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Sommario del 19/11/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: Dio ci insegni a rispettare i nonni, nella loro memoria c'è il futuro di un popolo
  • Il Papa nomina mons. Crociata nuovo vescovo di Latina
  • Tweet del Papa: i Santi non sono superuomini ma persone con Dio nel cuore
  • Conferenza Operatori Sanitari. Mons. Zimowski: aiuto ai malati di Alzheimer, no all'eutanasia
  • Il direttore dell’Ilo: d'accordo col Papa nel tutelare il lavoro e contrastare il traffico di persone
  • Al via in Vaticano la Plenaria della Congregazione delle Chiese orientali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Beirut. Bomba uccide 23 persone. Il card. Bechara Rai: confidiamo in "Ginevra 2"
  • Maltempo flagella la Sardegna: sedici morti. Gabrielli: soccorsi hanno funzionato
  • Nepal al voto per l'Assemblea costituente: bomba a Kathmandu
  • 75 anni fa le Leggi razziali in Italia. P. Gumpel: da Pio XI l'ordine di salvare gli ebrei
  • Festival Dottrina Sociale. Mons. Vincenzi: sulla frontiera del lavoro come vuole il Papa
  • Bologna: i 50 anni del “piccolo coro Mariele Ventre” dell’Antoniano
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Filippine. Allarme dei vescovi: rischio corruzione sugli aiuti alle vittime del tifone
  • Vietnam: oltre 40 le vittime delle alluvioni. 80mila gli sfollati
  • Monito dei vescovi africani: tutelare la pace in Mozambico
  • Ghana: per i vescovi il Paese ha bisogno di una nuova evangelizzazione
  • Corno d'Africa. Allerta polio: previste campagne di vaccinazione per milioni di bambini
  • Venezuela: dichiarazione dei vescovi contro corruzione ed usura
  • Honduras: i vescovi invitano a votare politici trasparenti ed onesti
  • Brasile: a Rio 5 anni fa la pacificazione delle favelas ma la strada è ancora lunga
  • Myanmar. Allarme Caritas: oltre duemila nuovi sfollati nelle aree di Kachin
  • Irlanda: conferenza a Belfast sul ruolo delle realtà caritative nella lotta alla povertà
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: Dio ci insegni a rispettare i nonni, nella loro memoria c'è il futuro di un popolo

    ◊   Un popolo che “non rispetta i nonni” è senza memoria e dunque senza futuro. È l’insegnamento offerto stamattina da Papa Francesco all’omelia della Messa celebrata in Casa S. Marta. Il Papa ha commentato la vicenda biblica dell’anziano Eleàzaro, che scelse il martirio per coerenza con la sua fede in Dio e per dare una testimonianza di rettitudine ai giovani. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Scegliere la morte, anziché scamparla con l’aiuto di amici compiacenti, pur di non tradire Dio e anche per non mostrare ai giovani che in fondo l’ipocrisia può tornare utile, anche se si tratta di rinnegare la propria fede. C’è tutto questo nella vicenda del nobile Eleàzaro, figura biblica del Libro dei Maccabei proposta dalla liturgia del giorno, che agli aguzzini che volevano costringerlo all’abiura preferisce il martirio, il sacrificio della vita piuttosto che una salvezza strappata con l'ipocrisia. “Quest’uomo – osserva Papa Francesco – di fronte alla scelta fra l’apostasia e la fedeltà non dubita”, rifiutando “quell’atteggiamento del fingere, del fingere pietà, del fingere religiosità…”. Anzi, invece di badare a sé “pensa ai giovani”, a quello che il suo atto di coraggio potrà lasciare loro in ricordo:

    “La coerenza di quest’uomo, la coerenza della sua fede, ma anche la responsabilità di lasciare un’eredità nobile, un’eredità vera. Noi viviamo in un tempo nel quale gli anziani non contano. E’ brutto dirlo, ma si scartano, eh? Perché danno fastidio. Gli anziani sono quelli che ci portano la storia, che ci portano la dottrina, che ci portano la fede e ce la danno in eredità. Sono quelli che, come il buon vino invecchiato, hanno questa forza dentro per darci un’eredità nobile”.

    E qui Papa Francesco ricorda una storiella ascoltata da piccolo. Protagonista è una famiglia – “papà, mamma, tanti bambini” – e il nonno, che quando a tavola mangiava la zuppa “si sporcava la faccia”. Infastidito, il papà spiega ai figli perché il nonno si comporti così quindi compra un tavolino a parte dove isolare il genitore. Quello stesso papà un giorno torna a casa e vede uno dei figli giocare con il legno. “Cosa fai?”, gli chiede. “Un tavolino”, risponde il bimbo. “E perché?”. “Per te, papà, per quando tu diventi vecchio come il nonno”:

    “Questa storia mi ha fatto tanto bene, tutta la vita. I nonni sono un tesoro. La Lettera agli Ebrei (13,7) ci dice: ‘Ricordatevi dei vostri capi, che vi hanno predicato, quelli che vi hanno predicato la Parola di Dio. E considerando il loro esito, imitatene la fede’. La memoria dei nostri antenati ci porta all’imitazione della fede. Davvero la vecchiaia tante volte è un po’ brutta, eh? Per le malattie che porta e tutto questo, ma la sapienza che hanno i nostri nonni è l’eredità che noi dobbiamo ricevere. Un popolo che non custodisce i nonni, un popolo che non rispetta i nonni, non ha futuro, perché non ha memoria, ha perso la memoria”.

    “Ci farà bene – è il commento finale di Papa Francesco – pensare a tanti anziani e anziane, tanti che sono nelle case di riposo, e anche tanti – è brutta la parola, ma diciamola – abbandonati dai loro. Sono il tesoro della nostra società”:

    “Preghiamo per i nostri nonni, le nostre nonne, che tante volte hanno avuto un ruolo eroico nella trasmissione della fede in tempo di persecuzione. Quando papà e mamma non c’erano a casa e anche avevano idee strane, che la politica di quel tempo insegnava, sono state le nonne quelle che hanno trasmesso la fede. Quarto comandamento: è l’unico che promette qualcosa in cambio. E’ il comandamento della pietà. Essere pietoso con i nostri antenati. Chiediamo oggi la grazia ai vecchi Santi - Simeone, Anna, Policarpo e Eleazaro - a tanti vecchi Santi: chiediamo la grazia di custodire, ascoltare e venerare i nostri antenati, i nostri nonni”.

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    Il Papa nomina mons. Crociata nuovo vescovo di Latina

    ◊   In Italia, Papa Francesco ha nominato vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno Mons. Mariano Crociata, finora segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Mons. Crociata è nato a Castelvetrano, nella diocesi di Mazara del Vallo, il 16 marzo 1953. Ha studiato al Seminario di Mazara del Vallo, conseguendo la maturità classica presso il liceo statale con il massimo dei voti. E’ stato alunno dell’Almo Collegio Capranica ed ha frequentato Filosofia e Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo il Dottorato in Teologia a pieni voti e pubblicando la tesi "Umanesimo e Teologia in Agostino Steuco", per i tipi di Città Nuova, nel 1987. Ha scritto un manuale di Teologia fondamentale: "La Chiesa", edito da Piemme, nel 1991. I suoi numerosi articoli sulla rivista della Facoltà teologica di Palermo sono dedicati soprattutto ai rapporti tra il cristianesimo e le altre religioni. È stato ordinato il 29 giugno 1979. Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti uffici e ministeri: Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano (1983-1986); Parroco a Marinella di Selinunte (1985-1989); Arciprete-Parroco della Chiesa Madre di Marsala (1989-2007). È stato anche: Assistente diocesano d’Azione Cattolica; Membro della Commissione Centrale nel Sinodo diocesano; Segretario del Sinodo diocesano; Vicario Foraneo; Membro del Direttivo del Consiglio Presbiterale diocesano; Membro del Collegio dei Consultori; Ordinario di Teologia Fondamentale e Direttore del Dipartimento di Teologia delle religioni alla Facoltà Teologica di Sicilia, in Palermo; Docente di Teologia Fondamentale e Cristologia all’Istituto di Scienze Religiose di Mazara del Vallo. Il 16 luglio 2007 è stato nominato Vescovo di Noto ed ha ricevuto l’Ordinazione Episcopale il 6 ottobre dello stesso anno. Il 25 settembre 2008 è stato nominato Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Al momento è anche Presidente della Fondazione di Religione “Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena” e Membro della Presidenza del Comitato del 5° Convegno ecclesiale nazionale.

    Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato vescovo di Fort Worth mons. Michael F. Olson, del clero della medesima diocesi, finora Rettore del Seminario Holy Trinity a Irving, Texas. Mons. Michael Fors Olson è nato il 29 giugno 1966 a Park Ridge (Illinois) nell’arcidiocesi di Chicago. Dopo aver frequentato la scuola elementare Saint Mary a Des Plaines (1972-1980), ha frequentato il Quigley Preparatory Seminary (1980-1984) e il Niles College a Chicago (1984-1986). Ha svolto gli studi filosofici presso l’Università Cattolica d’America a Washington D.C., ottenendo il Baccellierato (1988) e il Masters (1989) in tale materia. Ha svolto gli studi teologici presso il Seminario Saint Mary e la Saint Thomas University a Houston (1989-1994). Successivamente ha frequentato il Center for Health Care Ethics presso la Saint Louis University per gli studi dottorali (1997-2001). Ha ottenuto il Dottorato in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana a Roma (2011). È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Fort Worth il 3 giugno 1994. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto gli incarichi di Vicario parrocchiale della Saint Michael Parish a Bedford (1994-1997); di Docente presso la Saint Louis University Medical School (1998-2000); di Formatore presso il Seminario Saint Mary e di Professore alla Saint Thomas University a Houston (2001-2006); di Parroco della Saint Peter the Apostle Parish a Fort Worth e di Vicario Generale della diocesi di Fort Worth (2006-2008). Dal 2006 è Consultore diocesano e dal 2008 è Rettore del Seminario Holy Trinity a Irving. Nel 2010 è stato nominato Cappellano di Sua Santità. Oltre l’inglese, conosce lo spagnolo, l’italiano e il latino.

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    Tweet del Papa: i Santi non sono superuomini ma persone con Dio nel cuore

    ◊   Nuovo tweet di Papa Francesco, lanciato oggi dal suo account @Pontifex: "I Santi non sono superuomini. Sono persone che hanno l’amore di Dio nel cuore, e trasmettono questa gioia agli altri".

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    Conferenza Operatori Sanitari. Mons. Zimowski: aiuto ai malati di Alzheimer, no all'eutanasia

    ◊   “La Chiesa al servizio della persona anziana malata: la cura delle persone affette da patologie neurodegenerative”. E’ questo il tema della 28.ma Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, al via giovedì prossimo. Evento culminante dell’assise, l’udienza di Papa Francesco ai partecipanti, sabato mattina in Aula Paolo VI. La Conferenza che vedrà la partecipazione di 700 persone di 57 Paesi - tra medici, ricercatori, volontari e personalità ecclesiali - è stata presentata stamani in Sala Stampa Vaticana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Sono 35 milioni le persone al mondo che soffrono di Alzheimer e ogni anno si registrano quasi 8 milioni di nuovi casi. Il presidente del dicastero per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski, ha iniziato il suo intervento indicando proprio l’ampiezza di questa patologia terribile, la più diffusa tra le forme di demenza senile. E subito ha affermato che, come più volte ribadito da Papa Francesco, bisogna agire per una società più inclusiva nella quale anche i più deboli siano rispettati e valorizzati:

    “Impegnarsi sempre in favore della vita e affinché chi non è considerato economicamente ‘produttivo’, 'conveniente', non venga emarginato o addirittura soppresso, come dimostrato dall’elevato numero di aborti e dall’apparente diffondersi dell’eutanasia”.

    Quindi, soffermandosi sulla pastorale in questo campo, ha sottolineato che “evangelizzare la vecchiaia significa scoprire le sue interne e originali possibilità” come anche i suoi valori:

    “Mediante la solidarietà tra giovani e anziani, si comprende come la Chiesa sia effettivamente famiglia di tutte le generazioni, in cui ognuno deve sentirsi a casa e dove non regna la logica del profitto e dell’avere, ma quella della gratuità e dell’amore. Quando la vita diventa fragile, negli anni della vecchiaia, non perde mai il suo valore e la sua dignità”.

    E’ dunque necessario, ha proseguito mons. Zimowski, “in primo luogo continuare a coinvolgere le persone anziane nella vita e nella missione della Chiesa”. Dobbiamo, ha detto ancora, “promuovere l’amore e la comprensione verso l’anziano sin dal nucleo familiare” e “respingere con fermezza ogni forma di eutanasia delle persone anziane”. Dal canto suo, il sottosegretario del dicastero, mons. Mupendawatu, ha informato che oltre alla Conferenza ci saranno anche altri due importanti eventi: la riunione del Consiglio direttivo del nuovo Comitato Internazionale delle Istituzioni Sanitarie Cattoliche e un incontro dedicato al Progetto “Africae Munus”. Infine, alla Conferenza verrà anche presentato un Sussidio dedicato alla “Pastorale sanitaria e la nuova evangelizzazione per la trasmissione della Fede”. Alla Conferenza è intervenuta anche la dott.ssa Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, che ha dato la sua toccante testimonianza di figlia di una malata di Alzheimer, morta in anni in cui questa patologia era a mala pena diagnosticata. Quindi, ha denunciato che ancora oggi i malati di Alzheimer non trovano un’attenzione adeguata da parte delle Istituzioni:

    “C’è un fatto: contano molto poco, perché non rendono sia economicamente, sia in termini di voti. Ma sono malati, sono persone con una dignità, con una storia”.

    Proprio per contrastare questa situazione, ha aggiunto, è nata la Federazione impegnata a dare assistenza, in diversi modi, in particolare alle famiglie attraverso un “telefono verde”, consulenze, formazione e ora anche una “App” per smartphone. E proprio sul ruolo cruciale della famiglia nella cura dei malati di Alzheimer si è soffermato il dott. Gabriele Carbone, tra i massimi esperti della patologia in Italia:

    “E’ una malattia che, a pieno titolo, può essere definita una ‘malattia familiare’. A tutti gli effetti, la famiglia è il luogo ideale di cura per questi malati: malati che perdono le capacità cognitive e che spostati al di fuori del proprio ambiente, è immaginabile come possano peggiorare”.

    Ecco perché, ha osservato il dott. Carbone, bisogna sostenere concretamente le famiglie con malati di Alzheimer, affinché non si sentano isolate e abbandonate a se stesse.

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    Il direttore dell’Ilo: d'accordo col Papa nel tutelare il lavoro e contrastare il traffico di persone

    ◊   La dignità del lavoro, in particolare dei lavoratori più indifesi e la preoccupazione per le vittime della tratta di esseri umani. Incentrato su questo comune sentire il colloquio tra Papa Francesco e il direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), Guy Ryder, ricevuto ieri in Vaticano. Tracey McClure lo ha intervistato:

    R. – Obviously, we had a wonderful encounter with Pope Francis…
    L’incontro con il Papa è stato un momento straordinario. Abbiamo affrontato molte delle questioni su cui la Chiesa e l’Organizzazione internazionale del lavoro condividono la stessa preoccupazione. Noi lavoriamo molto per la promozione di un lavoro dignitoso e Papa Francesco ha parlato dell’importanza che la Chiesa e lui personalmente attribuiscono a questo aspetto e alle sfide da affrontare nel mondo odierno. In particolare, il Papa ha espresso apprensione per il traffico di esseri umani e la situazione degli immigrati che lavorano a Lampedusa. Una frase che ha usato per Lampedusa penso sia risuonata molto, molto chiaramente nella mia organizzazione: ha parlato del pericolo della globalizzazione dell’indifferenza, che è qualcosa che dobbiamo fermare. Guardiamo a questo fenomeno: in qualche modo è ritenuto inevitabile o normale nel nostro mondo. Questa è una reazione che dobbiamo assolutamente rifiutare e contro la quale dobbiamo reagire. Insieme al Papa abbiamo infine condiviso la preoccupazione circa l’andamento attuale dell’economia mondiale, che non sempre è a favore dei più deboli. Questa tendenza deve essere corretta.

    D. – Ma quali sono i dati sul lavoro minorile e sul lavoro forzato

    R. – Figures are going down for child labour...
    Le cifre si sono abbassate per il lavoro minorile a 168 milioni e per il lavoro forzato a poco più di 20 milioni nel mondo. Quello che penso è che stiamo assistendo ad un mutamento di un fenomeno molto complesso. In diverse parti del mondo si trovano differenti situazioni. Abbiamo forme tradizionali di lavoro per debito, dove le persone nascono in schiavitù, e che troviamo per esempio in una parte dell’Asia del Sud. Altre forme di schiavitù per debito, dove le persone contraggono appunto un debito, pagano per avere un lavoro, e restano bloccate in quel lavoro per cercare di estinguere quel debito. Questo è un altro problema che troviamo in tutti i continenti. E stiamo assistendo – e questo è un aspetto di cui ho discusso con Sua Santità, per cui alla fine ha espresso una preoccupazione profonda – a una crescita del traffico di esseri umani. Ovvero, lo spostamento di persone attraverso le frontiere o all’interno dei Paesi sia per sfruttamento a scopo lavorativo, sia per sfruttamento sessuale.

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    Al via in Vaticano la Plenaria della Congregazione delle Chiese orientali

    ◊   Al via oggi in Vaticano la Plenaria della Congregazione per le Chiese Orientali, sul tema “Le Chiese Orientali cattoliche a 50 anni dal Concilio ecumenico Vaticano II”. I lavori si protrarranno fino a venerdì prossimo. Con il prefetto, il cardinale Leonardo Sandri, e i superiori del dicastero, partecipano 28 membri fra patriarchi e arcivescovi maggiori, cardinali, oltre ad arcivescovi e vescovi, rappresentanti dei riti bizantino, siro-orientale o caldeo, siro-occidentale e maronita, armeno, alessandrino. Al centro degli incontri, la riflessione sull’eredità del Concilio ecumenico Vaticano II circa l’Oriente cristiano e i documenti al riguardo, con l’obiettivo di verificare la crescente sensibilità della Chiesa universale per gli orientali cattolici, considerando soprattutto il fenomeno migratorio. Presentata anche l'attività del dicastero. Giovedì mattina, il cardinale Sandri presiederà una concelebrazione solenne per invocare la pace e la riconciliazione in Terra Santa, Siria, Iraq, Egitto e in tutto il Medio Oriente. Nella stessa mattinata, Papa Francesco incontrerà i patriarchi e gli arcivescovi maggiori, per poi ricevere in udienza tutti i membri della Plenaria. Domenica, infine, durante la celebrazione eucaristica conclusiva dell’Anno della Fede, i capi e i padri delle Chiese Orientali Cattoliche si uniranno al Pontefice nella concelebrazione. (G.A.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il tavolo del nonno: messa del Papa a Santa Marta.

    Neologismo papale papale: Jorge Milia a colloquio con il Pontefice su un singolare gerundio.

    Poveri bambini costretti a travestirsi da adulti: in prima pagina, Carlo Bellieni sui diritti dell'infanzia nella società dei consumi.

    Greg e il suo volo finale: Marco Beck sul martirio e la gloria nel teatro di Italo Alighiero Chiusano.

    I pittori del niente: Sandro Barbagallo recensisce la mostra, a Milano, dedicata a Pollock e agli irascibili.

    Un articolo di Giovanni Preziosi dal titolo "Tra i boschi insanguinati dei Limmari": ogni anno Pietransieri ricorda l'eccidio compiuto settant'anni fa dai nazisti in fuga.

    Il cardinale Gianfranco Ravasi sulla scienza più bella e più rischiosa nell'Anno della fede.

    Terrore in Libano: esplosioni causano 23 vittime nei pressi della rappresentanza diplomatica iraniana.

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    Oggi in Primo Piano



    Beirut. Bomba uccide 23 persone. Il card. Bechara Rai: confidiamo in "Ginevra 2"

    ◊   Gravissimo attentato stamani a Beirut. Due violente esplosioni hanno colpito la zona dell’ambasciata iraniana in Libano. 23 morti e 146 feriti costituiscono il bilancio provvisorio dell’attacco terroristico, nel quale ha perso la vita, tra gli altri, anche l’addetto culturale dell’ambasciata, il religioso sciita Ibrahim Ansari. Tra le cause dell’accaduto, allo studio degli esperti le connessioni tra la guerra civile in Siria, l’appoggio al governo di Damasco da parte di Teheran, ma anche il ruolo nel conflitto della milizia sciita libanese hezbollah. Giancarlo La Vella ha intervistato il card. Béchara Boutros Raї, patriarca di Antiochia dei Maroniti, che oltre ad esprimere condanna e dolore per quanto avvenuto, fa un’analisi della situazione:

    R. - Sappiamo che il contesto è sempre quello della guerra in Siria, dove Stati sunniti e Stati sciiti stanno combattendo attraverso siriani, mercenari, gruppi fondamentalisti. Poi, ci troviamo sempre anche nel contesto del famoso grande conflitto tra sunniti e sciiti nel mondo arabo mediorientale, conflitto che ha anche delle implicazioni internazionali. Quindi, c’è la partecipazione nella guerra in Siria di entrambe le parti.

    D. - Qual è la via d’uscita, considerando che la comunità internazionale si sta comunque muovendo a livello diplomatico?

    R. - Facciamo un nuovo appello affinché la Conferenza di pace “Ginevra 2” possa portare qualcosa di positivo. Noi vogliamo unire la nostra voce a quella del Santo Padre, per trovare una soluzione pacifica in Siria e anche in Iraq, e soprattutto per trovare una soluzione di intesa tra sunniti e sciiti, perché questo è alla base di tutti i problemi, oltre al problema del conflitto israelo-palestinese. Esprimiamo attraverso la Radio Vaticana la nostra condanna, ma anche il nostro auspicio rivolto alla comunità internazionale nel dire basta al fatto che della povera gente muoia tutti i giorni: sono vittime innocenti. Bisogna che le soluzioni diplomatiche prevalgano.

    D. - Quando queste cose avvengono in Libano, la cosa è ancora più dolorosa perché il Paese è stato colpito da anni e anni di sanguinosa guerra civile…

    R. - Il Libano purtroppo paga per tutti. Paga le conseguenze dell’interminabile conflitto israelo-palestinese, paga il grande conflitto regionale, ormai divenuto internazionale, tra sunniti e sciiti, paga le conseguenze della guerra in corso in Siria. Il Libano è diviso dal punto di vista politico; è bloccato. Non si riesce a formare un governo da sette mesi. Abbiamo 1 milione e mezzo di profughi siriani sul territorio libanese e mezzo milione di profughi palestinesi. Questo povero Libano, che rappresenta una porta aperta per tutti quanti, per l’intesa e la concordia, sta invece pagando per i conflitti di tutti gli altri. Anche in tal caso noi auspichiamo la mediazione dei Paesi amici, in particolar modo della Santa Sede, per salvare questo Paese, un Paese che tutti gli arabi descrivono come una necessità, una sorta di polmone. Però, nonostante questo, sta subendo gravi conseguenze.

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    Maltempo flagella la Sardegna: sedici morti. Gabrielli: soccorsi hanno funzionato

    ◊   Sono almeno 16 i morti provocati dall’alluvione in Sardegna. Il Consiglio dei ministri ha proclamato lo stato di emergenza e subito sono stati stanziati 20 milioni di euro per i primi interventi. L'allerta meteo nell'isola durerà fino a domani. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Un evento eccezionale. Così gli esperti parlano dell’ondata di maltempo che ieri sera ha colpito la Sardegna: un massimo di 470 millimetri in 12 ore, una quantità d'acqua pari alla metà di quella registrata mediamente in un anno. Piogge intense, concentrate in poche ore, delle vere bombe d’acqua, poi la conformazione del territorio ha fatto il resto. Oltre alle 16 vittime, tra loro anche quattro bambini, ci sono due dispersi al momento, uno a Torpè e un altro a Onanì, nel nuorese. E sempre nel nuorese si era sparsa la notizia che stesse per crollare la diga di Posada, ma poi questa possibilità è stata smentita dalla Protezione civile. Il sindaco della cittadina, Roberto Tola:

    R. – Sono stati fatti dei sopralluoghi di alcuni tecnici del Servizio nazionale dighe, che hanno per il momento escluso la possibilità che la diga possa cedere. Questo ci ha tranquillizzato. Purtroppo, si è sparsa la voce che la diga stesse per cedere, quindi c’è stato il panico generale nel nostro paese. La gente è scappata nelle parti più alte, aspettando che arrivasse l’onda di piena. Per fortuna questo non è accaduto La situazione è sotto controllo. Quello che preoccupa maggiormente, invece, sono i danni che abbiamo avuto: li stiamo ancora quantificando, ma sono danni enormi sulla viabilità, sulle case, sulle abitazioni private…

    D. – Ma c’è stata sufficiente informazione dalla Protezione civile da Roma, secondo lei?

    R. – La macchina organizzativa sta funzionando. E’ chiaro che quello che è successo ieri ha preso un po’ tutti alla sprovvista. Con le precipitazioni che si sono state, nessuno si aspettava che arrivasse un’onda di piena di tale portata. Quindi, da quel punto di vista, ha trovato un po’ tutti impreparati.

    La Gallura e il nuorese i territori più colpiti, ma in tutta la Sardegna ci sono vie interrotte, paesi isolati, black-out, esondazioni e frane. Otre 2700 gli sfollati. Palazzo Chigi e il Quirinale seguono con attenzione la situazione. Il premier Letta nei prossimi giorni sarà in Sardegna, mentre nell’isola oggi arriverà il ministro della Difesa, Mauro. Per la Coldiretti, l'81% dei Comuni della Sardegna ha porzioni di territorio ad elevato rischio per frane ed alluvioni. Antonello Frau, vice presidente del consiglio dei Geologi della Sardegna:

    R. – Siamo di fronte ad un evento eccezionale, che ha messo in crisi tutti i sistemi di pianificazione, i modelli sinora utilizzati. E’ vero che ogni tanto capita di vedere questi eventi, di trovarci di fronte a situazioni che si presentano con tempi di ritorno più brevi, e la riflessione da fare è sicuramente questa: se i sistemi di pianificazione e di gestione del territorio hanno ancora una certa efficacia.

    D. – Ma, secondo lei, anche in Sardegna va fatta maggiore attenzione alla gestione del territorio, come in tante altre regioni del Sud d’altronde?

    R. – Bisognerebbe concentrarsi sempre più su quelli che sono gli interventi compatibili e quindi gestire accuratamente il territorio. Dobbiamo porci questa domanda sulla gestione del territorio: tutto ciò che oggi abbiamo, in termini di infrastrutture e ciò che andiamo a realizzare, come interagirà sul nostro territorio. Più che altro, è importante questo fatto.

    Per Antonio Satta, componente dell’Ufficio di presidenza dell’Anci, servono interventi per evitare nuove tragedie.

    E da questa mattina è in Sardegna il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, che dal Centro di coordinamento dei soccorsi nel Comune di Poltu Quadu sta pianificando gli interventi. Per Gabrielli, "il sistema di allertamento nazionale ha fatto il suo dovere" e quello di ieri è stato "un evento eccezionale”. Antonella Palermo lo ha intervistato:

    R. – E’ ovvio che c’è un territorio particolare e comportamenti che non sempre sono confacenti alle situazioni che si vengono a creare. La maggior parte di queste persone, purtroppo, sono morte in movimento e quindi esposti a una condizione di pericolo, che peraltro era stata in qualche modo preallertata.

    D. – I sardi spesso lamentano un certo abbandono da parte del governo centrale...

    R. – Credo che in questa circostanza sia complicato sostenere questa tesi. Il Consiglio dei ministri si è riunito in maniera straordinaria.

    D. – Molta popolazione è anziana, vero? Questo ha complicato la situazione...

    R. – Indubbiamente. E poi purtroppo ci sono anche dei bambini. In queste situazioni, le persone più fragili e più deboli sono quelle più esposte.

    Sullo stato d’animo col quale la popolazione dell'isola vive in queste ore l’emergenza maltempo, Giancarlo La Vella ha chiesto una testimonianza a mons. Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Olbia-Tempio-Ozieri:

    R. – I sentimenti non possono che essere di grande dolore per le numerose vittime e per le persone che sono ancora disperse, e di grande preoccupazione perché l’emergenza sembra non essere ancora finita. Quando accadono queste cose, ci rendiamo conto che l’uomo è impotente di fronte a situazioni di un’emergenza straordinaria. Ci sono vite spezzate da questa furia straordinaria della natura. A questo punto, sembrano passare in secondo piano anche gli altri disagi: le distruzioni, case totalmente devastate e allagate, aziende messe in ginocchio Sono quelle forme di cataclismi che, in qualche maniera, mettono in ginocchio un Paese. Devo dire, però, che la comunità sta reagendo in modo esemplare. Quindi, da una parte il dolore, il dramma di tante famiglie, e dall’altra una comunità che si stringe intorno a chi, in questo momento, è così duramente provato. Certo, questo è anche il momento della solidarietà, dell’assunzione di responsabilità da parte delle autorità, delle istituzioni. E credo sia soprattutto il momento della solidarietà, della vicinanza, della prossimità da parte di tutti noi, compresa la comunità cristiana.

    D. – Un’altra riflessione da fare in occasione di questa catastrofe sicuramente inattesa: è come se l’ambiente si stia quasi ribellando ad un’azione dell’uomo troppo innaturale…

    R. – Noi abbiamo rubato troppo; l’uomo ha rubato troppo alla natura; e la natura si riprende ciò che le è stato tolto. Le violenze fatte all’ambiente, i fiumi che sono stati chiusi, i corsi d’acqua deviati, le montagne che sono state disboscate … Le ferite che porta l’ambiente sono ferite molto gravi e noi dobbiamo - purtroppo - piangere a cose fatte i danni di un passato che molte volte è stato più predatore che custode e costruttore di un ambiente sano e amico dell’uomo.

    D. – Abbiamo ancora negli occhi le immagini drammatiche delle Filippine. La solidarietà è importante, come lei ha detto, e anche in questi casi è importante il momento della preghiera...

    R. – Certamente, per noi cristiani questa è la nostra forza, è ciò che ci fa essere vicini agli altri nell’aiuto reciproco, nella comprensione, nel darsi reciprocamente una mano. E' una forza che non viene da noi stessi, ma che proviene dall’alto. E allora noi dall’alto chiediamo che chi soffre in questo momento trovi davvero la pace interiore nel sostegno della fede, per chi è credente, nel sostegno dell’amicizia dei propri fratelli. Dall’altra parte, però la preghiera diventa anche invocazione della luce dello spirito, perché illumini le coscienze degli uomini e di chi è chiamato a governare un Paese, una collettività e perché, attingendo a quelli che sono i profondi valori umani e sociali, si riescano ad attivare quelle politiche che siano in grado di arginare fatti di questo genere.

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    Nepal al voto per l'Assemblea costituente: bomba a Kathmandu

    ◊   Nepal oggi al voto per eleggere una nuova Assemblea costituente, dopo il fallimento della prima sciolta un anno e mezzo fa. Le operazioni sono state contrassegnate stamani dall’esplosione di una bomba a Kathmandu, che ha provocato tre feriti, tra cui un bimbo di otto anni. Il servizio di Giada Aquilino:

    Sarebbe stato proprio il bambino a prendere in mano l’ordigno poi esploso, convinto che si trattasse di un giocattolo. La polizia nepalese sta indagando su quanto avvenuto in un sobborgo di Kathmandu, dopo che nei giorni scorsi una fazione del Partito maoista ed altri piccoli movimenti avevano annunciato il boicottaggio delle elezioni. Migliaia di candidati di oltre 120 partiti si contendono i 601 seggi dell'Assemblea: questa, una volta insediata, dovrà arrivare ad un accordo per redigere una Costituzione che preveda una forma di organizzazione federativa dello Stato e permetta di eleggere un nuovo premier ed un nuovo presidente della Repubblica, dopo un decennale conflitto portato avanti dalla guerriglia maoista e la fine di una secolare monarchia. Circa 12 milioni gli elettori. Le formazioni politiche più grandi, come il Partito comunista unito nepalese-maoista (Ucpn-M) e il Congresso nepalese (Nc), temono la crescente popolarità di un nuovo partito induista, il Rastriya Rajatantra Party Nepal, che punta al ritorno alla monarchia.

    Attentati, violenze e scioperi sono stati dunque organizzati in questi giorni dai maoisti più radicali per boicottare il voto odierno. Cecilia Sabelli ha raggiunto telefonicamente a Kathmandu Barbara Monachesi, responsabile dell’Associazione Onlus Apeiron:

    R. – E’ stata creata un’alleanza anti-elezioni di 33 partiti guidata principalmente dal Partito maoista che effettivamente si è dichiarato fin da subito contrario a queste elezioni. Stanno cercando in tutti i modi di evitare che la gente riesca ad arrivare in tempo ai villaggi per votare e hanno cercato anche di evitare lo svolgimento delle manifestazioni a favore di uno o dell’altro candidato. Ci sono state pure diverse aggressioni ad uffici di partito e a residenze di candidati. La cosa forse più preoccupante è che ci siamo resi conto in questi giorni che le informazioni che ricevevamo dal nostro staff - che è dislocato in diversi distretti - circa incidenti, scontri, violenze non collimavano con quanto risultava sui giornali. Abbiamo saputo, per esempio, che anche a Pokhara – che è una nota meta turistica – ci sono state aggressioni a bus che trasportavano turisti: questa è una cosa assolutamente insolita. Che si sappia, nessuno è stato ferito. Ma la cosa è preoccupante, perché sembra quasi che da parte del governo ci sia il desiderio di coprire “scompigli” che invece sono abbastanza importanti.

    D. – Il Partito maoista di Kamal Dahal, detto "Prachanda", sembra essere tra i favoriti, nonostante sia uno dei più criticati dai radicali a capo di queste proteste …

    R. – Nelle precedenti elezioni avevano vinto a pieni voti, anche se sulla legalità di quelle elezioni abbiamo i nostri dubbi. Rimane comunque un partito molto seguito e sul quale tanti avevano riposto diverse speranze perché si erano posti come quelli che potevano rompere con il sistema, con la tradizione, con il nepotismo che è sempre stato molto presente nella politica nepalese. Molti sono stati quelli che sono stati disillusi, perché in realtà, una volta saliti al potere, hanno posto in essere gli stessi meccanismi un po’ perversi dei loro predecessori.

    D. – Le accuse che infatti più frequentemente vengono rivolte ai maoisti al potere riguardano il loro stile di vita altolocato, mentre in Nepal la situazione umanitaria rimane complessa, non è vero?

    R. – La situazione rimane ancora molto critica perché c’è una percentuale altissima – almeno il 40 per cento della popolazione – che sembra vivere al di sotto della soglia della povertà. Significa vivere con meno di un 1,25 euro al giorno. Anche nella capitale, lo stato dei lavoratori rasenta la schiavitù, per cui lavorano per nulla se non, magari, per il cibo del giorno. Stiamo parlando di un Paese che è uno dei più poveri al mondo – mi sembra il 12.mo – e sicuramente il più povero del Sudest asiatico.

    D. – Può una nuova Costituzione rappresentare una soluzione alle problematiche del Paese?

    R. – Una Carta costituzionale avrà certamente un suo valore e sarà importante che dia la possibilità di riconoscere i diritti civili, politici e religiosi di tutti. Il problema sarà la sua attuazione, perché comunque il Paese è distante anni luce da uno sviluppo. Noi lavoriamo principalmente con le donne e devo ammettere che, per esempio, negli ultimi anni la situazione delle violenze domestiche sembra essersi triplicata. La situazione sembra peggiorare sempre di più. Ci si aspettava, tutti, un miglioramento con la fine della guerra civile; devo ammettere che avevamo sbagliato.

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    75 anni fa le Leggi razziali in Italia. P. Gumpel: da Pio XI l'ordine di salvare gli ebrei

    ◊   Il 19 novembre del 1938, il parlamento italiano, sotto il regime fascista, promulgava le Leggi razziali. Sulla reazione della Chiesa a questi provvedimenti persecutori nei confronti degli ebrei – e sulla figura del Pontefice di allora, Pio XII – Antonella Pilia ha sentito il gesuita padre Peter Gumpel, relatore della Causa di beatificazione di Papa Pacelli:

    R. – Innanzitutto, si deve far presente che la Chiesa è sempre stata contro l’antisemitismo e non potrebbe essere diversamente, perché Gesù Cristo era ebreo, la Beatissima Vergine Maria era ebrea, gli Apostoli erano ebrei. La tradizione di tutta la Chiesa cattolica era quella di difendere gli ebrei contro le ingiuste persecuzioni. Pio XI dava ordine al cardinale Pacelli, suo segretario di Stato, di salvare quanti più ebrei possibili dalle persecuzioni: furono, per esempio, inviati messaggi a tutti le Nunziature nel mondo libero per ricevere gli ebrei perseguitati. Alcuni di essi furono presi direttamente al servizio della Santa Sede e questo naturalmente irritava molto Mussolini.

    D. – A molti anni dalla morte di Pio XII, ancora si parla del suo silenzio…

    R. – Ogni protesta pubblica contro Hitler era controproducente: aggravava la situazione dei perseguitati e questo è stato detto da tanti ebrei eruditi, dai migliori specialisti della Shoah. Martin Gilbert, ebreo convinto, ha detto che ogni protesta era perfettamente inutile. Quindi, Pio XII molto saggiamente non ha fatto questo, perché non era un uomo irresponsabile. Quello che, invece, Pio XII ha fatto, qui a Roma, in Italia e anche in Germania, è di dare rifugio: ha aperto i monasteri e ha persino dispensato la severissima legge che nei monasteri chiusi delle donne non potessero entrare degli uomini. Per me è un mistero come sia possibile ancora oggi, per esempio qui a Roma, continuare a mantenere quell’affermazione, secondo la quale non ha fatto niente. Questo è antistorico. La cosa è assolutamente chiara.

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    Festival Dottrina Sociale. Mons. Vincenzi: sulla frontiera del lavoro come vuole il Papa

    ◊   Ultimi preparativi a Verona per la terza edizione del Festival della Dottrina Sociale, che aprirà giovedì prossimo con un discorso del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga. Per quattro giorni, personalità della Chiesa, intellettuali, imprenditori e giovani saranno impegnati a confrontarsi sul tema “Meno disuguaglianze. Più differenze”. Al microfono di Alessandro Gisotti, la riflessione di mons. Adriano Vincenzi, presidente della Fondazione Toniolo che promuove il Festival, giunto alla sua terza edizione:

    R. – Io credo diventi un momento nel quale tutte le persone che stanno operando bene possano, in certo qual modo, riconoscersi per riprendere un po’ di forza e coraggio. Perché l’obiettivo del Festival è davvero creare speranza e questa speranza è nascosta dentro il titolo, quando si dice appunto “Meno disuguaglianze e più differenze”. Dovremmo oggi assolutamente investire sui talenti e sulle differenze, che sono una positività, perché in questa maniera noi costruiamo guardando in avanti.

    D. – Al Festival verrà dato molto spazio ai giovani: una sua riflessione su questo legame particolare tra il Festival, la Dottrina sociale e le nuove generazioni…

    R. – Essendo in collegamento presenti a "Job Orienta" con alcune aziende, noi creiamo un momento di incontro tra i giovani e chi sta operando. Mi sembra che creare un collegamento diretto tra giovani e operatori economici nell’ambito della manualità, nell’ambito della solidarietà, nell’ambito dell’imprenditoria sia importante perché bisogna che noi velocissimamente usciamo da questo messaggio negativo: per i giovani non c’è lavoro, per i giovani non c’è futuro… Se noi vogliamo salvaguardare la dignità di un giovane, dobbiamo porre davanti a lui davvero la questione del lavoro in maniera seria, in maniera innovativa. Sono previsti a "Job Orienta", dove noi siamo presenti come Festival, 50 mila giovani: credo che per loro incontrare aziende sane, persone che ci credono, che danno la loro testimonianza, che mettono davanti la responsabilità e il rischio che hanno corso per costruire qualcosa, sia una risposta pratica, al di fuori di ogni retorica, dove un giovane si trova davanti delle modalità per poi interagire con il mondo del lavoro.

    D. – Uno sforzo, questo, che risponde anche all’appello di Papa Francesco: pensiamo anche al suo incontro al Quirinale col presidente Napolitano, dove ha detto di moltiplicare gli sforzi e liberare le energie proprio per far fronte all’emergenza del lavoro...

    R. – Sì, infatti io ho gioito quando ho letto questo messaggio del Papa nell’incontro col presidente della Repubblica, perché mi sembra che siamo in assoluta sintonia, piena e diretta. Davvero non si può parlare di futuro, se noi non interveniamo sul lavoro. Il messaggio del Papa è vero, perché va a intercettare la realtà che si sta vivendo. Noi vorremmo dentro questa realtà, rappresentare un elemento di speranza.

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    Bologna: i 50 anni del “piccolo coro Mariele Ventre” dell’Antoniano

    ◊   Ai blocchi di partenza la 56.ma edizione dello Zecchino d’Oro, la trasmissione canora per bambini ormai entrata a far parte del costume nazionale. In diretta su Rai 1, da oggi e per cinque pomeriggi, il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna affiancherà 17 cantanti in una tradizione che si annovera tra le più longeve della televisione italiana. Mezzo secolo di vita quest’anno per il coro di bambini fondato nel 1953 da Mariele Ventre, sua storica direttrice, prematuramente scomparsa. Da Bologna, Luca Tentori:

    Correva l’anno 1963 e nell’Italia del boom economico nasceva il “Piccolo coro dell’Antoniano”. A Bologna, all’ombra delle opere dei Francescani, assieme alla carità spuntò il primo germoglio di quello che sarebbe poi diventato un grande centro di produzione televisiva e teatrale per bambini. La musica al primo posto, naturalmente, confezionata e pensata per un pubblico di soli piccini. Il progetto ebbe successo, complice anche le luci della ribalta a cui andò incontro lo "Zecchino d’Oro", la manifestazione canora trasmessa ininterrottamente dalla Rai fino a oggi. Ai nostri microfoni padre Alessandro Caspoli, direttore dell’Antoniano:

    “Il Piccolo Coro è una scuola di canto che ancora oggi ha un grande significato perché insegna ai bambini di un’età che va dai 4 agli 11 anni cosa voglia dire stare insieme e fare in modo che tante diversità facciano un’unità. Il francescanesimo è presente nello spirito dello Zecchino e del Piccolo coro proprio con quei valori che noi Francescani abbiamo portato avanti da 800 anni: quello di essere vicino alle persone in maniera molto diretta e concreta, quella di una semplicità di rapporti. Coltivare e alimentare quel terreno sul quale costruire dei cristiani. In fondo, il cristiano si costruisce se ha delle basi solide e se ci sono delle basi solide di valori sui quali impiantare il cristianesimo”.

    E così, quest’anno è arrivata una torta di compleanno con 50 candeline per un’iniziativa che non smette di rimanere bambina nel senso più bello della parola. A confermarlo Sabrina Simoni, direttrice del Piccolo coro:

    “I bambini sono una fonte continua di saggezza. Sembra incredibile, ma invece è vero. La saggezza di chi sta osservando il mondo, lo scopre. Con la musica e con una disciplina artistica d’insieme, si riescono a colmare o altrimenti a costruire delle opportunità di crescita importanti. Trovo che la testimonianza cristiana più bella che il Coro dia oggi è quella di ospitare, accogliere tantissimi bambini di tantissime provenienze, di tantissime etnie e di differenti religioni”.

    Dalle immagini in bianco e nero a quelle a colori, fino all’alta definizione: un viaggio nella storia d’Italia a leggere quei testi e a rivedere quei volti. Ma la musica, invece, è rimasta sempre la stessa, intrisa di ricordi, pronta da ballare e canticchiare dai bambini di oggi, e di ieri.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Filippine. Allarme dei vescovi: rischio corruzione sugli aiuti alle vittime del tifone

    ◊   Il diffuso problema della corruzione nelle Filippine rischia di inquinare e rallentare le donazioni per le vittime del Tifone Hayian: “Il flusso di denaro che arriva nelle Filippine può costituire una ghiotta occasione per i corrotti. Per questo le nuove tecnologie come i social network possono essere strumenti da mettere a servizio della trasparenza e del monitoraggio degli aiuti”, dice all’agenzia Fides padre Francis Lucas, segretario esecutivo della “Commissione per le Comunicazioni Sociali” nella Conferenza episcopale delle Filippine. Padre Lucas ricorda che “la corruzione è endemica nel Paese e che i fondi per le vittime del tifone possono essere una fonte che la alimenta”. D’altronde, negli ultimi mesi la nazione ha dibattuto la questione del “Pork barrell”, il contributo che lo Stato dà ai parlamentari per promuovere sviluppo nelle regioni, spesso fatto oggetto di pesante malversazione. E proprio un giorno prima del tifone Hayian, il 7 novembre, la nazione intera ha seguito il caso dell’imprenditrice Janet Lim-Napoles, accusata di aver architettato un piano per saccheggiare milioni di dollari di fondi pubblici, destinati a progetti per alleviare la povertà. La corruzione è un problema che nasce dopo ogni catastrofe naturale. Gran parte dell’assistenza nella fase iniziale di aiuti post-disastri è sotto forma di cibo, acqua e altri rifornimenti. Più ricca di opportunità per la corruzione è la fase della ricostruzione, quando girano somme ingenti di denaro. La magistratura filippina, infatti, sta indagando sul caso di 20,7 milioni dollari di fondi governativi distratti da funzionari corrotti, al tempo della tempesta che colpì nel 2009 il nord dell’isola di Luzon. Il governo del presidente Benigno Aquino jr, ha fatto della lotta alla corruzione una priorità: per questo ha annunciato la creazione di un sito web chiamato “Tranparency Hub” per monitorare i fondi forniti da donatori stranieri per le vittime del tifone Hayan. Attualmente, oltre 270 milioni di dollari di aiuti stranieri sono stati donati per aiutare le vittime del tifone dell’8 novembre, che ha ucciso, secondo gli ultimi bilanci, oltre 4.000 persone e lasciato quasi 1.600 dispersi. Gli sfollati sono circa 4 milioni. La Chiesa filippina da sempre denuncia la corruzione come cancro del paese. Il Card. Antonio Tagle l’ha definita “un pugnale puntato verso i nostri cuori” e i vescovi hanno dedicato al tema diversi messaggi negli ultimi anni. In un recente intervento, il Presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, mons. Socrates Villegas, ha ribadito che “il problema non è solo la corruzione dei funzionari governativi, ma la moralità”, invitando tutta la popolazione a “un sussulto di etica, di credibilità e di integrità morale, basato sul Vangelo”. Nell’ultimo rapporto globale sulla corruzione, l’Ong “Transparency International” pone le Filippine al 105° posto nella classifica in cui il Paese più corrotto è al 176° posto. (R.P.)

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    Vietnam: oltre 40 le vittime delle alluvioni. 80mila gli sfollati

    ◊   È salito a 41 il bilancio aggiornato delle vittime delle alluvioni causate dalle pesanti piogge, che hanno flagellato negli ultimi giorni le zone centrali del Vietnam. Secondo le ultime stime vi sarebbero anche 80mila sfollati, che hanno dovuto abbandonare in tutta fretta le loro abitazioni, invase dall'acqua e dal fango. In un comunicato ufficiale diffuso nelle ultime ore dall'Agenzia nazionale per il controllo delle alluvioni e dei temporali, le inondazioni hanno interessato oltre 450mila abitazioni; gli esperti aggiungono anche che nelle ultime ore le acque hanno iniziato a ritirarsi, consentendo il rientro di alcuni gruppi di persone. Dal 14 novembre scorso - riporta l'agenzia AsiaNews - il Vietnam è interessato da rovesci di forte intensità, che hanno provocato smottamenti e allagamenti in molte aree. Fonti ufficiali riferiscono che si sono registrate vittime in sei diverse province nel centro del Vietnam. La più colpita è Binh Dinh, con 18 morti e altre cinque persone tuttora disperse. Le alluvioni hanno inoltre causato 74 feriti e danni a quasi 4.500 ettari di terreno coltivato (riso e altri cereali), mettendo in seria difficoltà la produzione annuale della zona. La depressione tropicale Zoraida ha portato una media giornaliera di 700 millimetri di pioggia fra il 14 e il 17 novembre scorso; ieri la portata d'acqua è scesa a 30 millimetri, favorendo i primi interventi di emergenza in aiuto alla popolazione. L'enorme quantitativo di pioggia caduto in pochi giorni ha costretto le autorità ad aprire le porte di una decina di dighe e centrali idroelettriche, per scongiurare danni peggiori. Il rilascio delle acque di riserva, sommate alle precipitazioni, ha però causato l'allagamento di coltivazioni e villaggi. Del resto il Vietnam è soggetto a inondazioni, tifoni, tempeste tropicali che causano ogni anno centinaia di vittime e danni consistenti al territorio.(R.P.)

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    Monito dei vescovi africani: tutelare la pace in Mozambico

    ◊   La necessità di un maggiore impegno a tutela della pace in Mozambico da parte di tutti i governi della regione è stata al centro di un incontro dell’organizzazione dei vescovi dell’Africa australe che si è tenuto a Gaborone, la capitale del Botswana. “Stiamo seguendo con ansia crescente – si legge in un messaggio dell’Inter-Regional Meeting of Bishops of Southern Africa (Imbisa) – i fatti che si verificano in Mozambico: sembra che le armi vogliano sostituire con la loro voce che porta sofferenze e morte il dialogo e la cooperazione necessari per consolidare la pace”. Il riferimento - riferisce l'agenzia Misna - è agli agguati e agli scontri a fuoco che nelle ultime settimane hanno coinvolto reparti dell’esercito e unità della Resistenza nazionale mozambicana (Renamo), un ex gruppo ribelle divenuto partito di opposizione dopo la fine della guerra civile nel 1992. “Il progresso e la stabilità del Mozambico – sottolineano i vescovi – sono cruciali perché i nostri Paesi possano consolidare il loro sviluppo; per questo chiediamo ai nostri governi di unire la loro voce a quella del popolo del Mozambico nel chiedere di porre fine a ogni violenza e di aumentare gli sforzi per il dialogo in modo da contribuire a creare le condizioni per questo dialogo e per scongiurare qualsiasi intervento militare”. A Imbisa fanno riferimento le Chiese di Sudafrica, Angola, Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia, São Tomé e Príncipe, Swaziland e Zimbabwe. Il messaggio è stato diffuso a pochi giorni dalle elezioni amministrative, in programma domani in 53 Comuni del Mozambico. Il voto sarà boicottato dalla Renamo, che chiede una riforma della commissione elettorale e garanzie affinché la consultazione sia libera e trasparente. (R.P.)

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    Ghana: per i vescovi il Paese ha bisogno di una nuova evangelizzazione

    ◊   Il Ghana ha bisogno di una “nuova evangelizzazione” alla luce delle trasformazioni sociali che sta attraversando il Paese. Lo afferma la Conferenza episcopale del Ghana nel comunicato inviato all’agenzia Fides al termine dell’incontro tenutosi dall’8 al 16 novembre sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana in Ghana. Il Ghana è un Paese pacifico, emergente sul piano economico, ed è una nazione profondamente religiosa” sottolineano i vescovi. Ma a dispetto di diversi segni positivi (forte partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose, momenti di preghiera a livello nazionale) i vescovi riconoscono la necessità di una nuova evangelizzazione “perché la situazione sociale, culturale, economica e politica del Ghana sta rendendo molto difficile l’incontro profondo e personale con Gesù Cristo”. Questo è dimostrato anche dal fatto che si stanno perdendo i valori tradizionali nazionali (rispetto per l’altro, specie per i più deboli, accoglienza dello straniero, disprezzo per il ladrocinio). La stessa famiglia tradizionale è minacciata da “modelli di vita familiare che sono incompatibili con il disegno e la volontà di Dio. Una delle sfide più gravi all’evangelizzazione è il denaro, che - scrivono i vescovi - “ha preso il posto centrale di ogni aspetto della nostra vita. Il desiderio di ottenere denaro immediatamente e con ogni mezzo sta provocando forti costi sociali e gravi sofferenze ai poveri. Notiamo con tristezza le crescenti ineguaglianze nella nostra società, alimentate dalla corruzione e da altre forme di illegalità”. Per questo motivo una particolare attenzione verrà data all’evangelizzazione nell’ambito politico perché i leader del Paese siano “uomini e donne di provata integrità animati da un amore sincero per il benessere del popolo che governano”. Il messaggio conclude con un forte invito alla preghiera perché la strada dell’evangelizzazione parte dall’incontro personale con il Signore. (R.P.)

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    Corno d'Africa. Allerta polio: previste campagne di vaccinazione per milioni di bambini

    ◊   Attraverso grandi campagne di vaccinazioni destinate a milioni di bambini vulnerabili si sta cercando di limitare la diffusione della polio nel Corno d’Africa. Focolai sono stati registrati in Kenya ed Etiopia, ed epidemie più serie nella vicina Somalia, con 183 casi confermati dall’inizio dell’anno fino ad ottobre. E’ quanto emerge dai dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha). Si tratta della prima epidemia in Somalia dal 2007 e, per far fronte al problema, tra il 20 e il 26 ottobre scorsi, sono stati vaccinati 3 milioni e mezzo di bambini con meno di 10 anni. Ulteriori campagne sono previste per i mesi di novembre e dicembre. Le autorità sanitarie temono che se l’epidemia di polio in Somalia non viene immediatamente messa sotto monitoraggio, gli sforzi globali per eliminare la malattia una volta per tutte potrebbero essere compromessi. Secondo il Global Polio Eradication Initiative (Gpei), fino al 13 novembre di quest’anno, sono stati registrati a livello globale 334 casi, rispetto ai 187 dello stesso periodo nel 2012. Campagne di vaccinazioni sono previste anche in Etiopia e Sudan. In Sud Sudan non si registrano contagi da giugno 2009 e c’è grande preoccupazione per il Sud Kordofan e gli Stati del Blue Nile, dove manca l’accesso alle strutture umanitarie. In Kenya, dove sono stati registrati 14 casi di polio, la mancanza di sicurezza ai confini con la Somalia è ritenuta in parte causa della diffusione della malattia. Infatti, fino a quando le bande criminali come Al-Shabab continuano a costituire una minaccia, gli operatori sanitari non raggiungono i villaggi per timore di attacchi. Dei 14 casi, 10 sono stati riportati nel campo profughi di Dadaab, Kenya orientale, dove ci sono circa 400 mila somali. Il Ministero della Sanità keniota, nel 2013, ha in programma la vaccinazione di circa 8 milioni di bambini di meno di 5 anni di età e nelle 5 campagne precedenti ne sono stati già vaccinati 5 milioni e mezzo. (R.P.)

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    Venezuela: dichiarazione dei vescovi contro corruzione ed usura

    ◊   La Conferenza episcopale venezuelana (Cev) ha pubblicato domenica scorsa una dichiarazione in cui analizza la situazione economica del Paese e osserva che questa "deve essere affrontata in primo luogo dalle autorità pubbliche, in accordo con gli imprenditori, i commercianti e le istituzioni. Dovrebbe crearsi un clima di fiducia per consentire la riattivazione della produzione e la crescita socio-economica per il bene della comunità, specialmente per i poveri e i più vulnerabili". Il pronunciamento dei vescovi segue una serie di misure economiche adottate dal governo venezuelano e la riflessione di Papa Francesco, che pochi giorni fa ha parlato della corruzione: “Dà ai figli pane sporco chi è devoto della dea tangente. Guadagni frutto di tangenti e corruzione, che sono come la droga, magari si comincia con una bustarella. E allora bisogna pregare per questi giovani, che hanno fame di dignità, mentre il lavoro disonesto, questa dignità cercata, la toglie” (omelia dell’8 novembre 2013). Il testo riflette la preoccupazione del clero e dell’episcopato venezuelano, che mette in guardia anche dall'euforia di un gran numero di persone che "credono che con l'acquisto di qualche elettrodomestico abbiano risolto i più importanti problemi che li affliggono". La nota della Cev condanna l'usura, la corruzione e la speculazione, qualunque sia la loro origine, e sottolinea la "necessità di una lotta permanente” contro queste realtà, fornendo il suo contributo per promuovere "migliori relazioni tra i diversi settori della società". Infine, la dichiarazione invita i venezuelani alla preghiera per la pace sociale e politica del Paese. (R.P.)

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    Honduras: i vescovi invitano a votare politici trasparenti ed onesti

    ◊   A meno di sette giorni dalle elezioni generali in Honduras, fissate per domenica 24 novembre, la Chiesa cattolica, attraverso i suoi Pastori ha ribadito che il Paese ha bisogno di "servitori pubblici che siano fedeli, trasparenti e onesti", e ha esortato la comunità a vivere una giornata di impegno civile e democratico attraverso il voto. La nota inviata all’agenzia Fides riferisce che domenica scorsa, nella cattedrale di Tegucigalpa, il vicario della cattedrale, padre Carlos Rubio, ha detto nell’omelia: “La popolazione non vuole politici pigri. Chi non si impegna a governare con giustizia e rettitudine, deve rinunciare subito”. Si tratta di un servizio alla comunità, ha sottolineato il sacerdote, che ha insistito nell'affermare che "il futuro del Paese è nelle mani di Dio e della popolazione votante". Prendendo come spunto di riflessione il testo del Vangelo della domenica, il sacerdote ha chiesto agli honduregni di non lasciarsi ingannare dai demagoghi: "Non dobbiamo permettere che la menzogna vinca in Honduras, e neanche i bugiardi, né i demagoghi che hanno rovinato la politica, né i corrotti" ha concluso. I candidati alle elezioni presidenziali in Honduras sono 8, e la popolazione con più di 18 anni dovrà votare anche per scegliere 128 deputati al Congresso e i rappresentanti dei comuni. Secondo fonti locali, sono 5.355.112 gli honduregni con diritto di voto. Di questi 755.112 sono nuovi elettori e 1.2 milioni sono giovani fra i 18 e i 25 anni. La notizia interessante è che per la prima volta le donne costituiscono il 51% del corpo elettorale. (R.P.)

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    Brasile: a Rio 5 anni fa la pacificazione delle favelas ma la strada è ancora lunga

    ◊   Il cosiddetto piano di pacificazione delle ‘favelas’ di Rio de Janeiro compie questa settimana cinque anni in piena espansione nonostante la minaccia a tutt’oggi rappresentata dai cartelli del narcotraffico e le denunce di torture e abusi a carico della polizia. Il programma era cominciato da Santa Marta, una favela di 6000 abitanti ai piedi del Cristo Redentor che il 19 novembre 2008 fu strappata ai narco per insediarvi una postazione permanente delle forze dell’ordine denominata Unità della polizia pacificatrice (Upp). Oggi Santa Marta è considerata un modello per l’indice di sicurezza raggiunto, secondo le autorità locali, e, in base ai dati ufficiali, non si sono più registrati omicidi. Il piano - riferisce l'agenzia Misna - implica anche politiche sociali e progetti di urbanizzazione per gli abitanti. “Affinché il programma abbia successo la cosa più importante è che i residenti abbiano fiducia nel lavoro della polizia. È logico che essendoci stato un potere parallelo per 30 o 50 anni – i narcotrafficanti – ci sia una resistenza maggiore” ha detto in una recente intervista il responsabile dell’Upp di Santa Marta, il capitano Jeimison Barbosa. Una delle strategie utilizzate per perseguire questo obiettivo mitigando l’immagine della polizia carioca corrotta e violenta è stata quella di inviare a Santa Marta poliziotti da poco graduati che hanno ricevuto una formazione ‘ad hoc’. Ciò non ha impedito lo scoppio di scandali come quello che ha danneggiato in modo consistente il programma di pacificazione negli ultimi mesi dopo la scoperta di casi di tortura durante interrogatori di sospetti criminali nella Upp di Rocinha, la più grande ‘favela’ di Rio. In questo contesto, il narcotraffico non ha smesso di combattere il piano di pacificazione e mantiene una sorta di resistenza armata in alcune baraccopoli come Rocinha stessa, il Complexo do Alemão o Cidade de Deus, dove si continuano a registrare sparatorie e omicidi anche di poliziotti. “Quando la Upp si insedia, il narcotraffico non smette di esistere, non c’è modo di fermarlo. Quello che si riesce a fare è far scomparire fucili e armi di grosso calibro” ha ammesso Barbosa. In cinque anni le Upp aperte sono state 34 e controllano 233 ‘favelas’; altre sei Upp sono perviste entro il dicembre 2014. (R.P.)

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    Myanmar. Allarme Caritas: oltre duemila nuovi sfollati nelle aree di Kachin

    ◊   Nonostante i negoziati di pace in corso, le schermaglie tra il governo e le forze armate del Myanmar il “Kachin Independence Army” (Kia) sono in aumento e hanno generato oltre 2.000 nuovi sfollati nelle aree dove vive la popolazione di etnia kachin, una minoranza etnica in prevalenza di religione cristiana che vive nel nord del Myanmar. Lo riferisce all’agenzia Fides un comunicato congiunto diramato da “Karuna Myanmar” (che è la Caritas locale), insieme con altre organizzazioni umanitarie impegnate nella zona, come “Kachin Baptist Convention”, “Kachin Development Group”, “Metta Development Foundation”, “Shalom Foundation”. Come comunicato a Fides, recenti scontri hanno costretto abitanti della zona kachin, nei pressi del villaggio di Nam Lim Pa, a fuggire dalle proprie case. I profughi sono rimasti isolati e circondati in area bellica per oltre tre settimane, senza che fosse concessa la creazione di un corridoio umanitario. Nel villaggio vi era un convitto che ospitava 700 studenti e 34 insegnanti, circondati dalle truppe e liberati solo dopo la mediazione della Caritas. Gli ultimi combattimenti hanno aggravato la situazione di popolazioni che già erano sfollate, costringendole a nuovi spostamenti. Karuna e la altre Ong lanciano un accorato appello: “Una soluzione pacifica dei conflitti in Myanmar è una priorità fondamentale per il benessere della popolazione e per il futuro del Paese: chiediamo l'immediata cessazione delle ostilità”. Le Ong Invitano “al rispetto del diritto umanitario internazionale e delle Convenzioni internazionali sui diritti umani e sulla protezione dei civili nelle aree di guerra. Le parti in lotta devono rispettare il principio di distinzione tra civili e combattenti ed evitare vittime civili”, si afferma. Inoltre si chiede ai belligeranti “di consentire libero accesso alle organizzazioni umanitarie a sostegno di tutti gli sfollati interni, indipendentemente dalla loro ubicazione”. La Caritas si dice “estremamente preoccupata per i bambini, che sono traumatizzati, e per gli studenti sfollati, chiedendo ulteriori aiuti per far fronte all’emergenza alimentare e educativa”. (R.P.)

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    Irlanda: conferenza a Belfast sul ruolo delle realtà caritative nella lotta alla povertà

    ◊   Quale contributo può dare l’esperienza delle organizzazioni caritative religiose in Irlanda alle nuove politiche sociali contro la povertà e l’esclusione sociale in tempi di crisi? A questa domanda cercheranno di rispondere i partecipanti alla conferenza “Politiche per la gente: prospettive di fede per il bisogno e la politica sociale” che si svolgerà questo giovedì a Belfast. Ad organizzarla il Consiglio cattolico dell’Irlanda del Nord per gli affari sociali (Niccosa), un organismo dipendente dalla Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale irlandese, in collaborazione con il “Community Faiths Forum”, che riunisce esponenti di diverse confessioni cristiane, musulmani, ebrei, bahai, sikh e indù in Irlanda. L’incontro partirà da un esame del concetto di economia sociale di mercato quale enunciato nel Trattato di Lisbona nell’attuale contesto europeo, con analisi comparative dei suoi sviluppi nel Paesi europei. L’obiettivo è di capire come possono contribuire le organizzazioni caritative religiose, con il loro bagaglio di esperienze e valori, alle nuove politiche sociali che si impongono con la crisi economica e del vecchio welfare. “La crescita dell’anti-politica e del senso di isolamento percepito da tante persone che vivono l’esperienza della povertà e dell’esclusione sociale è qualcosa che dovrebbe preoccupare tutti”, spiega mons. Noel Treanor, membro del Consiglio direttivo del Niccosa. “La sfida è di entrare in questo spazio, enunciare i nostri valori e presentare proposte di cambiamento con uno spirito di dialogo e collaborazione con tutti i settori della società”. (A cura di Lisa Zengarini)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 323

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