Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 20/01/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: il nostro è il Dio delle sorprese, accogliamo la novità del Vangelo
  • Il grazie del Papa agli agenti di Pubblica sicurezza in Vaticano
  • Il Papa visita la parrocchia romana del Sacro Cuore: "Abbiate fiducia in Gesù, non delude mai. E' la chiave del successo"
  • Altre udienze e nomine di Papa Francesco
  • Tweet del Papa: non basta dirsi cristiani, la fede si vive non solo a parole ma con le opere
  • Unità cristiani. Mons. Spiteris: con ortodossi confronto su primato petrino e sinodalità
  • Apostolato del mare. Card. Vegliò: solidali con famiglie dei pescatori e chi è ostaggio di pirati
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iran alla Conferenza di Pace "Ginevra 2", opposizione siriana divisa
  • Centrafrica: il parlamento sceglie il nuovo presidente di transizione. L'Ue invia missione
  • In Ucraina, Ianukovich annuncia: dialogo con l’opposizione dopo gli scontri di piazza
  • Corpi carbonizzati ritrovati nel Cosentino. Mons. Galantino: "Una sconfitta per tutti, anche per la Chiesa"
  • Maltempo in Italia: un morto in Liguria e un disperso in Emilia
  • Mons. Bassetti: i migranti sono la carne di Cristo, vincere la "cultura dello scarto"
  • Muore Claudio Abbado, esempio per i giovani musicisti
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Sud Sudan: appello di pace del card. Wako
  • Siria. "Ginevra 2": il Consiglio Mondiale delle Chiese chiede subito una tregua
  • Myanmar: nella Settimana per l’unità, i cristiani chiedono al governo la restituzione di terre e scuole
  • Malaysia: sulla questione "Allah", padre Andrew minacciato di morte
  • Belgio: conferenza della Comece in difesa della Domenica
  • Algeria: appello di pace di mons. Rault dopo gli scontri tra mozabiti ed arabi a Ghardaïa
  • Turchia. 8 anni fa l'uccisione di don Santoro. Il card. Ruini: esempio di missionario che si dona al prossimo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: il nostro è il Dio delle sorprese, accogliamo la novità del Vangelo

    ◊   La libertà cristiana sta nella “docilità alla Parola di Dio”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che dobbiamo essere sempre pronti ad accogliere la “novità” del Vangelo e le “sorprese di Dio”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “La Parola di Dio è viva ed efficace, discerne i sentimenti ed i pensieri del cuore”. Papa Francesco è partito da questa considerazione per svolgere la sua omelia. E ha subito sottolineato che per accogliere davvero la Parola di Dio dobbiamo avere un atteggiamento di “docilità”. “La Parola di Dio – ha osservato – è viva e perciò viene e dice quello che vuole dire: non quello che io aspetto che dica o quello che io spero che dica”. E’ una Parola “libera”. Ed è anche “sorpresa, perché il nostro Dio è il Dio delle sorprese”. E’ “novità”:

    “Il Vangelo è novità. La Rivelazione è novità. Il nostro Dio è un Dio che sempre fa le cose nuove e chiede da noi questa docilità alla sua novità. Nel Vangelo, Gesù è chiaro in questo, è molto chiaro: vino nuovo in otri nuovi. Il vino lo porta Dio, ma dev’essere ricevuto con questa apertura alla novità. E questo si chiama docilità. Noi possiamo domandarci: io sono docile alla Parola di Dio o faccio sempre quello che io credo che sia la Parola di Dio? O faccio passare la Parola di Dio per un alambicco e alla fine è un’altra cosa rispetto a quello che Dio vuole fare?”.

    Se io faccio questo, ha soggiunto, “finisco come il pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, e lo strappo diventa peggiore”. E ha evidenziato che “quello di adeguarsi alla Parola di Dio per poter riceverla” è “tutto un atteggiamento ascetico”:

    “Quando io voglio prendere l’elettricità dalla fonte elettrica, se l’apparecchio che io ho non va, cerco un adattatore. Noi dobbiamo sempre cercare di adattarci, di adeguarci a questa novità della Parola di Dio, essere aperti alla novità. Saul, proprio l’eletto di Dio, unto di Dio, aveva dimenticato che Dio è sorpresa e novità. Aveva dimenticato, si era chiuso nei suoi pensieri, nei suoi schemi, e così ha ragionato umanamente”.

    Il Papa si è soffermato sulla Prima Lettura. Ha così rammentato che, al tempo di Saul, quando uno vinceva una battaglia prendeva il bottino e con parte di esso si compiva il sacrificio. “Questi animali tanto belli – afferma dunque Saul – saranno per il Signore”. Ma, ha rilevato il Papa, “ha ragionato con il suo pensiero, con il suo cuore, chiuso nelle abitudini”, mentre “il nostro Dio, non è un Dio delle abitudini: è un Dio delle sorprese”. Saul “non ha obbedito alla Parola di Dio, non è stato docile alla Parola di Dio”. E Samuele gli rimprovera proprio questo, “gli fa sentire che non ha obbedito, non è stato servo, è stato signore, lui. Si è impadronito della Parola di Dio”. “La ribellione, non obbedire alla Parola di Dio – ha affermato ancora il Papa – è peccato di divinazione”. Ed ha aggiunto: “L’ostinazione, la non docilità a fare quello che tu vuoi e non quello che vuole Dio, è peccato di idolatria”. E questo, ha proseguito, “ci fa pensare” su “cosa è la libertà cristiana, cosa è l’obbedienza cristiana”:

    “La libertà cristiana e l’obbedienza cristiana sono docilità alla Parola di Dio, è avere quel coraggio di diventare otri nuovi, per questo vino nuovo che viene continuamente. Questo coraggio di discernere sempre: discernere, dico, non relativizzare. Discernere sempre cosa fa lo Spirito nel mio cuore, cosa vuole lo Spirito nel mio cuore, dove mi porta lo Spirito nel mio cuore. E obbedire. Discernere e obbedire. Chiediamo oggi la grazia della docilità alla Parola di Dio, a questa Parola che è viva ed efficace, che discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”.

    inizio pagina

    Il grazie del Papa agli agenti di Pubblica sicurezza in Vaticano

    ◊   Il grazie del Papa oggi agli uomini e alle donne dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, ricevuti oggi in udienza nella Sala Clementina. Già Ufficio speciale San Pietro, istituito nel 1945, l’Ispettorato si dedica alle attività che spettano all'autorità italiana per ciò che riguarda la protezione del Papa e di vigilanza ai palazzi della Santa Sede. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Un incontro tradizionale, il primo per Papa Francesco, che ha espresso gratitudine per il servizio svolto, specie in Piazza San Pietro...

    "…con il freddo, con il caldo, con la pioggia, con il vento, sempre! E questo conta tanto! Tutti siamo consapevoli della necessità di operare sempre affinché sia tutelata la peculiarità di questo luogo singolare, preservandone il carattere di spazio sacro e universale”.

    “E per questo ci vuole – ha aggiunto il Papa – una vigilanza discreta ma attenta”:

    “In effetti, in Piazza San Pietro la gente è serena, si muove tranquilla, gusta un senso di pace. E questo anche grazie a voi, che vigilate sull’ordine pubblico”.

    Un impegno che si fa anche più gravoso durante i momenti di maggiore affollamento di fedeli:

    “Il vostro lavoro richiede preparazione tecnica e professionale, congiunta a vigilanza attenta, a gentilezza e dedizione".

    Tutti sanno, ha detto il Papa “di poter contare sulla vostra cordiale assistenza”, cosi come è stato nei giorni del Conclave, “perché tutto si svolgesse con ordine e tranquillità”. Infine, l’augurio perché il periodo trascorso nel servizio presso il Vaticano si riveli “un’opportunità di crescere nella fede”:

    È importante riscoprire il messaggio del Vangelo e accoglierlo in profondità nella propria coscienza e nel concreto della vita quotidiana, testimoniando con coraggio l’amore di Dio in ogni ambiente, anche in quello del lavoro”.

    inizio pagina

    Il Papa visita la parrocchia romana del Sacro Cuore: "Abbiate fiducia in Gesù, non delude mai. E' la chiave del successo"

    ◊   Un invito ad avere fiducia in Gesù, Colui che non delude mai e che è venuto a togliere tutti i peccati del mondo. E’ questa la chiave del successo indicata dal Papa ieri pomeriggio durante la visita alla parrocchia romana del Sacro Cuore a Castro Pretorio, gestita dai Salesiani vicino alla Stazione Termini. Quasi quattro ore caratterizzate da un clima familiare e scandite da tanti momenti significativi: l’incontro con i rifugiati, i senza fissa dimora, i bambini, gli sposi novelli e la comunità religiosa. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Gioia, calore e accoglienza in un clima familiare. I tantissimi parrocchiani del Sacro Cuore abbracciano così Papa Francesco che ha sviluppato l’omelia attorno all’immagine del Vangelo domenicale: Giovanni il Battista dà testimonianza a Gesù, “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Come un agnello nella sua debolezza può togliere tutti i peccati e le cattiverie del mondo? “Con la mitezza e con l’amore”, è stata la risposta del Papa:

    “Ma, tanto debole Gesù: come un agnello. Ma ha avuto la forza di portare su di sé tutti i nostri peccati: tutti. “Ma, Padre, lei non sa la mia vita: io ne ho uno che… Ma, non posso portarlo nemmeno con un camion…”. Tante volte, quando guardiamo la nostra coscienza, ne troviamo alcuni che sono grossi, eh? Ma Lui li porta!”.

    Gesù perdona tutto, sradica il peccato. Giovanni il Battista invita ogni uomo a crescere nella fiducia in Gesù. “La fiducia nel Signore – spiega il Papa – è la chiave del successo nella vita”:

    “E quella è una scommessa che dobbiamo fare: affidarci a Lui e Lui mai delude. Mai, eh? Mai! Sentite bene, voi ragazzi e ragazze, che incominciate la vita adesso: Gesù mai delude. Mai”.

    Il Papa ha quindi aiutato i fedeli che gremivano la Chiesa ad “incontrare” Gesù lungo il fiume Giordano, lì dove duemila anni fa lo incontrò Giovanni:

    “E adesso vi invito a fare una cosa: chiudiamo gli occhi; immaginiamo quella scena lì, sulla riva del fiume, Giovanni battezzando e Gesù che passa. E sentiamo la voce di Giovanni: 'Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo'. Guardiamo Gesù e in silenzio, ognuno di noi, dica qualcosa a Gesù dal suo cuore, in silenzio. Il Signore Gesù, che è mite, è buono – è un agnello – che è venuto per togliere i peccati, ci accompagni nella strada della nostra vita. E così sia”.

    Quella del Sacro Cuore a Castro Pretorio è stata la quarta parrocchia visitata da Papa Francesco, la prima nel centro di Roma, affidata ai Salesiani, che qui gestiscono anche un’Opera voluta da don Bosco in una realtà di “periferia esistenziale”. Il Papa giunto sotto la pioggia, da lui definita “una benedizione”, ha incontrato prima circa 60 senza fissa dimora, quindi un centinaio di giovani rifugiati alcuni dei quali arrivati in Italia a Lampedusa. Poi, è stata la volta dei bambini neobattezzati e degli sposi novelli. Dal Papa l’appello alla condivisione dei bisogni materiali e spirituali, alla condivisione anche tra persone di religioni differenti perché “Dio – ha detto – è uno solo e sempre lo stesso”. Momento vissuto con intensità spirituale quello della confessione impartita dal Papa a cinque persone. Un canto in spagnolo durante la Messa, il mate offerto dalla comunità religiosa e l’immagine nel presbiterio della Virgen de Lujan, patrona dell’Argentina. Segni di calore e affetto della parrocchia al Santo Padre che ha confidato di sentirsi a casa, “in famiglia”:

    “Io mi sento a casa, tra voi. Grazie. Perché uno può andare a fare una visita e trovare molta educazione, tutto il protocollo, ma non c’è il calore. Tra voi ho trovato il calore dell’accoglienza, come in una famiglia. E oggi sono entrato io, e mi sento a casa, come in famiglia. Grazie tante!”.

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine di Papa Francesco

    ◊   Il Santo Padre Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza: il card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; mons. Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia; mons. Alain de Raemy, Vescovo tit. di Torre di Mauritiana, Ausiliare di Lausanne, Genève et Fribourg (Svizzera).

    In Venezuela, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Barcelona, presentata da mons. César Ramón Ortega Herrera, per sopraggiunti limiti d’età.

    inizio pagina

    Tweet del Papa: non basta dirsi cristiani, la fede si vive non solo a parole ma con le opere

    ◊   Papa Francesco ha lanciato questa mattina un tweet dal suo account @Pontifex: “Non basta dire di essere cristiani, bisogna vivere la fede, non solo con le parole ma con le opere”.

    inizio pagina

    Unità cristiani. Mons. Spiteris: con ortodossi confronto su primato petrino e sinodalità

    ◊   Rapporto tra primato di Pietro e “sinodalità”. È uno dei punti più avanzati del confronto tra teologi cattolici e ortodossi e anche uno dei più delicati all’interno del dialogo ecumenico tra le due Chiese. Lo conferma l’arcivescovo di Corfù, mons. Ioannis Spiteris, membro della Commissione mista teologica per il dialogo cattolico-ortodosso, in prima linea in queste giornate di preghiera per la Settimana dell’unità dei cristiani. L’intervista è di Fabio Colagrande:

    R. – Il dialogo con gli ortodossi ha avuto come risultato non di scoprire la sinodalità – perché la sinodalità non può essere ignorata, è all’interno della struttura stessa della Chiesa, l’ha voluta Nostro signore – ma almeno di avere delle istituzioni per poter vivere la sinodalità in armonia con il primato del Papa. Questo, naturalmente, non è facile. Bisogna trovare un modo e questo è certamente ciò che il Papa, i vescovi vogliono: la coesistenza del primato di Pietro e di un organo sinodale permanente che non sia solo un organo sinodale – il Sinodo dei vescovi, che si riunisce ogni tanto e dà dei consigli al Papa – ma una sinodalità fattiva, efficace, che assieme al vescovo di Roma decida per tutta la Chiesa in via ordinaria. Quindi, bisogna trovare un modo. Non è facile, però il tema centrale di questi ultimi incontri con la Commissione mista è appunto primato e sinodalità. Abbiamo già preparato un testo che deve essere approvato dalla Commissione nel suo insieme, nella riunione che si terrà dal 15 al 23 settembre di quest’anno a Novi Sad, in Serbia. Speriamo si possa arrivare ad avere un testo che sia di aiuto anche alle Chiese.

    D. – Lei ci parla delle difficoltà del cammino ecumenico e per superarle il Papa ci ricorda l’importanza della preghiera…

    R. - Sì, ci sono delle difficoltà, però ci sono anche delle cose molto belle. Il Concilio Vaticano II nel documento Ut unum sint parla della purificazione della memoria storica. Credo che il problema siano le incrostazioni del passato che ancora oggi hanno una loro influenza, piuttosto che i veri problemi dogmatici. In fondo, rimane sempre vero: sono di più le cose che ci uniscono che quelle che ci separano. Ci vuole una conversione del cuore, un cambiamento di mentalità per accettare l’altro anche nella sua differenza. Le differenze non sono un contraddittorio, sono complementari, lo ripetiamo spesso. E qui, in Grecia, devo dire che c’è una grande simpatia per Papa Francesco. Quasi ogni giorno i giornali parlano di lui, questo è positivo: cambia una mentalità, un modo di vedere l’altro. Credo che lo Spirito Santo lavori. Non bisogna scoraggiarsi.

    inizio pagina

    Apostolato del mare. Card. Vegliò: solidali con famiglie dei pescatori e chi è ostaggio di pirati

    ◊   “Non possiamo ignorare la situazione penosa in cui molti pescatori e le loro famiglie stanno vivendo”. E un “pensiero speciale va ai marittimi ancora ostaggio dei pirati e delle loro famiglie in attesa”. Il cardinale Antonio Maria Vegliò mette questi due pensieri nel segno della solidarietà al centro del suo intervento col quale ha inaugurato stamattina a Roma l’Incontro annuale dei Coordinatori Regionali dell’Apostolato del Mare, che proseguirà fino venerdì prossimo. Nel suo intervento, il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti ha definito “urgente” l’adozione di “misure più significative per sviluppare approcci vecchi e nuovi alla cura pastorale rivolta al mondo dei pescatori”, chiedendo poi a cappellani e volontari di continuare ad essere, ove possibile, accanto a chi vive il dramma dei sequestri in mare e di mostrare ai loro familiari “il volto amorevole della Chiesa”.

    A un anno dal Congresso dell’Apostolato del Mare, svoltosi in Vaticano, il cardinale Vegliò ha richiamato le parole di Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Stella Maris – “promuovere uno spirito ecumenico nel mondo marittimo (...) per incoraggiare e promuovere la cooperazione e il reciproco coordinamento dei progetti tra le Conferenze Episcopali e gli Ordinari locali" – calandole nello scenario attuale, quello di un settore che – ha notato – “sta rapidamente cambiando con l'apertura di nuove rotte marittime e la fusione delle aziende tesa a massimizzare l'efficienza e profitto”. Per far fronte a ciò, il porporato ha invitato a “rafforzare la solidarietà tra le nazioni” impegnate in questa specifica attività pastorale alla “condivisione di risorse” e allo “sviluppo di competenze nei vari settori dell'industria marittima, in particolare sulla pesca. “Con un dialogo paziente – ha affermato inoltre – si dovrà creare nelle Chiese nazionali e diocesane la consapevolezza e l’attenzione verso questo ministero molto specifico”, cosicché l’apostolato del mondo marittimo sia considerato “parte della sollecitudine pastorale ordinaria delle Chiese”.

    Da un punto di vista organizzativo, relativo all’Apostolato del mare, il dicastero dei Migranti ha suddiviso il mondo in nove regioni ed ha affidato la cura pastorale di ciascuna regione a un coordinatore. Le nove regioni del mondo sono: Nord America e Caraibi, America Latina, Africa Oceano Indiano, Africa Occidentale, Europa, Asia del Sud, Asia Orientale e del Sud, Stati Arabi del Golfo e Gibuti. (A cura di Alessandro De Carolis)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Migranti e rifugiati nel cuore della Chiesa: all’Angelus e durante la visita alla parrocchia del Sacro Cuore il Papa chiede accoglienza per quanti hanno bisogno di aiuto.

    Gabriel Quicke sull’ecumenismo e filosofia dell'incontro nel dialogo con le Chiese ortodosse orientali.

    Un articolo di Anna Foa dal titolo “Amicizia nuova”: quella familiarità nata tra cattolici ed ebrei per far fronte alla persecuzione nazista in Italia.

    Accanto al piccolo agnello: Ferdinando Cancelli su don Gnocchi e l’attenzione a chi soffre.

    Dove ruotavano i dervisci: l’inviata Rossella Fabiani sullo studioso Giuseppe Fanfoni che ha salvato il complesso architettonico della Sama’khana al Cairo.

    Paolo Portoghesi sulla barbarie a Ronchamp: il senso della vetrata di Le Corbusier distrutta il 17 gennaio durante un tentativo di furto.

    Se musica e vita coincidono: Marcello Filotei ricorda il direttore d’orchestra Claudio Abbado.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Iran alla Conferenza di Pace "Ginevra 2", opposizione siriana divisa

    ◊   Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha invitato, in extremis, l’Iran alla “Conferenza di Pace Ginevra 2” sulla Siria; da parte sua, Teheran ha confermato la sua presenza, scatenando però, la reazione della Coalizione nazionale siriana delle forze dell'opposizione e della rivoluzione, che ha annunciato che diserterà l’incontro se il Palazzo di Vetro non ritirerà il suo invito. Anche gli Stati Uniti hanno espresso dubbi sulla presenza della Repubblica Islamica al tavolo svizzero, chiedendo che prima Teheran accetti la richiesta dell'istituzione di un governo siriano di transizione. Si profila dunque una situazione estremamente complicata. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Antonello Sacchetti, esperto di politica iraniana e autore di “Diruz”, un blog completamente dedicato all'Iran:

    R. – Sicuramente credo ci siano elementi interessanti: il primo è che si è arrivati al punto che l’Iran voleva, cioè quello di essere considerato non una parte del problema ma un possibile fattore di soluzione. L’altro è che sicuramente c’è una grossa divisione all’interno dell’opposizione siriana: una parte ha detto che diserterà, altri invece si sono ritirati da questa posizione; la discussione è anche abbastanza aperta. È chiaro che nulla può cambiare in modo netto con un solo passaggio; mi sembra però che la situazione sia molto diversa rispetto a quella di pochi mesi fa; ricordiamo a che punto eravamo arrivati soltanto i primi di settembre: sull’orlo di una guerra.

    D. – Di fatto, l’Iran rientra sulla scena internazionale dopo anni di oblio. Quanto il nuovo corso, tracciato dal presidente Rohani, influisce su questo riconoscimento internazionale?

    R. – Influisce al 100%. Direi che è uno dei motivi della sua vittoria, della sua affermazione e questo al di là di tutte le previsioni e le analisi che sono sempre un po’ condizionate dalle visioni di parte. C’è stata una riapertura dell’Iran all’esterno e lui ha giocato da subito una partita su due tavoli: quello interno – della politica interna – e quello internazionale del riconoscimento dell’uscita da un blocco che era molto spesso più di facciata che sostanziale, ma che di fatto ne faceva un “convitato di pietra” che però poi non aveva alcun peso decisionale negli eventi.

    D. – Da una parte abbiamo gli Stati Uniti che spingono affinché Teheran accetti la richiesta dell’istituzione di un governo siriano di transizione; dall’altra la Russia che ha sottolineato che l’assenza di Teheran a Ginevra sarebbe stato un errore imperdonabile. Quindi, di fatto, si ripropone in senso più alto la politica dei blocchi contrapposti…

    R. – Questa è la tendenza che un po’ si è delineata negli ultimi mesi; lo stesso dietrofront di Obama a settembre sull’intervento armato in Siria è stato il primo, la più grande dimostrazione di questo nuovo scenario. Sicuramente, in questa situazione l’Iran si è saputa inserire e la situazione stessa del presidente Assad adesso è abbastanza complicata da gestire. Bisognerà vedere come le parti ne possano venire fuori, senza rinnegare troppo quelli che sono stati gli schieramenti di decenni: ricordiamo che l’unico Paese che ha un’alleanza militare con la Siria è proprio l’Iran; sono legati da un antico legame diplomatico e militare. Però, io ricorderei anche un altro dato storico: l’Iran, anche negli ultimi 35 anni, cioè dalla istituzione della Repubblica islamica ha sempre privilegiato i propri interessi nazionali sulle questioni sia ideologiche, che di altro tipo e meno che mai religiose in quel settore. Quindi – e questa è una mia opinione personale – credo che alla fine Teheran giocherà la carta che più converrà ai propri interessi.

    D. – Proprio oggi l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha confermato l’interruzione da parte del governo iraniano dell’attività di arricchimento dell’uranio al 20%. Quanto sono collegati questi due fatti?

    R. – Secondo me, sono collegati moltissimo. Questo è uno dei vecchi punti per i quali in passato tutti questi tentativi di contatto tra Occidente, i Cinque più uno e Teheran sono sempre naufragati. L’Iran ha sempre detto una cosa: “Noi vogliamo dialogare, negoziare sul nostro diritto di arricchimento, inserendolo in un contesto più ampio”. La crisi siriana fa parte di questa offensiva diplomatica. Mi sembra che un po’ alla volta questi elementi si stiano rivelando anche pubblicamente.

    inizio pagina

    Centrafrica: il parlamento sceglie il nuovo presidente di transizione. L'Ue invia missione

    ◊   Il parlamento della Repubblica Centrafricana è riunito per eleggere il nuovo presidente del Consiglio nazionale di transizione, a seguito delle dimissioni il 10 gennaio dell’ex presidente e già leader dei ribelli Seleka, Michel Djotodia, accusato dalla comunità internazionale di essere rimasto passivo di fronte alle violenze che infiammano il Paese. Otto i candidati in lizza, tra cui il sindaco di Bangui, Catherine Samba Panza, e Sylvain Patassé e Désiré Kolingba, rispettivamente figli degli ex presidenti Ange-Félix Patassé e André Kolingba. In tutto il Paese intanto proseguono gli scontri, tanto che al Consiglio dei diritti umani di Ginevra il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha fatto pervenire un messaggio in cui parla di “una crisi di proporzioni epiche che richiede un’azione immediata e concertata” da parte della comunità internazionale. Al riguardo, l’Unione europea ha approvato una missione militare nel Paese, in appoggio a quella africana e francese già in corso, mentre i Paesi donatori - riuniti a Bruxelles - hanno promesso 500 milioni di dollari per il 2014. Ieri la Croce Rossa internazionale e quella centrafricana hanno annunciato la scoperta di una cinquantina di corpi tra Bangui e il confine col Camerun. Della situazione nella capitale, dove attualmente sono presenti le milizie anti-Balaka, ci parla padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano in Centrafrica, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Da due o tre giorni cerchiamo di calmare gli anti-Balaka, che sono entrati in città e hanno saccheggiato un po’ tutto: i negozi degli arabi, le case. Ed ora che hanno saccheggiato tutto, stiamo cercando di rasserenare gli animi, ma sono minacciosi, sono tanti ed è veramente una situazione difficile.

    D. – Perché stanno attaccando le attività commerciali?

    R. – Per un sentimento di vendetta nei confronti della popolazione musulmana, per ciò che è successo in questi mesi, e poi semplicemente per rubare.

    D. – In queste ore la situazione appare fuori controllo. Quale sarà il primo compito del nuovo presidente del Consiglio nazionale di transizione?

    R. – Sarà molto, molto dura. Bisogna vedere che forza avrà e soprattutto cosa riuscirà a fare. Sta, infatti, saltando un po’ tutto nel Paese. Qui i Seleka sono partiti e gli anti-Balaka hanno preso la città, ma abbastanza pacificamente, perché non ci sono stati morti, per fortuna. A Bokaranga, invece, hanno preso la città, ci sono stati morti e case e quartieri bruciati. A Bouar ci sono minacce e a Bozum, che si trova a 90 chilometri, sanguinose violenze. Tutto il Paese, quindi, sta prendendo fuoco, anche perché le dimissioni dell’ex presidente sono state tardive. Bisogna vedere se il nuovo presidente avrà capacità, coraggio e sufficiente appoggio per poter fare qualcosa.

    D. – La Croce Rossa ha annunciato la scoperta di 50 corpi, tra Bangui e il confine con il Camerun. Si tratta di vittime di quale violenza?

    R. – Spesso sono vittime degli scontri tra anti-Balaka e Seleka o anche degli attacchi contro i civili musulmani. Purtroppo c’è talmente tanto risentimento che poi è difficile calmare gli animi.

    D. – A Nord-Est di Bangui, nelle ultime ore, centinaia di musulmani si sarebbero rifugiati in una parrocchia, per sfuggire alle violenze...

    R. – Sì, verso Boali, ma è ciò che è accaduto in tanti posti. Anche noi li stiamo assistendo in un quartiere di Bangui: ieri abbiamo portato acqua, riso, cerchiamo di dar loro una mano come possiamo.

    D. – In questo momento, cosa cercate di comunicare alla gente?

    R. – Continuiamo a dire a tutti di stare calmi, di lavorare per il perdono e la riconciliazione e di cercare di pensare a ricostruire. Oggi noi abbiamo riaperto le scuole, ma nelle altre in città sono ancora chiuse. Questo è quello che cerchiamo di fare, ma non è così facile. Ci vuole ancora molto tempo prima di riuscire a riavere la pace.

    inizio pagina

    In Ucraina, Ianukovich annuncia: dialogo con l’opposizione dopo gli scontri di piazza

    ◊   A Kiev, resta alta la tensione dopo i violenti scontri che, nella notte, hanno fatto seguito alle manifestazioni pacifiche di 150 mila persone. Un centinaio i feriti, fra cui 70 poliziotti. Il presidente Ianukovich promette di iniziare domani a dialogare con i suoi avversari politici, secondo quanto assicura Vitaly Klitschko, uno dei leader dell'opposizione, che a notte fonda aveva evocato lo spettro di una “guerra civile”. La gente è scesa in piazza contro un pacchetto di leggi fortemente criticato dall'opposizione che, tra l'altro, inasprisce le pene per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate. L'opposizione ha subito condannato le violenze e accusato il governo di voler creare disordini per sgomberare la piazza. Sullo sfondo la spaccatura nel Paese tra europeisti e sostenitori della linea filorussa del governo. Delle implicazioni sul piano delle relazioni internazionali, Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente all’Università del Salento:

    R. – Le implicazioni, in condizioni normali, dovrebbero essere serie, perché qui c’è una chiara violazione della libertà di espressione da parte di un popolo. Anche questa legge appena approvata, praticamente, vieta le proteste. E’ una legge dovuta alle ultime manifestazioni, al primo rifiuto del presidente ucraino di andare incontro alle richieste dei contestatori della piazza. Teniamo presente, però, che il presidente ucraino non è nuovo a queste cose. Nel momento in cui in piazza si stava protestando, nel dicembre stesso, rafforzava un patto, che indicherei come un patto di fedeltà a Mosca, un patto di fedeltà alla Russia. Se la Russia, infatti, in quel patto si assumesse la responsabilità e comprasse il debito pubblico dell’Ucraina, a questo punto l’Ucraina sarebbe completamente nelle mani di Mosca.

    D. – Parliamo di altri attori della vicenda? Ci sono l’Unione Europea, da una parte, e Mosca, dall’altra, ma non solo…

    R. – Non solo. Abbiamo, di fondo, una questione energetica e credo che sia sotto gli occhi di tutti. L’Ucraina, ma la Russia in particolar modo, possono bloccare il passaggio del gas verso l’Europa. Quindi, innanzitutto un accordo tra Ucraina ed Europa sarebbe stato estremamente conveniente per noi europei. Poi c’è la questione dei diritti umani e in generale anche il ruolo, non solo di una forza diplomatica, che l’Europa ha sempre meno; ma bisogna vedere anche quale potrebbe essere il ruolo degli Stati Uniti. Gli Usa sono interessati ad entrare in una contrapposizione con la Russia anche su questa questione? Io credo di no, credo che gli Stati Uniti di questi anni, l’amministrazione Obama, non abbiano intenzione di entrare in contrasto con nessun Paese per riaffermare quelli che sono i loro legittimi diritti.

    D. – C’è l’impressione che in questo momento ci sia una sorta di braccio di ferro tra Unione Europea e Russia per la vicenda ucraina, ma che ci sia anche altro da ridefinire nei rapporti. E’ così?

    R. – Penso che l’Ucraina sia un semplice strumento di riappropriazione del forte ruolo internazionale che la Russia aveva perso, una volta crollato il blocco sovietico - l’Unione Sovietica in particolar modo - e che negli ultimi anni invece sta riaffermando sempre più fortemente. Ripeto: l’Ucraina diventa uno strumento nelle mani di Mosca, per dire “noi siamo qui, abbiamo il nostro ruolo”. In più, l’Ucraina è uno dei Paesi che praticamente continua ad essere un cordone sanitario a protezione della Russia; e c’è sempre di fondo – io lo sottolineo – anche una questione di sicurezza. C’è, cioè, l’intenzione da parte della Nato, da parte degli Stati Uniti di dispiegare una serie di armi protettive, di armi difensive intorno alla Russia e questo naturalmente contraria particolarmente il governo di Mosca.

    D. – Ci sono dei rischi a rendere strumento di altre logiche, di altre politiche un Paese grande e importante come l’Ucraina?

    R. – Io esordirei dicendo che ci potrebbero essere. Se non ci saranno è perché alla fine molti di noi guarderanno da un’altra parte, oltre al fatto che la Russia ha anche bisogno di fare la voce forte all’estero, perché forse ha maggiori problemi anche all’interno. Non dimentichiamo che, a breve, inizieranno le Olimpiadi invernali e il problema della sicurezza interna in Russia è estremamente grave, così come si è dimostrato negli ultimi attentati. E’ un modo, quindi, anche di distrarre l’opinione pubblica locale, ma anche quella internazionale, a seconda di dove si va a mettere la macchina da presa.

    inizio pagina

    Corpi carbonizzati ritrovati nel Cosentino. Mons. Galantino: "Una sconfitta per tutti, anche per la Chiesa"

    ◊   “Sgomento, preghiera e rabbia per una sconfitta di tutti”. Così il vescovo di Cassano allo Ionio e segretario della Cei ad interim, mons. Nunzio Galantino ha commentato ieri il ritrovamento in contrada Fiego di Cassano di un automobile con a bordo tre cadaveri carbonizzati, tra i quali un sorvegliato speciale, la sua compagna e un bimbo di tre anni. L’omicidio potrebbe essere legato ad una vendetta nell’ambito della criminalità che gestisce lo spaccio di droga. “Quei tre corpi – ha detto il presule recatosi subito sul posto – sono il terminale, di una deriva morale ". Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. - Sono stato informato dell’evento mentre stavo per celebrare la Messa con un centinaio di ragazzi che avevano praticamente pochi anni di più del bambino che è stato bruciato vivo. Subito dopo la Messa mi sono recato in Contrada Fiego dove ho potuto trascorrere lì un’oretta, il tempo in cui sono stati estratti i corpi carbonizzati. È chiaro che è stato un tempo trascorso nella riflessione, nella preghiera; una preghiera accompagnata dalla rabbia per quello che è accaduto, ma anche da un senso di grande sconfitta.

    D. - Lei ha detto: “E' una vicenda che ci interpella tutti”…

    R. - Perché quando accadono queste cose di sicuro ci sono dei complici; e i complici non sono soltanto persone, ma sono anche atteggiamenti. Allora se certi atteggiamenti in un piccolo paese come Cassano possono essere vivi ed arrivare fino a questo punto, vuol dire che c’è gente che fa finta di non vedere, che ci sono realtà deputate all’ordine pubblico, all’educazione, alla formazione e tra queste anche la Chiesa, che probabilmente non fanno fino in fondo il loro dovere, non si spendono fino in fondo per arginare questo male.

    D. - Come rispondere a questi fatti?

    R. - Per noi credenti tutto quello che ci capita è sicuramente Parola di Dio. E allora quei tre corpi carbonizzati sono Parola di Dio. Io spero di incontrare, anzi sicuramente incontrerò presto, i sacerdoti della mia diocesi per poter chiedere loro: ma a questa Parola di Dio, dura da accogliere, anche macabra per come si è presentata, cosa rispondiamo? Possiamo rispondere ugualmente “Amen” o invece ci viene chiesto qualcosa di più? Un maggiore impegno, un maggiore coinvolgimento, un maggiore coraggio, una capacità di spenderci al di là di certi orari, di certe cerimonie, di una certa ripetitività stantia che poi non arriva ad entrare nelle pieghe serie della storia di questa gente, di queste persone che rischiano di essere travolte, ancora una volta, da questi eventi? Questo è un po’ quello che mi sto chiedendo. Stiamo attenti a non pensare che quello che è successo a Cassano sia un fatto isolato; magari lo fosse! Mi assumerei tutta la bruttura di questo fatto! Ma invece quello che mi rattrista è che non è un fatto isolato, stiamo attenti!

    inizio pagina

    Maltempo in Italia: un morto in Liguria e un disperso in Emilia

    ◊   Un morto e un disperso: questo il bilancio, ancora provvisorio, provocato dal maltempo in diverse regioni italiane. Le situazioni più critiche si registrano in Liguria, a causa di frane e smottamenti, e in Emilia dove sono oltre 600 gli sfollati. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’Italia continua ad essere flagellata dal maltempo. In Liguria, dove è stato chiesto lo stato di emergenza, è stato ritrovato nell’entroterra genovese il corpo di un medico, di origine siriana, travolto ieri da un torrente. Sulla situazione nel territorio ligure, si sofferma Andrea Pasetti, direttore del Servizio di pianificazione generale e di bacino della Provincia di Genova:

    R. - Le situazioni meteorologiche, specialmente in quest’ultimo periodo, stanno creando effettivamente dei grossi problemi, soprattutto nelle zone meno servite e con una viabilità magari pedonale. La Liguria ha un territorio molto scosceso, molto vicino al mare, dove i piccoli rivi a volte diventano delle trappole veramente insidiose che provocano dei guai e, purtroppo, anche delle vittime.

    D. - In quali attività si concentra in questa fase l’azione delle istituzioni locali?

    R. - Come direzione della difesa del suolo della Provincia di Genova, proprio in questo momento siamo impegnati a fare sopralluoghi e accertamenti per verificare la portata di questo evento.

    D. - Quali le urgenze per evitare criticità di questo tipo anche in futuro?

    R. - La prima urgenza è sicuramente quella di organizzare, nel miglior modo possibile, le attività di protezione civile. In questo caso, anche rispetto agli eventi degli anni scorsi oramai sia i Comuni, in particolare quello di Genova, ma anche la Provincia e la Regione, hanno sviluppato migliori capacità e, in particolare, capacità di diffusione delle informazioni, di allerta per i cittadini. Quindi, questa è la prima cosa da fare: non bisogna uscire di casa quando, effettivamente, le condizioni diventano proibitive. La seconda cosa è cercare, il più possibile, di assicurare la salvaguardia del territorio nei punti dove, sicuramente, le situazioni sono più a rischio. Per fare questo occorrerebbe avere più risorse di quelle che abbiamo a disposizione. Ma comunque il nostro lavoro si basa proprio sull’individuare di queste priorità cercando di rispondere, nel miglior modo possibile, con le risorse che abbiamo.

    Situazione critica anche in Emilia a causa dell’esondazione del fiume Secchia. Nella zona di Bastiglia, in provincia di Modena, risulta disperso un uomo finito in un canale. Si registrano poi disagi, dovuti a forti piogge, in Toscana e in Campania, dove sono interrotti i collegamenti marittimi tra Napoli e Capri. Lanciata l’allerta, per forti temporali, anche in Abruzzo e in Sardegna.

    inizio pagina

    Mons. Bassetti: i migranti sono la carne di Cristo, vincere la "cultura dello scarto"

    ◊   E’ iniziata ieri, con una Messa nella cattedrale di San Lorenzo, nella giornata mondiale dedicata ai migranti e ai rifugiati, la visita pastorale alla sua comunità dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, che il Papa creerà cardinale nel prossimo concistoro del 22 febbraio. Nei prossimi mesi il porporato incontrerà persone e istituzioni, ha voluto però iniziare dagli immigrati, con una celebrazione eucaristica alla quale hanno preso parte gli stranieri presenti nell’arcidiocesi, cattolici e non. E’ il mondo dell’immigrazione una delle quattro “attenzioni di ambiente” di particolare interesse diocesano. Francesca Sabatinelli ha intervistato l’arcivescovo Gualtiero Bassetti:00:03:39:94

    R. - L’Umbria è una regione molto accogliente; soltanto nella provincia di Perugia ci sono più di 70 mila immigrati e rifugiati. Quindi per noi è un problema pastorale aperto: non si tratta più di una pastorale straordinaria, ma di una pastorale ordinaria! A Perugia si parlano più di cento lingue anche per la presenza dell’Università degli stranieri che, grazie a Dio, ha ancora numerosi iscritti; si tratta veramente di entrare in quella che è la logica del Santo Padre. Quando ci ha parlato della cultura della mentalità dello scarto, ha detto una cosa terribile: “Lo scarto non è nemmeno alla fine un sottoprodotto o un sottouomo; lo scarto è ciò che butti via, ciò che non ti interessa, cioè che emargini completamente!”. La parola “scarto” usata dal Santo Padre è fortissima! Ed è vero! Perché se all’uomo non viene riconosciuta la sua dignità, l’integrazione non può essere un processo soltanto burocratico, ma deve essere e deve diventare un fenomeno normale, naturale se noi consideriamo il mondo come una grande famiglia.

    D. - Uno dei suoi prossimi appuntamenti è quello con i ragazzi della seconda generazione. Purtroppo questi ragazzi, per una questione burocratica, pur essendo nati in Italia, e italiani a tutti gli effetti, non lo sono agli occhi dello Stato …

    R. - È chiaro che è una palese ingiustizia, perché chi è nato in Italia è in regola! È veramente un fatto di ingiustizia che non sia considerato a tutti gli effetti cittadino italiano. Credo che questo sia un impegno che noi dobbiamo portare avanti come società, ma soprattutto come cristiani e come Chiesa in nome del Vangelo che annunciamo e della pari dignità di tutti gli uomini.

    D. - Vorrei citare quanto di brutto il 2013 ha segnato per l’Italia: pensiamo al naufragio di Lampedusa e ai tanti morti che ci sono stati nei mesi scorsi; pensiamo ai morti a Prato, ma pensiamo anche al grande esempio che Lampedusa e i suoi cittadini offrono quotidianamente …

    R. - Ci sono le contraddizioni di questo Paese che purtroppo non dipendono solo da questo Paese, perché per un’accoglienza anche così massiccia è necessario un contributo maggiore di tutta l’Europa, perché questi immigrati non possono essere soltanto accolti, ma poi devono esser integrati, devono poter trovare un’occupazione, un lavoro, una loro dignità. Certamente noi abbiamo visto chi ha dato, chi ha rischiato la vita per salvare qualche fratello immigrato. E questi sono gli esempi che veramente ci riscaldano il cuore. Questo è il cuore della nostra popolazione di fronte a chi ha bisogno. D’altra parte però, veder centinaia e centinaia di persone perire, vedere che il nostro Mar Mediterraneo ormai da tanti anni è diventato la tomba dei nostri fratelli africani, ci fa capire ancora di più il significato delle parole del Papa quando ha detto che questi sono pelle di Dio e carne di Dio, ancor più che fratelli: sono carne di Dio e le loro piaghe sono le piaghe di Gesù Cristo!

    inizio pagina

    Muore Claudio Abbado, esempio per i giovani musicisti

    ◊   E' morto questa mattina a Bologna il direttore d'orchestra e senatore a vita Claudio Abbado. Aveva 81 anni ed era ammalato da tempo. Molti i messaggi di cordoglio, tra cui quello del presidente, Giorgio Napolitano, che ha ricordato come il grande musicista abbia” onorato in Europa e nel mondo la grande tradizione musicale dell’Italia”. Sulla figura di Abbado, Maura Pellegrini Rhao ha intervistato il maestro di armonia del conservatorio di Santa Cecilia, Nello Narduzzi:

    R. - Viene a mancare uno dei personaggi chiave nella musica italiana ma anche internazionale, perché non solo era un grande direttore d’orchestra ma ha partecipato e contribuito alla formazione di compagini strumentali di assoluto rilievo, non ultima l’Orchestra Mozart di Bologna. La sua vita è anche un esempio di come si possa gestire la notorietà e la fama con assoluta umiltà nella consapevolezza di dare un’immagine della propria persona che sia anche un traguardo per i giovani che vogliono affrontare la carriera del musicista.

    D. - Colpisce particolarmente la frase: “Vorrei che si affermassero sempre più le convinzioni che ispirano il nostro modo di lavorare”...

    R. - È vero, perché la vita di un musicista è fatta di umiltà, lavoro, grande studio, guardare sempre con umiltà per migliorarsi. E se tutti quanti coloro che si occupano di cose sociali avessero questo iter mentale, molte cose, forse, andrebbero meglio.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Sud Sudan: appello di pace del card. Wako

    ◊   Il card. Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo di Khartoum, ha lanciato un appello ai leader politici del Sud Sudan perché vadano oltre al loro interesse personale per risolvere la crisi nella quale è sprofondato il Paese. Il card. Wako, che si trova a Juba, capitale del Sud Sudan, per prendere parte alla riunione della Conferenza episcopale dei vescovi del Sudan e del Sud Sudan, ha invitato i sud-sudanesi a prendere coscienza che tutti sono figli di Dio, e che tra fratelli non ci si uccide. Lo scontro tra i due uomini forti del partito al governo (Splm, Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese), il Presidente Salva Kiir e l’ex vice Presidente Riek Machar, ha assunto una dimensione etnica coinvolgendo le due maggiori tribù del Paese: Dinka e Nuer. Nel frattempo, nonostante le trattative che si svolgono in Etiopia tra rappresentanti dei due contendenti, la guerra continua. I combattimenti sono concentrati a Malakal, capitale dello Stato dell’Alto Nilo (nord-est). Il 18 gennaio l’esercito aveva ripreso il controllo di Bor, capitale dello Stato di Jonglei (est). Sono proprio gli Stati dove sono concentrate le risorse petrolifere del Paese ad essere al centro dei combattimenti, scoppiati il 15 dicembre. L’altro Stato coinvolto è infatti quello di Unità la cui capitale è Bentiu. Il timore è che se i combattimenti non si fermano al più presto, il Sud Sudan sprofondi in una ancora più sanguinosa e distruttiva guerra civile, coinvolgendo nello scontro altri gruppi armati ed etnici. Il conflitto ha già assunto una dimensione internazionale: truppe ugandesi sono intervenute a fianco di quelle dei Kiir mentre anche il Kenya ha inviato propri soldati ufficialmente per proteggere i propri cittadini che vivono e lavorano nel Paese. (R.P.)

    inizio pagina

    Siria. "Ginevra 2": il Consiglio Mondiale delle Chiese chiede subito una tregua

    ◊   Nel conflitto siriano “non esiste una soluzione militare”; urge “una immediata cessazione di tutti gli scontri armati e le ostilità sul territorio siriano”; bisogna assicurare assistenza umanitaria; la via giusta è “sviluppare un processo completo e inclusivo per l'instaurazione di una pace giusta e ricostruire la Siria”: sono le raccomandazioni elaborate dal Consiglio Mondiale delle Chiese (Cmc), che ha riunito a Ginevra circa 30 leader religiosi, in vista della Conferenza di “Ginevra 2”, in programma il 22 gennaio. Il Consiglio ha elaborato un documento – inviato all’agenzia Fides – da consegnare al rappresentante Onu per la Siria, Lakhdar Brahimi, alla Lega Araba e agli altri attori presenti alla conferenza. “Non c’è tempo da perdere: troppe persone sono morte o hanno dovuto lasciare la loro casa”, ha spiegato il rev. Olav Fykse Tveit, Segretario generale del Cmc, presentando il testo e spiegando che “la Chiese parlano con una sola voce”: alla redazione del documento, hanno infatti partecipato leader della Chiesa di Medio Oriente, Vaticano, Russia, Stati Uniti, di altre nazioni europee, appartenenti alle confessioni cattolica, ortodossa , protestante e anglicana. “Rappresentiamo la maggioranza silenziosa dei siriani che vuole la pace”, ha specificato il Catholicos Aram I, capo della Chiesa Armena Apostolica, assicurando ai leder politici che saranno a Ginevra 2 “il pieno sostegno di tutte le Chiese per la vostra cruciale missione”. Il Cmc ritiene che “le chiese possono mobilitare l'opinione internazionale, condannando tutto ciò che c’è di male in questa situazione e sostenendo il bene supremo che è la pace, una pace giusta”. L’incontro del Cmc è stato accompagnato da una preghiera ecumenica per esprimere solidarietà con il popolo della Siria e per chiedere a Dio il dono della riconciliazione. (R.P.)

    inizio pagina

    Myanmar: nella Settimana per l’unità, i cristiani chiedono al governo la restituzione di terre e scuole

    ◊   "Oggi siamo battezzati nel Giordano del nuovo Myanmar. Gesù, dopo il battesimo, iniziò la sua missione. Oggi come nazione, affrontiamo una nuova era con tutte le sue opportunità. Per decenni abbiamo sofferto. Oggi abbiamo una importante missione da svolgere nel paese”: lo afferma l’arcivescovo Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, in un lettera pastorale diramata per la “Settimana dell’unità dei cristiani”. In virtù della missione da svolgere – nota il testo, inviato dall’arcivescovo all'agenzia Fides – le Chiese chiedono al governo la restituzione di terre e scuole confiscate in passato dal regime militare. Prendendo spunto dall’esortazione di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”, mons. Bo invita a “vedere il mondo con gli occhi dei poveri e dei più vulnerabili”, chiedendosi chi sono costoro in terra birmana: “Sono i rifugiati birmani in Malaysia, Thailandia, India. La nostra è una nazione con tre milioni di rifugiati e sfollati che hanno bisogno della nostra cura”, afferma. Altra realtà da considerare è la tratta di esseri umani, in una nazione piagata dal fenomeno: “I nostri giovani sono venduti in forme moderne di schiavitù, per il commercio del sesso o del lavoro”. Occorre dare attenzione, poi, ai giovani toccati da droga e Aids: “In molti villaggi e città, la generazione dei giovani manca del tutto: sugli altari dell’avarizia, i signori della droga hanno sacrificato i nostri giovani”. Un problema che interpella i cristiani – nota la lettera – è la confisca delle terre: “I ricchi che vivevano opprimendo il popolo, durante il regime militare, continuano a banchettare con le viscere dei poveri. Noi, come cristiani, siamo fra le vittime del land grabbing”. La denuncia del vescovo tocca un punto chiave: “Come Chiesa oggi chiediamo al governo la restituzione delle nostre terre e scuole. La Chiesa ha fatto un ottimo lavoro nel campo dell'istruzione e della sanità. Molte scuole in Myanmar sono state avviate dai cristiani. Non riconoscendo tale prezioso contributo, l'ex regime ha confiscato le nostre proprietà e le nostre scuole. Per contribuire allo sviluppo della nazione, chiediamo tali strutture ritornino a noi. E’ un nostro diritto culturale”. Il testo conclude: “C'è una nuova speranza in Myanmar. Uniamoci nel servire la nostra patria. L'unità dei cristiani non è solo all'interno delle chiese, o nei discorsi teologici, ma per un nuovo Myanmar”. (R.P.)

    inizio pagina

    Malaysia: sulla questione "Allah", padre Andrew minacciato di morte

    ◊   I cristiani devono restare forti nella loro fede, nell’affrontare gli attacchi di gruppi islamisti sull'uso della parola “Allah” per il culto; accuse, denunce, intimidazioni e l’atto di bruciare il ritratto di padre Lawrence Andrew, direttore del settimanale cattolico Herald, “equivale a un attacco alla comunità cattolica”: lo afferma mons. Murphy Pakiam, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur, ora amministratore dell'arcidiocesi, in una lettera pastorale dedicata ai temi della giustizia e della pace, in cui torna sulla questione dell’uso della parola “Allah” per i cristiani. Sul capo di padre Andrew pendono 109 denunce penali per aver sostenuto che “nel culto dei fedeli cattolici è lecito usare il termine Allah per riferirsi a Dio” . Nei giorni scorsi, inoltre, il sacerdote è stato vittima di pesanti minacce di morte. Nel testo della lettera, ripreso dall’agenzia Fides, l’Arcivescovo afferma: “La Chiesa cattolica è sempre in prima linea per la giustizia e la pace. Come cittadini, le nostre azioni sono sempre state rispettose del diritto, garantito dalla Costituzione federale, di praticare la nostra fede, senza interferenze e intimidazioni”. Temendo una possibile deriva violenta, in special modo contro padre Andrew, mons. Pakiam nota. “E’ deplorevole che alcuni gruppi vogliano organizzare grandi manifestazioni di piazza. Queste azioni causano forte disagio, ansia e persino rabbia tra i cittadini malesi. Inoltre, l'approvazione di tali azioni da parte di alcuni leader politici e il silenzio inspiegabile di altri getta benzina sul fuoco, che sembra diffondersi in maniera incontrollata”. L’arcivescovo lancia un monito alla politica e alla società: “Non possiamo accettare o tollerare che taluni gruppi promuovano divisione, discordia e disarmonia nella società. Esorto i fedeli cattolici a essere forti, in queste avversità, e a continuare a professare la propria fede con coraggio e determinazione. Trovo conforto nel vedere i malaysiani di tutte le razze e religioni unirsi a noi per la causa della giustizia e della pace”. Ringraziando per il sostegno “di quanti stanno contribuendo a rendere la Malaysia un luogo dove le comunità possano vivere insieme in pace, apprezzando i valori comuni fra le religioni ma anche le differenze”, l’arcivescovo ricorda: “Come sacerdoti e laici siano chiamati a promuovere la giustizia e la pace. Pertanto preghiamo per padre Lawrence Andrew e impegniamoci nel dialogo, costruendo di ponti di riconciliazione, opponendoci a chi usa la religione per dividere la nazione”. La Chiesa chiede che le autorità “adottino le misure necessarie per prevenire ulteriori atti provocatori di intimidazione nei confronti delle minoranze”. Infine – conclude il testo – “non dimentichiamoci di pregare per i nostri avversari, che hanno frainteso la nostra fede, dal momento che tutti noi preghiamo l’unico, vero Dio”. (R.P.)

    inizio pagina

    Belgio: conferenza della Comece in difesa della Domenica

    ◊   “Domenica di riposo e lavoro dignitoso in Unione Europea”: questo il tema della conferenza organizzata dalla Comece (Commissione degli episcopati della comunità europea) per domani, presso la sede del Parlamento europeo a Bruxelles. Si tratta di una delle numerose iniziative dei vescovi del Vecchio Continente a favore del riposo domenicale, come giornata da dedicare al Signore e alla famiglia, portata avanti anche dall’Alleanza europea per la domenica (European Sunday Alliance). Nata nel 2011 proprio per tutelare la domenica come il giorno non-lavorativo in tutta Europa, questo coordinamento di diversi organismi – in cui rientra anche la Comece – vuole ricordare che alla base del modello sociale europeo ci deve essere innanzitutto l’uomo, e non il consumismo né l’economia. L’incontro di domani avrà inizio alle ore 9.00 e si concluderà alle 17.00 circa; tre le sessioni di lavoro in programma: “Lavoro dignitoso e domeniche non lavorative in tempi di crisi”, “Bilanciare famiglia, vita privata e lavoro – verso una vita sana e felice”, “Come la domenica non lavorativa aumenta la partecipazione civica e l’impegno nel volontariato”. Tra i partecipanti alla conferenza, mons. Ludwig Schwarz, portavoce dell’Alleanza europea per la domenica in Austria; il rev. Frank-Dieter Fischback, rappresentante della Kek (Conferenza delle Chiese europee) e Otto Meier, presidente del Movimento europeo dei lavoratori cristiani. (A cura di Isabella Piro)

    inizio pagina

    Algeria: appello di pace di mons. Rault dopo gli scontri tra mozabiti ed arabi a Ghardaïa

    ◊   “La fraternità è difficile da vivere ... siamo uomini e donne di diverse condizioni, varie culture, origini e religioni, plasmati della stessa umanità, fratelli e sorelle in Adamo ed Eva … ma questa fraternità può essere vissuta nel conflitto e nell’offesa, persino nel tradimento”: è quanto scrive nel Bollettino mensile della diocesi mons. Claude Rault, vescovo di Laghouat-Ghardaïa, in Algeria, commentando gli scontri verificatisi nei giorni scorsi a Ghardaïa tra mozabiti ed arabi. La notizia giunge anche da media locali che fanno un bilancio di oltre 200 feriti in seguito a violenti tafferugli scoppiati tra la minoranza berbera dei mozabiti e la maggioranza araba nella città di Ghardaïa. Le cause sarebbero da ricercare in divergenze sul concetto di comunità e di nazione, ma si parla anche di conflitti inter-confessionali e di giochi nazionalistici e manovre di potere. “E’ più difficile essere amici che essere fratelli o sorelle? – si chiede mons. Rault che aggiunge – se la fraternità universale è un fatto, non possiamo dire che lo sia l’amicizia … Come diventare amico di mio fratello, di mia sorella? Qui è in gioco la nostra testimonianza”. Per il vescovo di Laghouat-Ghardaïa il miglior laboratorio della vita evangelica è la vita comunitaria, ricordando che tutti apparteniamo alla grande famiglia dell’Umanità. (T.C.)

    inizio pagina

    Turchia. 8 anni fa l'uccisione di don Santoro. Il card. Ruini: esempio di missionario che si dona al prossimo

    ◊   Uno sparo, un proiettile che trapassa i polmoni, un uomo che si accascia all’improvviso: moriva così, 8 anni fa, don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma. Era il 5 febbraio 2006 e don Santoro era a Trabzon, in Turchia, Paese in cui operava come missionario. La morte – per la quale è stato arrestato e condannato un ragazzo di 16 anni – lo colse mentre pregava nella Chiesa locale intitolata a Santa Maria. “Don Andrea ci ha dato una grande testimonianza”, afferma il card. Camillo Ruini, all’epoca vicario per la diocesi di Roma, in un’intervista rilasciata al Centro missionario diocesano della capitale. Era un “missionario che sa di dover uscire da se stesso per andare agli altri – continua il porporato - e sa anche che questa è un’uscita che costa perché ci chiede di rinunciare a noi stessi, per poterci donare veramente ai nostri fratelli”. Il card. Ruini indica, quindi, due insegnamenti lasciati da don Santoro: “L’essere consapevoli e convinti che la missione e l’evangelizzazione sono opera di Dio ben prima che nostra” e “il radicarsi nella Chiesa di Roma, compresa e vissuta non solo nel suo oggi ma in tutta la sua storia”. In un contesto come quello attuale, in cui “il dialogo può apparire difficile, quasi soffocato dai fondamentalismi e dalle violenze”, conclude il porporato, il confronto “è una necessità storica, un imperativo etico che, per noi cristiani, sgorga dal grande comandamento di amare il prossimo come noi stessi”. Per ricordare don Santoro, la diocesi di Roma ha in programma due eventi: dal 3 al 6 febbraio, si terrà un pellegrinaggio a Trabzon, guidato da mons. Guerino Di Tora, vescovo ausiliare, mentre il 5 febbraio, alle 19.00, nella Chiesa romana di Santa Croce in Gerusalemme, il card. Ruini celebrerà una Santa Messa in suffragio del defunto sacerdote. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 20

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.