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Sommario del 06/09/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: la Chiesa custodisce il matrimonio, immagine dell'unione di Cristo con la Chiesa
  • Lotta alla povertà e pace in Siria al centro dell'incontro tra il Papa e il presidente Morales
  • Il Papa su Twitter: "Cari giovani pregate con me per la pace nel mondo, è un bene che supera ogni barriera"
  • Domani in Piazza San Pietro la Veglia per la pace in Siria, le parole dell'anima per disarmare i cannoni
  • Mons. Mamberti: non c’è soluzione militare al conflitto in Siria, con la violenza nessun vincitore, ma solo sconfitti
  • Mons. Paglia: le famiglie, da bambini agli anziani, condividano la preghiera di pace del Papa
  • Papa Francesco riceve il cardinale Bagnasco e Andrea Riccardi
  • Il cardinale Cordes: sintonia totale tra Papa Francesco e Benedetto XVI
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • G20, nessuna intesa sulla Siria. Ambasciata Usa evacua personale a Beirut
  • Egitto: alta tensione per le anticipazioni sullo scioglimento dei Fratelli Musulmani
  • Approvata in Kenya una mozione per l'uscita del paese dalla Cpi
  • Sahel: 11 milioni di persone colpite dalla fame
  • Gli imprenditori cattolici: serve stabilità per la ripresa, meno tasse e più credito
  • I Musei Vaticani aprono alle visite notturne e ai concerti. Paolucci: un'esperienza emozionante
  • Festival Venezia. Sullo schermo storie di immigrazione tra drammi e dignità
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Veglia di pace per la Siria: il mondo si unisce all'appello di Papa Francesco
  • Usa. I vescovi di Washington chiedono nuova politica sull’immigrazione
  • Inghilterra e Galles: più cattolici a Messa grazie a Benedetto XVI e Francesco
  • Vietnam: sempre in aumento le vocazioni sacerdotali e religiose
  • Rwanda: va avanti il progetto di riconciliazione comunitaria in 5 diocesi del Paese
  • Colombia: 26.ma edizione della "Settimana per la Pace"
  • Honduras. Ong denuncia: bambini costretti a vivere in strada da violenza e povertà
  • Comece, disoccupazione giovanile: promuovere talenti personali e rinnovare modelli educativi
  • Sulle orme di Madre Teresa la missione indiana di Siadih
  • Il Vietnam colpito da inondazioni e frane, almeno 21 vittime
  • Manila: quasi 300 mila Euro raccolti grazie al Pondo ng Pinoy
  • Sri Lanka. Polizia interroga sacerdote sul suo incontro con commissario Onu
  • Burkina Faso. Domenica i 125 anni della Campagna antischiavitù del card. Lavigerie
  • Uccisa scrittrice indiana che raccontò gli orrori dei talebani
  • La Lumsa inaugura il primo corso di perfezionamento in Diritto Vaticano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: la Chiesa custodisce il matrimonio, immagine dell'unione di Cristo con la Chiesa

    ◊   Il cristiano sia sempre gioioso come quando si va a nozze. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha inoltre sottolineato che bisogna vincere la tentazione di gettare la novità del Vangelo in otri vecchi ed ha ribadito che il Sacramento del matrimonio è immagine dell’unione di Cristo con la Chiesa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Quando c’è lo sposo non si può digiunare, non si può essere tristi”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dalla risposta di Gesù agli scribi, di cui parla il Vangelo odierno. E subito ha sottolineato che il Signore torna spesso su questa immagine dello sposo. Gesù, ha detto, ci fa vedere il rapporto fra Lui e la Chiesa come nozze. “Penso – ha osservato il Papa – che questo proprio sia il motivo più profondo perché la Chiesa custodisce tanto il Sacramento del matrimonio e lo chiama Sacramento grande, perché è proprio l’immagine dell’unione di Cristo con la Chiesa”. Il Pontefice si è dunque soffermato sui due atteggiamenti che il cristiano dovrebbe vivere in queste nozze: innanzitutto “la gioia, perché c’è una grande festa”:

    “Il cristiano è fondamentalmente gioioso. E per questo alla fine del Vangelo, quando portano il vino, quando parla del vino, mi fa pensare alle nozze di Cana: e per questo Gesù ha fatto quel miracolo; per questo la Madonna, quando si è accorta che non c’era più vino, ma se non c’è vino non c’è festa… Immaginiamo finire quelle nozze, bevendo il tè o il succo: non va… è festa e la Madonna chiede il miracolo. E così è la vita cristiana. La vita cristiana ha questo atteggiamento gioioso, gioioso di cuore”.

    Certo, ha aggiunto il Papa “ci sono davvero momenti di croce, momenti di dolore, ma sempre c’è quella pace profonda della gioia, perché la vita cristiana si vive come festa, come le nozze di Gesù con la Chiesa”. Ed ha ricordato come alcuni dei primi martiri andassero al martirio come se si andasse a nozze; anche in quel momento avevano “un cuore gioioso”. La Chiesa, ha poi ribadito, si unisce col Signore “come una sposa col suo sposo e alla fine del mondo sarà la festa definitiva”. Il secondo atteggiamento che deve tenere il cristiano, ha proseguito, lo troviamo nella parabola delle nozze del figlio del re. Tutti vengono invitati alla festa, buoni e cattivi. Ma quando inizia la festa, il re guarda chi non ha la veste nuziale:

    “A noi viene l’idea: ‘Ma, padre, com’è? Sono stati trovati negli incroci delle strade e si chiede loro la veste nuziale? Questo non va… Cosa significa questo?’. E’ semplicissimo! Soltanto Dio ci chiede una cosa per entrare in questa festa: la totalità. Lo Sposo è il più importante; lo Sposo riempie tutto! E questo ci porta alla prima Lettura, che ci parla tanto fortemente della totalità di Gesù, primogenito di tutta la creazione. In Lui furono create tutte le cose, per mezzo di Lui sono state create e in vista di Lui. Tutto! Lui è il centro, proprio tutto!”.

    Gesù, ha soggiunto, “è anche il capo del Corpo della Chiesa; Egli è principio. E Dio ha dato a Lui la pienezza, la totalità, perché in Lui siano riconciliate tutte le cose”. Se dunque il primo atteggiamento è la festa, ha detto Papa Francesco, “il secondo atteggiamento è riconoscere Lui come l’Unico!”. Il Signore, ha detto ancora, “soltanto ci chiede questo: riconoscere Lui come l’Unico Sposo”. Lui “è sempre fedele e chiede a noi la fedeltà”. Ecco perché quando vogliamo “avere una piccola festicciola nostra, che non sia questa grande festa, non va”. Il Signore, ha ribadito, ci dice che non si possono servire due padroni: o si serve Dio o si serve il mondo:

    “Questo è il secondo atteggiamento cristiano: riconoscere Gesù come il tutto, il centro, la totalità. Ma sempre avremo la tentazione di buttare questa novità del Vangelo, questo vino nuovo in atteggiamenti vecchi… E’ il peccato, tutti siamo peccatori. Ma riconoscerlo: ‘Questo è un peccato’. Non dire questo va con questo. No! Gli otri vecchi non possono portare il vino nuovo. E’ la novità del Vangelo. Gesù è lo sposo, lo sposo che sposa la Chiesa, lo sposo che ama la Chiesa, che dà la sua vita per la Chiesa. E Gesù fa questa festa di nozze! Gesù ci chiede a noi la gioia della festa, la gioia di essere cristiani. E ci chiede pure la totalità: è tutto Lui. E se noi abbiamo qualcosa che non è di Lui, pentirsi, chiedere perdono e andare avanti. Che il Signore ci dia, a tutti noi, la grazia di avere sempre questa gioia, come se andassimo a nozze. E anche avere questa fedeltà che è l’unico sposo è il Signore”.

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    Lotta alla povertà e pace in Siria al centro dell'incontro tra il Papa e il presidente Morales

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani in udienza nel Palazzo Apostolico, il presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia, Juan Evo Morales Ayma. Nel corso del colloquio, informa una nota della Sala Stampa vaticana, “ci si è soffermati sulla situazione socio-economica e religiosa del Paese, come pure su altri temi, quali la lotta alle disuguaglianze sociali e alla povertà”. In seguito si è fatto riferimento “al decisivo contributo della Chiesa cattolica in Bolivia nell’ambito dell’educazione, della sanità, del sostegno alle famiglie e dell’assistenza ai bambini e agli anziani”. Nella “prospettiva della cultura dell’incontro”, prosegue la nota, “si è convenuti sull’importanza di buone relazioni tra la Comunità ecclesiale e lo Stato, soprattutto su temi di comune interesse a servizio dell’intera Nazione”. Infine, non si è mancato di parlare “della situazione internazionale e, specialmente, della promozione della pace in Siria e in Medio Oriente”.

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    Il Papa su Twitter: "Cari giovani pregate con me per la pace nel mondo, è un bene che supera ogni barriera"

    ◊   Alla vigilia della giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria, il Papa ha lanciato due nuovi tweet sull’account @Pontifex con l'hashtag #prayforpeace. “La pace – scrive nel primo - è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità”. Nel secondo, lancia questo appello: “Cari giovani, pregate insieme a me per la pace nel mondo”.

    Ieri sera aveva postato altri due tweet: “Con tutta la mia forza – ribadisce nel primo – chiedo alle parti in conflitto di non chiudersi nei propri interessi”. Nel secondo sottolinea: "Non esiste un Cristianesimo low cost. Seguire Gesù vuol dire andare contro corrente rinunciando al male e all’egoismo".

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    Domani in Piazza San Pietro la Veglia per la pace in Siria, le parole dell'anima per disarmare i cannoni

    ◊   Un “esercito” della pace si riunirà domani sera in Piazza San Pietro per condividere con Papa Francesco la Veglia di preghiera per la crisi in Siria. Dalle 16.30, i varchi della Piazza saranno aperti all’afflusso di chi vorrà partecipare, mentre la Veglia inizierà alle 19 e durerà fino alle 23. Alessandro De Carolis spiega i momenti che scandiranno l’evento:

    Il grido disarmato per la pace e le parole sommesse di milioni di anime in preghiera per ridurre al silenzio il ruggito dei cannoni e alla ragione gli strateghi della guerra. È per questo che Papa Francesco ha mobilitato la Chiesa, suscitando un’adesione planetaria anche da parte di chi nella Chiesa non si riconosce. Il grido sarà quello del Papa dell’ultimo Angelus, ripetuto in apertura della Veglia: “Scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra!”. Le preghiere scaturiranno invece dalle parole sacre con cui da secoli e millenni l’uomo chiede a Dio di vivere in pace. Come i versi del canto iniziale, l’antichissimo Veni Creator, che alla quinta strofa entra già nel cuore del momento: “Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male”. Poi, l’intronizzazione dell’icona di Maria Salus populi Romani e le parole del Rosario, cinquanta invocazioni per affidare coralmente le sorti contingenti del pianeta alla Regina della pace. Per l’occasione, Papa Francesco ha voluto che ogni Mistero della gioia del Rosario sia preceduto da parole tratte da Santa Teresa di Lisieux.

    Dopo il Rosario, gli occhi del mondo della fede e le telecamere internazionali saranno tutti per Papa Francesco, che offrirà la sua riflessione, quindi al centro della scena sarà l’Ostia consacrata, esposta per l’adorazione eucaristica, mentre l’alternarsi di letture bibliche e preghiere di pace dei Papi del Novecento fino ai giorni nostri guiderà la riflessione interiore trasformandola fin da subito, con la celebre Profezia di Isaia, in un nuovo messaggio ai potenti della terra: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri”, “una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”. Al termine di ognuno dei cinque tempi dell’adorazione guidata, sulle note dell’organo cinque coppie di persone – in rappresentanza di Siria, Egitto, Terra Santa, Stati Uniti e Russia – faranno l’offerta dell’incenso. Il penultimo momento della Veglia sarà caratterizzato dall’Ufficio delle letture – tre brani di Geremia, San Leone Magno e l’Evangelista Giovanni – poi ogni voce tacerà e per circa mezz’ora, fin verso le 22.40, solo la musica riempirà la Piazza e i suoi dintorni. L’ultimo atto della Veglia sarà la benedizione eucaristica impartita da Papa Francesco.

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    Mons. Mamberti: non c’è soluzione militare al conflitto in Siria, con la violenza nessun vincitore, ma solo sconfitti

    ◊   La diplomazia vaticana al lavoro per fermare la guerra in Siria ed evitare un intervento armato dall’estero, che allargherebbe il conflitto ed aggraverebbe le sofferenze della popolazione coinvolta. Per questo ieri sono stati convocati in Vaticano tutti gli ambasciatori presso la Santa Sede residenti a Roma per un colloquio con il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti. Roberta Gisotti lo ha intervistato sugli esiti dell’incontro, alla vigilia della Giornata di preghiera e digiuno per la pace indetta dal Papa:

    R. – Questo incontro è stato un’altra espressione della sollecitudine del Santo Padre e della Santa Sede per la pace nel mondo e, in particolare naturalmente, circa la situazione in Siria, sulla scia del commovente intervento del Papa all’Angelus di domenica scorsa. Il lungo conflitto siriano ha già provocato troppe vittime e sofferenze e la situazione umanitaria ha acquisito dimensioni veramente intollerabili. Ed è per questo che si è resa quantomai necessaria la Giornata di digiuno e di preghiera indetta da Francesco, anche per ricordare a tutti che la pace, prima di tutto, è un dono di Dio che va perciò chiesto ed accolto con cuore umile ed aperto. Oltre alla preghiera, insieme alla preghiera, si rivela necessario un rinnovato sforzo diplomatico, anche conformemente al posto che la Santa Sede occupa nella comunità internazionale. E in questo incontro con gli ambasciatori ho ribadito quanto affermato dal Santo Padre, e cioè l’appello alle parti a non chiudersi nei propri interessi ma di fermare la violenza e di intraprendere con coraggio la via dell’incontro e del negoziato. Abbiamo chiesto alla comunità internazionale di fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriori indugi, iniziative chiare per la pace, basate sempre sul dialogo e sul negoziato. E’ ovvio che non c’è una soluzione militare al conflitto: se la violenza continua, non si avranno vincitori, ma solo sconfitti, come diceva Papa Benedetto XVI nel discorso di gennaio al Corpo diplomatico.

    D. – C’è molta apprensione per la popolazione civile coinvolta nel conflitto: in quest’ambito, qual è la situazione dei cristiani in Siria?

    R. – Ovviamente, la situazione è molto difficile per tutte le comunità in Siria, nel senso che la violenza non risparmia nessuno. Tuttavia, essendo la comunità cristiana una minoranza nel Paese, è particolarmente vulnerabile e sono numerosi i cristiani che hanno dovuto abbandonare le loro case. Molti di loro hanno lasciato pure il Paese. I cristiani sono vittime della violenza cieca: vorrei ricordare l’assassinio di padre François Mourad e il rapimento di numerosi cristiani, tra cui due vescovi ortodossi e alcuni sacerdoti cattolici, di cui non si hanno notizie da tempo. Inoltre, molte chiese e istituzioni cristiane hanno sofferto distruzioni e grandi danni. Però, i cristiani non possono e non devono perdere la speranza: loro sono presenti in Siria sin dall’inizio della diffusione del cristianesimo e vogliono continuare a far parte dell’insieme sociale, politico e culturale del Paese e contribuire al bene comune delle comunità di cui fanno pienamente parte, essendo artefici di pace e riconciliazione e portando con loro quei valori che possono fare evolvere la società verso un più grande rispetto per i diritti e la dignità della persone. La Chiesa cattolica, inoltre, vorrei sottolinearlo, così come le altre Chiese e comunità cristiane, è impegnata in prima linea con tutti i mezzi a disposizione nell’assistenza umanitaria alla popolazione cristiana o non cristiana.

    D. – In questo quadro così denso di incognite, quali prospettive lei vede per il futuro?

    R. – Attualmente, la situazione è molto delicata e preoccupante, e penso che tutti concordino in tale giudizio. Ad ogni modo, bisogna avere speranza, anzi: molta speranza, nei frutti della preghiera e del digiuno di domani, non solo dei cattolici ma anche di altri cristiani e di appartenenti ad altre religioni. Come ha detto il Santo Padre, “la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità”. In questo contesto, rileviamo che l’opinione pubblica è generalmente ovunque nel mondo a favore della pace, e quindi auspico che alla fine prevalga la cultura dell’incontro e del dialogo su quella dello scontro. L’umanità oggi come sempre, ma oggi più che mai, forse, ha bisogno di gesti di pace e di parole di speranza. In un momento così cruciale, bisogna inoltre appellarsi alla coscienza e alla saggezza dei leader politici e di quanti hanno peso nelle decisioni che possono portare ad orientare il conflitto siriano verso una soluzione giusta o verso un cammino divergente: è quanto ha fatto il Santo Padre, rivolgendosi al presidente Putin in quanto presidente del G20, che si svolge a San Pietroburgo, esortando tutti i leader ad un nuovo impegno per perseguire con coraggio e determinazione una soluzione pacifica al conflitto siriano e a favorire ogni iniziativa volta a promuovere l’assistenza umanitaria a coloro che ne hanno bisogno, dentro e fuori dal Paese.

    D. – Dunque, non c’è che da auspicare che la voce delle pubbliche opinioni nel mondo una volta tanto sia ascoltata dai leader politici?

    R. – Effettivamente. In questo anche confidiamo molto sulla preghiera che si eleverà corale da Piazza San Pietro e da ogni angolo del mondo, domani sera.

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    Mons. Paglia: le famiglie, da bambini agli anziani, condividano la preghiera di pace del Papa

    ◊   In vista della Veglia per la pace in Siria, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, nella sua veste di capo del dicastero vaticano per la Famiglia, ha inviato una lettera alle famiglie cristiane invitandole a condividere, dai bambini fino agli anziani, la preghiera e il digiuno chiesti da Papa Francesco. Al microfono di Xavier Sartre, il presule spiega il perché:

    R. - Credo sia importante che l’appello per la pace lanciato da Papa Francesco raggiunga le famiglie del mondo, perché le famiglie sono il luogo da cui si origina la vita, la pace, la solidarietà e la fraternità. Di fronte alle tragedie della guerra - a partire dal conflitto che noi viviamo in Siria - è importante che tutti in qualche modo si coinvolgano. Per i credenti, per le famiglie cristiane, rivolgere a Dio la preghiera significa toccare uno dei timoni della storia, perché la preghiera cambia la storia: la preghiera insistente presso il Signore incide in profondità negli eventi storici. E anche il gesto del digiuno porta a comprendere che se non c’è un cambiamento, se non c’è un blocco rispetto alla corsa alla soddisfazione, a qualsiasi soddisfazione individuale e collettiva, è difficile che la pace venga. A mio avviso, radunare attorno al tavolo, in quel giorno, anziani e bambini, giovani e adulti, in digiuno per la guerra e in preghiera perché venga evitata o le altre vengano bloccate, io credo sia un grande segno di civiltà, oltre che di fede. E aggiungevo che sarebbe bene chiamare anche i propri anziani, perché probabilmente molto di loro hanno visto con i loro occhi i drammi della guerra e raccontare questi drammi ai bambini è, forse, la lezione più grande che gli adulti e gli anziani oggi possono dare ai loro figli sul futuro del Pianeta.

    D. - E’ così importante parlare della guerra ai bambini?

    R. - Assolutamente. Anche perché, purtroppo, i nostri telegiornali e i nostri quotidiani sono pieni non solo di parole di guerra, ma anche di immagini. Che i bambini si rendano conto che ci sono milioni di loro coetanei che sono stroncati o fisicamente o nelle loro speranze dalla violenza della guerra, io credo che sia una grande saggezza trovare le parole per spiegarlo. E probabilmente, mentre noi adulti lo spieghiamo ai bambini, cresce anche in noi la coscienza che questa tragedia non può e non deve più abbattersi su nessun popolo.

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    Papa Francesco riceve il cardinale Bagnasco e Andrea Riccardi

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata. In successive udienze, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, e il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio.

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    Il cardinale Cordes: sintonia totale tra Papa Francesco e Benedetto XVI

    ◊   Domenica scorsa il Papa emerito Benedetto XVI è tornato a far sentire la sua voce nell’omelia della Messa a conclusione dell’annuale incontro con i suoi ex-allievi. Per lui Papa Francesco ha avuto sempre parole di grande affetto e stima. “E’ un uomo di Dio”, ha affermato nella conferenza stampa in aereo di ritorno da Rio. “Lei riceva, faccia la sua vita, venga con noi”, gli ha detto Papa Francesco, spiegando che per lui è come avere il nonno saggio a casa, al quale ci si può rivolgere per le difficoltà. Sono inoltre ancora vivide le immagini di Papa Francesco e del Papa emerito Benedetto XVI nel primo incontro a Castel Gandolfo e poi, in Vaticano, per l’inaugurazione della statua di San Michele Arcangelo. Sui rapporti tra Papa Francesco e Benedetto XVI, Debora Donnini ha intervistato il cardinale Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum:

    R. - La relazione tra loro secondo me è veramente una relazione nello Spirito Santo. Ho conosciuto molto bene Benedetto XVI, ho seguito tante sue cose e certamente all’inizio - dopo l’elezione di Papa Francesco – tutti si chiedevano qual era la differenza tra i due. Ma se uno pensa alle idee di Benedetto XVI e guarda i gesti di Papa Francesco, nota una sintonia totale. Ho presente quando ho accompagnato Benedetto XVI in Germania, nel 2011: lui ha fatto un discorso fortissimo a Friburgo contro la “mondanizzazione” della Chiesa.

    D. – Lei ha scritto un libro in tedesco dove ha messo in relazione Papa Francesco con Benedetto XVI. Ed è partito proprio, appunto, dal vocabolo “demondanizzazione”, distacco dal mondo, cioè dal fatto che la Chiesa deve distaccarsi dal mondo. Perché?

    R. – Quando, appunto, sono andato con Benedetto XVI in Germania, certamente era una situazione molto commovente per vari motivi, ma l’ultimo discorso che il Papa ha fatto a Friburgo ai responsabili della Chiesa – c’erano certamente tutti i vescovi, ma anche tanti politici e tanti capi delle agenzie di aiuto e così via – era un discorso fortissimo. Ha puntato sul fatto che la Chiesa si trova sempre nella tentazione di utilizzare i mezzi del mondo; la Chiesa sta nel mondo, deve occuparsi del mondo e quindi deve anche utilizzare i mezzi del mondo. C’è però la tentazione di diventare come un’istituzione mondana, una associazione non governativa (ong), una cosa che pensa come il mondo. E contro questo, Benedetto XVI ha voluto mettere in risalto che così non si può aiutare la gente, perché ci si dimentica di Dio. E io vedo in Papa Francesco la stessa attitudine: lui parla sempre della semplicità, cioè di evitare il peso del mondo, le ricchezze, anche le forme del mondo per la nostra vita. Lo ha sottolineato sempre, come ha fatto anche all’inizio del suo Pontificato citando il francese Leon Bloy che dice sostanzialmente: se non preghiamo Dio, preghiamo il demonio. E diventiamo una cosa mondana, che non aiuta alla proclamazione del Vangelo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, "Pace senza barriere"; mentre il g20 rimane diviso, Papa Francesco indica nuovamente la strada da seguire. Di spalla, "La saggezza delle leggi del mare" di Gaetano Vallini, sulla strage silenziosa in corso nel Mediterraneo.

    Nelle pagine della cultura, Cristiana Dobner ricorda Jules Isaac, protagonista del dialogo tra ebrei e cristiani a cinquant’anni dalla morte e Mariano Dell’Omo rende omaggio a dom Faustino Avagliano, archivista di Montecassino appena scomparso. In "Carità imprudente", Francesco Motto descrive la rete semiclandestina che si oppose in Piemonte alle persecuzioni dei nazisti.

    A fondo pagina, "Bergoglio’s List, le vite salvate durante la dittatura", in cui si cita il libro-inchiesta di Nello Scavo, in libreria da ottobre, sull’azione del futuro Papa a favore delle vittime della dittatura dei generali in Argentina, mentre pagina 5 è interamente dedicata alla figura di Gabrio Lombardi, con l'articolo "Là, oltre la linea è l’Italia che risorge", di Roberto Pertici, in cui l’armistizio dell’8 settembre viene raccontato attraverso il diario del giurista cattolico.

    A pagina 8, "La grazia della gioia", l'omelia del Papa a Santa Marta, e "Una generazione perduta", un'intervista di Nicola Gori al cardinale Antonio Maria Vegliò sulla situazione dei rifugiati e dei profughi siriani.

    A fondo pagina, "Quando sbucciare patate è come costruire cattedrali", sulla teologia della vita quotidiana di Maria Bolognesi, che viene beatificata il 7 settembre a Rovigo; un articolo scritto da Raffaele Talmelli, postulatore della causa di canonizzazione.

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    Oggi in Primo Piano



    G20, nessuna intesa sulla Siria. Ambasciata Usa evacua personale a Beirut

    ◊   Al G20 di San Pietroburgo non sarà firmato alcun documento sulla Siria: lo ha reso noto il Cremlino, precisando che oggi, seconda e ultima giornata del vertice, i lavori proseguiranno secondo l’agenda fissata. Sullo sfondo le questioni economiche: i leader sarebbero d’accordo nell’affermare che la crisi non sia ancora definitivamente superata. Intanto, l'ambasciata americana a Beirut ha evacuato il suo personale. Il servizio di Roberta Barbi:

    La cena di ieri sera dei 20 capi di Stato è finita tardissimo per parlare della guerra in Siria, ma, com’era prevedibile, senza trovare un’intesa. Oggi a tenere banco sono soprattutto gli incontri bilaterali del presidente Usa Obama che ieri era tornato a ribadire con forza la propria convinzione che il regime di Assad abbia effettuato un attacco con armi chimiche in cui sono morte quasi 1500 persone. Dal canto suo la Russia ha messo in guardia gli Stati Uniti dal “pericolo” d’inserire tra gli obiettivi di un eventuale intervento militare in Siria i siti che custodiscono l’arsenale chimico di Damasco. In mattinata Obama ha incontrato il presidente cinese Xi Jin Ping, dichiarando che “passi avanti sono stati fatti nelle relazioni tra i due Paesi”, pur rimanendo divergenze significative: una proprio sull’intervento in Siria, di cui la Cina, assieme alla Russia, è il principale oppositore. Nel pomeriggio, invece, Obama incontra il suo omologo francese Hollande, il più vicino alle posizioni interventiste. Atteso anche un bilaterale tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e l’inviato Onu in Siria Brahimi. Ha parlato di Siria anche il segretario generale dell’Onu Ban-ki moon, contro un intervento militare “avventato che potrebbe dar luogo a ulteriori violenze di natura settaria”. E da Damasco, intanto, è giunto l’invito del Parlamento siriano al Congresso Usa a votare contro l’intervento militare. Ma cosa potrebbe succedere in caso di attacco militare contro la Siria? Ascoltiamo padre Nader Jibeil, direttore della Radio cattolica libanese “Voce del Cielo”, al microfono di Rafael Belincanta:

    R. - Un disastro! Abbiamo già visto quello che è successo in Iraq e come questo Paese non sia ancora riuscito a rialzarsi; abbiamo visto quanto è accaduto in Libia. Noi abbiamo bisogno dell’aiuto internazionale. Perché dobbiamo usare le bombe? Con quale scusa? Dobbiamo uscire da questa falsità e dire le cose con il loro nome! “Basta con la guerra!”: ha detto il Papa. Fermiamo questa guerra! Preghiamo per la pace nel mondo! Promuoviamo il dialogo. Non ce la facciamo più!

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    Egitto: alta tensione per le anticipazioni sullo scioglimento dei Fratelli Musulmani

    ◊   In Egitto, oggi nuove manifestazioni del fronte islamico contro il governo militare ad interim. Il clima è molto teso dopo l’attentato di ieri al ministro dell‘Interno Ibrahim, condannato da tutta la società egiziana, ma soprattutto dopo le anticipazioni della stampa locale su un imminente scioglimento del movimento dei Fratelli Musulmani da parte delle autorità del Cairo. Che cosa potrebbe causare un’eventualità del genere? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

    R. - Potrebbe provocare un momento di collera della base del movimento, che, non solo ha avuto settimane estremamente travagliate, ma in questo momento in pratica è senza leadership: i capi, naturalmente anche il presidente deposto Morsi, di cui non si sa più nulla, sono quasi tutti in galera. Questo rende il movimento senza guida e quindi più instabile, ma anche meno motivato.

    D. – Una decisione del genere come si sposa con il processo democratico che il Paese dovrebbe fare, secondo l’auspicio di molti osservatori?

    R. – Certo nessun governo democratico, compreso quello dei militari, dovrebbe mettere fuorilegge un movimento che ha fatto ampissima professione di democrazia. È anche vero che quello tra militari e Fratelli Musulmani è un rapporto aspro, che va avanti da 50 anni, ognuno sta un po’ ricadendo nelle vecchie abitudini ed è sicuro che sia i militari, sia il movimento dei Fratelli dovranno cambiare atteggiamento. Avranno entrambi bisogno di una nuova leadership, perché la leadership dei Fratelli di oggi, in galera, o libera, ha fallito con le promesse, ha fallito il programma, ha deluso tutti compresi i propri sostenitori. C’è bisogno, insomma, di una nuova guida.

    D. – L’Egitto ha a che fare non solo con le proteste di piazza, ma ora anche con gli attentati. Quello recente al ministro dell’interno è stato condannato da larga parte della società egiziana, anche da parte musulmana. Vuol dire che stanno operando altri organismi all’interno dell’Egitto?

    R. – L’Egitto è un Paese estremamente complicato e l’attentato è stato condannato da un amplissimo fronte islamico, compresi i Fratelli. Anche l’Egitto è terreno di manovre che provengono dall’esterno; quella dei gruppi sauditi tanto per dirne una. Quindi, attribuire la paternità dell’attentato sarà estremamente difficile e sarà sempre oggetto di grande discussione.

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    Approvata in Kenya una mozione per l'uscita del paese dalla Cpi

    ◊   Ha suscitato clamore la decisione del parlamento kenyota che ieri ha approvato una mozione per chiedere l’uscita del Paese dalla Corte penale Internazionale. Nei prossimi mesi la Cpi dovrà giudicare il presidente Uhuru Kenyatta e il vice presidente William Ruto per crimini contro l’umanità, in relazione alle violenze scoppiate dopo le contestate elezioni del 2007. Il Kenya diventerebbe così il primo paese al mondo ad uscire dalla Cpi. Marina Tomarro ha intervistato Marina Mancini docente di diritto internazionale penale presso la LUISS Guido Carli.

    R. - Per ritirarsi dallo statuto della Corte Penale Internazionale il Kenya dovrà notificare questa sua volontà al segretario generale delle nazioni unite ed il ritiro avrà effetto soltanto un anno dopo la ricezione di questa notifica. L’eventuale ritiro del Kenya sarebbe un passo indietro per la giustizia penale internazionale e rappresenterebbe un tentativo di delegittimazione della Corte Penale Internazionale; inoltre potrebbe aprire la strada al ritiro da parte di altri Stati parte, nel caso in cui i leader dovessero essere accusati di crimini dal procuratore della corte.

    D. – Dal punto di vista legale sarebbe meglio che il processo si svolgesse all’Aia, o nei Paesi africani, in questo caso in Kenya?

    R. – Il Kenya ha contestato davanti alla Corte l’ammissibilità del caso riguardante il presidente Kenyatta ed il suo vice Rutu; affermando di voler procedere nei loro confronti. La Corte Penale Internazionale ha però respinto l’eccezione di inammissibilità sollevata dal Kenya, non rinvenendo dati concreti riguardo ad una effettiva volontà di procedere nei loro confronti.

    D. - Questa protesta, secondo lei, può essere legata ad un discorso di affrancazioni di Paesi Africani, del Kenya, rispetto all’Occidente?

    R. – Assolutamente no. Si tratta semplicemente di un tentativo del Kenya di tutelare i propri leader. Quindi, si tratta di un passo indietro rispetto alla volontà manifestata a suo tempo dal Kenya di divenire parte dello statuto della Corte e quindi di assoggettarsi alla giurisdizione della Corte nel caso in cui i propri tribunali non fossero in grado, oppure non vi fosse un’effettiva volontà di procedere nei confronti di individui accusati di crimini commessi sul territorio del Kenya, o da cittadini kenioti.

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    Sahel: 11 milioni di persone colpite dalla fame

    ◊   Sono 11 milioni le persone colpite da una grave insicurezza alimentare nella regione del Sahel, in Africa, secondo la Fao. Le riserve di cibo sono terminate e i prezzi dei cereali continuano a salire. Una situazione preoccupante anche nelle regioni settentrionali del Mali e del Nord della Nigeria. A rischio di malnutrizione acuta 1,3 milioni di bambini con meno di cinque anni. Sui 113 milioni di dollari già chiesti dall’Onu per sostenere le popolazioni del Sahel, finora la Fao ha ottenuto solo il 17% dei fondi. Sulla situazione Federica Baioni ha intervistato Raffaello Zordàn, giornalista della rivista comboniana Nigrizia:

    R. - Forse l’opinione pubblica è un po’ abituata a sentire in maniera ricorrente “emergenza di qua, emergenza di là”, in particolare per quanto riguarda l’Africa. Però dobbiamo anche ricordarci cosa è successo in Sahel in questi mesi e soprattutto dobbiamo ricordarci che le emergenze nascono da qualcosa che avviene giorno dopo giorno. Tanto per fare l’esempio di un Paese centrale del Sahel, quello del Mali: in Mali c’è stata una guerra e la situazione è ancora instabile, anche se è stato eletto un presidente, Ibrahim Boubacar Keita, che si dà il compito di stabilizzare una nazione che stabile non è mai stata! Benissimo dare contributi, benissimo far fronte alle emergenze, ma bisognerebbe anche ricordarsi le ragioni per cui si interviene in un posto piuttosto che in un altro e poi ci si preoccupi della crisi alimentare.

    D. - Una situazione che si ripete quella del Sahel, tant’è che ad aprile 2012 addirittura si parlava di 20 milioni di persone che, sempre nella stessa area, soffrivano e soffrono ancora di una situazione alimentare grave...

    R. - Le carestie sono ricorrenti: ce n’è stata una molto forte nel 2005, una nel 2010… Stiamo parlando di un Paese che ha una crisi strutturale di produzione agricola: non riescono ad essere autosufficienti dal punto di vista alimentare; ma è anche un posto dove il sistema agropastorale - che è quello che ha sempre nutrito il Paese - non funziona più, perché i contadini sono indotti a vendere le terre ai grandi commercianti o ai funzionari facoltosi e il gioco si ferma lì… Insomma, non c’è una preoccupazione da parte di chi governa questo Paese relativa alla sicurezza alimentare. E stiamo parlando di un Paese che negli ultimi decenni, ha avuto parecchi colpi di Stato e l’ultimo presidente eletto Mahamadou Issoufou - eletto nel 2011 - è il presidente della settima Repubblica del Niger. Quindi stiamo parlando sempre di situazioni traballanti dal punto di vista della stabilità e - ahimè! - anche naturalmente della sovranità popolare su queste realtà: sono delle nazioni ancora in via di costituzione.

    D. - Un’ultima battuta: sui 113 milioni di aiuti già chiesti dall’Onu per sostenere le popolazioni vulnerabili del Sahel, finora la Fao ha ottenuto solo il 17 per cento dei fondi necessari. Quali, secondo lei, le necessità più importanti di questo pezzo d’Africa?

    R. - Nel momento in cui la Fao lancia degli allarmi e la Comunità internazionale dice “aspettiamo un attimo, perché dobbiamo preparare altri briefing in altre parti del mondo”, è chiaro che chi sta male interessa poco! Però noi, come redazione, tendiamo anche sempre a ragionare sul contesto locale. Nel contesto locale, ad esempio ci riferiamo al Ciad, che è un Paese che ha una discreta dote di petrolio, che sta sfruttando da parecchi anni, è singolare che il presidente che ha partecipato insieme alla Francia alla guerra in Mali, non trovi le risorse per sfamare la sua gente nel sud del Paese.

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    Gli imprenditori cattolici: serve stabilità per la ripresa, meno tasse e più credito

    ◊   Gli imprenditori guardano con preoccupazione a una crisi di governo. E’ quanto sta emergendo al Forum economico Ambrosetti in corso a Cernobbio. Secondo le aziende, c’è bisogno di rafforzare gli investimenti e di tagliare il carico fiscale. Alessandro Guarasci ha sentito Manlio D’Agostino, vicepresidente dell’Ucid, l'Unione cristiana imprenditori e dirigenti:

    R. – Nessun imprenditore, sia italiano che straniero, pensa di poter investire e reinvestire in Italia se non ha un minimo di certezza a lungo termine e anche in termini di consumi, perché è chiaro che questa incertezza porta anche al non consumare. Di conseguenza, i consumi abbassandosi, rallentano la produttività interna.

    D. – Voi imprenditori vi aspettate un taglio del cuneo fiscale già nei prossimi mesi e soprattutto a qual condizioni? Visto che le risorse sono davvero scarse...

    R. – Bisogna tagliare, ma bisogna tagliare non solo pensando a quella che è la tassazione diretta, quindi Ires, Irap e similari. Bisogna anche pensare che, parallelamente, abbiamo un sistema contributivo molto pesante. In generale – e su questo punterei molto l’attenzione – noi non paghiamo il 40 o il 60%, noi purtroppo andiamo a pagare anche l’80 o il 90%, togliendo delle risorse che, ripeto, nelle imprese familiari, molto spesso, sono per la sopravvivenza.

    D. – Il governo deve fare di più anche per garantire un facile accesso al credito?

    R. – Dovremmo forse cominciare a pensare a nuovi strumenti per accelerare il credito. In effetti, in Italia i depositi ci sono, ma non sono impiegati. Quei risparmi non sono investiti in favore delle imprese. Mi permetto solo di richiamare quella che era la logica fondante della borse valori: raccogliere risorse per metterle a disposizione delle imprese.

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    I Musei Vaticani aprono alle visite notturne e ai concerti. Paolucci: un'esperienza emozionante

    ◊   I Musei Vaticani rinnovano l'iniziativa delle aperture notturne: porte aperte dalle 19.00 alle 23.00, ogni venerdì, dal 6 settembre al 25 ottobre. Per partecipare a queste serate è necessario prenotarsi sul sito www.museivaticani.va, mentre l'ingresso è consentito fino alle 21.30. Alle visite in notturna si accompagneranno anche dei concerti. Davide Pagnanelli ne ha parlato col direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci:

    R. – Il concetto che sta dietro alle aperture estive prolungate – quindi tardo pomeriggio e notte – dei Musei Vaticani è quello di offrire il museo ai cittadini di Roma, soprattutto. Io credo che i romani si sentano in qualche modo espropriati dei loro musei: vedono le file infinite di fronte all’ingresso dei Musei Vaticani e pensano che i musei del Papa, in un certo senso, non siano più loro. Devono, invece, tornare loro, almeno qualche ora dell’estate. C’è scritto dappertutto in latino, all’interno dei Musei Vaticani: i Papi del passato hanno dedicato proprio i loro musei, le loro collezioni d’arte, "Populo romano", al popolo romano. Ecco, questa è l’occasione migliore perché il popolo romano – le famiglie, le coppie, gli amici – si riapproprino dei loro musei.

    D. – Che aria respira chi visita i Musei di notte?

    R. – Intanto non ha l’ossessione della folla, dei grandi numeri. Poi, trova l’incanto di situazioni di luce particolare. Vedere, per esempio, i capolavori della statuaria classica – il Laocoonte, l’Apollo di Belvedere – nel Cortile Ottagono, sotto il cielo di Roma, in una notte d’estate, credo sia una delle esperienze più emozionanti che uno possa fare. Non la fretta, non l’ansia di vedere e poi di andar via, ma concedersi il piacere di guardare e di essere felici di guardare: tutto questo è la bellezza dei Musei.

    D. – Alle visite si accompagneranno anche degli eventi musicali: ma come si uniscono le arti figurative alla musica?

    R. – Beh, lei deve venire una volta e lo capirà. Sono cose, infatti, difficili da spiegare. Come fai a spiegare Mozart del “Don Giovanni” e la vista tutto intorno degli affreschi, per esempio, di Raffaello oppure di Pinturicchio. Bisogna esserci e capire come la musica e la bellezza visiva siano varianti della stessa emozione. L’arte si riverbera in mille varietà, questo è il suo bello.

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    Festival Venezia. Sullo schermo storie di immigrazione tra drammi e dignità

    ◊   Alla Mostra del Cinema di Venezia tanti i film legati alle più tragiche realtà, pubbliche e private, in cui vittime innocenti e violenze terribili sembrano non preludere a un futuro in cui il rispetto della dignità umana sia un valore definitivamente acquisito. Molte anche le opere che trattano la questione dell’immigrazione e il modo con il quale affrontare i tanti problemi che ne scaturiscono. Tra queste, due film maturi e compiuti di Daniele Gaglianone e Andrea Segre. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Il tema dell’integrazione e dell’accoglienza ha toccato tanti ambiti e ispirato alcuni bravissimi registi italiani presenti alla Mostra del Cinema. Daniele Gaglianone, ad esempio, con “La mia classe” presentato alle Giornate degli autori, recupera attraverso le testimonianze vere raccolte da un maestro di italiano in una classe multietnica, una coscienza morale e una visione politica che, mai disgiunte, dovrebbero formare un Paese e fornirgli leggi e strumenti per affrontare urgenze umanitarie e situazioni quotidiane. Andrea Segre, invece, con “La prima neve”, nella sezione Orizzonti, si cala nella valle trentina dei Mocheni, dove una responsabile comunità di immigrati africani convive in modo maturo e produttivo con gli abitanti locali. Deni, nato in Togo, ha attraversato il mare per raggiungere il miraggio del benessere e della libertà, ha perso la moglie nel percorso, proprio nel momento in cui dava alla vita una bimba. Intercetta altre esistenze dolorose come la sua: quella di Elisa, vedova e con Michele, un figlio adolescente e irrequieto. Sono tutti avvolti nella bellezza di una natura rigogliosa e in grado di ascoltarsi tra loro nei momenti di maggiore solitudine, vuoto e afflizione. Un film capace di guardare con attenzione ai personaggi in un tragitto di vita dignitoso e terribilmente attuale. Due problemi in modo intelligente e severo Segre avvicina nel suo film: quello dell’integrazione e quello della paternità. Uno che investe l’Italia intera, l’altro inserito in tanti contesti familiari. Abbiamo chiesto al regista come è riuscito a integrarli in modo così compiuto e vivo nella sua opera:

    R. – Credo abbia a che fare con un tema a me caro e che mi piace affrontare perché credo sia molto ricco: quello della crisi delle identità. Mi piace interrogarmi ed interrogare l’uomo nel momento in cui non sa bene più chi è. Perdere un padre o essere spostato o spostarsi dal luogo dove si è cresciuti, nati, o perdere una moglie nel momento in cui nasce una vita, è un pugno alla tua anima, è un pugno a chi sei. Non auguro a nessuno di perdere il padre quando si hanno otto anni, o di dover scappare da una guerra, però sono quei pugni da cui spesso si trovano poi forze ed energie che ti aiutano a capire meglio che cos’è l’essere umano. Andare a interrogare l’umanità in quei punti di crisi credo che sia una delle cose più profonde che il cinema, la letteratura possano fare. Quindi, ho provato a mettere insieme – come in parte ho fatto anche nel film “Io sono lì” e come spesso faccio – questa situazione di forte messa in discussione di un’integrità, di forte rischio della perdita dell’orientamento, per poi trovare lì invece delle profondità, delle intensità che nascono dall’avere il coraggio di mettere insieme delle situazioni di dolore. Questo l’ho fatto perché l’ho visto tante volte nella realtà: avendo per lavoro, ma prima che per lavoro per scelta umana, frequentato luoghi di crisi e vivendo in un Paese attraversato da tante crisi – di cui l’ultima secondo me è uno dei punti di arrivo, anche se in realtà ci sono tanti elementi di crisi intorno – mi sono ispirato a ciò che in questi luoghi di forte crisi ho trovato di grande dignità. I braccianti africani di Rosarno, o i profughi eritrei di Sushia, o i contadini sfrattati di Rosà mi hanno insegnato tantissime cose nella mia vita, perché di fronte a momenti di fortissima crisi, di fortissima destabilizzazione, hanno trovato pezzi di dignità e mostrato pezzi di dignità umana che in altri luoghi non ho visto.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Veglia di pace per la Siria: il mondo si unisce all'appello di Papa Francesco

    ◊   Continua a raccogliere consensi e adesioni in tutto il mondo l’iniziativa di Papa Francesco di indire, domani sera, una veglia di preghiera e di digiuno per la pace in Siria e nel mondo. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I lancia un suo appello ai leader mondiali riuniti per il G20 a San Pietroburgo, in Russia, perché favoriscano “una soluzione negoziale e non militare del conflitto siriano”. Anche in Pakistan la veglia del Papa ha raccolto consensi nella comunità musulmana: già oggi l’Islamic Ideology Council ha organizzato una marcia per la pace in Siria con il movimento Sunni Tehrik, mentre il vescovo di Islamabad-Rawalpindi, mons. Rufin Anthony, ha pubblicamente invitato le persone di tutte le fedi a unirsi all'iniziativa, condannando “l’uso di armi chimiche e la perdita di vite innocenti”. Sulla stessa linea anche il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, in India, e presidente della Conferenza episcopale locale, che domani guiderà dalla sua città una preghiera speciale con tutto il clero e i fedeli dell’arcidiocesi. Sempre in India, mons. Felix Machado, vescovo di Vasai e presidente della commissione per il Dialogo ecumenico e interreligioso della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia testimonia che l’invito del Papa è stato accolto con gioia dai cristiani del Paese (tanto più che sarà la vigilia della festa della Natività di Maria, cui i fedeli indiani sono particolarmente legati) e si è esteso agli indù, che domani pregheranno per la pace nei loro templi. L’organizzazione iraniana Iran Rights Watch, che condanna la guerra come “un’avventura senza ritorno”, invita i cittadini iraniani in tutto il mondo a pregare in forma comunitaria o personale per la pace in Siria, con una particolare intenzione di solidarietà con il popolo siriano. Anche l’Africa risponde all’appello del Santo Padre: nel Mali uscito dalla sua guerra, in Gabon, dove i vescovi esporranno il Santissimo per l’intera giornata, e in Sudafrica, dove si sollecita la preghiera anche attraverso i social network. Oltreoceano, i vescovi del Canada hanno in programma due giornate di preghiera, una domani in comunione con piazza San Pietro, e una il 14 settembre; e adesioni arrivano anche dalla Conferenza episcopale dell’Uruguay e della Bolivia, dove le comunità si riuniranno in parrocchie e diocesi dalle 13 alle 19 ora locale. Importanti anche le adesioni dal mondo laico e dell’associazionismo: Medici con l’Africa Cuamm proporrà una “catena d’impegno per la pace che unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà per dire ‘Mai più la guerra!’”, mentre l’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo (Opam) invita a innalzare forte il grido della pace contro le guerre più dimenticate del pianeta. Infine, anche il Seraphicum sarà presente, sia spiritualmente sia in piazza San Pietro, dove accorrerà una delegazione dei Frati minori conventuali della comunità, sia docenti e studenti della facoltà Europa 2010; mentre il Servizio missionario giovani (Sermig) si riunirà nell’Arsenale della Pace con l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. (A cura di Roberta Barbi)

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    Usa. I vescovi di Washington chiedono nuova politica sull’immigrazione

    ◊   Sollecitare la necessità di un cambiamento urgente del sistema che regola l’immigrazione: questo l’obiettivo della lettera pastorale dei vescovi cattolici dello Stato di Washington (Usa) che sarà resa pubblica e disponibile in tutte le parrocchie a partire da domenica 8 settembre. All’agenzia Fides il vescovo di Yakima, mons. Joseph Tyson, precisa che il documento insiste su sei punti importanti che “i leader politici dovranno prendere in considerazione al momento di decidere leggi in materia”: percorso di cittadinanza per gli immigrati privi di documenti, ricongiungimento familiare non previsto dalle leggi in materia, programmi di formazione per i lavoratori su temi fondamentali quali salute e istruzione, aumento dei visti per i lavoratori qualificati, sicurezza alle frontiere, cambiamenti nella politica commerciale degli Stati Uniti. (R.B.)

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    Inghilterra e Galles: più cattolici a Messa grazie a Benedetto XVI e Francesco

    ◊   Aumentano in Inghilterra e Galles i cattolici che sono tornati alla Confessione e alla Messa. Il merito è della visita di Benedetto XVI nel 2010 e dell’arrivo di Papa Francesco. Intanto, si avvicina la “Home Mission Sunday” del 15 settembre, la domenica dedicata all’evangelizzazione. Secondo il Sir, i risultati emersi da un’inchiesta condotta in 22 cattedrali e presentati dal vescovo responsabile per l’evangelizzazione Kieran Conry, c’è stato un aumento del 65% nelle confessioni. Ci sarebbe anche un nuovo interesse per la Chiesa cattolica e un aumento delle persone che la frequentano. Salgono i numeri della Messa, e non solo quella domenicale. Inoltre, sono tornati alla Confessione dei cattolici che si erano allontanati e i giovani, che spesso non ricordano le preghiere. Conry ha definito un importante obiettivo: il ministero ai 4 milioni di cattolici allontanatisi dalla Chiesa. Tra le iniziative, un nuovo gruppo a livello nazionale, un tour nelle diocesi e una serie di film che raccontano di chi è tornato alla Chiesa. (E.S.)

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    Vietnam: sempre in aumento le vocazioni sacerdotali e religiose

    ◊   Continuano ad aumentare le vocazioni sacerdotali e religiose in Vietnam. Secondo quanto riporta l’agenzia cattolica Eglises d’Asie, quest’anno si è registrato un vero e proprio boom di candidati. La crescita è particolarmente marcata nel nord del Paese dove per più di 30 anni, a causa delle vicende politiche, gli istituti di formazione sono rimasti chiusi. Il record si è registrato nella diocesi di Vihn, nel Vietnam centrale, dove 410 candidati provenienti dalle tre province coperte dalla diocesi si sono presentati per le selezioni. Solo il 40 per cento saranno accettati. Il boom di vocazioni che conferma un trend che dura da diversi anni ormai, è indubbiamente un segno positivo della vitalità della Chiesa in Vietnam, anche se non manca di porre problemi, come è stato evidenziato a un recente incontro che ha visto riuniti a Dai Lat una quarantina di responsabili di tutti i seminari nel Paese. Nel comunicato diffuso al termine dell’incontro, i partecipanti hanno rilevato come i motivi che spingono i candidati a entrare nei seminari non sono sempre nobili: in diversi casi sono scelte effettivamente dettate da alte motivazioni spirituali, ma molte sono invece determinate da ambizioni personali e mondane. Per questo è stata sottolineata l’importanza di un’attenta verifica delle motivazioni degli aspiranti sacerdoti e religiosi, un compito difficile che esige la collaborazione di tutte le persone coinvolte nel loro accompagnamento: i formatori, le famiglie, i sacerdoti e gli stessi seminaristi. Da rilevare che a favorire il trend positivo delle vocazioni in Vietnam è stato anche l’ammorbidimento delle restrizioni imposte dal regime comunista alla Chiesa. A partire dal 1986 il Governo di Hanoi ha infatti permesso la riapertura di diversi seminari, che erano stati chiusi dopo la riunificazione del Paese nel 1975. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Rwanda: va avanti il progetto di riconciliazione comunitaria in 5 diocesi del Paese

    ◊   Una delegazione del Catholic Relief Service Baltimora è in visita fino all’8 settembre in Rwanda. A darne notizia è il portale della Conferenza episcopale www.eglisecatholiquerwanda.org. Martedì scorso a riceverla a Kigali è stato mons. Smaragde Mbonyintege, presidente della Conferenza episcopale ruandese e vescovo di Kabgayi. L’incontro tra la delegazione del Catholic Relief Service ed alcuni membri della Conferenza episcopale ha riguardato soprattutto la cooperazione, che ha permesso, particolarmente alla Commissione episcopale giustizia e pace di portare avanti il progetto di riconciliazione comunitaria in 5 diocesi del Rwanda. Progetto che ha coinvolto comunità un tempo in conflitto perché potessero essere superati rancori, ostilità e divisioni. Oggi, nelle diocesi coinvolte nel progetto, associazioni e club di giustizia e pace portano avanti iniziative volte a favorire la coabitazione sociale. L’aiuto offerto dal Catholic Relief Service ha anche avuto esiti positivi nel sistema di gestione del patrimonio della Chiesa, reso più professionale grazie alla sensibilizzazione e mobilizzazione di sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Mons. Mbonyintege ha sottolineato che la Chiesa ruandese deve raggiungere l’autofinanziamento e farsi carico di servizi e progetti in diversi ambiti. La cooperazione con il Catholic Relief Service ha inoltre permesso di organizzare corsi di formazione per la gestione di risorse umane, finanziarie e patrimoniali. L’auspicio del segretario generale della Conferenza episcopale ruandese, padre Célestin Hakizimana è che questa cooperazione possa crescere ancora coinvolgendo i fedeli cattolici in progetti di edificazione spirituale e materiale. (T.C.)

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    Colombia: 26.ma edizione della "Settimana per la Pace"

    ◊   “La pace è vita: patteggiamo la pace, costruiamo la convivenza” è l’iniziativa promossa dall’8 al 15 settembre dalla società civile colombiana. Secondo l’agenzia Fides da Adital, l’intento è riaffermare il messaggio che la pace sia possibile in Colombia, oltre alla richiesta di una soluzione negoziata del conflitto armato che va avanti da più di 50 anni. Alla Settimana per la Pace, nata nel 1987 nella Pontificia Universidad Javeriana di Bogotà, partecipano organizzazioni sociali e comunitarie, artisti, media e realtà che operano nella difesa dei diritti umani. A oggi, si contano 5.009 eventi tra marce, raduni, seminari, incontri e manifestazioni sportive. La Chiesa cattolica, impegnata nella riflessione su questo tema, invita tutti ad assumersi le proprie responsabilità in questo ambito attraverso il programma per la pace della Compagnia del Gesù in Colombia, "Redepaz", la Conferenza episcopale colombiana e la Pastorale sociale, con la partecipazione di università e Congregazioni religiose. (E.S.)

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    Honduras. Ong denuncia: bambini costretti a vivere in strada da violenza e povertà

    ◊   Non è facile la vita per i bambini che vivono in Honduras, uno degli Stati tra i più violenti al mondo, dove ogni giorno si registrano almeno una ventina di morti. Qui, denuncia all’agenzia Fides “Casa Alianza” – una ong che si occupa dei diritti dei minori e ne assiste circa 20 mila l’anno tra Honduras, Messico e Nicaragua – povertà e violenza domestica costringono i piccoli a vivere per strada, con il rischio enorme di venire abusati o di essere reclutati da parte del crimine organizzato. In Honduras, dove vivono oltre tre milioni e mezzo di bambini, la legge non prevede denunce per lo sfruttamento dei minori come sicari o nel narcotraffico. Secondo i dati, infine, sono circa 400 mila le piccole vittime dello sfruttamento lavorativo nel Paese, mentre un milione e 800 mila, invece, quelli colpiti dalla violenza domestica. (R.B.)

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    Comece, disoccupazione giovanile: promuovere talenti personali e rinnovare modelli educativi

    ◊   “Sono i giovani la soluzione!”: questa l’affermazione emersa dalla conferenza tenuta a Bruxelles dalla Comece (Commissione degli Episcopati della Comunità Europea) per rispondere alle domande dei ragazzi e far fronte alle loro esigenze, in particolare nel settore dell’occupazione. L’appuntamento, sostenuto dagli eurodeputati Thomas Mann e Patrizia Toia, è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Konrad Adenauer Stiftung e con Don Bosco International. “I giovani – si legge nel comunicato finale dei lavori – vogliono che l’Unione Europea affronti la questione della disoccupazione non per loro, ma con loro, perché si vedono come protagonisti della soluzione al problema”. Di qui, il richiamo alla partecipazione dei ragazzi nella vita sociale e nelle decisioni politiche, affinché i loro talenti personali possano venire valorizzati, anche grazie ad un “rinnovato modello educativo” ed al sostegno per la loro “creatività ed attività imprenditoriale”. Anche perché, come sottolineato da mons. Juan José Omella, vescovo di Calahorra e Calzada-Logroño, in Spagna, “la disoccupazione giovanile è il sintomo di un’economia di mercato che non funziona”, ovvero che guarda solo “ai principali profitti e in cui prevale la speculazione”. Di qui, la necessità di insistere sulla formazione dei ragazzi, sia a livello tecnico che accademico, sia per quanto riguarda l’acquisizione di capacità interculturali, fondamentali nel caso di mobilità lavorativa. “L’educazione è una questione ‘di cuore’ – ha aggiunto il salesiano padre Giovanni D’Andrea – ovvero una trasmissione di valori che deve abbracciare formazione e informazione, competenze e valori per forgiare uomini e donne che poi saranno cittadini e professionisti”. In questo senso, l’incontro della Comece ha messo in luce l’importanza di “responsabilizzare i giovani nel diventare cittadini attivi”, così da “salvaguardare la stabilità dei sistemi politici nel lungo periodo”. Quindi, la conferenza si è conclusa con un appello ai ragazzi a far sentire la loro voce, soprattutto in vista delle elezioni parlamentari europee, fissate per il maggio 2014. (A cura di Isabella Piro)

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    Sulle orme di Madre Teresa la missione indiana di Siadih

    ◊   È intitolata a Madre Teresa di Calcutta, della quale ieri si festeggiava la memoria liturgica, la parrocchia di Siadih, amministrata da padre Lino Fernandes. Il sacerdote, appartenente alla Società missionaria di Nostra Signora del Pilar (o di San Francesco Saverio), ha raccontato ad AsiaNews della sua parrocchia costituita soprattutto dai tribali Mundari e frequentata da 45 famiglie sparse in 25 villaggi. Si tratta di una vita semplice, scandita dalla luce del sole: niente acqua, né elettricità, si vive di agricoltura. Difficili anche le comunicazioni: esiste un unico autobus che si ferma a 30 km dalla missione e passa una volta al giorno. Pressoché assenti anche le cure mediche: per trovare un dottore bisogna allontanarsi di circa 40 km. Ma la vita nella missione regala anche molte soddisfazioni. Ci sono circa 120 giovani che studiano e vivono nella scuola-ostello, ricevendo un’istruzione fino al livello della scuola secondaria di primo grado. Per padre Fernandes, è appagante servire questa missione, portando la testimonianza di due tra i più grandi missionari: Madre Teresa e San Francesco Saverio. (E.S.)

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    Il Vietnam colpito da inondazioni e frane, almeno 21 vittime

    ◊   Almeno 21 persone sono rimaste uccise, questa settimana, in Vietnam, a causa delle numerose inondazioni e frane che stanno colpendo il Paese. Il bilancio fornito, però, è aggiornato a ieri, e si stanno ancora cercando i due dispersi. Circa 37 case e più di 1.700 ettari di coltivazioni sono state distrutte nelle aree montagnose del nord, secondo il Dipartimento di controllo delle inondazioni e tempeste. Tra i morti, nove persone sono state spazzate via dalle pesanti inondazioni nella regione turistica di Sapa, nella provincia di Lao Cai, dove i morti sono stati almeno 9. L'anno scorso oltre di 260 persone sono morte in Vietnam a causa di inondazioni. (R.B.)

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    Manila: quasi 300 mila Euro raccolti grazie al Pondo ng Pinoy

    ◊   Circa 280 mila euro sono stati raccolti tra il 2012 e il 2013 dal Pondo ng Pinoy, istituito nel 2004 dall’allora arcivescovo di Manila, mons. Gaudenzio Rosales. A darne notizia è l’agenzia AsiaNews. La maggior parte delle donazioni è arrivata dalle parrocchie dell’area metropolitana di Manila, ma anche da quelle di Malolos e Antipolos. Sono state costruite case e sfamati bimbi malnutriti. Ma i proventi della campagna sono anche serviti per piccole campagne d’investimento nel campo della sanità, di progetti educativi e di microcredito. Il meccanismo è semplice, senza condizioni e complicazioni, come ha spiegato il coordinatore del progetto Audy Reginaldo: la partecipazione a questa iniziativa è volta direttamente all’assistenza di chi sta male. Bastano 25 centesimi al giorno. E tutti, ricchi e poveri, hanno la possibilità di donare alla stessa maniera. Il Pondo ng Pinoy, nato come piccola iniziativa parrocchiale, è diventato un vasto movimento che ha raggiunto il nono anno di attività. Padre Apacible, del Vicariato dei Ss. Pietro e Paolo, ha fatto presente che questa fondazione è ormai diventata un modo di vivere per tanta gente, un movimento che permette di aiutare quei fratelli e sorelle meno fortunati di noi. (E.S.)

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    Sri Lanka. Polizia interroga sacerdote sul suo incontro con commissario Onu

    ◊   Nello Sri Lanka è in atto una sistematica repressione della libertà di parola e d’espressione: ne sono convinti gli attivisti presenti nel Paese che denunciano quanto accaduto nei giorni scorsi a un sacerdote gesuita. Una notte, cinque o sei agenti in borghese si sono presentati a casa di padre Veerasan Yongeswaran e lo hanno interrogato fino all’alba sul contenuto del colloquio avuto con l’Alto Commissariato dell’Onu per i Diritti umani, Navy Pillay, durante la sua ultima visita nel Paese. Il gesuita in Sri Lanka dirige un centro che si occupa della promozione e della protezione dei diritti umani e in particolare dell’assistenza alle vittime di violenza politica e alle loro famiglie: in virtù del suo impegno aveva incontrato il commissario, che al termine del viaggio in Sri Lanka aveva dichiarato che il Paese sta pericolosamente avviandosi verso l’autoritarismo. “Mettere a tacere gli attivisti dei diritti umani che sono critici verso il governo è diventata prassi – è la testimonianza di un altro sacerdote, padre Nandana Mantunga, direttore dell’Ufficio per i Diritti umani di Kandy, raccolta da AsiaNews – il diritto alla libertà d’espressione e di comunicare con un funzionario Onu, per lo più invitato dallo stesso governo, dovrebbe essere rispettato sempre”. (R.B.)

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    Burkina Faso. Domenica i 125 anni della Campagna antischiavitù del card. Lavigerie

    ◊   Domenica 8 settembre a Ouagadougou, nel Burkina Faso, l’arcivescovo Philippe Ouédraogo presiederà una Messa nella cattedrale di Nostra Signora Immacolata Concezione per celebrare il 125.mo anniversario della Campagna antischiavitù del cardinale Charles Lavigerie, fondatore dei missionari d’Africa (i Padri Bianchi ndr) e delle Suore missionarie di Nostra Signora d’Africa (le Suore Bianche ndr). Religiosi e religiose ricorderanno il porporato e la sua missione. Sul sagrato della cattedrale saranno allestite esposizioni sulla schiavitù in Africa ieri e oggi. Fu Leone XIII, ricorda il portale sidwaya.bf, a conferire l’incarico al cardinale Lavigerie di organizzare missioni nell’Africa centrale ed equatoriale. Giunto nel continente, il porporato ebbe modo di constatare che la schiavitù era stata abolita giuridicamente ma non di fatto e cominciò a diffondere il messaggio i libertà del Vangelo. S’impegnò in diversi Stati africani, prese parte a diverse conferenze, levò alta la voce in svariati congressi e diede vita a una campagna antischiavitù che ebbe vasta eco in Europa. Il cardinale Lavigerie morì ad Algeri il 26 novembre 1892, 125 anni dopo la causa per la quale il porporato ha a lungo lottato è ancora attuale e le vittime della schiavitù ancora tante. (T.C.)


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    Uccisa scrittrice indiana che raccontò gli orrori dei talebani

    ◊   I talebani afghani hanno smentito ogni coinvolgimento nell'omicidio della scrittrice indiana, Sushmita Banerjee, avvenuta ieri nell'est del Paese. "Respingiamo le accuse su un coinvolgimento dei nostri mujahedin nell'uccisione della donna indiana - ha detto il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, all'agenzia Dpa - Non sappiamo chi siano i colpevoli". Sushmita Banerjee, 49 anni, divenuta famosa per la sua autobiografia “Kabuliwalar Bangali Bou” in cui ha raccontato la sua vita nel Paese asiatico con il marito e la drammatica fuga dai talebani avvenuta nel 1995, è stata assassinata con un colpo alla testa fuori dalla sua casa a Kharana, nella provincia di Paktika. Un gruppo armato ha fatto irruzione nella sua casa, ha legato il marito e un altro familiare, l'ha portata in strada dove la donna è stata uccisa. Il suo corpo è stato poi gettato vicino a una scuola religiosa. La scrittrice, sposata con Jaanbaz Khanun uomo d’affari afgano, era tornata di recente nel paese per poter vivere con lui, faceva l’operatrice sanitaria a Paktika e aveva filmato la vita di alcune donne locali per il suo lavoro. Il suo libro, è diventato anche un film nel 2003 con il titolo di “Escape from Taliban”. (M.T.)

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    La Lumsa inaugura il primo corso di perfezionamento in Diritto Vaticano

    ◊   Contribuire ad una preparazione scientifica dettagliata in ogni ramo dell’ordinamento vaticano: è l’obiettivo del primo corso di perfezionamento in Diritto Vaticano, promosso dalla Scuola di alta formazione in Diritto canonico, ecclesiastico e vaticano della Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa), per l’anno accademico 2013-2014. Diretto dal prof. Giuseppe Dalla Torre, il corso avrà inizio l’8 novembre e proseguirà fino al 6 giugno del prossimo anno, con un tetto massimo di trenta partecipanti. Ampio il target dei destinatari: non solo avvocati, ma anche operatori degli enti ecclesiastici, ricercatori, cultori delle materie ecclesiastiche e laureati. Nel dettaglio, il programma formativo comprende una parte generale con una riflessione su: diritto canonico; Santa Sede e Curia Romana; garanzie di libertà della Santa Sede; principi costitutivi e costituzionali. Vi è poi una parte specifica per l’indirizzo forense che si concentrerà per lo più su: ordinamento giudiziario; diritto e procedura civile; diritto del lavoro; diritto e procedura penale; diritto amministrativo. Infine, l’indirizzo amministrativo guarderà a: principio di legalità e ordinamento giudiziario; diritto amministrativo; governo; diritto del lavoro; condizione degli enti; sistema finanziario e monetario; riciclaggio da attività criminose e finanziamento del terrorismo; sicurezza pubblica e polizia giudiziaria; extraterritorialità e Stato. I partecipanti potranno quindi modulare la loro frequenza delle lezioni in base agli interessi specifici. Da segnalare che il corso, a partire dal prossimo ottobre, sarà accreditato presso il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma e sarà utile per il riconoscimento di crediti formativi previsti dall’Ordine stesso. Al termine delle lezioni, che avranno luogo ogni venerdì pomeriggio presso la sede della Lumsa, si terrà una prova finale e verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Il termine ultimo per le iscrizioni è il 28 ottobre. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 249

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