minoranza cristiana (corrispondente a circa il 12% dell'intera popolazione siriana) alla conferenza di pace di Ginevra”. Per questo “CitizenGo” e altre Ong sostengono l’azione della “Christian Coalition for Syria” che propone l'immediata fine delle ostilità e promuove l'adozione di una Costituzione democratica e rispettosa delle numerose minoranze etniche e religiose che vivono nella regione. Per affermare tutto ciò e difendere i diritti e le libertà dei cristiani siriani – afferma il testo dell’appello – “i delegati dell'organizzazione devono essere ammessi ai negoziati di pace di Ginevra, cosa che finora è sempre stata loro negata”. La petizione appoggia questa partecipazione, nella convinzione che “la libertà religiosa rappresenta il primo dei diritti fondamentali sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, ricordando che in molti casi comprovati “ai cristiani siriani viene negato l'elementare diritto a professare liberamente la propria fede religiosa”. (R.P.)

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    Usa: a Washington l'annuale Marcia per la Vita

    ◊   Più di 10mila pellegrini sono attesi questa sera al Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington per l’annuale Veglia di preghiera alla vigilia della 41.ma Marcia per la Vita, l’ormai tradizionale appuntamento della Chiesa americana per ricordare l'anniversario della sentenza “Roe vs Wade” della Corte Suprema che, nel 1973, ha legalizzato l’aborto nel Paese. A presiedere la Messa di apertura sarà il card. Sean O’Malley arcivescovo di Boston e presidente della Commissione episcopale per le attività pro-vita. La veglia proseguirà dalla mezzanotte nella cripta con le confessioni, la recita del Rosario, la preghiera notturna e l'esposizione del Santissimo Sacramento. Quindi la Messa conclusiva presieduta domani mattina alle 7.30 locali da mons. Charles Chaput, arcivescovo di Philadelphia, prima della marcia diretta alla Corte Suprema organizzata da diverse organizzazioni pro-vita. La Veglia e la Marcia saranno il momento culminante della seconda edizione della “Novena di preghiera e penitenza”, che in questi giorni sta coinvolgendo tutte le diocesi statunitensi. Tra le varie iniziative previste la 10.ma “Camminata per la Vita sulla West Coast” che si terrà il 25 gennaio a San Francisco e alla quale sono attese 50mila persone. Il sito www.9daysforlife offre ai partecipanti alla Novena diversi modi di iscriversi e di ricevere direttamente riflessioni spirituali E suggerimenti per atti di riparazione tramite e-mail o un sms. Il card. O'Malley nei giorni scorsi ha spiegato che la sentenza del 1973 rappresenta l’esempio più evidente di quella che Papa Francesco ha definito la “cultura dello scarto”. “Eppure – ha aggiunto – la nostra società relega l'aborto a una questione di scelta personale, spesso negando persino il riconoscimento della dignità umana dei bambini non nati”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Ginevra: Ban Ki-moon alla Conferenza dell'Onu sul disarmo

    ◊   Il Segretario Generale dell'Onu, nel suo intervento alla odierna Conferenza sul Disarmo, ha spronato a sviluppare trattati e proposte attraverso una discussione strutturata. "Ciò può costituire - ha aggiunto - una base per i prossimi negoziati" nonché un primo passo concreto per rafforzare la credibilità di un'istituzione come la Conferenza stessa. Le parole appena rivolte dal Segretario Generale suonano con forza: "Non aspettate che siano gli altri a muoversi. Voi potete essere i primi a farlo" e, ha puntualizzato, ricordando che dal 2011, occasione in cui il numero uno delle Nazioni Unite aveva partecipato ad un incontro analogo, che la Conferenza sul disarmo non ha saputo o potuto avviare i negoziati richiesti. "Non nascondetevi dietro ad una logica utopistica che dice che finché non avremo un ambiente dalla sicurezza perfetta, il disarmo nucleare non può procedere. Questo è una modo di pensare vecchio. Questa è la mentalità della Guerra Fredda". Pur riconoscendo con favore i seri sforzi fatti per porre fine ad una situazione di stallo, Ban Ki-moon ha incoraggiato i presenti a superare il "ciclo pervasivo di pessimismo" che sembra aleggiare sul tema, pena lasciare che gli eventi dettino l'agenda della Conferenza stessa. Egli ha concluso l'intervento presentando ufficialmente Michael Møller, Segretario Generale della Conferenza sul disarmo e suo diretto rappresentante all'incontro stesso. (Da Ginevra, Gabriele Beltrami)

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    Nigeria: appello di mons. Kaigama alla convivenza pacifica

    ◊   Per costruire una nuova Nigeria è necessario un cambiamento di mentalità e una convivenza pacifica tra le sue diverse componenti etniche, religiose e politiche. E’ quanto ha detto il presidente della Conferenza episcopale nigeriana, mons. Ignatius Kaigama, intervenendo nei giorni scorsi a Jos al 42.mo congresso del Consiglio nazionale dei laici. Tema della sessione, alla quale hanno partecipato 300 delegati da tutte le diocesi nigeriane, era appunto “Una nuova Nigeria è possibile”. Nel suo intervento, l’arcivescovo di Jos ha invocato la riscoperta di un sano patriottismo, scevro da quell’avidità e interessi personali che tanto condizionano la vita del Paese. Non meno importante per questa costruire una nuova Nigeria è la convivenza pacifica tra le sue diverse comunità, una convivenza minacciata dal fanatismo religioso e dalle violenze etniche che danno “l’impressione che ci sia un conflitto tra musulmani e cristiani”, quando spesso – ha affermato - si tratta di conflitti che hanno motivazioni sociali estranee alla religione. Il presule ha denunciato in proposito le strumentalizzazioni da parte di gruppi interessati a conquistare spazio e peso politico come gli islamisti di Boko Haram. “Il nuovo cittadino nigeriano che sogniamo - ha quindi concluso mons. Kaigama - emergerà solo quando uomini e donne come voi faranno la loro parte e ogni nigeriano difenderà gelosamente il proprio retaggio di civiltà, dando il giusto valore alle nostre diversità culturali e usando le nostre ricchezze economiche a beneficio di tutti e non di pochi”. Di qui l’appello ai fedeli laici della Nigeria a testimoniare concretamente i valori del Vangelo nella vita quotidiana. (L.Z.)

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    Congo: la Chiesa cattolica salva 12 bambini dalla tratta degli esseri umani

    ◊   12 bambini caduti nelle grinfie dei trafficanti di esseri umani sono stati salvati grazie all’impegno della Commissione diocesana “Giustizia e Pace” Kikwit, nella provincia di Bandundu, nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc). I bambini, che erano stati portati nella capitale, Kinshasa, dall’organizzazione di trafficanti, hanno potuto riabbracciare le loro famiglie. Il presidente di “Giustizia e Pace” di Kikwit, Arsène Ngondo, ha denunciato a Radio Okapi che il traffico di esseri umani è un fenomeno in crescita nella provincia di Bandundu. “Siamo riusciti a trovare e a recuperare dodici ragazzi a nostre spese e con il contributo di alcune strutture” ha detto Ngondo. “Chiediamo alle autorità di impegnarsi nella lotta contro il commercio degli esseri umani. Nel nuovo secolo, sarebbe un’umiliazione per la Rdc non riuscire a fermare questo fenomeno”. Il 9 gennaio, padre Henri De la Kethule, gesuita, aveva denunciato un “gigantesco” traffico di organi attivo da almeno nove mesi tra Kikwit e Kinshasa. Secondo il religioso i trafficanti persuadono i genitori di famiglie bisognose di affidare loro i figli per portarli in un orfanotrofio creato da padre Henri. I bambini sono invece venduti al migliore acquirente. Spesso i bambini sono costretti a prostituirsi oppure finiscono schiavi nei campi. Di recente è stata denunciata una tratta di giovani congolesi verso il Libano dove vengono vendute come schiave domestiche a famiglie locali. (R.P.)

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    Congo: Simposio sui valori della famiglia

    ◊   Come difendere e promuovere i valori della famiglia nella società odierna? In che modo coinvolgere i cittadini nella lotta alle idee o alle azioni che destabilizzano il matrimonio e la famiglia? A questi e ad altri interrogativi cercherà di rispondere il simposio che si terrà a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, da domani al 25 gennaio, per celebrare i 30 anni della Comunità Famiglia cristiana, organizzazione impegnata nella difesa e promozione della famiglia. Patrocinato della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco), ed organizzato in collaborazione con la facoltà di Diritto e Scienze Politiche dell’Università cattolica del Congo, il simposio si svilupperà sul tema “La problematica dei valori della famiglia nella società congolese”. L’incontro, riferisce il portale lepotentielonline.com, evidenzierà la miseria in cui vive la maggior parte dei congolesi e che rende in particolare i genitori incapaci di assumersi le loro responsabilità familiari e di trasmettere una vera educazione ai figli. La Comunità Famiglia cristiana intende analizzare l’attuale crisi sociale, fonte di anti-valori e alla base di diverse separazioni coniugali e per questo proporrà tre assi di riflessione: “Famiglia come primo luogo d’educazione ai valori umani e cristiani”, “Pratiche distruttrici dei valori familiari”, “Difesa e promozione dei valori della famiglia”. Il simposio, cui prenderà parte mons. Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che parlerà di “Valori familiari e situazione della famiglia oggi”, si aprirà nella sala delle conferenze del ministero degli Affari Esteri. Il 25 gennaio i lavori proseguiranno nell’anfiteatro dell’Università cattolica del Congo e si chiuderanno poi al velodromo di Kintambo. In occasione del suo trentesimo anniversario, inoltre, la Comunità Famiglia cristiana ha lanciato un appello a tutte le associazioni familiari della Repubblica Democratica del Congo ad incontrarsi per dar vita ad una grande federazione. (T.C.)

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    Il Myanmar libera i bambini soldato reclutati nelle guerre civili e nei conflitti armati

    ◊   L’esercito del Myanmar ha liberato dalle sue file circa 272 bambini soldato. E’ l’annuncio diffuso dall’Ufficio delle Nazioni Unite dopo la recente liberazione di un gruppo di 96 minori. Il Myanmar - riferisce l'agenzia Fides - è tra le nazioni nelle quali è vietato lo sfruttamento dei bambini soldato nelle guerre civili e nei conflitti armati, che purtroppo si sono verificati nel Paese durante decenni di regime militare. Tuttavia, nel mese di giugno del 2012 le nuove autorità hanno sottoscritto un accordo per porre gradualmente fine al reclutamento dei minorenni e pare che la disposizione venga rispettata. (R.P.)

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    Repubblica Dominicana: Lettera pastorale dei vescovi alle famiglie cristiane

    ◊   I vescovi della Repubblica Dominicana esortano i fedeli a proteggere e difendere l’istituzione della famiglia, colpita da un capovolgimento di valori e da un relativismo etico dovuti in parte al fenomeno della globalizzazione, ma anche ai grandi cambiamenti sociali e culturali degli ultimi decenni. Nell’annuale lettera pastorale per la Solennità di Nostra Signora di Alagracia, Patrona del Paese, i presuli sottolineano che ai problemi come la povertà, la mancanza di lavoro, l’analfabetismo, la violenza tra le mura domestiche e l’abbandono degli anziani, si aggiungono, l’aumento delle separazioni e dei divorzi, la pratica dell'aborto, delle unioni di persone dello stesso sesso e di uno stile di vita senza impegno ne sacrificio, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione. “La propaganda mediatica di una vita facile, agiata, edonista, carica di un certo pan-sessualismo - scrivono i vescovi - inibisce la volontà dei giovani di raggiungere grandi valori e ideali”. Di fronte a questa realtà, la Chiesa dominicana metterà al centro del piano pastorale, la famiglia, la formazione dei giovani al matrimonio, la promozione della paternità responsabile e l’accompagnamento delle madri adolescenti e singole. Alle famiglie cristiane i vescovi chiedono di continuare la loro missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore e la vita. “Invitiamo tutti a promuovere il valore del dialogo per far sì che ogni nucleo familiare possa vivere in un clima di comprensione, tolleranza e di pace.” (A.T.)

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    Belgio: al via la Settimana sociale europea

    ◊   “L’Europa. Il momento della responsabilità” è il tema scelto per la V Settimana sociale europea che si svolgerà in Belgio, a Oostende, dal 23 al 25 gennaio. Ad aprire la rassegna - riferisce l'agenzia Sir - ci saranno il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy che al discorso di apertura ha dato come titolo “L’Europa insieme, rafforziamo le nostre forze” e il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio giustizia e pace, che nel suo intervento parlerà di “Etica sociale cristiana per guidare le nostre sfide attuali”. “Siamo tutti convinti - spiega Jaap Smit, presidente del Comitato promotore della Settimana Sociale - della necessità di nuove scelte, di una politica che dia prospettiva a tutti i cittadini europei. Oggi ci troviamo in una situazione in cui il 25% dei giovani europei sono disoccupati o incerti del loro futuro. La crisi economica europea non fa che aggravare la loro situazione. Il numero degli uomini e delle donne che vivono in povertà, continua ad aumentare e le risposte politiche europee attuali sono insufficienti”. Scopo della Settimana sociale belga è quella di mettere a confronto esperti di economia, politici e rappresentanti dell’associazionismo civile provenienti anche da altri Paesi europei e confrontarsi sui limiti e le lacune dell’attuale sistema socio-economico e le possibilità di mettere in atto un nuovo “modello sociale europeo”. (R.P.)

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    Portogallo: tutta la Chiesa è coinvolta nel problema delle migrazioni

    ◊   Gli operatori pastorali della migrazione hanno concluso la loro XIV Assemblea affermando la necessità di creare "gruppi di accoglienza e di informazione" nelle parrocchie, per illustrare ai portoghesi il tema dell'emigrazione. "Creare sinergie tra parrocchie, missioni cattoliche, associazioni, rete dei consoli portoghesi nel mondo, sindacati, comuni e mezzi che consentano di denunciare i casi di sfruttamento del lavoro, il traffico di persone e la precarietà sociale o familiare" è uno degli obiettivi fissati dai partecipanti. L’Incontro si è svolto dal 17 al 19 gennaio. I partecipanti hanno rilevato tra l’altro che il fenomeno migratorio era "quasi assente dalle agende politiche ed ecclesiali degli ultimi due decenni", e oggi si concentra solo nel suo aspetto "economicista". La nota inviata all’agenzia Fides da Ecclesia riferisce che erano presenti i rappresentanti di 14 diocesi del Portogallo e di una decina di organizzazioni cattoliche impegnate nelle migrazioni. Fra i diversi temi trattati: la Chiesa ha un ruolo fondamentale nell'informare bene coloro che vogliono emigrare; il problema delle migrazioni non è un problema "periferico" ma centrale e coinvolge tutta la Chiesa cattolica; dietro ogni numero c'è una persona. La nota si conclude riportando l'invito del presidente della Conferenza episcopale del Portogallo, mons. Manuel José Clemente: “ogni migrante deve essere sempre considerato in relazione alla famiglia e alla società, perché non si può separare la persona della realtà che la circonda". (R.P.)

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    Terra Santa: a Jaffa una Messa per i migranti

    ◊   Sono circa 53 mila i richiedenti asilo in Israele, provenienti soprattutto da Eritrea e Sudan; tra questi 40 mila sono cristiani. La comunità più grande è quella filippina (circa 35 mila persone), più numerosa dei cattolici latini arabi di Israele (circa 28 mila, secondo i dati del Patriarcato latino latino di Gerusalemme). E in tanti si sono ritrovati sabato scorso a Jaffa, nella parrocchia di Sant’Antonio, per celebrare la Giornata Internazionale del Migrante e del Rifugiato e prendere parte ad una Messa presieduta da padre David Neuhaus, vicario per i cattolici di espressione ebraica del Patriarcato Latino di Gerusalemme e responsabile diocesano della pastorale dei migranti, e da padre Zaher Abboud. La liturgia eucaristica è stata organizzata dal Coordinamento per il Patriarcato Latino della Pastorale dei Migranti. La preghiera universale, si legge sul portale www.lpj.org, è stata letta in otto lingue diverse e le letture sono state scelte per ricordare quanto nella Sacra Scrittura richiama alla realtà dei migranti. Padre Neuhaus, nella sua omelia ha evidenziato le difficoltà che oggi vivono quanti hanno lasciato tutto, spesso rischiando la vita, affrontando condizioni precarie e spesso difficili ed ha poi ricordato i tre fondamenti della Giornata Internazionale del Migrante e del Rifugiato: celebrare la gioia di essere diversi; pregare per sostenere le persone che soffrono per vedervi il volto di Cristo; confermare la fede in un mondo migliore. Riprendendo più volte il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale dei Migranti e dei Rifugiati, padre Neuhaus ha anche ripetuto che “è necessario cambiare atteggiamento verso i migranti e i rifugiati da parte di tutti; passare da un atteggiamento di difesa o di emarginazione – che corrisponde a una ‘cultura di rifiuto’ –” alla “cultura dell’incontro”, la sola cosa capace di costruire un mondo più giusto e fraterno. Al termine della Messa, 4 comunità hanno presentato le loro tradizioni culturali attraverso canti e balli. Erano presenti filippini, indiani, eritrei ed etiopi, cingalesi, rumeni, nigeriani, latino-americani, polacchi, russi, ganesi, libanesi, arabi ed ebrei, israeliani e palestinesi. “Siamo venuti a celebrare, siamo venuti a pregare, a proclamare la nostra fede - ha detto padre Neuhaus -.Vogliamo essere testimoni che questa celebrazione è una grande gioia. Nel nostro mondo, fuori della Chiesa, la reazione all’arrivo di migranti non è sempre festa. Spesso l’arrivo provoca piuttosto reazioni di diffidenza e di ostilità”. Il responsabile diocesano della pastorale dei migranti ha voluto fare riferimento alla preoccupazione quotidiana di quanti devono recuperare documenti, cercare lavoro e mantenere le loro famiglie, ma che la Chiesa non dimentica. A Tel Aviv, ad esempio, la comunità filippina dispone di una cappella da 350 posti. Il sabato, giorno di riposo settimanale per un gran numero di migranti, vengono celebrate almeno quattro messe con riti diversi. La cappella è allestita in una sala in affitto. Al pagamento contribuiscono ogni mese anche i migranti per continuare a celebrare, pregare e proclamare la loro fede nella gioia di essere una sola famiglia. (T.C.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 21

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.