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Sommario del 06/10/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Francesco all'Angelus: preghiera silenziosa per le vittime di Lampedusa: “lasciamo piangere il nostro cuore”
  • Mons. Bassetti: Umbria più sorridente dopo viaggio del Papa ad Asissi
  • "Fare passi definitivi" e dire no a "cultura del provvisorio" si può. Testimonianza di una coppia umbra
  • Il Papa: la pace di San Francesco non è un sentimento sdolcinato. Commento dello storico Franco Cardini
  • Immediatezzza, assiduità, semplicità: Francesco, personaggio dell'anno su Twitter
  • Oggi in Primo Piano

  • Supplica alla Madonna di Pompei. Mons. Caputo: Rosario unisce fede e carità
  • Lampedusa: Francia chiede vertice europeo. Christopher Hein: richiesta d'asilo fuori da confini europei
  • Vescovi europei chiedono rispetto libertà religiosa, in chiusura Assemblea a Bratislava
  • 10 piazze x 10 comandamenti: Firenze ultimo appuntamento. Bilancio di Salvatore Martinez
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • “Shutdown” Usa: voto bipartisan su stipendi, ma soluzione lontana
  • Siria: al via smatellamento arsenale chimico di Assad
  • Nuova ondata di attentati in Iraq, decine i morti
  • Raid antiterrorismo degli Stati Uniti in Africa, preso leader qaedista
  • Lutto nel mondo del Cinema per la scomparsa a Roma del regista Carlo Lizzani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Francesco all'Angelus: preghiera silenziosa per le vittime di Lampedusa: “lasciamo piangere il nostro cuore”

    ◊   Papa Francesco all’Angelus, rientrato da Assisi, chiede alla folla di fedeli in piazza san Pietro di unirsi a lui in una “preghiera silenziosa” per le vittime del mare a Lampedusa. Ricorda poi che basta avere una fede piccola come un granello di senape “ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili.” Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Vorrei ricordare assieme a voi le persone che hanno perso la vita a Lampedusa, giovedì scorso. Preghiamo tutti in silenzio per questi fratelli e sorelle nostri: donne, uomini, bambini… Lasciamo piangere il nostro cuore. Preghiamo in silenzio”.

    Francesco ha voluto anche condividere la gioia per la giornata vissuta venerdì ad Assisi

    “Pensate che era la prima volta che mi recavo ad Assisi ed è stato un grande dono fare questo pellegrinaggio proprio nella festa di san Francesco. Ringrazio il popolo di Assisi per la calda accoglienza: grazie tante!”.

    Poi ispirato dal Vangelo domenicale, nell’Anno delle fede, ha rivolto un’invocazione particolare:

    “Anche noi come gli apostoli diciamo al Signore Gesù: “Accresci in noi la fede!”. Sì, Signore, la nostra fede è piccola, la nostra fede è debole, fragile, ma te la offriamo così com’è, perché Tu la faccia crescere. Ripetiamo tutti insieme: Signore, accresci in noi la fede!. Signore, accresci in noi la fede!. Signore, accresci in noi la fede! Che ce la faccia crescere".

    E la risposta del Signore è che basta avere una “fede quanto un granello di senape”, “cosi, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili, impensabili”.

    “Ed è vero! Tutti conosciamo persone semplici, umili, ma con una fede fortissima, che davvero spostano le montagne! Pensiamo a certe mamme e papà che affrontano situazioni molto pesanti; o a certi malati, anche gravissimi, che trasmettono serenità a chi li va a trovare".

    Persone – ha osservato il Papa – che “proprio per la loro fede, non si vantano di ciò che fanno”. Ha ricordato quindi Francesco il mese di ottobre dedicato alle missioni:

    “... pensiamo a tanti missionari, uomini e donne, che per portare il Vangelo hanno superato ostacoli di ogni tipo, hanno dato veramente la vita ..".

    E questo: “ci riguarda tutti":

    “ognuno di noi, nella propria vita di ogni giorno, può dare testimonianza a Cristo, con la forza di Dio, la forza della fede. La fede piccolissima che noi abbiamo, ma che è forte: con quella forza, dare testimonianza di Gesù Cristo. Essere cristiani con la vita! Con la nostra testimonianza".

    E come attingiamo questa forza?

    “La attingiamo da Dio nella preghiera. La preghiera è il respiro della fede: in un rapporto di fiducia, in un rapporto di amore, non può mancare il dialogo, e la preghiera è il dialogo dell’anima con Dio”.

    Ottobre anche il mese del Rosario. Il Papa ha richiamato in questa prima domenica la tradizionale Supplica alla Madonna di Pompei, Beata Vergine del Santo Rosario.

    “Ci uniamo spiritualmente a questo atto di fiducia nella nostra Madre, e riceviamo dalle sue mani la corona del Rosario: il Rosario è una scuola di preghiera, il Rosario è una scuola di fede!”.

    Dopo la recita dell’Angelus Francesco ha reso omaggio a Rolando Rivi, il giovanissimo seminarista, ucciso - nel 1945 a causa della sua fede - a soli 14 anni, beatificato ieri a Modena. “Colpevole solo di indossare – ha sottolineato il Papa - la veste talare in quel periodo di violenza scatenata contro il clero, che alzava la voce a condannare in nome di Dio gli eccidi dell’immediato dopoguerra “

    “Ma la fede in Gesù vince lo spirito del mondo! Rendiamo grazie a Dio per questo giovane martire, eroico testimone del Vangelo. E quanti giovani di 14 anni, oggi, hanno davanti agli occhi questo esempio: un giovane coraggioso, che sapeva dove doveva andare, conosceva l’amore di Gesù nel suo cuore e ha dato la vita per Lui. Un bell’esempio per i giovani …”.

    Tanti i saluti in piazza, e un pensiero speciale alla comunità peruviana di Roma che ha portato in processione la sacra immagine del Señor de los Milagros.

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    Mons. Bassetti: Umbria più sorridente dopo viaggio del Papa ad Asissi

    ◊   L'eco del viaggio di Papa Francesco ad Assisi si amplia nei suoi signficati più profondi. E tra gli incontri più toccanti sono stati quelli con i più deboli e indifesi, i disabili. Parole e gesti che rimandano al Vangelo, come sottolinea mons. Gaultiero Bassetti, arcivescvo di Perugia-Città delle Pieve, al microfono di Federico Piana:

    R. – Lui ha detto: “Grazie a voi, io ho incontrato Cristo”, perché nella sua concezione – che ripete spesso – i malati, i disabili sono la carne di Dio. Sono significative le parole della mamma che ha fatto abbracciare al Papa il figlio e poi gli ha detto: “Padre Santo, grazie per questo bacio che ha dato a mio figlio disabile”, e il Papa ha risposto: “Signora, io ringrazio lei, perché oggi, attraverso suo figlio, mi sono sentito abbracciato da Dio”.

    D. – C’è chi ha detto che dopo questa visita l’Umbria non sarà più la stessa, e anche i Francescani non saranno più gli stessi....

    R. – Proprio riportando le parole dalle fonti francescane, quando il Celano racconta: “L’Umbria si trovava in un momento di oppressione, gli animi erano tristi, gli uomini si stavano dando al vizio … e all’improvviso, apparve questa luce”. Ora, io direi che il Santo Padre non ha preso il nome di Francesco così, per una simpatia nei riguardi di Francesco; ma quel nome per lui è un impegno di vita. E ci ha riproposto la sostanza del messaggio di Francesco. Per cui poi, come finiva di commentare il Celano, “dopo Francesco la regione divenne più ridente e i rapporti tra gli uomini erano cambiati”. La nostra regione diventerà più sorridente. Dopo questo passaggio del Santo Padre, l’Umbria non potrà più essere quello che era.

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    "Fare passi definitivi" e dire no a "cultura del provvisorio" si può. Testimonianza di una coppia umbra

    ◊   "In una società che privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia, non abbiate paura di fare passi definitivi come il matrimonio". Le parole rivolte dal Papa ai giovani ad Assisi sono state accolte con grande entusiasmo. Il Pontefice ha messo in guardia dalla cultura del provvisorio indicando l’esempio delle passate generazioni che pur in tempi difficili non hanno avuto paura di dire “sì” a Dio nel matrimonio. Al microfono di Paolo Ondarza la testimonianza di Mirella e Fabio Nucciarelli, 4 figli, sposati da 10 anni:

    R. – (marito) Quando ci siamo conosciuti, non ci siamo sposati ma siamo andati a convivere, perché eravamo impreparati. Abbiamo convissuto per circa 7-8 anni. Abbiamo messo al mondo anche due bambine … Ma ci sentivamo una coppia incompleta …

    D. – Cioè, da una parte la paura di fare il passo definitivo, dall’altra il desiderio di un qualcosa di più …

    R. – (moglie) Per noi, il desiderio di stare insieme con la persona che amavamo per tutta la vita è stato maggiore e più forte. Durante il matrimonio abbiamo avuto anche un momento di forte crisi, in cui abbiamo detto: “Buttiamo via tutto!”. Però, poi, il sacramento del matrimonio era così importante che abbiamo voluto credere di riuscire: con l’aiuto di Dio, sicuramente; e poi, con la grande fortuna di aver conosciuto un sacerdote, don Carlo e la Casa della Tenerezza da lui fondata per accompagnare le coppie sposate …

    D. – Proprio ieri, il Papa ha lodato tutte quegli esempi di corsi per fidanzati, percorsi per coppie che sono un validissimo strumento per accompagnare i giovani, aiutarli appunto a confermare quella scelta definitiva fatta nel giorno del loro matrimonio …

    R. – (marito) … perché da soli, in un momento di crisi, è quasi impossibile riuscire a tirar fuori tutto e ricominciare …

    R. – (moglie) Per noi è stato veramente molto, molto importante questo incontro, e adesso facciamo parte della Casa della Tenerezza: cerchiamo di aiutare le coppie in difficoltà a superare la crisi perché io dico sempre: se ci siamo riusciti noi, mio marito ed io, ci possono riuscire tutti! Come diceva ieri il Papa c’è tanta gente che prima di noi ha vissuto difficoltà ancora più gravi delle nostre! Penso a mia madre, penso a mio padre, a quello che hanno sofferto loro … i miei nonni non avevano neanche di che mangiare, però era così importante per loro stare insieme, l’essere uniti, uniti nell’amore a Dio! Le difficoltà che avevano erano veramente oggettive: il non avere il pane, alcune volte …

    D. – E’ la certezza del matrimonio vissuto, come sacramento, che rende sicuri e vince la paura …

    R. – (moglie) E’ l’affidarsi, è anche l’affidarsi: oggi non ci si affida più a Dio. Si conta solo sulle proprie forze. E invece, per noi il cambiamento è stato veramente radicale quando ci siamo affidati. Certo, continuiamo a lavorare, abbiamo le difficoltà, qualche volta non arriviamo a fine mese, però questo non toglie che siamo insieme, che non siamo soli: c’è l’amore di Dio che è con noi …

    R. – (marito) Questa potrebbe essere una testimonianza forte: il fatto che nel dopoguerra, nonostante tutte le difficoltà, le famiglie siano rimaste unite. Probabilmente non ci saremmo stati neanche noi come sposi perché non ci avrebbero trasmesso il valore della famiglia, dell’andare avanti. Parlando della cultura del provvisorio le faccio un esempio: pensi che quando le nostre figlie facevano la prima elementare, nella classe c’era solo una coppia di genitori separati; arrivati in quinta elementare, erano 10. Uno pensa che sia più semplice stare divisi, ma divisi le difficoltà si triplicano, senza considerare che la società non ti aiuta per niente nel far crescere i figli …

    D. – Se la crisi economica chiama le istituzioni ad una maggiore responsabilità verso la famiglia, la tutela della famiglia – o, per lo meno, dovrebbe essere così – la crisi economica non può costituire tuttavia un motivo di scoraggiamento per quelle coppie che desiderano sposarsi …

    R. – (moglie) Assolutamente no: mia madre non ha fatto la festa, non ha comprato il vestito da sposa, ma si sono sposati lo stesso. Era importante per loro sposarsi, era importante per loro il matrimonio, era importante per loro la famiglia … e soprattutto sentirsi uniti con Cristo. Nonostante la crisi economica, ci si può sposare lo stesso! Io credo che si debba superare questa fase: se non hai la bomboniera, non succede niente! Bisogna invece, capire qual è l’importanza del matrimonio: quella di essere uniti in Cristo.

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    Il Papa: la pace di San Francesco non è un sentimento sdolcinato. Commento dello storico Franco Cardini

    ◊   Durante la sua intensa visita ad Assisi il Papa ha tenuto a definire i tratti distintivi di san Francesco, la cui figura è stata spesso soggetta ad interpretazioni lontane dalla realtà. “La pace francescana – ha detto – non è un sentimento sdolcinato e neppure una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo. La pace di san Francesco è quella di Cristo”. Il Pontefice ha invitato tutti a spogliarsi, sulle orme del Poverello, dalla “mondanità spirituale”. Paolo Ondarza ne ha parlato con lo storico Franco Cardini autore del libro “Francesco d’Assisi”:

    R. – Il San Francesco che, purtroppo, circola, è un 'santino': il suo è un pacifismo sterile, è un pacifismo senza forza. Francesco invece si oppose con forza al suo tempo e il suo tempo è l’alba della modernità. Anche nella sua Assisi, nella sua Italia stava nascendo la grande rivoluzione moderna: la rivoluzione che mette al primo posto la ricchezza. Quella povertà che Francesco abbraccia, non è soltanto la rinuncia ai beni materiali: è la povertà nei senso della rinuncia alla volontà di potenza, che invece nel nostro Occidente è andata proprio crescendo! Quello che sta dicendo Francesco – Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio – è che ormai bisogna rendersi conto che la via dell’individualismo, la via del materialismo, la via dell’usura, delle truffe finanziarie, la via di questo mondo sta finendo! I morti di Lampedusa sono quelli che pesano in questo discorso: questa gente, a Lampedusa, è morta proprio per mano di quelli che Papa Francesco aveva denunciato con chiarezza l’8 luglio in visita sull’isola: i figli di Caino! E i figli di Caino siamo tutti noi nella misura in cui non comprendiamo che questa è una battaglia epocale, che coinvolge l’intera umanità …

    D. – I tanti luoghi comuni che gravitano attorno alla figura di San Francesco, ieri sono stati messi a tacere – potremmo dire – quando anche il Papa ha detto: “La pace francescana non è un sentimento sdolcinato e neppure una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo …” …

    R. – Ci voleva un gesuita per dire cose così chiare, così semplici, così evidenti – non ovvie, eh? Tutt’altro che ovvie: l’ovvietà sta tutta dall’altra parte, sta tutta in questo compiacimento nel descrivere un Francesco che tanto non da noia a nessuno, è un poveretto che parla con gli uccellini, con il lupo, con il sultano – cose quasi fiabesche, no? Benedetto XVI queste cose le aveva spiegate perfettamente in termini teologici; Bergoglio è un uomo di combattimento ed è un uomo che, provvidenzialmente, è venuto nel momento in cui la Chiesa si deve schierare in prima linea.

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    Immediatezzza, assiduità, semplicità: Francesco, personaggio dell'anno su Twitter

    ◊   Immediatezza, assiduità, determinazione nelle parole: sono alcune delle caratteristiche che fanno dell’account Twitter di Papa Francesco uno dei più seguiti al mondo, nonché un potente strumento di dialogo ed evangelizzazione. Vicino ai 10 milioni di follower, il Pontefice si è anche aggiudicato di recente l’Oscar del web, come Personaggio dell’anno al Blogfest 2013, sbaragliando la concorrenza di star di Internet. Di questo Cecilia Seppia ha parlato con don Gabriele Mangiarotti, responsabile di CulturaCattolica.it, che ha curato la prefazione del volume “I messaggi del Papa su Twitter” edito dalla Libreria editrice vaticana.

    R. - Credo che quello che convinca dell'account del Papa sia proprio l’essenzialità con cui richiama alle cose fondamentali. Francesco in questo caso, con questo strumento, riesce a dire parole essenziali che sono a volte affascinanti altre commoventi. Soprattutto, sono parole che chiedono di essere "rilanciate"; infatti la cosa impressionante è che i tweet del Papa sono continuamente rilanciati. E' di questo che l’uomo ha bisogno: di questo annuncio, di questa testimonianza e verità; le cose effimere all’uomo non servono. Mi sembra che in questo modo Papa Francesco dia alla Rete quel volto umano che ogni strumento creato dall’uomo dovrebbe avere, soprattutto per comunicare.

    D. – D’altra parte, come ha detto anche il Papa al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, nell’era digitale la Chiesa deve imparare a “mettersi in cammino con tutti, per favorire l’incontro dell’uomo con Cristo”. Twitter è un veicolo eccezionale in questo senso, anche per l’evangelizzazione e questo Francesco sembra averlo capito molto bene...

    R. – Certo, in questo senso Papa Francesco risponde proprio a quel grido che fece Giovanni Paolo II (Messaggio per la 36° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 2002) quando – parlando proprio del mondo di Internet – disse: “Da questa galassia di immagini emergerà il volto di Cristo, perché solo quando si vedrà il Suo volto, e si udirà la Sua voce il mondo conoscerà la buona notizia della nostra redenzione”, e continua dicendo “Questo è il fine dell’evangelizzazione che farà di Internet uno spazio umano autentico”.

    D. – Talmente importante questa presenza del Papa su Twitter - che tra l’altro è vicino ai 10 milioni di follower – che la Lev ha deciso di dedicargli un volume raccogliendo alcuni dei suoi tweet. Parliamo di questo volume, del perché è nato...

    R. – E’ nato proprio da questo desiderio di rendere accessibile questa modalità di incontro con l’uomo usata dal Papa. Tra l’altro questo libro ha anche immagini bellissime – fotografie di Giovanni Chiaromonte – frammenti di verità, di vita e di bellezza che fanno emergere una profondità ed una bellezza ancora più grande.

    D. – Il Papa lancia tweet ed ogni giorno ci sono milioni di "menzioni" che arrivano al suo account. Follower, gente che lo segue e che gli chiede preghiere, o che risponde all’appello che il Papa può aver lanciato attraverso quel tweet. Questo è anche un modo per avvicinare la Chiesa e quindi il Papa alla sua gente, al suo popolo...

    R. – Certo è sicuramente un aspetto interessante. Dico sempre che la Rete non può rimanere soltanto virtuale, deve diventare una rete reale, che dia la possibilità di un incontro. Del resto questa mi sembra che sia una caratteristica del Papa: quella di non lanciare soltanto messaggi ma di incontrare anche le persone. Questo si vede nelle visite pastorali; alla Gmg di Rio de Janeiro; quando celebra le udienze perché la gente pone continuamente domande, o fa osservazioni insieme ad atti di gratitudine, che certamente sono segno di questo diventare relazione...

    D. – Abbiamo detto “immediatezza, assiduità, semplicità” ma anche “determinazione nelle parole”. È un linguaggio assolutamente innovativo. Tanto per citare alcuni dei suoi tweet contenuti in questo volume: “Dio non è uno spray". "Non siamo cristiani all’acqua di rose”. Lei don Gabriele dice che Papa Francesco si muove in questo mondo come “un pesce nell’acqua”...

    R. – Sì. La cosa impressionante – ma questa è per certi aspetti la caratteristica di Twitter ed il Papa mi sembra aver colto bene questa cosa – è che quando bisogna attenersi ai 140 caratteri disponibili non si può dire l’ovvio, il banale; si deve cercare l’essenziale. Mi sembra che questi tweet del Papa abbiano la forza di centrare l’essenziale.

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    Oggi in Primo Piano



    Supplica alla Madonna di Pompei. Mons. Caputo: Rosario unisce fede e carità

    ◊   Oggi a Pompei, la tradizionale Supplica alla Madonna del Rosario. La preghiera, rivolta alla Vergine - l’8 maggio e la prima domenica d’ottobre – è stata composta nel 1883 dal Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario, dopo la pubblicazione dell’Enciclica “Supremi apostolatus officio” di Leone XIII, che di fronte ai mali della società, additava come rimedio la recita del Rosario. Quest’anno la preghiera è stata guidata da mons. Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, che ha anche presieduto la Messa dedicata alla Vergine del Rosario. Tiziana Campisi ha intervistato mons. Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei:

    R. - In questo giorno solenne della Supplica i fedeli sono invitati, in modo speciale, a rispecchiarsi in Maria, Colei che è beata perché ha creduto e grazie alla sua fede ha accolto nel suo grembo il Verbo di Dio per donarlo al mondo. Alla scuola della Vergine Maria i fedeli imparano ad ascoltare con fede la parola di Dio, a contemplarla nei Misteri del Santo Rosario e a trasformarla in carità ardente verso i più deboli. Quest’anno, poi, la Supplica cade il giorno successivo alla memoria liturgia del Beato Bartolo Longo, che è il 5 ottobre. Ieri, infatti, abbiamo celebrato la festa del nostro fondatore, con l’inaugurazione della cappella a lui dedicata - dopo i lavori di abbellimento e di adeguamento liturgico e funzionale - al mattino e la processione con le sue spoglie alla sera. Dobbiamo sempre ricordare che senza il Beato Bartolo Longo non esisterebbe questo Santuario.

    D. - Quale messaggio vuol far giungere quest’anno dal Santuario della Madonna di Pompei?

    R. - Mi piacerebbe che chi ci ascolta, si sentisse sollecitato ad accrescere la propria fede con la preghiera e con le opere. Quindi pregare, magari proprio il Santo Rosario più spesso, con più fervore ed intensità, e ricordarsi degli ultimi, andando incontro spiritualmente e materialmente alle periferie del mondo, come ci esorta Papa Francesco. Qui a Pompei, da sempre, uniamo fede e carità, propagando il Rosario ed accogliendo i figli delle nuove povertà. Quest’anno abbiamo accolto, ad esempio, 50 ragazzi che vengono da famiglie in cui l’uno o l’altro genitore è in carcere. Con l’aiuto di tutti speriamo di continuare a farlo, finché ce ne sarà bisogno.

    D. - Lei guiderà, il prossimo fine settimana, un pellegrinaggio a Roma. Con quale spirito i fedeli di Pompei si preparano a viverlo?

    R. - Come Santuario abbiamo aderito alla Giornata Mariana del 12 ottobre, giornata dal titolo “Beata perché hai creduto!”, promossa dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione in occasione dell’Anno della Fede. Da Pompei, assieme a me, ai parroci, alle religiose, ai religiosi, partiranno circa mille persone. Certamente per tutti sarà un momento di crescita e di comunione.

    D. - Come sono stati vissuti a Pompei i primi sei mesi di Pontificato di Papa Francesco?

    R. - Papa Francesco è un vero dono di Dio alla Chiesa e all’umanità. Le parole e soprattutto i gesti del Papa sono per i credenti uno sprone a vivere con sempre più radicalità la propria vocazione e per i non credenti l’occasione per riflettere sulle grandi domande dell’uomo. Il Santuario di Pompei, che Bartolo Longo volle donare al Papa, ha da sempre un fortissimo legame con la Santa Sede. Gli inviti del Papa alla sobrietà, i suoi continui richiami alla misericordia, trovano qui, nella terra di Bartolo Longo, terreno fertile perché riecheggiano i temi fondamentali del nostro Santuario. Il suo recente forte appello alla pace, poi, è stato accolto con grande entusiasmo, non solo perché la facciata del nostro Santuario è consacrata alla pace universale, ma soprattutto perché la pace fa parte del nostro Dna. Tutti noi speriamo che, come hanno già fatto i suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, anche Papa Francesco venga presto a Pompei.

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    Lampedusa: Francia chiede vertice europeo. Christopher Hein: richiesta d'asilo fuori da confini europei

    ◊   Un vertice europeo dei responsabili dell'immigrazione è stato chiesto dalla Francia dopo la tragedia avvenuta al largo di Lampedusa. Sull’isola arriverà, nei prossimi giorni, anche il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. E mentre a livello italiano ed europeo si discute di possibili cambiamenti alle normative, sono ancora in corso le ricerche dei corpi delle vittime, il cui numero accertato è destinato ad aumentare notevolemente. Il servizio di Davide Maggiore:

    Barroso sarà a Lampedusa mercoledì: è stato il governo italiano a chiedergli di raggiungere l’isola, “per rendersi conto di persona”, ha spiegato il presidente del Consiglio Letta. Un appello all’Unione Europea è arrivato anche dalla Francia: il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha chiesto una riunione dei responsabili dell’immigrazione, sostenendo che “tocca a loro” trovare “la risposta giusta”. Ma già martedì i ministri degli Interni, valuteranno la possibilità di accordi bilaterali coi Paesi di provenienza dei migranti, in modo da creare percorsi legali per gli ingressi. “La legge sull’immigrazione non può essere punitiva”, ha detto in un’intervista anche il ministro italiano per l’Integrazione, Cécile Kyenge, che ha incontrato i sopravvissuti. Bisogna “mettere al centro la persona”, ha aggiunto, chiedendo anche un’azione contro “la criminalità internazionale che gestisce i barconi” e annunciando di voler triplicare i posti letto per l’accoglienza dei migranti, portandoli a 24 mila. E mentre la Marina e la Croce Rossa lanciano l’allarme sulle risorse per il pattugliamento e i piani di accoglienza, è salito a 127 il numero dei corpi recuperati, ma non è stato ancora possibile confermare le cifre fornite da alcuni superstiti, secondo cui i morti sarebbero in tutto 363. Infine, Giusy Nicolini, sindaco di Lampedusa, è intervenuta nelle polemiche sulla presunta omissione di soccorso ai naufraghi. I pescatori dell’isola, ha detto “non lasciano morire i migranti in mare, non lo hanno fatto e non lo faranno mai”.


    A livello internazionale dunque ci si interroga su cosa non abbia funzionato finora nelle politiche migratorie europee, visto che dal ’98 ad oggi sono morte oltre 19mila persone lungo le frontiere comunitarie. Quali i motivi per cui così tanti migranti hanno perso la vita? Ascoltiamo Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), intervistato da Giada Aquilino:

    R. - Queste persone sono morte perché cercavano disperatamente di entrare in Europa, in questo caso in Italia, ma anche verso Malta, la Grecia, la Spagna. Non avevano alternativa che arrivare in modo irregolare sui barconi e mettere la loro vita a rischio. Ormai, è da una ventina di anni che – con il sistema Schengen – abbiamo costruito un muro intorno all’Europa: abbiamo un regime di ingresso che rende impossibile per un qualunque cittadino – africano o spesso anche latinoamericano – arrivare in Europa in modo regolare, perché non viene dato un visto. Questo è il prodotto di una politica di chiusura. Il sistema Schengen a noi cittadini comunitari conviene molto perché permette di viaggiare da un Paese all’altro senza controlli alle frontiere interne; ma penalizza il resto del mondo, soprattutto chi fugge dal proprio Paese.

    D. – Dopo la tragedia di Lampedusa il capo dello Stato italiano Napolitano ha chiesto con forza di “stroncare il traffico criminale di esseri umani”, sottolineando che “non è accettabile che vengano negati ad una istituzione creata dalla Commissione europea – come il Frontex – mezzi adeguati per intervenire senza indugio”…

    R. – E’ certamente necessario poter sorvegliare o avere un monitoraggio di tutto quello che succede e succederà nel canale di Sicilia o nel Mediterraneo in generale. Dobbiamo andare però alla radice del problema. Abbiamo apprezzato quando il presidente Napolitano ha parlato della necessità di una legge organica sulla richiesta di asilo in Italia, che però non abbiamo. Dobbiamo comunque considerare che la nostra legge deve ormai rispecchiare le normative comunitarie che naturalmente ci sono ma che non prevedono la possibilità di presentare una richiesta di asilo fuori dai confini europei. Le persone devono per forza essere fisicamente presenti – ad esempio a Lampedusa – per inoltrare una richiesta di protezione.

    D. – In questo quadro allora a cosa bisogna puntare?

    R. – Bisogna puntare alla direttiva dell’Unione europea, alle procedure di asilo che prevedono che una richiesta possa essere fatta solo alla frontiera di uno degli Stati membri o all’interno di questi Paesi, ma in nessun caso fuori dall’Unione europea. Mettiamoci nei panni di una donna eritrea a Tripoli, in Libia: non può ritornare nel suo Paese; non può rimanere in Libia dove non ha alcuna possibilità di ottenere asilo; non può andare legalmente in Europa perché non le daranno mai il visto di ingresso e quindi l’unica scelta che ha è quella di usare mezzi illegali come i barconi. Bisogna a questo punto aprire canali di ingresso legali e protetti in Europa, attraverso una modifica dell’approccio, della direttiva sulle procedure di asilo. Aprire canali che permettano che questa donna eritrea, così come tutti gli altri rifugiati, possa rivolgersi ad un’ambasciata dell’Unione Europea o degli Stati membri ed iniziare una procedura di asilo fuori dal nostro Continente, senza esser costretta ad arrivare fino a Lampedusa.

    D. – Lei ha fatto l’esempio della donna eritrea. Gran parte delle vittime dell’ultimo naufragio di Lampedusa risultano essere donne. Questo emerge dai racconti fatti dai superstiti del barcone naufragato. È un dato che ricorre?

    R. – Sì. Purtroppo tra le vittime ci sono tante donne e anche tanti bambini – alcuni non accompagnati dai familiari – e pochi tra i superstiti. Bisogna ricordare che la situazione in Eritrea è particolarmente pesante per le donne, a causa di una sorta di servizio militare obbligatorio senza limiti di tempo; e non vanno dimenticati gli abusi a cui sono esposte anche nelle caserme del loro Paese. Non è quindi un caso che le donne cerchino di fuggire ed arrivare disperatamente in Europa.

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    Vescovi europei chiedono rispetto libertà religiosa, in chiusura Assemblea a Bratislava

    ◊   Si è conclusa oggi l’Assemblea generale dei presidenti delle 39 Conferenze episcopali europee, che fanno parte del Consiglio Ccee. Nell’incontro di tre giorni a Bratislava è stato trattato il tema “Laicitá e laicismo” in Europa. Il servizio di Mario Galgano dalla capitale slovacca:

    Le strutture politiche e quelle religiose devono essere autonome, rispettandosi a vicenda. Questa è la conclusione dell’incontro dei vescovi europei a Bratislava. Con una Messa solenne nella cattedrale della capitale slovacca si sono conclusi i lavori. La distinzione ed il mutuo rispetto della libertà sono le condizioni fondamentali della sana ed effettiva convivenza delle strutture dello Stato e della Chiesa: questo ha ricordato l’arcivescovo di Bratislava e organizzatore dell'Assemblea del Ccee, mons. Stanislav Zvolenský, nella sua omelia durante la Messa conclusiva. La libertà religiosa, ha ricordato il presule, è un elemento fondamentale per la Chiesa, però anche la libertà stessa sarebbe poco utile alla Chiesa, se le mancasse la forza per testimoniare la fede. Un buon farmaco per “un certo atteggiamento sofisticato della cultura europea” potrebbe essere Papa Francesco, il primo Papa sudamericano, ha ricordato invece il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco. “Papa Francesco è una buona terapia d’urto propositiva che darà una carica maggiore in termini di essenzialità e di sostanza”, ha sottolineato il cardinale Bagnasco.

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    10 piazze x 10 comandamenti: Firenze ultimo appuntamento. Bilancio di Salvatore Martinez

    ◊   Si è conclude oggi a Firenze l’iniziativa promossa dal “Rinnovamento nello Spirito Santo” delle “10 piazze per 10 comandamenti” per far conoscere la ricchezza dei 10 comandamenti, definiti da Papa Francesco nel videomessaggio legato all’iniziativa, "indicazioni per la libertà”. Davide Pagnanelli ha chiesto un bilancio dell’iniziativa a Salvatore Martinez, responsabile del “Rinnovamento nello Spirito Santo”.

    R. – Il bilancio è assolutamente positivo, perché mettere in piazza la propria fede intorno ad idee ed ideali portanti che sono i 10 Comandamenti, non è una sfida semplice: è la prima volta al mondo che si ritenta una rilettura pubblica e, direi, quasi spettacolare dei 10 Comandamenti in format televisivo, con una pluralità di voci, che ha reso non soltanto attuale il decalogo, ma ancora capace di modernizzare e di umanizzare la storia.

    D. – Siete soddisfatti della partecipazione del pubblico?

    R. – E’ stato davvero incredibile vedere che le piazze più importanti d’Italia si riempivano ed erano gremite: il linguaggio oggi non sempre risponde alle attese della nostra gente, che ha bisogno di trovare risposte fondamentali intorno al tema della vita. In fondo, i 10 Comandamenti sono un inno alla vita.

    D. – Avete pensato già ad un seguito delle 10 Piazze per 10 Comandamenti?

    R. – La piazza di Firenze sarà l’ultima a raccontare quest’avventura durata 13 mesi. Abbiamo pensato di dare un epilogo a questa iniziativa con un manifesto: sarà un appello al Paese. Noi vogliamo ripartire dal basso, vogliamo ripartire dalla gente, vogliamo provare a raccontare tutto ciò che ci unisce.

    D. – Ci può raccontare un aneddoto particolare di una di queste giornate?

    R. – A Palermo e a Bologna, conclusa la serata, due grandissimi acquazzoni si sono riversati sulla piazza – segno che questa era un po’ come la benedizione finale – mentre non si sono verificate azioni di disturbo legate alla gente: infatti si temevano proteste … Nulla di questo è accaduto. Forse la cosa più bella la legherei ai bambini. Il protagonismo di questi bambini, in alcune serate, mi ha particolarmente toccato, commosso. E credo che noi adulti abbiamo una grande responsabilità: educarli al bene, sapere che hanno bisogno di distinguere il bene dal male e offrire loro modelli di vita virtuosi, esempi, testimonianze come quelle che di sera in sera, di piazza in piazza, abbiamo raccontato.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    “Shutdown” Usa: voto bipartisan su stipendi, ma soluzione lontana

    ◊   Continua negli Stati Uniti lo “shutdown”, la chiusura di diversi servizi pubblici in assenza di un accordo sul bilancio statale. Un piccolo segnale positivo è arrivato dal Pentagono, che ha richiamato in servizio – come consentito dalla legge – oltre 300 mila impiegati che erano stati messi a riposo forzato. Da parte sua, la Camera dei rappresentanti ha deciso, all’unanimità, che una volta concluso il periodo di congedo obbligatorio, ai lavoratori rimasti a casa saranno pagati retroattivamente gli stipendi non ricevuti. Ma una soluzione globale della crisi resta lontana: all’indomani del duro discorso con cui il presidente Obama ha invitato i deputati repubblicani a votare il bilancio, continua il braccio di ferro tra la Casa Bianca e lo speaker della Camera John Boehner. Intanto si avvicina un’altra importante scadenza: se tra meno di due settimane il Congresso non troverà un accordo per innalzare il tetto del debito, gli Stati uniti rischieranno il default. (D.M.)

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    Siria: al via smatellamento arsenale chimico di Assad

    ◊   In Siria, è cominciata la distruzione degli arsenali chimici in possesso del governo di Assad. Lo hanno confermato fonti della missione delle Nazioni Unite, che si trova nel Paese per applicare la recente risoluzione sul tema del Consiglio di Sicurezza. Secondo quanto riferiscono le stesse fonti, gli esperti sono attualmente in un sito “dove hanno iniziato la verifica e la distruzione” degli arsenali. Secondo l’accordo russo-americano che ha permesso l’approvazione della risoluzione Onu, l’arsenale chimico siriano deve essere distrutto entro i prime sei mesi del 2014. La sola prima fase – chiariscono le fonti Onu – durerà un mese. (D.M.)

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    Nuova ondata di attentati in Iraq, decine i morti

    ◊   Due autobombe sono esplose oggi davanti a un commissariato e a una scuola nel nord dell'Iraq, nel villaggio a maggioranza sciita di Qabat, non lontano dal confine con la Siria. Le prime informazioni parlano di 15 morti, tra cui 10 bambini, e più di 40 feriti. Il nuovo attentato arriva dopo una giornata, quella di ieri, in cui oltre 70 persone sono morte in una serie di attacchi. Il più grave ha colpito un corteo di pellegrini sciiti diretti verso un santuario a Baghdad. Due kamikaze si sono fatti esplodere tra la folla, uccidendo 49 persone e ferendone più di 70. A Balad, località a nord della capitale, un altro attentatore suicida ha preso di mira un caffè frequentato da esponenti della comunità sciita: in 12 sono morti. Attentati simili sono stati compiuti in passato dall’ala irachena della rete di al-Qaeda, che cerca in questo modo di colpire indirettamente il governo del premier Nuri al-Maliki, anch’egli sciita. La violenza, però, non ha risparmiato neanche le aree prevalentemente abitate da sunniti: un commando di uomini armati ha ucciso a colpi di arma da fuoco due giornalisti del canale TV al-Sharqiya nella città settentrionale di Mosul, mentre gli uomini della milizia Sahwa, che durante la guerra avevano affiancato le truppe statunitensi, sono stati bersaglio di vari attacchi, in cui sono morte sei persone. (D.M.)

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    Raid antiterrorismo degli Stati Uniti in Africa, preso leader qaedista

    ◊   “Gli Stati Uniti non cesseranno mai gli sforzi per catturare i responsabili di atti di terrorismo” e “continueranno a cercare di portarli di fronte alla giustizia”. Così il segretario di Stato americano Kerry ha commentato il doppio blitz delle forze speciali Usa in Somalia e Libia contro movimenti islamisti affiliati ad al-Qaeda. Nel corso dell’azione a Tripoli è stato catturato Abu Anas al-Libi, importante esponente di al-Qaeda. L’uomo è sotto accusa negli Stati Uniti per aver organizzato gli attentati del 1998 alle ambasciate di Nairobi e Dar es-Salaam, che provocarono oltre 200 morti. Meno chiaro l’esito del secondo raid, avvenuto nella località somala di Beware: secondo le informazioni giunte alla stampa, l’obiettivo avrebbe dovuto essere un leader del movimento al-Shabaab, che combatte il governo di Mogadiscio. L’uomo non è stato preso prigioniero, né è stato possibile capire se sia rimasto ucciso durante lo scontro a fuoco tra i militari americani e i guerriglieri. (D.M.)

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    Lutto nel mondo del Cinema per la scomparsa a Roma del regista Carlo Lizzani

    ◊   Dolore e sconcerto nel mondo del Cinema per la morte del regista italiano Carlo Lizzani, che si è tolto la vita ieri a Roma all’età di 91 anni. Cineasta impegnato, scrittore e critico, appassionato di storia e politica. “Il mio lungo viaggio nel secolo breve”, cosi aveva intitolato la sua autobiografia uscita per Einaudi nel 2007. Un viaggio che lo aveva portato a firmare 70 film e documentari per il Cinema e la Tv. Tra le pellicole più celebri: “Achtung Banditi!”, “Cronache di poveri amanti”, “Il gobbo”, “Banditi a Milano”, “Mussolini ultimo atto”, “Fontamara”, “Caro Gorbaciov”. E ancora per il piccolo schermo “Mamma Ebe”, “Il caso Dozier”, “Le cinque giornate di Milano”, “Maria José”, “Celluloide”. Dal ’79 all’82 aveva diretto la Mostra del Cinema di Venezia. E, nel ’98 aveva pubblicato “Attraverso il neorealismo”, raccolta di scritti ricca di aneddoti sulla stagione del neorealismo. Insignito l’anno seguente della Laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione dall’Università di Torino. Cavaliere di gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Piange la scomparsa di Lizzani il presidente Giorgio Napolitano “per l’amicizia che ci legava da decenni - scrive in un messaggio di cordoglio alla famiglia – e per tutto quel che ha saputo dare al cinema, alla cultura, allo sviluppo democratico del nostro Paese: coraggio e passione della battaglia per la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, nella ferma valorizzazione e difesa dei valori della Resistenza, nella creazione artistica sempre radicata nella realtà e nei travagli della nostra Italia'', conclude Napolitano. (A cura di Roberta Gisotti)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 279

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.