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Sommario del 01/10/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Santa Marta con i cardinali consultori: il nostro lavoro ci faccia più umili per dare una bella testimonianza di Chiesa
  • Colloquio in Vaticano tra Francesco e Scalfari: aprire a cultura moderna e superare visione Vaticano-centrica
  • Tweet del Papa: “Senza un rapporto costante con Dio, è difficile avere una vita cristiana autentica e coerente”
  • Lo Ior pubblica per la prima volta il suo Rapporto annuale. Von Freyberg: manteniamo l'impegno per la trasparenza
  • Udienze e nomine di Papa Francesco
  • Il responsabile della Caritas di Assisi: i nostri poveri aspettano con speranza Papa Francesco
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: ispettori internazionali a Damasco per l'avvio della distruzione delle armi chimiche
  • Niente intesa al Congresso Usa sul finanziamento della macchina statale: grave effetto recessivo
  • Le aperture di Erdogan non soddisfano il partito curdo di Turchia
  • Si chiude a Roma l'incontro di Sant'Egidio. Riccardi: alimentiamo un movimento di pace lanciato dalle religioni
  • Crisi della politica. Savarese: c'è bisogno di ritrovare il senso del "bene comune"
  • Cnel: 2013 anno peggiore per l’economia italiana dal Secondo dopoguerra
  • Giornata internazionale anziani. L'Auser: ancora lontani dagli obiettivi dell'Onu
  • Presentata a Roma la stagione del Teatro dell'Opera: apertura il 27 novembre con "Ernani" di Verdi
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: a Sednaya nuove incursioni delle bande armate contro i cristiani
  • Giordania: ad Amman riunione degli Ordinari cattolici sui problemi del Medio Oriente
  • Terra Santa: visita di solidarietà dei capi delle Chiese alla moschea di al-Aqsa
  • Tifoni e alluvioni colpiscono Vietnam e Cambogia, oltre 60 morti e 70 mila sfollati
  • Camerun: voto nella calma ma senza grande partecipazione
  • Centrafrica: i guerriglieri dell’Lra depongono le armi ma resta l'incognita Seleka
  • Nicaragua: mons. Baez sulla legge contro la violenza sulle donne
  • Costa Rica: documento della Chiesa per l'elezione del futuro presidente
  • El Salvador: le popolazioni indigene continuano a rimanere “invisibili”
  • Messico: liberati decine di ostaggi della criminalità organizzata
  • Campagna in Congo per i parti sicuri contro la mortalità femminile e infantile
  • India. Pogrom dell'Orissa: 7 cristiani rischiano condanna ingiusta per omicidio
  • Ciclo di conferenze sul vivere in Europa, oggi la prima sul "Bene Comune"
  • A Roma nel 2014, il Congresso di Signis, previsto inizialmente questo ottobre in Libano
  • La mostra "Preziose Antichità", riporta ai Musei vaticani i tesori dell'arte del '700
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Santa Marta con i cardinali consultori: il nostro lavoro ci faccia più umili per dare una bella testimonianza di Chiesa

    ◊   Papa Francesco ha concelebrato la Messa di stamani alla Casa Santa Marta con i porporati del “Consiglio di cardinali” che, da oggi, si riunisce con il Papa in Vaticano fino al 3 ottobre. Nell’omelia, il Pontefice ha auspicato che queste riunioni rendano tutti più umili e fiduciosi di Dio, affinché la Chiesa possa dare una bella testimonianza alla gente. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Gesù rimprovera i due Apostoli che volevano che scendesse fuoco dal cielo sopra a quanti non volevano accoglierli. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dal Vangelo odierno e subito ha rilevato che quella del cristiano non è “una strada di vendetta”. La via del cristiano è quella dell’umiltà, della mitezza. E, ha aggiunto, nella ricorrenza odierna di Santa Teresa di Gesù Bambino, “ci farà bene pensare a questo spirito di umiltà, di tenerezza, di bontà”. Uno spirito mite, ha aggiunto, che il Signore “vuole da tutti noi”. Dov’è dunque la forza “che ci porta a questo spirito”? Proprio “nell’amore – è la risposta del Papa – nella carità, nella consapevolezza che noi siamo nelle mani del Padre”. “Quando si sente questo”, ha osservato, “non viene di fare scendere fuoco dal cielo”:

    “Viene l’altro spirito, quello di quella carità che tutto soffre, tutto perdona, che non si vanta, che è umile, che non cerca se stesso. Qualcuno può dire – e ci sono stati alcuni filosofi che pensavano così – che questa sia come un’umiliazione della maestà dell’uomo, della grandezza dell’uomo. Questo è sterile! La Chiesa saggia ha fatto questa Santa, umile, piccola, fiduciosa di Dio, mite: l’ha fatta Patrona delle Missioni”.

    La forza del Vangelo, ha proseguito, è proprio lì, “perché il Vangelo arriva proprio al punto più alto nell’umiliazione di Gesù: umiltà che diviene umiliazione!” E la forza del Vangelo, ha proseguito, “è proprio nell’umiltà, l’umiltà del bambino che si lascia guidare dall’amore e la tenerezza del padre”:

    “La Chiesa - ci diceva Benedetto XVI - non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, per testimonianza. E quando la gente, i popoli vedono questa testimonianza di umiltà, di mitezza, di mansuetudine, sentono il bisogno che dice il profeta Zaccaria: ‘Vogliamo venire con voi!’. La gente sente quel bisogno davanti alla testimonianza della carità, di questa carità umile, senza prepotenza, non sufficiente, umile, che adora e serve”.

    “E’ semplice la carità: adorare Dio e servire gli altri! E questa testimonianza – ha affermato il Papa - fa crescere la Chiesa”. Ecco perché una suora “tanto umile, ma tanto fiduciosa in Dio”, come Santa Teresa di Gesù Bambino, “è stata nominata Patrona delle Missioni, perché il suo esempio” fa sì “che la gente dica ‘Vogliamo venire con voi!’”. Papa Francesco ha dunque concluso la sua omelia con un pensiero speciale alle riunioni che da oggi si terranno in Vaticano con il “Consiglio di cardinali” da lui voluto per aiutarlo nel governo della Chiesa:

    “Oggi, qui, in Vaticano incomincia la riunione con i cardinali consultori, che stanno concelebrando nella Messa. Chiediamo al Signore che il nostro lavoro di oggi ci faccia a tutti più umili, più miti, più pazienti, più fiduciosi di Dio, perché così la Chiesa possa dare una bella testimonianza alla gente e vedendo il Popolo di Dio, vedendo la Chiesa, sentano la voglia di venire con noi!”.

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    Colloquio in Vaticano tra Francesco e Scalfari: aprire a cultura moderna e superare visione Vaticano-centrica

    ◊   “Il Papa: così cambierò la Chiesa”. E’ il titolo a tutta pagina del quotidiano “La Repubblica” oggi in edicola, che riporta a firma di Eugenio Scalfari il colloquio - avvenuto martedì scorso 24 settembre nella residenza di Santa Marta, in Vaticano - tra il fondatore di Repubblica e Papa Francesco dopo lo scambio di lettere tra i due improntato sulla fede, sul ruolo della Chiesa nel mondo e sul dialogo e punti di contatto tra credenti e non credenti, temi che ritornano in questo incontro. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Il nostro obiettivo non è il proselitismo” - “una solenne sciocchezza” che “non ha senso” - ma “l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle delusioni, della disperazione, della speranza”. Così Papa Francesco, a colloquio con Scalfari, ribadisce che “l’ideale di una Chiesa missionaria e povera – incarnato da San Francesco 800 anni fa - rimane più che valido” oggi per “ridare speranza ai giovani, aiutare i vecchi, aprire verso il futuro, diffondere l’amore”. “Poveri tra i poveri. – spiega il Papa – Dobbiamo includere gli esclusi e predicare la pace”. Questa è “la Chiesa che hanno predicato Gesù e i suoi discepoli”. Per questo il Vaticano II “decise” “di aprire alla cultura moderna”, questo “significava” – come i padri conciliari sapevano – “ecumenismo religioso e dialogo con i non credenti”. Ma “dopo di allora – denuncia il Papa – fu fatto molto poco in quella direzione. Io ho l’umiltà e l’ambizione di volerlo fare”, conclude con questa frase il suo incontro. Ma prima affronta molte altre questioni sollecitato da tante domande di Scalfari, anzitutto sull’idea di “Bene” e di “Male” e sull’autonomia della “coscienza”. “Il mondo è percorso da strade – ha osservato il Papa - che riavvicinano e allontanano, ma l’importante è che portino verso il Bene” E se “ciascuno ha una sua idea di Bene e del Male”, “deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male”: “basterebbe questo per migliorare il mondo”. E “la Chiesa lo sta facendo?”, chiede Scalfari. “Sì - risponde Francesco – le nostre missioni hanno questo scopo: individuare i bisogni materiali e immateriali delle persone e cercare di soddisfarli come possiamo”. Questo “è l’amore per gli altri”, “amore per il prossimo, lievito” per “il bene comune”, che viene oscurato dal “narcisismo”, una “sorta di disturbo mentale” che colpisce di più “persone che hanno molto potere”. Anche “i capi della Chiesa – ammette il Papa - sono stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del papato”. Non la Curia nel suo complesso – chiarisce Papa Francesco – ma quella che “negli eserciti è l’intendenza che gestisce i servizi che servono alla Santa Sede”, che “ha un difetto è Vaticano-centrica”, “cura gli interessi”, “ancora in gran parte” “temporali del Vaticano e trascura il mondo che ci circonda. Non condivido questa visione – afferma il Papa – e farò di tutto per cambiarla”, perché la Chiesa deve “tornare ad essere una comunità del popolo di Dio” e perché “i presbiteri, i parroci, i vescovi sono al servizio del popolo di Dio.” E “tra i più gravi mali” nel mondo in questi anni – ammonisce Francesco – sono “la disoccupazione” dei giovani e “la solitudine” dei vecchi. “Vecchi che hanno bisogno di cure e compagnia” e “giovani di lavoro e speranza, ma non hanno né l’uno né l’altra, e il guaio è che non li cercano più”, perché “sono stati schiacciati sul presente”. Ma “si può vivere” – s’interroga accorato il Papa – senza memoria del passato e senza desiderio di proiettarsi nel futuro costruendo un progetto, un avvenire, una famiglia? E’ possibile continuare così?” Questo - raccomanda il Papa - “il problema più urgente” e “più drammatico” “che la Chiesa ha di fronte a sé”, perché “questa situazione non ferisce solo i corpi ma anche le anime”. E “la Chiesa deve sentirsi responsabile sia delle anime che dei corpi.” "Le ricordo - dice il Papa a Scalfari salutandolo - che la Chiesa è femminile".

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    Tweet del Papa: “Senza un rapporto costante con Dio, è difficile avere una vita cristiana autentica e coerente”

    ◊   “Preghiamo veramente? Senza un rapporto costante con Dio, è difficile avere una vita cristiana autentica e coerente”. E’ il tweet lanciato stamani da Papa Francesco sul suo account Twitter in 9 lingue @Pontifex, seguito da oltre 9 milioni di follower.

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    Lo Ior pubblica per la prima volta il suo Rapporto annuale. Von Freyberg: manteniamo l'impegno per la trasparenza

    ◊   Lo Ior ha pubblicato oggi, sul sito www.ior.va, il suo rapporto annuale relativo al 2012. Si tratta del primo rapporto ad essere divulgato al pubblico. Dal documento - di un centinaio di pagine - emerge che, nel 2012, lo Ior ha registrato un utile netto di 86,6 milioni di euro. Ciò ha consentito allo Ior di apportare un contributo di 54,7 milioni di euro al budget della Santa Sede. Il rapporto in sé non è dunque una novità lo è invece la sua pubblicazione. Un’iniziativa che vuole mantenere fede all’impegno per la trasparenza delle attività dell’Istituto, come sottolinea il presidente dello Ior, Ernst Von Freyberg, al microfono di Bernd Hagenkord:

    D. – Il documento che presenta oggi è un documento piuttosto lungo e complicato, pochi lo leggeranno e ancora meno capiranno quello che dice. Potrebbe spiegarci in poche parole il suo contenuto?

    R. – We present the first annual report...
    Presentiamo il primo Rapporto annuale in 125 anni di storia dello Ior. Contiene una descrizione del nostro lavoro, un riassunto del 2012 e dei primi otto mesi del 2013, dichiarazioni dei nostri Sovrintendenti di sorveglianza, della Commissione dei cardinali e del prelato (dello Ior ndr). Inoltre contiene più di 60 pagine di dichiarazioni finanziarie dettagliate con una verifica completa del KPMG (Società di certificazione internazionale – ndr.).

    D. – C’è bisogno di essere un ragioniere per capire queste pagine?

    R. – You do no have to be an accountant…
    Non bisogna essere un ragioniere, se lei legge la lettera introduttiva e la descrizione del nostro lavoro nel 2012 e 2013, riuscirà a capire bene cosa rappresenta l’Istituto per le Opere religiose.

    D. – Per quanto riguarda il KPMG: avete avuto revisioni esterne, che sono state comprese anche nel processo della preparazione di questo documento...

    R. – The accounts of Ior have been audited...
    I conti dello Ior sono stati controllati a lungo, sempre da rispettabili società internazionali di revisione. Nel 2013 sono stati controllati dal KPMG. La cosa in sé non è inusuale per l’Istituto, è inusuale invece che si sia pronti a pubblicare il tutto.

    D. – Ci sono nuovi fatti? Lo Ior attira sospetto e storie nei media, come successo recentemente. Ci sono nuovi fatti che spiegano quello che è, e quello che fa?

    R. – For someone who is following us…
    Per qualcuno che ci ha seguito negli ultimi sei mesi, non ci sono fatti nuovi riguardo a quello che facciamo, riguardo a chi sono i nostri clienti e quale sia la nostra missione. Ciò che è nuovo sono i dettagli. La cosa più sorprendente sarà il fatto di quanto non sia sorprendente. Lei può vedere un’istituzione finanziaria gestita in maniera piuttosto conservatrice che protegge le azioni, investe in un ambito molto conservatore come le obbligazioni statali e i depositi bancari. E vedrà un’istituzione altamente capitalizzata. Alla fine dello scorso anno il nostro patrimonio netto era del 15%, che è molto al di sopra di quello di istituzioni finanziarie simili.

    D. – Il rapporto non è cosa nuova, ma la pubblicazione lo è. Questo rientra nella vostra politica di trasparenza?

    R. – That is a key element...
    Quello è un elemento chiave. Dal marzo scorso abbiamo avviato una strategia basata su tre pilastri. Uno è quello di aprire e impegnarsi in un dialogo con i media, dicendo come stanno i fatti in maniera sistematica. E questo fa sì che ora noi abbiamo un ufficio stampa per lo Ior. Il secondo elemento è quello di creare un sito web che possa servire come fonte accreditata sui fatti dell’Istituto. Il terzo elemento è quello di pubblicare il rapporto annuale.

    D. – Per chi viene scritto il rapporto? Per i media, per l’utente comune, per le altre banche?

    R. – First of all we address ourselves...
    Prima di tutto noi ci rivolgiamo alla Chiesa. Ci sono circa un miliardo di cattolici nel mondo, che hanno diritto di sapere cosa fa questa parte della Santa Sede. Hanno anche diritto di capire come contribuiamo al benessere della Chiesa nel mondo. Il secondo gruppo sono i nostri partner, cioè le nostre banche corrispondenti, che contano sul fatto che noi siamo un ‘business-partner’ solido e ben gestito. Il terzo gruppo è – come lei giustamente ha detto – quello dei media, degli analisti finanziari che possono avere un interesse, e il pubblico in generale.

    D. – Lei si sta occupando dei conti, lei stesso ne ha parlato prima. Come sta andando il controllo dei conti e del lavoro in generale dello Ior?

    R. – That is going well…
    Sta andando bene. Da maggio abbiamo impiegato il Promontory-Group statunitense. Loro stanno revisionando ogni singolo conto e stanno anche facendo indagini speciali per noi. In aggiunta, e insieme a loro, abbiamo esaminato le nostre procedure nel prendere clienti e nel trattare con loro per assicurarci che non si verifichi nessuna azione di riciclaggio nell’Istituto. I tre progetti stanno procedendo secondo i piani, abbiamo un nuovo manuale, abbiamo nuove procedure e siamo anche pronti per un’ispezione da parti terze.

    D. – Avete impiegato questa compagnia, la Promontory. Quanto è importante, personalmente e per l’Istituto, avere un aiuto esterno?

    R. – It is necessary for two reasons...
    E’ necessario per due ragioni. La prima è che c’è bisogno di qualcuno con una conoscenza all’avanguardia, che si occupi di questi processi più volte per diverse istituzioni nel mondo. La seconda è ugualmente importante: è una gran mole di lavoro. Ci sono 20, 25 persone (della Promontory) che ogni giorno fanno questo lavoro. E noi in Sede non avremmo queste risorse.

    D. – Noi dei media ci affidiamo ai paroloni. Diciamo: “E’ l’alba di un nuovo giorno”, come ho letto oggi sui giornali. Un altro afferma che si tratta di una “rivoluzione”. Secondo lei, cosa sta succedendo al momento nell’Istituto?

    R. – It is another step...
    E’ un altro passo verso la creazione di un Istituto conforme e trasparente per cui il Santo Padre deciderà più tardi quest’anno o il prossimo anno in quale direzione voglia mandarci.

    D. – L’ultima domanda: quale sarà il vostro prossimo passo?

    R. – We have gone a long way on...
    Abbiamo fatto una lunga strada sulla trasparenza e la conformità. Il prossimo passo importante sarà quello di guardare il nostro servizio al cliente e vedere come possano migliorare i prodotti come i servizi che offriamo loro.

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    Udienze e nomine di Papa Francesco

    ◊   Papa Francesco è impegnato oggi nell’incontro con i Cardinali Consiglieri. Ieri, il Santo Padre ha ricevuto in udienza mons. Claudio Gugerotti, arcivescovo titolare di Ravello, nunzio Apostolico in Bielorussia.

    Il Papa ha nominato Nunzio Apostolico in Costa d'Avorio mons. Joseph Spiteri, arcivescovo titolare di Serta, finora nunzio apostolico in Sri Lanka.

    Il Papa ha nominato direttore della Direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano il Rev.do Sac. Rafael García de la Serrana Villalobos, del Clero della Prelatura personale dell'Opus Dei, finora vice direttore della medesima Direzione.

    Il Santo Padre ha nominato Prelato Segretario della Pontificia Accademia di Teologia il Rev. Sac. Riccardo Ferri, del Clero della Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli, docente di Teologia presso la Pontificia Università Lateranense, Accademico Ordinario e Membro del Consiglio della medesima Accademia.

    In Australia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Rockhampton, presentata da mons. Brian Heenan per sopraggiunti limiti d’età.

    In Irlanda, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Waterford and Lismore, presentata da mons. William Lee, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    Il responsabile della Caritas di Assisi: i nostri poveri aspettano con speranza Papa Francesco

    ◊   I poveri, motivo di fondo della scelta del nome Francesco, da parte di Papa Bergoglio, segneranno anche fortemente la visita ad Assisi venerdì 4 ottobre. Il Pontefice incontrerà un gruppo di poveri assistiti dalle 8 Caritas diocesane, al vescovado, nella stanza della spoliazione dove San Francesco rinunciò ai beni paterni per consacrarsi a Dio; poi pranzerà tra i senza fissa dimora del Centro Caritas vicino la stazione. Ma quali sono i volti della povertà in Umbria? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a padre Vittorio Viola responsabile diocesano della Caritas, che accoglierà il Papa alla mensa:

    R. – C’è il volto della povertà un po’ di sempre, di chi sceglie la strada come casa; ma c’è anche il volto nuovo di chi ha perso il lavoro e con il lavoro spesso anche la proprio dignità. Un recente studio individua in Umbria circa 36 mila famiglie povere, di cui poco più di 6 mila sotto la soglia della povertà.

    D. – Com’è la realtà? Quante persone passano e come le riuscite ad aiutare?

    R. – Questo è un centro di prima accoglienza, quindi per periodi brevi. Ha una disponibilità di circa 20 posti letto e c’è anche una mensa: normalmente, ogni giorno, a pranzo e a cena, dalle 25 alle 30 persone si fermano. E’ significativo il fatto che questo centro di prima accoglienza sia accanto alla stazione di Assisi, perché per molti anche solo dire “Vado ad Assisi”, è veramente la ricerca che va oltre un aiuto materiale, quasi la ricerca di quella pace che faticano a trovare. Per molti c’è anche questa richiesta, di una parola di speranza.

    D. – Il Papa ha scelto di pranzare qui. Questo che eco ha avuto?

    R. – La prima reazione certamente è quella di sorpresa. Poi devo dire che un po’ in tutti è sembrato quasi naturale, per quello che in questi mesi lui ci ha detto con le sue parole e con i gesti che fa. Per cui, subito dopo la sorpresa, era come sentirlo uno di casa. E verrà accolto così: nella semplicità che lui stesso ha fortemente voluto.

    D. – Guardando il programma di questa visita, che idea si è fatto, che segno può lasciare o si augura che possa lasciare?

    R. – Parole e gesti forti, come ci ha abituato Papa Francesco in questi mesi. Una delle prime sue parole: “Una Chiesa povera per i poveri”. Le opere della carità come concretezza, solidarietà, lo stare accanto, il difendere. E’ una parola che dobbiamo saper tradurre anche in scelte di politiche sociali che partano da questa considerazione della dignità dell’uomo e della fatica di questo momento. Credo che vada poi a toccare non solo uno stile di essere Chiesa, ma anche il modo di fare pastorale; un coinvolgimento di tutta la comunità. La carità è comandamento dell’amore, a cui tutti siamo chiamati.

    D. – Il Papa incontra i poveri in due momenti: chi saranno questi “protagonisti”?

    R. – Sono presenti i direttori delle 8 Caritas diocesane dell’Umbria, con una rappresentanza di diversi volti della povertà: è povertà la disoccupazione; è povertà l’aver perso casa; è povertà anche la malattia e la malattia mentale in particolare. Ci saranno anche due fratelli che vivono in carcere; e fratelli e sorelle di altre case di accoglienza della Caritas regionale. Quindi saranno presenti anche queste realtà davanti al Papa che – ha già accennato – vorrà dirci come si deve spogliare la Chiesa. Questo detto di fronte a chi è stato spogliato dalla vita e stando accanto a chi vive questa fatica, è una parola che sicuramente scuoterà.

    D. – Perché San Francesco ha scelto Madonna Povertà come sposa?

    R. – Tutti i gesti di Francesco, soprattutto quelli più radicali, hanno sempre come unica motivazione Gesù Cristo e nient’altro che lui. Quindi non è la ricerca ideologica della povertà, di contestazione: è implicita la contestazione. La scelta è la povertà di Gesù Cristo; è la sposa che Gesù Cristo ha scelto Madonna Povertà, morendo, povero e nudo, sulla Croce. E Francesco che ha questo incontro con il Cristo Vivo di San Damiano, che gli parla, gli mette nel cuore il desiderio di conformarsi in tutto a Lui. Da quel momento la Passione di Gesù Cristo gli si è impressa nel cuore, ancor prima che con i segni delle stimmate. Quindi per Francesco è Cristo povero e Crocifisso: questa è la povertà che lui vuole e non poter vivere qualcosa di diverso da ciò che Gesù Cristo ha vissuto.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, in apertura, "Dove annega la speranza"; venticinquemila migranti morti negli ultimi venti anni nel Mediterraneo.

    A centro pagina, l’annuncio del ministro degli Esteri siriano all’Onu: Damasco accetta la conferenza internazionale.

    Accanto, "Ombre africane", sul rapporto sulle condizioni di trentacinque Paesi del continente presentato a Johannesburg.

    Di spalla, "Sguardo al futuro", l'editoriale del direttore, Giovanni Maria Vian, sul confronto aperto e amichevole del Papa con i media.

    Sempre in prima pagina, viene segnalato il mensile "donne chiesa mondo" allegato al giornale, ricordando "Cuoca e teologa", l'editoriale di Lucetta Scaraffia che introduce un'intervista a suor Rita, cuoca al collegio Capranica e dottore di ricerca in teologia.

    Le pagine della cultura sono in gran parte dedicate all'intervista rilasciata da Papa Bergoglio al fondatore del quotidiano "La Repubblica", riportata integralmente sotto il titolo "Una religione senza mistici è una filosofia", in cui Papa Francesco spazia da San Paolo alle responsabilità della Chiesa oggi.

    Di spalla, a pagina 5, "Quando l’obbedienza bussa alla porta", una riflessione di Ugo Sartorio su "Se tornasse san Francesco" di Carlo Bo.

    A fondo pagina, "Il vetro e la fiamma", sui colloqui in corso tra il Papa e il rabbino argentino Abraham Skorka, ospite in Vaticano.

    A pagina 8, "L’umiltà è la forza del Vangelo" una sintesi dell'omelia della Messa celebrata martedì primo ottobre nella cappella di Santa Marta, in cui il Papa invita a pregare per il lavoro del Consiglio di cardinali.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: ispettori internazionali a Damasco per l'avvio della distruzione delle armi chimiche

    ◊   Sono da oggi a Damasco, 20 ispettori dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, con il compito di dare il via alla missione, che prevede lo smantellamento dell'arsenale chimico della Siria entro la metà del 2014. Si tratta di distruggere circa mille tonnellate di gas nervino. Intanto, all’Assemblea Generale dell’Onu ha innescato polemiche la dichiarazione del ministro degli Esteri siriano, che ha accusato i Paesi occidentali di aver inviato armi chimiche agli insorti. Ma quali difficoltà comporta l’operazione di rimozione delle armi chimiche? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Giorgio Alba di "Archivio Disarmo":

    R. - Da un punto di vista logistico, teniamo presente che altri Paesi, che si sono trovati a smantellare un arsenale chimico, hanno impegnato diversi anni. La tempistica impiegata per la Siria invece è prevista a metà del 2014. Ad esempio, gli Stati Uniti e la Federazione Russa ad oggi non hanno completato lo smantellamento dei loro arsenali di armi chimiche, nonostante i dieci anni di tempo concessi dalla Convenzione sulle armi chimiche. Quindi, da un punto di vista logistico si tratta di un percorso impegnativo, che diventa ancora più complicato, se pensiamo che c’è una guerra civile in corso. Poi, da un punto di vista politico, quello che è difficile è valutare come i diversi attori coinvolti sul terreno, anche dall’esterno, – penso ai Paesi che supportano l’opposizione e quelli che supportano il regime di Assad – possano valutare che cosa sia politicamente più conveniente. Quindi, gli ostacoli naturali e logistici potrebbero essere ulteriormente aggravati da azioni intenzionali, portate avanti da gruppi armati, che possono tentare di ostacolare lo smantellamento delle armi chimiche.

    D. – Quanto sarà utile smantellare l’arsenale chimico di Damasco, quando, anche secondo molti osservatori, una certa quantità di armi chimiche è in possesso anche degli insorti?

    R. – Da questo punto di vista, quando noi parliamo di smantellamento, è utile precisare che si parla di neutralizzare agenti chimici. Gran parte delle armi chimiche non possono in realtà essere definite armi “pronte all’uso”. Non sono proiettili all’interno di una pistola, ma sono componenti non prontamente utilizzabili. Da questo punto di vista, il rischio di immediato utilizzo è limitato; per avere questo immediato utilizzo bisogna avere delle competenze tecniche. Quindi, non è sufficiente entrare in possesso di agenti chimici per essere in grado di realizzare un’arma chimica, ci vuole tempo e competenza. Inoltre, per smantellare l’arsenale insorge un problema logistico per il governo di Assad, ma è un problema logistico anche per eventuali gruppi di terroristi o di ribelli per realizzare le armi chimiche ed utilizzarle.

    D. – Come vedi il prosieguo di questa trattativa?

    R. – Per quanto riguarda questa trattativa, sono stato felice di leggere che adesso è possibile parlare di pace, parlare di negoziati. Il fatto di avere una risoluzione delle Nazioni Unite, concordata dalle cinque potenze e dall’intero Consiglio di sicurezza, permette di rafforzare la voce di tutti i pacifisti, tutte le persone di buona volontà che cercano di interrompere questo conflitto, al di là degli specifici interessi politici. I riflessi positivi sono notevoli. Vediamo se gli sviluppi saranno altrettanto positivi. Molti processi iniziano bene, ma ci sono attori che sono interessati a non farli funzionare e quindi pianificano attentati e cercano di intraprendere azioni per interrompere questi processi.

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    Niente intesa al Congresso Usa sul finanziamento della macchina statale: grave effetto recessivo

    ◊   Nessuna intesa al Congresso degli Stati Uniti sul finanziamento della macchina statale; un blocco di fondi che causa il cosiddetto “shutdown” e che lascia senza stipendio circa 800 mila lavoratori statali. Si tratta di una conseguenza del muro contro muro tra Casa Bianca e Partito Repubblicano sul budget, anche se il vero scontro è sulla riforma sanitaria. Il Grand Old Party, che ha la maggioranza alla Camera, ha infatti deciso di bloccare ogni finanziamento alla controversa “Obamacare”, proponendo un via libera ai fondi a patto che si ritardasse di un anno l'entrata in vigore della riforma, prevista proprio oggi, primo ottobre. Salvatore Sabatino ha chiesto all’economista Angelo Baglioni quali sono le conseguenze di un blocco del genere sull’intera economia americana:

    R. – Questo blocco di 800 mila stipendi ha un effetto recessivo molto pesante, perché possiamo pensare, naturalmente, ad una quantità di famiglie che improvvisamente si troveranno a dover contrarre notevolmente i loro consumi. Quindi si spera sia una situazione per la quale venga trovata presto una soluzione. Altrimenti, c’è chi ha calcolato che se dovesse prolungarsi per mesi questa situazione, fino alla fine di quest’anno, potrebbe costare addirittura oltre un punto di Pil nel quarto trimestre di quest’anno.

    D. – Per evitare tutto questo, quali sono i margini di manovra del Congresso e della Casa Bianca?

    R. – Insomma, il pomo della discordia, com’è noto, è quello sul programma di assistenza sanitaria. Da oggi stesso parte questo programma, sul quale però c’è un grosso scontro tra repubblicani e democratici. Si tratta, quindi, di trovare un compromesso su questo.

    D. – Poi ci sono ovviamente dei rischi ancora maggiori. Se il Congresso non dovesse ritrovare la via della mediazione, a saltare sarà addirittura l’accordo sul tetto del debito e, secondo il Tesoro, dopo il 17 ottobre, gli Stati Uniti sarebbero esposti al fallimento tecnico. E’ d’accordo con questa analisi?

    R. – Purtroppo sì, nel senso che sfortunatamente c’è questa coincidenza sia di questo mancato accordo sul budget annuale, che dovrebbe partire appunto oggi con il nuovo anno fiscale, e sia sul famoso tetto sul debito, nel senso che, com’è noto, negli Stati Uniti, quando il debito pubblico cresce, il Congresso deve periodicamente autorizzare il Tesoro ad emettere il nuovo debito, o meglio oltrepassare un certo tetto di debito. La mancanza di un accordo nei prossimi giorni sostanzialmente causerebbe il fatto che il Tesoro americano, non potendo emettere ulteriore debito, si troverebbe in ulteriore difficoltà a pagare i propri dipendenti ed anche a rinnovare il debito in scadenza. Ci sarebbe, quindi, il cosiddetto default tecnico, che è molto differente da un default che succede quando un governo non ha più la fiducia dei mercati. Non si tratta di questo naturalmente, si tratta del fatto che il Tesoro non avrebbe tecnicamente la possibilità di emettere ulteriore debito.

    D. – Questo ovviamente causerebbe quello che gli esperti presagiscono, cioè un effetto domino poi sull’intera economia mondiale...

    R. – Sì, naturalmente – come dicevo - non si tratta di un default vero e proprio, dovuto ad una mancanza di merito, di credito, ad una mancanza di fiducia nei mercati. Naturalmente, però, sarebbe un evento che metterebbe un grave disordine finanziario nel panorama mondiale, che si aggiungerebbe ai problemi sul debito sovrano, che hanno molti Paesi, soprattutto in Europa, ed anche l’Italia fra l’altro. Ovviamente, quindi, anche per un Paese come l’Italia è molto pericoloso che si aggiunga un motivo di tensione nel mercato dei titoli pubblici.

    D. – Gli Stati Uniti sono, dunque, a rischio paralisi proprio nel momento in cui sembra insomma che abbia cominciato a soffiare il vento della ripresa...

    R. – Sì, gli Stati Uniti appunto sembrano avviati su una via di una ripresa, pur sempre debole e incerta, però comunque più robusta di quella europea, sicuramente molto più robusta. In realtà anche lì c’è molta prudenza da parte delle autorità, da parte della Banca Centrale, in particolare. Come si ricorderà, nell’ultima riunione, la Federal Reserve ha sostanzialmente rinviato il famoso tapering, cioè l’uscita dai programmi di politica monetaria eccezionale, non convenzionale. Questa sorta di stretta monetaria è stata ulteriormente rinviata di fronte a segnali ancora, tutto sommato, contraddittori dal punto di vista della congiuntura.

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    Le aperture di Erdogan non soddisfano il partito curdo di Turchia

    ◊   Il partito curdo di Turchia, Bdp, si è dichiarato insoddisfatto del pacchetto di riforme annunciato dal premier Erdogan con l'obiettivo di tenere vivo il processo di pace con i ribelli del Pkk. Erdogan si impegna a rimuovere il bando delle lettere "Q, X, W" - usate dai curdi - nell'alfabeto turco, che si potrà studiare in curdo nelle scuole private; potranno inoltre essere ripristinati i nomi curdi delle località del 'Kurdistan' e potrebbe essere abbassata la soglia del 10% per le elezioni politiche. I curdi chiedono anche la modifica delle leggi anti-terrorismo e la liberazione delle migliaia di attivisti arrestati negli ultimi anni. Per valutare le proposte, Fausta Speranza ha intervistato Germano Dottori, docente di Studi strategici all’Università Luiss:

    R. - Aperture in senso molto relativo. Mi sembra che il tratto saliente - quello che concerne la libertà di indossare il velo per le donne che lavorano negli uffici pubblici - sia un’altra misura che va nella direzione della reislamizzazione della società turca. Si colloca quindi in perfetta continuità con quella serie di provvedimenti che nella scorsa estate avevano poi provocato le proteste dei giovani e dei kemalisti nelle maggiori città della Turchia. Non vedo una vera svolta sotto questo punto di vista, ma soltanto l’accentuazione di un percorso che mi pare chiaramente delineato.

    D. – Parliamo in particolare delle richieste dei curdi: c’è quella di studiare in lingua curda nelle scuole pubbliche ed Erdogan risponde con il permesso nelle scuole private; poi una maggiore autonomia nell’amministrazione del Kurdistan… Sono possibili passi nel processo di pace con il Pkk?

    R. – Sono possibili, anche probabili, se la controparte accetta. Del resto, anche questo mi sembra piuttosto in linea e del tutto organico rispetto ad un processo di trasformazione dell’identità della Turchia, che sembra accompagnare tutta la vicenda politica dell’Akp. Se la Turchia esce dalla tradizione del kemalismo – tradizione della piccola Turchia Stato nazionale – e rilancia invece la Turchia come centro di un’entità politica neo ottomana quindi multinazionale, una coesistenza della nazione turca con quella curda all’interno della Stato fondato da Ataturk, ci sta perfettamente. Credo che tutto questo sia piuttosto logico rispetto a tutta l’impostazione di un progetto.

    D. – Possiamo contestualizzare a livello geopolitico quanto sta accadendo in Turchia?

    R. – Sicuramente la Turchia gioca un ruolo da protagonista anche se le vicende dell’ultimo anno e mezzo hanno un po’ ridimensionato il suo ruolo su quanto sta accadendo nella regione. Credo che l’elemento più importante della dinamica che stiamo osservando è l’affermazione in Iran di una leadership riformista che può raccogliere finalmente l’appello al dialogo lanciato dal presidente Obama già nel giugno del 2009 ed al quale evidentemente si oppongono quei Paesi che non hanno interesse che la riconciliazione tra Teheran e Washington prenda corpo; penso in particolare all’Arabia Saudita. Mi preoccupa in parte – ma comunque meno – anche l’atteggiamento israeliano: Israele teme che da una riconciliazione tra gli Stati Uniti e l’Iran possa derivare una condizione di isolamento e di indebolimento del proprio rapporto con gli Stati Uniti. Credo però che, opportunamente rassicurato, Israele alla fine possa anche accettare questo corso; mentre questo corso rappresenta una minaccia straordinaria per l’Arabia Saudita.

    D. – Ci spiega meglio perché l’Arabia Saudita è “minacciata”?

    R. - L’Arabia Saudita è sicuramente preoccupata dall’idea che gli Stati Uniti possano avere un secondo Paese come punto di riferimento nella regione del Golfo. L’Iran, per peso demografico e posizione, avrebbe poi un peso geopolitico decisamente superiore a quello che è in grado di rappresentare l’Arabia Saudita.

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    Si chiude a Roma l'incontro di Sant'Egidio. Riccardi: alimentiamo un movimento di pace lanciato dalle religioni

    ◊   Chiusura oggi a Roma della XXVII edizione dell’incontro delle religioni per la pace, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Stamattina il bilancio delle tavole rotonde - alle quali hanno preso parte oltre 400 ospiti - l’ha tirato il fondatore della Comunità, Andrea Riccardi. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    I convegni di Sant’Egidio mettono al centro l’ascolto paziente dell’altro. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità, traccia il bilancio dell’incontro 2013, quest’anno a Roma, città – ha spiegato Riccardi – che dovrebbe tornare a essere crocevia di uomini e religioni, per uscire dal ripiegamento in cui vive. Al centro dell’appuntamento di quest’anno, soprattutto la crisi siriana. Riccardi ricorda la giornata di preghiera indetta da Papa Francesco, che ha segnato la rivolta dello spirito di fronte alla guerra in Siria, non uno dei problemi – dice Riccardi - ma "il problema" di oggi di fronte al quale la comunità internazionale, da parte occidentale così come da parte araba, ha rivelato il suo limitato livello di coscienza. Altro importante tema al centro dei lavori di questi giorni: il terrorismo di matrice religiosa. Le armi non bastano per combatterlo – ha proseguito Riccardi – c’è una dimensione spirituale fondamentale nella lotta al terrorismo, occorre dunque alimentare la creazione di un movimento di pace lanciato dalle religioni. Riccardi non ha mancato di sottolineare le importanti parole rivolte dal Papa ieri, durante l’udienza ai membri della comunità e ai loro ospiti a Roma:

    "Noi ci sentiamo molto vicini a quello che Papa Francesco dice, perché sta toccando punti vitali del nostro presente e della nostra realtà. Papa Francesco dà un messaggio di speranza che non è un codice ma parte dall’assimilazione in noi stessi: c’è un impegno di tutte le religioni, perché il terrorismo religioso divide le religioni".

    Così come durante l’assemblea di apertura, Riccardi ha toccato il grave momento vissuto dall’Italia, la cui crisi – dice – è l’espressione del teatro della politica lontano dai drammi veri:

    "Non si tiene conto del dramma reale degli italiani e del mondo: abbiamo bisogno di un governo stabile perché questo è un Paese che vive a contratto con il dramma della gente".

    Oggi pomeriggio, in piazza del Campidoglio, si svolgerà la cerimonia finale, con la lettura dell’Appello di pace firmato da tutti i leader religiosi presenti all’incontro. Tre le assi portanti del messaggio: ripudio del terrorismo, affermazione della speranza e affermazione del dialogo per la soluzione dei problemi. L’appuntamento con l’incontro 2014 - in occasione del centenario dello scoppio della Prima Guerra mondiale - sarà ad Anversa, in Belgio, primo Paese ad essere invaso dai tedeschi – ricorda in chiusura Riccardi – e dove vennero utilizzate per prime le armi chimiche, come l’iprite. Dal Belgio, quindi, arriverà un monito a non dimenticare e un’indicazione all’Europa tutta a responsabilizzarsi di fronte ai drammi della guerra.

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    Crisi della politica. Savarese: c'è bisogno di ritrovare il senso del "bene comune"

    ◊   “Uno psicodramma politico–istituzionale di cui non si riesce ad intravedere l’esito”: a definire così la crisi di governo che incombe sull’Italia è oggi il quotidiano “Avvenire” che usa anche le parole “senza senso e senza costrutto” riguardo a ciò che in questi giorni sta accadendo nel Paese. Un Paese sospeso ed incredulo. La percezione dei più è infatti che a prevalere sia l’irrazionalità e una certa mancanza di lucidità nella classe politica in particolare riguardo alle prospettive future. Adriana Masotti ne ha parlato con Paolo Savarese, ordinario di Filosofia del diritto alla Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Teramo:

    R. - Come tutti, sono disorientato. La mia impressione è che stiano maturando sempre di più dei nodi di lungo periodo - spesso ci si riferisce all’inizio della Seconda Repubblica, ma forse sono dei nodi che risalgono ancora a ciò che è accaduto in Europa con la caduta del Muro - per cui sia nella destra che nella sinistra si sarebbe imposta la necessità di rivedere profondamente la propria cultura politica, istituzionale, amministrativa; invece, tutti sono rimasti prigionieri di logiche precedenti. Poi le cose si sono in qualche modo nascoste, ma si tratta di nodi antichi e incancreniti. Alla fine è come quando una persona contrae una malattia, se non la cura in tempo poi …

    D. - In effetti in Italia vediamo che è estremamente difficile, se non impossibile, fare ciò che in altri Paesi europei si fa, cioè mettere insieme, in certi momenti, le varie espressioni politiche per lavorare per il bene comune. È un caso un po’ particolare l’Italia in questo …

    R. - In Italia manca il riconoscimento tra le parti come parti politiche in un unico sistema dove al centro c’è il “bene comune”. Però è la nozione stessa di “bene comune” che è frammentata e non è condivisa. Questo è un vulnus profondo di tutto il sistema politico. E quando parlo di sistema politico non mi riferisco al sistema formale, di rappresentanza o di gestione dei problemi, parlo dell’autoconsapevolezza da parte di tutto il nostro Paese riguardo ai problemi politici. Per cui una parte non riconosce all’altra la cittadinanza culturale e viceversa. Su questo ci dovremmo mettere la mano sulla coscienza tutti, a cominciare dagli opinion maker, cioè i grandi giornali e tutti coloro che hanno un effettivo influsso sull’opinione diffusa.

    D. - Forse un segno di questa miopia, di questo vivere alla giornata, calcolando il successo immediato, è anche la richiesta di andare subito al voto sia di chi oggi vuole la caduta del governo, sia di chi questo governo non lo ha mai sostenuto, come il Movimento Cinque Stelle … Serviranno nuovi elezioni a fare chiarezza oppure - appunto - ci vorrebbe questa profonda riflessione che lei dice?

    R. - Di per sé, in un sistema sano, le elezioni sono comunque il momento in cui viene esercitata la sovranità popolare. Nella situazione attuale, le elezioni rischiano di spostare alcuni pesi parlamentari e quindi poi la possibilità di formare un governo. Però i nodi di fondo ad un certo punto andrebbero affrontati.

    D. - Ecco, ma c’è qualcosa che potrebbe favorire questo ripensamento?

    R. - Sono cose che - appunto - richiederebbero una revisione della cultura politica dell’una e dell’altra parte. Prima accennavamo al bene comune; il bene comune può essere inteso come la buona distribuzione di tutte le parti del sistema politico affinché questo funzioni, e questo è un livello. Ma c’è un livello più profondo laddove si condivide la visione dell’uomo e dello spazio politico in cui si prendono decisioni comuni. Il vero problema sarà proprio tra questi due livelli. Il secondo livello è posto fuori dalla riflessione attuale. Ed è su questo che bisognerebbe tornare! E qui il pensiero sociale della Chiesa avrebbe molto da dire, filosoficamente, non nelle applicazioni contingenti. Quando incontro un’altra persona, non devo subito pensare al modo per non litigarci, devo guardarla come qualcuno con il quale posso condividere qualcosa di profondo, che ha un senso, e che consente anche di affrontare i punti di disaccordo, di conflitto, perché no... Questo andrebbe riportato al livello di consapevolezza comune. È un livello più profondo, in cui le persone si mettono in gioco e si riconoscono a tutti i livelli, dalle istituzioni fino all’incontro per strada con gli altri.

    D. - L’Osservatore Romano ieri titolava un suo articolo: “L’Italia costretta ad una nuova crisi politica”. Questa parola “costretta” colpisce, perché indica qualcosa che si subisce in un momento economicamente e socialmente cruciale …

    R. – Penso che il Paese la viva un po’ come una cosa subita. Di fronte a problemi che sono sempre più duri, veramente terribili, rispetto ai quali spesso la politica dà delle soluzioni che aggravano il problema stesso, ci troviamo - come dire - ad un gioco di tattiche incrociate che è un po’ disorientante. Però, la parte responsabile non è solo una!

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    Cnel: 2013 anno peggiore per l’economia italiana dal Secondo dopoguerra

    ◊   L’anno in corso è il peggiore della storia dell’economia italiana dal Secondo dopoguerra, ma anche quello che può intercettare il punto di svolta. Questa, in sintesi, la valutazione del Consiglio nazionale economia e lavoro (Cnel) nel rapporto sul mercato occupazionale presentato oggi a Roma. Un ritratto, non confortante, confermato anche dagli ultimi dati dell’Istat, secondo cui il tasso di disoccupazione è salito al 12,2%. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La crisi, iniziata nel 2007, ha eroso capacità di resistenza di famiglie e imprese. Tra il 2008 e il 2012, in particolare, i disoccupati sono aumentati di oltre un milione di unità. L’area della “difficoltà occupazionale” registra un aumento di due milioni di persone, soprattutto al Sud. I giovani che non studiano e non lavorano sono 2 milioni 250 mila, pari al 23,9%, ovvero circa uno su quattro tra i 15 e i 29 anni. Parte dell’aumento del tasso di disoccupazione è ormai strutturale. Il presidente del Cnel, Antonio Marzano:

    “Abbiamo il 12,2 per cento di tasso di disoccupazione e una parte di questo – non tutto – è di ordine strutturale, nel senso che molti di coloro che oggi sono disoccupati, se dovessero riaffacciarsi sul mercato del lavoro, potrebbero non trovare la soluzione al problema. Quindi diventano non un fatto congiunturale, ma una debolezza strutturale della nostra economia. E’ ancora più preoccupante il tasso di disoccupazione dei giovani, perché questo supera ormai il 40 per cento. In pratica sta accadendo che i nostri giovani - e in una misura così elevata – sono fuori dai meccanismi di funzionamento della società. Se i giovani si sentono esclusi dalla società, questa è la cosa peggiore che possa capitare, perché a quel punto recuperarli può diventare difficile e ci possono essere anche vere e proprie tensioni, come è accaduto in altri Paesi. Quindi, la priorità è di recuperare i giovani, dare loro una prospettiva di lavoro e di lavoro serio, non di lavoro povero!”.

    In controtendenza il dato sul tasso di occupazione femminile, che torna a salire. Come spiegare questo incremento?

    “Non è una ragione necessariamente positiva. In altre parole: quando nelle famiglie cominciano ad esserci un disoccupato o più, la donna, per cercare di migliorare le condizioni complessive di vita di una famiglia desolata dalla disoccupazione, cerca il lavoro, lo trova e si accontenta spesso anche di una occupazione non pagata a livelli molto alti. E, quindi, l’occupazione femminile cresce”.

    L’anno in corso – ricorda il Cnel - è il peggiore della storia dell’economia italiana dal Secondo dopoguerra. Dopo il 1945, gli italiani hanno reagito per ricostruire il Paese. Adesso l’operazione sembra più difficile perché, a differenza del dopoguerra, non ci sono macerie dopo le bombe ma una povertà dilagante e una strisciante rassegnazione…

    “Nel Dopoguerra c’è stato un lungo - non breve - miracolo dell’Italia e cioè la ripresa e l’industrializzazione e così via. Ma quello fu possibile perché c’era un alto grado di coesione tra gli italiani: si sentivano uniti da un obiettivo condiviso: quello di far rinascere il Paese. Oggi siamo in una fase in cui c’è meno coesione rispetto ad allora – purtroppo - nel nostro Paese. Io penso che se non vi è abbastanza coesione, è difficile realizzare qualunque obiettivo. Se ci si sente parte di un disegno condiviso comune, non ci si può sentire esclusi dalla società”.

    Per riportare il tasso di disoccupazione all’8% entro il 2020 – si legge nel rapporto del Cnel - il tasso di crescita del Pil dovrà essere superiore al 2% l’anno. Ancora il presidente Antonio Marzano:

    “Non è facile, è però possibile. Non sarà il 2 per cento? Ma cerchiamo di avvicinare il dato del 2 per cento. Questo è possibile con alcune riforme, nemmeno così sconvolgenti. Se queste riforme e la loro necessità sono avvertite nella popolazione e unisce sindacati, imprese, classe politica in un comune cammino, allora diventa possibile. Direi che con quella condizione, quasi tutto è possibile!”.

    Dopo la riforma Fornero, aumentano poi gli over 55 ancora in attività: sono quasi 277 mila in più rispetto al 2011. Cresce anche il numero dei precari, quasi 3 milioni di persone. Sono dati poco rassicuranti anche quelli dell’Istat. La disoccupazione ad agosto sale al 12,2%, il livello più alto dal 1977. Il tasso di disoccupazione giovanile, in particolare, balza al 40,1%. Le persone tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro sono 667 mila. Gli occupati sono 22 milioni e 498 mila, i disoccupati 3 milioni e 127 mila.

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    Giornata internazionale anziani. L'Auser: ancora lontani dagli obiettivi dell'Onu

    ◊   Si celebra, oggi, la 23.ma Giornata internazionale per le persone anziane sul tema: "Il futuro che vogliamo, cosa stanno dicendo gli anziani". Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, in un messaggio per l'occasione, afferma che "entro il 2050 la popolazione anziana nei Paesi sviluppati sarà doppia rispetto a quella dei bambini" e, continua, "faccio appello alle nazioni e ai popoli perché rimuovano le barriere che impediscono la piena partecipazione degli anziani alla società". Su questa Giornata, Davide Pagnanelli ha intervistato Vincenzo Costa, presidente dell'associazione per gli anziani "Auser":

    R. - 20 anni fa, nel 1990, l’Onu tracciò i punti fondamentali per promuovere la Giornata dell’anziano. Parlavano di indipendenza, di partecipazione, di dignità delle persone; parlavano di combattere ogni forma di abbandono, abuso, violenza. Credo che le cronache di questi giorni ci dicono che siamo molto lontani da quei principi. Questo non significa che il primo ottobre non sia una giornata importante. È importante, perchè è una giornata in cui si possono avviare delle riflessioni per capire dove si fa poco e come - soprattutto - si può fare di più.

    D. - A che punto siamo in Italia con il rispetto dei diritti degli anziani?

    R. - Siamo ad un livello di graduale regresso. Stiamo vivendo questa fase di crisi tentando di contenere i costi senza fare un distinguo con quelli che sono i costi essenziali; quando parlo di essenziali parlo di livelli che devono garantire una qualità della vita, di sostegno alle persone e ai loro bisogni. Un dato per tutti: lo Stato è capace di spendere 43 miliardi di sostegno al reddito, e ne trasferisce appena sette ai comuni per fornire servizi reali. Per cui è uno Stato che preferisce monetizzare il disagio, anziché colmarlo con servizi alla persona. È un periodo in cui c’è anche una grave carenza occupazionale; il terzo settore, con i servizi alla persona, potrebbe essere - come lo è in tantissimi Paesi europei - uno di quei settori dove ad investimento in servizi, corrisponde anche un incremento di posti di lavoro. Per cui si potrebbero sommare due emergenze gravissime.

    D. - Quale risorsa rappresentano gli anziani per la società di oggi?

    R. - Se venissero utilizzati, rappresentano una risorse enorme! Sono persone che hanno accumulato esperienza, capacità, professionalità. Vi dico i nostri numeri: noi con gli anziani mettiamo in campo in tutte le regioni d’Italia 48 mila volontari che fanno le cose più varie, partendo dal territorio e dalla persona. Nei recenti terremoti dell’Emilia Romagna e dell’Abruzzo hanno collaborato tante delle nostre unità. Per cui l’anziano, che quando va in pensione ha davanti a sé come aspettativa di vita in media 20 - 25 anni, non può essere considerato un problema o ancora peggio un peso, ma deve essere considerato una risorsa.

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    Presentata a Roma la stagione del Teatro dell'Opera: apertura il 27 novembre con "Ernani" di Verdi

    ◊   Presentata a Roma la stagione del Teatro dell’Opera, che si inaugura il prossimo 27 novembre con “Ernani” di Verdi diretta da Riccardo Muti. Oltre 120 serate d’opera e balletto, per recuperare il pubblico e riportare il teatro lirico capitolino all’altezza del suo nome e della sua storia. Senza dimenticare il sacro nella sua dimensione contemporanea con il progetto dedicato alle “parabole da chiesa” di Britten. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Il Teatro dell’Opera di Roma ha legato il suo presente e il suo futuro al nome e al carisma di Riccardo Muti. Nella prossima stagione si impegna a dirigere ancora il suo amato Verdi, a conclusione delle celebrazioni dell’anno verdiano, cui si affianca Puccini con “Manon Lescaut”. Il Teatro della capitale, insomma, non usa più la parola rilancio, questione scottante che gravava sul suo prestigio, ma consolidamento della qualità artistica e della sua tranquillità economica. Il sovrintendente Catello De Martino ripone grande attenzione alla didattica e ai giovani, con la Scuola di Ballo, il Coro di Voci Bianche e l’Orchestra Giovanile. Queste le sue motivazioni:

    "Colgo l’occasione per chiarire questa mia dedizione: nasco insegnante, quindi ho una spiccata sensibilità nei confronti dei giovani e credo che un Paese civile debba puntare sulla valorizzazione delle proprie risorse giovanili. Ritengo che un’educazione musicale possa contribuire al miglioramento del popolo. Le assicuro che lo sforzo che stiamo facendo all’interno del Teatro è uno sforzo oneroso che sfocia anche nelle difficoltà quotidiane per la disponibilità degli spazi, per l’organizzazione del personale. Sicuramente rappresenta un costo ma sono certo che un domani diventerà un profitto, sicuramente per il teatro ma soprattutto per i ragazzi".

    Oltre ai titoli d’opera e balletto presenti nella classica stagione, la programmazione non trascura il sacro e il contesto architettonico e spirituale di Roma. Il direttore artistico Alessio Vlad ne ribadisce l’importanza e annuncia il proseguimento di un progetto triennale dedicato alla musica sacra di Banjamin Britten:

    "Roma è la città simbolo delle cristianità. Quest’anno 2013 è il centenario della nascita di uno dei più importanti compositori del secolo: Banjamin Britten. Pensare a qualcosa che fosse legato alla cristianità - e la musica religiosa in Britten è molto molto presente - mi sembrava che fosse un’occasione unica. Infatti, non a caso l’anno scorso l’opera del “Curlew River” all’Ara Coeli credo sia stata una cosa che a me personalmente ha suscitato una grandissima commozione proprio perché si teneva lì, in quella chiesa - che forse è la più bella chiesa di Roma - vicino al Campidoglio, nel cuore della città. C’è un qualcosa che ha avuto un significato che è andato molto oltre quello che poi è il significato della semplice rappresentazione. È un progetto triennale: rappresentare l’anno prossimo il 'Prodigal Son'; concludere il ciclo l’anno dopo e poi rifare tutte e tre le opere insieme".

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: a Sednaya nuove incursioni delle bande armate contro i cristiani

    ◊   Dopo Maalula, ora tocca a Sednaya, anch'esso villaggio a Nord di Damasco, noto per il patrimonio storico, culturale e religioso, caratterizzato da larga presenza di chiese e monasteri cristiani, e da una comunità locale che parla ancora l’aramaico. Come appreso dall'agenzia Fides, il villaggio è sotto costante minaccia di milizie islamiste provenienti da Yabroud e dalle montagne libanesi, oltre confine, che organizzano incursioni e blitz per terrorizzare la popolazione civile. Nei giorni scorsi già c'erano stati i primi scontri e un uomo cattolico è morto. Ieri una nuova incursione ha fatto un morto e un ferito fra i cristiani locali. Un religioso di Sednaya, che chiede l’anonimato, nota a Fides che “si tratta di banditismo ma è anche una vendetta contro i cristiani. Non vorremmo dare a questi atti un significato di persecuzione religiosa, ma sono comunque attacchi mirati che hanno l’effetto di creare scompiglio e paura tra i civili, presupposti per la fuga”. La tattica delle bande armate ora è quella di incursioni improvvise che creano terrore fra i civili, generando un esodo. A quel punto, il villaggio potrà essere invaso. “Oggi la gente di Sednaya teme di avere lo stesso destino di Maalula”, conclude il religioso. I civili di Maalula, intanto, tutti sfollati a Damasco, hanno formato un “Comitato”. Uno dei rappresentanti del Comitato spiega a Fides: “Ci appelliamo con forza alla comunità internazionale. Nessuno ci aiuta, il radicalismo islamico si fa sempre più discriminatorio. Ci sentiamo non protetti. Nessuno fa qualcosa per prevenire questi abusi dei diritti umani: chiediamo un intervento della Commissione Onu di Ginevra”. I cristiani si sentono in pericolo: infatti, viste le migliaia di bande armate disseminate sul territorio siriano, è praticamente impossibile proteggerli. Intanto “fra i cristiani siriani, sempre più vulnerabili, c’è un risveglio spirituale, un rinnovato slancio nelle fede, alla preghiera e alla vicinanza interconfessionale”, nota a Fides suor Carmel, che assiste gli sfollati a Damasco. “Nella estrema sofferenza e sull’esempio dei martiri, come padre Murad o il giovane Sarkis di Maalula, stiamo ritrovando una fede più densa, profonda e unitiva”, afferma la religiosa cattolica. I cristiani sono riluttanti a prendere le armi, anche per difesa, e i leader religiosi continuano a ribadirlo. Ripudiano la logica di un conflitto settario ma, in varie località, si stanno formando piccoli comitati popolari per prevenire le violenze. Accade, ad esempio, nella cosiddetta “Valle dei cristiani” (“Wadi al Nasara”), nella Siria occidentale, storica roccaforte dei cristiani siriani. Nella valle vi sono oltre 50 villaggi cristiani, con 100mila fedeli, cui si sono aggiunti oltre 200mila profughi. Anche questi villaggi subiscono incursioni di gruppi armati. (R.P.)

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    Giordania: ad Amman riunione degli Ordinari cattolici sui problemi del Medio Oriente

    ◊   Il 2 e 3 ottobre si svolgerà ad Amman, in Giordania, l’Assemblea plenaria degli Ordinari cattolici di Terra Santa, l’Aocts. I temi trattati, riporta l’agenzia Sir, vanno dalla politica internazionale, con la lettura dei risultati del il Simposio dei partriarchi d’Oriente voluto dal re giordano, Abdallah II, una discussione sulla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro e l’incontro con i segretari generali delle Conferenze episcopali europee. Al centro del dibattito ci saranno Siria e rifugiati, ma anche studi sulla condizione dei cristiani immigrati in Giordania e le linee guida comuni sul tema degli abusi sessuali. All’interno della conferenza verrà inoltre presentato un documento del dicastero pontificio Giustizia e Pace riguardante i cristiani in servizio nell’esercito israeliano. In programma anche un incontro tra il ministro dell’educazione israeliano e il segretario delle scuole cristiane in Israele, per risolvere le controversie sul finanziamento alle istituzioni educative non ufficiali. (D.P.)

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    Terra Santa: visita di solidarietà dei capi delle Chiese alla moschea di al-Aqsa

    ◊   Una delegazione di alti rappresentanti delle Chiese cristiane di Gerusalemme ha compiuto ieri una visita alla moschea di Al-Aqsa per esprimere pubblicamente la propria solidarietà alla locale comunità musulmana dopo le recenti azioni provocatorie inscenate da coloni ebrei nei pressi del terzo Luogo Santo dell'islam. Della delegazione facevano parte, tra gli altri, il vescovo cattolico William Shomali (vicario patriarcale del Patriarcato latino), il vescovo anglicano Suheil Dawani e il vicario patriarcale armeno Joseph Kelekian. La delegazione – riferiscono fonti del Patriarcato Latino di Gerusalemme consultate dall'agenzia Fides - è stata accolta dal Mufti Muhammad Hussein e dallo Sheikh Kamal al-Khatib. I leader cristiani e musulmani hanno anche sottoscritto una dichiarazione congiunta per denunciare insieme la violazioni contro la moschea e per esprimere allarme davanti ai processi di pianificazione immobiliare che mettono a rischio il profilo plurale della Città Santa. Lo scorso 12 settembre, il ministro israeliano per l'edilizia residenziale Uri Ariel insieme a decine di militanti del movimento dei coloni era penetrato sulla spianata delle Moschee per inscenare un corteo dimostrativo. Nelle ultime settimane la spianata delle Moschee è stata teatro di scontri ricorrenti tra militanti della destra nazionalista e religiosa ebraica – che sognano di ricostruire lì il Tempio di Gerusalemme - e palestinesi musulmani. (R.P.)

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    Tifoni e alluvioni colpiscono Vietnam e Cambogia, oltre 60 morti e 70 mila sfollati

    ◊   33 persone sono morte e migliaia sono state sfollate a causa del passaggio del tifone Wutip sul Vietnam centrale. Il tifone, con venti oltre i 100km orari, ha danneggiato almeno 250.000 abitazioni mentre l’acqua ha allagato i campi. La situazione, riferisce l’agenzia AsiaNews, è in via di miglioramento e Wutip è stato declassato a tempesta tropicale. Sempre nel sud est asiatico, in Cambogia, almeno 30 persone sono morte a causa di alcune devastanti alluvioni che hanno colpito il Paese nelle ultime due settimane e che hanno portato all’evacuazione di oltre 9000 famiglie, mentre la protezione civile cambogiana mette in guardia sulla possibilità di nuovi disastri. Intanto il governo cinese ha messo a disposizione la marina militare per la ricerca e il soccorso di 72 pescatori dispersi al largo delle coste vietnamite mentre la perturbazione prosegue verso il Laos. (D.P.)

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    Camerun: voto nella calma ma senza grande partecipazione

    ◊   Si sono svolte regolarmente e nella calma le elezioni legislative e municipali di ieri, ma senza grande partecipazione dei cittadini: lo confermano all'agenzia Misna fonti religiosi contattate a Yaoundé e a Douala. “Per la prima volta si è andati alle urne in un giorno feriale decretato festivo, probabilmente con l’intento di far affluire più elettori del solito, ma davanti ai seggi non si sono mai formate lunghe file. Anche la campagna elettorale è stata sottotono perché la gente sa bene che il voto è soltanto un affare di partiti e che non ci sono le condizioni per un voto pienamente libero” dice all'agenzia Misna dalla capitale economica una fonte della società civile. L’unica differenza è che “i camerunensi sono andati a votare più numerosi di mattina, mentre di solito si vota di domenica e ci vanno dopo la messa, di pomeriggio” aggiunge l’interlocutore. Per sicurezza i confini, chiusi da sabato, riapriranno soltanto domani mentre il dispiegamento di forze dell’ordine è stato incrementato attorno ai seggi. Lo spoglio delle schede procede dalle 18 di ieri, in presenza di rappresentanti della commissione elettorale (Elecam), dei partiti e di osservatori elettorali. Per legge i verbali vengono redatti in ogni seggio e poi centralizzati alla fine del conteggio, ma solo Elecam è autorizzato a proclamare i risultati. In teoria quelli delle municipali devono essere diffusi entro 72 ore e per le legislative la scadenza massima è di 20 giorni. L’opposizione ha riferito di alcune irregolarità, tra cui tentativi di votare più volte e discordanze tra identità del votante e dati del registro elettorale. Da Bafoussam, la più grande città occidentale, la Rete degli osservatori nazionali d’Africa centrale ed occidentale (Ronaco) ha denunciato l’influenza diretta dei capi tradizionali, che hanno esercitato pressioni sugli elettori, ma anche l’assenza di materiale di identificazione biometrica che avrebbe aperto la strada a frodi. Dopo aver votato nella scuola pubblica del quartiere Bastos a Yaoundé, il longevo presidente Paul Biya, 80 anni di cui 31 al potere, si è complimentato per “i progressi giganteschi già realizzati sulla strada della democrazia”, annunciando che “il prossimo passo sarà la creazione del Consiglio costituzionale”. Ieri circa 5,4 milioni di elettori erano attesi alle urne per eleggere 180 deputati ma anche sindaci e consiglieri municipali di 360 comuni. Ventinove partiti avevano presentato candidati alle legislative e 35 erano in gara alle municipali. In teoria il Raggruppamento del popolo del Camerun (Rpg, al potere) – l’unico ad aver presentato candidati in tutte le circoscrizioni – dovrebbe vedere riconfermata la sua schiacciante maggioranza in parlamento, dove detiene 152 seggi. L’obiettivo dell’opposizione, di cui la principale forza è il Social democratic front (Sdu), è quello di mantenere una rappresentanza nell’istituzione legislativa. (R.P.)

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    Centrafrica: i guerriglieri dell’Lra depongono le armi ma resta l'incognita Seleka

    ◊   Hanno iniziato a deporre le armi alcuni ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra), il gruppo armato di origine ugandese che semina il terrore in una vasta area tra Sud Sudan, nord-est della Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centrafricana. “Si tratta di una sessantina di uomini con le loro donne e i loro figli” dice all’agenzia Fides mons. Juan José Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, nel sud-est della Repubblica Centrafricana. “I ribelli dell’Lra si sono divisi in molti gruppi. Ed uno di questi ha deciso di deporre le armi” dice il vescovo. “Questo gruppo si è radunato in un’area ad una trentina di km dalla città di N’Zako. Si è creata un’emergenza umanitaria perché gli ex guerriglieri e le loro famiglie hanno bisogno di tutto. Due organizzazioni non governative hanno inviato i loro rappresentanti per portare aiuto a queste persone, ma i militari Seleka presenti a N’Zako li hanno arrestati, con l’accusa che non avevano il permesso di recarsi nell’area” dice mons. Aguirre. Seleka è la coalizione di movimenti ribelli che ha preso il potere in Centrafrica dove aver cacciato l’ex Presidente François Bozizé. “Si tratta di un fatto grave perché di fronte ad un primo importante gesto di pace da parte dei guerriglieri dell’Lra, che hanno deposto le armi e chiesto di reintegrarsi nella società, l’intervento dei militari di Seleka rischia di far fallire tutto” conclude mons. Aguirre. (R.P.)

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    Nicaragua: mons. Baez sulla legge contro la violenza sulle donne

    ◊   La violenza contro le donne scomparirà dal nostro Paese solo quando si riusciranno a diffondere i valori reali tra i giovani e le famiglie: lo ha sottolineato il vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Managua, mons. Silvio Baez, dopo aver celebrato, ieri, la Messa nella festa del Santo patrono della città di Masaya, San Girolamo. La nota inviata all’Alto alla comunità con una riflessione sulle recenti riforme fatte dai legislatori all'Assemblea Nazionale. Mercoledì 25 settembre infatti è stata modificata, con 83 voti a favore e 4 contrari, la legge organica contro la violenza sulle donne, per introdurre l'articolo 46, che prevede la figura di un mediatore per il reato più lieve. Tale modifica ha provocato l’immediata protesta dei gruppi femministi che si oppongono ad ogni riforma della legge, ed ha acceso il dibattito a livello nazionale. La legge 779, in vigore dal giugno 2012, è la "Legge contro la violenza sulle donne del Nicaragua". Proposta inizialmente per fermare la violenza e i numerosi crimini commessi contro le donne, la legge ha avuto conseguenze negative nei confronti della famiglia, del matrimonio, dell’unione di coppia, dell’integrità del focolare domestico… Infatti l'applicazione immediata di sanzioni per gli uomini accusati di atti di violenza non permetteva la mediazione tra aggressore e vittima, e questo ha significato, in poco tempo, un gran numero di famiglie separate o distrutte. "Il Nicaragua non cambierà a forza di leggi o decreti. La violenza contro le donne non terminerà con una legge più dura, a prescindere dal fatto che ci sia o no la mediazione nella legge 779. Tutti noi sappiamo che la violenza contro le donne e contro ogni persona non finirà in Nicaragua prima di avere un cuore nuovo. Dobbiamo cominciare a cambiare dal di dentro, se vogliamo un Paese migliore" ha detto mons. Baez. (R.P.)

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    Costa Rica: documento della Chiesa per l'elezione del futuro presidente

    ◊   La Conferenza episcopale del Costa Rica sta preparando un documento per “illuminare l'elettorato nella campagna politica, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa cattolica”: lo annuncia il vescovo di Cartago, mons. José Francisco Ulloa, che nella nota pervenuta all’agenzia Fides aggiunge che il testo sarà presentato fra circa 15 giorni. Il 2 ottobre infatti inizia la campagna elettorale per scegliere il Presidente della Repubblica, il Vice presidente e i deputati all’Assemblea Legislativa nelle elezioni del 2 febbraio 2014. Sarà la prima volta in cui i costarricensi potranno votare anche dall’estero. Per redigere questo testo, continua la nota, si sono riuniti tutti i vescovi che compongono la Conferenza episcopale, "per condividere le idee generali". Hanno quindi inviato tali riflessioni ad una commissione di esperti, composta da sacerdoti, sociologi, politologi ed economisti, che elaboreranno un documento finale. Dopo essere stato rivisto ed eventualmente modificato dai vescovi, il documento sarà pubblicato con la firma di tutta la Conferenza episcopale. “Vogliamo dare un orientamento all'elettorato - ha precisato mons. Ulloa -. I candidati non sono menzionati, si tratta di un criterio generale. Gli elettori hanno libertà di coscienza, e noi non diremo mai di votare per un partito o per un altro. Vogliamo illuminare l'elettorato perché abbia giudizi chiari al momento di scegliere il candidato o il partito che meglio risponde agli interessi del Costa Rica". Secondo la stampa nazionale, i diversi candidati e i rispettivi partiti hanno accolto in modo positivo questa iniziativa della Chiesa. (R.P.)

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    El Salvador: le popolazioni indigene continuano a rimanere “invisibili”

    ◊   La popolazione indigena di El Salvador continua a subire situazioni di povertà, mancanza di assistenza sanitaria, acqua potabile, istruzione oltre ad un accesso limitato alla terra e alle risorse naturali del Paese centroamericano. E’ quanto emerge in un recente documento realizzato dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite per la Difesa dei Diritti delle Popolazioni Indigene. Non essendoci dati precisi rimane difficile stabilire un numero esatto di indigeni salvadoregni. A questo si aggiunge anche il continuo processo di recupero della loro identità dopo l’emarginazione e le persecuzioni subite nel XIX e XX secolo, come ad esempio i massacri del 1932, noti come La Matanza, nei quali sono morte circa 30mila persone. Nel 2011, circa 29.044 studenti risultavano essere indigeni, la maggior parte dei quali residenti nei municipi di Izalco (8,248) e Nahuizalco (8,880), nel dipartimento di Sonsonate, ad ovest del Paese. Sempre nel documento si legge che i dati disponibili sulla frequenza scolastica in queste aree sono allarmanti. A Izalco, per esempio, il 19% dei bambini tra 7 e 15 anni non frequentano la scuola, e circa il 42% di loro per motivi economici. Dall’altra parte, non frequentano la scuola il 54% dei ragazzi tra 16 e 18 anni, il 41% di loro per motivi economici. Inoltre, anche la situazione delle donne rimane molto precaria. Subiscono gravi discriminazioni e soffrono ripetute violenze domestiche. El Salvador e Panama sono gli unici Stati del Centroamerica che non hanno ancora ratificato la Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil), che sottolinea e mette in evidenza l'importanza dei diritti collettivi dei popoli indigeni. A El Salvador comprendono Nahuas, Pipiles, Lencas, Kakawiras e Maya Chortís. (R.P.)

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    Messico: liberati decine di ostaggi della criminalità organizzata

    ◊   Oltre 70 persone, fra cui migranti cosiddetti ‘irregolari’, sono state liberate dalla polizia federale a Reynosa, nello stato settentrionale di Tamaulipas, dove erano tenute in ostaggio a scopo di estorsione. Gli agenti - riferisce l'agenzia Misna - hanno individuato un’abitazione che fungeva da luogo di prigionia, all’interno della quale erano segregati 37 cittadini messicani, 19 honduregni, 14 guatemaltechi e tre salvadoregni, fra cui anche sei bambini. La polizia ha arrestato tre individui accusati di averli rapiti in diverse azioni armate condotte con assalti ad autobus e camion intercettati lungo le strade della regione. Nella casa localizzata dalle forze dell’ordine gli ostaggi sono rimasti prigionieri chi per quattro giorni, chi per quattro mesi, mentre i sequestratori tentavano di estorcere denaro alle famiglie promettendo in cambio il loro rilascio. Episodi analoghi si ripetono in diverse zone del Messico dove agiscono gruppi criminali legati anche al narcotraffico. In alcuni casi le persone o i migranti fatti prigionieri sono costretti a fare da corrieri della droga, pena la morte, o diventano bersaglio della violenza tra bande rivali: è quanto accaduto nel 2010 a San Fernando de Tamaulipas, quando 72 migranti furono assassinati e sepolti in fosse clandestine dal temuto cartello della droga degli Zetas. Tamaulipas è considerato uno degli stati più violenti del Paese con migliaia di vittime del crimine organizzato contate negli ultimi anni principalmente a causa della rivalità fra gli Zetas e il cartello del Golfo. La repressione dei militari ha funzionato solo parzialmente spingendo i cartelli a dedicarsi ad altre attività come i sequestri a scopo di estorsione. (R.P.)

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    Campagna in Congo per i parti sicuri contro la mortalità femminile e infantile

    ◊   La fondazione “Sofia Onlus”, dei padri salvatoriani, ha lanciato una nuova campagna intitolata “Dai vita a un sogno. Adotta un pancione in Congo”, per garantire assistenza alle mamme partorienti della regione del Kapanga dove, riferiscono fonti della fondazione, “una mamma su 200 muore di parto e 1 bambino su 5 non arriva a compiere 5 anni”. Nella regione, riferisce l’agenzia Sir, le donne sono costrette a partorire in casa, in luoghi dove non ci sono strade, né elettricità, né mezzi di soccorso, mettendo così a rischio la loro vita e quella dei loro bambini. L’obbiettivo della campagna è di creare una rete di adozioni che fornisca: con 20€ una visita prenatale e l’assistenza al parto, con 45€ si avrebbe l’assistenza al parto e le vaccinazioni per il bambino fino a 5 anni, mentre con 100€ si garantirà ad una mamma l’accesso al parto cesareo. La fondazione Sofia, solamente nel 2013, ha aiutato più di 700 donne a partorire e si prevede che entro la fine dell’anno saranno 1.000 le donne ad aver beneficiato dei servizi di questa Onlus. (D.P.)

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    India. Pogrom dell'Orissa: 7 cristiani rischiano condanna ingiusta per omicidio

    ◊   Il prossimo 3 ottobre il tribunale di Mumbai emetterà la sentenza definitiva contro 7 cristiani accusati di aver ucciso Laxamananda Saraswati, un leader del partito estremista Indù “Vishwa Hindu Parishad”. L’omicidio avvenne durante i pogrom avvenuti nella zona dell’Orissa nel 2008, quando si scatenarono violente persecuzioni contro le comunità non indù e specialmente contro i cristiani, ma ad aver rivendicato l’omicidio di Saraswati sono stati, fin da principio, i maoisti. Gli imputati erano stati assegnati ad un tribunale speciale per i fatti dell’Orissa, che avrebbe dovuto agire per direttissima ma che, dopo 5 anni in cui gli imputati sono rimasti in carcere, ha girato il caso ad un tribunale ordinario. "È vergognoso”, dichiara all'agenzia AsiaNews, Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians “che dei padri di famiglia innocenti siano stati sbattuti in carcere per quasi cinque anni e sottoposti a processi farsa per un crimine che non hanno commesso". Ancora oggi la situazione dei cristiani dell’Orissa è drammatica, oltre ad aver perso le proprie case e proprietà durante i pogrom, vivono ora l’allontanamento e il boicottaggio della maggioranza indù che li confina in situazioni di estrema povertà. (D.P.)

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    Ciclo di conferenze sul vivere in Europa, oggi la prima sul "Bene Comune"

    ◊   La Commissione degli episcopati della Comunità europea, la Comece, ha programmato un ciclo di conferenze dal titolo “Europa, politica e oltre”, che si svolgeranno da oggi fino alla data delle elezioni dell’europarlamento, previste per il 22-25 maggio 2014. Obiettivo della Comece è di far partecipare i cattolici alle sfide che si profilano per la creazione di un’Europa unita, definendo il ruolo e le posizioni dei credenti in questo processo. Per questa sera, riporta l’agenzia Sir, è previsto a Bruxelles il primo incontro intitolato: “Il bene comune”, tema fondamentale e scopo dell’Unione Europea. Per domani, 2 ottobre, è prevista invece la consueta “Missa pro Europa”, nella chiesa di Notre Dame au Sablon, a Bruxelles, presieduta da mons. André-Joseph Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles. Di nuovo la Comece è tra i promotori di un evento del 17 ottobre sul cambiamento climatico. (D.P.)

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    A Roma nel 2014, il Congresso di Signis, previsto inizialmente questo ottobre in Libano

    ◊   Sarà Roma ad ospitare, l’anno prossimo, il Congresso di Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione. Lo annuncia la stessa organizzazione in un comunicato diffuso ieri. L’incontro era inizialmente previsto dal 20 al 23 ottobre a Beirut, in Libano, ma a causa della guerra in Siria e su richiesta degli organizzatori locali era stato rinviato lo scorso mese di giugno a una nuova data a luogo da definirsi. Il Congresso si terrà dunque dal 25 febbraio al 1° marzo 2014 a Roma, presso Domus Pacis Terra Rossa Park Hotel, sempre sul tema “I media per una cultura della pace: creare delle immagini insieme alla nuova generazione”. Un tema, spiegano gli organizzatori, che vuole sottolineare l’impegno dell’Associazione a lavorare insieme e a incoraggiare i giovani ad esprimere le loro speranze per una cultura globale della pace. Il tema sarà approfondito con colloqui interattivi, dibattiti, workshop e con una folta rappresentanza di giovani appunto. Nell’ambito del Congresso si terrà anche l’assemblea dei delegati di Signis. L’ultimo Congresso mondiale dell’Associazione – lo ricordiamo - si era tenuto a Chiang Mai, in Thailandia, nel 2009, riunendo più di 600 professionisti dei media e dello sviluppo, comunicatori cattolici e giovani del mondo intero sul tema “I media per una cultura della pace. Diritti dell’infanzia, promessa dell’avvenire”. (L.Z.)

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    La mostra "Preziose Antichità", riporta ai Musei vaticani i tesori dell'arte del '700

    ◊   Dal 2 ottobre al 4 gennaio, all’interno dei Musei vaticani, sarà possibile visitare le opere del “Museo Profano”, che furono custodite all’interno dei musei prima che Napoleone le trafugasse e che ora sono esposte nei più importanti musei del mondo. Il recente restauro delle aule un tempo dedicate al Museo Profano, è servito per i curatori Guido Cornini e Claudia Lega, da movente per riunire le opere un tempo conservate all’interno del museo e dare al visitatore una sensazione di come si presentasse il museo ai tempi di Pio VI all’interno della mostra: “Preziose antichità. Il Museo Profano al tempo di Pio VI”, allestita nella sala delle “Nozze Aldobrandine”. Tra le opere esposte il “gruppo dell’Augusto”, il cammeo “Carpegna” e altri cammei del ‘700 tra i quali emerge il cammeo Gonzaga, oggi uno dei pezzi più ammirati dell’Ermitage. Ad accompagnare i visitatori sarà un catalogo redatto in tre lingue dalle Edizioni Musei vaticani con l’elenco completo delle opere e la loro storia.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 274

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.