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Sommario del 14/09/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: solo con la preghiera e le lacrime si può intravedere il mistero grande della Croce
  • Beatificato il Cura Brochero. Il Papa: Gesù vuole gente che esca in strada a portare l’amore di Dio
  • Il Papa all’Ordine del Santo Sepolcro: la Terra di Gesù ha bisogno di speranza e di pace
  • Tweet del Papa: vivere senza conoscere i vicini di casa non è vivere da cristiani
  • Udienze e nomine
  • Funerali di Eleonora Cantamessa, messaggio del Papa: morta compiendo il gesto del buon samaritano
  • I religiosi rispondono all'appello del Papa ad aprire i conventi vuoti ai profughi: il commento di don Bregolin
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Accordo Usa-Russia sulle armi chimiche siriane. L'Onu: Assad risponderà di crimini contro l'umanità
  • Giorno del ricordo dei bimbi abortiti. Oltre un milione le firme raccolte in Europa a difesa della vita
  • Conferenza sulla famiglia a Cracovia. Il prof. Donati: i politici cristiani prendano nuove iniziative
  • Giornata del primo soccorso: primi minuti essenziali negli incidenti stradali
  • Al fianco dei bambini vittime di abusi: compie 10 anni l’associazione “Chiara e Francesco”
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Laos, famiglie cristiane nel mirino delle autorità
  • India: diminuiscono le violenze contro i cristiani
  • Irlanda del Nord. Lunedì riprendono i negoziati: iniziativa ecumenica per la pace
  • Immigrazione, oltre 500 siriani sbarcati in Italia nelle ultime 24 ore
  • Rapporto dell’Oim: migrazioni anche da nord verso sud del mondo
  • La Caritas Sardegna presenta i dati sulla povertà, nel contesto dell’imminente visita del Papa
  • I vescovi del Kenya: l’aborto provoca nelle donne profonde sofferenze fisiche e psicologiche
  • Filippine, a Zamboanga violato il cessate il fuoco
  • Karzai: Usa e Nato non bastano, terrorismo un problema per tutta la regione
  • L’Onu loda la Giordania: esempio di convivenza religiosa
  • Messico, la polizia sgombera la manifestazione degli insegnanti
  • Colombia. La Madonna di Chiquinquirá in pellegrinaggio contro la violenza
  • La Corea del Sud celebra le sue radici di fede nel "mese dei martiri"
  • Il cardinale Scola dona frammento della croce alla nuova chiesa di Niš
  • Slovacchia. Esponenti ebrei e cristiani commemorano le vittime dell’Olocausto
  • In Africa bambini e disabili affidati alle cure dell’Opera di don Orione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: solo con la preghiera e le lacrime si può intravedere il mistero grande della Croce

    ◊   Il mistero della Croce è un mistero grande per l’uomo e può essere avvicinato solo nella preghiera e nelle lacrime: è quanto ha osservato Papa Francesco nella Messa da lui presieduta a Santa Marta nel giorno in cui la Chiesa celebra la Festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Nel mistero della Croce – ha affermato il Papa nell’omelia - troviamo la storia dell’uomo e la storia di Dio, sintetizzate dai Padri della Chiesa nella comparazione tra l’albero della conoscenza del bene e del male, nel Paradiso, e l’albero della Croce:

    “Quell’albero aveva fatto tanto male e questo albero ci porta alla salvezza, alla salute. Perdona quel male. Questo è il percorso della storia dell’uomo: un cammino per trovare Gesù Cristo Redentore, che dà la sua vita per amore. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo fosse salvato per mezzo di Lui. Questo albero della Croce ci salva, tutti noi, dalle conseguenze di quell’altro albero, dove è incominciato l’autosufficienza, l’orgoglio, la superbia di voler conoscere - noi - tutto, secondo la nostra mentalità, secondo i nostri criteri, anche secondo quella presunzione di essere e di diventare gli unici giudici del mondo. Questa è la storia dell’uomo: da un albero all’altro”.

    Nella Croce c’è anche “la storia di Dio” – ha proseguito Papa Francesco - “perché possiamo dire che Dio ha una storia”. Infatti, “Lui ha voluto assumere la nostra storia e camminare con noi”: si è abbassato facendosi uomo, mentre noi volevamo innalzarci, e ha assunto la condizione di servo, facendosi obbediente fino alla morte di Croce, per rialzarci:

    “Dio fa questo percorso per amore! Non c’è altra spiegazione: soltanto l’amore fa queste cose. Oggi guardiamo la Croce, storia dell’uomo e storia di Dio. Guardiamo questa Croce, dove si può saggiare quel miele di aloe, quel miele amaro, quella dolcezza amara del sacrificio di Gesù. Ma questo mistero è tanto grande e noi da soli non possiamo guardare bene questo mistero, non tanto per capire - sì, capire… - ma sentire profondamente la salvezza di questo mistero. Prima di tutto il mistero della Croce. Soltanto si può capire un pochettino in ginocchio, nella preghiera, ma anche tramite le lacrime: sono le lacrime quelle che ci avvicinano a questo mistero”.

    “Senza piangere, piangere nel cuore – ha sottolineato il Papa – non si potrà “mai capire questo mistero”. E’ “il pianto del pentito, il pianto del fratello e della sorella che guardano tante miserie umane” e le guardano in Gesù, ma “in ginocchio e piangendo” e “mai soli, mai soli!”:

    “Per entrare in questo mistero, che non è un labirinto ma gli assomiglia un po’, sempre abbiamo bisogno della Madre, della mano della mamma. Che Lei, Maria, ci faccia sentire quanto grande e quanto umile è questo mistero; quanto dolce come il miele e quanto amaro come l’aloe. Che sia Lei che ci accompagni in questo cammino, che non può farlo nessun’altro se non noi stessi. Ognuno deve farlo! Con la mamma, piangendo e in ginocchio”.

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    Beatificato il Cura Brochero. Il Papa: Gesù vuole gente che esca in strada a portare l’amore di Dio

    ◊   Padre José Gabriel Brochero, conosciuto come il Cura Brochero, è stato un pioniere nell’uscire verso “le periferie geografiche e esistenziali per portare a tutti l’amore, la misericordia di Dio”. Lo scrive Papa Francesco nella Lettera per la Beatificazione, oggi in Argentina, del sacerdote chiamato anche "prete gaucho" e vissuto tra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento. La missiva è indirizzata all’arcivescovo di Santa Fe e presidente della Conferenza episcopale argentina, mons. José Maria Arancedo. Il servizio di Debora Donnini:

    In sella alla sua mula “malacara”, il Cura Brochero percorse i cammini desolati dei 200 chilometri quadrati della sua parrocchia, per cercare, casa per casa, i bisnonni e gli avi degli argentini di oggi, “chiedergli se avevano bisogno di qualcosa e invitarli a fare gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola”. Così Papa Francesco tratteggia la figura di padre José Gabriel Brochero, un pastore con l’odore delle pecore, “che si fece povero fra i poveri”, che fu come una “carezza di Dio” per il nostro popolo. “Non è rimasto nella sacrestia a pettinare le pecore”, scrive il Papa. Girava con la Parola di Dio e quando lo invitavano a bere del mate e chiacchieravano, Brochero parlava in un modo in cui tutti lo capivano perché quello che diceva sgorgava dall’amore che aveva per Gesù.

    Al centro della sua azione pastorale c’era la preghiera. Quando arrivò nella sua parrocchia, cominciò a portare le persone a Cordoba per fare gli esercizi spirituali con i gesuiti. Papa Francesco ricorda quanto lavoro occorse per fare la Casa di esercizi spirituali nella sede parrocchiale, ricorda la preghiera, lì, davanti al Crocifisso, e come tutto culminasse con la confessione con un sacerdote pieno di misericordia: “moltissima misericordia”, sottolinea. “Guai che il diavolo mi rubi un’anima”, lo faceva esclamare il suo zelo missionario e questo coraggio che scaturiva dal suo cuore compassionevole come quello di Gesù lo mosse a conquistare per Dio anche malviventi e persone difficili. Migliaia di uomini e donne grazie a lui lasciarono il vizio e le lotte. Tutti ricevevano i sacramenti durante gli esercizi spirituali e con quelli “la luce della fede per essere buoni figli di Dio, buoni fratelli, buoni padri e madri di famiglia”, nella grande comunità aiutandosi l’un l’altro.

    Il discorso di Papa Francesco punta, poi, sull’attualità pastorale del Cura Brochero che è quella di essere stato un pioniere nell’uscire verso le periferie geografiche e esistenziali per portare a tutti l’amore di Dio. “Non rimase - sottolinea il Pontefice – nell’ufficio parrocchiale”, ma si spese sulla sua mula e terminò la sua vita malato di lebbra a forza di cercare la gente come un sacerdote che percorre le strade per la fede. “Questo – dice il Papa – è quello che Gesù vuole oggi, discepoli missionari”, gente che va per strada per la fede! E Papa Francesco sottolinea che Brochero era un uomo “normale, fragile”, come ciascuno di noi ma che si lascio lavorare il cuore dalla misericordia di Dio. Ha saputo uscire dalla caverna “dell’egoismo meschino che tutti abbiamo” e ha superato con l’aiuto di Dio quelle forze interiori delle quali il demonio si serve per “incatenarci” alla comodità, a cercare di divertirci in ogni momento, a scansare il lavoro. Brochero fu fedele fino alla fine: continuò a pregare e celebrare la Messa anche quando fu cieco e lebbroso. “Lasciamo che il Cura Brochero entri oggi, con la mula e tutto, nella casa del nostro cuore” per portarci all’incontro con Gesù che - dice il Papa - “ci libera dai legami per uscire in strada a cercare il fratello, a toccare la carne di Cristo in chi soffre e ha bisogno dell’amore di Dio”. E il Papa fa notare che solo così si può gustare l’allegria del Cura Brochero, un “anticipo della felicità che gode ora come beato nel cielo”.


    E' stato il cardinale Angelo Amato, prefetto delle Cause dei Santi, a presiedere il rito, in rappresentanza del Pontefice, nella città che porta adesso il nome del nuovo Beato, Villa Cura Brochero, nella provincia di Cordoba. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La santità dei semplici, quella che dopo la morte ti porta all’onore non cercato, quello degli altari, perché hai ricercato nella vita il servizio del massimo onore: fare il bene nel nome di Gesù. È quello che si potrebbe dire di padre José Gabriel Brochero, “el cura gaucho”, il sacerdote gaucho, come veniva familiarmente chiamato da coloro che lo vedevano arrivare a cavallo a svolgere il suo ministero di sacerdote e soprattutto di uomo di Dio con un grande cuore per chi viveva nella miseria o nella sofferenza fisica. Un amore generoso e gratuito, come ricorda il cardinale Angelo Amato:

    “Era un sacerdote totalmente dedito al bene e alla santificazione dei fedeli, soprattutto dei più bisognosi. Pur avendo concluso l'università di Córdoba con il titolo di Maestro in Filosofia, il suo linguaggio era semplice, non ricercato, detto con parole ed espressioni locali, appartenenti al lessico popolare e facilmente comprensibili da tutti. La sua predicazione toccava i cuori, convertendo anche i peccatori più incalliti”.
    Nel 1867, Cordoba viene infestata dal colera. Padre Brochero è sulla prima linea, la più pericolosa, quella che chiede di inginocchiarsi accanto a malati e moribondi. Due anni dopo, viene nominato parroco a Villa del Tránsito, città che oggi porta il suo nome. Il cavallo del prete gaucho arriva ovunque vi sia qualcuno che abbia bisogno di aiuto, per l’anima e il corpo. Con le sue mani e con l’aiuto della sua gente costruisce chiese, cappelle, scuole, apre strade attraverso le montagne, promuovendo il progresso della regione. Ma soprattutto promuove la fede, trasmettendola con lo stile di Sant’Ignazio di Loyola:

    “Lo stile dell'evangelizzazione brocheriana è caratterizzato dagli Esercizi Spirituali, bagno dell'anima, scuola delle virtù e morte dei vizi. Brochero era convinto dell'efficacia degli esercizi spirituali per comunicare la luce della verità di Dio alle intelligenze e per far trionfare la grazia nei cuori più ribelli. Una parola speciale il Brochero la rivolge ai suoi fratelli nel sacerdozio, ai quali ricorda tre impegni: essere perseveranti nel ministero della Sacra Dottrina, dispensando con generosità la parola di Dio; non stancarsi mai di essere misericordiosi, pregando, celebrando, adorando e perdonando; esercitare in letizia il ministero sacerdotale: è nella gioia che fiorisce la carità e la santità".

    In vecchiaia arriva la grande prova. Padre Brochero si ammala di lebbra e per il resto dei suoi anni – morirà nel 1914 – il prete gaucho non più in sella condividerà in tutto la vita delle persone colpite dal terribile morbo, che lo priverà dell’udito e della vista. Ma non del suo dinamismo di carità, che gli fa dire in ultimo: “Ora ho tutto pronto per il viaggio”.


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    Il Papa all’Ordine del Santo Sepolcro: la Terra di Gesù ha bisogno di speranza e di pace

    ◊   Camminare, costruire e confessare. Queste tre parole, già indicate da Papa Francesco all’inizio del Pontificato, hanno orientato il discorso rivolto dal Santo Padre ai partecipanti al pellegrinaggio dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il pensiero del Papa è andato anche alla Terra Santa: la Terra di Gesù – ha detto il Pontefice – ha tanto bisogno di speranza e di pace. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Papa Francesco ha ricordato la finalità caritativa del pellegrinaggio dei membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, “in favore dei fratelli e delle sorelle della Terra Santa, specialmente dei più bisognosi, di coloro che stanno vivendo momenti di sofferenza, di tensione e di timore”. Ed “anche i nostri fratelli cristiani, che soffrono tanto”:

    “A loro rivolgo con grande affetto un saluto e un abbraccio a tutti - cristiani e non cristiani - assicurando la mia preghiera quotidiana”.

    “Gesù Cristo crocifisso e risorto – ha detto il Papa - sia realmente il centro della vostra esistenza”. “Credere nella potenza redentrice della Croce e della Risurrezione – ha aggiunto - per offrire speranza e pace”:

    “In modo particolare, la Terra di Gesù ne ha tanto bisogno! La fede non allontana dalle responsabilità che tutti siamo chiamati ad assumerci, ma al contrario provoca e spinge a un concreto impegno in vista di una società migliore”.

    Il Papa ha poi ricordato il triplice impegno che dovrebbe animare ogni cristiano: camminare, costruire e confessare. Nel cammino della vita – ha detto il Santo Padre - ognuno può essere “errante” o “pellegrino”. Molte persone sono erranti, “perché prive di un ideale di vita”. Il pellegrinaggio, invece, non è un errare senza meta ma un’esperienza per costruire con carità, compassione e amore. Ed il camminare per costruire nasce “dal confessare in modo sempre più profondo la fede”. “La professione di fede e la testimonianza della carità - ha affermato - sono strettamente connesse”. Il Papa ha esortato, infine, i membri dell’Ordine Equestre ad essere “ambasciatori di pace”:

    “Siate testimoni del senso profondo, della luce che porta la fede; sappiate conservare la grande ricchezza di valori, di sapienza del passato, ma vivendo intensamente il presente , impegnandovi nell’oggi, con lo sguardo verso il futuro, aprendo orizzonti di speranza con la vostra opera per dare un volto più umano alla società”.

    Sono oltre 3500 i cavalieri e le dame dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme riuniti a Roma in occasione della consulta mondiale, che è convocata ogni cinque anni per riflettere sulla situazione della comunità cattolica in Terra Santa. Contemporaneamente, in questi giorni, si tiene anche il Pellegrinaggio internazionale.

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    Tweet del Papa: vivere senza conoscere i vicini di casa non è vivere da cristiani

    ◊   Papa Francesco ha lanciato oggi un nuovo tweet: “A volte si può vivere senza conoscere i vicini di casa – scrive - questo non è vivere da cristiani”.

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    Udienze e nomine

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza: il sig. Kiril Lubomirov Topalov, ambasciatore di Bulgaria presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali; mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia; il dott. Hisashi Hieda, presidente della Japan Art Association (Giappone), e del Praemium Imperiale Arts, con la consorte e seguito; il maggiore William Kloter, del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, in visita di congedo.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare della diocesi di Bafoussam (Camerun), presentata da mons. Gabriel Simo, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato vescovo di San Carlos (Filippine) mons. Gerardo A. Alminaza, trasferendolo dalla sede titolare di Massimiana di Bizacena. Mons. Gerardo A. Alminaza è nato a San Jose, Sipalay, Negros Occidental, nella diocesi di Bacolod, il 14 agosto 1959. Ha studiato Filosofia presso il Sacred Heart Seminary e Teologia all'Università Santo Tomas di Manila conseguendo la Licenza in Teologia. Dopo gli studi presso la Fordham University di New York, ha ottenuto un Dottorato in Educational Management all'University of Negros Occidental di Bacolod City. È stato ordinato sacerdote il 29 aprile 1986 per la diocesi di Bacolod. Dopo alcuni anni come vice-parroco presso la St. Francis Xavier parish di Kabankalan, è stato nominato decano degli studi, poi direttore spirituale ed in fine Rettore del Sacred Heart Seminary di Bacolod City. Ha ricoperto anche diversi incarichi nella Curia diocesana di Bacolod. Il 29 maggio 2008 è stato nominato vescovo titolare di Massimiana di Bizacena ed ausiliare di Jaro. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 4 agosto 2008.

    Il Santo Padre ha nominato membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali il prof. Vittorio Hösle, direttore del Notre Dame Institute for Advanced Study presso l’Università di Notre Dame (Stati Uniti d’America). Il prof. Vittorio Hösle è nato il 25 giugno 1960 a Milano, ed è di nazionalità tedesca. Dopo il dottorato in Filosofia all'università di Tubinga nel 1982 e la libera docenza nel 1986, è stato professore alla New School for Social Research di New York, all'Università di Essen e al Forschungsinstitut fur Philosophie Hannover. Dal 1999 è Paul Kimball Professor of Arts and Letters all'University of Notre Dame (Stati Uniti d'America), dove insegna letteratura tedesca, filosofia e scienze politiche ed ha fondato il Notre Dame Institute for Advanced Study. Tra le sue opere, tradotte in 20 lingue, sono state pubblicate in italiano: Il compimento della tragedia nell'opera tarda di Sofocle; Filosofia della crisi ecologica; Introduzione a Vico; Verità e storia; Il sistema di Hegel.

    Il Papa ha nominato il cardinale Cláudio Hummes, prefetto emerito della Congregazione per il Clero, suo inviato speciale alle celebrazioni conclusive del 25° anniversario della canonizzazione di San Roque González de Santa Cruz e dei Compagni martiri, che avranno luogo ad Asunción del Paraguay il 15 novembre 2013.

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    Funerali di Eleonora Cantamessa, messaggio del Papa: morta compiendo il gesto del buon samaritano

    ◊   Si svolgeranno oggi alle 15, a Trescore Balneario, in provincia di Bergamo, i funerali di Eleonora Cantamessa, la ginecologa travolta da un’auto domenica scorsa mentre stava soccorrendo un immigrato indiano ferito da alcuni connazionali. Gli assalitori hanno investito volontariamente i due, uccidendoli entrambi. Il Papa, in un messaggio, ha ricordato il servizio gratuito in favore dei più poveri svolto dalla dottoressa che, scrive, “ha concluso la sua vita terrena compiendo il gesto del buon samaritano”. E così la ricorda anche il parroco di San Pietro, don Ettore Galbusera, che oggi celebra i funerali. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

    R. - Non è da molto che sono in questa parrocchia, però l’ho incontrata e certamente quello che appariva anche nell’incontro era questa dote di intrattenere subito una buona relazione con le persone che incontrava. Una “apertura del cuore” con le persone. Aveva poi una sensibilità spiccata verso quelli che avevano difficoltà, quelle che Papa Francesco chiamerebbe “periferie esistenziali”.

    D. – In effetti, nel suo studio di ginecologa lei riceveva molte donne immigrate…

    R. – Su una comunità di diecimila persone, abbiamo all’incirca due mila stranieri e molti facevano capo a lei, tra cui donne in attesa che Eleonora riceveva con tanta umanità, nella forma della gratuità. Soprattutto, dopo averle visitate, continuava ad interessarsi di loro per cercare di capire come evolveva la situazione, e questo anche dopo la nascita del bambino. Tante volte desiderava incontrare quei bimbi che aveva fatto nascere. Aveva una passione, un amore per la vita, che non poteva non emergere in questa occasione, che abbiamo un po’ tutti riconosciuto come la situazione descritta nella Parabola del buon samaritano, quando si è trovata sulla strada si è fermata, non ha avuto timore a mettersi in gioco, non si è chiesta chi fosse quell’uomo ma ha pensato: “È un uomo, è mio fratello che ha bisogno di me in questo momento”. È quello che ha saputo fare con tanto cuore. L’omelia non ho bisogno di farla io perché in effetti l’ha già fatta lei. Credo che quello compiuto da lei non sia un gesto che salta fuori come qualcosa di improvviso, è un gesto “educato nella vita”, preparato, accompagnato nella vita da tanti piccoli gesti.

    D. – Lei è poco che si trova a Trescore Balneario ma ci ha raccontato molto bene quello che era la persona della dottoressa Eleonora, quindi lei conoscerà bene anche la sua famiglia…

    R. – Sì. Credo che ciò che era lei è lo specchio di ciò che è la famiglia, la mamma. In questi giorni è apparsa come una famiglia innanzitutto unita, compatta, legata dall’amore. Oggi sono 46 anni che loro due sono sposati e dovranno salutare la loro figlia in questo modo, ma credo lo faranno soprattutto nella fede. È una famiglia dove i sentimenti dell’amore ed anche della misericordia erano presenti al di là di questo momento. Credo che il modo con cui ora io possa concludere debba essere solo questo, con un appello: dobbiamo costruire la pace alimentando sentimenti di perdono e cercando di far sì che quello che è stato il sacrificio della nostra Eleonora, sia un sacrificio non vano ma che aiuti le persone a dialogare al di là della loro razza, della loro cultura, al di là delle loro fedi. Il dialogo tra le persone che lascia spazio soprattutto all’amore.

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    I religiosi rispondono all'appello del Papa ad aprire i conventi vuoti ai profughi: il commento di don Bregolin

    ◊   Servire, difendere, accompagnare chi è più debole: l’appello del Papa al Centro Astalli per i rifugiati, interpella tutti. Francesco chiede a tutta la Chiesa un coraggio e una generosità maggiore nel condividere ciò che la Provvidenza ci ha donato, fino a dire ai religiosi che “i conventi non sono nostri, sono della carne di Cristo", cioè i rifugiati”. Ma come la pensano i religiosi e quale la loro risposta? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al vicario generale dei Salesiani, don Adriano Bregolin:

    R. - Questo grido del Papa a favore dei poveri è un grido profetico che invita la Chiesa a rendersi pienamente responsabile di quella che è la cura degli ultimi. È molto facile portare avanti le cose solo con le parole. L’invito del Papa, invece, è un invito alla concretezza.

    D. - Quando il Papa - come ha fatto - mette in guardia dalla tentazione della mondanità spirituale, cosa significa secondo lei?

    R. - Quando veramente le motivazioni profonde delle scelte della Chiesa e dei suoi rappresentanti, non sono più l’essere sacramento vero della presenza dell’amore di Cristo in mezzo all’umanità. Questa è una tentazione sempre presente, che bisogna combattere. In questo senso l’invito del Santo Padre va accolto.

    D. - Sono forti le parole del Papa quando dice: “I conventi vuoti non sono nostri, sono della carne di Cristo”...

    R. - Certamente ci interroga. Guardi, nel nostro Capitolo generale del 2008, una delle principali linee di azione è stata proprio quella delle nuove frontiere. La principale priorità, essendo noi particolarmente dedicati ai giovani, è quella dei giovani poveri. Però ci sono anche delle situazioni esterne che ci hanno provocato a questo, come le grandi ondate migratorie di questi ultimi anni, per cui alcune nostre strutture sono state direttamente interpellate per l’accoglienza, per esempio di giovani tunisini o di giovani ghanesi. Vorrei anche sottolineare la grande attenzione che si dà ai giovani immigrati nelle strutture tradizionali come i nostri oratori.

    D. - Quindi, lei dice, esistono già realtà aperte e attive in questo senso, ma silenti...

    R. – Sì, anche se è una cosa che deve prendere ancora più piede. Penso a quello che si può fare sul piano dell’educazione: il Papa parla di “accompagnamento”, ma l’accompagnamento è far crescere le persone sotto tutti i punti di vista, quindi il fattore educativo resta fondamentale.

    D. - Non appare dunque come una minaccia “ l’aprire i conventi vuoti”?

    R. – No, è una provocazione a pensare come attuare meglio, oggi, un carisma di servizio, di carità. Io credo che sia un invito che ci fa pensare e che ci deve far decidere.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, in apertura, “La strada della diplomazia. Stati Uniti e Russia concordano nei colloqui a Ginevra sulla crisi siriana la linea da presentare in Consiglio di sicurezza dell’Onu”.

    A pagina 3 si ricorda il ventesimo anniversario dell’Accordo di Oslo. Nell'articolo dedicato al viaggio di Kerry in Israele per rilanciare il negoziato con i palestinesi, mentre il numero due del Pentagono è a Kabul per discutere gli aspetti logistici legati al ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan.

    Nelle pagine della cultura, “Essenziale come un’icona”, di Ignacio Cano, sulla pittura di Francisco de Zurbarán e l'intensità insieme lirica e popolare del Barocco spagnolo, e "Motore mortale" di Dario Edoardo Viganò, sulla pericolosità della diffamazione e della calunnia; «Se parli male del fratello lo uccidi» come ricorda di continuo Papa Francesco.

    Sempre a pagina 5, "Fides et ratio (con topi)", in cui Augusto Pessina segnala due interessanti ricerche biomediche sulla potenzialità delle cellule staminali pluripotenti pubblicate sulla rivista «Nature» e “Un pontificato che non smette di sorprendere”, una selezione di commenti usciti sulla stampa italiana e internazionale dopo la lettera di Papa Francesco a “la Repubblica”.

    A pagina 7, "La carezza di Dio sul nostro popolo sofferente", il messaggio del Pontefice per la beatificazione del «Cura Brochero», "È uno di noi", un'inchiesta di Gianpaolo Mattei tra i preti romani in attesa di incontrare il loro vescovo, e di spalla, l’omelia del cardinale Angelo Amato durante il rito in Argentina.

    Come «assaggiare quel miele di aloe, quella dolcezza amara del sacrificio di Gesù?» si è chiesto Papa Francesco durante l'omelia della Messa celebrata nella cappella di Santa Marta sabato 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Per entrare in questo mistero che «non è un labirinto, ma gli assomiglia un po’» abbiamo sempre «bisogno della Madre, della mano della mamma», dell'aiuto di Maria.

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    Oggi in Primo Piano



    Accordo Usa-Russia sulle armi chimiche siriane. L'Onu: Assad risponderà di crimini contro l'umanità

    ◊   Le vicende siriane ancora al centro dell’attenzione internazionale. Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha espresso parole durissime sulle responsabilità del governo di Damasco. Intanto da Ginevra accordo Stati Uniti-Russia sul tema delle armi chimiche siriane. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    La Siria deve consegnare entro una settimana l'elenco completo delle sue armi chimiche, la cui distruzione avverrà entro il 2014. E' questo il nucleo dell'accordo raggiunto ai negoziati di Ginevra fra il segretario di Stato americano, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. I tempi ci sono per smantellare gli oltre 40 impianti di stoccaggio, anche se alcuni sono in zona di guerra. In questo clima diplomatico delicato, ma comunque, non più in fase di stallo, Ban Ki-moon esprime tutto il suo scetticismo sulla reale volontà di Damasco di porre l’arsenale chimico sotto controllo internazionale. Inoltre, afferma che, comunque vada, Assad dovrà essere processato per crimini contro l’umanità. Sulle conseguenze di queste dichiarazioni per le iniziative diplomatiche in corso sentiamo Maurizio Simoncelli, di Archivio Disarmo:

    R. - Questo attacco verbale del segretario generale delle Nazioni Unite lascia molto sorpresi. Certamente quello che Assad ha fatto non può essere sottaciuto. Non si capisce però la tempistica. È anche vero che anche da parte delle forze ribelli pare che atti di questo genere ce ne siano stati tanti. Comunque, la comunità internazionale dovrebbe valutare bene la soluzione migliore: non ci troviamo di fronte ad una sfida tra “buoni e cattivi”, ma in una situazione molto più complessa, molto più drammatica, dove purtroppo il prezzo maggiore lo sta pagando la popolazione civile, vittima principale di questa guerra.

    Intanto, il dramma della guerra siriana allarga a macchia d’olio l’emergenza umanitaria. Sono circa 500 gli immigrati in fuga sbarcati in Italia nelle ultime 24 ore, a riprova della crescente drammaticità della situazione nel Paese stretto nella morsa del conflitto tra le milizie di Assad, le azioni degli insorti e il rischio di raid americani.

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    Giorno del ricordo dei bimbi abortiti. Oltre un milione le firme raccolte in Europa a difesa della vita

    ◊   Su iniziativa di alcune associazioni pro life americane si celebra oggi il Giorno del ricordo dei bimbi abortiti. Veglie di preghiera si sono tenute nei cimiteri statunitensi dove riposano i piccoli innocenti non nati. Iniziative analoghe si sono svolte anche in Italia dove ieri la relazione annuale sull’attuazione della legge 194 ha fotografato un calo del 5% in un anno degli aborti ed un aumento dei ginecologi obiettori di coscienza: circa 7 su 10. Intanto ha raggiunto oltre un milione di firme la campagna europea a difesa della vita "Uno di Noi". Soddisfazione dal presidente del Movimento per la Vita Carlo Casini che, al microfono di Paolo Ondarza, si sofferma sulla giornata odierna:

    R. - Tutte le questioni riguardanti il diritto alla vita e l’aborto si fondano su una sola questione: il figlio concepito, è un essere umano o è una cosa? Se è un essere umano, deve essere trattato come tale. Questa idea, porta alla richiesta di seppellimento dei feti abortiti. Anche in Italia la cosa si verifica da anni: c’è addirittura un’associazione “Difendere la vita con Maria” che, in modo organico, realizza cerimonie di questo tipo. Quindi si tratta di un’iniziativa che sottolinea ancora una volta che l’embrione è “uno di noi”.

    D. - In questa giornata del ricordo dei bimbi abortiti, è possibile fare una stima di quanti sono stati gli aborti in Italia da quando è stata introdotta la Legge 194 del 1978?

    R. - Certo! Gli aborti legali conosciuti sono vicino ai quattro milioni. Ma si tratta solamente degli aborti legali, cioè di quelli che hanno il timbro dello Stato. Poi c’è un’enorme quantità di altri figli che sono stati soppressi dei quali non si sa il numero preciso. Penso ad esempio alla pillola del giorno dopo: 400 mila le confezioni vendute l’anno scorso, che non sempre - grazie a Dio – significa parlare di aborti, ma in una certa percentuale significativa, sì. Penso agli embrioni di neonati in provetta, direttamente distrutti o abbandonati nei frigoriferi. È una strage, e il numero degli aborti fatti negli ospedali, i quattro milioni, è solo la punta dell’iceberg.

    D. - Secondo la relazione annuale sull’attuazione delle Legge 194 in Italia gli aborti sono in calo, -5%...

    R. - Se sono diminuiti non c’è che rallegrarsi. Resta la tragedia di oltre centomila vite uccise in un anno. Si può fare il confronto con le vittime di guerre vere e proprie. L’aborto si evita grazie al coraggio della mamma, che deve essere alimentato da un’educazione, da una visione del fatto che il figlio è figlio!

    D. - A parte il lavoro che viene svolto quotidianamente dai Centri di aiuto alla Vita, a livello istituzionale è ancora poco quello che si fa per tutelare la vita, e per tutelare la maternità ...

    R. - È molto poco, anzi! L’azione complessiva è volta contro la maternità e contro la vita. Basta vedere cosa c’è scritto nei libri di testo scolastici, cosa si sente continuamente alla televisione, come funzionano i consultori familiari ...

    D. - Un commento anche sul dato relativo all’aumento del 17 percento, in 30 anni, dei ginecologi obiettori di coscienza ... C’è chi ha letto questo dato come un appiglio per mettere in discussione il diritto all’obiezione ...

    R. - Questa è la cosa più infame che ci sia! Davanti al comitato sociale del Consiglio d’Europa, contro l’Italia, la Cgil e la Planned Parenthood internazionale, hanno chiesto la condanna perché nel nostro Paese c’è troppa obiezione di coscienza. Ora, la relazione del ministro Lorenzin dimostra come questa critica non abbia alcun senso. La media degli aborti che i non obiettori fanno è di 1,7 alla settimana! Quindi quando la Cgil scrive che i non obiettori di coscienza sono costretti a fare soltanto aborti, ad andare oltre l’orario lavorativo con conseguenze di natura psichica, si tratta veramente di follie allo stato puro! Gli obiettori sono aumentati, ma questo è un dato assolutamente positivo! Perché gli obiettori di coscienza danno fastidio agli abortisti? Perché ricorrere all’obiezione vuol dire affermare da parte di chi vede, di chi sa per scienza e per esperienza, che i bambini sono tali anche quando sono nel seno materno. E questo fatto dà fastidio, perché il presupposto reale dell’aborto è che non ci sarebbe un essere umano ma una cosa, un grumo di cellule nel grembo materno. L’obiezione di coscienza è una prova evidente che il concepito, il bambino, quando si trova nel seno materno è uno di noi.

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    Conferenza sulla famiglia a Cracovia. Il prof. Donati: i politici cristiani prendano nuove iniziative

    ◊   La crisi della famiglia e del matrimonio e la domanda su come l’Europa possa gestire queste due sfide: questi sono stati gli argomenti principali della discussione alla 13.ma Conferenza internazionale sul tema “Il ruolo della Chiesa cattolica nel processo di integrazione europea”, che si è conclusa oggi a Cracovia, in Polonia. L’evento è stato organizzato dalla Pontificia Università Giovanni Paolo II di Cracovia, in collaborazione, tra gli altri, con la Commissione degli episcopati europei (Comece). Il servizio di Leszek Miroslaw Gesiak:

    La discussione è stata molto forte e concentrata su due temi: la definizione di famiglia nel contesto del matrimonio, e le unioni di fatto in Europa, da un lato; dall’altro, la diffusione in Europa della teoria del genere. Tutti i dibattiti sono stati caratterizzati dalla polarizzazione delle opinioni. Durante i lavori di gruppo si sono potute rilevare opinioni diverse anche tra gli stessi cattolici: sono state le stesse discussioni a cui si assiste spesso nel Parlamento europeo. Si è parlato anche di tolleranza e del predominio delle minoranze sulle maggioranze, in alcune società. Si è parlato dei mezzi di comunicazione che presentano anche determinate immagini di famiglia e matrimonio, che spesso non coincidono con il concetto cristiano e con gli standard cristiani di famiglia e matrimonio. Questa visione presentata dai media – è stato sottolineato - a volte indebolisce l’integrazione della famiglia stessa. Sul ruolo della famiglia ha parlato mons. Henryk Hoser, arcivescovo di Varsavia-Praga, mentre uno dei parlamentari – Jan Olbrycht – ha parlato di un’iniziativa molto interessante: la raccolta delle firme dei deputati dei diversi Parlamenti del mondo sulla petizione che riguarda la difesa dei diritti della famiglia e del matrimonio, secondo la concezione tradizionale. Nel corso dei lavori c’è stato anche spazio per la dimensione ecumenica: infatti, ha partecipato il rappresentante del Patriarcato di Mosca e anche un vescovo della Chiesa protestante evangelica. Ieri sera tutti i partecipanti alla Conferenza hanno preso parte alla Messa presieduta dal cardinale Stanislaw Dziwisz, metropolita di Cracovia, nella Basilica di Skauka. L’omelia è stata pronunciata dall’arcivescovo Wiktor Skworc, metropolita di Katowice. Oggi, tra i diversi interventi, quello del prof. Pierpaolo Donati, del Dipartimento di sociologia e diritto commerciale dell’Università di Bologna, in Italia. Alla fine della Conferenza, il rettore dell’Università cattolica Giovanni Paolo II di Cracovia, padre Wladyslaw Zuziak, ha fatto un riassunto dei diversi interventi affermando che questo incontro è il frutto di un’intuizione di Giovanni Paolo II: per questo Papa – ha detto - la famiglia è sempre stata uno dei più importanti punti di riferimento per l’azione della Chiesa. Giovanni Paolo II, infatti, diceva che la famiglia è lo specchio della società moderna. Sulle conclusioni dell'incontro ascoltiamo il prof. Pierpaolo Donati:

    R. - Credo che la parte conclusiva del convegno abbia confermato che l’Europa ha bisogno di ritrovare le sue radici cristiane, altrimenti certamente andrà alla deriva. Dunque, nelle conclusioni quello che è stato - credo - importante, è stabilire la necessità che i politici di ispirazione cattolica perseguano l’idea di una definizione della famiglia, che sia compatibile in qualche modo con le varie esigenze che le persone hanno, ma che mantenga la fondamentale sostanza della famiglia: il fatto cioè che la famiglia è una relazione sociale di piena reciprocità fra i sessi e fra le generazioni. Non ci si può allontanare da questa definizione, cioè dall’idea che ci sia una reciprocità che deve essere piena perché coinvolge tutte le dimensioni della vita, dal lavoro all’educazione dei figli, alla salute, alle pensioni, al reddito della famiglia… Non ci si può allontanare da questa idea che cioè i sessi - maschio e femmina - e le generazioni debbano fra di loro scambiarsi nella maniera propria della famiglia un’eredità, che devono passare di generazione in generazione. Quindi, sostanzialmente, c’è stata una ripresa dell’idea che i politici di ispirazione cristiana prendano nuove iniziative per affermare questi valori a livello dell’Unione Europea.

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    Giornata del primo soccorso: primi minuti essenziali negli incidenti stradali

    ◊   Si celebra oggi la “Giornata mondiale del primo soccorso”, ricorrenza che quest’anno il Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa dedica al tema della sicurezza stradale. Ce ne parla Davide Dionisi:

    Ogni anno oltre 1,2 milioni di persone in tutto il mondo perdono la vita a causa di incidenti stradali: tra i giovani dai 15 ai 29 anni sono la prima causa di morte; nei prossimi 20 anni potrebbero diventare la quinta in tutto il mondo. Da qui, la scelta del tema “sicurezza stradale” della Croce Rossa per la Giornata mondiale del primo soccorso; una scelta che vuole sottolineare l’importanza di diffondere le conoscenze adatte per ridurre il rischio, gli effetti degli infortuni, delle malattie e per ridurre la dipendenza delle popolazioni dai servizi sanitari di emergenza. Ma la conoscenza delle tecniche di primo soccorso, può diventare davvero un importante strumento anche sul fronte della prevenzione? Lo abbiamo chiesto al presidente nazionale della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca:

    R. - Decisamente sì. Non lo dice soltanto la Croce Rossa, lo dicono le statistiche sanitarie, lo dice l’Organizzazione mondiale della sanità. Negli incidenti stradali, molto spesso, i primi minuti sono essenziali. Sapere cosa fare aiuta a salvare delle vite, e questa è una cosa molto importante. Quindi, decisamente sì.

    D. - Secondo lei il primo soccorso potrà mai diventare una parte integrante della promozione della salute?

    R. - Questa è una delle cose che noi auspichiamo. In altri Paesi, questo, sta già avvenendo con ottimi risultati. Quindi quello che noi chiediamo è che il primo soccorso possa diventare, ad esempio, parte dei percorsi scolastici nelle scuole secondarie, quanto meno per accedere alla patente di guida.

    D. - A chi si rivolge il primo soccorso?

    R. - Si rivolge a tutti, questa è la straordinarietà del primo soccorso. Tutti quanti, in qualsiasi momento, possono trovarsi in condizione di fare la differenza tra la vita e la morte per un proprio caro, per una qualsiasi persona che si incontra per strada che ha un malessere. Basta conoscere poche e semplici manovre per fare la differenza tra la vita e la morte. Quindi apprendere queste manovre è un dovere civico.

    D. - Come fare per ottenere programmi più forti e sostenibili?

    R. - Su questo serve una politica illuminata. Noi ci auguriamo che la nostra classe politica raccolga questo appello, questa domanda di salute, di benessere che viene dalla Croce Rossa e che ci sia una maggiore attenzione. Questo è l’aspetto più importante. La cultura del primo soccorso è fondamentale, perché è cultura della vita.

    D. - La Giornata mondale del primo soccorso, quest’anno, è dedicata alla sicurezza stradale. Perché la scelta di questo tema?

    R. - Perché sono oltre 1,2 milioni le persone che muoiono per incidente stradale ogni anno, perché per i giovani tra i 15 e i 29 anni è la prima causa di morte, perché nei prossimi anni diventerà una delle prime cinque cause di morte e perché, molto spesso, gli automobilisti non hanno questa pratica, non hanno questa cultura e quindi non sanno come comportarsi nei primi attimi dopo un incidente.

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    Al fianco dei bambini vittime di abusi: compie 10 anni l’associazione “Chiara e Francesco”

    ◊   Dieci anni al fianco e assieme ai bambini vittime di abusi sessuali: è il traguardo raggiunto dall’associazione “Chiara e Francesco”, nata dal cuore di un gruppo di ragazzi della parrocchia di Torvaianica, sul Litorale Romano. L’associazione, che conta 3 case-famiglie, ospita attualmente venti bambini e ragazzi. Su questa esperienza non facile, ma straordinariamente ricca di umanità, Alessandro Gisotti ha intervistato Alessandro Orsini, vicepresidente di “Chiara e Francesco”:

    R. – Dieci anni passati molto in fretta: si sta con i bambini e sono praticamente volati! Dieci anni da quando abbiamo aperto, qui, sul nostro territorio, a Torvaianica, dopo che era stata creata da un gruppo di ragazzi, quelli che noi eravamo, della parrocchia di Torvaianica, nati dal dolore di una bambina. La nostra associazione nasce proprio per dare risposta ad una bambina e ad una mamma che si sono presentate al centro di ascolto della nostra parrocchia. I ragazzi che sono stati da noi sono 54, quelli passati o che sono ancora da noi: oggi sono 20 in tre case. Dieci anni passati molto in fretta, ma molto intensi, perché sono stati vissuti insieme a loro, insieme ai loro problemi, ai loro dolori. Abbiamo lanciato tante iniziative, continuiamo a proporne: corsi nelle scuole, con insegnanti e con gli alunni per fare prevenzione, proprio per far conoscere cosa c’è dietro ad un maltrattamento, ad un abuso, e anche per farli emergere, perché purtroppo molte volte non si è a conoscenza e non si sa a chi rivolgersi. Pensiamo a bambini molto piccoli, perché la maggior parte degli abusi purtroppo nasce tra le mura domestiche. Quindi, se è papa o mamma, se è un parente stretto che compie un abuso, il bambino non sa a chi rivolgersi.

    D. – Colpisce, per esempio, una notizia come quella che abbiamo letto quest’estate, di un pedofilo che con una decisione della Corte d’Appello di Roma, torna nello stesso palazzo della vittima: si vanno a riaprire ferite che poi non si rimargineranno mai completamente …

    R. – Sono ferite che non si rimarginano. Noi proprio con i tecnici, con i nostri psicologi, con gli psicoterapeuti, ma soprattutto con lo stare vicini ai ragazzi impariamo proprio questo: che sono ferite che non passeranno mai. Non è pensabile dire: con il tempo si dimentica. Ferite del genere non si dimenticano. La notizia, che quest’estate era uscita su tutti i giornali, i telegiornali è una cosa assurda, ma noi ci troviamo a combatterci quotidianamente. Noi abbiamo fatto una decina di denunce per abuso sessuale verso i nostri ragazzi e ci ritroviamo con persone condannate per pedofilia nei riguardi di ragazzi che adesso sono usciti, e ce le ritroviamo sotto casa perché cercano di venire a parlare con i figli, di far loro ritrattare tutto, vengono ancora a minacciarli … E la legge, purtroppo, a volte non tiene conto di questo. Che i domiciliari vengano dati nello stesso appartamento, nello stesso palazzo nel quale vive la vittima, è assurdo, perché il solo rivedere il proprio mostro, la persona che gli ha usato violenza, per un bambino questo è tremendo!

    D. – “Chiara e Francesco” – lo si ricordava – nasce in una dimensione di parrocchia: il nome stesso richiama immediatamente la dimensione, la testimonianza francescana. Un pensiero anche su Papa Francesco, allora, in questo percorso di impegno …

    R. – Noi nasciamo dentro la Chiesa. La mia è un’esperienza che io porto avanti proprio a livello di fede. Abbiamo scelto di fare questo proprio per dare una risposta di fede ai bisogni che si sono presentati e sappiamo, purtroppo, che ci sono casi all’interno della Chiesa: è inutile nascondersi o fare finta di niente. Non bisogna nasconderlo, ma bisogna prevenire partendo anche dai Seminari, preparando bene i ragazzi che vogliono diventare sacerdoti. Quando si verifica un caso di pedofilia, purtroppo, ci si pone a favore o contro, è vero o non è vero. E spesso non si sta vicini ai bambini che subiscono queste cose. E devo dire che all’interno della Chiesa, ultimamente, il fatto di stare vicino ai bambini vittime degli abusi sta avvenendo e noi ne siamo molto contenti, ovviamente. Anche la Conferenza episcopale italiana ha pubblicato le linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori; per noi, anche la vicinanza di Papa Francesco e di Papa Benedetto per noi è importante, perché la Chiesa deve tutelare.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella 24.ma Domenica del Tempo ordinario, il Vangelo ci presenta tre parabole sulla misericordia divina: quella del figlio prodigo, della pecora smarrita e della moneta perduta. Gesù dice:

    “Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione”.

    Ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    Il Signore oggi ci dona una parola che rivela la divina misericordia e la gioia che l’accompagna. I pubblicani e i peccatori accorrono a Gesù, ma chi presume di essere giusto, perché compie la Legge, pur avendone perso il cuore, la misericordia, appunto, non capisce e grida allo scandalo. “Gesù accoglie i peccatori e mangia con loro”. In Israele sedere a tavola con i peccatori è farsi uno di loro. La risposta di Gesù rivela il cuore di Dio. Il Padre sa che, lontano da Lui, nessuna gioia è vera, ed anche quella parvenza di letizia di cui ci si ammanta, sa più di fuga, con il sorriso amaro di ciò che finisce presto e male. Per questo, nella parabola della pecora perduta, il pastore lascia le 99 incustodite nel deserto e si mette alla ricerca di quella smarrita e quando la ritrova, “pieno di gioia, se la carica sulle spalle” e invita gli amici a fare festa. Se questo fa un semplice pastore, cosa non farà il “Pastore grande delle pecore”, Dio, per la “sua pecora” smarrita: ogni donna e uomo che soffre, ogni donna e uomo solo. Proprio perché smarrito, diventa “suo”: che tenerezza in questo “suo”! È davvero la domenica della gioia divina, a cui partecipano anche gli angeli: “Io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte “. E tu, vescovo, presbitero, o cristiano che sia, perché aspetti che la pecora ritorni da sola? Non ce la fa: aveva sete e cercando l’acqua di pozzanghera in pozzanghera è caduta nel precipizio! Perché non scendi tu da lei, non te la metti sulle spalle, e la riporti al divino banchetto, la festa preparata apposta per lei?

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Laos, famiglie cristiane nel mirino delle autorità

    ◊   Perseguitati perché cristiani: avviene anche in Laos. AsiaNews racconta la storia di 11 famiglie – una cinquantina di persone in tutto – cacciate dalle loro terre nel villaggio di Nongdaeng (provincia di Bolikhamsai) il 30 agosto scorso, colpevoli di aver abbracciato una “religione straniera” legata a “potenze occidentali” considerate distruttive per l’unità nazionale. A queste persone, che hanno rivendicato il diritto della libertà religiosa sancito, almeno formalmente, dalla Costituzione laotiana, sono stati concessi tre giorni per abiurare e tornare a professare la religione tradizionale del luogo, cioè l’animismo. Tale ultimatum, secondo la denuncia dell’Human Rights Watch for Lao Religious Freedom, scadeva il primo settembre scorso e ora si teme che ci siano ripercussioni anche violente contro queste famiglie. Nel Laos la presenza cristiana è pari al 2% della popolazione locale, di cui lo 0.7% è costituita da cattolici. (R.B.)

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    India: diminuiscono le violenze contro i cristiani

    ◊   Il fenomeno della violenza contro i cristiani in India si sta contraendo e la Chiesa locale, nella persona di padre Faustine L. Lobo, ha espresso all’agenzia Fides, fiducia “in quanto oggi c’è un diverso atteggiamento del governo del Karnataka, che non appoggia i gruppi estremisti indù”. Le violenze sarebbero, secondo padre Lobo, concentrate su “gruppi cristiani evangelici poco controllabili”, rilevando che “i casi di violenza non sembrano far parte di una strategia organizzata, ma sono scollegati fra loro. A volte anche i gruppi cristiani hanno le loro responsabilità nel disturbare la quiete dei villaggi. Per chiese e istituzioni cattoliche non ci sono problemi”. Il mutato atteggiamento del governo è dovuto al passaggio del testimone dal partito nazionalista “Baratuya Janata” al più moderato “Congress”, e ha avuto risvolti anche tra gli apparati della polizia locale che ora sono una sicurezza anche per le minoranze. Nonostante le confortanti notizie, la violenza contro i cristiani si è solamente ridotta e non spenta: l’agenzia Fides, aveva dato notizia di un pastore protestante malmenato da estremisti Indù e di tre attivisti laici cristiani, gestori di una scuola, arrestati per accuse di “conversioni forzate al cristianesimo”. Minacce di gruppi estremisti Indù hanno anche portato alla chiusura di una chiesa protestante, attiva da ben 18 anni, nella città di Mangalore. (D.P.)

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    Irlanda del Nord. Lunedì riprendono i negoziati: iniziativa ecumenica per la pace

    ◊   “Speranza e storia. Costruire la pace nell’Irlanda del Nord”: si intitola così la campagna lanciata da cattolici, metodisti e presbiteriani di Dublino per promuovere la fine del conflitto nel Paese. Sostenuta dalla Conferenza episcopale irlandese, guidata dal card. Seán Brady, l’iniziativa si tiene alla vigilia di una nuova serie di negoziati presieduta dall’ex inviato speciale degli Usa in Irlanda del Nord. Gli incontri avranno inizio lunedì prossimo e vedranno, all’ordine del giorno, alcuni argomenti controversi, come lo svolgimento delle parate e l’uso delle bandiere e dei simboli politici. Con questa campagna, i membri delle Chiese di Dublino invitano i fedeli a “firmare una dichiarazione che incoraggia coloro che si impegnano nel processo di pace e nel miglioramento dei rapporti reciproci in futuro”. Incentrata su tre parole – umiltà, guarigione e speranza – la dichiarazione sottolinea la necessità di perdonare il passato per cercare “un futuro condiviso e pacifico”. “Crediamo – si legge ancora – che i principi cardine del Vangelo possano contribuire molto al benessere della comunità, a prescindere dal fatto che siamo cristiani, atei, agnostici o di altre fedi”, perché “il comandamento di Gesù ‘Ama il prossimo tuo’ è un’idea che ci trasforma radicalmente, ci chiede di amare i nostri nemici e di perdonare coloro che ci hanno fatto del male”. Ribadendo la forza della speranza, i promotori della campagna esortano quindi alla costruzione di una società pacifica non solo in quanto priva di violenza, ma perché portatrice di “un senso comune di stabilità, benessere ed opportunità per tutti”. “Come persone di fede – concludono cattolici, metodisti e presbiteriani – possiamo raccoglierci in preghiera e con speranza, nell’impegno e nella convinzione che i prossimi negoziati faranno registrare un passo in avanti verso la pace”. (I.P.)

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    Immigrazione, oltre 500 siriani sbarcati in Italia nelle ultime 24 ore

    ◊   Sono circa 500, nelle ultime 24, ore i profughi siriani giunti con mezzi di fortuna sulle coste italiane. Complessivamente sono 3300 in 40 giorni, con un consistente picco di sbarchi nel mese di agosto. Nella notte una prima imbarcazione con a bordo 359 migranti, tra cui 76 donne, 121 minori e un neonato, è stata intercettata dalla Guardia Costiera e messa in salvo a Siracusa. Un barcone con 132 migranti è inoltre diretto verso Pozzallo. Sbarchi anche sulle coste calabresi: ieri sera la Guardia Costiera ha trasferito 170 migranti su proprie unità per portarli al riparo; tutti sono stati rifocillati e forniti di abiti asciutti. L’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati, che lanciava l’allarme sugli arrivi a causa dell’intensificarsi della guerra ma anche del rischio di raid americani, stima che oltre 4600 siriani siano giunti dall’inizio dell’anno via mare in Italia. (R.B.)

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    Rapporto dell’Oim: migrazioni anche da nord verso sud del mondo

    ◊   La migrazione migliora o no le condizioni di vita? In che misura i migranti sono soddisfatti della loro vita rispetto alla popolazione locale e quanto è difficile per loro trovare un lavoro? È più probabile che abbiano problemi di salute? A tutte queste domande e a molte altre ancora sul tema, cerca di dare risposte il Rapporto mondiale sulle migrazioni 2013, pubblicato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). L’approccio attraverso il quale il rapporto intende dipingere un quadro sulle nuove prospettive di vita dei migranti nel mondo, è piuttosto originale, perché si fonda su sei dimensioni fondamentali del benessere. Il dossier sfata anche una credenza comune secondo cui la migrazione nel mondo interessi solo la direttrice sud-nord. Le persone, infatti, che si muovono da un sud del mondo in via di sviluppo verso un nord più ricco – secondo il documento – sono circa il 40% del totale; poi c’è un 33% che viaggia tra Paesi del sud; il 22% tra Paesi del nord e un restante 5% che dal nord migra verso il sud. Ovviamente sono tipi di migrazione molto diversi tra loro, che l’Oim misura attraverso la percezione del benessere degli interessati (l’istituto Gallup ne ha intervistati oltre 25mila in 150 Paesi): in genere, a segnalare veri miglioramenti di vita sono coloro che si spostano all’interno del nord, mentre la migrazione da sud a sud è spesso legata a condizioni drammatiche e questioni di mera sopravvivenza, non di miglioramento del benessere. Se le persone che si spostano dal nord al sud hanno, inoltre, esperienze contrastanti a seconda che nelle proprie valutazioni personali pesi di più la maggiore economicità del Paese di destinazione o l’assenza di reti sociali in questo stesso; chi dal sud va verso nord segnala, in genere, esperienze deludenti e condizioni di vita peggiori rispetto al Paese d’origine. Ciò è legato soprattutto a questioni come la difficoltà di trovare un alloggio e di ottenere un lavoro. Questo approccio è originale se si pensa che normalmente il grado di benessere del singolo – che è tra gli obiettivi di sviluppo del Millennio – viene misurato con indicatori economici quali il Pil e la quantità di denaro che i migranti spediscono a casa. Interessante è anche il tema della propensione alla migrazione, che si presume connessa alle condizioni del Paese d’origine: si osserva, invece, che la gente del nord è più propensa a migrare (fra il 3.6 e il 5.2% della popolazione) rispetto a quella del sud (3%), tanto che le persone in movimento dal nord al sud risultano essere circa 7 milioni. Tra questi, ad esempio, cittadini statunitensi che si trasferiscono in Messico o Sudafrica; tedeschi che vanno a vivere in Turchia e portoghesi che migrano in Brasile. Infine, un ultimo luogo comune sfatato: il livello di disoccupazione, che tra i migranti raggiunge quota 13% contro l’8% delle popolazioni locali. (A cura di Roberta Barbi)

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    La Caritas Sardegna presenta i dati sulla povertà, nel contesto dell’imminente visita del Papa

    ◊   Offrire un ulteriore spunto di riflessione in preparazione alla visita di Papa Francesco a Cagliari, il 22 settembre, e al suo incontro con i poveri, da lui considerati cuore della Chiesa. Con questo obiettivo, la Caritas Sardegna presenterà lunedì 16 settembre, alle ore 10.30, i dati sulla povertà relativi all’anno 2013. In particolare, informa una nota, “verranno esaminate le nuove tendenze relative al problema povertà e ai bisogni rilevati sul territorio fino al primo semestre 2013, grazie ai dati forniti dai Centri d’ascolto delle Caritas diocesane della Sardegna, strumenti privilegiati di incontro e di osservazione del disagio”. Verrà, inoltre, effettuata “un’analisi di ampio raggio, che metterà a confronto le cifre riguardanti il fenomeno nel corso degli ultimi tre anni”. Alla presentazione prenderanno parte mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda; mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias e delegato episcopale per il servizio della carità, e Raffaele Callia, responsabile del Servizio studi e ricerche della Caritas regionale. Previsto per le ore 15.00 di domenica 22 settembre, nella Cattedrale di Cagliari, l’incontro del Papa con i poveri sarà solo uno dei tanti momenti dell’imminente viaggio del Pontefice in Sardegna, il secondo in Italia dopo la visita a Lampedusa dell’8 luglio scorso. Il fitto programma degli appuntamenti prevede, infatti, nella mattinata, l’incontro con il mondo del lavoro e la Santa Messa nel Santuario mariano di Bonaria, mentre nel pomeriggio Papa Bergoglio pronuncerà un discorso ai rappresentanti della cultura e presiederà un evento speciale per i giovani, intitolato “Getta le tue reti”. Intanto, i preparativi fervono: già on line il sito ufficiale www.ilpapainsardegna.it, che riporta, in alto a sinistra, il logo del viaggio. Si tratta di un ritratto del Papa, raffigurato di profilo e sorridente sullo sfondo, in azzurro, dei confini stilizzati della Sardegna e con accanto una riproduzione della Vergine di Bonaria, Patrona dell’isola. Infine, da ricordare che il motto del viaggio è “Il Papa e la Sardegna, pellegrini a Bonaria”. (A cura di Isabella Piro)

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    I vescovi del Kenya: l’aborto provoca nelle donne profonde sofferenze fisiche e psicologiche

    ◊   L’aborto non è una panacea per “la salute, la felicità e la prosperità della donna”. Anzi: l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) provoca nelle donne “profonde sofferenze fisiche, psicologiche e spirituali”. È quanto scrive la Conferenza episcopale del Kenya (Kccb) in una nota diffusa in questi giorni, in seguito alla pubblicazione di un rapporto, a cura del Ministero nazionale della Salute e del Centro di ricerca sanitario, sulle conseguenze dell’aborto non sicuro nel Paese. Secondo tale rapporto, nel 2012 in Kenya sono stati praticati 465 mila aborti, il che significa che la nazione ha il tasso di Ivg più alto nella regione africana. Inoltre, circa la metà delle pazienti che ha richiesto cure mediche dopo un aborto non sicuro risultava essere minore di 25 anni, con un 17% di ragazze tra i 10 ed i 19 anni. Statistiche discutibili, ribattono al contrario i vescovi di Nairobi, che mirano “deliberatamente a spaventare i cittadini al solo scopo di introdurre la legalizzazione dell’Ivg nella Costituzione del Paese”. Quindi, i presuli denunciano “ogni forma di pratica abortiva” e ribadiscono che “la vita è sacra dal momento in cui viene concepita e fino alla morte naturale”. “Strappare via un’esistenza umana, nata o ancora non nata – scrive ancora la Kccb - è sempre un crimine”, perché “essa è un dono di Dio che garantisce il futuro dell’umanità”. Di qui, l’appello della Chiesa di Nairobi ai medici affinché “non prescrivano mai l’aborto come una soluzione ai problemi economici, sociali e familiari; al contrario, i dottori devono sempre dire ai pazienti la verità, ovvero che l’aborto uccide un bambino innocente, distrugge l’essenza della maternità, acceca la coscienza dei padri e devasta la famiglia”. In questo senso, continua la nota, “ogni tentativo di legalizzare l’Ivg uccide la coscienza dell’intera nazione”. Esortando, poi, i genitori ad insegnare ai propri figli “la verità fondamentale della vita umana”, i vescovi del Kenya puntano il dito contro coloro che chiedono più fondi per l’aborto e le cure post-aborto, sottolineando che, al contrario, “la promozione e la tutela di una buona etica nella società eliminerebbe la necessità di ricorre allIivg in prima istanza”. Un ulteriore appello viene rivolto al governo, affinché “tuteli la dignità di ogni vita, inclusa quella dei bambini non ancora nati, nello spirito del diritto di ciascuno a vivere”. Infine, tutti i cittadini vengono incoraggiati a “proteggere sempre la vita e la dignità umana, resistendo ad ogni tentativo di promuovere uno sviluppo prettamente materialistico, a scapito di uno sviluppo umano integrale e duraturo”. (I.P.)

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    Filippine, a Zamboanga violato il cessate il fuoco

    ◊   Era nota come la “città dei fiori” Zamboanga, nelle Filippine, da sei giorni consecutivi teatro dei combattimenti tra l’esercito e i ribelli islamici separatisti. Scontri che hanno provocato la morte di almeno 53 persone. Nella notte il cessate il fuoco, dichiarato appena ieri sera, è stato violato e decine di persone sono rimaste ferite. Si contano, ormai, 60 mila sfollati rimasti senza casa. I ribelli hanno colpito diverse postazioni del governo e sequestrato civili per farne scudi umani. Il vicepresidente dell’arcipelago, Jejomar Binay, ha espresso l’intenzione di parlare con il leader del movimento separatista Fronte nazionale di liberazione Moro, Nur Misuari, per giungere a una soluzione del conflitto in corso. (R.B.)

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    Karzai: Usa e Nato non bastano, terrorismo un problema per tutta la regione

    ◊   Il presidente afghano, Hamid Karzai, in un vertice della “Organizzazione di cooperazione di Shangai”, svoltosi a Bishkek capitale del Kyrgyzstan, ha pronunciato un appello ai Paesi confinanti, per rinnovare la lotta contro il terrorismo. Il presidente Karzai ha dichiarato che né gli Stati Uniti né la Nato “sono riusciti a salvare la regione dalle minacce del terrorismo”. All’affermazione hanno fatto seguito altre denunce su come la situazione in Afghanistan non sia affatto stabile e come l'avanzata del terrorismo non danneggi “solo la stabilità di Afghanistan e Pakistan, ma dell'intera regione”. I Paesi della regione - ha concluso il presidente Karzai - “non devono attendere che Stati Uniti e Nato li sottraggano alla minaccia del terrorismo, ma piuttosto devono assumere collettivamente la responsabilità di questa sfida”. Intanto in Afghanistan, proprio oggi, si sono registrate tre vittime. Si tratta di civili uccisi da un kamikaze che si è fatto esplodere nella città di Kandahar, in un attacco contro un convoglio Nato. L’attentato è avvenuto verso le 22:00 ora locale, all’uscita da una clinica dove molte persone erano riunite in attesa di supporto medico. Oltre ai tre morti, sono stati feriti altri 6 civili. Non si registrano vittime tra i militari Nato. L’attacco è stato subito rivendicato dai talebani. (D.P.)

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    L’Onu loda la Giordania: esempio di convivenza religiosa

    ◊   Il funzionario Onu Heiner Bielefeldt, ha lodato la Giordania come un esempio di convivenza pacifica definendo le relazioni tra cristiani e musulmani “positive e amichevoli”. L’ombra del settarismo sembra essere ben gestita dalla monarchia hascemita anche se, rileva Bielefeldt, “le voci dei radicali sia nel campo dell'Islam sia in quello cristiano sembrano prendere piede”. La visita del funzionario Onu, riporta l’agenzia Fides, è durata 10 giorni in cui è stato possibile sondare le varie realtà del paese e di rilevare il buon livello di libertà religiosa. La Giordania è un esempio di convivenza raro nella regione del Medio Oriente, in cui il settarismo è la più frequente causa di conflitti, specialmente tra le diverse sette dell’Islam, anche se il funzionario Onu ha riscontrato un aumento degli stereotipi riguardanti gli Sciiti. Alla fine della sua relazione Bielefeldt ha invitato il governo giordano ad eliminare la dicitura “religione” dai documenti identificativi. Il re giordano, che recentemente ha visitato Papa Francesco in Vaticano, è ‘AbdAllah II, formatosi in Inghilterra e noto, insieme alla moglie Rania, per l’apertura verso l’occidente che spesso gli è valsa le critiche delle frange islamiche più radicali.

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    Messico, la polizia sgombera la manifestazione degli insegnanti

    ◊   È di almeno 40 feriti e 29 persone arrestate, il bilancio dello sgombero della piazza centrale di Città del Messico (nota come el Zocalo) effettuato ieri pomeriggio dalla polizia. Gli agenti hanno usato lacrimogeni e idranti all’indirizzo degli insegnanti che manifestavano contro le riforme del sistema scolastico volute dal presidente Enrique Pena Nieto. Tra i contenuti della riforma, standard educativi più rigorosi e l’abolizione del privilegio di lasciare il posto ai propri figli. Quando gli agenti sono intervenuti, dopo una lunga giornata di braccio di ferro, la maggioranza dei manifestanti era già andata via, ma rimanevano circa 200 “irriducibili”. Secondo fonti del Ministero dell’Interno, però, tra i fermati non ci sarebbe neppure un insegnante. Lo sgombero si è reso necessario per consentire, tra domani e lunedì, le celebrazioni della Giornata dell’Indipendenza del Paese. (R.B.)

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    Colombia. La Madonna di Chiquinquirá in pellegrinaggio contro la violenza

    ◊   La Madonna di Chiquinquirá, patrona della Colombia, verrà portata in pellegrinaggio, da oggi fino al 19 ottobre, per sensibilizzare l’opinione pubblica colombiana sulla lotta alla violenza. Il pellegrinaggio della Madonna partirà dal porto di La Dorada per percorrere le rive del Rio Magdalena fino a raggiungere la “Plaza della Paz” di Barranquilla. Il vescovo della diocesi di Chiquinquirá, mons. Sánchez Aponte, riporta l’agenzia Fides, ha invitato alla preghiera tutti i fedeli e le comunità della regione per tutta la durata del pellegrinaggio. Le tappe che l’effige della Vergine sono legate ai luoghi più colpiti dalla violenza e mons. Aponte si augura che "la presenza della Madonna e la preghiera dei fedeli, facciano nascere la pace in questi luoghi della Colombia molto sofferenti". (D.P.)

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    La Corea del Sud celebra le sue radici di fede nel "mese dei martiri"

    ◊   La Conferenza episcopale coreana ha espresso soddisfazione per la partecipazione alle celebrazioni del “mese dei martiri”, iniziato il 2 settembre e dedicato ai martiri di Corea, che ricorrono nel calendario romano il 20 settembre. Il 10 settembre, riferisce l’agenzia Fides, 21 vescovi, accompagnati da circa 300 fedeli, sono partiti dal Campus Teologico dell’università cattolica della Corea, dove sono conservate le spoglie di S. Andrea Kim Taegon, sacerdote e martire. Hanno poi proseguito il loro cammino verso il quartier generale della polizia, dove sono stati uccisi molti dei martiri coreani. Quindi sono arrivati nella cattedrale di Myeongdong, dove sono conservate le reliquie di altri nove testimoni della fede, e al santuario di Seosomun, costruito nel luogo che vide il sacrificio di 44 dei 103 martiri. Il cammino si concluso con le visite ai santuari di Danggogae, Saenamteo e Jeoldusan, dove furono martirizzati diversi cristiani durante la persecuzione Byeonin nel 1866. Il “cammino dei martiri” è un’iniziativa nuova della conferenza episcopale coreana, che ha pensato di valorizzare in questo modo l’anno della fede proclamato da Papa Benedetto XVI. L’iniziativa mira a far conoscere ai fedeli le origini della fede nel Paese. (D.P.)

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    Il cardinale Scola dona frammento della croce alla nuova chiesa di Niš

    ◊   Si celebra oggi, in occasione dell’Esaltazione della Croce, la cerimonia di dedicazione della nuova chiesa di Niš (Serbia), l’antica Naissus che vide nascere l’imperatore Costantino. La Chiesa è stata impreziosita con i mosaici dell’artista gesuita Marko Ivan Rupnik in una iniziativa della Chiesa latina per partecipare ai festeggiamenti del XVII centenario dell’editto di Milano che, siglato dall’imperatore Costantino nel 313, permise al cristianesimo di uscire dalle catacombe. La chiesa di Niš diverrà anche un santuario e un luogo di pellegrinaggio perché nel reliquiario dell’altare è stato posto un frammento della Santa Croce, dono dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola, inviato dal Papa a Niš per le celebrazioni. La chiesa è stata costruita nel 1997 ma mancava fino ad oggi di tutti gli arredi interni. Oggi, oltre ai mosaici di Rupnik, a decorare l’ambiente sono il marmo bianco del presbiterio, proveniente dalla Slovenia e le vetrate originarie della Croazia. I mosaici, vera perla artistica della chiesa di Niš, raffigurano: la Crocifissione, sulla pala d’altare, la Via Crucis e, sul fonte battesimale, un’effige di Giovanni il Battista. Padre Rupnik ha osservato, riguardo l’arte sacra e la percezione del bello nella cultura contemporanea: “è oggi il tempo in cui gli artisti sono chiamati a costruire chiese nelle quali si articoli in modo sensibile la grande memoria, la sapienza e la vita spirituale della Chiesa che accoglie in ogni tempo chi varca la sua soglia”. (D.P.)

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    Slovacchia. Esponenti ebrei e cristiani commemorano le vittime dell’Olocausto

    ◊   Autorità politiche ed esponenti religiosi ebrei e cristiani hanno commemorato il 9 settembre scorso – la data in cui nel 1941 il Parlamento della Repubblica Slovacca adottò il cosiddetto Codice Giudeo che dette il via alle deportazioni – le vittime slovacche dell’Olocausto al monumento ebraico di Bratislava, là dove una volta sorgeva la sinagoga della città. A comunicarlo è la Conferenza episcopale locale che era presente con il suo presidente, mons. Stanislav Zvolenský, secondo il quale la tragedia dell’olocausto ha avuto un profondo impatto su tutti gli abitanti del Paese. “La memoria delle vittime è molto concreta – ha detto il presule durante la cerimonia che si è svolta al monumento – è certo che il loro ricordo indelebile è iscritto profondamente anche nella memoria di Nostro Signore”. “Bisogna rifiutare ogni tipo di odio, razzismo e deturpazione della dignità umana di qualunque persona – ha aggiunto – non ci si può mai comportare in modo tale che le nostre azioni provochino odio verso altre persone, perché dall’odio alla violenza la strada è molto corta”. Alla funzione erano presenti anche il direttore del Museo della cultura ebraica, Pavol Mešťan, il presidente dell’Unione centrale delle comunità ebraiche in Slovacchia, Igor Rintel, e il primo ministro del Paese, Robert Fico. (R.B.)

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    In Africa bambini e disabili affidati alle cure dell’Opera di don Orione

    ◊   Da 30 anni l’Opera fondata da don Orione è presente in molti Paesi del mondo, in particolare in Africa, a conferma del carisma dei religiosi in favore dei fratelli più poveri e bisognosi. L’agenzia Fides riporta di nuove iniziative intraprese dagli “orionini”, come il Centro di accoglienza per i pellegrini in via di esecuzione presso il Santuario “Notre Dame de la Garde” a Bonoua, in Costa d’Avorio e l’avvio di cinque nuove comunità: a Tampellin, con tanto di dispensario maternità, e Banfora in Burkina Faso; a Lomé in Togo; a Kandisi in Kenya; ad Ambanja in Madagascar. Nell’ultimo anno, inoltre, sono entrati in funzione i centri per disabili di Maputo, in Mozambico, e di Antsofinondry in Madagascar, mentre a Miandrarivo, sempre in Madagascar, un gruppo di suore ha preso in cura il dispensario maternità appena inaugurato. Infine a Benfica, alla periferia della capitale mozambicana Maputo, sorge un piccolo seminario che accoglie una trentina di seminaristi. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 257

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