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Sommario del 27/10/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: le famiglie che pregano insieme portano a tutti la gioia di Dio
  • Oltre 100mila persone in Piazza San Pietro, festa della fede e della famiglia
  • Il Papa alle famiglie: rimanete unite a Gesù, perché se non c'è l'amore non c'è la gioia
  • Twitter. Il grazie del Papa ai suoi 10 milioni di follower: "Continuate a pregare per me"
  • Vertice dei capi delle Chiese Orientali in Vaticano sul Medio Oriente il 21 novembre alla presenza del Papa
  • Padre Ayuso Guixot: nessuno può costruire la propria prosperità a spese di altri, no a sciallaggio economico
  • Oggi in Primo Piano

  • Ad Assisi cristiani, ebrei e musulmani insieme per riflettere e pregare per la pace
  • Datagate: stampa tedesca accusa, Obama sapeva di Merkel spiata
  • Il dramma degli immigrati attraversa anche l'Egitto: la testimonianza di un missionario comboniano
  • "Affondo", premiato il libro di Jean-Baptiste Sourou che racconta i viaggi della speranza verso l'Italia
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Iraq: raffica di autobombe nei quartieri sciiti di Baghdad, oltre 50 morti
  • Siria: ribelli islamisti dicono no a Ginevra 2. L’inviato Brahimi: necessaria partecipazione Iran
  • Repubblica Ceca: elezioni, vincono i socialdemocratici ma stabilità a rischio
  • Georgia al voto per le presidenziali. Finisce l’era Saakashvili al potere dal 2003
  • Bagladesh: sciopero generale, 4 morti nei disordini
  • La Chiesa colombiana si prepara al quarto Congresso Missionario Americano
  • Perù. In un anno aumentati del 200% i bambini che vivono e lavorano per strada
  • Angola: vasta regione bonificata dalle mine antiuomo
  • Filippine. Anno della Fede, spettacolo di strada ispirato al Vangelo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: le famiglie che pregano insieme portano a tutti la gioia di Dio

    ◊   “La famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per la società”. Così Papa Francesco nell’omelia alla Messa celebrata stamani in Piazza San Pietro in occasione della “Giornata della Famiglia” promossa nell’ambito dell’Anno della Fede. Oltre centomila le persone presenti. Il servizio di Adriana Masotti:

    Sono arrivate presto questa mattina in Piazza San Pietro le migliaia di famiglie venute per la celebrazione eucaristica con Papa Francesco. Fin dalle 9 in piazza erano disponibili dei confessori. Alle 10.30 l’inizio della Messa. A lato dell’altare l’immagine della Santa Famiglia nell’atto della Presentazione di Gesù al Tempio. Le Letture della domenica offrono al Papa lo spunto per sottolineare tre caratteristiche fondamentali della famiglia cristiana: la preghiera, la fede, la gioia.

    La famiglia che prega: il Vangelo riferisce due modi di pregare, uno falso, quello del fariseo che si sente a posto e l’altro autentico, quello del pubblicano consapevole delle proprie miserie:

    “Alla luce di questa Parola, vorrei chiedere a voi, care famiglie: pregate qualche volta in famiglia? Qualcuno sì, lo so. Ma tanti mi dicono: ma come si fa?. Ma, si fa come il pubblicano, è chiaro: umilmente, davanti a Dio. Ognuno con umiltà si lascia guardare dal Signore e chiede la sua bontà, che venga a noi. Ma, in famiglia, come si fa? Perché sembra che la preghiera sia una cosa personale, e poi non c’è mai un momento adatto, tranquillo, in famiglia … Sì, è vero, ma è anche questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutte le famiglie, abbiamo bisogno di Dio: tutti, tutti! Bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. E ci vuole semplicità: per pregare in famiglia, ci vuole semplicità! Pregare insieme il 'Padre nostro', intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. E pregare insieme il Rosario, in famiglia, è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l’uno per l’altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni … Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera”.

    La famiglia custodisce la fede: la seconda Lettura propone l’esempio dell’ apostolo Paolo che, al tramonto della vita, di se stesso dice: «Ho conservato la fede». Ma non l’ha conservata in una cassaforte, esclama il Papa, non sottoterra. La sua vita è stata una battaglia e una corsa. San Paolo, la fede, non l’ha solo difesa, l’ha donata e per questo ha fatto scelte coraggiose, è andato in territori ostili, si è lasciato provocare dai lontani, da culture diverse, ha parlato francamente senza paura.

    “Anche qui, ci possiamo chiedere: in che modo noi custodiamo la nostra fede? La teniamo per noi, nella nostra famiglia, come un bene privato, o sappiamo condividerla con la testimonianza, con l’accoglienza, con l’apertura agli altri? Le famiglie cristiane sono famiglie missionarie… Sono missionarie anche nella vita di ogni giorno, facendo le cose di tutti i giorni, mettendo in tutto il sale e il lievito della fede! Conservare la fede in famiglie e mettere il sale e il lievito della fede nelle cose di tutti i giorni”.

    La famiglia che vive la gioia. Voi sapete, dice Papa Francesco, che la gioia vera non è qualcosa di superficiale, non viene dalle cose:

    “Eh … a me piacerebbe fare una domanda, oggi. Ma, ognuno la porta nel suo cuore, a casa sua, eh?, come un compito da fare. E si risponde da solo. Come va la gioia, a casa tua? Come va la gioia nella tua famiglia? E voi date la risposta”.

    “La gioia vera, prosegue il Papa, viene da un’armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita.

    “Ma alla base di questo sentimento di gioia profonda c’è la presenza di Dio nella famiglia, c’è il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti. E soprattutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di Dio e ci insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l’uno con l’altro. Avere pazienza tra di noi”.

    La famiglia che vive la gioia della fede, conclude il Papa, la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per la società.

    Al termine della celebrazione il Papa pronuncia una preghiera davanti all’icona della Santa Famiglia: “Santa Famiglia di Nazareth, dice, donaci lo sguardo limpido che sa riconoscere l’opera della Provvidenza nelle realtà quotidiane della vita (… ) trasforma le nostre famiglie in piccole Chiese domestiche, rinnova il desiderio della santità, sostieni la nobile fatica del lavoro, dell’educazione, dell’ascolto, della reciproca comprensione e del perdono”...

    “Santa Famiglia di Nazareth,
    ridesta nella nostra società la consapevolezza
    del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
    bene inestimabile e insostituibile.
    Ogni famiglia sia dimora accogliente di bontà e di pace”.

    Prima della preghiera dell’Angelus, recitata sul sagrato della Basilica, il saluto e il ringraziamento del Papa a tutti i pellegrini e alle famiglie venute da tanti Paesi. Su di loro e in modo particolare su quelle che vivono situazioni di maggiore difficoltà invoca la protezione di Maria. Infine il saluto ai vescovi e ai fedeli della Guinea Equatoriale, convenuti in occasione della ratifica dell’Accordo con la Santa Sede. “La Vergine Immacolata, conclude Papa Francesco, protegga il vostro amato popolo e vi ottenga di progredire sulla via della concordia e della giustizia”.

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    Oltre 100mila persone in Piazza San Pietro, festa della fede e della famiglia

    ◊   Grande gioia ed entusiasmo tra le oltre centomila persone presenti in Piazza San Pietro e in Via della Conciliazione per ascoltare le parole di Papa Francesco che ha invitato le famiglie a pregare insieme e con semplicità. Ma come hanno risposto a questa esortazione? Ascoltiamo alcuni commenti raccolti da Marina Tomarro:

    R. – Oltre che con la preghiera, anche con i fatti, no? Quindi, cercare di vivere la famiglia in un modo naturale, in un modo giusto, significa pensare agli altri oltre che a se stessi.

    R. – Quando il Vangelo viene vissuto veramente, in famiglia, non lo si può tenere soltanto in famiglia ma esplode nella gioia, nell’impegno con gli altri, nell’essere fermento. E’ dire che è possibile oggi vivere la famiglia così …

    R. – Penso che la famiglia sia missionaria attraverso il buon esempio, la testimonianza di quello che lei stessa vive; una famiglia gioiosa è già luce per il mondo!

    R. – Siamo una famiglia che viene da Treviso, abbiamo cinque figli. Ciò che ci ha spinti a venire qui sicuramente è l’ideale di poter condividere con i nostri figli una realtà così importante, il fatto di poter mostrare come una famiglia possa sviluppare l’amore cristiano …

    D. – In che modo si può trasmettere questo vostro messaggio anche agli altri?

    R. – Credo che la prima cosa in assoluto sia la testimonianza, mostrando che è bello vivere cristianamente, essere comunità.

    D. – "Grazie, permesso, scusa": sono state le tre parole che il Papa vi ha invitato a usare spesso. Lei, in che modo cercherà di applicare queste esortazioni nella sua famiglia o anche nella sua quotidianità?

    R. – Vigilando nella mia quotidianità, perché sono tre parole che davvero spesso non si usano e questo sarà un continuo richiamo all’attenzione verso gli altri membri della famiglia: in primo luogo il coniuge e poi anche i figli.

    R. – Se si rispettano queste semplici parole, tutti i giorni, in tutta la quotidianità, in tutti i gesti, già questo porta serenità, porta gioia. Poi, anche per i figli, per i bambini che guardano e osservano è fondamentale trasferire questo e non, magari, arrabbiature …

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    Il Papa alle famiglie: rimanete unite a Gesù, perché se non c'è l'amore non c'è la gioia

    ◊   Gli sposi “pregano insieme e con la comunità” perché “hanno bisogno dell’aiuto di Gesù” “per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno”. Lo ha ricordato Papa Francesco nel discorso alle migliaia di famiglie provenienti da oltre 70 paesi del mondo, che hanno affollato Piazza San Pietro nel pomeriggio di questo 26 ottobre per il Pellegrinaggio alla tomba di San Pietro nell’Anno della fede. In tutto circa 100mila i presenti fra genitori, bambini e nonni. Il servizio di Debora Donnini:

    Questa piazza “vi abbraccia: siamo un solo popolo, con un’anima sola, convocati dal Signore che ci ama e ci sostiene”. Papa Francesco rivolge le sue parole piene di calore ad una Piazza San Pietro colorata da una distesa di palloncini, festante, gremita da migliaia di famiglie: neonati in carrozzina, bambini di ogni età, genitori, nonni, ci sono anche bisnonni, riuniti per ascoltare le parole del Papa e per la Professione di Fede. Papa Francesco arriva sul Sagrato mano nella mano con dieci bambini e subito scherza con loro affettuosamente, chiedendogli se sanno farsi il segno della Croce. “Famiglia, vivi la gioia della fede” è il tema del Pellegrinaggio e il Papa si sofferma proprio sul modo in cui sperimentare questa gioia nella famiglia, oggi. Papa Francesco conosce le difficoltà che le famiglie vivono. “La vita spesso è faticosa”, “lavorare è fatica”, “ma – ricorda il Papa – quello che pesa di più nella vita è la mancanza di amore”; “pesano certi silenzi, a volte anche in famiglia, fra marito e moglie, fra genitori e figli”. Il Papa pensa anche agli anziani soli e alle famiglie che non sono aiutate a sostenere chi in casa ha bisogno di cure speciali. A tutte le famiglie Papa Francesco ricorda le parole di Gesù: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi”. “Il Signore conosce le nostre fatiche" e i pesi della nostra vita, dice, ma anche il nostro profondo desiderio di trovare la gioia del ristoro:

    “Gesù ha detto: 'La vostra gioia sia piena'. Gesù vuole che la nostra gioia sia piena! Lo ha detto agli apostoli e lo ripete oggi a noi. Allora questa è la prima cosa che stasera voglio condividere con voi, ed è una parola di Gesù: Venite a me, famiglie di tutto il mondo - dice Gesù - e io vi darò ristoro, affinché la vostra gioia sia piena. E questa Parola di Gesù portatela a casa, portatela nel cuore, condividetela in famiglia. Ci invita ad andare da Lui per darci, per darvi e per darci a tutti la gioia”.

    Papa Francesco si rifà poi al Rito del Matrimonio dove ci si promette di essere fedeli sempre “nella gioia e nel dolore”. “Come Abramo” gli sposi si mettono in cammino insieme e il Papa ricorda che proprio questo è il matrimonio: “partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore”:

    “Mano nella mano, sempre e per tutta la vita! E non fare caso a questa cultura del provvisorio, che ci taglia la vita a pezzi! Con questa fiducia nella fedeltà di Dio si affronta tutto, senza paura, con responsabilità”.

    Il Papa ricorda quindi che gli sposi cristiani non sono ingenui, conoscono i problemi e i pericoli della vita. Ma non hanno paura di assumersi la loro responsabilità, davanti a Dio e alla società. Senza scappare, senza isolarsi, senza rinunciare alla missione di formare una famiglia e di mettere al mondo dei figli e “i cristiani - sottolinea - si sposano nel Sacramento perché sono consapevoli di averne bisogno!”. Papa Francesco ribadisce, quindi, quanto sia importante per gli sposi pregare insieme:

    “E nel loro Matrimonio pregano insieme e con la comunità. Perché? Perché si usa fare così? No! Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme: un lungo viaggio che non è a pezzi, dura tutta la vita! E hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno! E questo è importante, eh! Nelle famiglie saper perdonarsi”.

    Poi ripete le tre parole-chiave che servono per portare avanti una famiglia: permesso, grazie e scusa:

    “Ma sentite questo consiglio: non finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia! Senza chiedersi scusa: 'scusatemi' ecco e si rincomincia di nuovo. Permesso, grazie, scusa! Lo diciamo insieme? Permesso, grazie e scusa! Facciamo queste tre parole in famiglia! Perdonarsi ogni giorno!”.

    Sono tanti i momenti belli in famiglia: il pranzo insieme, l’uscita nel parco o in campagna, la visita ai nonni “ma – sottolinea il Papa – se manca l’amore manca la gioia, manca la festa, e l’amore ce lo dona sempre Gesù: Lui è la fonte inesauribile, e si dona a noi nell’Eucaristia”. E lì Lui “ci dà la sua Parola e il Pane della vita, perché la nostra gioia sia piena”. Quindi il Papa si sofferma sull’icona presente, che raffigura la Presentazione di Gesù al Tempio, dove si intrecciano tre generazioni: Simeone e Anna, i due anziani, rappresentano “la fede come memoria” e il Papa invita ad ascoltare i nonni che sono la saggezza di un popolo; Maria e Giuseppe sono la famiglia santificata dalla presenza di Gesù. “Rimanete sempre unite a Gesù – conclude - e portatelo a tutti con la vostra testimonianza”. E dopo la Professione di Fede, Papa Francesco saluta le famiglie durante il giro con la jeep scoperta in piazza San Pietro.

    Ad intervenire durante l’incontro anche mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ricorda come nella piazza si senta davvero la gioia della fede. “E’ il miracolo della fede che sposta le montagne di egoismo e di solitudine – dice – e ci rende costruttori di famiglie e figli di quella grande famiglia che è la Chiesa”. Mons. Paglia sottolinea anche l’importanza che le famiglie non siano sole ma si leghino fra loro in una rete di solidarietà e in particolare si rivolge alle famiglie siriane: “vi siamo vicini – afferma – vi abbracciamo forte come questa piazza abbraccia noi!”.

    Prima, fin dal primo pomeriggio, alcune testimonianze su come la fede aiuti a superare le crisi e ad aprirsi all’accoglienza si sono alternate a momenti di musica. Tra queste una famiglia di Lampedusa che ha aiutato e accolto gli immigrati sbarcati sull’isola e una famiglia fuggita dalla Siria. E ancora testimonianze di famiglie in missione. Toccante anche l’esperienza della famiglia Pandolfi con 4 figli. Negli anni hanno anche accolto numerosi minori in difficoltà come la piccola Chiara che ora ha nove anni e non può vedere, sentire, parlare, muovere gli arti e oggi è in affidamento. L’abbiamo subito amata, dice Delfina:

    “E’ vero che dipende in tutto e per tutto da noi, ma è diventata il motore di tutta la famiglia, perché è lei che dà a noi la forza per impegnarci a donare la nostra vita agli altri. Gaetano ed io amiamo Chiara come ciascuno dei nostri figli biologici che, in certo senso, sono anch’essi in affido perché ci sono stati affidati da Dio. Ognuno di loro ha un posto privilegiato nel nostro cuore e insieme a loro ci sentiamo figli dell’unico Padre, che è Dio”.

    Durante l’incontro si sono poi potute aiutare proprio le famiglie della Siria con un sms solidale al numero 45594, grazie ad un progetto promosso dalla Caritas e dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ad accompagnare l’evento, diversi gruppi musicali come il gruppo Gospel degli Hope Singer e il Piccolo Coro Antoniano. Insomma, una grande momento di festa e preghiera dove si è testimoniato che il Signore aiuta a superare le difficoltà, dà gioia e trasforma anche la sofferenza in amore.

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    Twitter. Il grazie del Papa ai suoi 10 milioni di follower: "Continuate a pregare per me"

    ◊   Ieri, poco dopo le 21.30, l’account @Pontifex di Papa Francesco su Twitter ha superato i 10 milioni di follower. E stamani è arrivato il grazie del Papa. Il servizio di Sergio Centofanti:

    “Cari Follower – scrive il Papa in un nuovo tweet - ho saputo che siete più di 10 milioni ormai! Vi ringrazio di cuore e vi chiedo di continuare a pregare per me”. L’account, voluto da Benedetto XVI, era stato inaugurato il 12 dicembre scorso in otto lingue. Il 17 gennaio di quest’anno è stato poi aggiunto il latino che subito ha suscitato interesse e un buon seguito. Circa 3 milioni e 300 mila i follower raggiunti dall’account il 28 febbraio scorso, giorno della fine del Pontificato di Benedetto XVI. Durante la sede vacante l’account @Pontifex è stato sospeso per essere riaperto il 17 marzo, 4 giorni giorni dopo l’elezione di Papa Francesco. Interessante il fenomeno del re-tweetting: i tweet del Papa vengono "re-tweettati", cioè rilanciati dai suoi "amici" e in questo modo, secondo un calcolo per difetto – come ha osservato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - più di 60 milioni di persone ricevono il tweet del Papa che il presule definisce come una pillola di spiritualità e di speranza. La lingua più seguita è lo spagnolo con oltre 4 milioni di follower, seguita dall’inglese (oltre 3.129.000) e l’italiano (oltre 1.242.000).

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    Vertice dei capi delle Chiese Orientali in Vaticano sul Medio Oriente il 21 novembre alla presenza del Papa

    ◊   Il 21 novembre si svolgerà in Vaticano un vertice dei patriarchi e degli arcivescovi maggiori delle Chiese Orientali per la Siria, l’Irak e il Medio Oriente, alla presenza di Papa Francesco. Lo ha annunciato il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella prolusione per l’apertura del nuovo Anno accademico del Pontificio Istituto Orientale. L’incontro è organizzato nel quadro della plenaria del dicastero che si terrà dal 19 al 22 novembre e avrà come tema generale per la discussione ‘Le Chiese Orientali cattoliche a 50 anni dal Concilio ecumenico Vaticano II’. Papa Francesco - ha affermato il porporato - "ha accettato infatti di ripetere l'incontro avvenuto per la prima volta nel 2009" quando i capi delle Chiese Orientali "furono ascoltati da Benedetto XVI in una proficua mattinata di riflessione aperta e chiusa dalla preghiera" e ora potranno nuovamente intervenire "davanti al Papa sulla situazione dei cristiani orientali. La Siria e l'Iraq, come l'Egitto e la Terra Santa, e le altre aree della madrepatria come della diaspora orientali - ha concluso il cardinale Sandri - saranno così nel pensiero di tutta la Chiesa".

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    Padre Ayuso Guixot: nessuno può costruire la propria prosperità a spese di altri, no a sciallaggio economico

    ◊   “La cooperazione tra i popoli non può riguardare la sola dimensione economica, ma è soprattutto e per tutti una grande occasione di arricchimento culturale e umano”: è quanto ha affermato padre Miguel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, che oggi è intervenuto alla 44.ma edizione delle Giornate internazionali di studio del Centro Pio Manzù. L’evento, apertosi ieri a Rimini, ha come tema “La palma e l’abete” e vuole essere un momento di riflessione sul dialogo interculturale tra Europa e Paesi Arabi e sui comuni obiettivi per il reciproco sviluppo. In quest’ottica, padre Ayuso ha ribadito che “nessuno può costruire la propria prosperità a spese degli altri” e che è quindi “necessario evitare un’eccessiva polarizzazione sulla sfera dell’economia”, perché il denaro può trasformare l’autosufficienza in idolatria oppure generare una sensazione di sfruttamento. Padre Ayuso ha poi ricordato che “una legge morale universale è saldo fondamento di ogni dialogo culturale, religioso e politico e consente al pluralismo delle varie culture di non staccarsi dalla comune ricerca del vero, del bene e del Dio”. Per questo – ha evidenziato il segretario del Dicastero per il Dialogo interreligioso – “le società tecnologicamente avanzate non devono confondere il proprio sviluppo tecnologico con una presunta superiorità culturale”, mentre “le società in crescita devono rimanere fedeli a quanto di veramente umano c’è nelle loro tradizioni”. E in quest’ambito, ha continuato padre Ayuso, “la fede cristiana, che si incarna nelle culture trascendendole, può aiutarle a crescere nella convivialità e nella solidarietà universali a vantaggio dello sviluppo comunitario e planetario”. Guardando quindi al cristianesimo come ad “un unicum per la rivoluzione sociale che ha apportato”, padre Ayuso ha ricordato “il principio di generosità insito nel dna dei cristiani”, che li porta a superare “la mentalità del do ut des” per “aprirsi gratuitamente a tutti”. “Ogni persona – ha continuato il segretario del dicastero vaticano – merita di essere onorata, amata, servita, a qualunque popolo appartenga e qualunque sia la sua fede”. “Mediterraneo significa alterità”, ha aggiunto padre Ayuso; tuttavia, “l’ondata della globalizzazione culturale” ha portato ad “imbarbarimenti, equivoci politici, occasioni sprecate e sciacallaggi macro-economici e industriali”, spesso nati da “paure, umiliazioni, ignoranze reciproche”. È giunto, allora, il momento di cambiare, ha concluso padre Ayuso: le culture e le religioni vanno valutate in base al “criterio della carità e della verità, nell’ottica di una comunità umana veramente universale”. “I credenti – è l’appello finale del discorso – hanno il dovere di unire i loro sforzi con tutti gli uomini e le donne di buona volontà di altre religioni o non credenti”, affinché il mondo riesca davvero a “vivere come una famiglia, sotto lo sguardo del Creatore”. (A cura di Isabella Piro)

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    Oggi in Primo Piano



    Ad Assisi cristiani, ebrei e musulmani insieme per riflettere e pregare per la pace

    ◊   Ebrei, cristiani e musulmani insieme nello "spirito di Assisi" per ribadire il loro impegno per la pace. Si è rinnovato questa mattina ad Assisi il tradizionale appuntamento interreligioso voluto per la prima volta, nel 1986, da Giovanni Paolo II. Quest’anno, al centro della riflessione comune, quanto sta accadendo in Medio Oriente e le possibili vie di dialogo e riflessione. Al vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino e alle famiglie francescane si sono uniti il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, una delegazione islamica e in rappresentanza della comunità ebraica il rabbino David Rosen, direttore del Dipartimento per gli affari Interreligiosi dell'American Jewish Committe. Il senso di questo appuntamento nelle parole di padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento, intervistato da Gabriella Ceraso:

    R. – Lo spogliarsi delle proprie abitudini, delle proprie consuetudini per incontrare l’altro. Incontrarlo soprattutto nella dimensione umana, nella dimensione dell’affabilità, e far sì che ogni circostanza diventi occasione di pace. Questo è stato ripetuto, e questo impegno non termina qui, alla celebrazione, ma continua nelle piccole cose come nelle grandi cose.

    D. – Quindi, pace innanzitutto – come dice il Papa – nel senso di pace nel cuore, oltre che nei rapporti?

    R. – Sì: proprio la pace che nasce dal cuore, da un cuore libero, da un cuore disarmato. E’ stato portato un esempio: l’esempio di convocazione alla preghiera che Papa Francesco ha fatto per dissipare le nubi della guerra dalla Siria. E’ stato fatto notare come questa preghiera, questo incontrarsi liberi il mondo e vi porti l’arcobaleno di pace.

    D. – Al cuore dell’incontro, il focus sul Medio Oriente: in particolare, che cosa ne è emerso?

    R. – Noi sappiamo – ce lo ricordò a suo tempo Giovanni Paolo II – che il conflitto israelo-palestinese rappresenta la madre di tutte le guerre. Sapere, quindi, che i leader religiosi qui si impegnano, lavorano giorno dopo giorno, in maniera silenziosa – l’hanno detto! – per la pace, questo fa ben sperare.

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    Datagate: stampa tedesca accusa, Obama sapeva di Merkel spiata

    ◊   Si allarga lo scandalo dello spionaggio americano ai danni dei leader alleati europei. Il giornale tedesco Bild, citando fonti dell'intelligence Usa, sostiene che anche il presidente Obama sapeva che la Nsa (National Security Agency) stava ascoltando le telefonate della cancelliera della Germania, Angela Merkel. Il servizio di Marco Guerra:

    Obama sapeva fin dal 2010 che l'agenzia Nsa stava ascoltando le telefonate della cancelliera Merkel. È quanto riferisce il giornale il Bild, all’indomani delle rivelazioni del settimanale Spiegel sullo spionaggio perpetrato ai danni del capo del governo tedesco dal 2002 al fino a poco prima del incontro con Obama nel giugno scorso. Secondo il quotidiano, ad informare l’inquilino della casa Bianca fu il capo stesso della National Security Agency, Keith Alexander. Obama avrebbe smentito il tutto in un colloquio con la Merkel, ma cresce l’imbarazzo nell’Amministrazione Usa con l’ex segretario di Stato, Hillary Clinton, che si smarca dalla condotta dei servizi segreti, ammettendo che non è stata ancora fatta chiarezza con gli alleati su cosa è realmente accaduto. Quello che di sicuro emerge dalle rivelazioni della talpa Snowden è una rete di 80 punti di ascolto per le intercettazioni in altrettanti Paesi del mondo, 19 dei quali europei. Ad ascoltare le attività dei governi era il Special collection service (Scs), unità speciali composte da uomini della Cia e della Nsa. I leader dell’Unione Europea, riuniti in settimana a Bruxelles, hanno già manifestato tutto il loro dissenso, ma il governo tedesco insieme a quello brasiliano, intendono presentare una risoluzione all’Onu per tutelare la privacy. Intanto, secondo nuove indiscrezioni, da Washington avrebbero avvisato i partner del Vecchio Continente circa l’uscita di nuovi files, in particolare sull’azione congiunta contro Paesi rivali, come Iran, Siria e Russia.

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    Il dramma degli immigrati attraversa anche l'Egitto: la testimonianza di un missionario comboniano

    ◊   A più di due anni e mezzo dalle prime manifestazioni di piazza, la situazione in Egitto resta instabile: martedì prossimo ci sarà una nuova protesta organizzata dai seguaci del presidente deposto Morsi. Tra le categorie che più ne hanno risentito ci sono i migranti e i richiedenti asilo che arrivano dall’Africa sub-sahariana: per loro l’Egitto è spesso solo una tappa di un viaggio più lungo, verso l’Europa o Israele. Nell’intervista di Davide Maggiore ascoltiamo la testimonianza di padre Jemil Araya, missionario comboniano, impegnato da anni nella pastorale per i migranti al Cairo:

    R. – When the refugees come to Egypt, whether it is from Eritrea or Ethiopia …
    Quando i rifugiati arrivano in Egitto, che vengano dall’Eritrea, dall’Etiopia, dalla Somalia o dal Sudan, vengono per trovare una maggiore protezione e migliori condizioni di vita. Quando però non trovano protezione o quello che si aspettavano di trovare in questo Paese, quando perdono la speranza una volta entrati in Egitto, intraprendono ulteriori passi per uscire dal Paese. La maggior parte di loro sono frustrati; non è loro intenzione rimanere a vivere qui, in Egitto, perché la situazione attuale non consente loro di avere maggiore protezione e migliori prospettive per il futuro.

    D. – Quali sono le condizioni umanitarie di queste persone?

    R. – First of all, when they come here they don’t have housing: …
    Innanzitutto, quando arrivano qui non hanno ricovero: come lei sa, in Egitto non esistono campi profughi gestiti da qualsiasi agenzia umanitaria né dal governo, e quindi le persone non riescono a trovare una casa. Per trovare una casa bisogna trovare un lavoro per poter pagare l’affitto, e l’affitto – soprattutto per i rifugiati – è molto alto: loro non sono in condizioni di pagarlo. Allo stesso tempo, anche l’istruzione non è aperta a tutti: i bambini siriani hanno avuto la possibilità di unirsi ai bambini egiziani nelle scuole statali solo ora, ad un anno dal loro arrivo nel Paese. La stessa cosa vale per l’accesso alle cure, agli ospedali. Ad altri rifugiati, in questo momento, sono negate anche queste cose. Queste sono alcune delle ragioni per cui non si sentono al sicuro; si trovano ad affrontare molti pericoli, tra cui il traffico di persone e l’arresto durante l’attraversamento della frontiera e la successiva detenzione. Tutti questi aspetti impongono ai rifugiati condizioni di paura.

    D. – Negli ultimi anni, mentre l’Egitto stesso attraversava un periodo di disordini che peraltro non è ancora finito, queste condizioni sono cambiate?

    R. – It has worsened even for the Egyptians themselves, but it worsened …
    E’ peggiorata perfino per gli stessi egiziani, ma soprattutto è peggiorata per i rifugiati; infatti, le persone abbienti, quelli che se lo possono permettere, hanno lasciato il Paese e quindi molte persone – soprattutto le donne – sono rimaste senza lavoro: molte di loro lavoravano come domestiche in casa … Per questo si trovano veramente in una brutta situazione.

    D. – Come assistete queste persone nei vostri centri?

    R. – We provide of course services within the school; we assist also in emergency …
    Mettiamo a disposizione servizi scolastici e in situazioni di emergenza forniamo anche cibo e interventi sanitari. Per quanto riguarda l’assistenza pastorale, ‘diamo vita’ alle comunità: la Chiesa è sempre stata madre per tutti, e il nostro centro accoglie chiunque vi si rivolga. Attualmente, nelle nostre scuole ci sono anche musulmani. Quindi, il nostro approccio pastorale va oltre la comunità, per chiunque ne voglia beneficiare …

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    "Affondo", premiato il libro di Jean-Baptiste Sourou che racconta i viaggi della speranza verso l'Italia

    ◊   Continuano gli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane e in particolare a Lampedusa. A questa umanità disperata, in cerca di una vita migliore di quella che lasciano nei loro Paesi, è dedicato il libro "Affondo", edito da San Paolo, del giornalista Jean-Baptiste Sourou. Il libro, che ha vinto il premio International Journalism and Media Awards 2013, è stato presentato in questi giorni nella sala Marconi della nostra radio. Ascoltiamo l’autore al microfono di Marina Tomarro:

    R. - Il libro nasce dal desiderio, prima di tutto, di capire qual è la realtà che spinge così tanti africani a venire in Italia accettando la morte. Il libro nasce anche dal senso umano che porto in me: vedere fratelli e sorelle africani morire in quel modo mi turba ... anche perché lavorando su questa realtà per tanti anni ad un certo punto noti che non cambia mai niente! Adesso bisogna prendere a cuore questa realtà ed affrontarla fino in fondo con tutti i mezzi possibili. L’Africa, soprattutto, deve fare la sua parte perché non può aspettare più di tanto.

    D. – Cosa spinge questi uomini e queste donne a lasciare l’Africa, le loro terre per affrontare un viaggio difficile e spesso mortale per arrivare qui in Italia?

    R. – C’è tanta disperazione in queste persone. Sono spinti dalla povertà ma anche dalla mancanza del rispetto dei diritti dell’uomo fa in modo che queste persone vivano senza speranza ed attraversino il deserto, l’oceano ed andare incontro alla morte. Questo vuol dire che ci sono cose vere e profonde alla base. Lampedusa per molti di loro è una porta verso altri Paesi in Europa, per raggiungere parenti in Francia, Germania o proseguire. “Venite da noi in Norvegia, in Francia - dicono i parenti - noi vi accoglieremo”. Poi muoiono. Questa è una nuova realtà: magari all’inizio la gente partiva per raggiungere i parenti, oppure persone che gli garantivano una sistemazione; adesso sono gli stessi parenti che incoraggiano i loro fratelli, sorelle, cugini a venire, attraversare il Mediterraneo e rischiare.

    Per quelli che riescono ad approdare sulle coste della Sicilia li aspetta la reclusione nei centri di identificazione ed espulsione. Loris de Filippi presidente di Medici Senza Frontiere:

    R. – La situazione è molto complicata perché - indipendentemente dal fatto che era abbastanza facile immaginare che un certo numero di persone arrivasse soprattutto dalla Siria, ma anche da Paesi come Eritrea e Somalia - in realtà si è fatto molto poco. C’è stata una preparazione molto superficiale e quindi i centri di accoglienza in Sicilia in questo momento danno risposte, secondo me, non all’altezza di un Paese civile. Il problema secondo me più importante è una visione di insieme del sistema di accoglienza: rivedere sicuramente le politiche sui centri di identificazione ed espulsione credo sia necessario in questo momento. Effettivamente è un fenomeno che deve essere assolutamente controllato e vanno prese decisioni politiche importanti.

    D. – Quali potrebbero essere le alternative proprio a questi centri Cie?

    R. – Cerchiamo di capire prima di tutto quante di queste persone hanno la possibilità di richiedere asilo; nessuno gli ha spiegato che hanno questa possibilità. Dopodiché, persone che non fanno reato di tipo amministrativo, quelle che arrivano spinte dalla fame devono trovare un altro tipo di risposta, probabilmente a livello europeo e non necessariamente italiana ma che non può essere quella di un circuito perverso - come quello dei Cie. Non è possibile per una persona arrivare fino ai 18 mesi di reclusione in un Cie, senza la possibilità di trovare altre soluzioni se non quella di accettare un anno e mezzo dopo, un decreto di espulsione che di fatto lo farà rimanere in Italia da clandestino, pronto per essere recluso di nuovo per altri 18 mesi e così rimanere in questo circuito. Credo che un Paese non debba prevedere questo ma altre possibilità.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Iraq: raffica di autobombe nei quartieri sciiti di Baghdad, oltre 50 morti

    ◊   È di oltre 50 vittime il bilancio dell’ennesima giornata di violenze in Iraq. Una serie di autobombe hanno colpito le zone a maggioranza sciita di Baghdad e provincia lasciando sul terreno oltre 40 morti e decine di feriti. Altre 14 vittime si registrano a Mosul, nel nord, dove un uomo alla guida di un'auto si è fatto esplodere davanti a una banca dove i militari attendevano di incassare lo stipendio. La violenza, in particolare quella settaria, è in crescita nel Paese, dopo alcuni anni di relativa diminuzione: secondo il gruppo Iraq Body Count, che tiene il conto delle vittime, sono circa 3000 i civili uccisi in attentati dall'inizio del 2013. La contrapposizione tra sunniti e sciiti - si afferma inoltre - risente del conflitto in Siria.

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    Siria: ribelli islamisti dicono no a Ginevra 2. L’inviato Brahimi: necessaria partecipazione Iran

    ◊   Resta tutta in salita la strada che porta alla conferenza di pace denominata ‘Ginevra2’, fissata per il 23 novembre, per trovare una soluzione politica al conflitto in Siria. Circa venti gruppi ribelli islamisti hanno respinto categoricamente l’eventualità di partecipare al negoziato che si terrà in Svizzera sotto l’egida dalle Nazioni Unite e sostenuto da Usa e Russia. Partecipare alla riunione e trattare con il regime sarebbe un “atto di tradimento”, si legge in un comunicato delle sigle islamiste diffuso dal capo della brigata Souqour al-Cham, Ahmad Eissa al-Sheikh. Dal canto suo la Coalizione nazionale siriana, principale piattaforma d’opposizione al presidente Bashar al-Assad, si riunirà il 9 novembre per decidere se partecipare o meno ai colloqui di pace. Ma gli oppositori del regime hanno già anticipato che andranno a Ginevra solo per discutere un eventuale futuro del Paese senza Assad. Intanto, prosegue il lavoro di mediazione dell’inviato dell'Onu e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi, che domani farà tappa a Damasco, dopo la visita a Teheran durante la quale ha ribadito che la partecipazione dell'Iran alla Conferenza è necessaria. (M.G.)

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    Repubblica Ceca: elezioni, vincono i socialdemocratici ma stabilità a rischio

    ◊   È un quadro politico frammentato che rischia l’instabilità quello uscito dalle elezioni legislative che si sono tenute venerdì e sabato scorsi in Repubblica Ceca. I socialdemocratici (Cssd) sono il primo partito con il 20,6% dei voti, ma si tratta di un risultato al di sotto delle aspettative e che non consente la formazione di un governo monocolore di sinistra insieme con i comunisti del Kscm che hanno ottenuto il 15% dei consensi. "Le trattative andranno dalla sinistra verso la destra'', ha dichiarato Bohuslav Sobotka, il leader del Cssd, il quale dovrà rivolgersi anche a quello che viene considerato il vero vincitore delle elezioni, ovvero il nuovo partito populista Ano 2011 (Azione dei cittadini scontenti), che si è piazzato secondo al 18,7%, con uno scarto di solo l'1,8% dai socialdemocratici. Ad urne chiuse, dopo un iniziale rifiuto, il leader della formazione populista, Andrei Ba, ha aperto alla possibilità di partecipare alle trattative per la formazione di un governo. Tuttavia gli opinionisti ritengono che la composizione di una coalizione governativa stabile sarà difficile e che i negoziati per un nuovo esecutivo si protrarranno a lungo. Al momento la Repubblica Ceca resta dunque guidata dal governo dei tecnici dell'economista Jiri Rusnok, fortemente voluto dal presidente Zeman, che governa il Paese da luglio senza la fiducia del Parlamento. (M.G.)

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    Georgia al voto per le presidenziali. Finisce l’era Saakashvili al potere dal 2003

    ◊   Urne aperte oggi in Georgia per le prime elezioni presidenziali dopo la riforma costituzionale che ha trasformato il Paese in una repubblica parlamentare. Tre milioni e mezzo di elettori sono chiamati a scegliere il successore di Mikhail Saakashvili, il protagonista della rivoluzione delle rose del 2003 e dalla guerra con la Russia del 2008. Fra i 23 candidati, il favorito nei sondaggi (39 per cento) è Giorgi Margevelashvili, 43 anni, ex ministro dell’istruzione dell’attuale governo guidato da Bidzina Ivanishvili. A seguire (18 per cento) David Bakradze, ex presidente del parlamento ed esponente del Movimento nazionale unito di Saakashvili. (M.G.)

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    Bagladesh: sciopero generale, 4 morti nei disordini

    ◊   Almeno quattro persone sono morte in Bangaldesh nei disordini legati allo sciopero proclamato dall'opposizione per chiedere che sia un governo neutrale ad interim a sovrintendere alle elezioni di gennaio. Due vittime sono militanti del partito di governo Lega Awami uccisi da sostenitori del partito Nazionalista del Bangladesh, altre due vittime sono perite in scontri fra scioperanti e polizia, hanno riferito le forze dell'ordine. La maggior parte dei negozi, le scuole e gli uffici sono chiusi oggi a Dacca. Lo sciopero è stato proclamato dal Bnp dell'ex primo ministro Khaleda Zia. Zia accusa l'attuale primo ministro, Sheikh Hasina, di voler approfittare del suo mandato per falsare i risultati del voto. (M.G.)

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    La Chiesa colombiana si prepara al quarto Congresso Missionario Americano

    ◊   Una delegazione di 400 missionari colombiani presiederà il IV Congresso Missionario Americano (Cam 4), che si terrà dal 26 novembre al primo dicembre a Maracaibo, in Venezuela, e sarà finalizzato ad analizzare la realtà missionaria nel contesto colombiano. Secondo quanto sottolineato nella nota inviata all’agenzia Fides dal direttore del dipartimento per le Missioni della Conferenza episcopale della Colombia, padre Oscar Augusto Munera Ochoa, la delegazione illustrerà alcuni temi che considera importanti, tra cui: “l'impressionante avanzata di altre confessioni religiose” e la necessità di “nuove strategie” per presentare la missione in ambienti quali la politica, la giustizia e il mondo del business. Questo perché, come spiega padre Munera Ochoa, in alcuni ambienti della società colombiana si vuole “ignorare Dio”, mentre, soprattutto nelle grandi città, i valori culturali richiedono il messaggio del Vangelo. “Nel contesto multiculturale americano - ha sottolineato Munera - c’è una tale ricchezza di culture alle quali, attraverso la missione, dovremmo arrivare portando il Vangelo. Per esempio, in Colombia ci sono circa 6 milioni di afro-discendenti e più di un milione di persone originarie di popolazioni indigene”. In questo contesto, ha ricordato, “ogni battezzato deve essere discepolo e missionario, e l'annuncio della fede deve essere fatto nell'ambiente in cui vive e lavora, in particolare attraverso la testimonianza di vita. A questo proposito il Cam 4 ci dovrà illuminare e dare indicazioni precise”. (C.S.)

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    Perù. In un anno aumentati del 200% i bambini che vivono e lavorano per strada

    ◊   È drammatica la situazione riferita dal nuovo rapporto della polizia nazionale del Perù, presentato nel corso dell’incontro tra le autorità del Comitato di Sicurezza cittadina regionale e riguardante il problema dei bambini di strada e dei minori costretti a lavorare. Secondo i dati citati dalla Fides, fino al mese di ottobre 2012 erano 1766 i minorenni impegnati nel lavoro che vivevano per strada completamente abbandonati, e dopo un anno la cifra è aumentata del 200%, salendo a 3329. L’allarme lanciato dalle forze dell’ordine riguarda il rischio che questi bambini vengano coinvolti in bande criminali, ma recentemente è stato anche scoperto un traffico di minori provenienti dal vicino Ecuador e che sono già stati rispediti nel Paese d’origine. Sono già 96, inoltre, i minori accusati di reati penali che sono stati inseriti in programmi di riabilitazione, ma la ricetta probabilmente più efficace sarebbe l’avvio di programmi di prevenzione della criminalità minorile. (R.B.)

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    Angola: vasta regione bonificata dalle mine antiuomo

    ◊   Ventiquattromila mine anticarro, 440mila mine antiuomo e oltre due milioni di ordigni esplosivi non detonati. E' questo il bilancio della bonifica avvenuta nella regione di Kuando Kubango, a sud dell'Angola, zona colpita pesantemente dalla guerra civile durata 27 anni che ha provocato oltre mezzo milione di morti e due milioni di mutilati. La bonifica è stata condotta su un territorio di circa 90mila chilometri quadrati. Secondo quanto reso noto dal governo, la bonifica ha permesso di riaprire decine di chilometri di strada oltre che alcuni porti fluviali della regione. Kuango Kubango è stata la regione più colpita dalla guerra civile. In quella regione aveva creato le sue basi l'Unita, il movimento oggi partito all'opposizione che allora si opponeva con le armi al Mpla, movimento che prese il potere nel 1975 anno dell'indipendenza del Paese.

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    Filippine. Anno della Fede, spettacolo di strada ispirato al Vangelo

    ◊   È stato un adattamento della parabola del Figliol prodigo, cui sono seguiti canti tradizionali che hanno coinvolto anche i giovani della vicina parrocchia, il primo degli spettacoli itineranti ispirati al catechismo e al Vangelo, che un gruppo di giovani appassionati di teatro di strada nelle Filippine metterà in scena per portare la Parola di Dio tra la gente. L’iniziativa – precisa AsiaNews – rientra tra quelle promosse dalla Chiesa locale per l’Anno della Fede. Nell’arcipelago, unico Paese asiatico a maggioranza cattolica con Timor Est, si è inoltre appena svolta la Prima conferenza filippina sulla Nuova Evangelizzazione cui hanno partecipato circa seimila persone. Si è trattato di un’occasione d’incontro, preghiera e riflessione che l’arcivescovo di Manila, cardinale Tagle, ha definito “un’esperienza travolgente”, invitando i fedeli a rispondere con animo umile all’appello della Chiesa di diventare testimoni attivi del Vangelo, confidando sempre nell’opera di Dio. Il primo spettacolo con le marionette, quindi, si è tenuto in una delle vie principali di San Juan City, cittadina della regione capitale nazionale che comprende anche Metro Manila, ad opera dei giovani del Kadang Dominiko appartenenti al santuario del St. Cristo, ma presto si sposterà in altre aree: l’obiettivo da raggiungere è di due spettacoli al mese. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 300

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.