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Sommario del 06/01/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Messa dell’Epifania. Il Papa: i Magi insegnano a custodire la fede dal male con “santa furbizia”
  • Angelus. Il Papa: Dio chiama tutti, anche chi non lo cerca, a far parte del suo popolo
  • Gli auguri di Papa Francesco alle Chiese Orientali che celebrano il Natale
  • Giornata dell'infanzia missionaria: "Destinazione mondo" per portare la fede ai ragazzi con i ragazzi
  • Epifania. P. Perrella: i Magi seppero armonizzare le esigenze della mente con quelle del cuore
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: Ue al lavoro per "Ginevra 2". Da Homs storia di fede e coraggio di un padre gesuita
  • Africa: forse nel corso del 2014 disponibile il vaccino antimalaria
  • “I Giusti di Budapest”: quando il Vaticano salvò molti ebrei dal nazismo
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Pakistan: attentato in Khyber Agency, dieci morti
  • Il presidente sudanese al-Bashir a Giuba per colloqui di pace
  • Cina: fedeli schiacciati dalla calca in una moschea, 14 morti
  • Libia: bomba davanti al tribunale di Bengasi, una guardia uccisa
  • Bersani. I medici: decorso ok, nessun danno neurologico
  • Papua Nuova Guinea. La Chiesa impegnata nella lotta alla stregoneria
  • Regno Unito: il 19 gennaio sarà la Domenica della pace
  • Africa: i Domenicani si preparano all’Assemblea generale, in vista del Giubileo dell’Ordine
  • A Roma il corteo "Viva la Befana" salutato da Papa Francesco all'Angelus
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messa dell’Epifania. Il Papa: i Magi insegnano a custodire la fede dal male con “santa furbizia”

    ◊   “Cerchiamo la luce” di Dio con “le nostre piccole luci” e non accontentiamoci di una vita mediocre. È l’esortazione centrale dell’omelia della Messa con la quale Papa Francesco ha celebrato questa mattina, nella Basilica Vaticana, la solennità dell’Epifania. Il Papa ha invitato i credenti alla “furbizia” dello spirito, la stessa che permise ai Magi di trovare e adorare Gesù, evitando le insidie di Erode. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    L’Epifania è una luce inseguita con perseveranza fino alla scoperta di una luce più grande e dirompente, che cambia per sempre la vita. Ma dietro l’Epifania può nascondersi il buio, quello più abietto, che magari “si traveste di luce”, ma che in realtà trama senza scrupoli pur di difendere i propri privilegi. L’Epifania è una stella ed è anche Erode, una strada e il suo ostacolo, come sempre accade nella ricerca della fede. Su questi simboli Papa Francesco impernia la sua prima omelia da Pontefice nella solennità del 6 gennaio. La prima attenzione è per i protagonisti, i Magi. La stella apparsa in cielo, afferma, “li muove alla ricerca della grande Luce di Cristo”:

    “I Magi seguono fedelmente quella luce che li pervade interiormente, e incontrano il Signore. In questo percorso dei Magi d’Oriente è simboleggiato il destino di ogni uomo: la nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada, per trovare la pienezza della verità e dell’amore, che noi cristiani riconosciamo in Gesù, Luce del mondo”.

    Anche i cristiani di oggi, nota il Papa, hanno la loro stella. È il Vangelo, da leggere e meditare, per “fare esperienza” di Gesù e del suo amore. Ma su questa strada di ricerca può capitare di perdere “per un po’ la vista della stella”, come avvenne per i Magi quando incrociarono l’ombra di un Erode “sospettoso e preoccupato” per la nascita di un piccolo, fragile, e tuttavia per lui pericoloso “rivale”:

    “In realtà Gesù non è venuto ad abbattere lui, misero fantoccio, ma il Principe di questo mondo! Tuttavia il re e i suoi consiglieri sentono scricchiolare le impalcature del loro potere, temono che vengano capovolte le regole del gioco, smascherate le apparenze. Tutto un mondo edificato sul dominio, sul successo e sull’avere, sulla corruzione è messo in crisi da un Bambino! Ed Erode arriva fino a uccidere i bambini. Un Padre della Chiesa diceva: ‘Tu uccidi i bambini nella carne perché la paura ti uccide nel cuore’. E’ così: aveva paura e per questa paura è impazzito”.

    Se il “buio della mondanità” oscura per un po’ la vista della stella, lontano da quella negativa influenza i Magi ritrovano luce e via fino a Betlemme. Ma è su ciò che i saggi venuti da Oriente compiono al momento di tornare a casa che Papa Francesco attira l’attenzione. Sulla loro “santa furbizia” che li porta a non cadere nella trappola tesa da Erode:

    “Loro, con questa ‘santa furbizia’ hanno custodito la fede. E anche noi dobbiamo custodire la fede. Custodirla da quel buio. Ma, anche, tante volte, un buio travestito di luce, eh? Perché il demonio, dice San Paolo, si veste da angelo di luce, alcune volte. E qui è necessaria la ‘santa furbizia’, per custodire la fede, custodirla dai canti delle sirene, che ti dicono: ‘Ma, guarda, oggi dobbiamo fare questo, quello...’ Ma, la fede è una grazia, è un dono. A noi tocca custodirla con questa ‘santa furbizia’, con la preghiera, con l’amore, con la carità”.

    Non solo. Nel comportamento dei Magi, rileva Papa Francesco, si può cogliere un altro aspetto molto istruttivo:

    “Ci insegnano a non accontentarci di una vita mediocre, del ‘piccolo cabotaggio’, ma a lasciarci sempre affascinare da ciò che è buono, vero, bello… da Dio, che tutto questo lo è in modo sempre più grande! E ci insegnano a non lasciarci ingannare dalle apparenze, da ciò che per il mondo è grande, sapiente, potente. Non bisogna fermarsi lì. E’ necessario custodire la fede”.

    Custodirla, ripete Papa Francesco, “oltre la mondanità” per “andare verso Betlemme, là dove, nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo”.

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    Angelus. Il Papa: Dio chiama tutti, anche chi non lo cerca, a far parte del suo popolo

    ◊   All’Angelus in Piazza San Pietro, davanti a circa 70-80 mila persone, Papa Francesco è tornato sull’Epifania, definendola una solennità che mette in risalto l’apertura universale della salvezza, portata da Gesù e che mostra un duplice movimento di Dio verso il mondo e dell’umanità intera verso Dio. Al termine, i saluti ai fedeli delle Chiese Orientali, che domani celebreranno il Santo Natale, e il ricordo dell’odierna Giornata Missionaria dei Bambini. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Cristo che si manifesta alle genti e la salvezza da lui portata che si fa tangibile, prossima all’umanità intera. Questa è l’Epifania, insiste Papa Francesco, episodio del Vangelo - osserva - magnificamente descritto dal Papa emerito Benedetto XVI nel suo libro sull’Infanzia di Gesù e festa caratterizzata da un duplice movimento, sintesi della reciproca attrazione tra l’uomo e Dio:

    “In effetti, questa festa ci fa vedere un duplice movimento: da una parte il movimento di Dio verso il mondo, verso l’umanità - tutta la storia della salvezza, che culmina in Gesù -; e dall’altra parte il movimento degli uomini verso Dio - pensiamo alle religioni, alla ricerca della verità, al cammino dei popoli verso la pace, la pace interiore, la giustizia, la libertà -. E questo duplice movimento è mosso da una reciproca attrazione.

    L’attrazione del Padre verso di noi, spiega il Papa, è l’amore che lui ha per ciascuno dei suoi figli e attraverso il quale vuole liberarci dal male, dalle malattie, da ogni forma di morte. Anche da parte nostra, prosegue il Pontefice, c’è amore e desiderio per tutto ciò che è bene, verità, vita, bellezza. Un amore reciproco dunque, di cui Gesù è anello di congiunzione, ma – dice Francesco – è sempre Dio che ci invita, sempre lui che ci precede:

    “Ma chi prende l’iniziativa? Sempre Dio, eh? L’amore di Dio viene sempre prima del nostro! Lui sempre prende l’iniziativa. Lui ci aspetta, Lui ci invita, ma l’iniziativa è sempre di Lui”.

    Da qui, l’invito – anche rivolto ai lontani – a mettersi in cammino seguendo la luce come hanno fatto i Magi:

    “La Chiesa sta tutta dentro questo movimento di Dio verso il mondo: la sua gioia è il Vangelo, è riflettere la luce di Cristo. La Chiesa è il popolo di coloro, che hanno sperimentato questa attrazione e la portano dentro, nel cuore nella vita. Mi piacerebbe – sinceramente, eh – mi piacerebbe dire a quelli che si sentono lontani da Dio e dalla Chiesa – dirlo rispettosamente – dire a quelli che sono timorosi e indifferenti: il Signore chiama anche te, chiama ad essere parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore! Il Signore ti chiama. Il Signore ti cerca. Il Signore ti aspetta. Il Signore non fa proselitismo, dà amore, e questo amore ti cerca, ti aspetta, a te, che in questo momento non credi o sei lontano. E questo è l’amore di Dio".

    La preghiera di Papa Francesco è quindi per la Chiesa tutta perché riscopra la gioia di evangelizzare e comunicare la carità di Dio a tutti i popoli. E l’invocazione a Maria perché ci aiuti ad essere tutti discepoli missionari, "piccole stelle che riflettono la sua luce". Al termine dell’Angelus i saluti e gli auguri a tutti i fedeli delle Chiese Orientali che domani celebreranno il Natale.

    “Rivolgo i miei cordiali auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale. La pace che Dio ha donato all’umanità con la nascita di Gesù, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità cristiane, alle Chiese che sono nella prova”.

    Infine il pensiero per l’odierna Giornata missionaria dei bambini proposta dalla Pontificia Opera della Santa Infanzia e il grazie a tutti quei ragazzi che collaborano alla missione della Chiesa e che si fanno protagonisti di gesti di solidarietà e fraternità verso i coetanei.

    A tutti auguro una buona festa dell’Epifania e buon pranzo. Arrivederci!

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    Gli auguri di Papa Francesco alle Chiese Orientali che celebrano il Natale

    ◊   Un saluto e un incoraggiamento alle Chiese orientali perché il Dio incarnato le sostenga e conforti "nella prova". E' stato questo il pensiero del Papa per le comunità ecclesiali d'Oriente che seguono il calendario giuliano e che si apprestano domani a festeggiare il Natale. Sulla festività – che in particolare quest’anno in Russia sarà sotto tono rispetto al passato per via dei violenti attentati dei giorni scorsi a Volgograd nel sud del Caucaso – Federica Baioni ha intervistato don Stefano Caprio, docente del Pontificio Istituto Orientale di storia e cultura russa:

    R. – La festività è una festività cristiana, quindi le simbologie sono quelle comuni a tutte le Chiese cristiane: il digiuno prima del Natale, che corrisponde alla tradizione latina dell’Avvento – un po’ più forte come esperienza appunto di astinenza e digiuno – e la notte di Natale che verrà festeggiata tra il 6 ed il 7 gennaio, perché corrisponde al 25 dicembre del calendario giuliano. Essendo dopo l’anno nuovo – ciò è dovuto al fatto che a livello civile la Chiesa russa e anche le altre nazioni, dove gli ortodossi celebrano il 7 gennaio, mantengono per le festività civili il calendario gregoriano – quella del Natale è quindi una festa che segue ai grandi festeggiamenti dell’anno nuovo. C’è questo contrasto tra il digiuno ecclesiastico e la ricchezza delle festività dell’anno nuovo con i cenoni, le veglie e tutto il resto.

    D. – Quali sono le novità di quest’anno in Russia, e a Mosca nello specifico, per questa festività?

    R. – La Chiesa ortodossa sta aspettando il Santo Natale e l’arrivo della luce di Betlemme come tradizione: il fuoco di Betlemme viene acceso nella Chiesa della Natività; i russi soprattutto sono molto legati a questa tradizione. A livello civile c’è grande fermento per la manifestazione delle Olimpiadi di Sochi – che si terranno tra non molto – e hanno dato un po’ a questo inverno russo un tono di grande sviluppo. Dall’altro canto, c’è il tono abbastanza mesto degli ultimi attentati terroristici che ha creato invece un clima di grande partecipazione emotiva.

    D. – Qui entriamo proprio nella cronaca, l’atmosfera è più mesta degli altri anni: ce ne può parlare?

    R. – Certamente. Da questo punto di vista, è addirittura molto tragica, perché gli attentati nel sud della Russia - nella zona del Caucaso - sono stati tremendi, hanno provocato diversi morti. Si è tornati indietro di circa 15 anni, quando sono cominciati i grandi attentati terroristici della Cecenia del Nord del Caucaso. Un po’ l’inizio della lunga fase del governo di Putin, salito al governo proprio per contrastare il terrorismo. Oggi, dopo tanti anni, la Russia è più serena dal punto di vista civile e sociale, più forte politicamente, più ricca ed anche molto più ricca di fede, perché la Chiesa ortodossa in questi anni si è molto rafforzata nelle sue posizioni sia materiali, che spirituali. Quindi, la risposta è molto più partecipata e più forte.

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    Giornata dell'infanzia missionaria: "Destinazione mondo" per portare la fede ai ragazzi con i ragazzi

    ◊   Rendere anche i bambini e i ragazzi protagonisti della missione attraverso la preghiera e la solidarietà. Con questo obiettivo si celebra oggi la Giornata mondiale dell’infanzia missionaria, promossa dalla Pontificia opera dell’infanzia missionaria, salutata questa mattina da Papa Francesco all'Angelus. Sul significato di questo appuntamento, vissuto dai più piccoli nelle proprie diocesi, Antonella Pilia ha intervistato don Michele Autuoro, direttore delle Pontificie opere missionarie in Italia:

    R. – Il senso è quello di rendere i bambini e i ragazzi, in quanto battezzati, protagonisti della missione. Questa giornata ha delle radici molto antiche: la prima è stata celebrata nel 1951 e in quel giorno fu stabilito che si celebrasse il 6 gennaio di ogni anno, nella solennità dell’Epifania. Ma, in realtà, la Giornata dell’infanzia missionaria ha radici ancora più antiche perché é nata in Francia nel 1843 grazie ad alcuni vescovi francesi e agli appelli di missionari, che scrivevano soprattutto dalla Cina. E così nacque questo invito a rendere anche i ragazzi corresponsabili della missione attraverso la preghiera e la solidarietà. Il primo slogan che si lanciò era “Salviamo i bambini con i bambini”, invitando a recitare un’Ave Maria al giorno e a dare un piccolo contributo settimanale per aiutare i bambini delle zone più povere e anche delle Chiese più giovani.

    D. – Quest’anno, invece, il tema scelto per la Giornata dell’infanzia missionaria in Italia è “Destinazione mondo” …

    R. – Questo è l’invito che rivolgiamo a tutti i ragazzi, ma soprattutto agli educatori perché siano loro a risvegliare questa coscienza missionaria nei ragazzi e nei bambini loro affidati. “Destinazione mondo” è anche lo slogan che ha accompagnato la Giornata missionaria mondiale di quest’anno – intitolata “Sulle strade del mondo” – perché anche i nostri ragazzi sentano che c’è una fraternità universale, che devono farsi compagni di viaggio di tanti: di quelli lontani ma anche di quelli vicini. Questo perché la missione non è solo una questione di dimensioni geografiche – come ha detto Papa Francesco nel messaggio per la Giornata missionaria mondiale – ma di popoli, di cultura, di singole persone proprio perché i confini della fede, dice il Papa, non attraversano solo luoghi e tradizioni umane ma il cuore di ciascun uomo e di ciascuna donna. Quindi, questo è l’invito ai nostri ragazzi affinché si crei questa amicizia, perché percepiscano che l’altro non è un forestiero ma è un fratello, un amico e un tesoro prezioso. Vogliamo che attraverso gli educatori giunga questo messaggio a tutti i nostri ragazzi e loro possano vivere questa dimensione.

    D. – Quali iniziative vedono coinvolti i bambini in questa giornata?

    R. - Ogni diocesi ha le sue iniziative particolari, che cominciano già durante il tempo di Avvento, quando i ragazzi, nelle parrocchie e nelle diocesi di appartenenza, ricevono anche il “mandato” di adoperarsi per questa riflessione e anche per questa solidarietà, raccogliendo fondi per i progetti che poi vengono finanziati in tutto il mondo, sempre a favore dei ragazzi e dei loro coetanei.

    D. – C’è un progetto particolare al quale verranno devolute le offerte raccolte?

    R. – Non c’è un progetto particolare. Di volta in volta, la direzione internazionale ci affida determinati progetti da finanziare. Proprio in questi giorni abbiamo finanziato un progetto, sia educativo che sanitario, destinato ai ragazzi delle Filippine. Lo scorso anno, invece, posso dire che la direzione nazionale ha destinato ai progetti per l’infanzia missionaria un milione e 700 mila euro, raccolti dai bambini italiani per i loro coetanei. Poi, di volta in volta, ci verranno segnalati gli altri progetti per l’anno prossimo e a questi verranno devolute anche le offerte del 6 gennaio, che i bambini avranno raccolto in questo tempo. Così rispondiamo all’appello del Papa di andare e di uscire dalla nostra Chiesa e quindi di metterci in cammino e sentirci tutti vicini e solidali per condividere la fede e anche i beni materiali.

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    Epifania. P. Perrella: i Magi seppero armonizzare le esigenze della mente con quelle del cuore

    ◊   "Seguendo una luce essi ricercano la Luce". E' una delle tante espressioni con le quali Papa Francesco si è riferito questa mattina, nella Messa per l'Epifania all'esperienza dei Magi in viaggio verso Betlemme. Federico Piana ha chiesto un commento sul senso spirituale della solennità odierna al mariologo, padre Salvatore Perrella:

    R. - L’Epifania manifesta che Cristo è luce del mondo, salvezza per tutti i popoli. Nell’Epifania emerge anche la figura dei cosiddetti Magi, che possiamo ritenere oggi “cercatori di Dio”. Uomini di pura intelligenza ma anche uomini di pura concretezza che sanno sposare, abbinare, armonizzare sia l’esigenza della ragione, sia l’esigenza del cuore. La loro ragione ed il loro cuore erano finalizzati alla ricerca del volto di Dio. Il volto di Dio l’hanno trovato seguendo il simbolo della stella, che è uno dei segni cosmici ma anche uno dei più potenti segni e simboli religiosi. Questo è il significato sostanziale dell’Epifania: festa della luce, festa dell’identità di Cristo come Salvatore di tutti i popoli.

    D. - Oggi, cosa rappresenta per noi l’Epifania, cosa rappresentano questi doni che i Re Magi portano al Signore…

    R. - Qui dovremmo un po’ purificare il lato leggendario per andare al lato spirituale, se non mistico dell’Epifania: non erano re, non erano tre, ma sicuramente erano persone che venivano dall’Oriente, persone che dedicarono tutta la vita alla ricerca della verità. Verità vista come luce per l’uomo. Questa verità - mediante questi inestricabili disegni di Dio - l’hanno trovata nel Bambino di Nazareth. Le stesse letture bibliche di questa giornata pongono insieme il testo di Isaia 60 e il testo del Vangelo di Matteo in cui si richiamano questi tre simboli: l’oro, simbolo della regalità, della signoria, l’incenso, simbolo esplicativo della divinità, e la mirra, simbolo esplicativo della passione, della sofferenza, della morte. In senso profetico, i Magi vedono in questo Bambino tutto il mistero del Messia: il Messia divino, il Messia regale, il Messia servo sofferente di Dio.

    D. - Come possiamo noi vivere bene oggi questa solennità, per non sprecarla ovviamente…

    R. - Noi non dobbiamo sprecare le feste cristiane. Le feste cristiane sono sempre un’opportunità per ripensare la fede e viverla con grande attualità. La figura dei Magi è figura dell’uomo in ricerca, in ricerca di una verità che non è effimera ma di una verità che è luce. Quindi, oggi noi abbiamo due simboli fondamentali: il simbolo della stella, che è il segno cosmico - di tutta la creazione che converge nel Figlio di Dio e Figlio di Maria - e il simbolo della parola. Non possiamo sprecare la parola di Dio che ci attesta che Gesù è veramente la gloria di Dio e anche meta della nostra adorazione. Noi non possiamo cercare Dio solo episodicamente. Chi cerca Dio e lo trova in Cristo, si ferma presso di Lui, lo adora come Dio e lo accoglie come Profeta e come parola del Dio vivente.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: Ue al lavoro per "Ginevra 2". Da Homs storia di fede e coraggio di un padre gesuita

    ◊   La Coalizione nazionale siriana ha rieletto Ahmad al-Jarba come leader dell’opposizione per un secondo mandato di 6 mesi. Intanto decine di prigionieri siriani detenuti nel nord da Al Qaida sono stati liberati nelle ultime ore dai ribelli che hanno sferrato un attacco contro le postazioni qaediste nella regione di Raqqa, dove si pensa possa essere in ostaggio anche padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano rapito nel luglio scorso. Liberate anche due chiese di Raqqa, divenute roccaforti dei miliziani. Sul fronte diplomatico, prosegue l'impegno dell'Unione Europea in vista della Conferenza di pace, la cosiddetta "Ginevra 2". L'Iran ha fatto sapere che parteciparà a patto che "venga rispettata la sua dignità". Una guerra, quella siriana, che sta lacerando il Paese mediorientale da tre anni, ma che non scoraggia chi, come padre Ghassan Sahoui, quotidianamente opera per il dialogo e la solidarietà. A Homs, infatti, questo giovane gesuita dirige il Centro educativo del Santo Salvatore, che ospita oltre 700 bambini di qualsiasi religione. Salvatore Sabatino lo ha intervistato:

    R. – Ad Homs, noi viviamo in una zona calma, però ogni tanto arriva un missile o colpi di mortaio. Quindi, non siamo sicuri al cento per cento. Aspettiamo e siamo prudenti. Quando ci colpisce qualcosa, la gente deve essere pronta a scappare, ma la vita abitualmente va avanti. Ci sono tante difficoltà, quelle materiali ed economiche soprattutto perché ci sono tante persone che non lavorano più e quelle che lavorano ricevono solo qualcosa sufficiente per arrivare a metà mese, dopodiché si devono trovare altre risorse.

    D. – Una guerra questa sicuramente atroce. C’è però, e so che lei questo lo vuole sottolineare con forza, anche un grande senso di solidarietà tra la gente…

    R. – Noi Gesuiti, assieme alle suore della spiritualità ignaziana e con quasi 100 collaboratori, lavoriamo in un Centro di aiuto umanitario per bambini. Abbiamo un Centro educativo di quasi 700 bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni e un Centro anche per disabili. Accogliamo tutti senza far nessuna differenza tra le religione. Ci sono cristiani, musulmani, sunniti, alawiti. Viviamo e sentiamo davvero questa solidarietà tra noi. Non vogliamo più la guerra: tutti noi proviamo a vivere e ad aiutarci davvero a vivere anche se c’è la guerra e la tristezza. Sentiamo però una certa gioia nel vivere insieme, nel combattere insieme contro l’inimicizia e l’odio che purtroppo in Siria sta crescendo sempre più tra tutti i gruppi. C’è un esempio in questo Centro, che serviamo un po’ come “ponte”: coloro che fuori combattono quando si trovano qui sono nella calma, lavoriamo insieme per l’uomo, per i bambini e le famiglie. Si possono incontrare da noi: questo Centro serve da vero ponte tra sunniti ed alawiti, che abitualmente sono nemici. Non tutti, ma in generale è così.

    D. – Si ha dall’esterno l’impressione che questa sia una guerra che è molto cambiata, soprattutto nell’ultimo anno. Purtroppo, ci sono anche presenze estere all’interno del Paese e molte testimonianze parlano di persone che parlano altre lingue sconosciute. Si parla di ceceni, di tutto quel radicalismo islamico che sta portando la guerra verso una direzione completamente diversa e sicuramente più complessa. I cristiani in questa situazione che ruolo possono svolgere, visto che hanno svolto sempre un ruolo di grande equilibrio all’interno del Paese?

    R. – I cristiani, come tutti gli altri gli uomini di buona volontà, non vogliono altro che la pace. Anche noi siamo colpiti di come questi stranieri siano venuti per combattere sulla terra siriana e vediamo che è vero che non si tratta di una guerra solo tra siriani, ma è una guerra tra religioni, internazionale. Ci sono tanti giocatori e Paesi che hanno diversi interessi. Vediamo dove si può arrivare attraverso l’odio per l’altro: persone e combattono tra loro. Perché? Se vogliamo davvero un esito positivo, bisogna dialogare e non combattere. Vogliamo la pace.

    D. – Questo credo sia un sentimento comune a tutta la popolazione siriana in questo momento. Lei che è siriano, di Damasco, e che vive ad Homs, ha l’impressione che ci sia tra la gente ancora la speranza di questa pace, che difficilmente si vede in questo momento, o c’è più rassegnazione?

    R. – Così, così. Non è facile avere speranza in questo momento, ma ci sono tanti che sperano ancora.

    D. – Lei dice che però la speranza è lassù: la vostra preghiera è continua…

    R. – Certo. Noi proviamo a metter da parte il dialogo politico, gli argomenti politici e proviamo a vivere e aiutare la gente sul terreno, concretamente. Basta alle armi, basta al sangue perché così non si può vivere. Sempre tantissimi morti, sempre tantissime vittime: basta, basta!

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    Africa: forse nel corso del 2014 disponibile il vaccino antimalaria

    ◊   Il vaccino contro la malaria potrebbe essere disponibile nei prossimi mesi. La più vasta sperimentazione, condotta in Africa su 15.500 bambini, ha visto casi dimezzati dopo 18 mesi di follow-up. La casa farmaceutica GlaxoSmithKline sottoporrà il vaccino all’Agenzia europea per i medicinali, per ottenere l’autorizzazione al commercio. Al microfono di Elisa Sartarelli, il prof. Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità:

    R. – Siamo al secondo vaccino di sperimentazione avanzata, per cui qualche risultato si comincia a ottenere. I dati ci dicono di una bassa protezione: si tratta di vaccini che evidentemente hanno un’efficacia limitata e dal punto di vista della protezione individuale lasciano qualche dubbio. Questo vuol dire che una persona che si vaccina – in questo caso un bambino – probabilmente perderà parte dell’effetto protettivo durante gli anni.

    D. – Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2010 i morti per malaria sono stati 660 mila e più di tre miliardi di persone vivono con il rischio di contrarre la malattia. Dati allarmanti…

    R. – Certamente. La malaria è uno dei flagelli storici e non accenna assolutamente a diminuire il suo impatto sulle popolazioni, soprattutto sui Paesi più poveri di risorse. Mi riferisco in particolare all’Africa subsahariana e anche all’Asia, dove la malaria ha un certo carico sulla popolazione. Naturalmente, la possibilità di utilizzare farmaci antimalarici in Paesi in cui la malaria è sempre presente non è una buona alternativa, in quanto non si possono dare in continuazione a persone che vivono in questi posti, che vivono continuamente con il rischio della malaria, perché i farmaci tendono alla lunga a essere tossici. Per cui, è chiaro che, oltre a sviluppare misure di prevenzione alternative – come possono essere le cosiddette “bed nets”, cioè “reti da letto”, che proteggono soprattutto le persone più giovani, i bambini, dal rischio di contrarre la malaria nelle prime fasi della vita – è chiaro che la soluzione principale è quella di un vaccino efficace. Per ora, non abbiamo in mano un vaccino efficace ma abbiamo dei “candidati” vaccini di limitata efficacia. Speriamo che almeno questi possano essere disponibili quanto prima.

    D. – In passato, si è parlato più volte di un vaccino contro la malaria, addirittura nel Duemila pare ci fosse un nuovo vaccino funzionante, poi più niente. Crede che questa possa essere la volta buona?

    R. – Speriamo. Se questa sperimentazione dice che per lo meno la metà dei bambini sono protetti e almeno per alcuni anni – perché questa immunità poi si potrebbe perdere nel corso del tempo – naturalmente questo riaccende una speranza. Quello che sappiamo è che purtroppo è difficile mettere a punto un vaccino altamente efficace nei confronti di un parassita, un protozoo come quello della malaria, che ha una struttura estremamente complessa, piena di “antigeni” che possono variare da un plasmodio all’altro. Questo rende molto difficile la messa a punto di un vaccino universale nei confronti della malaria e che sia altamente efficace, la cui immunità conferita duri nel tempo. Quindi, come dicono gli inglesi, è una “challenge”, cioè una sfida aperta e molto difficile da vincere.

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    “I Giusti di Budapest”: quando il Vaticano salvò molti ebrei dal nazismo

    ◊   “I Giusti di Budapest”: è il titolo del libro, edito da San Paolo, che racconta dell’impegno di due diplomatici vaticani per la salvezza di numerosi ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Si tratta del nunzio a Budapest, l’arcivescovo Angelo Rotta, e il suo uditore di nunziatura, mons. Gennaro Verolino. Fausta Speranza ha intervistato l’autore, lo storico Matteo Luigi Napolitano, docente all’Università G. Marconi:

    R. – Un libro nato da un’esperienza straordinaria, di due straordinari diplomatici della Santa Sede: il nunzio a Budapest, Angelo Rotta, e il suo uditore di nunziatura, mons. Gennaro Verolino. Una storia di coraggio, una storia di giustizia anche. Non a caso il libro si intitola “I Giusti di Budapest”. Infatti, questi due diplomatici riuscirono a salvare molti ebrei che erano a rischio di deportazione durante i tragici anni della guerra, ricorrendo a espedienti, anche falsificando documenti, preparando documenti in bianco, quindi dei visti in bianco, oppure affittando immobili nella capitale ungherese ed estendendo a esssi l’immunità diplomatica. Oppure, semplicemente – anzi, in maniera drammatica e anche decisiva, quindi niente affatto semplice – fermando le marce tragiche verso il confine austriaco degli ebrei che venivano deportati. I convogli venivano fermati, con coraggio – perché quelli ebrei erano naturalmente guidati dalle guardie filonaziste che portavano questa popolazione inerme a morire – dicendo: attenzione, abbiamo dei lasciapassare, dei visti che consentono ad alcuni di questi ebrei di salvarsi…

    D. – Una storia di intervento umanitario, per così dire, che passa attraverso la diplomazia: due piani che di solito vediamo distanti…

    R. – Nella storia diplomatica della Santa Sede non è, in verità, qualcosa di nuovo. C’era una qualità dell’informazione, inviata dai diplomatici, veramente molto molto alta. Per me, in particolare, sono state decisive le carte della famiglia Verolino, messemi a disposizione dalla nipote di mons. Verolino. Ma non è l’unico caso. Questo ci porta a un interrogativo: questa questione dei Giusti, dei cattolici che salvarono ebrei, è una questione episodica oppure è una questione storiografica? Si tratta di piccoli casi isolati o si tratta, in verità, di una rete di assistenza molto più organizzata? La mia conclusione, che può essere anche naturalmente esposta a un esame critico, è che ci sia stata in verità una rete organizzata di salvezza e quindi che questi Giusti – in particolare, diplomatici vaticani – agissero anche e soprattutto dietro il coordinamento della Segreteria di Stato della Santa Sede e del Papa.

    D. – Dunque, è un pezzetto di storia rispetto a tutto il "puzzle" della storia della Seconda Guerra mondiale, ma estremamente significativo. Torniamo su questo titolo: “I Giusti di Budapest”?

    R. – I Giusti di Budapest sono, in particolare, mons. Angelo Rotta e mons. Gennaro Verolino: entrambi sono stati nominati Giusti tra le Nazioni dallo Yad Vashem. Ma è anche la storia di altri diplomatici: penso a Raoul Wallenberg, per esempio, o a Per Johan Valentin Anger. E non se ne parla in questo libro, ma naturalmente è nota la storia anche di Perlasca, che operò a Budapest e salvò moltissimi ebrei. Il termine “Giusti” ci richiama anche a una storia umana, una storia che racconta del dramma ed entra in particolare nel dramma di queste persone che erano veramente a rischio di vita. Ci sono anche descrizioni terribili della situazione umana e igienica di questi ebrei, di quello che i soldati delle “croci frecciate” del regime filonazista ungherese dell’epoca, facevano a questi ebrei, di come li trattavano.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Pakistan: attentato in Khyber Agency, dieci morti

    ◊   Almeno dieci persone, fra cui tre bambini, sono morte ed altre sei sono rimaste ferite in un attentato realizzato oggi nella Khyber Agency, territorio tribale del Pakistan nordoccidentale al confine con l’Afghanistan. L’esplosione, si è appreso, è avvenuta nella Tirah Valley ed ha interessato un edificio che, secondo fonti locali, apparteneva al movimento clandestino talebano Lashkar-e-Islami. (C.S.)

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    Il presidente sudanese al-Bashir a Giuba per colloqui di pace

    ◊   Il presidente sudanese, Omar al-Bashir, è giunto a Giuba per una giornata di colloqui con le autorità del giovane Stato sudsudanese, dove da tre settimane sono in corso combattimenti con i ribelli fedeli al deposto vicepresidente, Riek Machar, e si contano centinaia di morti. Bashir che incontrerà il presidente Salva Kir non ha fatto alcuna dichiarazione pubblica al suo arrivo, ma ieri il governo di Khartoum ha ribadito la volontà del Sudan di sostenere il processo politico per dare una soluzione pacifica al conflitto. (C.S.)

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    Cina: fedeli schiacciati dalla calca in una moschea, 14 morti

    ◊   Tragedia in una moschea cinese: è di 14 morti, tra cui alcuni bambini e 10 feriti il bilancio della ressa creatasi nella moschea di Xiji, nella regione autonoma centrosettentrionale di Ningsia. La calca si è formata all’ora di pranzo durante la distribuzione di cibo in occasione della commemorazione di un leader religioso defunto. La polizia ha aperto un’inchiesta sull’incidente. Il Comitato del Partito comunista del Ningsia ha puntato il dito contro “l’insufficiente organizzazione e supervisione delle regolari attività religiose” e ha chiesto che questo tipo di funzioni siano “gestite in modo oculato avendo come priorità l’incolumità pubblica". (C.S.)

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    Libia: bomba davanti al tribunale di Bengasi, una guardia uccisa

    ◊   Un’esplosione avvenuta all'esterno di un tribunale di Bengasi in Libia ha ucciso una guardia e ne ha ferita un’altra in modo grave. L’attentato non è stato rivendicato, ma nella seconda città del Paese, culla della rivolta che ha rovesciato Muammar Gheddafi nel 2011, sono quasi quotidiani gli attacchi contro le forze di sicurezza governative. Ieri, era morto un altro soldato che lavorava al porto di Bengasi, ucciso a colpi d’arma da fuoco da sconosciuti. (C.S.)

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    Bersani. I medici: decorso ok, nessun danno neurologico

    ◊   Il decorso post-operatorio di Pierluigi Bersani è "positivo" e "non ci sono deficit neurologici". Lo si afferma nel bollettino medico emesso oggi dall'Ospedale Maggiore di Parma, dove l'ex segretario Pd era stato operato ieri per una emorragia cerebrale. L’intervento, spiegano i medici, è durato circa 4 ore e una Tac effettuata nella notte ha confermato l'evoluzione positiva delle condizioni cliniche del paziente, che ha trascorso "una notte tranquilla". Decisive per le sue condizioni di salute saranno le prossime 48 ore. A Bersani continua a giungere la vicinanza bipartisan di tutto il mondo politico e istituzionale. (C.S.)

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    Papua Nuova Guinea. La Chiesa impegnata nella lotta alla stregoneria

    ◊   “Nella lotta alle credenze e alle pratiche della stregoneria - piaga che affligge la Papua Nuova Guinea - il contributo delle Chiese è cruciale per portare avanti un autentico cambiamento, nella mentalità della gente e nella prassi”. Lo afferma in una nota inviata all'agenzia Fides da padre Giorgio Licini, dell’Ufficio comunicazioni nella Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone. Di recente, al fenomeno della stregoneria è stata dedicata una conferenza nazionale di esperti, sacerdoti, teologi e leader civili, tenutasi all’Università di Goroka. Fra i partecipanti, il Verbita padre Franco Zocca, docente al “Melanesian Institute”, ha affermato che “il cristianesimo in Papua Nuova Guinea non è finora riuscito a sradicare la convinzione che malattia, morte e catastrofi siano provocati da pratiche di stregoneria”. Da qui, la necessità di sviluppare una “risposta nazionale” per superare nella mentalità corrente questa convinzione”. (F.P.)

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    Regno Unito: il 19 gennaio sarà la Domenica della pace

    ◊   “La pace comincia in famiglia, a casa, qui ed ora”: scrive così Pax Christi del Regno Unito in vista della Domenica della pace, che la Conferenza episcopale inglese celebra il 19 gennaio. Per l’occasione, Pax Christi ha redatto e distribuito in tutte le parrocchie del Paese uno speciale sussidio liturgico che potrà servire da guida nelle celebrazioni del giorno. Dopo aver ricordato il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace sul tema “Fraternità, fondamento e via per la pace”, il sussidio invita a pregare per le famiglie e le comunità parrocchiali, per la Chiesa nel mondo e per tutti i popoli del Medio Oriente. Infine, un’ultima preghiera viene dedicata a Papa Francesco, affinché porti avanti il suo ministero “nell’unità”. Il testo offre poi alcuni suggerimenti per praticare concretamente la pace nella vita quotidiana e invita a compiere piccoli, ma importanti gesti come quelli di “donare del cibo al Banco alimentare, evitare di acquistare prodotti da aziende che sottopagano i dipendenti, creare dei gruppi di studio per gli studenti in difficoltà, organizzare veglie di preghiera davanti a basi militari”. Il sussidio si conclude, quindi, con alcune citazioni dei principali discorsi di Papa Francesco dedicati al tema della pace e della solidarietà. (F.P.)

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    Africa: i Domenicani si preparano all’Assemblea generale, in vista del Giubileo dell’Ordine

    ◊   “Le sfide della missione domenicana in Africa oggi”. Sarà questo il tema della 12.ma Assemblea generale dell’Ordine domenicano interafricano (Iaop), che si svolgerà a Nairobi, in Kenya, dal 20 al 27 luglio prossimi. L’evento è stato preceduto, in questi giorni, da una riunione del Comitato di coordinamento che a Johannesburg, in Sudafrica, ha fatto il punto sui preparativi. In particolare, il Comitato ha stabilito di dedicare ampio spazio dell’Assemblea alla programmazione delle iniziative per il Giubileo dell’Ordine dei Domenicani, che nel 2015 celebrerà l’800.mo anniversario di fondazione. Era, infatti, il 1215 quando Domenico di Guzmán ottenneva il primo riconoscimento ecclesiastico per la comunità da lui fondata. Nel 1217, poi, Papa Onorio III approvò la fraternità come Ordine religioso, detto “dei predicatori”. Il Giubileo dei Domenicani si aprirà quindi il 7 novembre 2015 e si concluderà il 21 gennaio 2017. Momento culminante dell’Assemblea di luglio sarà una Messa solenne, in programma il 26 del mese, nel monastero domenicano di Karen, vicino Nairobi. Attesa anche la presenza del Nunzio apostolico nel Paese, mons. Charles Daniel Balvo. (F.P.)

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    A Roma il corteo "Viva la Befana" salutato da Papa Francesco all'Angelus

    ◊   Musici a tamburi spiegati, sbandieratori, 25 cavalli bardati, scenografie, per un totale di mille e più figuranti, capitanati dai tre Magi. Anche quest’anno il 6 gennaio ha visto Via della Conciliazione invasa dal colorato e festoso Corteo storico-folcloristico “Viva la Befana, una manifestazione nata nel 1985 per iniziativa delle Famiglie Libere Associate d’Europa allo scopo di contribuire a reintrodurre la festività dell’Epifania sul calendario civile e da allora ripetuta puntualmente ogni anno. Per il 2014 a essere coinvolte nell’allestimento del corteo sono state le popolazioni della città di Leonessa e dei Monti dell'Alata Sabina. Il corteo ha raggiunto lentamente, tra le ali della folla, Piazza San Pietro in tempo per l’Angelus di Papa Francesco, che ha rivolto un saluto a tutti i protagonisti della manifestazione. (A.D.C.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 6

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.