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Sommario del 27/09/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: il cristiano non evita la Croce ma porta le umiliazioni con gioia e pazienza
  • Il Patriarca Youhanna dal Papa: inaccettabile un Medio Oriente senza cristiani
  • Il Papa riceve il direttore dell'Opac: armi chimiche non hanno posto nel mondo
  • Congresso sulla catechesi in Vaticano, l'intervento di mons. Sequeri. Oggi l'incontro col Papa
  • Il Papa riceve mons. Müller e nomina il nuovo arcivescovo della diocesi francese di Metz
  • Tweet del Papa: la fede è un dono di Dio che ci viene dato nella Chiesa e attraverso la Chiesa
  • Mons. Mamberti all'Onu: è giunta l'ora di eliminare le armi nucleari dal pianeta
  • Giornata mondiale del Turismo su tutela dell'acqua. Card. Vegliò: questione cruciale
  • 2 ottobre, pellegrinaggio del dicastero degli Operatori sanitari alla città natale di S. Camillo de Lellis
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: accordo Onu per eliminare armi chimiche. Martedì avvio delle ispezioni
  • Crisi in Grecia: costretta a chiudere l'antica Università di Atene
  • Tunisia: altro rapper condannato, governo contro artefici della primavera araba
  • Sbarco record di bambini siriani in Italia. Il card. Romeo: l'accoglienza sia vero accompagnamento
  • Cei. Mons. Crociata: lavorare per garantire stabilità nel Paese
  • Gino Bartali "giusto" tra le Nazioni, salvò almeno 800 ebrei dalla deportazione
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Integralisti islamici attaccano due chiese nel nord della Siria
  • Sri Lanka, Navi Pillay: allarmanti attacchi contro chiese e moschee
  • Pakistan, cristiani chiedono indagine su traffico d’organi dopo l’attentato a Peshawar
  • Le Caritas all’Onu: necessario un nuovo piano per sradicare la fame nel mondo
  • Kenya: attentato Westgate, mandato di cattura Interpol per una donna
  • Pakistan: bomba su bus di impiegati, 17 morti
  • Brasile. Mobilitazione nazionale degli indigeni in difesa dei propri diritti
  • Giappone: Fukushima, nuovo trattamento per acqua radioattiva
  • India: collassa palazzo a Mumbai, 5 morti e 30 dispersi
  • Cina. Le Missionarie francescane del Sacro Cuore di Gesù compiono 90 anni
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: il cristiano non evita la Croce ma porta le umiliazioni con gioia e pazienza

    ◊   La prova per capire se si è cristiani sta nella “capacità di portare con gioia e pazienza le umiliazioni”. Papa Francesco ha sottolineato questo aspetto della vita di fede nell’omelia della Messa celebrata questa mattina in Casa Santa Marta. Il Papa ha messo nuovamente in guardia dalla “tentazione del benessere spirituale”, che impedisce di amare Cristo con tutto se stessi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Sì, “ma fino a un certo punto”. Il pericolo della tiepidezza, di una fede fatta di calcoli e passi trattenuti, è sempre dietro l’angolo. E Papa Francesco la snida con il consueto argomentare, che non lascia spazio a scuse. Punto di partenza, il Vangelo di Luca, nel brano in cui Gesù chiede prima ai discepoli cosa dica la gente di Lui e poi cosa dicano loro stessi, fino alla risposta di Pietro: “Il Cristo di Dio”. “Questa domanda è rivolta anche a noi”, osserva il Papa, che elenca subito dopo una serie di risposte dalle quali trapela l’essenza di una fede matura per metà. “Per te chi sono io? Il padrone di questa ditta, un buon profeta, un buon maestro, uno che ti fa bene al cuore?” – che pure è “tutto vero”. Sono “Uno che cammina con te nella vita, che ti aiuta ad andare avanti, a essere un po’ buono?”. Sì, è vero, ma non finisce lì:

    “E’ stato lo Spirito Santo a toccare il cuore di Pietro per dire chi è Gesù. Se è il Cristo, il Figlio di Dio vivo, è un mistero, eh? Chi può spiegare quello... Ma Lui l’ha detto. E se ognuno di noi, nella sua preghiera, guardando il Tabernacolo, dice al Signore tu: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo', primo non può dirlo da se stesso, deve essere lo Spirito Santo a dirlo in lui. E, secondo, preparati, perché Lui ti risponderà: ‘E’ vero’”.

    Alla risposta di Pietro, Gesù chiede di non rivelarlo a nessuno e poi annuncia la sua Passione, la sua morte e la sua Risurrezione. E qui, Papa Francesco ricorda la reazione del capo degli Apostoli, descritta nel Vangelo di San Matteo, che dichiara: “Questo non ti accadrà mai”. “Pietro – commenta il Papa – si spaventa, si scandalizza”, né più né meno di tanti cristiani che dicono: “Mai ti succederà questo! Io ti seguo fino a qui”. Un modo, cioè – pungola Papa Francesco – di “seguire Gesù per conoscerlo fino a un certo punto”:

    “E questa è la tentazione del benessere spirituale. Abbiamo tutto: abbiamo la Chiesa, abbiamo Gesù Cristo, i Sacramenti, la Madonna, tutto, un bel lavoro per il Regno di Dio; siamo buoni, tutti. Perché almeno dobbiamo pensare questo, perché se pensiamo il contrario è peccato! Ma non basta con il benessere spirituale fino ad un certo punto. Come quel giovane che era ricco: voleva andare con Gesù, ma fino ad un certo punto. Manca quest’ultima unzione del cristiano, per essere cristiano davvero: l’unzione della croce, l’unzione dell’umiliazione. Lui umiliò se stesso fino alla morte, morte di tutto. Questa è la pietra di paragone, la verifica della nostra realtà cristiana: sono un cristiano della cultura del benessere? Sono un cristiano che accompagna il Signore fino alla croce? Il segno è la capacità di portare le umiliazioni”.

    Lo scandalo della Croce continua però a bloccare molti cristiani. Tutti – constata Papa Francesco – vogliono risorgere, ma “non tutti” intendono farlo per la strada della Croce. E anzi, si lamentano dei torti o degli affronti subiti, comportandosi all’opposto di ciò che Gesù ha fatto e chiede di imitare:

    “La verifica se un cristiano è un cristiano davvero è la sua capacità di portare con gioia e con pazienza le umiliazioni; e come questa è una cosa che non piace... ci sono tanti cristiani che, guardando il Signore, chiedono umiliazioni per assomigliare più a Lui. Questa è la scelta: o cristiano di benessere – che andrai al Cielo, eh?, sicuro ti salverai, eh? – o cristiano vicino a Gesù, per la strada di Gesù”.

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    Il Patriarca Youhanna dal Papa: inaccettabile un Medio Oriente senza cristiani

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamani in Vaticano il Patriarca Greco Ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, Youhanna X. Un incontro fraterno, dedicato in particolare alla difficile situazione in Siaria e Medio Oriente, come riferisce lo stesso Patriarca al microfono di Philippa Hitchen:

    R. – First of all I would like...
    Prima di tutto vorrei esprimere tutto il mio profondo, caloroso amore al nostro amato fratello in Cristo Papa Francesco. Porto nel mio cuore tutte le pene della nostra gente in Siria, in Libano, in Medio Oriente. Noi apprezziamo molto quello che ha fatto Sua Santità verso la nostra gente, la nostra Chiesa in Medio Oriente – in Siria, in Libano - specialmente il suo premere per trovare una soluzione per ristabilire la pace attraverso il dialogo e non la guerra.

    D. – Che impatto ha avuto l’iniziativa della preghiera e del digiuno per la Siria di Papa Francesco? Che impatto ha avuto sulla sua gente?

    R. – It was very important...
    E’ stato molto importante. Infatti, tutta la nostra gente ha pregato insieme quel giorno per la Siria, per il Medio Oriente, per la pace in tutto il mondo. E’ stato un messaggio molto importante per tutto il mondo e penso per tutti i governi, non solo per la gente comune, ma anche per gli Stati e i governi, per trovare una soluzione per la pace.

    D. – Lei è stato personalmente colpito da questo conflitto: suo fratello è stato rapito cinque mesi fa ad Aleppo, insieme ad alcuni metropoliti ortodossi siriani. Cosa ci può dire al riguardo?

    R. – Yes, yes. Unfortunately. We hope...
    Sì, sì, sfortunatamente. Speriamo e preghiamo, cercando a tutti i livelli, con il governo e con diverse persone, di trovare una soluzione a questa vicenda. Speriamo. Finora non abbiamo avuto nessuna notizia ufficiale o sicura sui nostri due fratelli, i due metropoliti.

    D. – Lei crede che siano ancora vivi?

    R. – We hope. We hope...
    Noi lo speriamo. Lo speriamo, sì.

    D. – Ha potuto discutere di questo con il Santo Padre?

    R. – Yes, yes, absolutely...
    Sì, sì, assolutamente. Abbiamo discusso di molti argomenti e temi. Prima di tutto ho espresso tutto il mio amore, il mio amore fraterno, a Sua Santità personalmente e tutto l’amore della nostra Chiesa di Antiochia, della Chiesa ortodossa, alla Chiesa cattolica. Come lei sa, sempre, nella storia, abbiamo avuto buoni rapporti e abbiamo cooperato con la Chiesa cattolica, con la Città del Vaticano. Per quanto riguarda l’unità, la nostra unità dei cristiani, come lei sa nel dialogo tra gli ortodossi e la Chiesa cattolica proviamo a fare - e vogliamo fare - quello che si può, tutti insieme. Questo è il desiderio di Sua Santità ed anche il nostro desiderio. Abbiamo parlato anche sulla presenza dei cristiani in Medio Oriente: è una questione molto importante al momento, perché molta nostra gente ha lasciato la Siria, il Libano per altri Paesi. Non possiamo accettare un Medio Oriente senza il volto di Cristo.

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    Il Papa riceve il direttore dell'Opac: armi chimiche non hanno posto nel mondo

    ◊   Pieno sostegno al lavoro e all’impegno umanitario dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Opac) e una nuova esortazione alla comunità internazionale perché rigetti compatta questo tipo di armamenti. È quanto ha espresso Papa Francesco al direttore generale dell’Opac, Ahmet Üzümcü, ricevuto in udienza questa mattina in Vaticano. Dal canto suo, riferisce un comunicato ufficiale dell’Opac, Üzümcü ha illustrato al Papa il lavoro della struttura da lui diretta, in particolare “le attività critiche assegnate all'Organizzazione in Siria per verificare l’eliminazione delle sue armi chimiche”.

    In sintonia con la “particolare fermezza” nella condanna delle armi chimiche riaffermata da Papa Francesco all’Angelus del primo settembre scorso, è stato inoltre concordato che le tali armamenti non hanno alcun posto nel mondo e che la comunità internazionale deve continuare i propri sforzi per eliminarle e far sì che non possano mai riemergere. È stato anche sottolineato che un passo cruciale in questi sforzi è quello di raggiungere l'universalità della Convenzione sulle armi chimiche, e che la scienza chimica può essere utilizzata solo per scopi pacifici al servizio dell’umanità.

    La Santa Sede intrattiene rapporti formali con l’Opac attraverso il suo osservatore permanente, il nunzio all’Aja, l’arcivescovo André pierre Louis Dupuy. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Congresso sulla catechesi in Vaticano, l'intervento di mons. Sequeri. Oggi l'incontro col Papa

    ◊   Papa Francesco incontra oggi alle 17.00 i partecipanti al Congresso Internazionale sulla Catechesi organizzato nell'Aula Paolo VI, in Vaticano, nell’ambito dell’Anno delle Fede. Un evento che vuole fare il punto sui metodi e i linguaggi da usare per trasmettere la fede alle nuove generazioni. Stamani è intervenuto mons. Pierangelo Sequeri, preside della Facoltà teologica dell'Italia settentrionale. Antonella Palermo gli ha chiesto quali consigli dare ai catechisti di oggi:

    R. – Il catechista invece di scegliere soltanto, per esempio, la frase che gli serve perché deve spiegare un’idea, si ricordi qual è la scena che rende comprensibili i Vangeli e intorno alla quale, appunto, i Vangeli parlano: Gesù, i discepoli, la folla. Quindi si ricordi che lui non parla né per dire semplicemente le cose che ha detto Gesù, perché se si dimentica i discepoli e la folla si dimentica il contesto che le fanno capire; non parla semplicemente per i discepoli, perché se la catechesi non è capace di parlare anche alla folla delle samaritane, dei pubblicani e di quant’altro, non ne succede niente, Gesù non lo fece; e non parla semplicemente alla folla, perché senta quello che le fa piacere sentire del cristianesimo, perché naturalmente segue passo passo quello che Gesù dice, quello che ai discepoli viene consegnato. Se tiene fermi questi tre elementi, può fare il suo discorso in continuità e, passo per passo, rendere comprensibile quegli aspetti delle parole e dei gesti di Gesù che chiedono di essere spiegati precisamente perché li si capisca: questo è soprattutto per i discepoli; questo è soprattutto per le folle; questo è per tutti; questa è una confessione dal cuore di Gesù che gli è venuta così. Allora tu sai collocare, capisci il testo al suo livello giusto e hai una lettura continua che trova la chiave della sua comprensione.

    Sul linguaggio della catechesi, ascoltiamo don Carlo Calvaruso, direttore dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Lecce:

    R. – Oggi molto ci giochiamo sui linguaggi e sulla comunicazione. La dottrina c’è, è consolidata. Anche a 20 anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e poi, nel nostro Paese, dal progetto catechistico italiano. Occorre mediarlo con nuovi linguaggi.

    D. – Ci faccia degli esempi?

    R. – Il linguaggio che i bambini e i ragazzi usano oggi è meno logico e più iconico: loro imparano a comunicare in maniera semplicemente diversa dalla nostra. Noi non possiamo dire che sia migliore o peggiore: ci nascono, sono i nativi digitali. Dunque il modo di esprimersi, che è più sintetico, più visivo e più colorato, e tutti questi linguaggi dovrebbero entrare non solo come tecnica, ma come nuova forma di narrazione nella catechesi, a partire dalle semplici forme relazionali, il valorizzare le relazioni in catechesi, contro lo stile scolastico.

    Questa la testimonianza di due catechiste presenti al Congresso:

    R. – Io vengo dalla diocesi di Monreale e mi occupo della catechesi dei ragazzi. Devo dire che riceviamo una linfa nuova, una vitalità e un desiderio di Dio, soprattutto negli ultimi anni, veramente importante e rilevante.

    R. – Dai bambini si riceve tanto. E’ forse molto di più quello che loro danno a noi!

    D. – In che termini?

    R. – Nei termini della semplicità, nei termini dell’immediatezza delle cose. Per cui viene la richiesta di un’essenzialità nella vita, nello sguardo dei fatti quotidiani, delle cose che avvengono quotidianamente. Sono loro che arricchiscono noi.

    D. – E forse, a volte, destabilizzano?

    R. – Sì, senz’altro. Questo senz’altro! Ci pongono continuamente dei dubbi…

    D. – Per esempio…

    R. – Guardi di tutto. A proposito della Chiesa, a proposito della sessualità… Tutti i temi che oggi sono all’ordine del giorno. Soprattutto i ragazzi e gli adolescenti ce li pongono quotidianamente e vogliono e pretendono delle risposte esaurienti, non sicuramente vaghe. E questo ci mette alla prova ogni giorno!

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    Il Papa riceve mons. Müller e nomina il nuovo arcivescovo della diocesi francese di Metz

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza mons. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    In Francia, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Metz, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Pierre Raffin. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Jean-Christophe Lagleize, finora vescovo di Valence. Mons. Lagleize è nato il 7 novembre 1954 a Soisy-sous-Montmorency (Val d’Oise), allora diocesi di Versailles. Ha compiuto gli studi primari ad Eaubonne, e successivamente nel Seminario Minore di Montmagny, diocesi di Versailles. Ha frequentato la Scuola Commerciale di Saint-Nicolas a Parigi, concludendo gli studi con il Diploma in Contabilità ed esercitando la professione per due anni. Accolto nell’arcidiocesi di Bourges da S.E. Mons. Vignancourt, allora Arcivescovo di Bourges, ha fatto gli studi filosofici presso il Seminario di Clermont-Ferrand e quelli teologici presso il “Centre d’Etudes et de Recherches Chrétiennes” ad Orléans. Dal 1987 al 1989 ha participato ai corsi supplementari di formazione presso l’“Institut Supérieur de Pastorale Catéchétique” (ISPC) di Parigi, conclusisi con la Licenza in Teologia. E’ stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1981 per l’arcidiocesi di Bourges. Dopo l’ordinazione, ha ricoperto i seguenti incarichi ministeriali: Vicario parrocchiale a Le Blanc (Indre), cappellano del Liceo agricolo di Vendoeuvres e Cappellano della base e caserma militare a Rosnay (1981-1989); Cappellano del Liceo “Léon XIII-Sainte–Solange” a Chateauroux, Cappellano militare, Delegato diocesano per la Pastorale d’Insegnamento Cattolico (1989-1992); Direttore diocesano aggiunto della Catechesi a Bourges (1992-2001) e nello stesso tempo, dal 1996, Direttore aggiunto del Centro Nazionale d’Insegnamento Religioso (CNER) a Parigi (per due mandati). Nominato Vescovo di Valence l’11 dicembre 2001, è stato consacrato il 23 febbraio successivo. In seno alla Conferenza Episcopale è membro del Consiglio per la Pastorale dei fanciulli e dei giovani.

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    Tweet del Papa: la fede è un dono di Dio che ci viene dato nella Chiesa e attraverso la Chiesa

    ◊   Il Papa ha lanciato oggi un nuovo tweet: “Noi non diventiamo cristiani con le nostre forze. – scrive - La fede è anzitutto un dono di Dio che ci viene dato nella Chiesa e attraverso la Chiesa”.

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    Mons. Mamberti all'Onu: è giunta l'ora di eliminare le armi nucleari dal pianeta

    ◊   “L’eliminazione completa delle armi nucleari è essenziale per rimuovere il pericolo di una guerra nucleare, obiettivo al quale dobbiamo dare la massima priorità”: è quanto ha affermato a New York mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, durante l'Incontro di alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sul disarmo nucleare. Il servizio di Sergio Centofanti:

    “La preoccupazione per la proliferazione delle armi nucleari in altri Paesi – ha detto in modo molto chiaro mons. Mamberti - suonerà vuota fintanto che gli Stati possessori di armi nucleari rimarranno attaccati alle proprie armi”. Cinque anni fa, il segretario generale aveva presentato un piano in cinque punti per il disarmo nucleare. “È ora che a questo piano – ha sottolineato il presule - venga dedicata la seria attenzione che merita” perché il mondo possa andare oltre “le tetre dottrine della distruzione reciproca certa”.

    “Adesso è imperativo – ha proseguito mons. Mamberti - che noi affrontiamo in modo sistematico e coerente i requisiti legali, politici e tecnici per un mondo libero da armi nucleari” iniziando al più presto il lavoro preparatorio per una Convenzione sull’eliminazione delle armi nucleari “graduale e verificabile”. Ma “l’ostacolo principale all’inizio di questi lavori – ha affermato - è la persistente adesione alla dottrina della deterrenza nucleare. Con la fine della guerra fredda, i tempi in cui questa dottrina poteva essere accettata sono ormai superati. La Santa Sede non ammette il proseguimento della deterrenza nucleare, poiché è evidente che sta favorendo lo sviluppo di armi sempre più nuove, impedendo così un disarmo nucleare autentico”. “È la dottrina militare della deterrenza nucleare, sostenuta politicamente dagli Stati possessori di armi nucleari – ha sostenuto con forza mons. Mamberti - che bisogna affrontare per spezzare la catena della dipendenza dalla deterrenza”.

    Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati ha quindi affermato che non si può giustificare “la continuazione di una politica di deterrenza nucleare permanente, data la perdita di risorse umane, finanziarie e materiali in un tempo in cui scarseggiano i fondi per la salute, l’educazione e i servizi sociali in tutto il mondo, e dinanzi alle attuali minacce alla sicurezza umana, quali la povertà, i cambiamenti climatici, il terrorismo e i crimini transnazionali. Tutto ciò dovrebbe farci riflettere sulla dimensione etica e la legittimità morale della produzione delle armi nucleari, della loro elaborazione, sviluppo, accumulo e uso, nonché della minaccia di usarle. Dobbiamo evidenziare di nuovo - ha ancora rilevato - che le dottrine militari basate sulle armi nucleari quali strumento di sicurezza e di difesa di un gruppo elitario, in una esibizione di potere e supremazia, ritardano e mettono a repentaglio il processo di disarmo nucleare e di non proliferazione”.

    “È ora di contrastare la logica della paura con l’etica della responsabilità – ha concluso mons. Mamberti - alimentando un clima di fiducia e di dialogo sincero, capace di promuovere una cultura di pace, fondata sul primato del diritto e del bene comune, attraverso la cooperazione coerente e responsabile di tutti i membri della comunità internazionale”.

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    Giornata mondiale del Turismo su tutela dell'acqua. Card. Vegliò: questione cruciale

    ◊   “Turismo e acqua: proteggere il nostro comune futuro”: è questo il tema della 34.ma Giornata mondiale del turismo, che si celebra oggi. Per l’occasione, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha diffuso un messaggio in cui si invita il turismo a un uso responsabile ed etico dell’acqua e del Creato in generale. Fausta Speranza ha intervistato il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio Migranti e Itineranti:

    R. – Il tema dell’acqua è cruciale, è importante per il settore turistico e rappresenta tanto un bene quanto una risorsa. Tuttavia, il turismo può essere anche nemico dell’acqua, facendone ad esempio un uso inadeguato.

    D. – Magari i turisti beneficiano di un bene a scapito delle necessità della popolazione locale...

    R. – Qualche volta accade. D’altra parte, il turismo porta soldi e viene da investire nel turismo. C’è però il problema se a pagare è la popolazione locale. Se tutti fossimo più attenti, l’acqua forse ci sarebbe per tutti. Invece, molte volte ci sono persone che ne consumano tanta e non sanno che l’acqua è preziosa. Noi parliamo sempre del petrolio, ma anche l’acqua è molto preziosa. E sappiamo come questo problema sia sentito, soprattutto nel Medio Oriente.

    D. – L’acqua è una risorsa primaria ed essenziale e, purtroppo, si intravedono anche possibili guerre per l’acqua. Però, l’acqua è anche simbolicamente importante...

    R. – Certo. L’acqua è un dono di Dio e come tale va custodita. In questa linea, invitiamo anche a coltivare un atteggiamento di ascolto, in modo da poter scoprire che l’acqua ci parla del suo Creatore e ci ricorda la sua storia di amore per l’umanità. A questo punto, ricordiamo il simbolismo dell’acqua nella liturgia. A nessuno sfugge come sia importante nel Battesimo, ad esempio. Nella riflessione etica sottolineiamo la responsabilità della Chiesa attraverso il Creato, anzi di una responsabilità da far valere anche in pubblico. La Dottrina sociale della Chiesa insiste, a questo punto, dicendo che il diritto all’acqua è un diritto universale e inalienabile. Con parole care al Papa Francesco, invitiamo a essere custodi del Creato. Nel Messaggio, affrontiamo anche la necessità di un cambiamento di atteggiamenti, di azioni, di mentalità. Assieme alla sobrietà, all’autodisciplina, alla prudenza e al senso del limite è importante maggiore determinazione da parte di tutti – sia i turisti che la usano, sia i politici che debbono dare delle norme, delle leggi – ed è importante che questa determinazione si concretizzi in impegni vincolanti, in impegni precisi e verificabili.

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    2 ottobre, pellegrinaggio del dicastero degli Operatori sanitari alla città natale di S. Camillo de Lellis

    ◊   Un pellegrinaggio alla volta della città che il 25 maggio 1550 diede i natali all’uomo che rivoluzionerà il concetto cristiano di assistenza ai malati. Con questa intenzione il Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari si recherà il 2 ottobre da Bucchianico, cittadina nei pressi di Chieti, dove da dove cominciò l’avventura terrena di S. Camillo de Lellis, del quale l’Anno giubilare camilliano in corso sta celebrando i 400 anni dalla morte, avvenuta a Roma il 14 luglio 1614. Vogliamo “recuperare l’originalità dell’intuizione di San Camillo e della sua famiglia religiosa, per riproporla con rinnovato slancio nel mondo di oggi”, spiega in un comunicato alla vigilia del pellegrinaggio il capo del dicastero vaticano, l’arcivescovo Zygmunt Zimowski. Che osserva ancora: “Raggiungere in pellegrinaggio la terra natale di uno dei Santi che ha dato impulso al carisma della carità e della misericordia verso gli infermi sta a significare per il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari che l’impegno ad evangelizzare in questo ambito specifico della pastorale non è mai esaurito”. Inoltre, soggiunge “ripercorrere le tappe storiche che hanno portato San Camillo ad essere lui stesso segnato, prima della conversione e poi durante tutta la sua vita, dal mistero del dolore, costituisce un richiamo a non limitare l’azione pastorale all’offrire consolazione e sostegno professionale agli ammalati, ma a riconoscerli loro stessi artefici e protagonisti di evangelizzazione, come ne dà testimonianza anche un giovane camilliano, il Venerabile Nicola D’Onofrio, sepolto nel santuario di Bucchianico”.

    Il pellegrinaggio – informa la nota – inizierà alle 10.30 del 2 ottobre nella Sala consiliare del Municipio di Bucchianico, con l’accoglienza da parte del sindaco e delle autorità locali, e proseguirà alle 11 con la concelebrazione eucaristica nel Santuario dedicato a San Camillo, alla quale parteciperanno l’arcivescovo di Chieti mons. Bruno Forte, le autorità locali e le Suore Figlie di San Camillo che operano nella chiesa di Santa Chiara a Bucchianico, oltre ad ammalati, familiari e personale dell’Unitalsi locale. Nel pomeriggio, è prevista una visita ai “luoghi camilliani” annessi al Santuario e alla tomba di Nicola d’Onofrio, dichiarato Venerabile il 5 luglio scorso da Papa Francesco. Con il pellegrinaggio del dicastero pontificio a Bucchianico riprendono – dopo la pausa estiva – gli appuntamenti dell’Anno giubilare camilliano, con cui, fino al 14 luglio 2014, si celebreranno i 400 anni dalla morte di San Camillo de Lellis. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per un mondo libero da armi nucleari: in prima pagina, l'intervento che l'arcivescovo segretario per i rapporti con gli Stati, Dominique Mamberti, ha pronunciato all'assemblea generale dell'Onu.

    Negli esteri, Pierluigi Natalia sulla condanna dell'ex presidente liberiano Charles Taylor e la fine dell'embargo per lo Zimbabwe.

    In cultura, Evelyne Maurice racconta la riforma della Curia attuata da Paolo VI, mentre Giovanni Cerro ricorda l'impegno del genetista milanese Adriano Buzzati-Traverso.

    La domanda di Papa Francesco alla messa a Santa Marta: cristiani del benessere o cristiani che seguono Gesù?

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: accordo Onu per eliminare armi chimiche. Martedì avvio delle ispezioni

    ◊   Un eventuale attacco alla Siria non sarà "automatico" in caso di inadempienza, ma servirà una nuova risoluzione dell'Onu. E non è comunque citato l'uso della forza. Sono i passaggi cruciali della bozza di risoluzione sul disarmo chimico della Siria, su cui hanno trovato l’accordo i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu. Tutti e 15 i Paesi dell’organismo Onu voteranno il testo in serata a New York. Il servizio di Marco Guerra:

    Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà alle 20 di New York, (le 2 di notte italiane), la bozza di risoluzione concordata tra Stati Uniti e Russia relativa alla distruzione degli arsenali chimici in possesso del regime di Damasco. Dopo una maratona negoziale di giorni, lo stesso ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha sottolineato che la risoluzione non richiede azioni sotto il capitolo VII della Carta dell'Onu (quello che lascia spazio all’intervento militare in caso di inadempienze), “ma stipula l'impegno assunto da Damasco con la sua adesione alla Convenzione”. Se ci sarà una violazione delle regole, potranno essere contemplate misure previste dal suddetto Capitolo, il che significa che, per consentire l’uso della forza, ci vorrà una nuova risoluzione. Sempre in serata, ma all’Aja, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche – il cui direttore generale è stato ricevuto oggi dal Papa – esaminerà “le norme e le regole di attuazione” del piano di disarmo, che prevede l’avvio delle ispezioni già dal prossimo martedì. Intanto, sul terreno è sempre più preoccupante la deriva integralista di alcune milizie ribelli: l’Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia l’attacco a due chiese cattoliche a Raqa, nel nord del Paese. Per un commento sull’accordo all’Onu, sentiamo Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze:

    R. – La Russia ha deciso un significativo passo contro il suo alleato siriano. Da questo momento in poi, visto che i cinque membri del Consiglio di sicurezza hanno firmato questa risoluzione, la pazienza di Putin verso azioni non concordate, unilaterali della Siria sta finendo. Un'eventuale ulteriore azione della Siria, nell’uso di questo tipo di armi, sarebbe sconfessare apertamente il suo patrono russo.

    D. – Da una parte, la Russia cede sulla difesa del suo alleato Assad; dall’alta però passa anche la sua linea contro un attacco diretto a Damasco…

    R. – L’attacco a Damasco non è scontato, ma quello che interessa essenzialmente alla Russia non è tanto difendere il suo alleato Assad, quanto contare ed essere presente come partner – uguale nello status agli americani – in qualunque grande questione sia in discussione.

    D. – Per gli Stati Uniti, che cosa significa questo accordo?

    R. - Per gli Stati Uniti, significa avere un possibile corso di azione abbastanza chiaro e quindi condiviso con altri Stati e con altre potenze, cosa che per altro anche Obama aveva ripetuto nei suoi ultimi discorsi.

    D. – Può cambiare qualcosa sul terreno in questo momento? Quale sarà l’atteggiamento di Damasco nel conflitto?

    R. – L’unica cosa che si sa di quello che succede di certo in Siria è l’estremo disordine militare e politico. Cambierà secondo l’uso che faranno delle armi cosiddette “convenzionali” – perché nulla vieta ai russi di continuare a rifornire Assad – e bisognerà anche vedere in che modo e su quali obiettivi il regime intenda usare queste armi considerate "normali".

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    Crisi in Grecia: costretta a chiudere l'antica Università di Atene

    ◊   La crisi economica colpisce anche la cultura e l’istruzione. L'Università di Atene, il più antico ateneo della Grecia e tra le più prestigiose di tutto l'est Europa, ha dovuto sospendere ogni attività. Fondata nel 1837, la celebre istituzione, che conta più di 50 mila studenti, ha subito gli effetti dei tagli eccessivi alla spesa pubblica così come richiesto ad Atene dalla troika, formata da Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. Giancarlo La Vella ne ha parlato con l’economista Francesco Carlà:

    R. – C’è un programma di tagli piuttosto severo, che fa parte di tutta l’attività di contenimento dei costi del settore pubblico, da parte del governo di Atene, per accedere ai noti finanziamenti del piano di salvataggio ed è prevista la chiusura di molte università periferiche ed anche un ridimensionamento piuttosto pesante dell’Università nella stessa capitale greca, atenei di una certa importanza e anche di una certa storia. Il Senato accademico dell’Università ha risposto a questa situazione in modo piuttosto netto il 23 settembre scorso, sostanzialmente promuovendo la sospensione di tutte le attività, in modo da poter far pressione sul governo di Atene, perché ridimensioni o elimini i tagli in specifico per l’Università di Atene.

    D. – A fronte di notizie che cominciavano ad essere abbastanza confortanti e riguardavano non solo la Grecia, ma anche altri Paesi, come la Spagna, questa insostenibilità di portare avanti l’attività universitaria è un elemento che riporta ad uno stato di preoccupazione forte...

    R. – E’ chiaro che in Grecia, in questo momento, è in corso una lotta intestina sui tagli, nel senso che la troika e il sistema di salvataggio prevedono di tagliare, altrimenti si smette di erogare denaro in aiuto. Adesso, quindi, lo scontro è ovviamente all’interno del Paese, soprattutto nel settore pubblico per stabilire: per prima cosa, con che criteri si taglia; secondo, che cosa si taglia, cioè chi non viene ridimensionato e chi, al contrario, viene ridimensionato di più. Bisogna considerare appunto che ci sono anche delle scadenze e che adesso la troika è di nuovo ad Atene, per un’ulteriore attività di revisione, perché è imminente lo sblocco della prossima tranche di aiuti. Insomma, questo è lo scenario in cui tutto ciò si svolge.

    D. – Per quanto sia grave una crisi economica, secondo lei, esistono delle attività su cui non si può assolutamente risparmiare: ad esempio, l’istruzione, la sanità...

    R. – Penso che sia esattamente così. Naturalmente bisogna poi andare a vedere, all’interno di questi settori, quali e quanti sprechi esistono, quali e quante dispersioni di capitali pubblici ci sono e come si può evitare, da una parte, di tagliare, ma dall’altra anche di continuare a sprecare.

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    Tunisia: altro rapper condannato, governo contro artefici della primavera araba

    ◊   A Tunisi, è stato condannato a sei mesi di carcere un cantante rapper per diffamazione e violazione della morale pubblica. Dalla Rivoluzione dei gelsomini alla vittoria del partito islamico Ennhada, la "primavera araba" nel Paese nordafricano ha fallito anche nel desiderio di garantire maggiore libertà di espressione artistica? Elvira Ragosta lo ha chiesto a Luciano Ardesi, esperto di Africa maghrebina:

    R. – Questa condanna arriva subito dopo la condanna di un altro rapper, che era stato condannato a 21 mesi e che in questo momento è in fuga. E’ praticamente un ritorno indietro ai tempi di Ben Ali, quando la libertà di espressione era completamente soffocata. Sotto il bersaglio del governo in questo momento sono i cantanti, ma anche più in generale i giornalisti, gli artisti. Non passa giorno senza che le associazioni tunisine, ma anche Amnesty International e altre organizzazioni dei diritti umani, lancino appelli per la libertà dell’uno o dell’altro o la fine di questa politica governativa, che di fatto soffoca ogni voce dell’opposizione.

    D. – A proposito di opposizione, Tamarrod ha indetto una manifestazione per lunedì...

    R. – Le manifestazioni si stanno susseguendo in questi giorni, quindi il tema è sempre lo stesso da diversi mesi a questa parte: si vogliono le dimissioni del governo e l’instaurazione di un governo di unità nazionale con dei tecnici, quindi con l’esclusione del partito Ennahda, che aveva vinto le elezioni. Ennahda sarebbe anche disposto a mettersi da parte, purché abbia delle garanzie riguardo alla futura Costituzione. Questo costituisce un altro pomo della discordia. Alcuni membri dell’Assemblea nazionale costituente si sono dimessi, i lavori sono di fatto bloccati e non si vede sbocco alla situazione, che è di stallo praticamente da questa primavera.

    D. – E l’instabilità politica è oltremodo caratterizzata anche da questa serie di arresti, che avrebbero riguardato salafiti legati ad Al Qaeda, pronti a creare una serie di omicidi politici nel Paese e nella capitale, con l’obiettivo di dividere la Tunisia in tre emirati...

    R. – Di omicidi politici attribuiti ai gruppi salafiti ce ne sono già stati due, in modo particolare: i due esponenti dei partiti di opposizione. Il governo ha anche denunciato, ha messo fuorilegge uno di questi gruppi salafiti. Di fatto, le opposizioni gridano in realtà la complicità del governo nel non reprimere la diffusione sul territorio di questi gruppi, che avrebbero la funzione di destabilizzare il Paese e anche di impedire in qualche modo che la transizione possa continuare. Sta di fatto, poi, che il rischio è che questi diversi gruppi, che operano in Tunisia, si leghino ai gruppi che sono in entrambe le parti della frontiera – sia in Libia sia in Algeria – in un tentativo di unificazione di tutta quella "nebulosa" che fa capo ad al Qaeda.

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    Sbarco record di bambini siriani in Italia. Il card. Romeo: l'accoglienza sia vero accompagnamento

    ◊   Ancora sbarchi di centinaia di profughi sulle coste italiane. Oltre 250 sono arrivati ieri in Calabria da Siria e Palestina; in 183 stamane sono invece sbarcati dalla Somalia al porto di Palermo, dove ad accoglierli c’era anche l’arcivescovo, il cardinale Paolo Romeo. Intanto da Lampedusa Terre des Hommes segnala l’affluenza record di bambini migranti con i genitori in fuga dalla Siria.”Sta cambiato il volto dell’immigrazione, devono cambiare anche le regole” chiede la Ong. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Calabria e Sicilia restano in prima linea nell’accoglienza. È un lavoro impegnativo che deve però coinvolgere tutti e in modo costante”. E’ l'arcivescovo di Palermo a dirlo. Il cardinale Paolo Romeo oggi è stato al porto della città - insieme al sindaco, al prefetto e ai volontari - e ha accolto i 183 somali soccorsi a Sud di Lampedusa e già smistati nella regione che ne ospita in tutto 1800. “Il gruppo di oggi è certo il più numeroso degli ultimi anni, ma il problema” sottolinea il cardinale “non è l’accoglienza di un giorno, Palermo ha da sempre le braccia aperte sul Mediterraneo”:

    "Papa Francesco ci invita a 'stare con'. Hanno bisogno di cuori, di occhi e mani che non soltanto si protendono verso loro, ma che siano operose nei loro riguardi. Se ognuno fa qualcosa, insieme possiamo fare molto. Oggi porteremo vestiti e sapremo come accoglierli; tra un mese continueremo con lo stesso atteggiamento. Mi auguro di poter sensibilizzare la gente perché non si tratta di un’accoglienza di un’ora ma è un farsi carico dei loro problemi, fin quando non si riesce a definire il quadro giuridico".

    Si rende intanto sempre più urgente il bisogno di rivedere le strutture dei centri di identificazione e di accoglienza, Cie e Cara. Lo ha promesso il ministro per l'Integrazione, Kyenge, e lo ribadiscono oggi gli operatori di Terres des Hommes da Lampedusa, dove la guerra in Siria sta disegnando un inedito target negli arrivi e un’affluenza record di bambini: 130, vittime o involontari testimoni di incredibili atrocità come testimonia Federica Giannotta di Terres des Hommes:

    "Sono famiglie che hanno davvero lasciato tutto di punto in banco: bambini con lo zaino ancora in spalla, famiglie di una fascia sociale medio/medio-alta e molte di loro dicono di voler lasciare l’Italia. Vogliono dirigersi vero il Nord Europa perché hanno sentito dire che in Paesi, come Svezia e Norvegia, la protezione viene riconosciuta subito e con tempi molto brevi; molti sono anche confusi. Ma quello che emerge chiaramente è che molti di loro dicono di aver lasciato in Siria ancora parte della loro famiglia".

    Da qui la richiesta di Terre des Hommes:

    "Stanno fuggendo da una guerra quindi non si può attendere il tempo lungo di una richiesta di asilo, perché se in Siria ci sono ancora bambini è giusto che questo venga reso possibile in tempi molto molto brevi. È questo che chiediamo alle istituzioni: abbiamo fatto riferimento ad una protezione sussidiaria che venga riconosciuta subito e su questa base venga permessa una procedura di ricongiungimento di chi è rimasto in dietro, là dove è possibile".

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    Cei. Mons. Crociata: lavorare per garantire stabilità nel Paese

    ◊   La Conferenza episcopale italiana (Cei) chiede certezze al quadro politico italiano. Nel presentare il comunicato finale del Consiglio episcopale permanente, il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ha detto che serve “lavorare per soluzioni che garantiscano la stabilità per la coesione sociale in un momento di perdurante crisi". Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Il lavoro, la coesione sociale sono fondamentali in questo momento di crisi per agganciare il treno della ripresa. E le istituzioni, la politica devono dare prova di stabilità. Il segretario generale della Cei, mons. Crociata:

    "Perché la stabilità del quadro istituzionale - e qui non è una questione politica di parte - è il presupposto necessario per la tenuta del Paese e per la coesione sociale in un momento di crisi perdurante che pesa sulle famiglie e sui giovani".

    Tutti i vescovi, quindi, condividono le parole del presidente, il cardinale Bagnasco, che durante la prolusione lunedi aveva detto che “ogni atto irresponsabile - da qualunque parte provenga - passerà al giudizio della storia”. I vescovi condividono anche la volontà di rinnovamento che arriva da Papa Francesco, con una sempre maggiore partecipazione degli episcopati locali alla vita della Cei. Durante il Consiglio episcopale è stato avviato un “sereno confronto” anche in vista di possibili modifiche allo statuto della Conferenza. Ancora monsignor Crociata.

    "L’avvio di un confronto nelle conferenze regionali dove tutti i vescovi fin da esso possono esprimersi su tutti i temi compresi quelli riguardanti le forme di organizzazione, di svolgimento delle stesse attività della conferenza, non esclude, evidentemente, le questioni riguardanti le figure istituzionali della presidenza e le modalità".

    Tra gli appuntamenti futuri, la manifestazione il 10 maggio a San Pietro davanti al Papa “La Chiesa per la scuola”, per ribadire la parità educativa ed evitare che la scuola paritaria continui ad essere penalizzata.

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    Gino Bartali "giusto" tra le Nazioni, salvò almeno 800 ebrei dalla deportazione

    ◊   “Giusto” tra i Giusti delle Nazioni. E’ il prestigioso titolo con cui è stato insignito dallo Yad Vashem, il sacrario ebraico della Memoria di Gerusalemme, Gino Bartali, il popolare ciclista che, a cavallo della Seconda Guerra mondiale, vinse varie edizioni del Tour de France e del Giro d’Italia in un epico antagonismo con il “Campionissimo” Fausto Coppi. Proprio durante le leggi razziali, nei suoi lunghi allenamenti riuscì a salvare dalla deportazione almeno 800 ebrei, nascondendo nel telaio della bicicletta documenti appositamente falsificati. Su questo riconoscimento, Giancarlo La Vella ha intervistato il figlio del campione, Andrea Bartali:

    R. - Mia madre e io abbiamo accolto questo riconoscimento con grande soddisfazione. Abbiamo avuto vicino a noi tutta la comunità ebraica di Firenze. Insomma, ci hanno appoggiato tante persone. Onestamente, avevamo perso qualche speranza, ma qualche mese fa è stato fatto "Giusto tra le nazioni" anche il cardinale di Firenze di allora, Elia Dalla Costa. In quel momento, è un po’ rinata la speranza, perché papà era in contatto con Della Costa, il quale aveva unito in matrimonio i miei genitori, mi aveva battezzato. Insomma, una lunga tradizione di amicizia.

    D. - Una carriera splendida - lo sappiamo tutti - quella di Gino Bartali, interrotta purtroppo dagli interventi bellici della Seconda Guerra mondiale. In che modo, durante questi eventi, Gino Bartali riuscì ad impegnarsi per salvare la vita a tante persone?

    R. - Papà, partiva dal principio che il bene si fa ma non si dice, perché lui considerava una grande vigliaccheria lo speculare sulle disgrazie o sui dolori degli altri, ha fatto sempre tutto in silenzio. Quando il cardinale lo chiamò per dirgli che c’erano circa 14 o 15 mila cittadini ebrei nascosti nelle chiese, nei collegi, presso famiglie amiche, pensò di aiutare questo persone con documenti falsi a raggiungere il porto di Genova, dove avrebbero poi potuto imbarcarsi per l’America o il Sud America. Però, mancava qualcuno che potesse trasportare questi documenti falsi. E la scelta del cardinale ricadde su mio padre. Lo convocò e gli disse: “Bisognerebbe che tu portassi questi documenti. Sappi, però, che, se ti trovano, ti fucilano sul posto!”. Papà ci pensò un po’, poi disse: “Siccome lo sport, specialmente il ciclismo, deve essere lezione di vita e solidarietà, sennò non serve a niente, io aiuto i più deboli”. E così si mise a disposizione del cardinale, andò in clandestinità e, con la bici, cominciò a fare la spola tra Firenze e la Curia di Genova, facendo scalo alla Certosa di Lucca. Qui anche i certosini avevano documenti falsi da sostituire. Quindi, lì c’era uno scambio: papà prendeva dei documenti, ne dava degli altri, prendeva delle foto, ne dava delle altre e proseguiva. Poi, tranquillamente, ritornava indietro. Ho saputo di recente che alla Curia di Genova arrivavano dei soldi da parte di cittadini ebrei americani tramite la Svizzera. Papà prendeva anche questi soldi e li portava al cardinale Della Costa.

    D. - Sicuramente, a voi familiari ha raccontato qualche episodio articolare…

    R. - La mamma ha appreso di questa sua attività solo dopo la sua scomparsa, quando sono cominciate ad apparire alcune informazioni su cosa aveva fatto e alcune notizie dopo la guerra. Lui non le aveva detto assolutamente niente. E non aveva detto nulla a nessun familiare. A me invece raccontò tutto. Ed ecco che, in quelle trasferte che facevamo in macchina, oppure quando eravamo insieme a Milano, papà parlava anche volentieri di tutte queste cose, purché non le dicessi a nessuno. Questa era la sua condizione. E io un giorno gli ho chiesto: “Papà, ma perché mi racconti tutte queste cose, se poi non le posso raccontare?”. E lui: “Capirai. Arriverà il momento. Lo capirai da solo e in quel momento potrai dire quello che ti ho raccontato”. Credo sia arrivato quel momento.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Integralisti islamici attaccano due chiese nel nord della Siria

    ◊   Ribelli jihadisti legati ad al Qaeda hanno bruciato statue e croci in due chiese di Raqa, nel nord della Siria. L'Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia che ieri i Combattenti per lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante sono entrati nella chiesa greco-cattolica di Nostra Signora dell'Annunciazione distruggendo immagini e mobili all'interno. Hanno fatto lo stesso con la chiesa armeno-cattolica dei Martiri. In più, essi hanno distrutto la croce sulla punta del campanile per rimpiazzarla con la loro bandiera qaedista. Raqa e la sua provincia, sulle sponde del fiume Eufrate, - riferisce AsiaNews -sono cadute nelle mani dei ribelli lo scorso marzo. Da subito, gli oppositori fondamentalisti hanno ingaggiato una lotta contro gli oppositori del Free Syrian Army. I combattenti hanno imposto sulla popolazione del luogo una stretta legge islamica (sharia). Gli islamisti – sottolinea l’agenzia del Pime - si sono spesso scatenati nel distruggere chiese e moschee sciite; hanno computo esecuzioni sommarie contro alawiti; sono sospettati di aver rapito sacerdoti e vescovi. Per l'Osservatorio, questi attacchi "contro la libertà religiosa … sono un attacco contro la rivoluzione siriana". In effetti, a causa della violenza dei jihadisti – osserva AsiaNews - molti oppositori di Assad, abbandonano i loro gruppi e tornano ad essere sostenitori del regime. All'inizio della resistenza contro Assad – prosegue l’agenzia - i ribelli hanno plaudito all'arrivo di gruppi fondamentalisti da Iraq, Arabia saudita, Libia, Cecenia, Indonesia, Qatar, Egitto. Ma poco dopo si è aperto sempre più uno scontro fra le due fazioni, quella "laica" e quella fondamentalista. Ieri 11 gruppi di ribelli islamisti hanno annunciato di non riconoscere l'autorità della Coalizione nazionale, l'alleanza che unisce tutti gli oppositori del regime siriano, con base a Istanbul. Fra i motivi che hanno portato a tale decisione, vi è la condanna dei gruppi che gestiscono la rivoluzione siriana stando all'estero e soprattutto – conclude AsiaNews -la voglia di islamizzare in modo integrale la lotta contro Assad. In una dichiarazione resa pubblica ieri essi esortano "tutti i militari e i civili a unirsi sotto una chiara proposta islamica basata sulla sharia, che dovrebbe essere l'unica fonte della legislazione".

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    Sri Lanka, Navi Pillay: allarmanti attacchi contro chiese e moschee

    ◊   In Sri Lanka i recenti episodi di istigazione all'odio contro le minoranze religiose, come gli attacchi alle chiese e alle moschee, sono "particolarmente allarmanti" e vanno fermati "al più presto". Ad affermarlo è Navi Pillay, Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc), nel resoconto della sua visita ufficiale nel Paese asiatico, avvenuta all'inizio del mese. Il politico ha presentato il rapporto a Ginevra il 25 settembre scorso. Nel resoconto la Pillay – riferisce AsiaNews - ricorda al governo del presidente Mahinda Rajapaksa che ha tempo fino al marzo 2014 per fare luce una volta per tutte sulle violazioni commesse durante la guerra civile. Oltre quella data, spiega, "la comunità internazionale avrà il diritto di avviare una propria indagine indipendente". "Nel suo viaggio - prosegue - l'Alto commissario ha notato una grande inquietudine tra molti analisti, che si domandano se lo Sri Lanka non stia minando il meccanismo democratico e lo Stato di diritto". Sul Paese pende una risoluzione Onu sui crimini di guerra compiuti dalle forze armate durante il decennale conflitto etnico. Il provvedimento ha imposto al governo dello Sri Lanka di indagare sulle fasi finali della guerra e sull'effettiva riabilitazione postbellica delle comunità tamil nel nord e nell'est, le zone più colpite dai combattimenti.

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    Pakistan, cristiani chiedono indagine su traffico d’organi dopo l’attentato a Peshawar

    ◊   Dopo le bombe nella Chiesa di Tutti i Santi a Peshawar, resta tesa la situazione nella società pakistana: alla tragedia si aggiunge l’orrore. I cristiani si dicono “inorriditi”per le voci che collegano le bombe di Peshawar al vasto problema del traffico d’organi: è quanto dicono all’Agenzia Fides alcuni esponenti di Ong nella società civile pakistana. Alcuni “sciacalli”, presumibilmente paramedici locali, avrebbero approfittato dell’alto numero di morti e feriti per rubare organi delle vittime e sfruttarli per il commercio illegale di organi. “Se fosse vero, ci sarebbero criminali che speculano sulla sofferenza delle vittime cristiane in un modo veramente blasfemo e sacrilego”, nota a Fides p. Mario Rodrigues, sacerdote di Karachi. “Chiediamo una indagine seria puntuale della polizia su questo versante che ci scandalizza”, conclude. Il Pakistan ha promulgato una legge per regolare i trapianti di organi nel 2010, per scrollarsi di dosso la sua reputazione come “destinazione leader” per il turismo dei trapianti e per fermare traffico illegale di organi umani. Dopo l' approvazione della legge, il traffico illegale ha subito un rallentamento, ma dal 2011 molti casi di trapianti illegali sono emersi di nuovo. A luglio scorso, visti i dati di un” fiorente commercio”, la Corte Suprema ha emesso direttive chiedendo ai governi provinciali di prendere provvedimenti e di far applicare la legge. Secondo indagini della polizia, 42 strutture mediche dedite a trapianti di organi illegali sono state individuate in Punjab.

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    Le Caritas all’Onu: necessario un nuovo piano per sradicare la fame nel mondo

    ◊   Approvare un nuovo quadro di interventi al centro del quale vi sia la lotta contro la fame e il diritto al cibo: questa è l’esortazione congiunta - riferisce L’Osservatore Romano - lanciata dalla Caritas Internationalis, dalle Caritas-Europa e della Caritas in Spagna in occasione del dibattito in corso all’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. La rete delle organizzazioni caritative chiede in sostanza la promozione di un nuovo piano di sviluppo fino al 2030 che includa interventi efficaci volti a sradicare la fame nelle nazioni più povere. «Crediamo — riferiscono le organizzazioni — che l’eliminazione della fame, dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione dovrebbero essere gli obiettivi fondamentali del nuovo piano globale concordato dai membri delle Nazioni Unite». La rete delle Caritas afferma inoltre che la povertà e la fame «possono essere eliminate soltanto se verranno ridotte le diseguaglianze e se saranno protetti i diritti umani». In particolare si fa riferimento alla lettera che Papa Francesco ha inviato nel giugno scorso ai partecipanti al G8 che si è svolto nel Regno Unito, nella quale si chiede di porre al centro di ogni politica economica l’uomo. «La nostra visione — ha osservato il segretario generale di Caritas Internationalis, Michel Roy — è quella di un mondo sostenibile per le generazioni future, in cui tutte le persone abbiano accesso al cibo, alle cure sanitarie e alla libertà, vivendo una vita tranquilla». A tale riguardo le organizzazioni caritative concludono chiedendo anche di sviluppare un meccanismo di responsabilità che serva per monitorare e valutare l’attuazione degli impegni che i Governi prenderanno al fine di soddisfare le esigenze delle persone più svantaggiate.

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    Kenya: attentato Westgate, mandato di cattura Interpol per una donna

    ◊   Proseguono le indagini in Kenya per far luce sull’attacco degli Shabab somali al centro commerciale di Nairobi. L’Interpool ha spiccato un mandato d’arresto internazionale per una donna di origine britannica di 29 anni, sospettata di essere coinvolta nell’azione terroristica. Si tratta di Samantha Lewthwaite, la cosiddetta vedova bianca, moglie di uno dei kamikaze degli attentati Londra del 2005. Lewthwaite, ormai la donna più ricercata al mondo, si è infatti trasferita in Africa orientale nel 2011 e avrebbe vissuto tra Somalia e Kenya. Intanto, si teme che sotto le macerie del centro commerciale di Nairobi possano trovarsi ancora decine di corpi. Finora, il bilancio ufficiale è di 67 morti. (M.G.)

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    Pakistan: bomba su bus di impiegati, 17 morti

    ◊   Almeno 17 persone sono morte e 42 sono rimaste ferite nell’esplosione di una bomba piazzata su un autobus che trasportava impiegati pubblici a Pashawar, nel nordovest del Pakistan. La polizia locale ha affermato di aspettarsi che il bilancio delle vittime salga ulteriormente. Al momento, non è giunta alcuna rivendicazione, ma i talebani che combattono il governo nelle aree tribali sono soliti colpire obiettivi e simboli dello Stato. L’attacco arriva a soli cinque giorni dalla strage in una chiesa proprio nella città di Peshawar, che ha causato la morte di 80 persone, in maggioranza cristiane. Proseguono dunque le violenze, nonostante il nuovo governo insediatosi a giugno abbia promesso di aprire nuovi negoziati con le milizie integraliste per chiudere anni di conflitto.

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    Brasile. Mobilitazione nazionale degli indigeni in difesa dei propri diritti

    ◊   Dal 30 settembre al 5 ottobre sono previste manifestazioni di protesta delle popolazioni indigene in almeno quattro capitali brasiliane (Brasilia, San Pablo, Belém e Rio Branco) e in altri centri urbani. La mobilitazione nazionale indigena è stata indetta dalla Articulación de Pueblos Indígenas (Apib) in difesa della Costituzione, dei diritti dei popoli indigeni e tradizionali e dell'ambiente. A sostenere l’iniziativa sono diverse organizzazioni indigene, come l’Istituto Socio-Ambientale (ISA), il Consiglio Indigenista Missionario (CIMI), il Centro per il Lavoro indigenista (CTI) e altri movimenti ed organizzazioni della società civile. Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides da Adital, invitando alla mobilitazione l’Apib sottolinea che i diritti costituzionali dei popoli indigeni e degli altri popoli tradizionali, così come i loro territori, sono sotto forte attacco da parte di potenti interessi economici. Inoltre è in atto un’offensiva legislativa attraverso progetti di legge e modifiche alla Costituzione, in contrasto con gli accordi internazionali firmati dal Brasile.

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    Giappone: Fukushima, nuovo trattamento per acqua radioattiva

    ◊   Novità per quanto riguarda la fuga radioattiva alla centrale giapponese di Fukushima. Trovata una piccola crepa in uno dei contenitori di acqua usata per raffreddare i reattori. Questo ha provocato la contaminazione del mare scoperta ad agosto. La Tepco, la società che gestisce il sito, ha annunciato l’avvio di un nuovo sistema di depurazione, che dovrebbe essere in grado di eliminare gran parte degli elementi radioattivi presenti nel liquido.

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    India: collassa palazzo a Mumbai, 5 morti e 30 dispersi

    ◊   Sono ore di angoscia a Mumbai, in India, per il crollo di un palazzo di cinque piani con all’interno almeno 60 persone. Sul posto proseguono dall’alba i soccorsi: cinque i corpi senza vita recuperati dalle macerie, mentre sono 15 le persone che sono state estratte vive, circa una trentina di persone risultano ancora disperse. Negli anni scorsi la palazzina, di proprietà municipale, era stata dichiarata a rischio da una squadra tecnica del Comune, che aveva raccomandato urgenti interventi di restauro con il trasferimento delle famiglie che vi vivevano.

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    Cina. Le Missionarie francescane del Sacro Cuore di Gesù compiono 90 anni

    ◊   Ritorno al carisma originario, rinnovamento, dedizione ed evangelizzazione: sono i quattro temi scelti per le celebrazioni dei 90 anni di fondazione delle suore Missionarie francescane del Sacro Cuore di Gesù, dell’arcidiocesi di Xi An nella provincia dello Shaan Xi, in Cina continentale. Più di 230 religiose sono ritornate alla casa madre dalle loro missioni sparse in tutta la Cina per prendere parte a questo evento. La Messa solenne, concelebrata da una cinquantina di sacerdoti, ha avuto luogo il 17 settembre, con la partecipazione di oltre 500 fedeli laici, tra cui i collaboratori delle religiose nella missione e nelle attività pastorali. Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, durante i 4 giorni di celebrazioni, le suore hanno approfondito tre temi: la storia e il carisma della congregazione, la vita consacrata, la loro missione. Oltre ai momenti di preghiera e di scambio delle esperienze, le suore stesse hanno preparato una rappresentazione in tre atti per condividere la loro storia e la loro missione con i presenti. Il primo atto ha presentato i primi trenta anni di cammino: dalla fondazione all’anno cinquanta; il secondo, le persecuzioni subite dalle suore durante la rivoluzione culturale cinese; quindi la rinascita della congregazione, dagli anni ottanta fino ad oggi, con i primi voti delle suore della nuova generazione, l’impegno pastorale, il servizio sociale. La congregazione delle Missionarie francescane del Sacro Cuore di Gesù è stata fondata da suor Wang Wen Qing con il sostegno e l’aiuto di mons. Eugenio Massi, OFM, vescovo della diocesi di Zhong Jing, e di p. Francisco Ormazabal, OFM. Oggi le suore sono impegnate nella pastorale, nell’evangelizzazione e nel servizio sociale e sanitario, con orfanotrofio, clinica, centro di assistenza ai malati di Aids e ai lebbrosi.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 270

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.