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Sommario del 12/09/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Santa Marta: per amare il nemico contempla la Passione di Gesù e la dolcezza di Maria
  • Dialogo interreligioso e diritti umani al centro del colloquio tra il Papa e la premier thailandese
  • Pubblicato il calendario delle celebrazioni presiedute dal Papa fino a novembre
  • Tweet del Papa: “Seguire Gesù significa condividere il suo amore per ogni essere umano”
  • Nomina epsicopale in Australia
  • Sei mesi con Papa Francesco. Gianni Valente: sta portando al mondo la tenerezza di Dio
  • Lettera a Scalfari. Mons. Forte: Papa Francesco ci insegna cosa sia veramente dialogo
  • L'uomo e lo spazio tra fede e scienza in un Convegno in Vaticano
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Crisi Siriana. Iniziato l'incontro tra Kerry e Lavrov. I ribelli contro il piano di Mosca, si di Israele
  • Centrafrica: 100 morti in due giorni. Suor Elianna: situazione umanitaria drammatica
  • Cibo sprecato una vergogna! 750 milioni di dollari l’anno buttati nella spazzatura
  • Confcommercio: aumentano le spese non comprimibili, rischiamo una crisi sociale
  • Ispezioni della Dia a Pompei contro le infiltrazioni della criminalità organizzata
  • Torino, apre la Settimana sociale dei cattolici dedicata alla famiglia
  • La Lev presenta due volumi divulgativi sul Catechismo
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria. Maalula: la morte "in odium fidei" del giovane Sarkis
  • Siria: la Custodia di Terra Santa in aiuto della popolazione civile
  • Siria: per l'Onu commessi crimini di guerra e contro l'umanità da tutte le parti in conflitto
  • Filippine: ancora scontri a Zamboanga. Anche un prete tra gli ostaggi nelle mani dei ribelli
  • Corea del Nord: il governo riaccende il reattore nucleare di Yongbyon
  • Iraq: esplosione a Baghdad. Il nunzio: “La sicurezza qui è un bene sconosciuto"
  • Egitto: il Patriarca Tawadros riprende le catechesi pubbliche: l'odio non entri nel cuore
  • Sudan: nuovi bombardamenti di Khartoum sui Monti Nuba e nel Sud Sudan
  • Pakistan: esclusi dalla campagna di vaccinazioni contro la polio 1,5 milioni di bambini
  • Messico: i vescovi annunciano un documento sugli emigranti
  • Strasburgo: incontro sulle "sfide giuridiche per la Chiesa in Europa"
  • Svizzera: la Caritas chiede più prevenzione dell’indebitamento delle famiglie
  • Polonia: avviata la machina organizzativa per la Gmg 2016 a Cracovia
  • I vescovi dell'Oceano Indiano: più accoglienza e condivisione nelle comunità cristiane
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Santa Marta: per amare il nemico contempla la Passione di Gesù e la dolcezza di Maria

    ◊   “L’umanità sofferente” di Gesù e la “dolcezza” di Maria. Sono i due “poli” cui deve guardare il cristiano per riuscire a vivere ciò che il Vangelo chiede. Papa Francesco lo ha affermato all’omelia di questa mattina presieduta in Messa in Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il Vangelo è esigente, chiede “cose forti” a un cristiano: capacità di perdonare, magnanimità, amore per i nemici… C’è un solo modo per riuscire a metterle in pratica: “contemplare la Passione, l’umanità di Gesù” e imitare il comportamento di sua Madre. E proprio alla Madonna, di cui oggi la Chiesa ne ricorda il “Santo Nome”, Papa Francesco ha dedicato il primo pensiero dell’omelia. Una volta, ha detto, la festa odierna era detta del “dolce Nome di Maria”. Poi, la definizione è cambiata, “ma nella preghiera – ha osservato – è rimasta questa dolcezza del suo nome”:

    “Ne abbiamo bisogno, di dolcezza, oggi, dalla Madonna, per capire queste cose che Gesù ci chiede, no? Perché questo è un elenco non facile da vivere. Amate i nemici, fate il bene, prestate senza sperare nulla… A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra, a chi ti strappa il mantello non rifiutare anche la tunica … Ma, sono cose forti, no? Ma tutto questo, a suo modo, è stato vissuto dalla Madonna: è la grazia della mansuetudine, la grazia della mitezza”.

    Anche S. Paolo, nella Lettera ai Colossesi della liturgia del giorno, invita i cristiani a rivestirsi di “sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine”, di sopportazione e perdono reciproco. E qui, ha commentato Papa Francesco, “la nostra domanda viene subito: ma, come posso fare questo? Come mi preparo per far questo? Cosa devo studiare per fare questo?”. La risposta, ha affermato il Papa, “è chiara”: “Noi, con il nostro sforzo, non possiamo farlo. Noi non possiamo fare questo. Soltanto una grazia può farlo in noi”. E questa grazia, ha soggiunto, passa per una strada precisa:

    “Pensare a Gesù soltanto. Se il nostro cuore, se la nostra mente è con Gesù, il trionfatore, quello che ha vinto la morte, il peccato, il demonio, tutto, possiamo fare questo che ci chiede lo stesso Gesù e che ci chiede l’Apostolo Paolo: la mitezza, l’umiltà, la bontà, la tenerezza, la mansuetudine, la magnanimità. Se non guardiamo Gesù, se non siamo con Gesù non possiamo fare questo. E’ una grazia: è la grazia che viene dalla contemplazione di Gesù”.

    In particolare, ha proseguito Papa Francesco, c’è un aspetto particolare della vita di Gesù cui deve rivolgersi la contemplazione del cristiano: la sua Passione, la sua “umanità sofferente”. “E’ così – ha ripetuto con insistenza – dalla contemplazione di Gesù, della nostra vita nascosta con Gesù in Dio, possiamo portare avanti questi atteggiamenti, queste virtù che il Signore ci chiede. Non c’è un’altra strada”:

    “Pensare al suo silenzio mite: questo sarà il tuo sforzo. Lui farà il resto. Lui farà tutto quello che manca. Ma devi fare quello: nascondere la tua vita in Dio con Cristo. Questo si fa con la contemplazione dell’umanità di Gesù, dell’umanità sofferente. Non c’è un’altra strada: non ce n’è. E’ l’unica. Per essere buoni cristiani, contemplare l’umanità di Gesù e l’umanità sofferente. Per dare testimonianza, per poter dare questa testimonianza, quello. Per perdonare, contempla Gesù sofferente. Per non odiare il prossimo, contempla Gesù sofferente. Per non chiacchierare contro il prossimo, contempla Gesù sofferente. L’unico. Nascondi la tua vita con Cristo in Dio: questo è il consiglio che ci dà l’Apostolo. E’ il consiglio per diventare umili, miti e buoni, magnanimi, teneri”.

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    Dialogo interreligioso e diritti umani al centro del colloquio tra il Papa e la premier thailandese

    ◊   Stamani, Papa Francesco ha ricevuto in udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il primo ministro della Thailandia, la sig.ra Yingluck Shinawatra, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - sono state evocate le buone relazioni tra la Thailandia e la Santa Sede, nonché l’intesa e la cooperazione tra la Chiesa e lo Stato, particolarmente in campo educativo e sociale. Inoltre, si sono passati in rassegna alcuni temi dell’attualità internazionale e della situazione politica nel Continente asiatico con particolare riferimento all’importanza del dialogo interculturale e interreligioso per la promozione dei diritti umani, della pace e della giustizia in quella regione”.

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    Pubblicato il calendario delle celebrazioni presiedute dal Papa fino a novembre

    ◊   E’ stato pubblicato oggi il calendario delle celebrazioni liturgiche presiedute dal Papa da settembre a novembre. Si comincia con la Messa di domenica 22 settembre nel Santuario di “Nostra Signora di Bonaria” in occasione della visita pastorale a Cagliari. Domenica 29, il Papa presiederà alle 10.30 in Piazza San Pietro la celebrazione eucaristica per la Giornata dei Catechisti. Lunedì 30, alle 10.00, si svolgerà il Concistoro per alcune Cause di Canonizzazione: in questa occasione si conoscerà la data in cui verranno proclamati Santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Venerdì 4 ottobre, il Papa celebrerà la Messa ad Assisi in occasione della visita pastorale nella città di San Francesco. Sabato 12 ottobre, presiederà la Preghiera mariana in Piazza San Pietro, alle 17.00, e domenica 13 alle 10.30 in Piazza San Pietro la Santa Messa in occasione della Giornata Mariana. Domenica 27 ottobre, sempre in Piazza San Pietro, alle 10.30, Papa Francesco celebrerà la Messa in occasione della Giornata della Famiglia. Venerdì primo novembre, Solennità di Tutti i Santi, celebrerà la Messa al Cimitero del Verano, alle 16.00. Il giorno successivo, nella Commemorazione dei fedeli defunti, si recherà nelle Grotte Vaticane, alle 18.00, per un momento di preghiera per i Sommi Pontefici defunti. Lunedì 4 novembre, presiederà alle 11.30, nella Basilica Vaticana, la Messa in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno. Infine, Domenica 24 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il Santo Padre celebrerà in Piazza San Pietro, alle 10.30, la Cappella papale per la chiusura dell’Anno della Fede.

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    Tweet del Papa: “Seguire Gesù significa condividere il suo amore per ogni essere umano”

    ◊   Con l’hashtag #prayforpeace, “prega per la pace”, il Papa ha lanciato oggi un nuovo tweet: “Seguire Gesù – scrive - significa condividere il suo amore misericordioso per ogni essere umano”.

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    Nomina epsicopale in Australia

    ◊   In Australia, Papa Francesco ha nominato arcivescovo dell’arcidiocesi di Canberra and Goulburn mons. Christopher Charles Prowse, finora vescovo di Sale. Mons. Christopher Prowse è nato il 14 novembre 1953 in East Melbourne (Victoria). Dopo aver frequentato la Saint Francis Xavier Primary School e il Saint Leo’s College a Box Hill, ha svolto gli studi ecclesiastici presso il Corpus Christi College, il Seminario Provinciale di Melbourne. Più tardi ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana (1988) e il Dottorato in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana (1995) a Roma. È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Melbourne il 16 agosto 1980. Dopo l’ordinazione ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice Parroco nella parrocchia di Geelong (1980-1984) e di Moonee Ponds (1984-1985); Direttore delle vocazioni (1984-1985); Professore di Teologia Morale presso il Catholic Theological College a Melbourne (1988-2001) con residenza nella parrocchia di East Thornbury (1988-1993); Parroco di East Thornbury (1996-2001); Direttore del Catholic Pastoral Formation Centre (1997-2001); Portavoce dell’arcidiocesi di Melbourne (1999-2001); Vicario Generale e Moderatore della Curia (2001-2003). Nominato Vescovo titolare di Baanna ed Ausiliare di Melbourne il 4 aprile 2003, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 19 maggio successivo. Dal 2007 è Membro del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.È stato trasferito alla Sede di Sale il 18 giugno 2009. In seno alla Conferenza Episcopale è Membro del Comitato Permanente, come pure delle Commissioni Episcopali per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso e per la Pastorale.

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    Sei mesi con Papa Francesco. Gianni Valente: sta portando al mondo la tenerezza di Dio

    ◊   Sono passati sei mesi dall’elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio alla Cattedra di Pietro, avvenuta il 13 marzo scorso. Un periodo breve eppure intensissimo tanto che, per sentire comune, sembra che Papa Francesco sia con noi da un tempo molto più lungo e sia ormai una figura familiare. E’ questa un’opinione condivisa anche da Gianni Valente, collega dell’agenzia “Fides” legato a Jorge Mario Bergoglio da una lunga amicizia. Alessandro Gisotti lo ha intervistato:

    R. - La cosa che balza agli occhi è che in questi sei mesi sentiamo Papa Francesco quasi come uno di casa; è diventato familiare per tanti di noi, per milioni di persone in questo breve periodo. Io penso che, al di là dei momenti eclatanti, importanti - anche pubblici - che scandiscono giorno per giorno questo Pontificato, l’asse di tutto, la sorgente di tutto siano le omelie di Santa Marta. Il punto di incontro tra questo Pastore e la moltitudine dei fedeli, anche di chi non crede, è proprio l’orizzonte della quotidianità, questo flusso continuo di vita e di stupore che, in qualche modo, ha la sua immagine più nitida nell’avere la possibilità giorno per giorno di ascoltare la sua parola, quella di un pastore che legge il Vangelo e lo commenta per tutti.

    D. - Tu hai utilizzato anche una formula particolare riguardo a questo, un Magistero day by day, proprio per descrivere questa dimensione del "flusso continuo" della Parola di Dio che viene spezzata ogni giorno dal vescovo di Roma per tutto il mondo …

    R. - Sì, è proprio questa sua immanenza ai doni che il Signore gli fa, la percezione dell’essere sostenuto dalla Misericordia di Dio, che - secondo me - rende lucidi, lungimiranti e realisti nel guardare le cose che accadono, agli avvenimenti; pensiamo a quello che è successo con i suoi interventi sulla guerra in Siria, all’evento - secondo me incredibile - della Veglia di sabato scorso, una giornata così intensa di preghiera in cui era evidente che l’azione più realista che può fare l’uomo davanti ad una situazione simile è quella di pregare.

    D. - C’è un’immagine, tra le tante, che vuoi ricordare che ti ha particolarmente colpito in questi mesi e che ti sembra racchiudere, in qualche modo, anche il significato più profondo del suo servizio come Vescovo di Roma, il modo in cui lo sta sviluppando ogni giorno ...

    R. - Mi ricordo una delle prime udienze, dove abbracciava i genitori dei ragazzi disabili. Era una giornata in cui pioveva. C’era proprio l’immagine di una madre che, guardando il Papa che guardava il figlio, piangeva. Questa immagine mi ha toccato perché ho avuto presente in quel momento la percezione che chiunque abbia in famiglia situazioni di difficoltà, vedendo quell’immagine, si sia sentito confortato. Il Papa, abbracciando e baciando quel bambino, ha abbracciato tutti i bambini che hanno difficoltà e tutte le famiglie che vivono queste situazioni.

    D. - Tu conosci il pastore Jorge Mario Bergoglio da molti anni. Cosa ti colpisce nell’uomo in questo passaggio tra prima e dopo il 13 marzo scorso?

    R. - Sicuramente lo sguardo che ha sulle cose è rimasto lo stesso. Però, come ha detto anche il mio amico "padre Pepe", l’ho trovato ringiovanito. Questo sicuramente è evidente, c’è in lui un’energia, una forza che è proprio quella che fa parte dello stupore che provoca in tutti noi. Ed è evidente soprattutto che questa energia non è frutto di uno sforzo o di un entusiasmo per il ruolo che ha ricevuto, ma è quasi il frutto che sgorga da una pace, dalla pace del cuore. Questa è la cosa che comunica subito. È proprio evidente che il suo cuore è abbracciato ed è portato in braccio dalla tenerezza di Gesù, e lui al mondo non vuole dire altro che questo.

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    Lettera a Scalfari. Mons. Forte: Papa Francesco ci insegna cosa sia veramente dialogo

    ◊   Ha destato ampia eco e continua a suscitare spunti di riflessione e confronto la lettera che Papa Francesco ha indirizzato ad Eugenio Scalfari, pubblicata ieri dal quotidiano “La Repubblica”. Sull’importanza di questo gesto nell’orizzonte del dialogo tra credenti e non credenti, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte:

    R. – In questa lettera, Papa Francesco dice cose bellissime ma che appartengono totalmente alla fede, alla tradizione della Chiesa. A cominciare da quel punto che ha suscitato qualche stupore, quando dice che non si deve parlare di assolutezza in rapporto alla verità cristiana, perché la verità non è absoluta, non è sciolta, separata, ma è una verità che è relazione, amore in se stessa – Trinità Santa – e nel rapporto con gli uomini. Questo è un punto molto bello e molto importante, ma che appartiene – in realtà – alla grande tradizione cristiana. Ciò che è nuovo, per certi aspetti sorprendente e a mio avviso bello è che Papa Francesco intavoli questo dialogo con un pensatore, un giornalista di grande intelligenza, dichiaratamente non credente, e che questo sia, di fatto, tramite Scalfari, ospitato su un giornale come “La Repubblica”, un giornale che si caratterizza anche per un’impronta fortemente – come si dice – laica. Come se il Papa non avesse timore di amare la persona umana cosi com’è, dov’essa si trova, senza porre condizioni pregiudiziali all’incontro e al dialogo. Questo è veramente dialogo: un’apertura all’altro, nella fedeltà alla propria identità, ma anche nell’accoglienza profonda della persona dell’altro, così com’essa è.

    D. – Con un gesto anche come questo – inedito – di una risposta via lettera, il Papa sembra quasi dire a tutti, a tutti i cristiani, di correre “il rischio” della relazione, sempre e con tutti, appunto?

    R. – Credo che in questo il Papa voglia essere ciò che sin dall’inizio ha mostrato di essere: vuole essere anzitutto una persona umana e come tutte le persone umane, che – con l’aiuto di Dio – hanno potuto realizzare la propria vocazione alla pienezza d’umanità, che è l’amore, è una persona umana che vuole relazionarsi con tutti, senza schemi, senza etichette. Credo che sia questo lo stile di Francesco: uno stile singolarmente efficace, come si vede dall’accoglienza e dall’interesse che suscita, ma uno stile – come dire: non tattico, cioè non è qualcosa che Francesco fa per tattica; lo fa perché è così, perché è la sua identità profonda, il suo voler continuamente riferirsi al Dio vivente e proprio così relazionarsi all’altro, chiunque sia l’altro, nel rispetto, nell’accoglienza, nella verità e nell’amore.

    D. – Assieme alla verità, un altro tema fondamentale toccato in questa lettera è la questione della coscienza, tema – questo – caro anche a Benedetto XVI …

    R. – Certamente. Credo sia importante sottolineare il filo rosso che congiunge questi due Pontificati, che in realtà sono intimamente correlati. Io spesso ripeto che non ci sarebbe Francesco se non ci fosse stato il Pontificato coraggioso, umile, credente di Benedetto, la riforma spirituale della Chiesa, il senso del primato di Dio che egli ha impresso così fortemente alla vita ecclesiale. Francesco eredita tutto questo. Su questa eredità, egli esprime liberamente e con totale spontaneità la sua profonda identità di uomo di Dio, di uomo spirituale, di gesuita, dunque di persona che cerca di vivere continuamente alla presenza di Dio secondo la spiritualità di Ignazio di Loyola. Credo che anche il richiamo alla coscienza non sia che un aspetto profondo della spiritualità ignaziana: come ha detto il semiologo francese Roland Barthes – e l’affermazione è sorprendente proprio perché viene da questa fonte – il libro degli esercizi spirituali di Ignazio non è il libro della risposta, ma il libro della interrogazione e della domanda. In altre parole, gli Esercizi Spirituali ci aiutano a metterci in ascolto della voce della coscienza, che poi è il riflesso interiore di quello che Dio ha scritto per noi, dentro di noi, perché realizzassimo la nostra vocazione umana. E anche in questo il Papa è nella grande tradizione cattolica e nello stesso tempo riesce a presentarla in maniera semplice e profonda, in modo da non solo stupire, ma soprattutto attrarre e far pensare chi crede e chi non crede.

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    L'uomo e lo spazio tra fede e scienza in un Convegno in Vaticano

    ◊   È in corso nell’Aula Nuova del Sinodo il 26.mo Convegno nazionale dell’Associazione italiana di Medicina aeronautica e spaziale (Aimas), sul tema “In the spirit of discovery. Ratio et voluntas inveniendi”. Ieri, la lectio magistralis di mons. Zygmut Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, letta da un rappresentante del dicastero, mons. Charles Namugera. Il servizio di Giada Aquilino:

    “L’esplorazione spaziale dell’uomo, tra fede e scienza”. Questo il tema scelto dall’arcivescovo Zygmut Zimowski per salutare i partecipanti al Convegno dell’Associazione italiana di Medicina aeronautica e spaziale, che fa capo all’Aeronautica Militare italiana e che dagli Anni ’50 si dedica alla formazione, alla ricerca e agli aspetti sanitari dei piloti e degli astronauti. Il disorientamento spaziale in volo, il trasporto dei pazienti altamente contagiosi, le abilità visive e spaziali, l’infarto cerebrale sono solo alcuni degli argomenti trattati.

    Mons. Zimowski, rifacendosi al grande fisico italiano Nicola Cabibbo, scomparso qualche anno fa e a lungo presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, ha sottolineato come i progressi della tecnologia e della scienza richiedano agli operatori del settore “un’attenzione rinnovata alla dimensione sapienziale del significato ultimo della vita umana”. Al tempo stesso, le grandi scoperte della scienza che “aprono nuovi orizzonti sulla materia vivente e inanimata, così come sulla struttura e sulla storia dell’Universo, sono di importanza cruciale per il mondo della religione”.

    Non sempre scienza e fede sono state considerate come esperienze alleate che reciprocamente si sostengono in vista del bene dell’uomo. Storicamente, si sono succedute varie linee di tendenza che le ha viste distanti e contrapposte, soprattutto – ha scritto mons. Zimowski – quando i difensori dell’una e dell’altra hanno preteso di essere “gli unici detentori della verità”. C’è quindi da domandarsi – ha aggiunto – se veramente sia possibile superare queste barriere. La Chiesa cattolica, ha riferito, pensa di sì:

    “La Chiesa non si scandalizza di fronte a una sorta di ateismo metodologico, che viene messo in atto in quei campi di ricerca in cui non è necessario ricorrere a Dio quale ipotesi di lavoro o criterio di comprensione. La comunità cristiana riconosce, anzi, coltiva il diritto della scienza a procedere nel suo cammino in modo rigoroso e autonomo. Anzi: ritiene che la certezza della fede, che porta a proclamare l’esistenza di un Dio che benevolmente dà origine a tutte le cose, infonda nel cercatore della verità scientifica un entusiasmo, un ottimismo, una fiducia e una carica che possono giocare un grande ruolo positivo nei confronti dell’impegno a comprendere la realtà”.

    Lo sforzo di comprensione del mondo, le ricerche finalizzate a un utilizzo rispettoso della natura, lo studio che aiuta a capire la struttura e il funzionamento della realtà per utilizzare le potenzialità secondo il progetto del Creatore – ha sottolineato – “devono essere viste con soddisfazione e gioia, senza timore e senza limiti che non siano quelli del rispetto dell’uomo e per il mondo stesso”.

    “In questa prospettiva, si deve riconoscere che scienza e fede possono essere considerate esperienze sorelle, perché hanno origine, in ultima analisi, dall’unico Padre celeste, pur essendo dotata ognuna della propria originalità, della propria missione, del proprio metodo”.

    Una collaborazione, quella tra scienza e fede, che per mons. Zimowski diventa cruciale nel settore dell’assistenza sanitaria:

    “Possiamo dire che la scienza e la fede abbiano, quale loro referente principale, l’uomo, la sua dignità, il suo benessere, la sua realizzazione, e viene percepito con maggiore evidenza soprattutto quando si opera nel campo della sanità. Di fronte alla malattia, anzi, di fronte al malato meglio che in altre circostanze si può mettere in atto una verifica delle intenzioni che animano la ricerca scientifica. E più che in altre occasioni, viene messa alla prova la fede quale esperienza capace di fare crescere in umanità”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, Assad accetta il piano russo, mentre a Ginevra è in corso il vertice tra Kerry e Lavrov; oltre quattro milioni di bambini siriani subiscono gli effetti del conflitto.

    Di spalla, l’Asia continente dei paradossi. "Se la crescita economica non cancella la fame”.

    Le pagine della cultura sono interamente dedicate a Papa Bergoglio: da "E la civilizzazione «pasó de rosca»”, in cui Jorge Milia analizza il suoi modi di dire tipici del gergo di Buenos Aires, a "La forza del silenzio" in cui Lucetta Scaraffia commenta la veglia in piazza San Pietro di sabato scorso.

    Di spalla, a pagina 5, "Vorrei che la luce splendesse", un florilegio dei commenti sulla stampa internazionale dopo la risposta di Papa Francesco al fondatore del quotidiano italiano "la Repubblica".

    A pagina 8, una sintesi dell'omelia della messa celebrata giovedì mattina, 12 settembre, nella cappella di Santa Marta. Non è facile per i cristiani vivere secondo i principi e le virtù ispirati da Gesù, ma “è possibile”: basta “contemplare Gesù sofferente e l’umanità sofferente” e vivere “una vita nascosta in Dio con Gesù”. La riflessione del Santo Padre è stata ispirata dalla ricorrenza della memoria liturgica del nome di Maria, "l’onomastico della Madonna".

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    Oggi in Primo Piano



    Crisi Siriana. Iniziato l'incontro tra Kerry e Lavrov. I ribelli contro il piano di Mosca, si di Israele

    ◊   I ribelli del cosiddetto "Esercito Libero Siriano" hanno respinto in maniera "categorica" la proposta russa per mettere sotto il controllo della comunità internazionale l'arsenale di armi chimiche del regime di Damasco. Oggi occhi puntati sull’incontro a Ginevra tra il segretario di Stato Usa Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov, mentre Assad conferma: "consegnerò le armi chimiche". Il servizio di Massimiliano Menichetti:

    Gli Stati Uniti chiedono al regime siriano di dichiarare “rapidamente” tutte le armi chimiche in proprio possesso. La richiesta arriva mentre il segretario di Stato americano, John Kerry, è a Ginevra per l’incontro con il collega russo, Sergei Lavrov. Sul tappeto la proposta di Mosca, accettata da Damasco, di far consegnare e mettere sotto controllo internazionale l'arsenale chimico del regime. Assad conferma: "darò i mmiei arsenali". I colloqui che potrebbero andare avanti anche venerdì e sabato sono salutati favorevolmente da Israele, opposta la posizione dei ribelli del cosiddetto "Esercito Libero Siriano" che hanno respinto in maniera "categorica" l’iniziativa Russa, che per ora ha disinnescato una possibile guerra tra Stati Uniti e Assad. Sulla stessa linea dei ribelli il premier turco Recep Tayyip Erdogan che in discorso pronunciato a Istanbul ribadisce che il presidente siriano Bashar al-Assad non ha realmente l'intento di mettere il suo arsenale chimico sotto il controllo internazionale, ma voglia solo guadagnare tempo per condurre nuovi "massacri". In questo scenario in cui, anche oggi, si registrano scontri in varie parti della Siria, tra insorti e ed esercito regolare, l’ultimo rapporto dell’Onu sui diritti umani sottolinea “la necessità urgente di proteggere tutti i civili” investiti dal conflitto interno.


    Per un commento sull’incontro di Genevra tra Kerry e Lavorv, Massimiliano Menichetti ha intervistato il prof. Claudio Lo Jacono presidente dell’Istituto per l’Oriente:

    R. – Questo incontro potrebbe essere un passo importante per arrivare ad una soluzione politica che, da tutti i punti di vista, è auspicabile; anche perché c’è un grandissimo rischio di un nuovo Iraq in Siria.

    D. – Ovvero, un intervento armato degli Stati Uniti innescherebbe altri rigurgiti di terrorismo?

    R. – Certamente, quando ci sono questi Paesi così poco omogenei - dal punto di vista etnico, culturale, religioso – è facile che tutto cada, senza un governo centrale, nelle mani degli elementi terroristici. L’ideale sarebbe ovviamente un governo democratico. Finché non ci sarà una chiara identificazione del movimento anti Assad in chiave liberale, credo che vedere il colpevole della situazione solo in Assad – che ha le sue enormi e principali responsabilità – sia un po’ troppo facile.

    D. – Assad ha accettato la proposta di Mosca, forse per evitare la fine di Saddam…

    R. – Bisogna anche dire che probabilmente Obama, con la sua residua presenza in Iraq e in Afghanistan, non aveva tanta voglia di aprire un terzo fronte tra l’altro pieno di incognite e punti interrogativi. Certo l’uso delle armi chimiche ha complicato le cose e ora la Russia ha qualche ragione a pretendere prove incontrovertibili dell’utilizzo da parte del regime, ma temo non ci saranno mai.

    D. – La Russia dice di avere prove dell’utilizzo di armi chimiche da parte dei ribelli; gli Stati Uniti e la Francia ribadiscono che sono state usate da Assad. Si saprà mai chi ha utilizzato queste armi?

    R. – Credo di no, anche perché ambedue le parti avevano la possibilità di usarle, sono armi “sporche” che non sono tanto difficili da costruire e portare sul teatro delle operazioni. Mi sembra che ciò che viene detto siano, ancora una volta, dichiarazioni politiche senza nessuna capacità di dimostrare scientificamente ed in modo convincente le teorie che esprimono.

    D. – Intanto i ribelli del cosiddetto “Esercito libero siriano” hanno respinto la proposta Russa…

    R. – Certamente. Gli Stati Uniti e la Francia erano pronti ad armarsi contro il governo di Assad, ed il rientro di questa possibilità nuoce ai ribelli che avevano sperato in un intervento internazionale. Però chi sono i ribelli? Varie volte ho ricordato come il fronte anti Assad sia estremamente equivoco: ci sono sicuramente democratici “liberali”, ma ci sono anche formazioni fondamentaliste e terroristiche, gruppi aiutati dall’estero. Sappiamo che in questi giochi geopolitici Arabia Saudita e Qatar sono tra i maggiori fornitori di denaro, Paesi interessati a dinamiche che tendono a ridisegnare un nuovo-vicino Oriente più comodo ai loro interessi.

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    Centrafrica: 100 morti in due giorni. Suor Elianna: situazione umanitaria drammatica

    ◊   E' di circa 100 morti in due giorni il bilancio degli scontri tra i sostenitori del nuovo presidente della Repubblica Centrafrica, Michel Djotodia, e quelli del suo predecessore, Francois Bozize, al potere dal 2003 al marzo del 2013. Le ultime violenze hanno riguardato l’area di Bossangoa, 250 chilometri a nordovest della capitale Bangui. Un’ulteriore prova di instabilità per la Repubblica Centrafricana, che stenta a ritrovare un proprio equilibrio. Sulla situazione attuale nel Paese africano, Salvatore Sabatino ha intervistato la missionaria comboniana in Centrafica suor Elianna:

    R. - Attualmente, è un po’ difficile avere delle notizie precise perché tutte le linee telefoniche sono state interrotte, la gente terrorizzata è scappata nella foresta. Quindi, le poche notizie che arrivano sono di coloro che riescono ad uscire dalla foresta ed arrivare in zone abitate. Le uniche notizie che si apprendono provengono da fonti ufficiali, dal governo, che sono quindi da tenere un po’ in sospeso aspettando delle conferme da altre voci e da altre parti che si trovano sul territorio.

    D. - Questo attacco dovrebbe essere stato sferrato dai sostenitori di Bozizé che hanno attaccato anche infrastrutture della città …

    R. - Sì, questa è la versione ufficiale, fornita dal governo. Altre voci dicevano che sono persone della famiglia del clan di Bozizè, perché quello è il territorio dove lui ha origine, che durante questo tempo si sono organizzati e che sembrano guidati da alcuni ex ufficiali dell’armata centrafricana. Ma si tratta più una reazione localizzata e non è ancora chiaro chi ci sia effettivamente dietro e se non ci sia qualche altro tipo di manovra per autorizzare la Seleka a reprimere con ancora più violenza.

    D. - La situazione, invece, a Bangui sembra lentamente tornare alla normalità…

    R. - Questa è, un po’, un’apparenza. In realtà, anche ieri ci sono stati attacchi in diversi quartieri, quindi continuano i furti, gli atti di violenza, gli abusi. Non sono diffusi su quartieri interi come è stato nel caso di Boeing o di Boy-Rabe, ma continuano purtroppo e questo mantiene un po’ il clima di paura tra la popolazione.

    D. - I guerriglieri di Seleka - così come dicono alcuni osservatori - stanno comunque perdendo la loro forza?

    R. - Non hanno mai avuto autorità sulla popolazione e purtroppo il presidente non ha autorità su di loro. Direi che a causa del disarmo ufficiale forse è un po’ ostacolata la loro libertà di movimento, ma personalmente credo che in questo momento non sia davvero limitata la loro forza.

    D. - Tutto questo dimostra ovviamente una grande instabilità nel Paese, dove a pagare il prezzo più alto è ovviamente la popolazione civile…

    R. - Assolutamente. La situazione è ancora drammatica perché con questa instabilità è ancora difficile raggiungere le parti più lontane dalla capitale. Ancora, a causa della sicurezza alle frontiere dal Cameru,n non possono arrivare tutti gli aiuti umanitari che restano dunque bloccati al porto di Douala. Nella stessa città di Bangui, la settimana scorsa è stata rubata l’auto di Medici senza frontiere, per di più a Bossangoa sono stati uccisi degli operatori sanitari. Quindi, le condizioni per aiutare la popolazione sono difficili e sembra che gli operatori umanitari stessi siano ancora in una situazione di pericolo.

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    Cibo sprecato una vergogna! 750 milioni di dollari l’anno buttati nella spazzatura

    ◊   La vergogna del cibo sprecato, a fronte di 870 milioni di persone che ancora oggi nel mondo soffrono la fame. La denuncia emerge da un nuovo Rapporto della Fao, presentato ieri a Roma, sui costi non solo economici ma anche ambientali dovuti all’enorme quantità di cibo prodotto e non consumato. Il servizio di Roberta Gisotti:

    750 milioni di dollari ogni anno buttati via: è lo spaventoso bilancio degli sprechi alimentari, esclusa i pesci e i frutti di mare, che si stima vengano ributtati in mare al 70% dopo essere stati catturati con la pesca a strascico. Una cifra enorme, pari al Pil di due Paesi messi insieme come Svizzera e Turchia: 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile vanno infatti perdute lungo la catena che va dalla produzione al consumo finale. E se consideriamo i prodotti primari, si arriva 1,6 miliardi di tonnellate. Tale sperpero comporta l’utilizzo senza resa di 1,4 milioni di ettari di terreno - quasi il 30% del suolo agricolo mondiale - lo spreco di 250 metri cubi acqua pari al lago di Ginevra, l’emissione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra, il doppio di quelle causate dai trasporti su strada negli Stati Uniti. Ma per quanto tempo ancora potremo permetterci l’uso insensato delle risorse del nostro pianeta? Ammonisce la Fao che nel 2050, ai ritmi attuali, la richiesta di cibo potrà aumentare del 60%. Dunque, una follia persistere negli sprechi. E come tacitare la coscienza di fronte a 870 milioni di affamati che vedono il cibo a loro necessario per vivere finire nella spazzatura? Per dare risposta a questi interrogativi, la Fao ha redatto un manuale di 100 pagine rivolto a governi, aziende, agricoltori, e consumatori. Si chiede di poter acquistare quantità desiderate, di regalare gli alimenti scaduti ancora commestibili, di vendere a minor prezzo articoli imperfetti. Semplici misure, che possono ridurre di molto gli sprechi, come sottolinea Jose Graziano da Silva, direttore generale della Fao, al microfono del collega Rafael Belincanta:

    R. – Eu creio que o avanço mais imediato que podemos ter é uma mudança...
    Credo che l’avanzamento più veloce che possiamo promuovere adesso sia quello di aggiornare le leggi contro lo spreco. I Paesi non si sono ancora adeguati ai livelli di perdite che abbiamo oggi globalmente, e ciò deve essere fatto. Molti prodotti sono gettati – nonostante ancora non scaduti – nei supermercati. Per evitare questo, dobbiamo incoraggiare la creazione delle “banche di alimenti”, come quella sviluppata nel programma "Fame Zero" in Brasile, che ha ridotto la perdita di questi prodotti con scadenza definita.

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    Confcommercio: aumentano le spese non comprimibili, rischiamo una crisi sociale

    ◊   "Un aumento dell'Iva colpisce le fasce più deboli e aumenta l'area di assoluta povertà”. Lo ha detto di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel commentare i dati sui consumi delle famiglie. A crescere soprattutto i prezzi delle spese incomprimibili. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Rischiamo il passaggio da una crisi economica a una crisi sociale. Per questo, l’Italia ha bisogno della stabilità politica e di una nuova stagione di riforme che parta da un calo delle tasse a una vera liberalizzazione dei servizi. Per il 2014, il Pil infatti crescere solo dello 0,5% e i consumi saranno ancora in calo dello 0,3%. Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio:

    "La ripresa è solo in questo momento un annuncio; le imprese e le famiglie restano ancora in attesa".

    Nel 2013, poi le spese per casa, trasporti, assicurazioni e carburanti, sono costate a ogni italiano oltre 6.500 euro a fronte dei 2.700 euro che si spendevano nel 1992. Il direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella:

    "Quando più del 40% – in crescita di 8 punti per cento rispetto a 20 anni fa – del bilancio familiare viene destinato ad affitti, luce, acqua, gas, assicurazioni e carburanti – settori poco liberalizzati, su cui le famiglie non possono agire in temi di scelte – questo riduce fortemente il benessere.

    Oramai, il reddito pro capite ha fatto un balzo indietro di 27 anni.

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    Ispezioni della Dia a Pompei contro le infiltrazioni della criminalità organizzata

    ◊   In Italia, la Direzione investigativa antimafia (Dia) di Napoli, insieme con Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, ha fatto ieri un "accesso ispettivo" nei cantieri degli scavi di Pompei. In particolare, sono state controllate due società e venti persone in relazione a tre "domus": la Casa delle pareti rosse, la Casa di Sirico, la Casa di Niobe. Si è trattato di un’operazione contro la criminalità organizzata che vede, nei nuovi fondi in arrivo per Pompei, un possibile business. Fausta Speranza ne ha parlato con l’archeologo Luigi Scaroina, che lavora negli scavi dell'inetimabile sito archeologico per conto del Ministero dei Beni Culturali:

    R. – Ieri, c’è stata questa ispezione della Dia che rientra in un iter previsto all’interno del "Grande Progetto Pompei": un grosso finanziamento di 105 milioni, stanziato dall’Unione Europea e dal governo italiano, per il rilancio di Pompei, dell’area archeologica e del territorio in generale. Con l’arrivo di questo grosso finanziamento chiaramente c’era e c’è il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, per questo è stato istituito un Ufficio apposito, guidato dal prefetto Guida presso la Prefettura di Napoli, che controlla tutti i bandi di gara e tutto l’iter procedurale dei progetti che il Ministero bandisce. Questo, oltre a un controllo della parte amministrativa, quindi della documentazione prodotta, comporta anche un controllo diretto sui cantieri: ispezioni periodiche della Dia, di Carabinieri e Finanza, che tutelano noi, tutelano il sito e il finanziamento. Viene verificato ad esempio che nei cantieri attivi – attualmente cinque – non ci siano persone non registrate e che non dovrebbero essere lì. Si verificano gli acquisti dei materiali e si controlla sostanzialmente tutta la parte economica, quindi, i flussi finanziari di questo "Grande Progetto Pompei". È uno strumento di tutela per tutti e siamo contenti che questo si verifichi.

    D. – Sono controlli quindi di prevenzione. Non è successo nulla di allarmante?

    R. – Assolutamente nulla. È una prassi, ci sono accordi con il Ministero degli Interni. Noi siamo i primi a volere che tutto sia sotto controllo.

    D. – Parliamo dei tempi di questo progetto, di questo finanziamento che prevede anche lo scorporo della Soprintendenza tra Napoli e Pompei. Finora, era una sola Soprintendenza: è così?

    R. – Sì, questo è un decreto legge dell’8 agosto 2013 e adesso stiamo aspettando la conversione in legge per capire bene l’indirizzo che il Ministero vuole prendere. Sostanzialmente, verrà scorporata la Soprintendenza speciale di Pompei da quella di Napoli e questo può essere sicuramente una cosa positiva, perché il territorio di per sé era gigantesco: comprendeva la provincia di Napoli e tutta l’area vesuviana fino a Sorrento, con problematiche molto diverse. Quindi, questo è sicuramente un segnale di attenzione del governo nei confronti di Pompei nello specifico. Adesso, però, dobbiamo attendere la nomina del direttore generale di progetto e capire bene come procedere.

    D. – Cosa dire della copertura mediatica su Pompei? In particolare, nell’ultimo anno abbiamo sentito allarmi su tutti i media anche internazionali – anzi forse soprattutto internazionali – per il rischio grandissimo di degrado…

    R. – Che Pompei abbia dei problemi è fuori dubbio, ma non sono così gravi come vengono riportati dai media. Parliamo di un parco, di un’area archeologica di 66 ettari – quindi gigantesca – di cui 44 scavati. C’è bisogno di manutenzione quotidiana, c’è bisogno di tecnici quotidianamente e purtroppo il personale è molto carente. Questa crisi di Pompei è una crisi che riguarda tutto il mondo culturale italiano: tutti i siti archeologici di Italia sono in sofferenza. Spesso, abbiamo difficoltà al Ministero, non nel caso specifico a Pompei, anche a pagare le bollette o la carta per le stampanti. Questo perché ci sono stati tagli progressivi nel corso degli anni, nell’ultimo ventennio in particolare, che hanno impoverito tutta la struttura ministeriale e questo è un dato che va segnalato. Ultimamente, con questo decreto legge sulla cultura, sembra ci sia una ripresa, una maggiore attenzione per il rilancio degli investimenti in ambito di beni culturali.

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    Torino, apre la Settimana sociale dei cattolici dedicata alla famiglia

    ◊   Al via oggi a Torino, la 47.ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, dedicata a “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”. Previsto il messaggio del Papa ai partecipanti all’evento. Da Torino, il servizio di Mimmo Muolo:

    Si scrive famiglia. Si deve leggere speranza e futuro per la società italiana. Nel tema della 47.ma Settimana sociale che si apre oggi al Teatro Regio di Torino c'è già in sintesi un importante messaggio per il Paese. Un messaggio di grande attualità come ha ricordato ieri mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato organizzatore dell'appuntamento: "La famiglia - ha detto - non è un argomento confessionale, anzi riguarda tutti e confinarla nel privato sarebbe un enorme sbaglio. Il che non significa - ha aggiunto - ignorare o calpestare diritti e doveri di altre forme di convivenza". Segnale molto chiaro specie in un momento in cui agli altri attacchi all'imprescindibile istituto familiare si somma l'inquietante proposta di sostitute i termini padre e madre con genitore 1 e genitore 2.

    Dunque, c'è grande attesa per i lavori che verranno inaugurati nel pomeriggio da un messaggio di Papa Francesco, dalla prolusione del presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, oltre che dai saluti istituzionali tra i quali quello dell'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia. Proprio quest'ultimo, in sede di presentazione ha sottolineato: "La Settimana sociale è un laboratorio per condividere esperienze e idee, con l'obiettivo di un nuovo patto sociale". Un compito che i 1315 delegati provenienti da tutta Italia porteranno avanti fino a domenica.

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    La Lev presenta due volumi divulgativi sul Catechismo

    ◊   Presentare in maniera chiara i temi della fede è spesso una difficile sfida. Per aiutare i catechisti, la Libreria Editrice Vaticana ha presentato due volumi: “I want you”, già usato dalla conferenza episcopale brasiliana per la Gmg di Rio de Janeiro, e “Symbolum”, per dare anche ai più giovani un contatto con il catechismo della Chiesa cattolica. Davide Pagnanelli ha ascoltato l’assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica, mons. Domenico Sigalini:

    R. – L’atto di fede esige una parte profonda della ragione e una parte profonda del senso della vita. Uno vuole sapere il perché – razionale – ma il perché razionale non è sufficiente: deve avere un perché che lo motivi. “I want you” si sviluppa di più sul senso. Quest’altro, invece – “Symbolum” – è invece più razionale: da un quadro della situazione dal punto di vista logico. Tu devi sapere cosa vuol dire credere: ci sono questi elementi che sono fondamentali… Mi paiono due testi buoni. Comunque, come sempre, i testi hanno bisogno di un contesto. Dove vai a trovare i giovani per fare catechismo? In piazza? Vai in discoteca? Bisogna trovare degli spazi in cui li puoi aiutare. Dopo che hanno fatto un’esperienza di accoglienza, magari nella comunità cristiana, dopo li aiuti ad approfondire e a fare le proprie scelte.

    D. – Secondo la sua esperienza, a che punto è la conoscenza dei temi del catechismo, e comunque della fede cristiana, da parte dei giovani cattolici?

    R. – Secondo me, è molto bassa, perché non esistono più spazi in cui si fa uno studio serio, comparato. Esistono forse all’università, ma anche lì c’è la macchina degli esami… Ci sono invece spazi migliori nelle associazioni: io, per esempio, vedo l’Azione Cattolica. Lì c’è uno spazio programmato, due-tre settimane. C’è un testo che ha una visione, c’è un Vangelo, c’è un approfondimento. Però, se io dovessi dire quanti dei miei giovani sanno “Symbolum”, farei fatica a trovarli.

    D. – Come entrare, invece, nella vita di chi non crede – sempre parlando di gioventù?

    R. – La curiosità artistica, che qui viene espressa molto bene, è anche la curiosità culturale. I bambini di terza elementare ti fanno un sacco di domande su Dio.

    Abbiamo poi ascoltato Maria Rosa Poggio, alla quale abbiamo chiesto quali siano state le sfide nel creare libri catechetici per ragazzi:

    R. – Essere educatori dei ragazzi significa riuscire a leggere quello che è il patrimonio della fede in modo tale da intercettare le esigenze dei giovani. La difficoltà maggiore è stata proprio questa: rileggere la stessa realtà della fede incarnata attraverso gli occhi dei ragazzi.

    D. – Riguardo al libro “I want you”, quali sono le difficoltà che un ragazzo trova nella ricerca della sua strada, che questo libro può aiutare ad affrontare?

    R. – Il ragazzo, secondo me, oggi ha l’impressione di non valere moltissimo, proprio dalla mancanza di valore che attribuisce alla sua persona, perché non si sente quasi degno di essere qualcosa, qualcuno, di valere qualcosa. E quindi pare addirittura assurdo che Gesù dica: “Voglio proprio te!”. Questo, secondo me, è il problema più grosso di tutti i ragazzi.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria. Maalula: la morte "in odium fidei" del giovane Sarkis

    ◊   Soldati dell'esercito regolare sono entrati a Maalula, il villaggio cristiano attaccato nei giorni scorsi e preso da gruppi islamisti. Secondo fonti locali contattate dall'agenzia Fides, ai soldati si sono affiancati giovani cristiani del villaggio che sono sotto il fuoco dei cecchini, appostati nelle case. L'impresa di liberarlo dalle ultime sacche di resistenza si preannuncia molto ardua, per la struttura stessa del villaggio, dove le case sono arroccate sulle pendici della montagna. Per i cristiani di Maalula, è già “terra di martiri”. Grazie a una testimone oculare, una donna cristiana (anonima per motivi di sicurezza), attualmente in ospedale a Damasco, all'agenzia Fides ha ricostruito nel dettaglio la sorte dei tre cristiani uccisi a Maalula. Le loro esequie si sono celebrate il 10 settembre a Damasco, nella cattedrale greco-cattolica, in una celebrazione presieduta dal patriarca melkita Gregorio III Laham, alla presenza di vescovi di altre confessioni. Secondo quanto racconta a Fides la donna, i gruppi armati sono penetrati il 7 settembre in molte case dei civili, distruggendo e terrorizzando, colpendo tutte le immagini sacre. In una casa vi erano tre uomini greco cattolici Mikhael Taalab, suo cugino Antoun Taalab, Sarkis el Zakhm, nipote di Mikhael, e la donna, loro parente, che racconta l'episodio. Gli islamisti hanno intimato a tutti i presenti di convertirsi all’islam, pena la morte. Sarkis ha risposto con chiarezza: “Sono cristiano e se volete uccidermi perchè sono cristiano, fatelo”. Il giovane è stato ucciso a sangue freddo, con gli altri due. La donna è rimasta ferita ed è salva per miracolo, in seguito condotta in ospedale a Damasco. “Quello di Sarkis è un vero martirio, una morte in odium fidei”, dice a Fides suor Carmel, fra i cristiani di Damasco che assistono gli sfollati di Maalula. I presenti al funerale erano molto commossi. Oggi gli sfollati di Maalula, in maggioranza a Damasco, rimarca la suora, “chiedono solo di poter tornare alle proprie case, in pace e sicurezza”. Secondo quanto appreso da Fides, i religiosi, uomini e donne, tuttora presenti a Maalula, sono sani e salvi. Le suore greco ortodosse del convento di Santa Tecla sono state “assediate” e sono rimaste nella paura per diversi giorni, mentre i gruppi armati minacciavano di fare irruzione nel convento. Dalle strutture sono state rimosse le croci e molte case dei civili sono state saccheggiate. (R.P.)

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    Siria: la Custodia di Terra Santa in aiuto della popolazione civile

    ◊   "La guerra in Siria spinge ogni giorno migliaia di persone a fuggire dalle proprie abitazioni e dal Paese. La maggior parte dei profughi e dei rifugiati interni ed esterni pensa che non potrà mai più fare ritorno nei propri villaggi. Chi è fuggito in Libano cerca di emigrare in Europa o in altre nazioni. Grazie alle donazioni diamo speranza ai siriani per convincerli a restare. La Siria, culla del cristianesimo e simbolo di unità fra cristiani e musulmani, rischia di scomparire". E' quanto afferma all'agenzia AsiaNews padre Halim, missionario francescano della Custodia di Terra Santa ed ex provinciale della Siria. Il sacerdote lancia un invito a tutti i cristiani a rispondere all'appello lanciato da Ats pro-Terra Sancta, l'organizzazione non governativa della Custodia, a favore dei civili. Per padre Halim la situazione è sempre più difficile per i cristiani e per tutta la popolazione, che in aree come Aleppo e i monti dell'Oronte non hanno più acqua, elettricità, gas e rischiano di morire di fame. Il sacerdote spiega che nemmeno i suoi confratelli riescono a comunicare con l'esterno e vivono questo dramma insieme alla gente. "I nostri frati - spiega - lavorano ogni giorno con queste persone, senza distinzione di fede per sostenerli sul piano economico e spirituale. I francescani non fanno politica e aiutano le famiglie bisognose, che hanno perso, tutto sostenendole e all'interno della Siria e fuori dal Paese, ospitando i senza tetto nei conventi". Nonostante la guerra, i bombardamenti e le minacce degli estremisti islamici, sono 11 i frati francescani che hanno scelto di restare in Siria per prendersi cura della popolazione ad Aleppo, Damasco, Azizieh, Lattakiahe e Kanyeh. Nel lanciare l'iniziativa padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, ha dichiarato: "La questione siriana è delicatissima e i civili sono inermi davanti alla ferocia di quanto sta accadendo; la preghiera è uno strumento indispensabile ma è urgente sostenere la popolazione, sfiancata dal massacro, con un aiuto concreto. Chiedo a chi può, oltre a pregare, di mandare aiuti. Non materie prime - è inutile perché non possono entrare - ma il denaro necessario per comprare (purtroppo anche al mercato nero), ciò che serve per vivere a tantissime famiglie, soprattutto le più povere". (R.P.)

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    Siria: per l'Onu commessi crimini di guerra e contro l'umanità da tutte le parti in conflitto

    ◊   Accusa le due parti coinvolte nella guerra in Siria il rapporto stilato da una commissione d’inchiesta dell’Onu, costituita da quattro giuristi internazionali, in merito a crimini commessi tra il 15 maggio e il 15 luglio scorso. Il presidente Bashar Al Assad, le forze governative e i sostenitori del potere - riferisce l'agenzia Misna - sono ritenuti responsabili di “attacchi generalizzati contro la popolazione civile, torture, stupri, omicidi e rapimenti che costituiscono crimini contro l’umanità”. A carico dei gruppi armati anti-governativi gli esperti Onu hanno confermato l’utilizzo di bambini-soldati, omicidi, esecuzioni extragiudiziarie, torture, presa di ostaggi e attacchi contro “oggetti protetti” che li rendono a tutti gli effetti colpevoli di “crimini di guerra”. Invece per quanto riguarda il ricorso ad armi chimiche, al centro del dibattito internazionale delle ultime settimane, la Commissione Onu ha riferito di “allegazioni che ricollegano principalmente alle forze governative”, precisando tuttavia che “in base agli elementi attualmente disponibili, non è stato possibile giungere ad una conclusione sulle sostanze utilizzate e sugli autori, pertanto le inchieste proseguono”. Sui fatti che si sono verificati il 21 agosto alle porte di Damasco sta lavorando un’apposita commissione che deve ancora pronunciarsi in via formale e definitiva. Il rapporto dei quattro giuristi, presentato ieri a Ginevra, è il frutto di 2000 colloqui avuti a distanza con cittadini siriani, anche tra quelli scappati nei Paesi confinanti. “I responsabili di queste violazioni e crimini di qualunque parte siano, hanno ignorato il diritto internazionale senza alcun timore. Devono essere assicurati alla giustizia” ha detto il capo della commissione, il brasiliano Paulo Pinheiro. Il rapporto conclude che “non esiste soluzione militare a questo conflitto, ma solo una soluzione politica attraverso negoziati”. A poche ore dal rinvio di una riunione d’urgenza sulla Siria, prevista per ieri su richiesta della Russia, a causa di posizioni troppo divergenti tra Mosca e Parigi, il segretario generale Ban Ki-moon ha lanciato un nuovo appello agli Stati membri della massima istituzione Onu. “Le atrocità commesse da due anni e mezzo in Siria rappresentano una sconfitta collettiva della comunità internazionale e pesano sulla reputazione dell’Onu e dei suoi Stati membri” ha detto Ban in occasion di un dibattito all’Assemblea generale. Il capo della diplomazia dell’Unione Europea, Catherine Ashton, ha invece chiamato i membri del Consiglio di sicurezza ad “assumersi le proprie responsabilità nella risoluzione del conflitto siriano”, dando il proprio assenso a un controllo internazionale sulle armi chimiche di Damasco “che rappresenta un’opportunità per risolvere il problema al livello globale”. (R.P.)

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    Filippine: ancora scontri a Zamboanga. Anche un prete tra gli ostaggi nelle mani dei ribelli

    ◊   Si sono registrati nuovi scontri questa mattina a Zamboaga, il quartiere dell’isola di Mindanao, dove i ribelli del Moro National Liberation Front sono asserragliati da tre giorni con 200 ostaggi tra cui il prete diocesano padre Micheal Ofana. L’agenzia Misna riferisce che i marines governativi non intendono lanciare un'offensiva contro i ribelli per non mettere a repentaglio la vita dei civili. Gli oltre 15mila sfollati, tra cristiani e musulmani si sono riuniti nello stadio cittadino per una giornata di preghiera e lanciare alla nazione un messaggio di pace. “La situazione è grave- spiega all’agenzia Fides padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime e fondatore del movimento per il dialogo islamo-cristiano “Silsilah”, attivo a Zambanga da oltre 25 anni - oltre 2.000 famiglie sono state evacuate, e un quartiere della città potrebbe essere messo a ferro e fuoco. Speriamo in una soluzione pacifica e oggi siamo riuniti qui per questo”. Sulle ragioni della nuova eruzione di violenza, padre D’Ambra spiega: “Il Mnlf dello storico leader Nur Misuari si è sentito escluso dai colloqui di pace fra il governo e l’altro movimento ribelle, Moro Islamic Liberation Front (Milf). Oggi il Mnlf rivendica una presenza e intende farsi valere con la forza. Il timore è che di questa fase di crisi possa approfittare il gruppo terrorista Abu Sayyaf, che potrebbe promuovere atti terroristici, peggiorando la situazione”. (E.R.)

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    Corea del Nord: il governo riaccende il reattore nucleare di Yongbyon

    ◊   Destano la preoccupazione internazionale le immagini satellitari che arrivano dalla Corea del Nord. Una coltre di fumo bianco esce dalle ciminiere di Yongbyon, un complesso in grado di produrre sei chili di plutonio bellico all'anno. Il governo di Pyongyang, secondo quanto riferisce l’agenzia AsiaNews, ha riacceso il reattore nucleare, ma Choi Jin Wook, ricercatore presso l'Istituto coreano per la Riunificazione nazionale, dice al Daily NK: "Per la fabbricazione di armi nucleari a Yongbyon dovranno passare almeno altri sei mesi. Resta ora da capire se saranno rispettati gli impegni presi nel corso dei colloqui bilaterali con Seoul, che prevedevano la riapertura del complesso industriale intercoreano di Kaesong e la divise dalla guerra del 1950. L’intento di Pyongyang di riattivare il reattore era stato reso pubblico già lo scorso aprile. Il reattore, della capacità di 5 megawatt, era stato fermato nell'ambito degli accordi del 2007 raggiunti dai Colloqui a sei sul disarmo nucleare. Dal dicembre del 2008 Pyongyang ha abbandonato il tavolo - che comprende le due Coree, Usa, Cina, Russia e Giappone - e ha iniziato una politica aggressiva soprattutto nei confronti di Seoul. Nei mesi scorsi persino Pechino, storico alleato del Nord, è intervenuta per cercare di placare i proclami bellicosi del regime dei Kim. (E.R.)

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    Iraq: esplosione a Baghdad. Il nunzio: “La sicurezza qui è un bene sconosciuto"

    ◊   È di 30 morti e 55 feriti il bilancio dell’esplosione avvenuta questa mattina nella parte nord di Baghdad. L'agenzia di stampa Xinhua, citando una fonte del ministero dell'Interno iracheno, parla di un attacco kamikaze avvenuto vicino alla moschea di al-Temimi, frequentata dalla comunità sciita della capitale irachena. “La sicurezza in Iraq è un bene sconosciuto”, a lanciare un nuovo allarme è il nunzio apostolico in Iraq e Giordania, mons. Giorgio Lingua, che in un’intervista a Baghdadhope ha affermato: “Nonostante sia arrivato a Baghdad da quasi tre anni non conosco ancora molto bene la città, quando devo uscire devo avvertire il capo delle guardie che organizza la scorta composta in genere da 7 poliziotti armati fino ai denti che scortano, davanti e dietro, la macchina blindata della nunziatura su due fuoristrada pick-up. Per disposizione del ministero degli Esteri - aggiunge il nunzio - non posso uscire senza questa scorta che in caso di visite fuori città viene più che raddoppiata ed organizzata con almeno 72 ore di anticipo”. Neanche lasciare Baghdad è facile. “L’autorizzazione alla Compagnia incaricata della sicurezza all’aeroporto deve essere richiesta almeno 24 ore prima della partenza”. (E.R.)

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    Egitto: il Patriarca Tawadros riprende le catechesi pubbliche: l'odio non entri nel cuore

    ◊   Dopo una sospensione di circa 10 settimane, dovuta agli scontri che hanno sconvolto il Paese in seguito alla deposizione del Presidente Morsi - riferisce l'agenzia Fides - il patriarca copto ortodosso Tawadros II ieri è tornato ad apparire in pubblico in occasione del tradizionale incontro di preghiera e catechesi tenuto ogni mercoledì pomeriggio presso la cattedrale copta del Cairo. Nella sua predicazione – tenuta in concomitanza con il cosiddetto “capodanno copto”, primo giorno dell'anno secondo l'antico calendario egizio - Papa Tawadros ha fatto chiaro riferimento ai cristiani copti rimasti uccisi ad agosto negli attacchi subiti da parte dei gruppi islamisti, celebrandoli come nuovi martiri. “Il mondo si salva perchè è nelle mani di Dio, e l'Egitto ha un posto speciale nel Suo cuore. Dio ci dà la stessa fede e fiducia dei martiri, così che non dobbiamo essere nemici di nessuno. Non permettiamo all'odio e all'ostilità di penetrare nel nostro cuore” ha detto il Patriarca copto nel corso della sua predicazione. (R.P.)

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    Sudan: nuovi bombardamenti di Khartoum sui Monti Nuba e nel Sud Sudan

    ◊   L’aeronautica sudanese continua a bombardare i villaggi sui Monti Nuba nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco proclamata dal governo di Khartoum. Lo denuncia un portavoce del Splm-N (Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese-Nord). Secondo quanto riporta il Sudan Catholic Radio Network (che però sostiene di non potere confermare la notizia) l’Splm-N afferma che un cacciabombardiere Mig sudanese ha sganciato quattro bombe sul villaggio di Umserdiba e altre due su quello di Genesia, distruggendo alcune colture. Un Antonov da trasporto convertito in rudimentale bombardiere, avrebbe poi sganciato otto bombe sui villaggi di Hejerat e Habab. Le Montagne Nuba si trovano nel Sud Kordofan, al confine tra Sudan e Sud Sudan, dove dal 2011 è in corso un conflitto tra l’esercito di Khartoum e l’Splm-N. Dall’analisi di foto satellitari ottenute dal Progetto Enought, appare che l’aviazione sudanese ha condotto un raid nei pressi del villaggio di Jau nello Stato sud-sudanese di Unity. Il bombardamento sarebbe avvenuto a pochi giorni dagli accordi raggiunti il 3 settembre tra il Presidente sudanese Omar Al-Bashir e il suo omologo sud-sudanese Salva Kiir, volti a mettere fine al lungo contenzioso sulle esportazioni di petrolio sud-sudanese attraverso le strutture controllate da Khartoum. (R.P.)

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    Pakistan: esclusi dalla campagna di vaccinazioni contro la polio 1,5 milioni di bambini

    ◊   Il Pakistan è uno dei tre Paesi al mondo, insieme ad Afghanistan e Nigeria, in cui la poliomielite è ancora endemica: gli unici dove la campagna mondiale avviata dall’Unicef e dall’Oms nel 1988 non ha risolto il problema. Tra le cause principali del mancato successo - riferisce l'agenzia Fides - l’opposizione degli integralisti islamici, convinti che le campagne anti-polio siano in realtà un pretesto per somministrare ai bambini islamici sostanze velenose o che li renderanno sterili. In Pakistan è già stata accertata la presenza di focolai nel nord e nel sud Waziristan, nel Punjab e nel Sindh e, dall’inizio dell’anno, sono stati registrati 27 casi. A lanciare l’allarme nei giorni scorsi sono state le autorità sanitarie del Paese e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo il parziale fallimento dell’ultima campagna di vaccinazione da cui per ora sono rimasti esclusi 1,5 milioni di bambini dei 34 a cui era destinata. 58 i bambini contagiati lo scorso anno ai quali nel 2012 sono state impedite le vaccinazione nel nord e nel sud Waziristan. La campagna è ripresa all’inizio del 2013, ma con essa anche gli attentati dei talebani per impedirla. Quelli più recenti si sono verificati a Kaga Wala, vicino Peshawar, dove una volontaria è morta e un’altra è stata gravemente ferita, e a Topi, nel distretto di Swabi, dove altri due volontari hanno perso la vita. Per contro, in Afghanistan nel 2010 i casi diagnosticati erano stati 25. La battaglia per lo sradicamento della malattia sembrava quasi vinta, ma nel 2011 i casi invece sono triplicati, salendo a 76 per scendere poi a 37 nel 2012. Ad accrescere la preoccupazione delle autorità sanitarie, anche in Afghanistan, è il fatto che la malattia si sia diffusa nelle regioni settentrionali, centrali e orientali del Paese lontane da quelle meridionali di solito colpite, rese molto insicure dal conflitto in corso che impedisce la regolare vaccinazione dei bambini. A introdurla nel Nordest sembra siano stati i rifugiati e i miliziani provenienti dal vicino Pakistan. In passato i Talebani afghani avevano ammesso le campagne di vaccinazioni, a condizione di controllare l’operato del personale medico nei territori da loro controllati, tuttavia lo scorso marzo l’annuale campagna è stata vietata in tutta la provincia. (R.P.)

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    Messico: i vescovi annunciano un documento sugli emigranti

    ◊   I vescovi delle diocesi di frontiera di Messico, Texas e Nuovo Messico, hanno pubblicato un messaggio indirizzato ai cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà, a conclusione del secondo incontro di quest'anno, tenutosi il 7 e 8 settembre. Nel testo, inviato all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale messicana, i vescovi esprimono "le preoccupazioni circa la situazione di milioni di persone senza documenti che emigrano verso gli Stati Uniti. Siamo particolarmente preoccupati per il coinvolgimento di tante famiglie che sono state divise dalla mancanza di una riforma dell'immigrazione adeguata. Allo stato attuale, la parte più danneggiata è costituita dalle migliaia di bambini e giovani che sono privati dei loro genitori e degli altri membri della famiglia” si legge nel documento. Il testo ricorda la situazione attuale: "Siamo in un momento in cui i leader degli Stati Uniti affronteranno la questione della riforma dell'immigrazione come una delle priorità. Come Pastori vogliamo contribuire a questo momento di riflessione e di azione con una lettera che ci apprestiamo a presentare, al momento opportuno, e porterà il titolo: ‘Famiglia oltre i confini’.” A conclusione del testo, i vescovi rinnovano un appello: “Con tutto il rispetto, ci rivolgiamo anche ai responsabili della realizzazione di questa riforma dell'immigrazione negli Stati Uniti, perché compiano ogni sforzo nel proprio lavoro, con la consapevolezza della dignità umana propria di ogni emigrante, e di come essi contribuiscono al progresso e allo sviluppo del Paese”. Da molti anni la Chiesa è impegnata per il rispetto dei migranti e dei loro diritti, in modo particolare nelle zone di frontiera ed ha lanciato diverse campagne per chiedere l'intervento delle autorità sul tema. (R.P.)

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    Strasburgo: incontro sulle "sfide giuridiche per la Chiesa in Europa"

    ◊   “Le sfide giuridiche per la Chiesa in Europa oggi”: su questo tema si riuniscono, da oggi al 14 settembre a Strasburgo, i consiglieri giuridici delle Conferenze episcopali europee, per un incontro promosso dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa). Sono oltre 20 le conferenze nazionali rappresentate - riferisce l'agenzia Sir - con l’intento di rafforzare la reciproca collaborazione e di aiutarsi quando sono chiamate ad affrontare a livello nazionale le varie questioni che riguardano la Chiesa in quanto istituzione nello spazio pubblico. “Abbiamo deciso di realizzare questo primo appuntamento a Strasburgo, con un’intera sessione svolta proprio negli edifici del Consiglio d’Europa, per offrire ai consiglieri giuridici delle Conferenze episcopali membri del Ccee, l’opportunità di incontrare diversi protagonisti delle istituzioni di Strasburgo e approfondire alcuni aspetti dei loro lavori”, spiega al Sir mons. Duarte da Cunha, segretario generale del Ccee. “A Strasburgo, infatti, si elaborano molti documenti che 'fanno cultura’, che creano una mentalità giuridica, e la Chiesa è sempre interessata a dialogare e collaborare quando si tratta della difesa dei diritti umani portando il suo contributo specifico”. L’incontro è stato promosso con il sostegno della Missione permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. Fra l’altro il CdE raccoglie 47 Paesi di cui 42 sono rappresentati dalle loro rispettive Conferenze episcopali nel Ccee. Numerosi - spiegano gli organizzatori - saranno i temi affrontati e ampio spazio sarà dedicato alla discussione e allo scambio di informazioni proprio per favorire la conoscenza informale tra i consiglieri giuridici delle diverse nazionalità. “In particolare, per questo primo incontro - puntualizza mons. Duarte da Cunha - abbiamo voluto approfondire con questi esperti di giurisprudenza quali sono i fondamenti dei diritti dell’uomo. Una questione che appare particolarmente urgente oggi, allorché con le numerose nuove questioni che si pongono a livello internazionale sorge la domanda su come sia possibile dialogare anche con chi non crede nel Dio creatore quando si vuole promuovere il bene di tutti. La Chiesa, con la sua dottrina secolare e con la testimonianza di carità nelle sue molteplici opere, cerca di stare vicina a ogni persona, difendendo i diritti basati sulla dignità dell’uomo”. Inoltre, dato che quest’anno si sono svolte in varie parti dell’Europa celebrazioni per ricordare i 1700 anni dell’Editto di Milano, “un posto speciale nella riflessione di Strasburgo sarà riservata al tema della libertà religiosa”. (R.P.)

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    Svizzera: la Caritas chiede più prevenzione dell’indebitamento delle famiglie

    ◊   L’indebitamento è spesso una conseguenza della povertà. Lo scrive la Caritas Svizzera in una nota ufficiale, con la quale chiede che la prevenzione del contrarre debiti sia rafforzata e sostenuta anche dagli stessi istituti di credito. Nel documento, intitolato “Quando i debiti minacciano il quotidiano”, l’organismo cattolico mette in guardia da certi circoli viziosi che alcune famiglie povere sono costrette ad affrontare, ovvero indebitarsi per saldare i debiti. “Per evitare questa situazione – scrive la Caritas – è necessario tenere in considerazione, nel sussidio minimo stabilito per legge, delle imposte e dell’assicurazione sanitaria”. Tuttavia, continua la nota, “poiché non è sempre possibile prevenire l’indebitamento, si devono adottare misure adeguate per ridurre o eliminarne le conseguenze negative”. Di qui, il suggerimento a “rafforzare la concertazione sociale” e, a livello del welfare, a tener maggiormente in conto la questione dei debiti “per evitare un ulteriore aggravamento della situazione e costruire prospettive future”. (I.P.)

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    Polonia: avviata la machina organizzativa per la Gmg 2016 a Cracovia

    ◊   “Cracovia e la Polonia si rallegrano poiché diventeranno di nuovo una città e un Paese della giovinezza”: è il saluto che il card. Stanislaw Dziwisz rivolge dal sito web della Gmg in Polonia (www.krakow2016.com), dove sono contenute le principali informazioni riguardanti l’organizzazione e lo svolgimento dell’incontro del 2016 di Papa Francesco con i giovani. Il 10 settembre a Varsavia - riferisce l'agenzia Sir - si sono riuniti i rappresentanti delle diocesi polacche per iniziare a pianificare l’evento; ora il sito si propone di seguire passo passo l’organizzazione. Un gruppo di oltre 100 giovani polacchi il 13 aprile del 2014, Domenica delle Palme, prenderà in consegna in piazza San Pietro a Roma la Croce delle Gmg insieme all’icona della Madonna Salus Populi Romani. Il giorno successivo questi simboli inizieranno da Poznan il loro pellegrinaggio attraverso tutta la Polonia, sostando una ventina di giorni in ognuna delle 44 diocesi. “Vorremmo nel corso di quel pellegrinaggio evangelizzare in strada, incontrare i giovani nelle università e nelle scuole, arrivare ai luoghi di sofferenza, negli orfanotrofi, Centri per minori e luoghi di detenzione”, afferma Anna Milewska del comitato organizzativo. “Ci attendono tre anni di servizio a una Chiesa che ha il volto dei giovani”, aggiunge mons. Damian Muskus, presidente del Comitato organizzativo Gmg 2016. (R.P.)

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    I vescovi dell'Oceano Indiano: più accoglienza e condivisione nelle comunità cristiane

    ◊   Un appello alle comunità cristiane perché favoriscano l’accoglienza e l’ascolto nei luoghi di incontro e di condivisione: a lanciarlo i vescovi dell’Oceano Indiano al termine della 27.ma assemblea plenaria nel messaggio “Quello che noi abbiamo visto ed ascoltato, ve lo annunciamo”. Riuniti dal 31 agosto al 7 settembre a La Misère, alla Residenza Beauvoir, nelle Seychelles, i presuli della Conferenza episcopale delle isole Mauritius, Riunione, Seychelles, Rodrigues e Comore (Cedoi), hanno discusso in particolare dei frutti dell’Anno della Fede. “La fede ci apre al futuro attraverso la scelta radicale di una via nuova – scrivono i vescovi nel messaggio –. Ciò non senza fatica, ma è un cammino di pace e di gioia, come il seme gettato sulla terra che ha bisogno di morire per portare frutto”. La conferenza episcopale insiste poi sulla necessità della creazione di spazi in cui i cristiani possano incontrarsi, raccontarsi, rileggere e approfondire la loro esperienza di fede ed esortano alla riscoperta della grazia del battesimo. Alla plenaria ha preso parte mons. Fabien Raharilamboniana, delegato dei vescovi del Madagascar, che ha parlato della difficile situazione che sta attraversando il suo Paese - segnato dall’instabilità politica e dall’insicurezza sociale – e dell’impegno della Chiesa nell’alimentare la speranza e nel promuovere la riconciliazione. La prossima assemblea plenaria della Cedoi si svolgerà dal 30 agosto al 6 settembre 2014 nell’isola della Riunione e avrà come tema “Il ruolo dei religiosi nella nuova evangelizzazione nelle nostre isole oggi”. (T.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 255

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