Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 22/04/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Canonizzazioni. Briefing: i due Papi santi raccontati dai loro postulatori
  • Le Messe mattutine del Papa nel volume Rizzoli "La verità è un incontro. Omelie da Santa Marta"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Gli Usa alla Russia: "Ritiro immediato delle truppe al confine con l'Ucraina"
  • Siria, un milione di profughi in Turchia. Mons Audo: scelta della pace sia più forte di interessi
  • Sud Sudan. Onu denuncia massacro di civili. P. Moschetti: siamo in grave difficoltà
  • Somalia. Islamisti di al-Shabab uccidono due deputati
  • Giornata della Terra dedicata alle "città verdi"
  • Nuovi sbarchi d'immigrati in Sicilia. Mons. Montenegro: non c'è futuro con le porte chiuse
  • Decreto Lavoro, Padoan: farà aumentare l’occupazione. Critiche di Ncd e Scelta Civica
  • A Roma il Ritratto di Cristo ispirato alla Sindone e dipinto con pigmenti invisibili
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Beatificazione di padre Giuseppe Girotti: morì nel lager di Dachau per aver aiutato gli ebrei
  • Il card. Sepe a Mosca per incontrare il Patriarca Kirill
  • Senegal. Il cardinale Sarr denuncia “le schiavitù” dei tempi moderni
  • Argentina. L’arcivescovo di Tucumán: tutelare il diritto naturale alla vita del nascituro
  • Dal 30 aprile al 9 maggio la 52.ma plenaria dei vescovi brasiliani
  • Tragedia sull'Everest. Gli sherpa sospendono le scalate per quest'anno
  • Conferenza internazionale a Berlino sulle malattie rare, 30 milioni di persone coinvolte nell’Ue
  • Svizzera. Successo della Campagna ecumenica di Quaresima
  • Il Papa e la Santa Sede



    Canonizzazioni. Briefing: i due Papi santi raccontati dai loro postulatori

    ◊   Perché sono santi? Intorno a questo interrogativo si è svolto oggi in Sala stampa vaticana il primo dei numerosi briefing che ci accompagneranno fino a domenica prossima, giorno della Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. “E’ una strada fatta di tappe", ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, presentando gli approfondimenti quotidiani che saranno seguiti in settimana anche in lingua inglese e spagnola. Ospiti di oggi i postulatori delle Cause di canonizzazione dei due Beati: padre Giovangiuseppe Califano dei Frati Minori, per Papa Roncalli, e il presbitero polacco, mons. Slawomir Oder per Papa Woityla. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    La santità di due figure spirituali di grande rilievo: questo l’inizio e il cuore del cammino che porterà i credenti fino alla giornata di domenica. Santità di cui migliaia di fedeli nel mondo sentirono il profumo, per quanto riguarda Papa Roncalli, sin dalla sua morte, il 3 giugno 1963. Così, presentando il Beato Giovanni XXIII, dice il postulatore della sua Causa di canonizzazione, padre Giovan Giuseppe Califano. La santità di Roncalli era un proposito da lui coltivato in ogni stagione della vita, da sacerdote, da vescovo e da Papa, e sempre rinnovato attraverso quattro risoluzioni:

    “Già da giovane seminarista, a 15 anni, scriveva: ‘Io rinnovo il proponimento di volermi fare santo davvero, e lo farò attraverso quattro risoluzioni che propongo di praticare: spirito di unione con Gesù, raccoglimento nel suo cuore, recita del Rosario, essere sempre in tutte le mie azioni presente a me stesso”.

    Una santità, afferma padre Califano, caratterizzata da profonda umiltà e dall’abbandono alla provvidenza. Una santità semplice e coinvolgente, leggibile e mite. “Dio è tutto, io sono nulla: questo mi basta”: questo diceva Roncalli a fine giornata. Una gigantesca figura di Santo che padre Califano sintetizza attraverso due binomi. Il primo: pastore e padre, di una paternità, spiega, che commosse il mondo, fatta di letizia e cordialità, qualità che confluirono nella definizione di “Papa buono”:

    “Aprì alla Chiesa nuovi orizzonti con l’indizione del Sinodo per la diocesi di Roma e il Concilio ecumenico. Fu capace di comunicare, prediligendo forme semplici e immediate, con immagini tratte dalla vita quotidiana, riuscendo ad entrare subito nel cuore delle persone”.

    Ma l’espressione “Papa buono”, aggiunge padre Califano, è da intendersi come disse il successore di Roncalli, Papa Paolo VI:

    “Non era un generico buonismo di facile applicazione, ma era sinonimo di amore, di genio pastorale, di comprensione, di perdono, di conforto. In pratica, come appare Gesù nel Vangelo”.

    Altro binomio per sintetizzare la figura di Papa Roncalli è “obbedienza e pace”, motto episcopale ma anche sintesi di vita e di servizio alla Chiesa:

    “Lasciare la propria terra, confrontarsi con mondi a lui sconosciuti anche in luoghi dove la presenza dei cattolici era scarsissima. E questa obbedienza gli consentì di abbandonarsi con fiducia alla Divina Provvidenza, per distaccarsi da se stesso e aderire completamente a Cristo. Qui sta la vera sorgente della bontà di Papa Giovanni, della pace che ha diffuso nel mondo. Qui si trova la radice della sua santità: nella obbedienza evangelica alla voce del suo Signore”.

    Ricostruendo la prima intuizione della santità di Giovanni Paolo II, invece, mons. Slawomir Oder cita i compagni universitari che scrissero sulla stanza di Karol: “Futuro Santo”, colpiti dalla sua attitudine alla preghiera e alla riflessione sul valore della vita, legate – spiega mons. Oder – probabilmente a un’infanzia di sofferenza per la perdita, in poco tempo, di tutta la famiglia:

    “Forse, proprio questo suo impegno di dare il peso qualitativo alla vita con un impegno di carità era il fatto che la gente percepiva come i tratti di santità nella sua vita”.

    Tre le figure spirituali importanti, spiega mons. Oder, che forgiarono in Giovanni Paolo II una fede mariana e adulta: suo padre, il semplice sarto di Cracovia chiamato “l’apostolo”, e l’allora arcivescovo della città che lo accolse in seminario. A loro si deve la fede, semplice e popolare, tratto comune tra le due figure di Pontefici, domenica santi; la profondità mistica e il coraggio di affrontare la avversità con tenacia, leggendo sempre nella storia la presenza di Dio. Mons. Oder:

    “Aveva bisogno della gente, della Chiesa vivente, semplice per sentire la loro fede e nutrirsi di questa fede. E la profondità mistica, invece, di Giovanni Paolo II lo spingeva a vivere il mistero di Dio in prima persona. E questo è il cuore di santità di Giovanni Paolo II. Se noi dovessimo cercare veramente la parola che caratterizzi un “santo”, è quello: “uomo di Dio”. Era un uomo che ha saputo trovare in Dio la fonte della vita. La preghiera per lui era il respiro, l’acqua, il pane quotidiano”.

    Compito del Papa, come compito della Chiesa – ripeteva Giovanni Paolo II – è evangelizzare e portare tutti alla santità. Se in giovinezza Giovanni Paolo II aveva appreso il messaggio della Divina Misericordia – chiarisce mons. Oder – importante per lui fu il dovere di pagare il debito d’amore ricevuto. Questa è la chiave per capire tutta la sua vita.

    inizio pagina

    Le Messe mattutine del Papa nel volume Rizzoli "La verità è un incontro. Omelie da Santa Marta"

    ◊   Un anno di parole tra le più lette e ascoltate al mondo, diventate un appuntamento giornaliero per milioni di persone. Nel volume edito dalla Rizzoli “La verità è un incontro. Omelie da Santa Marta”, in libreria dal 24 aprile, vengono raccolte e proposte le sintesi prodotte dalla Radio Vaticana delle prime 186 omelie del mattino di Papa Francesco. Il libro è aperto dalla prefazione del direttore generale dell’emittente, padre Federico Lombardi, e da un saggio introduttivo di padre Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica”, curatore dell’opera. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il “lavoro in più”. Da quando ha aperto le porte della cappella di Santa Marta e il mondo ha preso a entrarvi per ascoltare le sue parole, quattro mattine a settimana, Papa Francesco non ha solo destato un’attesa, spasmodica in certi casi, e introdotto un’abitudine senza confini geografici, e neanche solo religiosi, ma ha contribuito a scardinare nel suo piccolo anche la routine professionale più radicata della “sua” Radio, inventando uno spazio nuovo e straordinario. Dal quel 25 marzo 2013, quando l’appuntamento della Messa mattutina di Papa Francesco ha cominciato a delinearsi come tale – cioè nella modalità di resoconto pubblico delle sue omelie pronunciate spontaneamente nel contesto “familiare” della cappella Santa Marta in Vaticano – il lavoro giornalistico della Radio Vaticana è andato subito modellandosi attorno alla novità. Già nei primissimi giorni ha preso forma la “filiera” di competenze tecnico-redazionali necessarie a produrre rapidamente una sintesi scritta e radiofonica – e anche televisiva – dell’omelia del giorno, che in brevissimo tempo è diventato un “marchio” magisteriale del nuovo Papa.

    Nasce così quel “lavoro in più” ma “assai benvenuto” come lo definisce padre Federico Lombardi nella prefazione del libro “La verità è un incontro. Omelie da Santa Marta”, edito dalla Casa editrice Rizzoli, nel quale rivivono le parole di Papa Francesco – così come la Radio Vaticana le ha pubblicate sul suo sito – e rivive anche la sua voce, con le sue sottolineature, le sue pause, l’incisività del suo insegnamento di fede, il formidabile impatto del suo stile espressivo, grazie al cd audio che sarà in allegato all’edizione in libreria dal 7 maggio prossimo, quattro giorni prima della presentazione del volume, in programma al Salone del Libro di Torino. Le omelie del mattino di Papa Francesco, scrive padre Lombardi nella prefazione – sono quelle “di un figlio di Sant’Ignazio abituato ad 'aiutare le anime' a ‘cercare e trovare la volontà di Dio’ ogni giorno, guardando e seguendo Gesù che porta la Croce per salvarci, sotto lo sguardo di amore del Padre”.

    La Radio Vaticana segue, e continuerà a farlo, questo viaggio spirituale del Papa – dal microfono azionato all’alba, alle “orecchie attente, intelligenze esperte, dita veloci” delle segretarie di redazione che ne trascrivono fedelmente le parole, al confronto serrato tra il direttore e il giornalista incaricato della sintesi – con, assicura padre Lombardi, “impegno e gioia” in ogni membro della squadra. Perché da 83 anni – da Guglielmo Marconi a Santa Marta – oltre le modalità che cambiano resta la missione di fondo, che il bel volume della Rizzoli porta alla luce con accuratezza ed eleganza: il “servizio” di “diffondere la parola del Papa”. Perché, conclude padre Lombardi, “con l’aiuto del Papa, possiamo incontrare Gesù”.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’audacia della pace: nel messaggio rivolto alla città e al mondo Papa Francesco ricorda i drammi dell’umanità e chiede di pregare affinché cessi ogni guerra.

    Per la festa di san Giorgio: in prima pagina, gli auguri de “L’Osservatore Romano” per l’onomastico del Papa, con l’inconsueta immagine di uno dei santi cristiani più popolari.


    Al lavoro per la pace: intervista al cardinale segretario di Stato in un libro sull’eredità dei pontificati di Roncalli e Wojtyla; l’arcivescovo Vincenzo Bertolone scrive su dottrina cristiana e progresso umano in Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

    Sorprendenti questi gesuiti!: Jorge Milia su Borges e Bergoglio.

    Un articolo di Enrico Reggiani dal titolo “Alla ricerca di Shakespeare”: 450 anni fa, il 23 aprile 1564, la nascita del Bardo.

    Da Bukavu, Teresa Caffi sulla luna di Pasqua: sui fedeli battezzati nel Nord Kivu la stessa luce che illuminò Gesù nel Getsemani.

    L’annuncio, in prima pagina, dell’edizione speciale di cento pagine a colori, in italiano e in polacco, curata per le canonizzazioni del 27 aprile.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Gli Usa alla Russia: "Ritiro immediato delle truppe al confine con l'Ucraina"

    ◊   La crisi ucraina infiamma il dibattito internazionale. Gli Stati Uniti ribadiscono il loro sostegno a Kiev di fronte alle minacce umilianti della Russia. Washington intima a Mosca di rimuovere le truppe al confine con l’Ucraina e di bloccare l’appoggio ai separatisti filorussi. Sono parole del vicepresidente americano, Joe Biden, oggi a colloquio nella capitale col premier Iatseniuk e col presidente ad interim, Turcinov. Tutela dell’unità nazionale ucraina e sostegno economico, i temi al centro della visita, mentre nel sudest del Paese proseguono le occupazioni dei separatisti filorussi. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Dopo il segretario di Stato, John Kerry, ora è il vicepresidente, Joe Biden, a tuonare contro l’atteggiamento russo in appoggio ai secessionisti nell’est dell’Ucraina. Ferma l’intimazione a Mosca del numero due della Casa Bianca: “Il Cremlino – ha detto in conferenza stampa a Kiev – deve immediatamente ritirare le proprie truppe al confine con l’Ucraina e smettere di sostenere i miliziani indipendentisti, altrimenti c’è un forte rischio di isolamento nel contesto internazionale. Ieri addirittura si erano levate voci su possibili sanzioni dirette alla persona del presidente Putin. A queste intenzioni ha prontamente risposto oggi la Russia. Il premier di Mosca, Dmitri Medvedev, ha dichiarato, parlando alla Duma, che non serve a nulla alzare i toni del dibattito tra occidente e Russia. Mosca – ha detto ancora – è pronta ad affrontare le sanzioni occidentali e non permetterà che i suoi cittadini diventino ostaggio di giochi politici.

    Ma l’atteggiamento degli Stati Uniti è ora ben più di una mera e generica solidarietà all’Ucraina di fronte al rischio di ulteriori azioni secessioniste nelle regioni russofone dell’est. Si tratta di un vero e proprio sostegno, soprattutto a livello economico ed energetico, qualora le minacce di Mosca si concretizzino in un ridimensionamento delle forniture di gas a Kiev o in una richiesta di pagamento dei debiti maturati.

    inizio pagina

    Siria, un milione di profughi in Turchia. Mons Audo: scelta della pace sia più forte di interessi

    ◊   In Siria, continuano i combattimenti e si aggrava l’emergenza umanitaria per i profughi che fuggono dal Paese: nella sola Turchia, ha annunciato oggi il governo di Ankara, il loro numero ha ormai raggiunto il milione. Ricorre oggi, inoltre, il primo anniversario del rapimento dei due vescovi ortodossi di Aleppo, Boulos Yazigi e Yohanna Ibrahim. Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente il vescovo di Aleppo dei Caldei, mons. Antoine Audo, che racconta con quale stato d’animo la comunità cristiana sta vivendo queste ore:

    R. - Non ci sono notizie. Come sempre si aspettano con speranza da parte delle due chiese ortodosse. La gente è veramente molto triste per l’assenza dei loro vescovi; sono come orfani senza di loro. Ma malgrado tutto, per domani ad Aleppo è stata organizzata una preghiera ecumenica nella cattedrale dei greci ortodossi per ricordare questo rapimento.

    D. - Per quanto riguarda invece la situazione più generale come hanno celebrato la Pasqua i cristiani di Aleppo?

    R. - È stata una settimana dura, soprattutto giovedì. Ma malgrado tutto, le chiese erano piene di fedeli per partecipare alla testimonianza di fede e di solidarietà. Possiamo dire che quando si perde tutto, la chiesa rimane l’unico luogo dove ci si può recare per radunarsi e pregare. C’è un senso dello stare insieme per vivere l’esperienza di Cristo che è in mezzo alla comunità. Viviamo la Parola del Vangelo quando dice: “Quando due o tre si radunano, Io sono in mezzo a loro”.

    D. - Anche Papa Francesco durante il Messaggio Urbi et Orbi ha manifestato la sua vicinanza alla Sira e ha fatto appello soprattutto perché gli aiuti umanitari possano arrivare nelle zone dove, ancora a causa del conflitto, non possono giungere. Com’è da questo punto di vista la situazione ad Aleppo?

    R. - Fino all’altro ieri era molto difficile, non c’era cibo. Tutto era bloccato. Da ieri le cose sono un po’ migliorate: le scorte alimentari possono entrare ad Aleppo. Ma non ci sono elettricità e acqua. È una cosa terribile! Si deve fare veramente un appello per trovare una soluzione a questo. Se non c’è una volontà internazionale per mettere fine a questo conflitto, penso sarà molto difficile uscire da questa situazione. Facciamo in modo che la scelta della pace sia più forte degli interessi personali e economici.

    inizio pagina

    Sud Sudan. Onu denuncia massacro di civili. P. Moschetti: siamo in grave difficoltà

    ◊   Nuova strage in Sud Sudan. Centinaia di civili – denuncia l’Onu – sono stati massacrati nella città di Bentiu, capoluogo dello Stato di Unity, nel nord del Paese, ricco di giacimenti petroliferi. A compiere il massacro sono stati i ribelli di etnia Nuer, fedeli all’ex vicepresidente Machar, estromesso nel luglio scorso dal presidente Salva Kiir, di etnia Dinka. Roberta Gisotti ha intervistato padre Daniele Moschetti, superiore provinciale dei Comboniani del Sud Sudan, nella capitale Juba:

    R. – Certamente, è una situazione molto difficile. C’è stata un’escalation di fatti esattamente la settimana scorsa, proprio durante la Settimana Santa, sia a Bentiu ma poi anche a Bor. Sono due cittadine, capitali di due Stati diversi del Sud Sudan. Nel Sud Sudan, ci sono dieci Stati: Bentiu è la capitale dello Stato Unity, Bor è la capitale di Jonglei, e Malakal, che è molto distrutta, dove in questo momento non ci sono soldati, è la capitale dello Stato dell’Upper Nile. Questi sono i tre Stati nei quali si sta svolgendo questa guerra. Martedì scorso, l’esercito regolare ha perso il controllo della città di Bentiu nei confronti dei ribelli di Machar e quindi un gran numero di ribelli è entrato in città sia a Rubkona, che è la cittadina prima di Bentiu, e poi a Bentiu. Si dice che sì, siano oltre 300 i morti nella zona, ma non sono solamente Dinka perché molti sono stati uccisi nella grande moschea a Bentiu, poi anche nella chiesa e anche negli ospedali. Molti di questi morti sono darfuriani, cioè persone che sono commercianti e quindi vanno al mercato e vendono. Siamo molto vicini al confine con il Sudan, e qui sembra che siano stati uccisi più di 150 all’interno della moschea. Non sono soltanto i Dinka che sono morti, ma anche i Nuer che non gioivano per l’entrata di questi ribelli nella città.

    D. – Che cosa spinge il popolo sudsudanese, dopo avere conquistato faticosamente dopo annose guerre civili l’indipendenza, a massacrarsi in questo conflitto intestino?

    R. – Non è corretto dire “popolo sudsudanese”, perché sono 62 etnie diverse e chi si sta combattendo, soprattutto i due leader, rappresentano le due più grandi etnie in questo momento. Quindi, Salva Kiir, con l’esercito regolare ma aiutato tantissimo dai darfuriani. Per quale motivo, c’è stato questo grande attacco? Perché qualche mese fa i darfuriani hanno aiutato a riconquistare lo Stato di Unity e questa, quindi, è una rappresaglia contro queste alleanze che, secondo i ribelli, Salva Kiir sta concludendo con ugandesi, con i darfuriani del Sudan e con altri, sempre del Sudan, ma anche – in altre zone – con gli ugandesi verso il Sud, verso Bor. E quindi, è una situazione molto conflittuale, molto pericolosa perché porta ad aprire un nuovo conflitto in termini molto più regionali come quello che si è verificato a Bor, dove 300 giovani Dinka sono entrati nel compound, nel grande campo delle Nazioni Unite, Unmiss, nel quale volevano entrare a tutti i costi perché la gente Nuer che era in questo campo – e sono migliaia – stava gioendo per la vittoria che i ribelli avevano avuto a Bentiu. Quindi, i giovani Dinka hanno incominciato a sparare e hanno ammazzato – ufficialmente, dicono – 50 persone e fatto 200 feriti, ma sembra che ci siano stati 150 morti e oltre 300 feriti. Questo è stato ancora più grave perché vuol dire che nemmeno nei campi delle Nazioni Unite, dove la gente sta cercando rifugio da una parte e dall’altra, si è più sicuri.

    D. – Qual è la situazione della missione comboniana? Cosa riuscite a fare, o temete anche per la vostra incolumità?

    R. – Noi, due mesi fa, a febbraio, abbiamo perso una missione a Leer, a 100 km da Bentiu, quando l’esercito regolare ha recuperato dai ribelli la capitale dell’Unity State, praticamente ha recuperato i campi petroliferi, che sono molto vicini e vicinissimo c’è la nostra missione. Ecco: i nostri confratelli e consorelle comboniani sono rimasti per quasi un mese e mezzo sotto i ribelli, perché logicamente quella è una zona tutta in mano ai ribelli, è uno Stato di Nuer: molti, in quella zona, sono Nuer. Quando invece poi l’esercito ha riconquistato, c’è stato un fuggi fuggi generale, quindi anche la distruzione totale, l’uccisione di persone, e anche i nostri sono dovuti scappare, perché hanno sentito che erano esattamente i darfuriani che aiutavano l’esercito regolare a riconquistare Leer, che originariamente è il villaggio di Riek Machar, cioè del vicepresidente. E lì hanno bruciato tutto, hanno distrutto tutto: villaggio, città e anche la nostra missione. Hanno rubato tutto, anche nella scuola tecnica che avevamo. I nostri confratelli e le consorelle sono rimasti tre settimane senza alcun contatto – perché non avevamo più possibilità di avere nemmeno contatti telefonici – nelle foreste e anche nelle paludi, insieme alla gente, insieme a migliaia di persone che scappavano dei villaggi, andavano a nascondersi… Siamo riusciti poi con il tempo, in queste tre settimane, a recuperarli. Poi abbiamo altre missioni e si cerca di essere ovunque anche segni di speranza, anche perché è importante per noi come Chiesa, come missionari, essere in mezzo a queste situazioni e cercare di portare una parola di forza e di consolazione ma allo stesso tempo anche cercare di dare dei messaggi di riconciliazione, di dialogo perché in alcune zone del Paese, fino a quando non si siederanno al tavolo i due leader delle due fazioni, ci sarà poco da fare. Io, in questo momento, sono in una zona vicina al confine con l’Uganda: siamo a 50 km dall’Uganda. Qui non sentono nemmeno cosa voglia dire la guerra. In tante parti del Paese, non si sente lo spirito della guerra, perché sono altre etnie. E questo è quello che sorprende moltissimo i sud sudanesi: la lotta che hanno fatto, quello che hanno pagato due milioni e mezzo di persone morte nell’ultima guerra. Hanno pagato moltissimo! Ma sembra che davvero i due leader non abbiano più il controllo di questa grande violenza che si sta scatenando in alcune zone del Paese.

    inizio pagina

    Somalia. Islamisti di al-Shabab uccidono due deputati

    ◊   Il gruppo di miliziani somali di al-Shabab, gruppo legato ad al-Qaeda, ha rivendicato i due attentati avvenuti nelle ultime 24 ore a Mogadiscio, nei quali hanno perso la vita due deputati. Alessia Carlozzo ha intervistato Enrico Casale, esperto di Africa della rivista dei Gesuiti Popoli, che ha spiegato come entrambe le uccisioni siano un segnale di come la forza del gruppo terroristico somalo non sia assolutamente diminuita:

    R. – C’era una sorta di propaganda che vedeva gli al-Shabab in ritirata ed un governo legittimo in grado di prendere sempre più porzioni del loro territorio. In realtà, è vero che ci sono state delle offensive da parte del governo, è vero che queste offensive del governo hanno strappato piccole porzioni di territorio agli al-Shabab, ma è altrettanto vero che al-Shabab mantiene una presa sul Paese ancora molto forte. Questi due attentati lo dimostrano, anche perché si dice che il governo non riesca ancora a controllare l’intera capitale Mogadiscio.

    D. – Quali sono le misure che in qualche modo il governo somalo sta cercando di attuare?

    R. – Intanto, il governo somalo è sostenuto da milizie che si stanno formando anche grazie all’intervento dell’Occidente. La stessa Italia ha fornito i propri militari per formare i miliziani che sostengono il governo in modo tale da creare un nucleo dell’esercito somalo che possa contrastare in modo efficace la milizia al-Shabab. In realtà, però, senza il sostegno dell’Etiopia, del Kenia e delle stesse potenze occidentali come l’Italia, difficilmente il governo riuscirebbe a contrastare in modo efficace l’avanzata degli Al Shabab.

    D. – Considerando la complessa situazione politica del Paese, qual è la situazione nella quale si trova la Somalia al momento? E quali sono le prospettive future?

    R. – La Somalia in questo momento è governata da un esecutivo di transizione sostenuto dalle potenze occidentali. Tutta la comunità internazionale sostiene questo governo – compresa l’Unione Africana – nella speranza che si possa ripristinare un’autorità legale su tutta la Somalia, almeno per quanto riguarda la parte meridionale, lasciando perdere per il momento il Somaliland che è indipendente anche se non è riconosciuto da nessuna potenza e il Puntland che è semi-autonomo. Detto questo, la sfida contro gli al-Shabab come dicevo prima è ancora molto difficile. Gli al-Shabab sono legati alla rete di Al Qaeda e ricevono cospicui finanziamenti da parte dei Paesi del Golfo. Quindi, la battaglia è tutt’altro che vinta da parte del governo di transizione. E' una battaglia ancora molto lunga che probabilmente passerà attraverso altri attentati come quelli che abbiamo visto in questi giorni.

    inizio pagina

    Giornata della Terra dedicata alle "città verdi"

    ◊   Si celebra oggi la Giornata della Terra: l’appuntamento di quest’anno è dedicato alle “green cities”, le città verdi, con l’obiettivo di promuovere politiche ambientali più efficaci per le metropoli che accolgono ormai oltre la metà della popolazione mondiale. Alessia Carlozzo ha intervistato Andrea Masullo, presidente del Comitato Scientifico di Greenaccord, sull’attuale stato di salute della Terra:

    R. – Come richiamano anche gli ultimi rapporti sui cambiamenti climatici, la situazione è molto preoccupante, soprattutto per quello che stiamo preparando per il prossimo futuro. Diciamo che tutti i parametri relativi alla salute del pianeta muovono verso criticità estreme, se pensiamo sia alla deforestazione sia alla perdita di biodiversità, ma soprattutto se guardiamo alle prospettive che ci presentano i rapporti sui cambiamenti climatici. Quindi, ci stiamo preparando a decenni di difficoltà. Siamo ancora in tempo a fermarci e a cambiare direzione.

    D. – Temi dibattuti come la green-economy e la sostenibilità non sempre rientrano tra le priorità dell'agenda politica. Quali sono le conseguenze più evidenti di questa mancanza, e quali – invece – dovrebbero essere le misure da adottare in campo economico, ma non solo?

    R. – E’ chiaro che non è un caso che nascano queste criticità ambientali. Il processo economico, soprattutto nella sua fase più recente, è entrato in conflitto con la natura. Green-economy – economia sostenibile: io preferisco questo secondo termine perché è più ampio e comprende di più anche la qualità della vita dell’uomo su questo pianeta, è la risposta alla necessità di far cambiare rotta all’economia. Noi viviamo in un’economia individualista, in cui sia i singoli sia i gruppi sia le Nazioni cercano di accaparrare risorse sempre più scarse. E quindi, è un’economia in conflitto con la natura e fa suscitare anche conflitti, regionalismi e nazionalismo. Ecco, in qualche modo la chiave è siglare un nuovo patto con la natura, far pace con il pianeta e quindi costruire una prospettiva di benessere per tutti.

    D. – L’edizione 2014 della Giornata della Terra è incentrata sulle cosiddette green cities. L’obiettivo è aiutare le città di tutto il mondo a diventare più ecosostenibili, intervenendo su tre fattori chiave: gli edifici, l’energia e i trasporti. Come bisognerebbe intervenire per attuare tali modifiche?

    R. – E’ chiaro che con i fenomeni di urbanizzazione globali, ma che i Paesi industrializzati hanno vissuto prima, e che ormai sono il fenomeno più importante per la qualità della vita, la città diventa l’elemento di criticità maggiore. Quindi, partendo dalla città si risolvono gran parte dei problemi ambientali. La qualità della vita nella città dipende molto da come usiamo l’energia; la qualità dell’aria dipende dai nostri comportamenti. Sicuramente, anche l’intasamento delle nostre città, i trasporti che rendono difficoltoso muoversi, socializzare, il trasporto privato che occupa tutti gli spazi, che rende difficile la vita soprattutto alle persone disabili e alle persone anziane, è uno dei temi più importanti che dobbiamo affrontare. Partiamo da questo per vedere il modo di vivere, il modo di consumare e quindi cercare di conciliare l’economia umana con l’economia della natura. Sicuramente in Italia si può fare molto. Una delle chiavi di soluzione della questione ecologica è proprio questa: partire dal migliorare la situazione nelle nostre città.

    inizio pagina

    Nuovi sbarchi d'immigrati in Sicilia. Mons. Montenegro: non c'è futuro con le porte chiuse

    ◊   Continuano gli arrivi dei migranti sulle coste italiane. Nel porto di Augusta sono sbarcate oggi le 321 persone soccorse dalla nave militare San Giorgio. Altre ottocento erano invece giunte alla viglia di Pasqua a Pozzallo. Numeri alti, che mettono in crisi i centri di accoglienza siciliani, nello stesso centro di Pozzallo, che ne potrebbe ospitare 180, ve ne sono un centinaio in più. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    Il problema per noi non è la sicurezza, ma con cifre così alte è difficile il controllo. Il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatura, guarda con preoccupazione ai possibili arrivi in massa di migranti, ma esprime in pieno il sentire dei suoi concittadini: “persone ospitali e solidali” li descrive il primo cittadino, pronte ad aprirsi ai nuovi arrivati. L’unica preoccupazione è l’impatto che gli sbarchi potrebbero avere sulla stagione turistica ormai alle porte, è vero però che per i pozzallessi la parola d’ordine è accoglienza:

    R. – Dal primo di gennaio ad oggi sono passati da Pozzallo 5 mila-6 mila migranti, non possiamo dire si tratti di una normale accoglienza. Quello che mi preoccupa di più sono le dichiarazioni del ministro Alfano che prevede ve ne siano circa 600 mila pronti a partire. Quindi sono seriamente preoccupato, perché non so se riusciremo ad attuare questa politica dell’accoglienza e dell’integrazione qui a Pozzallo. Di questo si tratta, infatti. Mentre a livello nazionale ci sono schermaglie tra la Lega, Forza Italia e il ministro Alfano, noi facciamo i fatti: siamo per la politica dell’accoglienza e dell’integrazione. I miei concittadini sono ospitali, accoglienti, solidali. Vi porto un esempio: il giorno di Pasqua, a mezzogiorno, quando in piazza c’è l’incontro tra la Madonna e il Gesù Risorto, il Gesù Risorto è stato portato a spalla da tanti migranti di religione cattolica. Vi lascio immaginare quali siano stati gli applausi dei miei concittadini nei confronti di questi ragazzi, che sono persone perbene, laureati, diplomati e che si comportano benissimo. Ci vuole poco per un cittadino pozzallese ad accogliere una persona e farla sentire una dei nostri. I numeri ci preoccupano, ma non l’arrivo di queste persone. Non so, infatti, se riusciremo a dare ospitalità a tutti. Noi vogliamo essere ospitali nel migliore dei modi possibile. Non so dire se sia un male o un bene quest’operazione Mare Nostrum, sicuramente ha portato molte più persone degli anni precedenti, ma ha evitato delle sciagure in mare, con la perdita di vite umane.

    D. – Chi sono le persone arrivate da voi nelle ultime ore?

    R. – Nelle ultime ore sono arrivati 800 eritrei, anche se generalmente arrivano persone dal Mali, dal Ghana, dalla Siria e tantissimi minori non accompagnati. Il mio Ufficio di Gabinetto ha il compito di mandarli in strutture accreditate in tutta Italia. Ormai queste strutture sono sature e non può immaginare le telefonate durante il giorno per cercare di accompagnarli e metterli in strutture convenzionate. Io vado tutti i giorni al Centro di accoglienza, parlo con questi ragazzi e tutti mi dicono che non vogliono rimanere in Italia, vogliono andare in Francia, in Svizzera, in Germania e in Norvegia. E queste persone devono avere la possibilità di potere andare in tutti i Paesi della Comunità europea. Essere liberi non significa avere un letto o un pasto, ma la possibilità di realizzare un sogno, e noi questo sogno vogliamo farglielo realizzare in Europa.

    Dopo gli ultimi sbarchi, la Lega e una parte di Forza Italia si sono scagliate contro l’operazione Mare Nostrum, definita “un irresistibile richiamo per i clandestini” e “un fallimento per tutti”. In realtà, spiega mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei, “dovremmo finire di meravigliarci di questi arrivi”:

    R. – La storia ci dice come le emigrazioni, quando sono di questa portata, è difficile che si fermino. Tutti dovremmo dire che l’emergenza non c’è più, ormai è storia di ogni giorno. Per i credenti è una storia da leggere con gli occhi della Bibbia: la storia del deserto per noi diventa la storia del mare e il popolo ebraico che cerca la Terra Promessa, sono questi popoli che vengono a bussare alle nostre porte. Noi credenti sappiamo come si conclude: con la Terra Promessa e noi oggi diventiamo strumenti di questa storia di Dio. Che ci sia l’accoglienza è visibile da parte di tutti, anche lo sgomento, perché essendo grossi numeri, e non sempre la gestione di questi numeri è fatta nel modo migliore, è chiaro che crea apprensione: la gente non sa cosa fare, come fare, anche se ha voglia di aiutare. E allora è richiesta un’organizzazione diversa, una capacità politica diversa, un’Europa che guardi davvero da questo lato e dia delle risposte, le più giuste, le più congrue e le più legittime.

    D. – Ed ora la polemica è, almeno da parte di alcune forze politiche, nei confronti dell’operazione "Mare Nostrum". Lei come la valuta?

    R. – Se "Mare Nostrum" fosse stata lì per difendere le nostre coste sarebbe stato sbagliato. Io dico sempre che il vento non si può fermare, quando c’è il vento lo sentiamo comunque. E questo vento di gente che arriva qui nessuno potrà fermarlo. O ci attrezziamo, dunque, per dare accoglienza, oppure siamo perdenti. Non possiamo pensare ad un futuro con le porte chiuse. E’ strano che la globalizzazione preveda spostamenti di capitali, spostamenti di merci, ma non preveda spostamenti di uomini. E’, allora, una globalizzazione monca. Non possiamo chiudere gli occhi, dicendo non vogliamo nessuno, ma dobbiamo attrezzarci per la loro presenza e per lo smistamento. Molti, infatti, non vogliono restare in Italia ed è risaputo che se ne vogliono andare altrove. Attrezziamoci allora, perché possano andare dove vogliono. Credo che questo darà anche la possibilità di un futuro più sereno. Come per Cristo la tomba durò soltanto tre giorni, dopo di che la pietra fu tolta, che anche certe tombe dei nostri cuori possano vedere tolta la loro pietra e quindi rivedere la luce; che chi arriva qui possa non ripetere l’esperienza del Cristo, che quando volle nascere, finì in una mangiatoia, perché non c’era posto per lui; che finalmente questa storia cambi. E questa storia può cambiare se la Chiesa e le istituzioni, la politica, insieme, allargheranno i cuori, interrogandosi sul futuro, e riuscendo a trovare, anche in questi uomini, una risposta ad un futuro diverso.

    inizio pagina

    Decreto Lavoro, Padoan: farà aumentare l’occupazione. Critiche di Ncd e Scelta Civica

    ◊   Comincia oggi in aula la discussione sul Decreto Lavoro, uno dei nodi cruciali delle riforme annunciate dal premier Renzi. Il testo, su cui il governo potrebbe porre la fiducia, deve essere convertito in legge entro il 19 maggio. E’ stato già modificato ma è ancora bersaglio di critiche da diversi partiti, tra cui Nuovo Centro Destra e Scelta Civica. Tra i punti più controversi l’abbassamento da 8 a 5, nell’arco di 36 mesi, delle proroghe per i contratti a termine. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il Decreto Lavoro farà aumentare l’occupazione. Il commento dell’economista Alberto Quadrio Curzio:

    “E’ una buona soluzione perché, da un lato, flessibilizza la gestione dei contratti a tempo determinato, facilitando in tal modo le assunzioni, (appunto a tempo determinato) con particolare riferimento ai giovani, che rappresentano l’emergenza del momento; da un altro lato, non è una liberalizzazione con un carattere di anarco-liberismo che, certamente, non sarebbe coerente con gli impianti della normativa di lavoro del nostro Paese”.

    Ma i dati diffusi dall’Istat sono allarmanti: in Italia oltre un milione e 130 mila famiglie, tra cui 491 mila composte da coppie con figli, non percepiscono redditi da lavoro. Tutti i componenti attivi di questi nuclei, ovvero quelli che potrebbero partecipare al mercato del lavoro, sono disoccupati. Per alcune di queste famiglie le uniche fonti di reddito provengono da rendite da affitti o da indennità di disoccupazione. A preoccupare è anche l’andamento percentuale del dato. Il numero delle famiglie dove tutti i membri sono in cerca di occupazione, risulta in crescita del 18,3% rispetto al 2012. A soffrire di più è il Mezzogiorno ma l’incremento percentuale riguarda tutto il Paese. Ancora Quadrio Curzio:

    “Il problema della crisi che l’Italia sta vivendo, è di natura molto seria ed è un problema che trova condivisione nella situazione grave di vari altri Paesi europei, cosiddetti periferici. Il contesto nel quale l’Europa sta gestendo le sue politiche economiche è un contesto criticabile. E mi auguro che le elezioni europee portino al successo delle forze europeiste ma allo stesso tempo adeguatamente improntate ad una politica di sviluppo e di crescita che riassorba la disoccupazione”.

    Ed oggi, intanto, debutta lo “spesometro”, lo strumento a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per tracciare il profilo fiscale dei contribuenti italiani. Il controllo riguarda gli acquisti effettuati nel 2013 per un importo, pari o superiore a 3.600 euro, su varie voci di spesa, tra cui automobili, gioielli e viaggi. Quadrio Curzio:

    “Andrà valutato sulla base dell’esperienza che si potrà verificare nel corso del tempo. In linea di principio è uno strumento giusto e, di fatto, – ripeto – la sperimentazione ci dirà se è adeguato alla situazione italiana. E se, da un lato, consente di ridurre l’evasione, ma da un altro lato non impianta una macchina complessa, anche per la tipologia dei contribuenti, che sono contribuenti leali. Il problema dell’evasione in Italia rimane grave - 100 miliardi circa di imposte evase – ma c’è da chiedersi quali siano le modalità che possano efficacemente portare al recupero di questa evasione. Aspettiamo, dunque, e vediamo se funziona questo meccanismo”.

    Inevitabilmente cambiano anche le dinamiche di consumo. Secondo studi di Unimpresa, cinque famiglie su sette, nel primo trimestre di quest’anno, si sono recate almeno una volta al discount per risparmiare. Consumi in calo anche nel periodo di Pasqua, con una riduzione del 13,8 %.

    inizio pagina

    A Roma il Ritratto di Cristo ispirato alla Sindone e dipinto con pigmenti invisibili

    ◊   Un’opera artistica ispirata alla Sacra Sindone offerta al pubblico per contemplare la Passione di Gesù. E’ il “Ritratto di Cristo” realizzato su tessuto spigato dalla pittrice Veronica Piraccini ed esposto nella Chiesa romana di San Paolo alla Regola fino al prossimo 3 maggio. Innovativa la tecnica dei pigmenti invisibili, che si rivelano all’occhio solo se “toccati” da una luce nera. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Un telo di lino bianco di circa 4 metri. La luce illumina i pigmenti invisibili, tecnicamente chiamati "impercettibili", lasciati sulla stoffa dal pennello di Veronica Piraccini ed ecco apparire un ritratto di uomo a grandezza naturale in tre dimensioni, visto davanti e di dietro. I segni delle ferite sul corpo lo identificano: è Gesù. La pittrice si è lasciata ispirare dalla contemplazione della Sacra Sindone di Torino ed ha affidato alla luce il compito di mostrare al visitatore il corpo di Cristo.

    R. - Mi sono affidata alla luce, senza dubbio. Già dal ’95 ho elaborato questi pigmenti che, uniti a delle sostanze e a dei leganti, sono riuscita a utilizzare per alcune pitture. Le ferite si vedono come se il Corpo fosse lì, come se dalla Sindone si fosse materializzato il Corpo di nostro Signore.

    D. - Questi pigmenti invisibili, questa tecnica utilizzata permette una visione tridimensionale…

    R. - E senza gli occhiali che si usano per i film, a occhio nudo. In quanto la Sindone è tridimensionale, però è monocromatica praticamente. Applicando questi colori sulle stesse forme è venuta fuori una tridimensionalità, che già la Sindone suggerisce e che con i colori si accentua.

    Con la stessa tecnica, sempre a Roma, ma nella Chiesa di sant’Anastasia, Veronica Piraccini ha realizzato una riproduzione fedele della Sacra Sindone…

    “E’ un dipinto che nasce per contatto dalla Sindone, quindi il risultato è speculare all’immagine di inizio. Tutto il dipinto, che rivela il Signore, lo rivela attraverso le ferite, che ho tradotto sia in blu che in rosso e poi in incarnato e dorato tutto l’alone del Corpo".

    Due opere di grande suggestione da un punto di vista artistico e spirituale, in questi giorni in cui la Liturgia ci invita a contemplare il Mistero della Passione di Cristo.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Beatificazione di padre Giuseppe Girotti: morì nel lager di Dachau per aver aiutato gli ebrei

    ◊   Sarà beatificato sabato prossimo ad Alba, in provincia di Cuneo, in Piemonte, padre Giuseppe Girotti, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati predicatori. A rappresentare il Santo Padre sarà il card. Giovanni Coppa, nativo di Alba. Padre Girotti fu uno dei 1500 preti morti nel lager di Dachau. Nato ad Alba il 15 luglio 1905, da famiglia poverissima, fu ordinato prete nell’ordine dei Domenicani nel 1930. Negli anni 1932-1934 perfezionò gli studi biblici a Gerusalemme alla scuola di padre Lagrange e conseguì il titolo di «Prolita in Sacra Scrittura» a Roma, davanti alla Pontificia Commissione Biblica. Quindi, docente di Sacra Scrittura nello Studium domenicano di S. Maria delle Rose in Torino, dove nel 1938 pubblicò un commento ai Libri Sapienziali. Infatti, nel 1937 era stato incaricato di continuare il commento alla Sacra Bibbia, iniziato dal confratello Marco Sales. Sospeso nel 1939 dall’insegnamento e sorvegliato dal regime per il suo atteggiamento antifascista, fu trasferito nel convento di S. Domenico. Con l’occupazione tedesca dell’Italia dopo l’8 settembre 1943, la situazione degli ebrei divenne drammatica: l’ordinanza del 30 novembre della Repubblica Sociale stabilì l’arresto e l’internamento di tutti gli ebrei. La parola d’ordine nel mondo cattolico, lanciata dallo stesso Pio XII, era di aiutare e salvare gli ebrei. Padre Girotti non sottrasse al dovere morale di prestare aiuto agli ebrei perseguitati. Tradito, cadde in un tranello tesogli dalla polizia nazifascista, tramite una telefonata, sotto il pretesto di accompagnare – perché ferito – uno dei figli del prof. Diena, ebreo, nella casa del papà sulla collina torinese. Uscì dal convento il 29 agosto 1944 e non vi fece più ritorno. Fu trasferito nel lager di Dachau: era il 9 ottobre 1994. Qui, padre Girotti attinse forza morale e spirituale dalla lettura e dalla meditazione della Bibbia, avuta da un pastore luterano, perché aveva intenzione di pubblicare il commento del profeta Geremia. Un’epidemia che infierì a partire dal mese di dicembre decimò gli internati. Padre Girotti non resse: dimagriva a vista d’occhio, dolori reumatici e gonfiore alle gambe sempre più pronunciati. Portato in infermeria, gli fu diagnosticato un carcinoma. Probabilmente la sua morte repentina è da attribuire a una iniezione. Le sue ultime parole ascoltate furono quelle dell’Apocalisse: “Maràna thà. Vieni Signore Gesù!” Era la Pasqua del 1° aprile 1945. Una mano ignota scrisse a matita, presso il suo giaciglio: San Giuseppe Girotti. Nel registro di Dachau si legge: «Ragione dell’arresto: aiutò gli ebrei». E’ stato sepolto nella fossa comune di Leitenberg.

    inizio pagina

    Il card. Sepe a Mosca per incontrare il Patriarca Kirill

    ◊   Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, inizia oggi una visita a Mosca per incontrare Kirill, patriarca della Chiesa ortodossa russa. Il porporato sarà accompagnato da oltre 50 pellegrini con una larga presenza di sacerdoti. Per l’arcivescovo di Napoli – riferisce l’Agenzia Sir - non è la prima visita alla Chiesa ortodossa russa in quanto già il 1° ottobre 2008 a Mosca ebbe un incontro con il patriarca Alessio II, mentre nell’ottobre del 2007 a Napoli incontrò Kirill, al quale consegnò le chiavi di una chiesa del Corso Umberto, presso l’Università, della quale la diocesi di Napoli fece dono alla Chiesa ortodossa russa. Fin dal suo arrivo a Napoli a luglio del 2006 il card. Sepe ha sempre sviluppato il suo impegno pastorale verso il dialogo interculturale e interreligioso tanto che volle a Napoli a ottobre del 2007 il grande incontro di preghiera e di pace di tutti i capi delle confessioni religiose del mondo promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Il card. Sepe donerà al patriarca Kirill una scultura in terracotta, patinata “a bronzo” come si usava nel 1600, raffigurante San Gennaro, che reca in mano il Vangelo sul quale poggiano due ampolle.

    inizio pagina

    Senegal. Il cardinale Sarr denuncia “le schiavitù” dei tempi moderni

    ◊   Denaro, alcool, droga, pornografia: sono queste “le schiavitù” dell’epoca contemporanea. A denunciarle è stato il card. Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, in Senegal, in un messaggio diffuso per il periodo pasquale. Al contempo, il porporato ha messo in guarda i fedeli dal un certo “lassismo”, da una “mancanza di rigore” nei comportamenti, dalla “assenza di rispetto del bene comune”, così come dal “credere a quelle forze occulte che coltivano la paura, il sospetto e diffidenza negli altri”. L’arcivescovo di Dakar ha, inoltre, condannato l’odio etnico che ha portato nella società “l’indifferenza, il disprezzo e la violenza”. Di qui, il richiamo a non dimenticare coloro che “vivono nella paura, nella disperazione, in solitudine o in guerra” e l’invito a “liberarsi dalla schiavitù del male, del denaro, dell’ingiustizia e della menzogna”. Infine, il porporato ha ricordato ai fedeli che “essere cristiani equivale ad essere rispettosi del proprio Battesimo per aprirsi sempre a Dio, per amarlo e per guardare agli altri non come a dei nemici, ma come a dei fratelli”. (A cura di Isabella Piro)

    inizio pagina

    Argentina. L’arcivescovo di Tucumán: tutelare il diritto naturale alla vita del nascituro

    ◊   “La Chiesa, fedele al mandato del Signore, non si stancherà mai di annunciare il Vangelo della Vita e di denunciare ogni tentativo di giustificare la morte dei più innocenti: i nascituri”. Questa la dichiarazione di mons. Alfredo Zecca, arcivescovo di Tucumán, in Argentina, diffusa in occasione del tempo pasquale. “Chiediamo al Signore – scrive il presule – che ci faccia riflettere, come cristiani e come cittadini, specialmente coloro che hanno maggiori responsabilità istituzionali, affinché troviamo il coraggio di affrontare, tutti insieme, queste sfide”. Di qui, l’interrogativo posto da mons. Zecca: “Possiamo, come argentini, vantarci di essere pionieri nella difesa dei diritti umani quando non rispettiamo il più fondamentale tra essi, ovvero quello alla vita umana, sacra, inviolabile dal concepimento fino alla morte naturale?”. Quindi, l’arcivescovo di Tucumán mette in guardia da una “cultura della morte” che sembra dilagare nel Paese, comprovata anche dal diffondersi della tossicodipendenza, soprattutto fra i giovani, e dalla crescente violenza legata a forme di “giustizia privata”. “Che il peccato ceda il passo alla grazia – conclude il presule – la luce alle tenebre, la morte alla vita!”. (I.P.)

    inizio pagina

    Dal 30 aprile al 9 maggio la 52.ma plenaria dei vescovi brasiliani

    ◊   “Comunità di comunità: una nuova parrocchia”: sarà questo il tema principale della 52.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale brasiliana (CNBB) in programma dal 30 aprile al 9 maggio ad Aparecida. Al centro dei lavori, ai quali parteciperanno più di 300 vescovi, saranno anche altre questioni importanti che riguardano la vita della Chiesa e l’attuale situazione socio-politica in Brasile. In primo piano vi saranno la preparazione del prossimo Sinodo straordinario dei Vescovi sulla famiglia e la nuova evangelizzazione a ottobre; l’Enciclica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”; l’approvazione e l’attuazione del piano pastorale della Conferenza episcopale (Direttrici Generali dell’Azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile - DGAE) per il quadriennio 2015-2018 e i frutti della Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro. Altri punti all’esame dei vescovi brasiliani saranno la questione agraria; il ruolo dei laici nella Chiesa e nella società brasiliana e la discussione di un documento della CNBB sulla realtà sociale del Brasile in vista delle prossime elezioni presidenziali il 5 ottobre. Nel programma dei lavori, inoltre, la presentazione dei rapporti delle Commissioni episcopali e di altri organismi della CNBB e riunioni dei presidenti delle dei Consigli episcopali regionali. I vescovi ascolteranno poi una relazione del presidente del Consiglio Indigenista Missionario (CIMI) sulla situazione delle popolazioni indigene in Brasile, e una sulle celebrazioni del terzo centenario della scoperta dell’immagine della Vergine ad Aparecida nel 2017. A margine dell’assemblea i presuli parteciperanno, il 3 maggio, a un ritiro spirituale presieduto da mons. Bruno Forte arcivescovo di Chieti-Vasto, mentre il 4 maggio concelebreranno una solenne Messa nel Santuario di Aparecida per la canonizzazione di San José Anchieta, l’Apostolo del Brasile elevato agli onori degli altari da Papa Francesco il 3 aprile. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    Tragedia sull'Everest. Gli sherpa sospendono le scalate per quest'anno

    ◊   Gli Sherpa nepalesi hanno stabilito di sospendere per quest’anno le spedizioni sull’Everest. La decisione è giunta al termine di una lunga riunione organizzata in seguito alla tragedia di venerdì scorso, la più grave di sempre, in cui 13 guide sono state travolte da una valanga durante una ricognizione sulla montagna più alta del mondo. “Abbiamo deciso di non fare più scalate quest'anno per onorare i nostri fratelli morti", ha spiegato uno degli sherpa, Tulsi Gurung. Gli sherpa erano in trattativa con il governo nepalese a cui avevano lanciato un ultimatum per ottenere aumenti salariali e una revisione degli indennizzi pagati dalle assicurazioni. Ora, però, hanno deciso che in ballo non ci sono solo i soldi ma anche la solidarietà con le vittime e i loro familiari. Gli sherpa guadagnano dai 3.000 ai 6.000 dollari a stagione ma la loro copertura assicurativa in caso di incidenti è giudicata assolutamente inadeguata. Dal 1953, anno della prima scalata di Edmund Hillary e Tenzing Norgay, sulla vetta di 8.848 metri sono morte più di 300 persone, in gran parte sherpa.

    inizio pagina

    Conferenza internazionale a Berlino sulle malattie rare, 30 milioni di persone coinvolte nell’Ue

    ◊   “Anche se queste malattie sono definite ‘rare’, il numero delle persone che ne soffrono o che sono coinvolte indirettamente sono 30 milioni in Europa. Infatti, esse non colpiscono solo i malati, ma anche le loro famiglie, gli amici, il personale di cura” e “la società nel suo insieme”. Sulla base di questo dato, la Commissione si è fatta co-promotrice di una Conferenza internazionale per i giorni 8-10 maggio a Berlino che pone al centro dell’attenzione le malattie rare, di ogni tipo, in relazione ai sistemi di cura, alla ricerca, al sostegno alle famiglie e ai diversi altri aspetti del problema. “Saranno coinvolti tutti gli attori interessati”, quindi poteri pubblici, medici, ricercatori, pazienti e rappresentanti delle famiglie e delle industrie farmaceutiche, nonché degli istituti sanitari dei Paesi dell’Unione. Oltre un centinaio i relatori in diversi panel: saranno fra l’altro presentati gli ultimi sviluppi delle ricerche relative ai numerosissimi tipi di malattie rare sinora conosciute. L’Ue ha aperto diverse linee di ricerca con fondi comunitari in questo ambito della medicina. Saranno poste a confronto buone pratiche per quanto attiene le cure sui pazienti e il sostegno (materiale, economico, psicologico) alle famiglie. La Commissione ricorda: “Dato che i pazienti sono una minoranza sul totale dei malati, spesso mancano di adeguata attenzione da parte pubblica”. Per informazioni: http://www.rare-diseases.eu/.

    inizio pagina

    Svizzera. Successo della Campagna ecumenica di Quaresima

    ◊   Ha riscosso successo, grazie alla generosità dei fedeli, la Campagna ecumenica di Quaresima, svoltasi in Svizzera ed organizzata da “Azione di Quaresima” e “Pane per il prossimo”. Durata sei settimane, informano gli organizzatori, l’iniziativa ha raggiunto l’obiettivo desiderato, ovvero “sensibilizzare le persone sulle condizioni di vita e di lavoro di coloro che producono l’abbigliamento che noi acquistiamo e sulle conseguenze ambientali che tale produzione comporta”. In termini di cifre, la vendita di rose legata all’iniziativa ha portato mezzo milione di franchi svizzeri (pari a circa 400mila euro) che verranno destinati a progetti di solidarietà in Paesi come il Bangladesh o il Burkina Faso, dove la produzione di capi di vestiario è spesso legata a condizioni lavorative difficili e all’uso di pesticidi nella coltivazione del cotone. Inoltre, nelle panetterie elvetiche, sono stati venduti circa 120mila “panini della condivisione”, mentre 10mila persone hanno già firmato la petizione, indirizzata al Consiglio federale svizzero, affinché, a livello nazionale, si garantiscano acquisti di materiale prodotto secondo giuste condizioni lavorative. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 112

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.