Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 24/02/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Santa Sede, istituita dal Papa nuova struttura di coordinamento economico. Intervista con p. Lombardi
  • Papa Francesco: Gesù non ci lascia soli per la strada, seguirlo è avere una casa, la Chiesa
  • Il presidente di Haiti dal Papa: ricostruzione del Paese e dialogo al centro del colloquio
  • I vescovi spagnoli in visita ad Limina. P. Gil-Tamayo: Papa Francesco ha aperto una stagione di speranza
  • Messaggio del Papa al Signis: comunicare la bellezza del Vangelo in un linguaggio che tocchi i cuori
  • Tweet del Papa: la Madonna ci è sempre vicina, soprattutto nei problemi
  • Il card. Capovilla: Francesco, come Papa Giovanni, vuole cardinali santi
  • Nomina "Missio sui iuris" nelle Isole del Pacifico
  • Oggi in Primo Piano

  • Ucraina: mandato d'arresto per Yanukovich, Mosca richiama ambasciatore a Kiev
  • L'arcivescovo maggiore di Kiev, Shevchuk: iniziato processo di guarigione in Ucraina
  • Egitto: il governo si dimette. Distrutti otto tunnel con la Striscia di Gaza
  • Thailandia, attentati. Una religiosa racconta la vita dei pochi cristiani nel Paese
  • Corsi sul gender per insegnanti a Roma. Il Vicariato: indottrinamento che nega il dato di natura
  • Card. Maradiaga: Caritas internationalis a Expo 2015 per parlare di Vangelo dove si commercia
  • "Strane straniere": storie di immigrate in Italia diventate imprenditrici
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Quaresima in Iraq. Appello del patriarca Sako: cristiani non emigrate
  • Siria: 5,5 milioni di bimbi colpiti da crisi. La denuncia delle agenzie internazionali
  • Uganda: Museveni firma legge per ergastolo ai gay, già criticata dai vescovi locali
  • Dalla Polonia aiuti per i centri missionari della Repubblica Centrafricana
  • Venezuela. Colombiani espulsi: vescovi frontalieri impegnati in aiuti e gesti di pace
  • Namibia: i vescovi invitano i cittadini a votare nelle elezioni di novembre
  • Paraguay: ad aprile campagna di vaccinazioni per bambini contro morbillo e rosolia
  • Fondazione don Gnocchi: sms solidale per scuola destinata a ragazzi disagiati di Milano
  • Ventimila filippini alla Messa celebrata dal cardinale Tagle a Milano
  • A Castel Gandolfo il 37.mo Convegno dei vescovi amici dei Focolari
  • Il Papa e la Santa Sede



    Santa Sede, istituita dal Papa nuova struttura di coordinamento economico. Intervista con p. Lombardi

    ◊   Papa Francesco ha costituito oggi, con il Motu Proprio "Fidelis dispensator et prudens", una nuova struttura di coordinamento per gli affari economici della Santa Sede e del Vaticano. L’organismo, denominato Segreteria per l’Economia, sarà diretta dal cardinale George Pell con il titolo di prefetto. Le modifiche annunciate confermano il ruolo dell’Apsa come Banca Centrale del Vaticano. Sarà varato anche un nuovo Consiglio di 15 membri, di cui 8 cardinali o vescovi e 7 laici. Il servizio di Sergio Centofanti:

    “Come l’amministratore fedele e prudente ha il compito di curare attentamente quanto gli è stato affidato – spiega il Papa nel Motu Proprio - così la Chiesa è consapevole della responsabilità di tutelare e gestire con attenzione i propri beni, alla luce della sua missione di evangelizzazione e con particolare premura verso i bisognosi”.

    “In special modo – scrive Papa Francesco - la gestione dei settori economico e finanziario della Santa Sede è intimamente legata alla sua specifica missione, non solo al servizio del ministero universale del Santo Padre, ma anche in relazione al bene comune, nella prospettiva dello sviluppo integrale della persona umana”. Così – ha proseguito – ha preso questa nuova decisione “dopo aver considerato attentamente” i risultati del lavoro della Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede (cfr Chirografo del 18 luglio 2013)”, dopo essersi consultato con il Consiglio dei Cardinali per la riforma della Costituzione apostolica Pastor Bonus e con il Consiglio di Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede”. Ma quali sono le novità? Ci risponde il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

    R. – La novità è che il Papa ha istituito una realtà che si chiama Segreteria per l’Economia, con autorità su tutte le attività economiche e amministrative della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Quindi, un’istituzione forte, che coordina tutta questa dimensione della realtà operativa all’interno di Santa Sede e Città del Vaticano: prepara i bilanci, pubblica i bilanci e risponde ad un Consiglio, che è l’altra nuova realtà, un Consiglio per l’economia che è composto di 15 membri, di cui 8 sono ecclesiastici – cardinali o vescovi – e sette sono laici, esperti qualificati nei problemi economici e finanziari. Quindi, questo nuovo Consiglio per l’economia prende il posto di quello che era il precedente Consiglio dei 15 cardinali, che aveva compiti di discussione sui conti della Santa Sede. La Segreteria per l’Economia, che è l’istituzione nuova, principale, è governata, guidata da un cardinale prefetto. Questo cardinale prefetto è il cardinale Pell, che attualmente è l’arcivescovo di Sidney - e sarà coadiuvato da un segretario. Vi è inoltre anche l’istituzione di un Ufficio del Revisore Generale, su cui confluiscono tutti i compiti di revisione, di bilanci e di situazioni economiche della Santa Sede nello Stato della Città del Vaticano. Naturalmente, il revisore è di per sé indipendente dalla Segreteria dell’Economia, perché ha proprio un compito di revisione. Ci sono altre funzioni, che sono in Vaticano, che rimangono tali: l’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria, che ha compiti di collaborazione con le unità di informazione finanziaria degli altri Stati, che riguarda tutto quello che ha che fare con la lotta contro il riciclaggio di denaro, e che deve essere quindi un’istituzione completamente autonoma dalle altre; e l’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, che ha la funzione, che viene ribadita e ulteriormente precisata, di Banca centrale per lo Stato della Città del Vaticano.

    D. – Cambia il ruolo dello Ior?

    R. – Lo Ior continua ad essere oggetto di studio e di riflessione, ma non è toccato adesso da questa riorganizzazione, che ha un orizzonte molto più ampio e che riguarda le dimensioni economiche e amministrative della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano nel loro insieme. E’, quindi, un orizzonte molto più ampio e complesso, mentre lo Ior è un’istituzione particolare e con una sua funzione specifica, un piccolo tassello quindi di una realtà più ampia.

    inizio pagina

    Papa Francesco: Gesù non ci lascia soli per la strada, seguirlo è avere una casa, la Chiesa

    ◊   Seguire Gesù non è “un’idea” ma un “continuo rimanere a casa”, la Chiesa, dove Cristo riporta sempre chiunque, anche chi se ne è allontanato. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa di questa mattina, nella cappella di Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un ragazzo preso da convulsioni che si rotola a terra schiumando, in un mezzo a una folla sconvolta e inerme. E suo padre che quasi si aggrappa a Gesù, implorandolo di liberare suo figlio dalla possessione diabolica. È il dramma con cui apre il Vangelo di oggi e che Papa Francesco considera punto per punto: il cicaleccio degli astanti, che discutono senza costrutto, Gesù che arriva e si informa, “il chiasso che viene meno”, il padre angosciato che emerge dalla folla e decide contro ogni speranza di sperare in Gesù. E Gesù, che mosso a pietà dalla fede cristallina di quel papà, scaccia lo spirito e poi si china con dolcezza sul giovane, che pare morto, aiutandolo a rialzarsi:

    “Tutto quel disordine, quella discussione finisce in un gesto: Gesù che si abbassa, prende il bambino. Questi gesti di Gesù ci fanno pensare. Gesù quando guarisce, quando va tra la gente e guarisce una persona, mai la lascia sola. Non è un mago, uno stregone, un guaritore che va e guarisce e continua: ad ognuno lo fa tornare al suo posto, non lo lascia per strada. E sono gesti bellissimi del Signore”.

    Ecco l’insegnamento, spiega Papa Francesco: “Gesù – afferma – sempre ci fa tornare a casa, mai ci lascia sulla strada da soli”. Il Vangelo, ricorda, è disseminato di questi gesti. La risurrezione di Lazzaro, la vita donata alla figlia di Giairo e quella al ragazzo di una mamma vedova. Ma anche la pecora smarrita riportata all’ovile o la moneta perduta e ritrovata dalla donna:

    “Perché Gesù non è venuto dal Cielo solo, è Figlio di un popolo. Gesù è la promessa fatta a un popolo e la sua identità è anche appartenenza a quel popolo, che da Abramo cammina verso la promessa. E questi gesti di Gesù ci insegnano che ogni guarigione, ogni perdono sempre ci fanno tornare al nostro popolo, che è la Chiesa”.

    Gesù perdona sempre e i suoi gesti – prosegue Papa Francesco – diventano anche “rivoluzionari”, o “inesplicabili”, quando il suo perdono raggiunge chi si è allontanato “troppo”, come il pubblicano Matteo o il suo collega Zaccheo. Inoltre, ripete Papa Francesco, Gesù sempre, “quando perdona, fa tornare a casa. E così non si può capire Gesù" senza il popolo di Dio. È “un’assurdità amare Cristo, senza la Chiesa, sentire Cristo ma non la Chiesa, seguire Cristo al margine della Chiesa”, ribadisce Papa Francesco citando e parafrasando una volta ancora Paolo VI. “Cristo e la Chiesa sono uniti”, e “ogni volta che Cristo chiama una persona, la porta alla Chiesa”. Per questo, soggiunge, “è bene” che un bambino “venga a battezzarsi nella Chiesa”, la “Chiesa madre”:

    “E questi gesti di tanta tenerezza di Gesù ci fanno capire questo: che la nostra dottrina, diciamo così, o il nostro seguire Cristo, non è un’idea, è un continuo rimanere a casa. E se ognuno di noi ha la possibilità e la realtà di andarsene da casa per un peccato, uno sbaglio – Dio sa – la salvezza è tornare a casa, con Gesù nella Chiesa. Sono gesti di tenerezza. Uno a uno, il Signore ci chiama così, al suo popolo, dentro la sua famiglia, la nostra madre, la Santa Chiesa. Pensiamo a questi gesti di Gesù”.

    inizio pagina

    Il presidente di Haiti dal Papa: ricostruzione del Paese e dialogo al centro del colloquio

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il presidente della Repubblica di Haiti, Michel Joseph Martelly, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Durante i cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - è stato espresso compiacimento per le buone relazioni tra Haiti e Santa Sede, soffermandosi sul prezioso contributo sociale che la Chiesa dà al Paese, specialmente in campo educativo e sanitario, come pure nei settori della carità. Nel prosieguo della conversazione è stata rilevata l’importanza di continuare l’impegno nella ricostruzione del Paese, e di favorire il sincero dialogo tra le diverse forze istituzionali per la riconciliazione ed il bene comune, sia a livello interno che estero”.

    inizio pagina

    I vescovi spagnoli in visita ad Limina. P. Gil-Tamayo: Papa Francesco ha aperto una stagione di speranza

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani un primo gruppo di vescovi della Conferenza episcopale spagnola, che hanno iniziato oggi la visita “ad Limina”. Sulle sfide della Chiesa spagnola, Monica Zorita de La Morena ha sentito padre José Maria Gil-Tamayo, segretario generale della Conferenza episcopale:

    R. - La Conferenza episcopale ha individuato due aree specifiche di impegno per l’evangelizzazione: la famiglia e quindi la difesa della vita e del matrimonio quale unione tra un uomo e una donna e la pastorale della santità con la promozione dell’esempio di due grandi santi spagnoli: San Giovanni d’Avila e Santa Teresa del Gesù, la cui testimonianza è ancora attuale. In particolare, noi vogliamo mettere in primo piano il Vangelo della Famiglia in una prospettiva positiva e propositiva. Quindi il nostro compito non è solo di denunciare leggi o ideologie radicalmente contrarie alla concezione cristiana e alla “grammatica” della natura - come diceva Benedetto XVI - ma di proporre il ruolo positivo della famiglia nella società. In questi tempi di crisi, la famiglia è diventata un grande ammortizzatore sociale, perché per molte persone è ormai l’unico rifugio in una crisi che colpisce tutti, in particolare i più poveri. La Chiesa è impegnata a promuovere questo ruolo della famiglia come realtà di solidarietà nel quale ogni membro è valorizzato non per quello che ha, ma per quello che è.

    D. - Quali sono le speranze della Chiesa spagnola?

    R. - La Chiesa spagnola, in questo momento, intende ravvivare la fede, vuole respirare la ventata di aria fresca che Papa Francesco ha portato in tutta Chiesa. E in questo ci aiuterà anche la visita ad Limina. Il Santo Padre è guidato dallo Spirito e questo lo abbiamo visto anche nella sua Esortazione Evangelii Gaudium che esprime la gioia del Vangelo. Noi ci vogliamo inserire in questa nuova fase che il Papa ci invita ad avviare mostrando la misericordia di Dio. Vogliamo vedere le difficoltà come opportunità. Credo che Papa Francesco stia aprendo una stagione di speranza e i vescovi spagnoli desiderano cogliere questo segnale e portarlo alle diocesi e alle Chiese locali.

    inizio pagina

    Messaggio del Papa al Signis: comunicare la bellezza del Vangelo in un linguaggio che tocchi i cuori

    ◊   Papa Francesco ha inviato la sua benedizione al Congresso Mondiale del Signis, che si apre domani a Roma sul tema “I media per una cultura della pace: creare immagini con le nuove generazioni”. In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, il Papa Francesco si è detto contento che il Congresso proponga "una riflessione sul potere comunicativo delle immagini che, attraverso i mass media, esprimono e formano le esperienze, le speranze e i dubbi delle nuove generazioni".

    "In un mondo globalizzato in cui nuove culture, con i loro nuovi linguaggi e simboli, nascono continuamente, e appare un nuovo immaginario comune" - continua il Papa, "i comunicatori cattolici devono affrontare la sfida sempre più grande di presentare la sapienza, la verità e la bellezza del Vangelo in un linguaggio capace di toccare i cuori e le menti di innumerevoli persone alla ricerca di senso e della direzione della loro vita, come individui e membri della società". Il Papa si dice sicuro che "questi giorni di discussione forniranno ai partecipanti al Congresso un'ispirazione, un incoraggiamento e un rinnovato senso dei loro sforzi per realizzare questo compito impegnativo e appassionante”.

    inizio pagina

    Tweet del Papa: la Madonna ci è sempre vicina, soprattutto nei problemi

    ◊   Il Papa ha lanciato oggi questo nuovo tweet: “La Madonna ci è sempre vicina, soprattutto quando si fa sentire il peso della vita con tutti i suoi problemi”.

    L’account di Papa Francesco @Pontifex ha superato questa domenica i 12 milioni di follower. L’account, voluto da Benedetto XVI, era stato inaugurato il 12 dicembre 2012 in otto lingue. Il 17 gennaio 2013 era stato aggiunto il latino. La lingua più seguita è lo spagnolo con più di 4 milioni 897mila follower, seguita dall’inglese (quasi 3.699.000), l’italiano (oltre 1.527.000), il portoghese (958.800), il francese (243.600), il latino (218.200), il polacco (188.200), il tedesco (174.400) e l’arabo (113.100). Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha sottolineato più volte l’interessante fenomeno del re-tweetting: i tweet del Papa vengono "re-tweettati", cioè rilanciati dai suoi "amici" e in questo modo, secondo un calcolo per difetto, più di 60 milioni di persone ricevono il tweet di Papa Francesco.

    inizio pagina

    Il card. Capovilla: Francesco, come Papa Giovanni, vuole cardinali santi

    ◊   I nuovi cardinali entrano nella Chiesa di Roma non in una Corte. E’ uno dei passaggi più forti dell’omelia di Papa Francesco nella Messa di ieri in San Pietro per i 19 nuovi porporati. Dal Pontefice anche un forte richiamo alla santità. Per una riflessione su queste parole del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato il neo cardinale Loris Capovilla, 98 anni, già segretario particolare di Giovanni XXIII:

    R. – Vi saluto come prete romano e sono contento perché questo “nuovo” prete romano richiama la mia vocazione e quello che Papa Giovanni XXIII diceva non solo a me, ma a tutti i preti del mondo: “Il prete è quel giovane uomo che, chiamato dal vescovo, sale sulla predella dell’altare per l’imposizione delle mani apostoliche”. Sull’altare ci sono due oggetti tra i quali si colloca il nuovo prete: la divina rivelazione - ovvero il messale - e il calice, che riassume il nostro rapporto con Dio, il culto. Questa è stata la prima impressione. La mia seconda impressione sull’omelia del Santo Padre è che ci fa entrare nel clima della santità, infatti quest’anno sarà segnato – il 27 aprile – dall’inscrizione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II nell’albo dei Santi.

    D. – Papa Francesco, in un passaggio della sua omelia, ha detto proprio: “Essere santi non è un lusso; è necessario per la salvezza del mondo. E’ questo che il Signore chiede a noi”…

    R. – Ho pensato al capitolo quinto della Lumen Gentium, che si intitola: “Universale vocazione alla santità”. Non il prete, o il cardinale, o il vescovo, o il monaco ma tutti i cristiani – anzi tutti gli uomini e le donne che portano in fronte il “lume” di Dio – tutti siamo chiamati alla carità, alla bontà, al servizio, all’umiltà, al sacrificio. Questo è quello che deve splendere particolarmente nel mondo. Non per niente, Papa Benedetto XVI – a cui va tutta la nostra riverenza – ha detto che la stella polare del XXI secolo deve essere il Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et Spes. Quindi, non la speranza di un accomodamento qualsiasi, ma la speranza di una comunità che cammina verso le ancora lontane frontiere della civiltà dell’amore. I discorsi di questi giorni, anzi di tutti i giorni, di Papa Francesco mi hanno ispirato questo.

    D. – “Il cardinale – ha detto Papa Francesco ieri – entra nella Chiesa di Roma”, “non entra in una corte”. Anche questo è un passaggio molto forte del Papa: “Evitare abitudini e comportamenti di corte”...

    R. – Io ho pensato a quello che Papa Giovanni mi ha insegnato. Mi diceva: “Ricordati Loris del presente – il mondo che tu vivi adesso – parla con pacatezza, con umiltà e con fiducia, non disperarti mai. Del passato, quando è possibile, parlane bene e ringrazia coloro che prima di te – uomini, donne, non solo sacerdoti e laici ma tutti insieme – per quello che hanno fatto e hanno compiuto, con i limiti che sono propri del tempo, dell’educazione e delle situazioni che variano. Dell’avvenire non fare pronostici, non spetta a te, non appartiene a te”. Inoltre, ho sentito così forti le ultime parole di Papa Giovanni, come testamento alla sua Chiesa cattolica, che ha amato immensamente: diceva che per fare il cristiano bisogna pensare in grande, guardare alto e lontano. Questo è il mio auspicio, è il sospiro del mio cuore. Io ho fatto molto poco nella mia vita, sento tutta la mia piccolezza. So di essere un piccolo uomo, però accanto a Gesù anch’io divento qualche cosa. Nel nome di Gesù posso cacciare il peccato, il male, il demonio. Nel nome di Gesù posso anch’io entrare nella casa del malato e dire “alzati e cammina”. Nel nome di Gesù posso anch’io bere, o aver bevuto, veleni o vivere in un ambiente scristianizzato e non venire ucciso, non venire inquinato perché sono disintossicato dalla preghiera, dalla vita sana, cristiana, generosa. Questo è il messaggio di Gesù. Gesù mi ha detto che nel suo nome, con il suo aiuto – io che sono un piccolo uomo di pochissima cultura, istruzione, esperienza – io, posso parlare tutte le lingue riassunte nella lingua dell’amore.

    inizio pagina

    Nomina "Missio sui iuris" nelle Isole del Pacifico

    ◊   Papa Francesco ha nominato superiore ecclesiastico della Missio sui iuris di Funafuti, in Tuvalu (Isole del Pacifico), il padre P. Reynaldo B. Getalado, missionario nella Diocesi di Bougainville, in Papua Nuova Guinea. Il rev.do P. Reynaldo B. Getalado, appartiene alla Mission Society of the Philippines (M.S.P.). E’ nato il 5 agosto 1959 a Muntinlupa City, nelle Filippine. Laureato in Scienze (zoologia) al Far Eastern University a Manila, Filippine Bachelor of Arts in Filosofia e in Teologia a Divine Word Seminary, Tagaytay City (Filippine). E’ stato ordinato sacerdote il 4 agosto 1988. Dopo l’Ordinazione, ha ricoperto i seguenti incarichi: (1988-1999): missionario nella Diocesi di Daru-Kiunga in Papua Nuova Guinea; (2000-2003): missionario nella Diocesi di Auckland nella Nuova Zelanda; (2003-2004): vicario parrocchiale a Mandaluyong City, nelle Filippine. Dal 2005 è missionario nella Diocesi di Bougainville in Papua Nuova Guinea.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Ucraina: mandato d'arresto per Yanukovich, Mosca richiama ambasciatore a Kiev

    ◊   In Ucraina, l'esecutivo provvisorio ha spiccato un mandato d'arresto per l'ex presidente Viktor Yanukovich accusato di strage. Situazione che ha suscitato forti tensioni tra Mosca e Kiev. La Russia ha richiamato il proprio ambasciatore "per consultazioni". Intanto il novo capo provvisorio dello Stato, Oleksandr Turcinov ha chiesto a Mosca di rispettare la scelta europeista dell’Ucraina. Fitto scambio di telefonate tra il capo del Cremlino Putin e i leader mondiali, mentre oggi arriva a Kiev il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton. In questo scenario l'appello alla pace e alla preghiera della Conferenza episcopale ucraina. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

    E’ Oleksandr Turcinov, braccio destro dell’ormai libera Iulia Timoshenko, a ribadire che la Russia deve rispettare le scelte dell’Ucraina. Il nuovo capo provvisorio dello Stato a cui è affidata anche la presidenza del parlamento e il ruolo di premier ad interim, ha escluso di voler occupare la poltrona di primo ministro nel prossimo governo, che dovrà essere formato entro domani. Le elezioni presidenziali sono state anticipate al 25 maggio. Intanto del fuggito e decaduto presidente Viktor Yanukovich si sono perse le tracce, si ipotizza sia nella parte orientale dell’Ucraina, dove si registrano manifestazioni filorusse. Il ministro dell'Interno ad interim ucraino ha annunciato che è stato spiccato un mandato di cattura per il presidente deposto. Rimane comunque incandescente il clima in Crimea, dove la Russia ha un'importante base navale a Sebastopoli: diecimila persone, ieri, hanno manifestato contro quello che hanno definito un "golpe”. Qui in centinaia si stanno arruolando nelle cosiddette “brigate popolari” per difendere "se necessario" la Repubblica autonoma. Sul fronte internazionale la Russia ha richiamato il proprio ambasciatore a Kiev, mentre il presidente russo Putin ha avuto una serie di telefonate con i leader mondiali, dall’omologo statunitense Obama alla cancelliera tedesca Merkel; ci sarebbe "accordo" sulla necessità di rispettare l'integrità dell’Ucraina". La tedesca Merkel ha sentito anche la leader della rivoluzione arancione Timoshenko, al centro del colloquio l’unità del Paese. E per aiutare l’Ucraina sull'orlo del collasso economico – anche a causa della decisione della Russia di congelare un prestito da 15 miliardi di dollari – il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea pensano ad interventi urgenti di sostegno. Intanto. arriva oggi a Kiev il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, mentre è già in città il coordinatore dell'Onu per la pace in Medio Oriente Robert Serry.

    Sulla situazione in Ucraina, il commendto di Massimiliano Di Pasquale autore del libro "Ucraina terra di confine" edito da "Il Sirente":

    R. – La situazione in Ucraina è ancora complessa. E’ vero che Yanukovich è stato deposto e adesso c’è un governo provvisorio con a capo Turcinov, l’ex-braccio destro della Timoshenko e c’è un mandato di cattura per Yanukivich, che non si sa bene dove sia, però la situazione è molto grave. Dico questo perché anche nella città di Kharkiv, che è la seconda città d’Ucraina, polo industriale famoso anche all’epoca dell’Unione Sovietica, ci sono scontri tra "titushki", che sono queste milizie irregolari, reclutate da Yanukovich, comunque filo russe, e i manifestanti di "Euromaidan". La situazione è tutt’altro che pacificata. Kharkiv è una roccaforte importante: se il tentativo di secessione lì non va in porto allora l’Ucraina può stare sicura. Ma la battaglia in questo momento è proprio a Kharkiv.

    D . –Differente comunque la situazione in Crimea…

    La Crimea è sempre stata una roccaforte russofona. E’ più facile mobilitare una protesta e configurare uno scenario come quello dell’Ossezia del Sud, nel 2008, quando, con la scusa della tutela della popolazione russofona, i carri armati invasero la Georgia. Uno scenario di questo tipo è più probabile in Crimea piuttosto che nelle regioni dell’Est. Però è chiaro che in questo momento c’è grande paura per quello che potrebbe succedere a Kharkiv.

    D. - In questo scenario Unione europea e Stati Uniti fanno pressione su Mosca affinché non ci sia un intervento, è un rischio reale?

    R . – Il rischio è reale. L’intervento di Mosca potrebbe creare veramente una guerra civile. Finora non c’è stata una guerra civile, anche se molti l’hanno definita così. C’è stata una guerra del popolo: del popolo dell’Est e dell’Ovest contro un regime che è diventato una sorta di dittatura sanguinaria, visto quello che è successo nelle ultime settimane, non una guerra civile. Il rischio però di manipolare delle folle russofone - ricordiamoci che in Crimea sono stati emessi tanti passaporti russi a cittadini ufficialmente ucraini - potrebbe creare uno scenario molto pericoloso.

    D. – Sono state anticipate le elezioni presidenziali al 25 maggio, anche la Timoshenko ha in un certo qual modo ribadito che non si candiderà…

    R. – La Timoshenko ha dichiarato che non si vuole candidare in questa fase, non ha escluso la candidatura alle presidenziali il 25 di maggio.

    D. – Questo porta una continuità con la "rivoluzione arancione" o ci sono differenze?

    R. – Io credo che esistano differenze tra la "rivoluzione arancione" e questa rivoluzione, soprattutto anche rispetto alla polarizzazione Est-Ovest, perché la "rivoluzione arancione" nacque appunto come sussulto contro un regime corrotto che attraverso il broglio elettorale perpetrato da Yanukovich voleva insediare Yanukovich al potere. Poi ci fu la ripetizione del voto e vinse la coalizione degli arancioni. Però in quel momento era configurabile una dialettica Est contro Ovest, che è una dialettica che poi è cambiata nel corso degli anni. Adesso, invece, come ripeto c’è stata sollevazione popolare di tutto il popolo ucraino contro il regime Yanukovich e questo ha riguardato sia le roccaforti nazionaliste come Leopoli o le città dell’Ovest, ma anche città dell’Est. Ci sono stati "Euromaidan" molto forti a Kharkiv, a Zaporozhye, che era una città industriale dell’ex-Unione sovietica e addirittura qualche manifestante in Crimea per cui la situazione è diversa. Poi comunque io credo che gli eventi di questi giorni abbiano dimostrato che si chiude la fase del post soviet, quella fase che non si era conclusa nel 2004, ci vuole un ricambio, una rigenerazione della nazione ucraina. Il ricambio passa anche per nuovi volti e nuovi politici. Occorre non ripetere l’errore fatto dagli arancioni, nel 2004, quando le liti continue tra Timoshenko e Yushenko portarono a una crisi dell’elite che aveva vinto. In questo momento occorre unitarietà, occorre mettersi d’accordo su un candidato unitario per vincere le elezioni.

    D. - Questo dal punto di vista interno. In questa situazione però è altrettanto necessario che il popolo ucraino sia sostenuto dall’Unione Europea, anche economicamente…

    R. – Questa è un’altra delle priorità per cui in questa prima fase è importante che si vada a negoziare con l’Europa e con il Fondo monetario internazionale presentando una persona che sia credibile e che dia garanzie.

    inizio pagina

    L'arcivescovo maggiore di Kiev, Shevchuk: iniziato processo di guarigione in Ucraina

    ◊   Preghiera e digiuno per la pacificazione dell’Ucraina. Ad invocarli, la Conferenza episcopale ucraina di fronte alle violenze di queste settimane. “La preghiera e i sacrifici - affermano i vescovi in una nota - sono i nostri primi e più potenti strumenti. Esortiamo tutti a pregare costantemente per la misericordia di Dio, che - proseguono - può aiutare il nostro Paese sofferente”. I presuli incoraggiano inoltre i sacerdoti a organizzare veglie di preghiera nelle parrocchie e nelle comunità, affinché “odio e vendetta svaniscano” e lascino il posto all'“amore fraterno”, termini la guerra e prevalga la pace, “spariscano le tenebre e brilli il sole della misericordia di Dio”. Intanto, con gli ultimi avvenimenti in Ucraina, un primo passo del “processo di guarigione” è stato compiuto: se ne è detto convinto l’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica nel Paese. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – Anzitutto vorrei dire che adesso l’Ucraina è sotto shock, dopo avere visto decine di persone uccise a sangue freddo nel centro della città, della nostra capitale. L’Ucraina deve guarire queste ferite che abbiamo subito in questi giorni. Grazie a Dio è stato avviato un processo costituzionale, in un modo più o meno ragionevole. Il nostro Parlamento ha cominciato a servire il popolo. Abbiamo visto in questi giorni che il primo passo che ha fatto cessare il fuoco è stata la decisione di fermare quella che veniva definita “azione antiterroristica”, iniziata dal presidente Yanukovich. Grazie a questa decisione, l’Esercito ha iniziato ad abbandonare il quartiere presidenziale e così siamo riusciti a fermare lo spargimento di sangue. E’ l’inizio di un processo di guarigione. Vedremo, a livello politico e internazionale, come si potrà risolvere questa situazione.

    D. – In questo momento è a rischio l’unità del Paese, secondo lei?

    R. – Il potere precedente faceva di tutto per provocare gli scontri fra le varie parti del Paese. Si pensava, per salvare almeno una parte del potere, di dividere l’Ucraina, di creare una cosiddetta Repubblica dell’Ucraina dell’Est. In questo modo, non potendo salvare il potere in tutto il Paese, almeno sarebbe rimasto in una parte. Adesso, però, penso che questo progetto sia già fallito. La sovranità del nostro Paese, anche l’integrità territoriale, da nessuno sarà messa in dubbio.

    D. – E come vive la Chiesa ucraina greco-cattolica questi momenti? Quali le speranze?

    R. – Anzitutto, la nostra Chiesa è stata sempre con il suo popolo, soprattutto quando il nostro popolo soffriva. In questi giorni, la nostra Cattedrale a Kiev, ed anche le altre chiese cristiane, sono diventate ospedali ed anche sale operatorie. Al momento stiamo ospitando migliaia di feriti. E le chiese sono i centri di una straordinaria solidarietà. La gente aiuta, con tutti i mezzi che ha, per dare da mangiare alle persone che sono lì, per procurare le medicine. E’ veramente una mobilitazione della comunità, sia ecclesiale che civile nella città di Kiev e posso dire in tutta l’Ucraina. E la Chiesa sta sempre con il suo popolo, come sua madre, sua maestra.

    D. – Più volte in questi ultimi giorni il Papa ha pregato per l’Ucraina...

    R. – Ben tre volte ci ha incoraggiato ed ha manifestato la sua solidarietà al popolo ucraino. Le sue parole di preghiera e il suo appello a cessare il fuoco e risolvere in modo pacifico il conflitto sono stati molto sentiti in Ucraina. Quindi, tutti i cittadini ucraini, le varie Chiese e confessioni cristiane, sono veramente grati al Santo Padre in questo momento.

    inizio pagina

    Egitto: il governo si dimette. Distrutti otto tunnel con la Striscia di Gaza

    ◊   In Egitto, il primo ministro, Hazem al-Beblawi, ha annunciato stamani le dimissioni sue e del governo. La notizia giunge a poche settimane dalle elezioni presidenziali che si dovrebbero tenere a metà aprile. Intanto, l’esercito del Cairo ha distrutto altri otto tunnel usati per il contrabbando con la Striscia di Gaza. Dal 2011, sono circa 1.300 le gallerie eliminate, dalle quali passavano illegalmente armi ma anche beni necessari alla stremata popolazione di Gaza. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Antonio Ferrari, analista politico ed esperto del Medio Oriente:

    R. – I tunnel sono una vena giugulare fondamentale per la Striscia di Gaza, che in realtà è una prigione a cielo aperto con un’unica uscita verso l’Egitto. Ora, è chiaro che non c’è più Morsi in Egitto e c’è un atteggiamento molto più duro nei confronti degli estremisti islamici, che invece Morsi e il regime precedente tollerava. Detto questo, è vero che attraverso questi tunnel passavano armi e forse erano anche vie di fuga per eventuali azioni all’interno del Sinai, provenendo dalla Striscia di Gaza. Ma il fatto di lasciare una popolazione già provata e anche soffocata dalla chiusura della maggior parte delle vie che dalla Striscia raggiungono l’Egitto, diventa una forma di tortura – io credo – inaccettabile.

    D. – E’ pensabile, secondo te, un controllo internazionale di quanto passa attraverso i confini per la popolazione di Gaza?

    R. – Tutto è estremamente difficile. Se ci fosse un’unica Autorità nazionale palestinese su entrambe le porzioni del territorio palestinese – Cisgiordania e la Striscia di Gaza – sarebbe quanto meno più facilitato… Ma oggi abbiamo in pratica due governi all’interno della stessa autorità, anzi uno che si considera quasi esterno, che è Hamas a Gaza, mentre l’altro che sta a Ramallah e che è quello ufficiale dell’Autorità nazionale palestinese. E’ evidente che nessuno vuole trattare apertamente con il governo di Hamas, considerato un’organizzazione a rischio, come ben sappiamo. E quindi se non si riconosce la controparte, diventa difficile poi farle accettare quella che potrebbe essere una soluzione possibile: un controllo internazionale o un controllo da parte di una forza condivisa non per evitare che passino i generi alimentari - che invece devono passare - ma per evitare che passino le armi.

    inizio pagina

    Thailandia, attentati. Una religiosa racconta la vita dei pochi cristiani nel Paese

    ◊   Continuano gli attentati antigovernativi in Thailandia.Ieri, una granata lanciata contro la folla a Bangkok ha causato la morte di due bambini e una donna. Il coinvolgimento di minori sembra aver scosso il Paese. La premier Shinawatra ha condannato gli attentati definendoli "atti terroristici". Veronica Giacometti ha intervistato sull’argomento Emanuele Giordana, direttore di Lettera22:

    R. – Apparentemente siamo in una situazione di stallo, con una serie di interrogativi irrisolti: il primo dei quali è che fine ha fatto la premier, che è scomparsa da Bangkok e che non si vede da qualche giorno? Da quel che si sa avrebbe in animo di convocare una riunione con i ministri più importanti del suo governo, lontana però da Bangkok, lontana cioè dalla scena della battaglia. Che cosa questo significhi è ancora poco chiaro: forse che la premier vuole riaffermare il suo ruolo, ma evitare che si trasformi in una battaglia continua.

    D. – Si parla di deriva terroristica per rovesciare il governo…

    R. – Naturalmente le parole lasciano il tempo che trovano… E’ comprensibile che si utilizzano anche questi termini. Potremmo persino sostenere che c’è il precedente della situazione ucraina che forse, in qualche misura, fa temere alla Shinawatra che qualcosa possa succedere anche lì. Naturalmente le cose sono molto diverse perché l’esercito ha un ruolo ben preciso: si sa che sta dalla parte della monarchia.

    D. – E’ aperta la prospettiva di un dialogo tra le due parti?

    R. – L’esercito, che è – come dire – l’ago della bilancia di questa situazione, non solo ha deciso finora di non intervenire, ma ha anche ufficialmente detto che non interverrà. Quindi, in questo momento, una situazione di dialogo non c’è. Ma potrebbe anche essere possibile: ci sono forze nei due campi che, in realtà, vorrebbero dialogare.

    Una presenza piccola ma vitale: è quella dei cristiani in Thailandia, dove la chiesa cattolica conta molte piccole comunità, sia a Bangkok che nelle campagne. In una di queste, il villaggio di Thung Chao, nel nord del Paese, Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente suor Teresa Bello, missionaria saveriana, che descrive così il contesto in cui si trova ad operare:

    R. – La parrocchia dove lavoriamo con le comunità è in una zona prevalentemente rurale, anche se la diocesi dove ci troviamo, che è la diocesi di Chiang Mai, raduna le più grandi città del nord della Thailandia e ha una percentuale di cristiani dello 0,6%. Nella zona di Chiang Mai, comincia anche a crescere l’industria, il commercio e il turismo. Molti giovani lasciano i villaggi, vanno in città sia per studio che per lavoro e quindi siamo in un momento di confusione culturale perché i giovani che lasciano i loro villaggi, dove l’identità culturale e anche religiosa è più chiara, andando in città perdono anche i loro valori tradizionali. Ci sarebbe molto da lavorare con i giovani, con la famiglia, sia in città che nei villaggi.

    D. – Per la maggior parte, la popolazione è buddista. Come siete stati accolti in quanto cristiani?

    R. - Questo è un aspetto molto bello della società thailandese, quello dell’armonia, dell’accoglienza, quindi noi non abbiamo avuto problemi nell’inserirci in questa società. Però, c’è anche da dire che l’identità religiosa buddista è abbastanza forte, per cui anche interessarsi a un’altra religione non è così scontato e anzi è un processo lento… Quando siamo arrivati in questa zona ci siamo stabiliti in un villaggio dove c’era solo una famiglia cristiana. Poi pian piano, attraverso le relazioni, attraverso anche un lavoro sociale che facciamo, siamo arrivati ad avere, nell’arco di 13 anni, una piccola comunità cristiana. I primi cristiani, adesso sono quelli che seguono le persone che pian piano si interessano al Vangelo.

    D. - C’è una storia di fede particolarmente emblematica che vorrebbe ricordare?

    R. - Una davvero particolare. Un giorno ho visto arrivare a casa quest’uomo che mi ha detto: io sono venuto a trovare il Signore. Sapevo per certo che non aveva partecipato agli incontri di preghiera, agli incontri di ascolto del Vangelo che abbiamo nella zona. Quando poi finalmente abbiamo fatto più amicizia gli ho chiesto: ma il Signore che tu vieni a cercare come l’hai conosciuto? Allora lui mi ha detto: “Io ero nel buio, ero nella disperazione, e il Signore ha avuto misericordia di me”. Mi ha raccontato che lui era molto scoraggiato nella vita, perché sua moglie aveva subito un ictus e quindi entrambi avevano dovuto lasciare il lavoro. Lui aveva deciso che doveva porre fine alla sua vita e anche a quella della moglie. Tornato a casa la sera, era fuori nella veranda, pensando a quello che avrebbe fatto il giorno dopo, la mattina dopo: quella sarebbe stata la sua ultima sera. E’ passato un vicino, si sono salutati e gli ha detto: “Dove vai?” Il vicino ha risposto: “Vado in chiesa, vado a pregare”. E lui ha detto: “Voglio venire con te”. E’ entrato in chiesa dietro al suo amico e non si ricorda altro che il Crocifisso che ha visto sulla parete. Ha visto il Crocifisso e ha detto: ecco il vero Dio, ecco il Dio che sto cercando. Poi, è tornato da sua moglie e le ha raccontato che aveva incontrato la luce, aveva visto una nuova possibilità di vita. Lui e sua moglie dopo un percorso di catecumenato hanno ricevuto il Battesimo. Adesso sono ancora insieme.

    inizio pagina

    Corsi sul gender per insegnanti a Roma. Il Vicariato: indottrinamento che nega il dato di natura

    ◊   Un tentativo di indottrinamento contrario alla necessaria "alleanza scuola-famiglia". Così don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica del Vicariato di Roma commenta il piano di aggiornamento avviato nella capitale per circa 7 mila insegnanti degli asili sul tema “identità e differenza di genere”. Obbiettivo dichiarato: educare ad una “pluralità dei modelli familiari e dei ruoli sessuali” e alla “decostruzione degli stereotipi”. Da don Morlacchi l’appello: “E’ tempo che anche in Italia le persone convinte della bontà della famiglia naturale si esprimano pubblicamente”. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – E’ un progetto, in realtà, che segue una strategia molto più ampia, volto direttamente alla formazione degli insegnanti, per giungere, attraverso gli insegnanti, a modellare anche la sensibilità dei bambini. Chi lavora con i bambini e l’infanzia ha molto chiaro che, per un bambino e una bambina, la differenza sessuale non è uno stereotipo culturale imposto, ma è un’evidenza palese, lapalissiana. Il problema, secondo me, è che questa proposta pedagogica si fonda su un’antropologia, su una visione dell’uomo, che ritiene che l’identità sessuale sia una realtà accidentale, mentre l’elemento fondamentale è l’identità di genere, che la persona nella sua libertà decide di assumere. Questa priorità del dato psicologico sul dato biologico e somatico suppone un’antropologia, una visione dell’uomo, difficilmente compatibile con il Vangelo, anzi, non compatibile.

    D. – Lei scrive che la maggioranza delle famiglie italiane non sembra proprio sentire il bisogno di questa rivoluzione...

    R. – Il che non vuol dire che queste situazioni non abbiano importanza. Io credo che l’attenzione all’omosessualità e la lotta contro l’omofobia debbano essere iscritte in un progetto più ampio: una visione dell’uomo per cui le specificità di ognuno vengono comunque rispettate, senza fare dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere l’elemento decisivo, che caratterizza in maniera risoluta l’impegno educativo.

    D. – Senza ideologie, soprattutto... Colpisce ad esempio come recentemente anche un caso di cronaca, che ha riguardato appunto il suicidio di un ragazzo a Roma, sia stato immediatamente oggetto di strumentalizzazione politica...

    R. – Io sono stato in questa scuola di Roma e per una pura coincidenza mi trovavo lì il giorno in cui i giornali hanno dato la notizia del fatto che il dirigente scolastico era stato scagionato dall’accusa di omessa vigilanza o, comunque, disattenzione su queste tematiche. La preside si è sentita molto confortata. Io ho voluto semplicemente esprimerle la mia vicinanza, perché capisco quante calunnie siano state sparse nei suoi confronti. Lei mi ha stretto la mano con molto affetto. Evidentemente si è sentita toccata sul vivo, perché nelle scuole gli insegnanti cercano di educare nel migliore dei modi i ragazzi e non credo che ci siano delle scuole in Italia che istighino alla discriminazione per l’orientamento sessuale o che promuovano un odio nei confronti degli omosessuali.

    D. – Quella collaborazione così importante, scuola-famiglia, sembra venire meno con un’imposizione di tematiche come quella del gender in un modo che esclude, di fatto, la partecipazione delle famiglie...

    R. – Sì, io questo credo che sia il punto di fondo. I genitori già hanno tante preoccupazioni e vorrebbero vedere nella scuola un alleato. Purtroppo, ho l’impressione che la maggior parte delle famiglie veda in queste iniziative non uno strumento che allarga la mentalità dei propri figli, ma un tentativo di indottrinamento che, alle volte, confligge con la visione del mondo dei genitori stessi. E credo che instillare queste idee possa ingenerare un’ansia, una confusione piuttosto che una chiarezza.

    D. – Instillare non è un suo termine?

    R. – Instillare non è un mio termine, perché è esattamente ciò che viene suggerito in una di queste pubblicazioni, prodotta da un centro di studi, al quale è stato appaltato uno dei progetti dal Ministero della Pubblica Istruzione. L’idea di fondo è proprio questa: instillare nei bambini piccoli queste idee per produrre un cambiamento culturale.

    D. – Si sono già verificati degli episodi in cui delle maestre si sono trovate di fronte a delle direttive che promuovono un annullamento della differenza sessuale?

    R. – Un’insegnante di religione, lo scorso Avvento, non ha potuto fare i presepi. Ha trovato, però un escamotage: ha preparato un bel cielo azzurro e incollato su questo cielo degli angioletti fatti con spugne di colore rosa e colore azzurro su cui mettere poi le ali dell’angelo. Questa proposta è stata violentemente contestata dalla coordinatrice didattica, perché sembrava inopportuno presentare questi angeli di colore azzurro per i maschietti, e rosa per le femmine. Alla fine, poi, sono stati fatti bianchi… e va bene. Tutto questo, però, secondo me, rappresenta una maniera di forzare la mentalità, di contestare questo stereotipo del maschio e della femmina, che invece è a mio giudizio, più che uno stereotipo, un archetipo. L’essere umano è o maschio o femmina, e qui so che potrei essere contestato o addirittura accusato di reato, ma credo che una persona che non ha una chiara identità sessuale, maschile e femminile, in qualche modo contraddica il dato di natura.

    inizio pagina

    Card. Maradiaga: Caritas internationalis a Expo 2015 per parlare di Vangelo dove si commercia

    ◊   All’Expo 2015, in programma a Milano dal primo maggio al 31 ottobre del prossimo anno, ci sarà un “Paese” grande come il mondo. Si tratta di Caritas Internationalis, confederazione che riunisce le Caritas nazionali di 164 Stati. Ad annunciarlo è stato stamani in conferenza stampa, nella sede della Curia arcivescovile del capoluogo lombardo, il presidente di Caritas Internationalis, il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga. Amedeo Lomonaco lo ha intervistato:

    R. – Expo 2015 avrà rappresentanti di tutto il mondo. Per questa ragione, abbiamo pensato che sia buono che noi possiamo portare, nell’atteggiamento di creatività, una Buona Novella, in qualcosa che potrebbe essere ridotta soltanto ad una attività commerciale.

    D. – Il tema di Expo 2015, “Nutrire il pianeta”, ci ricorda che elementi cruciali non sono solo quelli della salvaguardia ambientale, ma anche quelli fondamentali della promozione, dello sviluppo e della dignità della vita...

    R. – Certamente, e non solo quello, perché è necessario che si torni, per esempio, alla campagna. Si torni a pensare all’agricoltura, che è stata maltrattata negli anni passati e anche abbandonata in tanti settori. Si pensi, per esempio, a tutto il potenziale che ha il continente africano, per produrre alimenti per tutto il resto del mondo. E’ possibile, ma richiede che ci sia una grande solidarietà per poterli aiutare.

    D. – Il pianeta sarebbe, in realtà, in grado di sfamare ognuno dei sette miliardi circa di abitanti, ma il paradosso è che una parte del mondo muore di fame e l’altra, invece, mangia troppo e anche male...

    R. – Papa Francesco ha detto a Lampedusa che il peggiore dei casi sarebbe globalizzare l’indifferenza. E’ quello che non si vuole: non possiamo essere indifferenti davanti a quelli che muoiono di fame. Pensiamo che la campagna di Caritas contro la fame nel mondo – che sarà conclusa appunto con questa attività nel 2015 – possa svegliare, e stia svegliando, la coscienza di tantissime persone, cristiani e non cristiani. Dobbiamo unirci per sradicare, così come è stato fatto con alcune malattie, il male della fame nel mondo.

    D. – Si può sradicare anche attraverso la carità, che è la via proprio principale, maestra per ristabilire un giusto equilibrio?

    R. – Certamente e questa è la funzione di Caritas.

    D. – A proposito di carità, il Papa durante la Messa, rivolgendosi ai nuovi porporati, ha esortato i cardinali a farsi guidare dallo Spirito di Cristo, a essere canali in cui scorre la sua carità...

    R. – Parole bellissime. Anche per svegliare la coscienza di tutti i battezzati, perché queste azioni volte ad alleviare questo male nel mondo hanno bisogno di braccia e di mani. E noi possiamo essere, in parte, magari modestamente - però tutti uniti - questi canali dell’amore di Cristo per quello che soffre.

    D. – A tutti i cardinali il Papa ha anche chiesto di evitare abitudini e comportamenti di corte, intrighi, chiacchiere, cordate e favoritismi...

    R. – Queste sono cose che vengono dal passato, dalla storia, ma non si può continuare così. Se queste cose esistono, il Santo Padre è ben deciso sul fatto che si debbano sradicare. Io ho apprezzato veramente tantissimo queste parole, per meditarle e anche per cercare di viverle.

    inizio pagina

    "Strane straniere": storie di immigrate in Italia diventate imprenditrici

    ◊   Continua a Roma il progetto “Strane Straniere”, che presenta le storie di altre cinque imprenditrici immigrate in Italia: donne che hanno superato lo stereotipo dello “straniero” e si sono cimentate in diverse avventure imprenditoriali. Racconteranno le loro esperienze domenica prossima al “Circolo degli artisti”, per dimostrare che si può fare integrazione e impresa anche in tempo di crisi. Il servizio è di Elvira Ragosta:

    Sono donne, straniere, alcune molto giovani, e fanno impresa in Italia. Rappresentano, solo a Roma, il 13% delle imprenditrici e si raccontano nel progetto “Strane Straniere”, un’iniziativa dell’antropologa Maria Antonietta Marianni e della scrittrice Sarah Zuhra Lukanic. L’idea è quella di creare una rete tra le tantissime donne straniere venute in Italia, per scelta o per necessità, talvolta con la loro famiglia, affinché le loro storie possano essere un esempio di integrazione e di realizzazione. Il secondo incontro di “Strane Straniere” presenta cinque esperienze, eterogenee per provenienza e per categoria economica. C’è Giulia, giovane nigeriana arrivata in Italia 15 anni fa, che dopo aver fatto apprendistato presso una tipografia romana, oggi è diventata grafica digitale; Margarita, la sarta colombiana che ha messo su una “clinica di vestiti”; Elsa, che da docente di filosofia è diventata cuoca ed è sempre stata molto attiva in Italia nel volontariato. Poi c’è Daisy, laureata in medicina che ha esportato le tecniche ayurvediche tramandatele da suo nonno, e infine Neda, designer iraniana che a Roma ha aperto una boutique della bellezza con una socia italiana. Maria Antonietta Marianni:

    R. – Il progetto, sì, continua: procediamo con la raccolta del materiale documentario e con le interviste. Quindi, la rete sta crescendo.

    D. – Cosa hanno in comune tutte queste imprenditrici straniere e cosa invece le divide?

    R. – Hanno sicuramente in comune una grande forza e – nonostante le avversità, nonostante vissuti complicati, la diversità dei Paesi di provenienza e anche una differenza, se vogliamo, di formazione culturale – hanno una grande passione per l’attività che hanno scelto, e anche una grande capacità di mettersi in relazione con il territorio e con quello che hanno trovato qui a Roma, in Italia.

    D. – Conoscendo le imprenditrici straniere, quelle romane hanno poi iniziato un collegamento con loro?

    R. – Certo, perché anche noi stiamo creando attraversando l’idea di “Strane Straniere” una nuova entità, che è una rete. Stiamo facendo il lavoro, che è un lavoro antropologico, di vedere com’è questo fenomeno dell’imprenditoria femminile immigrata in Italia, ma stiamo anche costruendo un nuovo modo, una nuova metodologia, che è quella di aprirci mentre lavoriamo. Un cantiere, quindi, in realtà.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Quaresima in Iraq. Appello del patriarca Sako: cristiani non emigrate

    ◊   “Vi chiedo di digiunare e di pregare, affinché i cristiani non emigrino dall'Iraq”. Questa l’esortazione del patriarca di Babilonia de Caldei, Louis Raphael I Sako, contenuta in un breve e intenso messaggio rivolto in particolare agli appartenenti alla sua Chiesa e a tutti i cristiani iracheni, in occasione dell'imminente inizio del tempo di Quaresima. “La nostra identità cristiana”, si legge nel messaggio, diffuso dall'agenzia Fides, “è radicata nel profondo della storia e della geografia irachene, da duemila anni. Le nostre radici e le nostre sorgenti limpide si trovano nel nostro Paese e, se lo lasciamo, saremo separati dalle nostre origini”. Secondo il patriarca, occorre “perseverare e sperare”, evitando di ascoltare “quelli che vi fanno paura” e tutti coloro che, in vario modo, invitano o spingono i cristiani iracheni a lasciare la loro nazione. “Questi”, insiste, “non vogliono il vostro bene. Noi siamo qui per volontà di Dio, e rimaniamo qui con l'aiuto della sua grazia per costruire ponti e collaborare con i nostri fratelli musulmani per lo sviluppo del nostro Paese”. Nel messaggio per la Quaresima, il patriarca Sako chiede anche di pregare e digiunare affinché per l'Iraq, la Siria, il Libano e l'intera regione finisca il tempo dell'angoscia. In Iraq, conclude, è urgente “aprire una nuova pagina con le prossime elezioni”, affinché nel Paese possano tornare “la pace e la sicurezza, per il bene di tutti i cittadini”. (G.A.)

    inizio pagina

    Siria: 5,5 milioni di bimbi colpiti da crisi. La denuncia delle agenzie internazionali

    ◊   Quasi cinque milioni e mezzo di bambini sono stati colpiti dal conflitto in Siria e nei Paesi vicini. A denunciarlo sono l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), l’Unicef, Mercy Corps, Save the Children e World Vision, che hanno lanciato un appello affinché si esprima “sdegno per il devastante impatto avuto sui bambini e le preoccupanti conseguenze a lungo termine di una generazione perduta, ora che il conflitto in Siria sta per entrare nel suo quarto anno”. Le cinque organizzazioni - che si rivolgono a “tutti coloro che hanno la responsabilità e la possibilità di porre fine alle sofferenze dei bambini e salvaguardare il loro futuro” - avvertono che “se non si porrà fine agli interminabili orrori e sofferenze che vivono questi bambini e se non si aumenteranno gli investimenti per la loro formazione e protezione, un'intera generazione può essere perduta”. L’invito è quindi ad “unirsi al grande appello lanciato su www.change.org: la richiesta di intervento - spiegano i promotori - è diretta a tutti coloro che hanno la responsabilità e la possibilità di porre fine alle sofferenze dei bambini e salvaguardare il loro futuro”. Oltre alla protezione immediata dei bambini, l’appello sottolinea l'importanza di interrompere il ciclo di violenza e di fornire a giovani e bambini il sostegno di cui hanno bisogno perché possano giocare un ruolo costruttivo nel futuro mantenimento della pace e della stabilità in Siria e nella regione circostante. In particolare, si chiede di porre fine alla violenza contro i bambini siriani, al blocco degli aiuti umanitari, agli attacchi contro gli operatori umanitari e le infrastrutture e si sollecita un rinnovato impegno per la riconciliazione e la tolleranza, oltre che maggiori investimenti nell'istruzione e nella tutela psicologica di tutti i piccoli colpiti dal conflitto. L'appello pubblico, concludono le organizzazioni, mira a coinvolgere “almeno 1 milione di sostenitori prima che la guerra in Siria raggiunga la fine del suo terzo anno, il 15 marzo”. (G.A.)

    inizio pagina

    Uganda: Museveni firma legge per ergastolo ai gay, già criticata dai vescovi locali

    ◊   Il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha firmato oggi la controversa legge che prevede l'ergastolo per gli omosessuali. La sua portavoce, Sarah Kagingo, ha parlato di ''un passo storico''. Il testo era stato approvato in Parlamento a dicembre, dopo che i suoi promotori avevano accettato di omettere la voce riguardante la possibilità di ricorrere anche alla pena di morte. La promulgazione della legge è avvenuta nonostante innumerevoli critiche a livello internazionale e da tutte le Chiese. I vescovi ugandesi hanno criticato duramente la legge, ricordando l’insegnamento della Chiesa in materia di omosessualità, ma invitando al rispetto della dignità di ogni persona. Anche il Consiglio mondiale delle Chiese e la Chiesa anglicana hanno avuto parole di ferma condanna nei confronti del provvedimento. (G.A.)

    inizio pagina

    Dalla Polonia aiuti per i centri missionari della Repubblica Centrafricana

    ◊   Arriveranno in settimana ai missionari nella Repubblica Centrafricana i primi aiuti a favore delle persone bisognose, raccolti dalla Fondazione "Redemptoris Missio" di Poznan, in Polonia. Lo riferisce l’agenzia Sir. I pacchi giungeranno per posta prima in Camerun e da lì saranno distribuiti a vari centri missionari. Inizialmente, gli aiuti dovevano comprendere solo medicinali, antidolorifici e detergenti, “ma adesso - spiega la vicepresidente della Fondazione, Justyna Janiec-Palczewska - abbiamo ricevuto delle richieste di latte e alimenti in polvere poiché attorno ai centri missionari si raccolgono sempre più profughi”. “Queste persone che sono state cacciate dalle loro case dalla guerra - prosegue - oggi hanno bisogno di tutto”. Fra i donatori della "Redemptoris Missio", vi sono singole persone ma anche scuole e centri della sanità locale. Dal 1992, la Fondazione offre un sostegno professionale ai missionari polacchi che curano i malati nei Paesi più poveri e nel 2002 ha mandato a Rafai, nella parte meridionale del Centrafrica, un gruppo di medici che hanno visitato 800 pazienti. Per i missionari del Paese africano, inoltre, tutti i giorni si prega al santuario di Lagiewniki, mentre la sezione polacca della "Kirche im Not" annuncia per il 5 marzo una giornata di digiuno per la pace. (G.A.)

    inizio pagina

    Venezuela. Colombiani espulsi: vescovi frontalieri impegnati in aiuti e gesti di pace

    ◊   I vescovi delle diocesi che si trovano lungo la frontiera tra la Colombia e il Venezuela hanno accolto con favore l'iniziativa del capo dello Stato venezuelano, Nicolas Maduro, di convocare una Conferenza di pace nazionale per mercoledì 26 febbraio, al fine di superare la crisi sociale che da tre settimane ha provocato nel Paese morti, feriti e un clima di violenza generale. Questa crisi - come informa la nota inviata all’agenzia Fides da una fonte locale - sta creando una serie di gravi problemi anche nella zona di frontiera, dove la popolazione deve affrontare la mancanza di cibo e il blocco parziale delle comunicazioni, oltre a gestire un gran numero di colombiani che vengono espulsi dal Venezuela. “Siamo preoccupati - ha detto il vescovo di Cúcuta, mons. Julio César Vidal Ortiz - per la situazione dei colombiani che sono stati espulsi dal Venezuela. Costoro hanno la famiglia in Venezuela e, quando li prendono per deportarli, tolgono loro i documenti e poi li rimandano in Colombia, così creano un conflitto. Noi cerchiamo di aiutarli, attraverso il Banco Alimentare e tramite i Padri Scalabriniani, perché arrivano qui senza niente”. Il vescovo di Cúcuta, segnala la nota, ha aggiunto: “Stiamo pregando insieme e stiamo anche organizzando un incontro ecclesiale, perché abbiamo la ferma intenzione di esprimere con la nostra presenza una testimonianza di pace. Sarà una riunione di tutti i vescovi delle diocesi di frontiera del Venezuela, da Maracaibo a Apure, con tutti i vescovi di frontiera della Colombia, da Guajira a Arauca”. La data della riunione sarà annunciata nei prossimi giorni. (G.A.)

    inizio pagina

    Namibia: i vescovi invitano i cittadini a votare nelle elezioni di novembre

    ◊   “Le elezioni sono cruciali per il nostro Paese, non solo per continuare sul sentiero del rafforzamento della democrazia, ma anche per ricordare ai cittadini che questo è il solo diritto che hanno per far sentite la loro voce nelle diverse questioni che riguardano la loro vita”. Lo affermano i vescovi della Namibia, in una Lettera pastorale dedicata alle elezioni presidenziali e parlamentari che si terranno a novembre, riportata dall’agenzia Fides. Nel documento, si ricorda che le operazioni di registrazione degli elettori sono già cominciate. “I vescovi si uniscono a tutti i patrioti e alle istituzioni nell’invitare i cittadini a registrarsi e ad andare a votare. Gli elettori devono sentirsi liberi di votare secondo coscienza”. I presuli auspicano inoltre che tutti i candidati abbiano lo stesso accesso ai diversi media e che ciascuno di essi “sia non solo un buon vincitore, ma pure un buon perdente. I partiti devono accettare di buon grado i risultati del voto ottenuti con un processo democratico e questo deve unire i partiti in uno spirito di unità e di solidarietà invece di dividerli”. (G.A.)

    inizio pagina

    Paraguay: ad aprile campagna di vaccinazioni per bambini contro morbillo e rosolia

    ◊   A partire dal mese di aprile, il Programma "Ampliado di Immunizzazione" (Pai) organizza in Paraguay, per un mese, una campagna di vaccinazioni per bambini e bambine, di età compresa tra 1 e 5 anni, contro il morbillo e la rosolia. Secondo quanto riporta l’agenzia Fides, il Ministero della sanità locale ha l’obiettivo di eliminare entrambi i virus in tutto il Paese. In passato, il Ministero è riuscito a evitare la diffusione delle due patologie vaccinando i turisti paraguayani che uscivano dal Paese e quelli che lavoravano nelle catene alberghiere. Inoltre, altri quattro dipartimenti di frontiera hanno anticipato la campagna. Il Pai ha invitato tutti i genitori a portare i documenti che accertino la vaccinazione effettuata al momento delle iscrizioni nelle scuole. L’Organizzazione Panamericana della Sanità (Ops) verificherà la campagna e ne seguirà i progressi. (G.A.)

    inizio pagina

    Fondazione don Gnocchi: sms solidale per scuola destinata a ragazzi disagiati di Milano

    ◊   Un sms solidale per una scuola-laboratorio dedicata ai ragazzi con disabilità neurologica e disagio sociale. È l’iniziativa lanciata, fino al 9 marzo, dalla Fondazione don Gnocchi. “Accompagnare al completamento della scuola d’obbligo i ragazzi preadolescenti e adolescenti con disabilità neurologica o neuropsichiatrica, in condizione di disagio sociale e rischio di emarginazione” è l’obiettivo del progetto, che prevede - spiega l’agenzia Sir - “la realizzazione di una scuola-laboratorio, di supporto alla formazione tradizionale, presso un Centro polifunzionale situato nella zona sud di Milano, da settembre prossimo fino a giugno 2015, per trenta minori segnalati dalle scuole medie di appartenenza”. Il complesso individuato per la realizzazione del progetto è il Centro “Vismara-Don Gnocchi”, dove la Fondazione gestisce diversi servizi per minori e adulti disabili o con disagio sociale. Per realizzare il progetto, la Fondazione ha dunque avviato una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi tramite sms solidale al 45501. “Grazie ai fondi raccolti - sottolinea in una nota - sarà possibile realizzare all’interno del Centro un ambiente specifico in cui la relazione educativa e la didattica si incentreranno sulla creatività dei ragazzi e sulle loro dinamiche socio-affettive, creando relazioni significative”. (G.A.)

    inizio pagina

    Ventimila filippini alla Messa celebrata dal cardinale Tagle a Milano

    ◊   Ventimila filippini si sono ritrovati ieri nel Duomo di Milano e nella piazza antistante per seguire - anche sui maxischermi allestiti appositamente - la Messa celebrata dall'arcivescovo di Manila, il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle. Nel capoluogo lombardo, sono giunti i rappresentati delle comunità filippine di tutt’Italia: la presenza di tante persone “è la dimostrazione del grande attaccamento alla fede e dell'affetto verso i proprio padri spirituali”, ha detto il responsabile della Pastorale dei migranti della Diocesi di Milano, don Giancarlo Quadri. Sono circa 40 mila i filippini iscritti all'anagrafe del Comune di Milano, 11 le comunità presenti in Diocesi. La visita a Milano del cardinale Tagle continuerà mercoledì prossimo con l’incontro in Duomo con religiosi, laici, membri dei consigli pastorali e tutti i fedeli impegnati nelle diverse realtà ecclesiali, alla presenza dell'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. (G.A.)

    inizio pagina

    A Castel Gandolfo il 37.mo Convegno dei vescovi amici dei Focolari

    ◊   “La reciprocità dell’amore tra i discepoli di Cristo”. Questo il tema del 37.mo Convegno dei vescovi amici del Movimento dei Focolari, che si tiene a Castel Gandolfo (Roma), fino al 28 febbraio. Il Convegno, riferisce l’agenzia Sir, proseguirà poi a Loppiano (Firenze) nella cittadella internazionale dei Focolari dal 28 febbraio al 2 marzo. Sin dagli inizi del Movimento dei Focolari, il rapporto di quanti ne facevano parte è sempre stato di piena e fiduciosa disponibilità ad aderire alle parole dei rispettivi vescovi. Ben presto gli stessi presuli avvertirono che la spiritualità dell’unità non era fatta solo per i laici, i religiosi, i sacerdoti, ma aveva qualcosa da dire anche a loro. Nel 1977, su invito del teologo Klaus Hemmerle, vescovo di Aquisgrana, in Germania, si svolse il primo incontro dei vescovi amici del Movimento dei Focolari, desiderosi di approfondire e viverne la spiritualità di comunione. Erano in dodici all’udienza generale in Vaticano, provenienti dai cinque continenti. Papa Paolo VI, salutandoli, li incoraggiò ad andare avanti. E l’anno successivo così si espresse: “Come capo del collegio apostolico vi incoraggio, vi stimolo, vi esorto a continuare in questa iniziativa”. (G.A.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 55

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.