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Sommario del 10/10/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Santa Marta: ciò che noi chiediamo nella preghiera è la "carta" che avvolge il vero dono, Dio stesso
  • Il Papa ai Cavalieri di Colombo: cercate nuove vie per il Vangelo, forza di rinnovamento della società
  • Il presidente croato Ivo Josipović a colloquio col Papa in Vaticano
  • Tweet del Papa: la Croce è un mistero di amore che si può capire nella preghiera
  • Il Papa nomina mons. Marcianò nuovo Ordinario militare per l’Italia
  • Altre udienze e nomine di Papa Francesco
  • Mons. Paglia: "Il Sinodo straordinario, grande atto di amore del Papa per la famiglia"
  • Dedicato a Papa Francesco il Festival internazionale di musica e arte sacra
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Lampedusa. Mons. Montenegro: la voglia di vivere dei migranti non sia considerata reato
  • Liberato il premier libico Ali Zeidan, rapito all'alba da un gruppo islamista
  • Centrafrica: 60 morti in scontri tra Seleka e gruppi di autodifesa. Appello alla pace di vescovi e leader musulmani
  • Giornata mondiale contro la pena di morte: 140 i Paesi che l’hanno abolita
  • Dieci anni di "AsiaNews". Il Papa invita a rafforzare missione e comunione
  • Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi: i commenti di Vincenzo De Vivo e Antonio Rostagno
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Assegnato a Malala il Premio Sakharov per la libertà di pensiero del Parlamento europeo
  • Premio Nobel per la Letteratura alla scrittrice canadese Alice Munro
  • Chiesa in Pakistan: fede rafforzata dagli attacchi anticristiani
  • All'Europarlamento in primo piano sicurezza delle frontiere e violenze contro i cristiani
  • Colombia: sei sacerdoti ‘espulsi’ da zone controllate dai guerriglieri
  • Panama: chiesta la mediazione della Chiesa nei contrasti tra governo e medici in sciopero
  • Plenaria dell'episcopato polacco: conclusi i lavori
  • All’Università Jagellonica, una Conferenza sul Pontificato di Giovanni Paolo II
  • Giornata della salute mentale: card. Scola, offrire contesti di speranza
  • Missione e nuova evangelizzazione nel nuovo programma della Gregoriana
  • Internet: aumentano gli over 65 in rete
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Santa Marta: ciò che noi chiediamo nella preghiera è la "carta" che avvolge il vero dono, Dio stesso

    ◊   Nella preghiera dobbiamo essere coraggiosi e scoprire qual è la vera grazia che ci viene data, cioè Dio stesso: è quanto ha affermato il Papa nella Messa di stamani a Santa Marta. Al centro dell’omelia, il Vangelo proposto dalla liturgia del giorno in cui Gesù sottolinea la necessità di pregare con fiduciosa insistenza. Il servizio di Sergio Centofanti:

    La parabola dell’amico importuno, che ottiene quel che desidera grazie alla sua insistenza, ha dato lo spunto a Papa Francesco per riflettere sulla qualità della nostra preghiera:

    “Come preghiamo, noi? Preghiamo così, per abitudine, pietosamente ma tranquilli, o ci mettiamo noi proprio con coraggio, davanti al Signore per chiedere la grazia, per chiedere quello per cui preghiamo? Il coraggio nella preghiera: una preghiera che non sia coraggiosa non è una vera preghiera. Il coraggio di avere fiducia che il Signore ci ascolti, il coraggio di bussare alla porta … Il Signore lo dice: ‘Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto’. Ma bisogna chiedere, cercare e bussare”.

    “Noi, ci coinvolgiamo nella preghiera?” – domanda ancora il Papa – “Sappiamo bussare al cuore di Dio?”. Nel Vangelo Gesù dice: “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!“. Questa – afferma il Papa – “è una cosa grande”:

    “Quando noi preghiamo coraggiosamente, il Signore ci dà la grazia, ma anche ci dà se stesso nella grazia: lo Spirito Santo, cioè, se stesso! Mai il Signore dà o invia una grazia per posta: mai! La porta Lui! E’ Lui, la grazia! Quello che noi chiediamo è un po’ come [ride] … è la carta che avvolge la grazia. Ma la vera grazia è Lui, che viene a portarmela. E’ Lui. La nostra preghiera, se è coraggiosa, riceve quello che chiediamo ma anche quello che è più importante: il Signore”.

    Nei Vangeli – ha osservato il Papa – “alcuni ricevono la grazia e se ne vanno”: dei dieci lebbrosi guariti da Gesù, solo uno torna a ringraziarlo. Anche il cieco di Gerico trova il Signore nella guarigione e loda Dio. Ma occorre pregare con il “coraggio della fede” – ribadisce – spingendoci a chiedere anche ciò che la preghiera non osa sperare: cioè, Dio stesso:

    “Noi chiediamo una grazia, ma non osiamo dire: ‘Ma vieni Tu a portarmela’. Sappiamo che una grazia sempre è portata da Lui: è Lui che viene e ce la dà. Non facciamo la brutta figura di prendere la grazia e non riconoscere Quello che ce la porta, Quello che ce la dà: il Signore. Che il Signore ci dia la grazia di darci se stesso, sempre, in ogni grazia. E che noi lo riconosciamo, e che noi lo lodiamo come quegli ammalati guariti del Vangelo. Perché abbiamo, in quella grazia, trovato il Signore”.

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    Il Papa ai Cavalieri di Colombo: cercate nuove vie per il Vangelo, forza di rinnovamento della società

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto, stamani in Vaticano, il Consiglio direttivo dei Cavalieri di Colombo, in occasione del loro incontro a Roma. All’organizzazione caritativa americana, guidata dal Cavaliere Supremo Carl A. Anderson, il Pontefice ha chiesto di continuare ad essere testimoni della fede e vicini ai più bisognosi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Un’udienza per esprimere innanzitutto gratitudine per il sostegno alla carità del Papa e all’azione della Santa Sede. Con questo spirito, Papa Francesco ha incontrato il Consiglio direttivo dei Cavalieri di Colombo e subito ha ricordato il Vicarius Christi Fund, “segno eloquente” della solidarietà con la sollecitudine del Successore di Pietro per la Chiesa universale. Il Papa ha ricordato che l’attività dei Cavalieri di Colombo si manifesta anche quotidianamente, nelle preghiere, nei sacrifici e nell’azione apostolica che così numerosi Cavalieri svolgono nei loro Consigli locali, nelle parrocchie e nelle loro comunità:

    Preghiera, impegno nel testimoniare la fede, attenzione alle necessità dei fratelli più bisognosi, siano sempre le tre colonne che reggono sempre la vostra attività personale e associativa. E continuate, in fedeltà alla visione del venerabile Padre Michael McGivney, vostro Fondatore, a cercare nuove vie per essere il lievito del Vangelo nel mondo, forza per il rinnovamento spirituale della società”.

    Mentre l’Anno della fede si avvicina alla sua conclusione, ha soggiunto il Papa, vi affido “in modo speciale all’intercessione di San Giuseppe, custode della Santa Famiglia di Nazaret”, “ammirevole modello di quelle virtù virili di stabile fortezza, integrità e fedeltà, che i Cavalieri di Colombo si impegnano a preservare, coltivare e trasmettere alle future generazioni di uomini cattolici”.

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    Il presidente croato Ivo Josipović a colloquio col Papa in Vaticano

    ◊   Stamani, il Papa ha ricevuto nel Palazzo Apostolico in Vaticano il presidente della Repubblica di Croazia, Ivo Josipović, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Nel corso dei colloqui, svoltisi in un clima di cordialità – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - dopo aver evocato la lunga tradizione cattolica della Croazia, è stata espressa soddisfazione per le buone relazioni bilaterali, consolidate dai quattro Accordi vigenti, che favoriscono la collaborazione fra la Chiesa e lo Stato per il bene comune della società croata”.

    E’ poi stato espresso “compiacimento per l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea e si sono toccati alcuni temi di comune interesse. Si è anche accennato alle sfide che il Paese deve affrontare nell’attuale momento di crisi economica, come pure al contesto regionale con uno speciale riferimento alla situazione dei Croati nella Bosnia ed Erzegovina. Infine, si è fatto riferimento alla situazione internazionale con particolare attenzione alla condizione delle Comunità cristiane nel mondo”.

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    Tweet del Papa: la Croce è un mistero di amore che si può capire nella preghiera

    ◊   Il Papa ha lanciato oggi un nuovo tweet: “Il mistero della Croce, un mistero d'amore, si può capire in preghiera. Pregare e piangere in ginocchio davanti alla Croce”.

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    Il Papa nomina mons. Marcianò nuovo Ordinario militare per l’Italia

    ◊   Papa Francesco ha nominato oggi arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, trasferendolo dalla sede arcivescovile calabrese di Rossano-Cariati. Nato a Reggio Calabria 53 anni fa, mons. Marcianò è stato ordinato sacerdote nel 1988. Nell’arcidiocesi di Reggio Calabria, è stato rettore del Seminario Maggiore Pio XI, direttore del Centro diocesano per le vocazioni e vicario episcopale per il Diaconato permanente e i Ministeri. Nel 2006 è stato consacrato vescovo e nominato arcivescovo di Rossano-Cariati.

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    Altre udienze e nomine di Papa Francesco

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamani in udienza mons. Carlo Maria Viganò, arcivescovo tit. di Ulpiana, nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America e mons. Martin Krebs, arcivescovo tit. di Taborenta, nunzio apostolico in Nuova Zelanda, Isole Cooki, Fiji, Isole Marshall, Kiribati, Nauru, Palau, Samoa, Stati Federati di Micronesia, Tonga, Vanuatu e delegato apostolico nell’Oceano Pacifico. Infine, ha ricevuto mons. Tito Solari Capellari, arcivescovo di Cochabamba (Bolivia).

    In Francia, il Papa ha nominato arcivescovo di Besançon mons. Jean-Luc Bouilleret, finora vescovo di Amiens. In Portogallo, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Ordinariato Militare per il Portogallo, presentata da S.E. Mons. Januário Torgal Mendes Ferreira, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato Vescovo Ordinario Militare per il Portogallo mons. Manuel da Silva Rodrigues Linda, finora Vescovo titolare di Case mediane e Ausiliare di Braga (Portogallo).

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    Mons. Paglia: "Il Sinodo straordinario, grande atto di amore del Papa per la famiglia"

    ◊   “La famiglia è la risorsa più importante. In un oggi che esalta l’io, occorre esaltare il “noi”, fondamento delle nostre società”: così il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Vincenzo Paglia, questa mattina durante l'incontro con i giornalisti nella Sala Stampa Vaticana in occasione della prossima plenaria del dicastero che si svolgerà dal 23 al 25 ottobre. Presentati anche un volume con gli scritti tra il 1999 e il 2013 dell’allora card. Jorge Mario Bergoglio sui temi della famiglia e della vita e il pellegrinaggio a Roma dei prossimi 26 e 27 ottobre, prima occasione ufficiale di incontro tra Papa Francesco e le famiglie del mondo. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Nuovi orizzonti antropologici e i diritti della famiglia al centro della prossima Plenaria del Pontificio Consiglio della Famiglia, un’assise rafforzata negli intenti che si prefigge, dall’indizione, nei giorni scorsi, da parte del Papa, di un Sinodo straordinario sulla famiglia ad ottobre 2014. Mons. Vincenzo Paglia lo definisce un grande atto d'amore del Pontefice nei confronti delle famiglie:

    “La famiglia, le famiglie, sono la risorsa più importante delle nostre società. Non dobbiamo dimenticare che al culmine della settimana della creazione il Signore fece il suo capolavoro - l’uomo e la donna – che è la ‘communio’, è il noi e non l’io. Ed oggi, proprio mentre si esalta l’io, noi crediamo sia indispensabile esaltare quel noi straordinario che sta poi anche alla base delle nostre società”.

    Interpellato sul tema dei divorziati risposati, mons. Paglia evidenzia l’attenzione del Papa a queste tematiche. A chi gli chiedeva un commento sull’intervista a “La Civiltà Cattolica” nella quale il Papa esorta a non “insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi”, mons. Paglia risponde:

    “Credo che Papa Francesco stia sottolineando un cammino che dobbiamo tutti intraprendere, con grande sapienza, intelligenza, audacia, stando accanto a lui”.

    Sollecitato poi sul documento sui sacramenti ai cattolici divorziati e risposati, uscito dalla diocesi di Friburgo, diffuso da Der Spiegel e già inquadrato nei giorni scorsi da padre Lombardi come "una fuga in avanti", espressione non ufficiale dell'autorità diocesana, il presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia ha detto:

    “Quando nella squadra di calcio si segna in fuorigioco l’arbitro fischia”.

    La conferenza stampa è stata soprattutto occasione per illustrare la tre giorni sulla famiglia. Il Papa interverrà ai lavori della plenaria venerdì 25 e celebrerà la liturgia della domenica mattina. Significativo sarà il convegno di giovedì 24 presso la Domus Pacis a Roma sull’attualità della Carta dei Diritti della Famiglia nel trentesimo dalla pubblicazione. Interessanti nella giornata del 25 saranno poi i contributi sui diritti della famiglia nella prospettiva ebraica e in quella dell’islam. Momento di festa sarà il pellegrinaggio delle famiglie sulla tomba di Pietro in occasione dell’Anno della Fede, sabato pomeriggio: coinvolte 150mila persone, provenienti da 75 Paesi dei cinque continenti. Previste tre ore di diretta televisiva Rai. Già 4267 i disegni inviati a Papa Francesco da altrettanti bambini sul tema della famiglia. Il Pontefice prenderà la parola dopo le 16:30. Tre i momenti nei quali si articolerà l’incontro: prima le testimonianze delle famiglie: in missione, dalla Siria, da Israele, dalla Palestina; infine parlerà una famiglia di profughi accolta a Lampedusa; seguirà un momento artistico, quindi la preghiera. Particolarmente rilevante sarà la presenza di bambini e anziani accanto al Papa in Piazza San Pietro. Mons. Paglia:

    “Io credo che uno dei temi gravissimi del mondo di oggi sia lo scardinamento del rapporto tra le generazioni. Annuncio già ora che a metà novembre ci sarà un convegno su questo”.

    “Preoccupato per le condizioni meteo?”, ha domandato un giornalista. Questa la risposta di mons. Paglia:

    “Veramente il tempo non ci spaventa. Le famiglie sono più forti del tempo atmosferico ... e anche di quello diacronico”.

    Infine padre Gianfranco Grieco, direttore della rivista Famiglie a Vita, ha presentato il volume in spagnolo e in italiano che contiene 35 testi del cardinale Jorge Mario Bergoglio-Papa Francesco sui temi della Famiglia e della Vita dal 1999 al 2013. Il libro è edito dalle edizioni del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Bambini, anziani, famiglia e solidarietà sociale, eutanasia e aborto, matrimonio, divorzio e matrimonio tra omosessuali i temi affrontati. Il testo sarà disponibile in occasione della Plenaria.

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    Dedicato a Papa Francesco il Festival internazionale di musica e arte sacra

    ◊   Dal 29 ottobre al 10 novembre prossimi torna a Roma e in Vaticano il Festival internazionale di musica e arte sacra, giunto alla XII edizione. L’evento, che unisce musica di altissimo livello e luoghi sacri tra i più rappresentativi, si svolge nella cornice delle Basiliche papali e non solo. Promossa dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, la rassegna vede come orchestra in residence i Wiener Philharmoniker ed ospita artisti internazionali con un repertorio che spazia dalla musica rinascimentale al Novecento. I concerti sono a ingresso libero. Il servizio di Giada Aquilino:

    Dodici edizioni, una profonda convinzione: il connubio musica e arte sacra fa del Festival internazionale un evento unico nel suo genere. L’edizione 2013 è dedicata a Papa Francesco, nell’anno della sua elezione. La riflessione del cardinale Angelo Comastri, presidente onorario della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, che - nel quadro della rassegna - il 4 novembre celebrerà la Santa Messa nella Basilica di San Pietro:

    R. – Il Festival internazionale di arte e musica sacra vuole ricuperare un patrimonio di musica che è nato da una sorgente religiosa, ma che oggi è un po’ abbandonato. Ciò che è bello è che tutto ciò si accompagni ad un’attenzione all’arte. Ogni anno, mentre si svolge questo ricupero musicale, si fa anche un restauro significativo di alcune opere d’arte. E direi che questa simbiosi o questo gemellaggio sia particolarmente significativo. Quest’anno la novità è Papa Francesco. Chiaramente si è pensato di dedicare a lui il Festival, perché è il primo Papa nella storia che, dopo 800 anni circa dalla morte di San Francesco, ha deciso di prendere il suo nome. Sottolineeremo - soprattutto nella celebrazione eucaristica - quali possano essere i legami spirituali tra Papa Francesco e San Francesco d’Assisi: metteremo in luce questa sintonia.

    D. – Quale ruolo assume nella società contemporanea il Festival, così com’è concepito?

    R. – Evidentemente è un messaggio. Nel mondo di oggi arrivano tanti messaggi: molti sono frivoli, molti sono banali e molti sono addirittura devianti. Questo è un messaggio pulito, che invita le persone a ricuperare il senso dell’autentica bellezza, che parte sempre dal mondo spirituale. Altrimenti rischiamo di avere maschere di bellezza che però nascondono tante brutture.

    La Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, attualmente impegnata nell’opera di risanamento del perimetro esterno della Basilica Vaticana, quest’anno vuole appunto rendere omaggio al Santo Padre. Ce ne parla il presidente, Hans Albert Courtial:

    "L’appuntamento particolare sarà la Misa a Buenos Aires. Verrà eseguita nella Basilica di Sant’Ignazio di Loyola dal Coro della Cattedrale di Colonia e dal Köln Gürzenich-Orchester, sotto la direzione del maestro Metternich. E’ un’opera dell’argentino Martin Palmeri, il quale sarà presente all’esecuzione. S’inserisce perfettamente in quello che è l’obiettivo del Festival, cioè sensibilizzare la gente all’ascolto della bella musica sacra e di godere, insieme alla bellezza del luogo sacro, della musica. Questo connubio punta a sensibilizzare il pubblico verso le attività della Fondazione, che si occupa di reperire i fondi da destinare al restauro di grandi opere".

    L’internazionalità dell’evento si realizza anche grazie all’afflato ecumenico del Coro sinodale del Patriarcato di Mosca e del Coro della Cappella musicale pontificia Sistina, come pure alla Nona Sinfonia di Beethoven affidata all’IlluminArt Philharmonic Orchestra e Chorus del Giappone, a testimonianza che anche la musica può essere dialogo interreligioso: questo concerto sarà all’insegna della solidarietà, in collaborazione con la Fondazione Sofia Onlus che porta avanti, tra gli altri, progetti educativi e medici in Venezuela. Infine un tributo a un grande maestro del Novecento, Nino Rota. Ce ne parla Vincenzo De Vivo, direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli:

    "Il Teatro San Carlo porta un imponente oratorio, Mysterium, di Nino Rota, che ricorda come questo grande compositore, che tutti amiamo per il contributo straordinario che ha dato con la sua musica al cinema, possa essere apprezzato per momenti di profonda e grande spiritualità. I suoi oratori - dal giovanile San Giovanni Battista scritto da bambino, a Vita di Maria, al Mysterium Catholicum che vive, respira l’aria del Concilio Vaticano II - mostrano come la strada spirituale di Nino Rota sia sicuramente tra le più intense, le più vive, le più forti e le più belle del secolo scorso".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nuove vie per essere lievito della società: udienza del Papa ai Cavalieri di Colombo.

    Il sostegno del Pontefice agli immigrati: conclusa la missione dell'Elemosiniere a Lampedusa.

    Per un'Europa al servizio degli ultimi: in prima pagina, il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, sulle vere sfide dell'Unione, immigrazione, dialogo e lavoro.

    Più solidarietà con i profughi siriani: intervento della Santa Sede al segmento di alto livello del comitato esecutivo dell'Unhcr.

    Non lasciatevi "ningunear": in cultura, Jorge Milia su come parla Jorge Mario Bergoglio.

    Con l'odore delle pecore d'oriente: Cristian Martini Grimaldi intervista il gesuita Louis Fontes, ex-segretario di padre Pedro Arrupe.

    Convegno a Cracovia su Santa Sede e politica internazionale negli anni di Giovanni Paolo II.

    Un articolo di Antonio Paolucci dal titolo "Il sacco di Prato e la Madonna dei papalini": restaurata la cappella dedicata alla Vergine nel convento di San Vincenzo.

    Giulia Galeotti su Alice Munro, premio il Nobel per la letteratura 2013.

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    Oggi in Primo Piano



    Lampedusa. Mons. Montenegro: la voglia di vivere dei migranti non sia considerata reato

    ◊   In Italia, ancora in primo piano la situazione a Lampedusa, dopo il naufragio della scorsa settimana, di cui sono ormai oltre 300 le vittime accertate. Ieri la Commissione giustizia del Senato ha dato il via libera ad un emendamento che, se approvato in via definitiva, cancellerebbe il reato di immigrazione clandestina. Davide Maggiore ha intervistato mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, appena rientrato da Lampedusa:

    R. - Io spero che la voglia di vivere, che esprimono tutti questi fratelli che si mettono sul barcone per tentare di avere una vita migliore e diversa, non sia considerata un reato. La voglia di vivere è un diritto di ogni uomo! E’ strano che noi li condanniamo perché loro vorrebbero un futuro diverso e una speranza di vita nel cuore. Quindi non posso se non condividere questa apertura che spero davvero porti a qualcosa di nuovo e di diverso.

    D. - Quali potrebbero essere altri passi nella direzione che lei auspica?

    R. - Io non sono un tecnico, per cui non sono in grado di dare linee precise. Io dico: se sta avvenendo questa tragedia come è avvenuta, se altre tragedie ce ne sono state e forse noi non ne siamo venuti a conoscenza, probabilmente è perché c’è una legge che permette che succedano questi fatti. Io ho visto le salme, ho visto i volti di quei bambini… Queste vite spente devono far riflettere: qualcosa deve cambiare! L’Europa non si può reggere solo sull’economia e sono convinto che l’economia non riuscirà a fare un’Europa unita. Come ci dice il Papa, è l’uomo al centro: è intorno all’uomo che bisogna ricucire una rete, una tela di vita nuova.

    D. - Lei ha citato l’Europa: si avvicina il semestre di presidenza italiano. Lei pensa che questa possa essere l’occasione per l’Italia per sollevare questo tema anche a livello delle istituzioni europee?

    R. - Io spero di sì. Ieri ero presente quando Barroso ha fatto il suo intervento. Lui si è impegnato affinché le nazioni europee siano più attente a questo problema. E’ un auspicio, un desiderio… Credo che questo sia legato ad un futuro diverso dell’Europa. L’Europa, se non sa guardare soprattutto ai poveri, come può sperare in un futuro?

    D. - In queste ore lei è riunito insieme agli altri vescovi della Sicilia, a Siracusa, e state affrontando anche questo tema. Quale contributo lei porta in particolare?

    R. - Ciò che io ho visto, perché anche gli altri lo vedano attraverso i miei occhi! Non è una pretesa, ma sono un testimone, che è stato presente in questi giorni là. Il mio auspicio è che come desideriamo che un’Europa si unisca per poter affrontare il problema dell’immigrazione, anche le diverse diocesi si uniscano per creare una rete diversa di attenzione, di assistenza, di vicinanza. A Lampedusa si è tenuto l’incontro dei direttori delle Caritas e l’impegno è proprio questo: una Chiesa che si unisce per farsi forte nel servizio dell’amore, che è chiamata a fare dal Vangelo.

    D. - Il ruolo della Chiesa può essere prezioso anche dal punto di vista della testimonianza e dell’appello morale?

    R. - Noi questa affermazione la facciamo da sempre e le tragedie stanno continuando ad avvenire! Si parla di 20 mila morti nel Mediterraneo… Ma anche quando dovesse morire un solo uomo, dovremmo interrogarci tutti quanti, credenti e non credenti. E non possiamo permettere che questa tomba liquida, che è il Mar Mediterraneo, debba contenere sempre più cadaveri e più morti.

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    Liberato il premier libico Ali Zeidan, rapito all'alba da un gruppo islamista

    ◊   E’ stato liberato dopo 6 ore il premier libico Ali Zeidan, rapito stamani per mano di alcuni uomini armati che lo hanno prelevato all’alba dall’albergo in cui aveva stabilito la sua residenza. Il governo transitorio libico ha parlato di "atto criminale" e poco prima che arrivasse la notizia della liberazione, l'esecutivo aveva fatto sapere che respingeva "ogni tipo di ricatto". Un sequestro lampo che ha messo in allarme tutte le cancellerie internazionali e che, di fatto, riaccende i riflettori su un Paese che vive ancora la difficile transizione del dopo Gheddafi, a rischio implosione a causa delle divisioni interne. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Arturo Varvelli, ricercatore Ispi, esperto di Libia:

    R. – Certamente questo rapimento va valutato nel quadro di caos ed anarchia, che sta vivendo in questi mesi la Libia. C’è chiaramente un peggioramento della situazione, che già era molto, ma molto difficile. Di fatto la Libia sta andando verso un fallimento. Soprattutto bisogna dire che il rapimento del primo ministro viene dopo due eventi importanti: ieri, la dichiarazione proprio di Zeidan sulla necessità di un intervento esterno contro le milizie, che lo minacciavano e che minacciavano la stabilità del Paese e, naturalmente, viene dopo l’evento della cattura del terrorista libico Abu Anas al Libi, in passato vicino ad al Qaeda. E’,quindi, una sorta di risposta delle milizie a questi due eventi.

    D. – Proprio per quanto riguarda questo arresto, Zeidan aveva detto di non essere stato informato da Washington di questo raid, che ci sarebbe stato in territorio libico. E’ possibile che la Casa Bianca non lo consideri più la persona giusta?

    R. – No, io non penso che non lo consideri più la persona giusta. Io penso piuttosto che ci sia poco da fare nell’ottica americana. Il Paese sta andando fortemente allo sbando. Gli americani non capiscono realmente il Paese, tanto che a giugno di quest’anno hanno chiesto una sorta di aiuto, di endorsement sulla questione libica da parte dell’Italia, del governo Letta, allo scorso G8. Quindi una scarsissima comprensione delle dinamiche ha fatto sì che ci fosse questa azione non ponderata completamente, da parte degli americani, nelle sue conseguenze. Tutto sommato, anche la dichiarazione del segretario di Stato, Kerry, che ha detto che Zeidan sapeva, lo ha enormemente esposto ad una minaccia interna, come abbiamo visto. Il fatto l’ha ulteriormente screditato, in una situazione già molto difficile dal punto di vista della legittimità. Bisogna sapere che ci sono due legittimità in Libia, che si sono formate: una è il processo democratico che ha portato al Parlamento e poi al governo e l’altra è invece la legittimità di avere partecipato alla battaglia e alla lotta contro Gheddafi. I miliziani si sentono legittimati da questa lotta a governare al di là di ogni forma democratica e di Stato civile.

    D. – Al di là di tutto, però, Zeidan viene considerato da molti un leader debole, incapace di gestire una situazione, come diceva lei, molto complessa, fatta di potenti signori della guerra, di commercio di armi. E’ davvero una figura così debole?

    R. – E’ certamente una figura di rispetto, perché è una persona per bene, è una persona dal profilo democratico, che però non ha grande presa. Il problema, penso, però, che non sia quello di una leadership, di trovare una leadership più forte - in una condizione simile a quella libica nessuna leadership sarebbe forte - se prima non esiste un processo di riconciliazione nazionale, che coinvolga tutti gli attori sociali e politici del Paese. Allora chiunque governerà si troverà in una situazione di debolezza. Insomma, dall’anarchia si esce con un processo molto lento e faticoso, non certamente con l’introduzione di un nuovo leader da parte di qualche fazione, da parte di qualche governo estero o di una sola parte politica.

    D. – Mi pare di capire che a questo punto se non interviene comunque una mano esterna per ristabilire l’ordine, la Libia rischia di passare per una sofferta guerra civile, tipo quella siriana...

    R. – E’ difficile capire se ci sono le possibilità di nuove escalation su vasta scala militare. Quello che succede è che è un Paese totalmente ingovernabile, dove le milizie la fanno da padrone e dove il monopolio dell’uso della forza da parte dell’autorità centrale è molto lento. Quindi tenere insieme il Paese è molto difficile. Più che una escalation di guerra, io vedrei elementi del Paese che si autogovernano, che è quello che già sta succedendo di fatto, con città che si autogovernano - come Misurata – gruppi di miliziani che si autogovernano e spadroneggiano nel Paese, sul territorio, mettendosi in accordo o in confronto con altre parti del Paese, a seconda delle circostanze.

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    Centrafrica: 60 morti in scontri tra Seleka e gruppi di autodifesa. Appello alla pace di vescovi e leader musulmani

    ◊   In Centrafrica, circa 60 persone sono state uccise, nelle ultime 24 ore, in scontri tra milizie di autodifesa locali ed ex ribelli musulmani "Seleka". Le violenze si sono innescate nella zona mineraria di Garga, villaggio a 250 chilometri a Nord-Ovest della capitale Bangui. Secondo fonti ufficiali, tra le vittime ci sono molti civili, decine sono i feriti. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

    In Centrafrica la pace fatica a concretizzarsi. A poco sono valsi, finora, gli sforzi del presidente di transizione Michel Djotodia, impegnato a neutralizzare i miliziani "Seleka", la coalizione di movimenti ribelli, ufficialmente sciolta a settembre, che ha preso il potere lo scorso marzo, costringendo alla fuga il Ccpo di Stato, Francois Bozizè. In molte località del Paese, si sono formati gruppi di autodifesa, che più volte hanno attaccato gli ex ribelli. Da qui le ritorsioni sanguinose dei gruppi armati molti dei quali provenienti dal Ciad e dal Sudan. 60 morti il bilancio dell’ultimo scontro a Garga, decine i feriti. Il presidente Djotodia ha più volte invocato un intervento internazionale rivolgendosi anche, tramite la Francia, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Finora però senza risultato.


    Sulla difficile situazione nel Paese, Massimiliano Menichetti ha intervistato suor Elianna, religiosa comboniana da due anni missionaria a Bangui:

    R. - La situazione è molto complessa. Recentemente, nel mese di settembre, il presidente ha ufficialmente sciolto i "Seleka", ma, quest’atto ufficiale in realtà non ha avuto conseguenze, perché il gruppo dei ribelli è composto da tante realtà che esistono tuttora. Questi gruppi continuano sostanzialmente a dettare la loro legge, ad attaccare le popolazioni, a rubare, a saccheggiare … E questo accade da mesi, ogni giorno, e tutto ciò provoca ribellione e rabbia che, purtroppo, in alcune zone sfocia nella formazione di gruppi di autodifesa che girano con fucili da caccia. Questo, sta aumentando la tensione tra la comunità cattolica e la comunità musulmana.

    D. – Appunto leggiamo anche di scontri tra realtà cristiane e musulmane …

    R. - Il problema è che i ribelli "Seleka" hanno sempre attaccato la comunità cattolica e quindi adesso questa reagisce contro la comunità musulmana. Le vendette sono "religiose", anche se – ribadisco - il colpo di Stato di marzo, non ha origini religiose; purtroppo però sta sfociando in questo.

    D. - Quindi bisogna lavorare affinché questo non accada …

    R. - Sì, e si sta facendo, perché i vescovi continuano a insistere, a chiamare la popolazione a sentimenti costruttivi, di unità e di comunione; continuano a recarsi insieme - vescovi e rappresentanti della Chiesa protestante e della confessione musulmana - nelle zone vittime dei più gravi conflitti. Recentemente sono andati a Bossangoa, a Bangassou … Sollecitano la popolazione a costruire il futuro e a vivere il presente in questa prospettiva di dialogo e di convivenza, anche perché questa era la realtà fino al colpo di Stato.

    D. - L’attuale presidente di transizione Djotodia ha anche chiesto l’intervento della comunità internazionale per cercare di sedare le violenze; finora nessuno risultato. Quale potrebbe essere una via?

    R. - In questo momento - come ha sottolineato il gruppo dei rappresentati della Chiesa e della società civile che sono andati al summit delle Nazioni Unite a New York – è importante una presenza militare non centrafricana, dell’Onu. Serve efficacia nel disarmare questi ribelli. Questa situazione, che si protrae da mesi, sta generando violenza, povertà e miseria.

    D. - E in questo contesto qual è l’azione delle comunità cristiane?

    R. - Duplice direi. Da una parte, riportare l’assistenza primaria a queste popolazioni più toccate, ferite soprattutto per gli sfollati che hanno perso tutto e dall’altra parte, questo appello continuo al dialogo e alla comunione. In tutto questo contesto però non mancano i segni di speranza, che consentono di riprendere a vivere. Uno di questi è dato anche dalla vitalità della Chiesa, nonostante tutto. Un paio di settimane fa si è celebrato l’inizio dell’Anno pastorale con i rappresentanti di tutta la diocesi e con sette ordinazioni sacerdotali. Giovani che, nonostante hanno vissuto sulla loro pelle gli attacchi alla Chiesa, scelgono di dare la vita per il Vangelo e per un mondo più giusto e più fraterno. Penso che questo, in questa situazione, sia un segno e messaggio di grande speranza.

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    Giornata mondiale contro la pena di morte: 140 i Paesi che l’hanno abolita

    ◊   Nel corso degli ultimi 10 anni i Paesi che ricorrono alla pena di morte sono diminuiti da 29 a 21, ma c’è un gruppo di Stati che dal 2012 ha ripreso l’esecuzione delle pene capitali, tra cui Gambia, India, Indonesia, Kuwait, Nigeria, Pakistan e Vietnam. Quest’anno, la Giornata mondiale contro la pena di morte è dedicata ai Paesi caraibici anglofoni, 13 dei quali la prevedono ancora per legge, anche se l’ultima esecuzione risale al 2008. Barbados e Trinidad e Tobago, pur non compiendo esecuzioni rispettivamente dal 1984 e 1999, prevedono che la pena capitale possa essere comminata con mandato obbligatorio. Gli Stati che attuano ancora la pena di morte, come risposta all’aumento dei crimini al loro interno, registrano una diminuzione dei reati? Elvira Ragosta lo ha chiesto a Stefania Tallei, referente sulla pena di morte della Comunità di Sant’Egidio:

    R. - Assolutamente no. Questo è provato. È una certezza che l’uso della pena di morte chiama altra violenza. Ogni Stato si deve dotare di strumenti che sono conseguenze alle proprie leggi sulle quali si può lavorare. Ci sono Stati che cambiano la Costituzione, tolgono la pena di morte e si dotano di strumenti in grado di garantire la sicurezza. Questa è la cosa importante: come garantire la sicurezza. E noi abbiamo la certezza che la pena di morte non faccia questo. Oggi il carcere è più sicuro rispetto al passato. La pena di morte, in fondo, è nata quando il carcere non garantiva che la persona non potesse fuggire. Oggi è diverso.

    D. - Dal 2012 le esecuzioni sono riprese in Paesi come il Vietnam, il Pakistan, il Kuwait, la Nigeria, l’Indonesia, l’India, il Gambia. In realtà, però ci sono 140 Paesi che hanno abolito la pena di morte per legge o nella prassi …

    R. - C’è un grande lavoro da fare perché in questi Paesi dove le esecuzioni sono riprese ciascuno ha un suo motivo, una sua mentalità, un suo ritorno indietro … Però, dall’altra parte c’è invece una crescita della consapevolezza che la violenza non sia la risposta adeguata. Penso che bisogna lavorare molto. L’Italia, come altri Paesi, che non hanno la pena di morte dicono: “Ma perché dobbiamo occuparci della pena di morte se noi non l’abbiamo?”. È proprio per questo! Perché nel mondo globalizzato ciascuno può fare la sua parte per aiutare un altro Paese – e soprattutto i suoi governanti - a capire, a fare scelte giuste. Ogni Paese che ha fatto questo scelta può aiutarne un altro a fare la scelta giusta. Noi troviamo una richiesta di aiuto da parte dei "Paesi mantenitori" perché i ministri, i governanti vorrebbero abolire ma hanno timore del consenso popolare. Si può lavorare molto sul cambiamento dell’opinione della gente; si può lavorare in tanti modi sui giovani, nelle scuole …

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    Dieci anni di "AsiaNews". Il Papa invita a rafforzare missione e comunione

    ◊   “Intensificare gli sforzi di sensibilizzazione e attività missionaria, affinché il messaggio salvifico del Vangelo giunga in tutte le periferie del mondo”: è l’invito contenuto nel messaggio che Papa Francesco ha inviato a organizzatori e partecipanti del simposio organizzato, ieri, per ricordare i dieci anni dal lancio dell’agenzia online "AsiaNews", del Pontificio Istituto Missioni Estere. Nel messaggio, il Papa invita inoltre a “rafforzare la stretta comunione fra le Chiese locali e accrescere il generoso aiuto reciproco”. Sui temi affrontati durante il simposio, presso la Pontificia Università Urbaniana, il servizio di Davide Maggiore:

    “L’Asia, ecco il nostro comune compito per il terzo millennio”: da questa frase di Giovanni Paolo II prese le mosse l’esperienza di "Asia News" sul web, dieci anni fa. Oggi al sito in italiano si affiancano le versioni in inglese e cinese a cui si aggiungerà, dal prossimo mese, quella in lingua spagnola. A tracciare un bilancio di questi dieci anni è il direttore dell’agenzia online, padre Bernardo Cervellera:

    “Asia News è nata per dare più comunicazione, più voce, alle chiese dell’Asia e alle società asiatiche. Ormai si vede l’Asia da tutte le parti: in tutte le problematiche, in tutti gli incontri si parla sempre di Asia, di India, di Cina e di altri Paesi, del Medio Oriente. Ma il nostro lavoro era quello di comunicare di più l’Asia all’Occidente per aver un rapporto più fraterno tra le due realtà e per esaltare la missione, l'evangelizzazione dell’Asia. E anche su questo, secondo me, siamo a buon punto, perché le chiese dell’Asia stanno diventando veramente un esempio di missione, di evangelizzazione per tutti”.

    Sull’evangelizzazione ha posto l’accento anche il messaggio inviato dal Papa ai partecipanti e agli organizzatori del convegno. La riflessione del superiore generale del Pontificio Istituto Missioni Estere, padre Ferruccio Brambillasca:

    “Credo che sia un messaggio molto importante soprattutto per noi missionari che siamo un po’ il ponte tra le Chiese di missione e la Chiesa presente qui a Roma. Quindi il Papa ci richiama soprattutto ad essere questo ponte tra queste due chiese che poi formano un’unica chiesa”.

    In questo compito, è fondamentale il ruolo di un’agenzia come "Asia News". Ancora padre Brambillasca:

    “In Giappone ho visto come i vescovi locali, ma anche i cristiani leggano "Asia News". Quindi, "Asia News" è un modo di portare l’evangelizzazione nei posti dove a volte è difficile avere notizie e avere la presenza di mezzi di comunicazione. "Asia News" non è solo un mass media, un mezzo di comunicazione; è anche un modo per evangelizzare, per far conoscere questa Chiesa asiatica”.

    Sulla situazione generale delle tante comunità cattoliche dell’Asia mette l’accento anche mons. Savio Hon Tai Fai, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli:

    “In generale ho visto che in Asia le chiese nascenti sono molto attive, dinamiche e hanno potuto dare testimonianza. Quindi ciò che è importante per l’evangelizzazione è proprio questo: la testimonianza della vita. In questa terra ci sono le pagine d’oro di varie nazioni; non le nomino tutte, ma vedo molta testimonianza nel continente”.

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    Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi: i commenti di Vincenzo De Vivo e Antonio Rostagno

    ◊   Si celebra oggi il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. Il celebre compositore italiano nacque a Roncole di Busseto, in provincia di Parma, il 10 ottobre 1813. Autore di melodrammi che fanno parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il mondo, ha scritto anche musica sacra, tra cui spiccano il Requiem, il Te Deum, l’Ave Maria e lo Stabat Mater. Sull’importanza di questo anniversario Giada Aquilino ha sentito Vincenzo De Vivo, direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli:

    R. – E’ un giorno di grande festa, perché Verdi rappresenta l’identità del popolo italiano, un’identità che si fonda su una cultura che è insieme cultura alta e cultura popolare. E’ una identità che, attraverso la musica, può essere diffusa e comunicata a tutto il mondo. Ed è una speranza per l’Italia, affinché attraverso l’identità culturale musicale il Paese possa ritrovare quel respiro, quella forza, quella capacità di tornare importante nel mondo: per quello che fa, che produce e non soltanto per quello che ricorda di sé.

    D. – Qual è stato il contributo di Verdi alla musica sacra?

    R. – Naturalmente, la Messa da Requiem e i Quattro Pezzi Sacri; ma credo sia importante il rispetto di Verdi per la dimensione spirituale. Noi, al Teatro San Carlo, stiamo seguendo le sue tracce attraverso quello che egli stesso ci ha lasciato in città: dal suo Quartetto, che è un contributo alla musica da camera, a una Preghiera su versi di Boito che volle regalare per un volume scritto per i terremotati di Calabria; dalle sue opere ispirate a Shakespeare a quella Messa da Requiem che il nostro direttore musicale Nicola Luisotti ha diretto a Napoli e dirigerà, tra qualche giorno, a San Francisco con i complessi uniti della San Francisco Opera e del Teatro San Carlo.


    Sull’importanza della musica di Verdi, Sergio Centofanti ha intervistato il prof. Antonio Rostagno, docente di storia della musica all’Università romana La Sapienza:

    R. - L’importanza di Verdi nella storia della musica è molto particolare: lui non si definiva un compositore, ma un uomo di teatro. E con questo abbiamo detto molto per comprendere anche la sua musica. La sua musica è sempre funzionale all’idea di dramma. Senza questo non si capisce nulla di Verdi: quindi come importanza musicale è minore dell’importanza teatrale.

    D. - Se lei dovesse segnalare le opere più importanti di Verdi…

    R. - Dal punto di vista musicale, le più raffinate sono le ultime: quindi dal Don Carlos, il Simon Boccanegra, la seconda versione, fino all’Otello e al Falstaff. Dal punto di vista della rappresentanza sociale, la vera grande prima opera di Verdi, forse non è Il Nabucco, ma è Ernani, il cui protagonista è un fuorilegge, è un proscritto, è un cospiratore e in quel clima naturalmente questa era la figura predominante. L’opera più famosa è certamente Traviata e poiché è stata scritta in meno di un mese, lì veramente c’è tantissimo di tutto il teatro di Verdi.

    D. - Qual è il messaggio che viene dalle opere di Verdi?

    R. - Il messaggio che viene dalle opere della prima parte della vita di Verdi è un messaggio idealizzante, ossia che guarda al futuro, che vuole costruire un mondo e quindi porta in scena delle tragedie perché non succedano nella realtà. Quindi è positiva la visione del suo futuro. Poi subentra un pessimismo, che è sempre più profondo e a partire proprio dal Don Carlos un pessimo sempre più nero, fino ad arrivare quasi - arriverei a dire - un nichilismo nelle ultime opere e soprattutto nell’Otello. Quindi sono due Verdi.

    D. - Come si spiega questa evoluzione?

    R. - Questa evoluzione si spiega con la storia di Italia, perché dopo che l’unità d’Italia era stata fatta, il problema era costruire le strutture morali degli italiani. Ed ecco il pessimismo di Verdi!

    D. - Per quanto riguarda la musica sacra, che cosa ci può dire?

    R. - Tutto il meglio! E’ un argomento enorme e tutto ancora molto da studiare. Le ultime opere di Verdi - le Laudi alla Vergine Maria, sull’ultimo canto del Paradiso di Dante, e il Te Deum e anche lo Stabat Mater - sono ancora dei grandi, enormi capolavori tutti da studiare.

    D. - Che cosa si può dire, quindi, della religiosità di Verdi?

    R. - Verdi tutta la vita, e soprattutto durante gli ultimi anni della maturità, ha cercato, ha cercato con tutte le forze la fede. Se l’ha trovata non lo sappiamo, però ha insegnato un percorso di ricerca.

    D. - Qual è oggi l’attualità della musica di Verdi?

    R. - L’attualità del teatro di Verdi è scottante, bruciante e totale. Della musica di Verdi, ritorno a dire quello già detto prima: la musica è funzionale al teatro, al dramma e al messaggio del dramma. Quindi l’attualità è il messaggio del teatro di Verdi.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Assegnato a Malala il Premio Sakharov per la libertà di pensiero del Parlamento europeo

    ◊   Il Premio Sakharov 2013 per la libertà di pensiero del Parlamento europeo è stato assegnato a Malala Yousafzai, la ragazzina pachistana ferita gravemente un anno fa dai Talebani in un attentato. Malala è "una ragazza eroica" e il premio Sakharov è stato "deciso all'unanimità", ha detto il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz. Il premio sarà consegnato durante la sessione plenaria del Parlamento europeo novembre. "Attivista coraggiosa per l'istruzione - ha detto Schulz - ci ricorda il nostro dovere verso i bambini, in particolare verso le bambine". "Malala - ha commentato il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo Joseph Daul - impersona la lotta per l'istruzione delle ragazze in aree in cui il rispetto per le donne e per i loro diritti fondamentali è completamente ignorato. E' un'icona del coraggio per tutte le adolescenti che osano perseguire le loro aspirazioni e che, come una candela, illumina il percorso fuori dall'oscurità"."E' assurdo - ha fatto eco il capogruppo dell'Alleanza dei socialisti e democratici all'Europarlamento, Hannes Swoboda - che oggi donne e ragazze debbano ancora lottare per l'eguaglianza e l'istruzione. Il premio Sakharov simboleggia l'apprezzamento dei suoi sforzi e dovrebbe ricordare a tutti noi che l'eguaglianza ed il diritto all'istruzione non possono essere dati per scontati". La storia di Malala subisce una drastica svolta il 9 ottobre del 2012, quando, allora quindicenne, viene ferita al collo e alla testa da un talebano dopo che tornava da scuola su un bus. Il mezzo fu fermato, il miliziano salì sul bus e domandò: ''Chi è Malala?''. Nessuno rispose, ma gli sguardi si concentrarono su quella bambina che, da anni, raccontava come una fatwa impedisse alle bambine e alle ragazze di studiare. Insieme a lei furono ferite anche due sue compagne di scuola, Sacia Ramzan e Kainar Riaz, in modo meno grave. Le condizioni di Malala, invece, furono subito giudicate serie. Trasferita in un primo momento nell'ospedale di Peshawar, capoluogo della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, con un elicottero inviato dal premier Raja Pervez Ashraf, l'equipe medica consigliò di trasferirla in un ospedale all'estero ''per salvarla''. Venne scelto l'ospedale Queen Elizabeth di Birmingham, in Gran Bretagna, dove ha subito una delicata ricostruzione del cranio e dal quale venne dimessa solo l'8 febbraio scorso. A marzo è potuta tornare a scuola, la Edgbaston High School di Birmingham. Da allora il suo impegno a favore dell'istruzione femminile ha subito un'accelerazione. Ha scritto un libro, le sue memorie intitolate 'I'm Malala', uscite in occasione del primo anniversario dell'attentato contro di lei. Dura la reazione del movimento dei talebani pakistani, il Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp): “Malala – ha detto all'Afp il portavoce del gruppo, Shahidullah Shahid - non ha fatto nulla per meritare il premio che le hanno assegnato i nemici dell'Islam perché ha abbandonato la religione musulmana ed è diventata laica" e proveremo di nuovo ad ucciderla.

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    Premio Nobel per la Letteratura alla scrittrice canadese Alice Munro

    ◊   Il Premio Nobel per la Letteratura 2013 è stato assegnato alla 82enne scrittrice canadese Alice Munro. Lo ha annunciato l'Accademia Svedese per le Scienze. Nata a Wingham, in Ontario, nel 1931, Alice Munro è autrice di racconti brevi. Ha scritto la sua prima raccolta, “La danza delle ombre felici, nel 1968, vincendo il Governor General's Award, il principale premio letterario canadese. Lo stesso premio le fu consegnato per le successive raccolte, "Chi pensi di essere" del 1978, e "Il percorso dell'amore" del 1986. Nel 1994 è stata nominata membro dell'Ordine dell'Ontario e, nel 2010, Dama dell'Ordine francese delle Arti e delle Lettere. E' stata anche ribattezzata il 'Chekhov' canadese, per lo studio psicologico di personaggi e di ambienti, dominati dall'introspezione e dalla simbologia.

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    Chiesa in Pakistan: fede rafforzata dagli attacchi anticristiani

    ◊   La tragica strage di Peshawar, che secondo le cifre ufficiali, ha fatto 126 morti e 166 feriti, “ha rafforzato la fede dei cristiani in Pakistan. Quell’attacco, fin dentro la chiesa, contro persone innocenti che stavano solo pregando, ha avuto un effetto contrario a quanto si possa pensare: la gente affolla le chiese più di prima, non c’è paura ma la fortissima convinzione che occorre stare più vicini a Cristo, via, verità e vita”: lo dice in un colloquio con l’Agenzia Fides p. Bonnie Mendes, sacerdote pakistano, ex direttore di “Caritas Asia”, oggi collaboratore della Commissione per la Caritas e della Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pachistani. P. Mendes ricorda che, dopo la strage di Peshawar “i cristiani hanno vissuto giorni di lutto e hanno protestato vivacemente in tutto il paese. Hanno anche pregato in maniera ecumenica, con la presenza di altre organizzazioni della società civile e di molti leader musulmani”. “La fede – spiega p. Mendes – si é rafforzata molto. I cristiani hanno perdonato i massacratori e il messaggio del Papa è stato molto prezioso: lo abbiamo sentito vicino a noi come non mai. Anche nell’ultima udienza generale, Papa Francesco ha chiesto di rafforzare la fraternità con i musulmani: questo appello interpella molto noi cristiani pachistani, che viviamo immersi in una realtà musulmana”. Il sacerdote si oppone a una visione “persecuzionista” e afferma: “Come cristiani non siamo oggi nel mirino più che in passato. Il terrorismo colpisce tutti: gli sciiti, l’esercito, gli ahmadi, la polizia, intellettuali musulmani moderati. No c’è persecuzione: il terrorismo è una sfida per l’intero paese”. “I talebani pachistani hanno una loro agenda, non vogliono la democrazia e vogliono imporre la legge islamica”, prosegue. Ma, pur in questa situazione i cristiani in Pakistan “appoggiano gli sforzi del governo per avviare negoziati con i talebani pachistani” spiega p. Mendes. “Nonostante il recente attacco, rivendicato da gruppi talebani, non c’è alternativa: ogni sforzo di dialogo è benvenuto”, e rappresenta “un atto di coraggio per il bene del paese”, che ha forte bisogno di “disinnescare il terrorismo e ritrovare armonia interna, base per il benessere economico e sociale”. “Non ci sono altre opzioni se non il negoziato. Un compromesso resta difficile, è una strada tortuosa, ma bisogna percorrerla, accanto al pieno rispetto dello stato di diritto”, conclude.

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    All'Europarlamento in primo piano sicurezza delle frontiere e violenze contro i cristiani

    ◊   Diritti umani nel mondo, violenze contro i cristiani, sicurezza delle frontiere, temi economici: sono fra gli argomenti in agenda in queste ore all’Europarlamento. L’emiciclo - ricorda l’Agenzia Sir - si è occupato ieri della situazione dei rom nel Continente e l’aula, assieme alla commissaria alla Giustizia, Viviane Reding, ha denunciato le “ancora numerose discriminazioni di cui sono oggetti i rom in quasi tutti gli Stati in cui sono presenti”. Presi in esame anche il “crescente estremismo di destra” e “xenofobia e omofobia che caratterizzano la Russia”. Intanto è stato deciso che Eurosur, il sistema europeo per la sorveglianza delle frontiere, entrerà in attività il 2 dicembre. A confermarlo è stato Michele Cercone, portavoce della commissaria Ue per gli Affari interni Cecilia Malmstrom, dopo il via libera del Parlamento europeo. L'obiettivo di questo nuovo sistema di sorveglianza è quello di migliorare la sicurezza interna, grazie a strumenti tecnologici e nuove infrastrutture, ma soprattutto attraverso la condivisione delle informazioni tra gli Stati Ue e la collaborazione che si cercherà di avviare con gli altri Paesi, in particolare quelli dell'Africa settentrionale. A breve, gli eurodeputati dovrebbero giungere pure a una risoluzione comune di denuncia per le più recenti violenze e persecuzioni contro i cristiani nel mondo, con particolare riferimento ai casi della Siria, del Pakistan e dell’Iran. (G.A.)

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    Colombia: sei sacerdoti ‘espulsi’ da zone controllate dai guerriglieri

    ◊   In Colombia, il vescovo della diocesi di Mocoa-Sibundoy, mons. Luis Alberto Parra Mora, ha denunciato ad una radio che i guerriglieri locali hanno ‘espulso’ alcuni dei suoi sacerdoti dalle zone rurali del basso Putumayo, in particolare quelli che lavoravano a Puerto Guzmán e Puerto Leguizamo, avvertendo che gli unici che possono frequentare l’area sono i guerriglieri stessi. Secondo la nota inviata all’Agenzia Fides da Radio Caracol, sono ormai sei i sacerdoti che hanno dovuto lasciare la regione in queste ultime settimane; i guerriglieri consentono la loro presenza solo nella parte urbana della zona. Mons. Parra Mora ha invitato il governo dipartimentale e le forze di sicurezza ad adottare le misure necessarie per consentire ai sacerdoti di continuare la loro missione pastorale. (G.A.)

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    Panama: chiesta la mediazione della Chiesa nei contrasti tra governo e medici in sciopero

    ◊   È stato invocato anche l’intervento della Chiesa cattolica a Panama per mediare nella contrapposizione tra il governo e gli oltre 5 mila medici locali, in sciopero da due settimane per l'abrogazione della legge n.69, che autorizza l'assunzione di medici stranieri. Come riferisce l’Agenzia Fides, a chiedere l’intervento della Chiesa nel dibattito è stato il Partito Rivoluzionario Democratico: “Oggi - ha detto il candidato alla presidenza e segretario generale del partito, Juan Carlos Navarro, contrario alla normativa - vogliamo chiedere all'arcivescovo (di Panama), mons. José Domingo Ulloa, e alla Chiesa di offrirsi come mediatori tra le associazioni mediche e il governo, per mettere fine allo sciopero dei medici che colpisce centinaia di migliaia di panamensi”. La Commissione medica nazionale per il negoziato, che ha organizzato la mobilitazione, chiede di parlare direttamente con il presidente Ricardo Martinelli per trovare una soluzione al problema: teme infatti che, con questa legge, si voglia privatizzare gradualmente il servizio sanitario e si metta in pericolo la stabilità lavorativa del settore. Secondo l'ultimo rapporto del ministero della Sanità panamense, il governo ha già allo studio il curriculum di 22 medici provenienti da Spagna, Cuba e Repubblica Dominicana da impiegare in zone interne del Paese. Nel frattempo, però, circa 18.000 panamensi non hanno potuto effettuare alcuna visita medica. (G.A.)

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    Plenaria dell'episcopato polacco: conclusi i lavori

    ◊   L’episcopato polacco riunito a Varsavia l’8 e il 9 ottobre per la plenaria esprime “grande riconoscenza” per la prossima canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e preannuncia “varie iniziative pastorali volte a risvegliare l’anelito alla santità di tutti i credenti”. I vescovi – riferisce il Sir - ricordano anche altre importanti date del 2014: la visita ad Limina ai primi di febbraio e la consegna della croce della Gmg ai giovani polacchi che avverrà a Roma la Domenica delle Palme (13 aprile). Il cardinale Stanislaw Dziwisz, al termine della plenaria, ha anticipato che il principale incontro con il Papa per la XXXI Gmg prevista l’ultima settimana di luglio 2016, si svolgerà sulla spianata di Blonie a Cracovia, città “dove è facile arrivare a piedi dappertutto”. L’episcopato ha approvato, inoltre, le linee guida in relazione alle accuse di pedofilia rivolte ai religiosi. Oltre a ciò, in un documento apposito, i vescovi hanno reso nota la loro posizione riguardo alla necessità di proteggere i bambini e i giovani. Il comunicato finale della plenaria, riferendosi “all’attuale campagna mediatica”, denuncia però l’utilizzo delle vicende “di alcuni presbiteri per stigmatizzare l’intero ambiente ecclesiale”, e deplora “l’omessa verità sul sacrificio di migliaia di sacerdoti che svolgono l’opera pastorale con grande sollecitudine per la fede dei polacchi e il bene della nazione”.

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    All’Università Jagellonica, una Conferenza sul Pontificato di Giovanni Paolo II

    ◊   Si terrà domani e sabato all'Università Jagellonica di Cracovia la Conferenza ''La Santa Sede sulla scena internazionale durante il pontificato di Giovanni Paolo II - 1978-2005''. A pochi mesi dalla canonizzazione del Beato Giovanni Paolo II, il prossimo 27 aprile, ad organizzare l’evento sono la Facoltà di Studi internazionali e politici del medesimo ateneo, l’Istituto per il Dialogo interculturale ''Giovanni Paolo II'' di Cracovia, la Fondazione internazionale ''Giovanni Paolo II'' per il Magistero sociale della Chiesa di San Marino, in collaborazione con la Fondazione ''Europa Civiltà'' di Milano e le Poste polacche. L’appuntamento è sotto l'alto patronato del cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo metropolita di Cracovia, col patrocinio – tra gli altri - del ministero degli Esteri polacco. Presentare il messaggio, la dottrina, i valori universali e le azioni intraprese dalla Sede Apostolica sulla scena internazionale durante il pontificato di Giovanni Paolo II e l'influsso esercitato da tali azioni sulla situazione generale dominante in Europa e nel mondo negli anni 1978-2005 sono gli obiettivi della Conferenza. (G.A.)

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    Giornata della salute mentale: card. Scola, offrire contesti di speranza

    ◊   “Accompagnare persone che soffrono chiede speranza da una parte e fortezza dall’altra, due virtù più che mai necessarie in un tempo di travaglio come quello che stiamo vivendo”. Con queste parole, dedicate a coloro che ogni giorno assistono e vivono le difficoltà di quanti sono affetti da disturbi psichici, il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha ricordato la 21.ma Giornata mondiale della salute mentale, che ricorre oggi. “La capacità di fronteggiare le difficoltà non è una qualità acquisita una volta per tutte, ma varia a seconda delle circostanze e del contesto”. “E a questa capacità – aggiunge il porporato le cui parole sono state riprese dall’agenzia Sir - si può essere educati: fortezza e speranza maturano nella vita degli uomini all’interno di un preciso ambito comunitario ed ecclesiale”. In tale percorso educativo “questa rete amicale e sociale può aiutare la famiglia incoraggiandola ad orientare meglio la sua attenzione non tanto su presunti deficit o carenze, ma sulle risorse e le potenzialità in campo”. La comunità dovrebbe offrire - osserva il cardinale Scola - “un contesto di speranza, di legami sociali così che la persona non resti vittima degli eventi, ma si attivi per viverli da protagonista”. Il porporato ha inoltre ricordato l’impegno delle comunità civili ed ecclesiali, “che hanno la responsabilità nel favorire questo processo nelle famiglie delle persone con malattia mentale” e chiedendosi se sono “capaci di incoraggiare e rassicurare, offrire ascolto a chi è in difficoltà così da aiutare a recuperare e mantenere la speranza da una parte e la fortezza dall’altra?”. L’arcivesco di Milano ha quindi rivolto un pensiero a quanti, di fronte al proprio disagio hanno reagito, “avviando così un processo di guarigione, la costruzione di un percorso di vita positivo che, in un circolo virtuoso, ha favorito poi una maggiore forza personale, più stima in sé, una più sviluppata spiritualità, un maggiore apprezzamento della vita”. “Queste persone, e le loro famiglie”, ha aggiunto il cardinale, “hanno avuto fiducia nel Padre celeste che ci rende capaci di affrontare i problemi con la convinzione di non essere in balia degli eventi”. Hanno accettato, pur con fatica, i cambiamenti cercando di viverli più come occasione di crescita che come difficoltà da evitare. “Hanno imparato a vedere gli aspetti positivi della vita”. Di qui l’augurio: “Sappiano i genitori dedicare tempo ai propri figli per dare loro una base sicura da cui ripartire per reagire di fronte alle avversità, una speranza di vita a cui riferirsi nei momenti di crisi per coglierli come opportunità di crescita”. “Anche alla presenza di una malattia mentale possano la speranza e la fortezza alimentare coraggio ed entusiasmo per perseverare con costanza in ciò che si è cominciato con fiducia”. (C.S.)

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    Missione e nuova evangelizzazione nel nuovo programma della Gregoriana

    ◊   Come formarsi, da cristiani, alla missione e alla nuova evangelizzazione affrontando, nel concreto, i problemi e le sfide di un mondo e di una Chiesa che cambiano? Ad offrire una risposta a tale importante interrogativo è il nuovo programma, destinato a sacerdoti, laici e religiosi, inaugurato a Roma dalla Pontificia università gregoriana. Secondo quanto riferito all’agenzia Misna dalla direttrice del dipartimento di Missiologia della Gregoriana, Ilaria Morali, “il programma è stato ristrutturato in modo radicale, attraverso la creazione dell’indirizzo della nuova evangelizzazione e la ripresa della formazione missionaria in una chiave di maggiore apertura”. In una prospettiva che sia “il meno astratta possibile e consenta di toccare i problemi concreti”. A garantire la qualità dell’offerta formativa sono certamente gli 80 anni di storia ed esperienza della Facoltà di Missiologia dell’università, impegnata a guardare non solo all’oggi ma anche al domani. “Attraverso un lavoro di squadra che coinvolge ogni giorno sacerdoti, religiosi e laici – aggiunge la direttrice del dipartimento di Missiologia – il nuovo programma risponde a richieste che arrivano dall’Europa, dall’Asia, dall’Africa e dalle Americhe anche sulla spinta del nuovo magistero di Papa Francesco”. L’anno accademico, cominciato questa settimana, si concluderà con il conseguimento di master e dottorati e con l’assegnazione di licenze. “Un aspetto importante per il mondo italiano – sottolinea infine Ilaria Morali – è ad esempio che la licenza in missiologia è riconosciuta anche ai fini dell’insegnamento della religione nella scuola”. Il respiro dei corsi di formazione alla missione e alla nuova evangelizzazione è internazionale. Le lezioni sono frequentate da studenti giunti dalla Russia e dal Brasile, dal Togo e dalla Namibia, dal Messico e dall’India, dalla Georgia e dalla Romania. (C.S.)

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    Internet: aumentano gli over 65 in rete

    ◊   Gli over 65 conquistano la rete aumentando del 10% rispetto a sette anni fa gli accessi a Internet, ma non sembrano attratti dalle chat, i blog e i social network adorati dai più giovani. A rivelarlo è uno studio condotto dall’Osservatorio Ipsos per Cna, secondo il quale solo il 21% dei pensionati internauti ha finora mostrato interesse per la comunicazione attraverso messaggistica istantanea e le community di Facebook e Twitter. Lo scambio di opinioni su temi di interesse politico e sociale sembra essere l’obiettivo degli utenti più in là con gli anni che accedono al web, ma solo il 17% è disposto a condividere contenuti personali. Sulla scia di tali dati e ispirato allo scambio di competenze possibile tra gli anziani, esperti piuttosto nei mestieri artigiani tradizionali e i giovani, invece competenti nelle nuove tecnologie, è nato il progetto Interage, presentato oggi a Tivoli su iniziativa di Cna Pensionati, Fondazione Mondo Digitale e Google. Circa 300 studenti di nove scuole italiane di Piemonte, Lazio e Campania, insieme a 150 anziani iscritti al Cna Pensionati verranno coinvolti in attività comuni, che permetteranno ai primi di trasmettere il proprio sapere informatico ai secondi che invece aiuteranno i ragazzi a scoprire il made in Italy e le eccellenze artigiane del nostro Paese. "Internet rappresenta una grande opportunità per chi si affaccia nel mondo del lavoro”, ha osservato Laura Bononcini, Public policy & Government Relations manager di Google Italy, “ma anche per tutti coloro che, al termine della propria esperienza professionale, vogliono poterlo utilizzare nella loro vita quotidiana. Il progetto Interage è un ottimo passo in questa direzione". (C.S.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 283

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