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Sommario del 16/11/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Messa a Santa Marta. Il Papa: la preghiera dell'uomo è la debolezza di Dio
  • Il vescovo è scelto per servire, non per dominare: così il Papa per l'ordinazione episcopale di mons. Vergéz Alzaga
  • Tweet del Papa: Gesù ha conservato le sue piaghe per farci sentire la sua misericordia
  • Mons. Parolin arriva oggi in Vaticano
  • Nomine di Papa Francesco
  • "Francesco. Vita e rivoluzione": Elisabetta Piqué racconta Jorge Bergoglio prima e dopo l’elezione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Filippine. Medici senza Frontiere: bisogni enormi dopo il tifone
  • Libia: oltre 40 morti negli scontri tra miliziani e civili, nuove violenze a Tripoli
  • Scissione di Pdl e Scelta Civica. Berlusconi rilancia Forza Italia, Alfano battezza il Nuovo Centrodestra
  • Elezioni in Cile, favorita l’ex presidente Bachelet
  • Centrafrica: gli accordi di pace non reggono, la crisi peggiora
  • Primo Forum delle università cattoliche e pontificie di Roma
  • Le aziende familiari in Italia, un’opportunità per promuovere uno sviluppo sostenibile
  • Cittadini contro il racket: cresce a Palermo il movimento "Addiopizzo"
  • Denuncia di Terre des Hommes: in aumento pedofilia on line
  • A Milano, un convegno per ricordare il 50.mo del pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: emergenza profughi al confine col Libano. Armi chimiche da distruggere entro giugno 2014
  • Egitto: il Patriarca copto ortodosso Tawadros ordina 18 sacerdoti
  • Egitto: i Fratelli musulmani lanciano un appello al dialogo
  • Iraq: conferenza sui cambiamenti demografici delle comunità cristiane
  • Perù: pericoloso aumento dell'anemia nei bambini della regione di Ayacucho
  • I giovani della Guinea Bissau ricordano l'esperienza della Gmg di Rio col Papa
  • Ong brasiliana lancia allarme contro traffici illeciti di emigranti haitiani
  • Progetto di Medici con l'Africa Cuamm per mamme e bambini di Angola, Etiopia, Uganda e Tanzania
  • A Grosseto la mostra 'I sensi dell'arte' con opere realizzate da persone non vedenti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messa a Santa Marta. Il Papa: la preghiera dell'uomo è la debolezza di Dio

    ◊   La preghiera dell’uomo è la debolezza di Dio: è quanto ha affermato il Papa durante la Messa presieduta stamani a Santa Marta. Erano presenti i canonici del Capitolo della Basilica di San Pietro. Tra i concelebranti anche il cardinale arciprete Angelo Comastri. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Al centro dell’omelia, il Vangelo in cui Gesù invita a pregare senza stancarsi, raccontando la parabola della vedova che chiede con insistenza a un giudice iniquo che gli venga fatta giustizia. Così - afferma il Papa - “Dio fa e farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di Lui”, come è accaduto con Israele guidato da Mosè fuori dall’Egitto:

    “Quando chiama Mosè gli dice: ‘Ho sentito il pianto, il lamento del mio popolo’. Il Signore ascolta. E nella prima Lettura abbiamo ascoltato quello che ha fatto il Signore, quella parola onnipotente: ‘Dal Cielo viene come un guerriero implacabile’. Quando il Signore prende la difesa del suo popolo è così: è un guerriero implacabile e salva il suo popolo. Salva, rinnova tutto: ‘Tutto il Creato fu modellato di nuovo nella propria natura come prima’. ‘Il Mar Rosso divenne una strada senza ostacoli … e coloro che la tua mano proteggeva, passarono con tutto il popolo’”.

    Il Signore – prosegue il Papa - “ha sentito la preghiera del suo popolo, perché ha sentito nel suo cuore che i suoi eletti soffrivano” e lo salva in modo potente:

    “Questa è la forza di Dio. E qual è la forza degli uomini? Qual è la forza dell’uomo? Questa della vedova: bussare al cuore di Dio, bussare, chiedere, lamentarsi di tanti problemi, tanti dolori e chiedere al Signore la liberazione da questi dolori, da questi peccati, da questi problemi. La forza dell’uomo è la preghiera e anche la preghiera dell’uomo umile è la debolezza di Dio. Il Signore è debole soltanto in questo: è debole in confronto alla preghiera del suo popolo”.

    “Il culmine della forza di Dio, della salvezza di Dio – spiega il Papa - è “nell’Incarnazione del Verbo”. Quindi, rivolgendosi ai canonici di San Pietro, ricorda che il loro “lavoro è proprio bussare al cuore di Dio”, “pregare, pregare il Signore per il popolo di Dio”. E i canonici a San Pietro, “proprio nella Basilica più vicina al Papa” dove giungono tutte le preghiere del mondo, raccolgono queste preghiere e le presentano al Signore: questo “è un servizio universale, un servizio di Chiesa”:

    “Voi siete come la vedova: pregare, chiedere, bussare al cuore di Dio, ogni giorno. E non si addormentava mai la vedova quando faceva questo, era coraggiosa. E il Signore ascolta la preghiera del suo popolo. Voi siete rappresentanti privilegiati del popolo di Dio in questo ruolo di pregare il Signore, per tanti bisogni della Chiesa, dell’umanità, di tutti. Vi ringrazio per questo lavoro. Ricordiamo sempre che Dio ha una forza, quando Lui vuole che cambi tutto. ‘Tutto fu modellato di nuovo’ dice. Lui è capace di modellare tutto di nuovo, ma ha anche una debolezza: la nostra preghiera; la vostra preghiera universale vicina al Papa in San Pietro. Grazie di questo servizio e andate avanti così per il bene della Chiesa”.

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    Il vescovo è scelto per servire, non per dominare: così il Papa per l'ordinazione episcopale di mons. Vergéz Alzaga

    ◊   L’episcopato è un servizio, non un onore: al vescovo compete più servire che dominare. E’ quanto ha detto Papa Francesco nella Messa presieduta nella Basilica di San Pietro per l’ordinazione episcopale di mons. Fernando Vergéz Alzaga, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Il Papa ha pronunciato l’omelia rituale del Pontificale Romano prevista per la consacrazione dei vescovi, integrandola con alcune aggiunte a braccio. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    “Scelto per servire, non per dominare. Questo il ritratto del vescovo tratteggiato dal Papa in occasione dell’ordinazione episcopale di mons. Fernando Vergéz Alzaga, 68 anni, spagnolo di Salamanca, sacerdote dal 1969 proveniente dai Legionari di Cristo. Un’alta responsabilità quella del vescovo che porta in sè la presenza di Gesù Cristo: il vescovo è padre e fratello di tutti. Papa Francesco ha ricordato il servizio alla tenerezza e alla carità svolto da mons. Vergéz Alzaga in qualità di segretario del cardinale argentino Edoardo Francisco Pironio:

    "Penso a quel grande servizio di tenerezza e carità che tu hai prestato al cardinale Pironio. Sono certo che lui è fra noi, in questo momento, e gioisce. In nome della Chiesa ti ringrazio, una volta di più: un servizio umile e silenzioso, un servizio di figlio e di fratello".

    Il Papa ha quindi fatto memoria dell’affetto che per mons. Vergéz Alzaga nutriva l’ex arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina il card. Antonio Quarracino:

    "Anche ricordo con gioia l’amicizia con il cardinale Quarracino, che ti voleva tanto bene. E anche oggi, ti confesso, al sentire questi canti tanto belli, non posso non pensare al canto delle Suore Benedettine di Victoria, che in questo momento seguono questa cerimonia. Sei bene accompagnato, oggi!".

    Annunziare la Parola “in ogni occasione, opportuna e non opportuna”, ammonire, rimproverare, esortare “con magnanimità e dottrina”. I compiti del vescovo sono stati tratteggiati così da Papa Francesco che lo scorso 30 agosto ha nominato mons. Vergéz Alzaga, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano:

    "Ed in modo speciale, a te è affidata questa cura pastorale dei dipendenti del Vaticano. Ma sii padre e fratello loro, con vero amore e tenerezza".

    Ma essere vescovo vuol dire anche attenzione ai lontani:

    "Abbi viva attenzione a quanti non appartengono all' unico ovile di Cristo, perché essi pure ti sono stati affidati nel Signore".

    Al termine della celebrazione il Papa ha salutato il neovescovo e i suoi familiari nella Cappella della Pietà.

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    Tweet del Papa: Gesù ha conservato le sue piaghe per farci sentire la sua misericordia

    ◊   “Gesù ha voluto conservare le sue piaghe per farci sentire la sua misericordia. Questa è la nostra forza, la nostra speranza”. E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account @Pontifex, seguito da oltre 10 milioni di follower.

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    Mons. Parolin arriva oggi in Vaticano

    ◊   Mons. Pietro Parolin arriva oggi in Vaticano. Lunedì prossimo inizierà la sua ordinaria attività come nuovo segretario di Stato nel suo ufficio alla prima loggia del Palazzo Apostolico. Lo ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il quale ha riferito anche che mons. Parolin ringrazia il Papa che lo ha nominato e quanti gli sono stati vicini. Non sono previsti eventi particolari lunedì, visto che il suo insediamento si è già svolto 'in absentia' il 15 ottobre. In questo periodo risiederà presso Santa Marta.

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    Nomine di Papa Francesco

    ◊   In Polonia, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bielsko-Żywiec, presentata da S.E. Mons. Tadeusz Rakoczy, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato vescovo di Bielsko-Żywiec mons. Roman Pindel, finora Rettore del Seminario Maggiore di Kraków e Docente di Sacra Scrittura presso l’Università Giovanni Paolo II.

    In Argentina, il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Córdoba il rev.do Pedro Javier Torres, del clero della medesima arcidiocesi, Parroco di Nuestra Señora del Valle, assegnandogli la Sede titolare di Castello di Numidia.

    Il Papa ha nominato Capo Ufficio nella Sezione Ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica mons. Angelo Genoni, finora Aiutante di Studio nel medesimo Dicastero.

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    "Francesco. Vita e rivoluzione": Elisabetta Piqué racconta Jorge Bergoglio prima e dopo l’elezione

    ◊   “Francesco. Vita e rivoluzione”: è il titolo del libro di Elisabetta Piqué, giornalista argentina del quotidiano La Nacion pubblicato in Italia dall’editrice Lindau, in uscita il 21 novembre. Il libro raccoglie numerose testimonianze, spesso inedite, di persone vicine a Jorge Mario Bergoglio fin dagli anni giovanili. La stessa autrice del libro conosce Papa Francesco da oltre dieci anni. Sui tratti salienti del volume, ascoltiamo Elisabetta Piqué, intervistata da Alessandro Gisotti:

    R. – Questo libro nasce il 14 marzo, quindi il giorno dopo l’elezione, quando ricevo una telefonata da Buenos Aires da un’importante casa editrice argentina che mi ha proposto di scrivere una biografia del Papa. Lì per lì, ovviamente, la cosa mi ha spaventata perché nonostante io, come racconto nel libro, l’avessi conosciuto nel 2001 quando è venuto a Roma per essere creato cardinale da Giovanni Paolo II e in quella data è nato questo rapporto con lui, però – appunto – quando mi hanno chiesto di scrivere la sua biografia, io lo conoscevo solo dal 2001. Quindi, per me, scrivere questo libro è stato scoprire tutto un passato e per fare questo ovviamente c’è stata una profonda indagine con testimonianze inedite: di compagni di scuola, di persone che lui ha aiutato, di gesuiti che l’hanno conosciuto nel periodo complicato in cui lui è stato provinciale dei gesuiti … Ho scoperto molti aspetti inediti per arrivare a creare un ritratto, credo, diverso.

    D. – In questo libro ci sono tante testimonianze. La cosa che forse colpisce è che Bergoglio non è cambiato, negli anni, nei suoi tratti essenziali …

    R. – Esattamente, in questo senso! Un aneddoto che posso dire è che andando a scavare in questo passato che io non conoscevo, quando è stato eletto, uno dei miei follower mi dice via twitter: “Lui mi ha dato la Comunione”. Era bambino quando Bergoglio era rettore del Colegio Máximo a San Miguel; e mi ha raccontato che grazie a lui, che organizzava campi estivi per la gente molto povera che viveva nei barriós intorno al Colegio Máximo, hanno conosciuto il mare. E non è che lui andasse al mare, perché come sappiamo il Papa non ha mai fatto vacanze in vita sua; eppure, organizzava questi campeggi grazie ai quali molti bambini hanno potuto conoscere il mare. Era gente molto umile, che lui ha aiutato da sempre: silenziosamente, con low profile.

    D. – Tu conosci Jorge Mario Bergoglio da oltre 10 anni. Cosa vedi che è cambiato, in qualche modo, al di là del ruolo, del ministero, ovviamente, tra la sua esperienza di pastore a Buenos Aires e ora di vescovo di Roma?

    R. – Sicuramente è cambiato – e lo dicono persone che l’hanno conosciuto là – che è ringiovanito, moltissimo, e che ha un sorriso permanente che magari prima non aveva. Cioè, ha questa energia che evidentemente gli viene da qualcosa “più in alto”. E anche il dono della comunicazione con le masse: riesce a mettersi in contatto con tutti e ha questo sorriso permanente, che a Buenos Aires magari non era così. Ha questa energia che gli viene da qualche parte e che fa sì che dall’elezione è ringiovanito di 10 anni!

    D. – C’è un capitolo che dedichi alle omelie del Papa alla Casa Santa Marta e le definisci “le perle di Santa Marta”. Queste effettivamente sono qualcosa, come si legge anche nel libro, senza le quali non si può capire Papa Francesco …

    R. – Sì: sicuramente queste omelie, che di fatto seguiamo tutti i giorni grazie alla Radio Vaticana, nelle quali lui parla a braccio, credo che facciano parte di un messaggio di riforma morale generale che lui cerca di trasmettere. Secondo me, quando parla a braccio è molto più efficace che quando legge, e questo si vede anche durante le udienze generali quando lui salta il testo: lui riesce a comunicare meglio in questa maniera semplice, diretta, che è il segreto del suo successo. Questo poter comunicare il Vangelo in maniera semplice e facile, comprensibile per tutti, non solo per i cattolici.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Come la mamma e la nonna di Timoteo: videomessaggio di Papa Francesco al pellegrinaggio e incontro di Guadalupe.

    La preghiera vera forza dell’uomo: messa del Pontefice a Santa Marta.

    Un padre e un fratello per chi lavora in Vaticano: l’ordinazione episcopale di monsignor Vergez Alzaga, segretario generale del Governatorato.

    Franco Giulio Brambilla e Pierangelo Sequeri sulla crisi dell’alleanza tra le generazioni nel convegno “Ho ricevuto, ho trasmesso” organizzato dal Pontificio Consiglio per la famiglia.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo “Il Cile alle urne cercando un futuro oltre la crisi”: con le elezioni presidenziali e politiche di domani si chiude l’era Pinera.

    Stati Uniti e Unione europea accelerano i negoziati sul libero scambio.

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    Oggi in Primo Piano



    Filippine. Medici senza Frontiere: bisogni enormi dopo il tifone

    ◊   Per il disastro provocato dal tifone Haiyan nelle Filippine non ci sono ancora cifre precise. L'Onu parla di circa 4.400 morti, ma si teme che il bilancio possa crescere, visto il numero di dispersi. Nel Paese il cardinale arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, ha indetto per oggi una giornata di digiuno e preghiera. Intanto, la comunità internazionale si è mobilitata per i soccorsi. Dagli Stati Uniti sono in arrivo 900 marines e l'Unione Europea ha inviato un team in una delle città più colpite. Oggi è arrivato anche il primo cargo di aiuti dall'Italia. Per gli aiuti umanitari alle Filippine, inoltre, l’Onu assicura 72 milioni di dollari, l’Unione Europea stanzia altri 7 milioni di euro oltre agli iniziali 13, e la Gran Bretagna promette da parte sua 48 milioni di sterline. Tra le organizzazioni umanitarie mobilitate c’è Medici senza Frontiere. Fausta Speranza ha intervistato Gabriele Eminente, direttore della sezione Italia:

    R. – Le evidenze che stiamo raccogliendo, tramite i nostri operatori umanitari che ci riportano quello che vedono dal terreno, è di una situazione sicuramente molto, molto grave, molto diversificata e anche molto diffusa sul territorio. Ovvero ci sono aree distanti l’una dall’altra, aree remote, colpite tutte quante allo stesso modo, tant’è vero che Medici senza Frontiere, nel momento in cui è intervenuta, si è organizzata in diversi team, che si sono diretti e stanno lavorando in posti molto diversi, che hanno e stanno mostrando bisogni diversi.

    D. – Quali sono gli interventi di Medici senza Frontiere?

    R. – Noi abbiamo, in questo momento, sul terreno oltre 120 nostri operatori umanitari. Abbiamo inviato nelle Filippine, già nei primi giorni, da venerdì scorso, dal giorno del tifone ad oggi, all’incirca dieci cargo, pieni di medici, di vaccini, apparecchiature per la potabilizzazione dell’acqua, e ancora kit sanitari, tende per fornire ricovero e così via. Abbiamo team che stanno lavorando con cliniche mobili. Una delle aree, ad esempio, più colpite è l’area ad Est del Paese, che è stata anche la prima ad essere colpita dal ciclone, quella intorno alla città di Guyuan, di circa 50 mila abitanti. Anche al di fuori della città, però, ci sono bisogni veramente molto, molto grandi e quindi il sistema delle cliniche mobili, ovvero la possibilità di muoversi sul territorio e di andare a verificare là dove c’è effettivamente bisogno e dove magari gli aiuti non sono ancora arrivati, è assolutamente necessaria in quel contesto. Ci sono interventi dal punto di vista chirurgico, ma abbiamo incominciato ad intervenire anche dal punto di vista della potabilizzazione dell’acqua e della fornitura di tende, ricoveri e così via. Questa è una sola delle tante aree in cui siamo.

    D. – Sappiamo di una popolazione disperata, ma anche molto reattiva...

    R. – Sì, questo è quello che ci riportano i nostri. Faccio un esempio: un nostro operatore umanitario, tra l’altro un collega italiano, che ha una grande e lunga esperienza e quindi ne ha viste veramente di tutti i colori, ed era stato sul posto ad esempio anche in Giappone all’epoca dello tsunami, ci ha riferito che è la volta in cui ha sperimentato, vissuto un’accoglienza – uso le sue parole immediate - “più sorridente”, nonostante la tragedia che ha colpito quel popolo. Al di là, appunto, di quanto il nostro operatore ci ha riferito, è vero che è una popolazione che sta reagendo, ma è anche vero che i bisogni sono veramente enormi. Citavo prima Guyuan, ma anche a Tacoblan, ovviamente, nell’isola di Panay, ci sono situazione che richiedono tutto il nostro sforzo, tutto il nostro intervento.

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    Libia: oltre 40 morti negli scontri tra miliziani e civili, nuove violenze a Tripoli

    ◊   Nuovi scontri oggi a Tripoli, in Libia, tra fazioni rivali dopo quelli di ieri che hanno provocato la morte di 40 persone e il ferimento di altre 460. All’origine, una protesta pacifica della popolazione per dire no alla presenza di queste frange armate nel Paese in particolare quella di Misurata che controlla il quartiere di Gharghur. Immediata la condanna dell'Ue. Il governo libico ha chiesto il cessate il fuoco immediato e deciso tra l’altro di tagliare i fondi a diversi gruppi jihadisti. Al microfono di Cecilia Seppia l'analisi di Bernard Selwàn Elkourì, vicedirettore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale di Roma:

    R. - Quello che è accaduto è forse l’episodio più violento in termini di conflitto tra le milizie armate ed i civili, che chiedono il loro disarmo dalla caduta del regime di Gheddafi, nel 2011. E’ ovvio che ciò non desta stupore per chi osserva gli sviluppi in Libia. Si tratta sicuramente di un episodio gravissimo da un punto di vista umano - contando il numero di morti - ma dal punto di vista politico ormai è chiaro che il braccio di ferro, non tanto tra il governo e le milizie, o il parlamento e le milizie - in quanto in quel caso ci sono diverse collusioni - ma tra la popolazione civile e la presenza di queste milizie sia ormai arrivato al culmine. È ovvio che gli stessi cittadini che sono scesi in piazza due anni fa, per chiedere la caduta di un regime e l’avvio di una fase democratica, si vedono oggi stretti in una nuova morsa forse peggiore di quella che c’era durante gli anni del regime, che si traduce appunto in milizie.

    D. - Chi sono questi gruppi, come agiscono, si sono rafforzati dopo la caduta di Gheddafi?

    R. - Questi gruppi di ispirazione jiadista o di ispirazione qaedista sono riemersi - è ovvio che le sacche qaediste sono sempre esistite in Libia - ma soprattutto si sono rafforzati grazie alle armi che si trovavano nei depositi delle forze armate di Gheddafi. Parliamo in particolar modo dell’area di Bengasi, Sirte e Derna.

    D. - Tra l’altro c’è stata proprio una stretta del governo libico che ha annunciato di voler bloccare entro gennaio 2014 qualsiasi sostegno materiale ed economico ad alcune di queste milizie. Però, forse una soluzione potrebbe essere quella di integrare queste frange nell’esercito…

    R. - Assolutamente. Questa è la politica che sta portando avanti non soltanto il governo libico ma è un’iniziativa sostenuta da buona parte dei Paesi europei e l’Italia in questo sta giocando un ruolo molto importante. Mi riferisco, appunto, alla formazione e all’addestramento dei militari libici che poi andranno a ricoprire un ruolo istituzionale all’interno degli apparati di sicurezza e militari in Libia. È ovvio che è una politica difficile da attuare e perché? Perché certo queste milizie sono composte dagli stessi ribelli che hanno contribuito alla caduta di Gheddafi e per questo godono di un certo rispetto all’interno dell’opinione pubblica; ma quel rispetto è stato intaccato da diverse iniziative, da scelte errate da un punto di vista tattico-strategico da parte di queste milizie agli occhi dell’opinione pubblica, perché loro hanno continuato ad usare la forza, le armi, rifiutando di integrarsi nei vari apparati dello Stato.

    D. - La Libia è chiaro non può considerarsi un Paese completamente pacificato. C’è una situazione di caos latente che emerge, come nel caso di ieri, con questi episodi drammatici e che si riflette spesso anche sul settore economico; penso alla protesta dei berberi che blocca da giorni la distribuzione di gas e di petrolio nell’impianto di Mellitah gestito dall’Eni…

    R. - Ciò che preoccupa maggiormente - oltre alla questione umanitaria legata agli episodi di violenza ed al grande ed incontrollato flusso di immigrati clandestini - è ovviamente un’emergenza dal punto di vista economico per il Paese. Questo significa non soltanto una crisi di approvvigionamenti per i Paesi europei, ma significa anche una grave crisi sul bilancio dello Stato libico e sul funzionamento stesso della macchina dello Stato, quindi sul pagamento di tutti coloro che dipendono e lavorano per lo Stato.

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    Scissione di Pdl e Scelta Civica. Berlusconi rilancia Forza Italia, Alfano battezza il Nuovo Centrodestra

    ◊   Il giorno dopo la rottura nel Pdl questa mattina, nel corso del Consiglio nazionale, Silvio Berlusconi ha lanciato ufficialmente la rinascita di Forza Italia. Nel contempo la corrente delle cosiddette colombe guidata dal vicepremier Alfano ha annunciato la formazione dei gruppi autonomi del “Nuovo Centrodestra”. “Una divisione – ha detto Berlusconi - che va contro l’unione dei moderati”. Ed è scissione anche all’interno di Scelta Civica con l’abbandono dell’ala cattolica. Sulla fine del Pdl, Paolo Ondarza ha sentito Paolo Pombeni, docente alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna:

    R. – Che l’anima del centrodestra d’Italia sia un’anima “populista” oppure sia un’anima “moderata-razionale”, è quanto si verificherà alle prime elezioni che ci saranno nel prossimo futuro. La scissione del Pdl è una scelta per molti aspetti suicida, perché partiti che vogliono presentarsi come alternativa globale hanno bisogno di grandi masse di voti e nel centrodestra ci sono entrambe le anime: la grande forza dei partiti cosiddetti “pigliatutto” è sempre stata quella di tenere insieme gli uni e gli altri. Semmai, il problema era di chi deteneva il timone. Questa possibilità di tenersi insieme è andata a rotoli e quindi questo mette molto in crisi la possibilità di vittoria del centrodestra. Infatti, è difficile immaginare che questi – come qualcuno dice – marcino divisi e colpiscano uniti.

    D. – Nel contempo, si registra anche un divorzio all’interno di Scelta Civica e l’area “cattolica” – possiamo definirla così – all’interno di Scelta Civica, sembra voler andare incontro al nuovo centrodestra fuoriuscito dal Pdl …

    R. – La mia impressione è che la famosa transizione alla Seconda Repubblica si stia consumando in questi giorni, perché fondamentalmente stanno venendo meno tre culture tradizionali: una è la cultura tradizionale della sinistra comunista e post-comunista, che Renzi sta effettivamente rottamando. L’altra è la cultura tradizionale del centrodestra, che è quella che ha fatto Berlusconi e adesso il fallimento dell’esperienza Monti ha bruciato anche l’idea che il futuro possa essere in mano ad una non meglio identificata “tecnocrazia responsabile”. Oggi, chiaramente la dissoluzione di Scelta Civica pone un problema agli uomini che si sono resi conto che quella non era una via percorribile. Al momento, questi sembrano inclinare di più verso una scelta dell’area del Partito popolare europeo, che è indubbiamente un’area di centrodestra moderato o di centro-centro … Una probabilità che la situazione evolva in questa direzione effettivamente esiste.

    D. – Spostando lo sguardo sul presente: il governo Letta, chiamato ad affrontare le sfide della crisi economica, a questo punto è più debole dopo la scissione del Pdl?

    R. – Ma, sì … entro certi limiti … nel senso che, anche quando il Pdl non era scisso non ha mai smesso di mettergli i bastoni tra le ruote, così come peraltro hanno fatto anche altre componenti del Pd. Il governo Letta è un governo di necessità nazionale che sta in piedi a dispetto di tutto, quindi è un governo da un lato debolissimo e dall’altro lato molto forte, perché finché non si trova una soluzione diversa a questa emergenza nazionale, è molto difficile farlo cadere …

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    Elezioni in Cile, favorita l’ex presidente Bachelet

    ◊   Domenica di voto in Cile, dove i cittadini sono chiamati a scegliere il nuovo presidente. La grande favorita è Michelle Bachelet, alla guida della coalizione di centro-sinistra e già presidente fra il 2006 e il 2010. Staccata di diversi punti nei sondaggi Evelyn Matthei, candidata del fronte conservatore e ministro del lavoro del governo uscente del presidente Sebastian Pinera. Il servizio di Marco Guerra:

    Forte del buon ricordo lasciato dalle politiche sociali varate durante la presidenza 2006 -2010, Michelle Bachelet, secondo i sondaggi, si presenta con oltre 10 punti di vantaggio alla guida di un centro-sinistra che unisce democratici cristiani, socialisti, socialdemocratici e comunisti. Al centro del suo programma vi è la modifica della Costituzione, per rinnovare le istituzioni politiche, e l’abbattimento delle forti iniquità sociali, che persistono malgrado il Paese presenti tassi di crescita fra i più elevati dell’America Latina. In questo quadro il centro-destra conta di arrivare almeno al ballottaggio con Evelyn Matthei, esponente di spicco del governo del presidente uscente Sebastian Pinera. I conservatori pagano le spaccature interne e l'avanzata nei consensi del populista Franco Parisi, vero out-sider della contesa, che potrebbe superare anche la Mathhei e arrivare secondo. I candidati presidenziali sono in tutto nove, fra cui spicca anche Marco Enriquez Ominami, del Partito Progressista. Gli elettori sono chiamati anche a rinnovare la Camera e una parte del Senato. La vera incognita del voto è l'affluenza, dopo l'entrata in vigore della legge che non prevede più la registrazione degli elettori. Anche i vescovi hanno fatto un appello a non disertare le urne.

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    Centrafrica: gli accordi di pace non reggono, la crisi peggiora

    ◊   Nuovi scontri e morti nella Repubblica Centrafricana, a una settimana dalla firma a Bangui del cosiddetto “Patto Repubblicano”. Il documento avrebbe dovuto sancire la fine della guerra civile e l’inizio del processo di pacificazione, in un Paese afflitto da una grave crisi umanitaria. Antonella Pilia ha raccolto la testimonianza di padre Aurelio Gàzzera, missionario carmelitano, parroco di Bozoum e direttore della Caritas diocesana, in Centrafrica da oltre vent’anni:

    R. - Attualmente, la situazione sta peggiorando. Adesso, mi trovo nella capitale e ancora ci sono degli scontri, degli spari e i ribelli passano di casa in casa per saccheggiare. Anche nelle province, a Bozoum uno dei miei collaboratori della Caritas è stato minacciato. I ribelli sono entrati in casa: hanno schiaffeggiato la moglie e lui ha preferito venire via da Bozoum. Qui la situazione è piuttosto tesa e probabilmente andrà peggiorando.

    D. - Quindi questo patto non sta producendo gli effetti sperati dal governo del Centrafrica e dalla comunità internazionale …

    R. - Il governo centrafricano, soprattutto adesso, è pronto a firmare qualsiasi cosa, e non si impegna più di tanto. La Comunità internazionale sta spingendo, però non ci sono cambiamenti notevoli a nessun livello.

    D. - Qual è la situazione umanitaria nel Paese?

    R. - Ci sono molti rifugiati interni. La stagione agricola è iniziata in ritardo, quindi certi prodotti, soprattutto le arachidi, attualmente sono difficilmente reperibili. Inoltre molte persone hanno lasciato i loro villaggi nei mesi della stagione delle piogge, quindi hanno perso tutto il raccolto.

    D. - In questo contesto, qual è il ruolo della Chiesa?

    R. - C’è molto lavoro, sia da parte dell’arcivescovo che degli altri leader religiosi. Sono andato in una cittadina a 90 km da Bozoum, dove abbiamo fatto un incontro proprio con i leader delle altre confessioni religiose per limitare queste tensioni che stanno aumentando tra le comunità religiose. A livello più concreto, per esempio, a Bozoum siamo riusciti a far aprire le scuole statali; dopo un mese di scuola sono quasi diecimila i bambini che frequentano le scuole elementari.

    D. – C’è qualcos’altro che vuole aggiungere per descrivere il clima che si sta vivendo ora in Centrafrica?

    R. - La situazione, nonostante sia già brutta, si degrada sempre di più. Mi trovo a Bangui e anche qui le persone delle ambasciate sono molto preoccupate per la piega che la situazione sta prendendo, si teme che ci siano ancora dei peggioramenti. Però speriamo.

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    Primo Forum delle università cattoliche e pontificie di Roma

    ◊   Università cattoliche e pontificie della capitale riunite per la prima volta insieme in un Forum. L’iniziativa, pensata dall'ufficio per la pastorale universitaria della diocesi di Roma in occasione dell’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI, si è tenuta oggi presso la sede della Pontificia Università Lateranense. I rettori delle università cattoliche e pontificie si sono riuniti con l’obiettivo di presentare la propria proposta culturale e quella formativa nella prospettiva di “Comunicare la fede”, come recita il titolo del convegno. Sull’argomento, Cecilia Sabelli ha intervistato il rettore dell’Università cattolica di Milano, Franco Anelli, tra i relatori del Forum:

    R. - A parlare sono riuniti non solo i rettori, ma sono presenti anche le delegazioni dei diversi atenei: la proposta formativa che più ampiamente è la proposta culturale - che attiene ad attività non solo didattiche, ma anche di ricerca - è generata, prodotta e realizzata da chi fa parte delle università. Perciò non solo dai rettori o dai docenti, ma anche dagli stessi studenti, per esempio, che con la loro presenza danno senso all’agire dei docenti e attraverso la loro disponibilità ad apprendere ne orientano l’attività. Con il Forum proviamo a riflettere e a mettere insieme le idee e le esperienze di tutti per vedere secondo quali linee possono organizzarsi attività che siano di utilità nell’essere testimoni della fede nel contesto romano.

    D. - Quali sono stati gli argomenti affrontati più da vicino nel corso del Forum?

    R. - Abbiamo temi che possono riguardare il metodo ed altri che riguardano il contenuto. Il metodo riguarda il modo di essere presenti come testimoni di un orientamento culturale ispirato dalla fede in un contesto che è invece secolarizzato, rendendosi appunto protagonisti del dibattito e non cadendo invece nel rischio - che può essere sempre presente - di una autolimitazione dell’ambito operativo. Diventa altrimenti difficile essere efficaci nella comunicazione del messaggio del quale ci si vuole rendere portatori. L’altro aspetto è quello dei contenuti: è emersa un’attenzione particolare a temi come la famiglia, il ruolo della persona e della vita. Importante anche il tema più specifico dell’insegnamento di materie che sono propriamente religiose, soprattutto nell’ambito di università cattoliche che non sono università che si occupano di discipline sacre, ma evidentemente di discipline laiche nelle quali, però, è presente l’insegnamento della teologia, che deve trovare un proprio adeguato e appropriato statuto e sulla quale è giusto fare anche riflessioni.

    D. - Quali le azioni pensate per il futuro: sono in programma nuovi incontri?

    R. - Credo che si possa dare con convinzione risposte affermative: sta emergendo un interesse di tutti i partecipanti a coltivare queste esperienze, questa occasione di dialogo e di confronto. Per quanto riguarda le linee di azione credo che queste più che essere universali, debbano essere pensate rispetto a obiettivi specifici, o a collaborazioni tra singoli atenei per programmi comuni. Tali programmi si inseriranno poi in un contesto di una strategia complessiva che ci può essere data anzitutto dal Vicariato e da coloro, tra le varie università, che si fanno promotori di buone idee e di buone iniziative.

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    Le aziende familiari in Italia, un’opportunità per promuovere uno sviluppo sostenibile

    ◊   “La concezione del lavoro nelle aziende familiari”. Questo il tema al centro del convegno nazionale delle imprese familiari svoltosi a Bologna. L’obiettivo dell’incontro, promosso dall’Associazione italiana delle aziende familiari (AidAf), è di individuare ipotesi di intervento per una crescita dell’occupazione. In Italia le imprese familiari, con fatturato pari o superiore ai 50 milioni di euro, sono oltre 4000. Sulla realtà di queste aziende, Amedeo Lomonaco ha intervistato Elena Zambon, presidente di AidAf:

    R. – E’ una realtà sana. E’ quella che credo costituisca l’ossatura di questo Paese, da un punto di vista produttivo e, soprattutt,o con una visione per il futuro. Io credo che la crisi sia una grande occasione perché, secondo me, ci da una possibilità in più – come dice d’altronde Papa Francesco – di trovare una formula che riorienti verso il futuro secondo dei principi sani e dei di valori: i valori con cui siamo cresciuti e che ci hanno permesso anche di affrontare imprese nel vero senso del termine. Sfide coraggiose che ci hanno consentito di dare lavoro a delle persone.

    D. – Per favorire questo clima sano occorre anche trovare sinergie nuove tra capitale e lavoro …

    R. – Assolutamente, un nuovo patto capitale-lavoro che si fondi appunto in quel ruolo nuovo dell’impresa, come una collaborazione. Non parlo più di dipendenti, ma di persone con cui lavorare insieme perché la realtà è complessa ed è sempre in qualche modo più richiesta una competenza tecnica. E noi imprenditori da soli non possiamo farcela: abbiamo bisogno dei nostri collaboratori. Anche loro possono essere dei leader. Ecco, io questo lo faccio nella mia impresa - la Zambon chimica farmaceutica, 107 anni, 600 milioni di fatturato - ma chiedo anche ai colleghi imprenditori in questo momento un’alleanza con i propri collaboratori, soprattutto per una condivisione che tenga conto di modelli diversi, di culture diverse, e che trovi una formula comune, una formula etica.

    D. – Come gli imprenditori possono tutelare, al meglio, le famiglie inserite in questo ambito così cruciale, come quello del lavoro?

    R. – Affiancandole, anche nei diversi momenti … Passano più tempo al lavoro che a casa. Che queste condizioni di lavoro siano di un certo tipo, che le persone abbiano voglia di venire a lavorare perché si ritrovano in un ambiente sano, nel riconoscimento anche negli altri loro colleghi, con rapporti magari di amicizia, o come minimo, di condivisione dei valori. Quindi, dando loro le attrezzature necessarie, anche dei momenti per riflettere … Io immagino un’azienda coinvolta, un’azienda partecipata che parta dalla necessità di informare i nostri collaboratori: sull'andamento aziendale, sui progetti futuri, etc … Io la chiamo l’“etica della responsabilità”. E questa si fa solo con la qualità delle persone. E la qualità delle persone significa investimenti su di loro, nella loro formazione, ma anche nella possibilità di relazionarsi.

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    Cittadini contro il racket: cresce a Palermo il movimento "Addiopizzo"

    ◊   Il coraggio di voler cambiare e di costruire un mondo migliore parte anche dalla lotta alla mafia e dall’impegno contro il racket. E’ questo l’obiettivo del movimento “Addiopizzo”, che nasce a Palermo nel 2004. Da allora ci sono 826 negozi e imprese pizzo-free, 10.455 consumatori che li sostengono con i loro acquisti, e 176 scuole coinvolte nella formazione antiracket. Silvia Buzzone, attivista dell’associazione, racconta al microfono di Maria Cristina Montagnaro com’è nata l’idea:

    R. - E’ nata nel 2005 da un gruppo di ragazzi che inizialmente non avevano l’idea di creare una associazione. Erano un gruppo di ragazzi che avevano l’intenzione di aprire un pub a Palermo e si sono posti un problema: “Se ci vengono a chiedere il pizzo, noi che cosa facciamo?”. Ovviamente si sono risposti subito che non lo avrebbero mai pagato, proprio perché figli di quegli anni che hanno condannato Palermo per le stragi di Falcone e Borsellino. Uno di loro poi, durante la notte, ha pensato a questa frase: “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità!”. E hanno deciso così, qualche giorno dopo, di stimolare in qualche modo la coscienza dei cittadini palermitani, attaccando questi adesivi listati a lutto con questa frase.

    D. - Qual è il vostro messaggio?

    R. - Far capire alla gente che il pizzo e la mafia sono un qualcosa che riguarda tutti, non riguarda soltanto le attività commerciali: se io compro qualcosa da un commerciante che paga il pizzo, indirettamente lo pago anche io!

    D. - Cosa fate, in concreto, per aiutare i commercianti a non piegarsi al racket?

    R. - Cerchiamo di fare attività di sensibilizzazione a 360 gradi. Noi partiamo dalle attività nelle scuole, perché siamo assolutamente convinti che lì sieda una buonissima potenzialità: cerchiamo di stimolare i giovani e le altre persone. Gli stessi bambini sono tornati a casa, chiedendo ai propri genitori: “Papà, ma tu il pizzo lo paghi?”. Il genitore, che effettivamente era un commerciante e che effettivamente lo pagava, sentendosi messo a nudo di fronte a questa domanda, alla quale non sapeva o meglio non voleva rispondere, ha deciso di denunciare, ha deciso di entrare nella lista di “Addiopizzo”.

    D. - Con la crisi com’è cambiata la situazione dell’estorsione a Palermo?

    R. - Paradossalmente la crisi ci ha, in qualche modo, aiutato: il commerciante al momento è assolutamente strozzato dall’economia, è strozzato dalla crisi e dalle tasse e quindi la richiesta che viene fatta - che è senza motivo ovviamente! - da parte dell’estorsore, viene messa da parte. Viene condotta - diciamo - una sorta di ribellione, perché effettivamente il commerciante mentre prima poteva pagare quella cifra, sentendosi più sicuro, adesso non lo fa più perché - anche volendo - effettivamente non ci arriva.

    D. - Quindi è spinto a denunciare?

    R. - Sì! Alcune attività commerciali hanno chiuso, però ha dato anche una spinta a chi voleva ribellarsi a dire “no!”. Ci farebbe piacere che questo messaggio possa essere un incentivo per conoscere meglio quella parte di Sicilia, quella parte di Palermo che non si è abbassata e non si è adagiata su quelle che erano le negatività ma che vogliono anzi cambiarle nelle piccole azioni, nella responsabilità di ogni giorno, nella quotidiana. Fare antimafia riguarda tutti e può essere fatta anche un piccolo gesto di responsabilità, come quello di acquistare da quei commercianti che non pagano il pizzo!

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    Denuncia di Terre des Hommes: in aumento pedofilia on line

    ◊   Tra i crimini più odiosi, che colpisce l’infanzia e segna - sovente in modo indelebile – la psiche dei minori è la pedofilia, che nell’era di Internet ha moltiplicato il suo potenziale per la facilità di contattare le piccole vittime sulla Rete. Viene inoltre diffondendosi la domanda di turismo sessuale minorile tramite webcam, come documenta un rapporto sulla pedopornografia on line curato da Terre des Hommes, che ha lanciato una petizione su Youtube per contrastare il fenomeno. Il Servizio di Roberta Gisotti:

    ‘Mi chiamo Sweetie, ho 10 anni’: dice la bimba virtuale filippina - creata da un gruppo di ricercatori in Olanda - che messa in rete dopo appena 4/5 secondi è stata contattata dai primi pedofili. L’esperimento è durato due mesi: oltre mille gli adulti di 65 Paesi indentificati da Terre des Homme, che ha consegnato il materiale all’Interpol. La punta di un iceberg, come denuncia Raffaele Salinari presidente di Terre des Hommes:

    R. – Abbiamo a che fare veramente con migliaia e migliaia, forse decine di migliaia di bambini sfruttati sessualmente. I numeri della pedopornografia via webcam ci dicono che ci sono più di 750-800 mila pedofili collegati in questo momento: quindi possiamo immaginare l’entità del fenomeno!

    D. – Di fronte a questo scenario sconvolgente, di pedofilia si continua a parlare poco in famiglia, a scuola e soprattutto nei media…

    R. – Sì, questo è veramente il problema centrale, sul quale noi abbiamo voluto attirare l’attenzione anche a livello internazionale e a livello italiano, con questa campagna, perché la repressione è importante e le Forze dell’Ordine devono coordinarsi meglio. Però è evidente che c’è un analfabetismo informatico da parte delle nuove generazioni e quindi ovviamente anche dei genitori e della scuola, che non accompagnano i bambini come si dovrebbe verso queste nuove tecnologie. Ogni giorno abbiamo a che fare con i nostri adolescenti ed anche con i bambini molto piccoli, sempre con gli occhi rivolti ad uno schermo di un computer, di un Ipad, di un Iphone… Quindi sono potenzialmente collegati in ogni momento della loro giornata e non si rendono conto, anche perché - appunto - la scuola e i genitori non riescono a capire quali siano i pericoli o le opportunità – ovviamente - insite in questi nuovi mezzi di comunicazione, per poterli istradare. Quindi abbiamo voluto anche sollevare questo problema rispetto alle famiglie, rispetto alla scuola, rispetto in generale alla società per un’alfabetizzazione informatica, che indichi una via più percorribile e meno pericolosa per le nuove generazioni.

    D. – Perché l’identità dei pedofili, quando vengono individuati dalle Forze dell’Ordine, viene quasi sempre nascosta? Qualche volta si sa solo se è un sacerdote o un insegnante e quindi fa scandalo… Mentre per altri reati, anche di lieve entità, viene rivelato nome e cognome sulla stampa…

    R. – Sì, questa è veramente una ipocrisia inaccettabile! Per noi un crimine è un crimine: chiunque lo commetta, indipendentemente dal ruolo che queste persone hanno nella società. Sono dei criminali. La pedopornografia, in generale, è punita in tutto il mondo come un reato che non ha bisogno di denuncia per essere perseguito e quindi si dovrebbero adottare non due pesi e due misure, ma gli stessi pesi e le stesse misure in tutte le parti del mondo, rendendo noto chi commette questo crimine. Noi abbiamo voluto evidenziare anche lo scarto che esiste tra quanti pedofili via webcam sono stati denunciati quest’anno, e sono soltanto sei - dico sei! e quindi si contano praticamente sulle dita di una mano – e, invece, quanti noi siamo riusciti, attraverso l’esperimento di Sweetie, ad individuare e i cui profili abbiamo mandato all’Interpol. In un mese noi abbiamo individuato più di 500 persone. Evidentemente lo scarto fra come si persegue questo delitto e quello che invece si potrebbe fare è inaccettabile!

    D. – Famiglia, scuola, media generalmente assenti. I governi?

    R. – I governi dovrebbero entrare nell’ordine di idee che siamo di fronte ad un crimine di portata internazionale, con delle reti vastissime e che quando parliamo di sfruttamento sessuale di minori via webcam, stiamo parlando di criminalità organizzata. Per cui questa è soltanto la punta di un iceberg che, in realtà, è gigantesco e che ha anche molte punte! Perché chi gestisce questi fenomeni, gestisce poi anche il traffico di esseri umani, gestisce anche il traffico di stupefacenti, gestisce anche naturalmente la prostituzione su strada. Quindi abbiamo a che fare con delle reti criminali molto, molto articolate, le cui propaggini – e questo è il vero problema – entrano spesso senza soluzione di continuità anche all’interno di parti emerse o legali dell’economia. Pensiamo soltanto che cosa vuol dire avere a che fare con Internet per quanto riguarda il proprio profilo, che poi una volta – come dire - catturato da certe entità, ti viene rinviato attraverso pubblicità. Quindi i governi non sono assolutamente preparati a capire queste interrelazioni e, ancora una volta, c’è il problema del coordinamento delle Forze di Polizia: ognuna si tiene i suoi dati; non ci si scambia i dati; e si crede ancora che questo tipo di fenomeno globale si possa trattare come Aldo Fabrizi che rincorreva in “Guardie e ladri” Totò, nei famosi film in bianco e nero di tanti anni fa.

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    A Milano, un convegno per ricordare il 50.mo del pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa

    ◊   Cinquant’anni fa si svolgeva lo storico viaggio di Paolo VI in Terra Santa, in cui per la prima volta, dopo Pietro, un Pontefice si recava in quella regione. La ricorrenza è stata celebrata con un documentario presentato, ieri sera, all’auditorium San Fedele di Milano, nel corso del convegno organizzato dalla diocesi ambrosiana e dalla Custodia di Terra Santa, dal titolo “4-6 gennaio 1964, Paolo VI pellegrino in Terra Santa: un evento storico per la Chiesa universale”. Da Milano, il servizio di Fabio Brenna:

    Il cardinale Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, venne eletto Papa con il nome di Paolo VI nel giugno 1963, cinquant’anni fa. Chiamato a guidare la Chiesa in un’epoca di grandi cambiamenti politici e sociali, con un Concilio appena iniziato e dagli esiti tutti da verificare, pochi mesi dopo la sua elezione fece un gesto carico di significato: decise di recarsi pellegrino in Terra Santa, primo Pontefice dopo San Pietro. Un gesto di enorme impatto pastorale, che si è imposto con forza come un punto fermo dell’agenda dei successivi Papi (Giovanni Paolo II si recò in Terra Santa nel 2000, Benedetto XVI nel 2009).

    Questo storico pellegrinaggio di Paolo VI, è stato ricordato nel convegno con la partecipazione del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e di fra Dobromir Jasztal, vicario della Custodia di Terra Santa. Nel corso della serata è stato proiettato il documentario Ritorno alle sorgenti - Paolo VI in Terra Santa, prodotto nel 1964 dalla Custodia di Terra Santa in occasione di quel pellegrinaggio. Del documentario si era persa completamente la memoria. Presso gli archivi di Milano sono stati però rinvenuti alcuni rulli della pellicola e sono stati restaurati per l’occasione. Il filmato è un documento storico di grande importanza: mostra una Terra Santa ormai scomparsa, precedente alla "Guerra dei Sei Giorni". Tra le immagini memorabili della pellicola, da segnalare quelle del commovente incontro avvenuto a Gerusalemme tra Paolo VI e il patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora.

    Il card. Scola si è augurato che Paolo VI possa essere presto chiamato Beato, per segnare come il suo Pontificato abbia costituito le fondamenta per quelli successivi fino a quello attuale di Francesco. Angelo Maffeis, presidente dell’Istituto Paolo VI di Concesio ha sottolineato come le radici ecumeniche di Paolo VI affondino nell’esperienza ambrosiana dell’arcivescovo Montini e come si trattasse di uno sforzo intensissimo per le circostanze storiche in cui avvenne:

    "La scelta non è stata casuale proprio perché c’erano problemi molto vivi di precedenza a chi doveva visitare l’altro. Quindi, la scelta di Gerusalemme è stata una scelta che riconosce appunto la superiorità ed il carattere fondamentale della presenza e del messaggio evangelico rispetto alle forme in cui la Chiesa lo testimoniano. Quindi, indica anche al cammino ecumenico questo luogo di incontro a partire dal quale ristabilire la comunione".

    Il 10 gennaio 2014 il pellegrinaggio di Paolo VI sarà ricordato presso l’Istituto Paolo VI di Concesio, in provincia di Brescia, alla presenza di monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia, e padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella 33.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù, parlando dei tempi che verranno, profetizza momenti difficili e persecuzioni contro i suoi discepoli. Quindi dice:

    “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita".

    Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    Il tempo “per annum” volge al termine, tra poco l’ “avvento” verrà a risvegliare in noi l’attesa della “beata speranza”, e la liturgia ci pone davanti il senso ultimo della vita. Davanti alla bellezza del Tempio, alcuni – forse i discepoli – ne lodano le pietre e i doni votivi. Si percepisce un: “Come si sta bene qui!”. Dove il “qui” sembra chiudere l’orizzonte della vita dell’uomo. Gesù capovolge questo orizzonte: “Non resterà pietra su pietra”; “sentirete parlare di guerre e rivoluzioni”; “si solleverà nazione contro nazione”; “vi saranno terremoti, carestie e pestilenze”; “fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo”. È la nostra storia. Davanti ad essa Cristo ci dà due ammonimenti: “Non lasciatevi ingannare”, “Non andate dietro a chi pretende di venire in mio nome”; e una parola di consolazione: “Non vi terrorizzate”. Ma prima si deve compiere anche in noi quanto si è compiuto nel Cristo: “Sarete consegnati” e proprio da coloro da cui non ci aspetteremmo mai di essere traditi: genitori, fratelli, parenti e amici. C’è qui la missione della Chiesa, di ogni cristiano: “Avrete occasione di dare testimonianza…, Io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere”. È il martirio della Chiesa. Ha detto Papa Francesco: “Per annunciare il Vangelo sono necessarie due virtù: il coraggio e la pazienza… ci sono più martiri oggi che nei primi secoli della Chiesa; più martiri! … Ma il martirio non è mai una sconfitta; il martirio è il grado più alto della testimonianza che noi dobbiamo dare. Noi siamo in cammino verso il martirio, dei piccoli martìri…” (18 Maggio 2013).

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: emergenza profughi al confine col Libano. Armi chimiche da distruggere entro giugno 2014

    ◊   L'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) ha approvato un piano per la distruzione delle armi chimiche in Siria, incassando però il no dell’Albania a ricevere oltre mille tonnellate di agenti tossici siriani. Il programma, varato ieri all’Aja, prevede che la distruzione avvenga “nel modo più rapido e sicuro” entro il 30 giugno 2014. Stabilita la rimozione dal territorio di tutti i gas già “entro il 31 dicembre 2013” e degli altri agenti chimici "non più tardi del 5 febbraio 2014”. Alla riunione, è stata pure sollevata la questione dei costi delle operazioni. Sul terreno intanto si combatte attorno ad Aleppo, mentre al confine tra Siria e Libano si segnalano migliaia di persone in fuga dai combattimenti tra forze fedeli a Bashar al-Assad e ribelli: in particolare, secondo fonti locali, negli ultimi due giorni circa mille famiglie sono giunte in auto, moto e a piedi ad Arsal, nella parte nord orientale del Libano. I siriani sono ora ospitati in alloggi di fortuna o tende e necessitano di tutto. Il Libano, al momento, ospita oltre 800 mila rifugiati siriani. (G.A.)

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    Egitto: il Patriarca copto ortodosso Tawadros ordina 18 sacerdoti

    ◊   Il Patriarca copto ortodosso Tawadros II ha ordinato 18 nuovi sacerdoti che serviranno le parrocchie del Cairo. La cerimonia di ordinazione si è tenuta nei giorni scorsi nella cattedrale di San Marco al Cairo, davanti a migliaia di persone. Fra gli ordinati, solo un sacerdote andrà all'estero, a Chicago, dove risiede gran parte della comunità copta della diaspora. Dalla sua elezione, avvenuta il 5 novembre 2012, Tawadros II ha ordinato in totale 38 sacerdoti e due vescovi. Le ordinazioni di questo mese giungono in un periodo critico per la condizione dei cristiani in Egitto. Esse sono le prime dopo i grandi attacchi contro la minoranza religiosa ad opera degli islamisti. Fra il 14 e il 17 agosto scorso le violenze hanno distrutto almeno 80 chiese e duecento fra edifici religiosi e privati. Lo scorso 22 novembre alcuni estremisti hanno sparato contro i fedeli della chiesa copta ortodossa di al-Waaraq, a Giza, uccidendo quattro persone, fra cui una bambina di soli 8 anni. In occasione delle ordinazioni, le autorità della Chiesa copta - che rappresenta la quasi totalità dei 9 milioni di cristiani egiziani - hanno diffuso un comunicato in cui ribadiscono la necessità di dare pieni diritti alla minoranza cristiana: alcuni rappresentanti della comunità copta hanno recentemente organizzato una conferenza per sollecitare l'Assemblea costituente a riconoscere ai copti una quota in Parlamento. (G.A.)

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    Egitto: i Fratelli musulmani lanciano un appello al dialogo

    ◊   Un appello al "dialogo" per uscire dalla "crisi" politica in cui è ripiombato l’Egitto è stato lanciato dai Fratelli musulmani. In un comunicato, nel quale non si fa alcun riferimento esplicito ad un eventuale ritorno al potere del presidente destituito Mohamed Morsi, la Confraternita "chiede a tutte le forze rivoluzionarie, i partiti e le personalità della politica di avviare un dialogo profondo al fine di uscire dall'attuale crisi". Ieri una persona era rimasta uccisa in scontri scoppiati ad Alessandria fra sostenitori di Morsi e suoi oppositori; proteste anche al Cairo, nel primo venerdì senza coprifuoco dal 14 agosto, giorno in cui erano state sgomberate con la forza le piazze dei sostenitori dei Fratelli musulmani. (G.A.)

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    Iraq: conferenza sui cambiamenti demografici delle comunità cristiane

    ◊   Denunciare i processi di manomissione degli equilibri demografici nelle aree dove in Iraq sono storicamente concentrate le comunità cristiane autoctone, di tradizione assira, caldea e sira. È l’obiettivo della prima conferenza promossa dall’organizzazione “Amici di Bartala”, che si terrà il 23 e il 24 novembre prossimi a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. L'associazione “Amici di Bartala” - riferisce l’agenzia Fides - si è costituita nell'aprile 2013 con l'intento di elaborare e proporre analisi e iniziative volte a documentare e contrastare i processi di lungo periodo destinati a modificare gli equilibri demografici in aree tradizionalmente abitate dalle comunità cristiane, come la rinomata piana di Ninive. Il nome dell'associazione fa riferimento alla città di Bartala, abitata in maggioranza da cristiani siri e situata a 20 km da Mosul, nella provincia di Ninive. All'organizzazione hanno aderito più di 130 tra scrittori, artisti, politici, giornalisti e accademici iracheni, sia cristiani sia musulmani. Il professore Kazem Habib è il presidente del comitato organizzativo della conferenza, chiamata a interrogarsi sull'esodo dei cristiani da un Paese ancora dilaniato da esplosioni di violenza settaria, a dieci anni dalla fine del regime di Saddam Hussein. (G.A.)

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    Perù: pericoloso aumento dell'anemia nei bambini della regione di Ayacucho

    ◊   In Perù, e in particolare nella regione centro meridionale di Ayacucho, l’anemia nei bambini nella fascia di età minore a 3 anni è aumentata del 17% negli ultimi anni, passando dal 41% al 56%. Lo riporta l’agenzia Fides, secondo fonti sanitarie di Lima. Al riguardo, il responsabile per lo Sviluppo sociale del governo regionale di Ayacucho ha voluto ricordare l’esistenza di una direttiva che contempla azioni immediate per invertire le cifre attuali, con l’obiettivo di diminuire la prevalenza dei casi di anemia nei piccoli. Tra le attività principali è prevista la somministrazione supplementare obbligatoria di ferro nei minori di 3 anni, monitorandone allo stesso tempo crescita e sviluppo. Previsto inoltre il dosaggio dell’emoglobina nei piccoli e l’avvio di campagne informative per i genitori sull’importanza del ferro per lo sviluppo dei figli, sulle cause e le conseguenze dell’anemia, sull’alimentazione adatta ai bimbi tra i 6 e 35 mesi di età, sulla promozione dell’allattamento esclusivo materno nei primi sei mesi di vita; verrà realizzato infine un registro informativo ad hoc. (G.A.)

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    I giovani della Guinea Bissau ricordano l'esperienza della Gmg di Rio col Papa

    ◊   Quasi tutti i giovani ed i sacerdoti della Guinea Bissau che hanno partecipato alla Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro - una trentina - si sono ritrovati nei giorni scorsi al Seminario São Kisito di Bissau. Durante l’incontro, riporta l’agenzia Fides, hanno condiviso il significato dell’evento, ringraziando quanti hanno consentito il loro viaggio in Brasile, in un momento così importante di fede e di esperienza della grandezza e dell’universalità della Chiesa cattolica, alla presenza di Papa Francesco. Secondo quanto comunicato dalla diocesi di Bissau, l’incontro è stato presieduto da mons. Pedro Zilli, vescovo di Bafatà, e dall’ausiliare di Bissau, mons. José Lampra Cà, anch’essi presenti a Rio. Molti hanno parlato della gioia dell’incontro col Pontefice e con i giovani del mondo intero, della bellezza dei luoghi, dell’accoglienza delle famiglie, della condivisione degli eventi culturali, delle testimonianze ascoltate. Tutti hanno comunque sottolineato l’unicità dell’occasione per crescere nella fede, per incontrare Dio, i fratelli del Brasile e del mondo che vivono la loro fede nella Chiesa cattolica. Celebrata infine una Messa, a cui hanno preso parte anche i seminaristi minori delle due diocesi guineane. Al termine, sono stati consegnati ai partecipanti i temi indicati dal Santo Padre per le prossime Giornate mondiali della gioventù. (G.A.)

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    Ong brasiliana lancia allarme contro traffici illeciti di emigranti haitiani

    ◊   Nuovo allarme per la drammatica situazione degli haitiani che cercano rifugio in Brasile, arrivandovi in modo illegale. A lanciarlo è la ong brasiliana Conectas, dopo la visita in Perù - a inizio settimana - della presidente brasiliana Dilma Rousseff. Nell’occasione infatti la Rousseff ha affermato che i due Paesi collaboreranno per contrastare le reti illegali di trafficanti di persone, in particolare quelle che gestiscono il viaggio degli emigranti da Haiti al Brasile. Secondo le informazioni riportate dall’agenzia Fides, per raggiungere illegalmente il Brasile gli haitiani attraversano la Repubblica Dominicana, l’Ecuador ed il Perù: lungo il tragitto, sono sottoposti a ripetute violazioni dei propri diritti, ad abusi sessuali, maltrattamenti, estorsioni, torture. Pur riconoscendo l’importanza dell’iniziativa presentata dalla Rousseff, la ong lamenta che non sia stato fatto alcun cenno ad operazioni urgenti e concrete, come la soluzione alla crisi degli alloggi, che consentano ai rifugiati haitiani già arrivati in Brasile di iniziare una nuova vita. Rafforzare l’attenzione delle ambasciate, facilitare il rilascio del visto per motivi umanitari, avviare campagne di informazione, investigare sulle denunce presentate e combattere i trafficanti sono le proposte di Camila Asano, coordinatrice del “Programa de Política Externa” di Conectas. La massiccia emigrazione degli haitiani ha avuto inizio nel 2010, dopo il devastante terremoto che causò più di 300 mila morti e la distruzione della maggior parte delle infrastrutture locali. (G.A.)

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    Progetto di Medici con l'Africa Cuamm per mamme e bambini di Angola, Etiopia, Uganda e Tanzania

    ◊   "Prima le mamme e i bambini". È il progetto promosso da Medici con l'Africa Cuamm, che coinvolge 4 ospedali, 22 centri di salute periferici e si rivolge a una popolazione di 1.300.000 abitanti di Angola, Etiopia, Uganda e Tanzania. L'obiettivo è "raddoppiare in cinque anni il numero dei parti assistiti, arrivando progressivamente a 125.000 parti negli ospedali e nei distretti di riferimento di Chiulo in Angola, Wolisso in Etiopia, Aber in Uganda e Tosamaganga in Tanzania", dicono gli organizzatori. Una sfida strategica per continuare a combattere la mortalità materna e infantile. Il progetto, giunto al suo secondo anno di attività, ha fin qui riguardato oltre 84 mila mamme e i loro piccoli, garantendo più di 42 mila parti sicuri e gratuiti negli ospedali interessati. "Resta molto da fare - afferma don Dante Carraro, direttore di Medici con l'Africa Cuamm - ma, con un incremento di quasi il 10% rispetto al primo anno, il traguardo dei 125.000 è più vicino”. Garantire un futuro a mamme e bambini è la speranza che accompagna gli operatori di Medici con l'Africa Cuamm. (G.A.)

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    A Grosseto la mostra 'I sensi dell'arte' con opere realizzate da persone non vedenti

    ◊   Si trasferisce oggi a Grosseto, da Massa Marittima, la mostra ‘I sensi dell’arte’, dedicata alle persone non vedenti e ipovedenti. L’esposizione, organizzata dall’associazione culturale Art@ltro e giunta alla seconda edizione, terminerà il 3 dicembre con un convegno, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. La mostra ospita più di sessanta opere di 28 artisti non vedenti o ipovedenti, con una notevole varietà di linguaggi e mezzi espressivi, come fotografie e quadri. A Grosseto le sedi espositive sono la chiesa dei Bigi e la sala della Camera di commercio. I tredici artisti italiani si mescolano ai quindici provenienti da Finlandia, Estonia, Inghilterra, Israele, Slovenia e mostrano così una comunità lontana per le distanze, ma vicina per la voglia di partecipare e mettersi in gioco. Fra tutte le opere selezionate, una giuria tecnica oggi pomeriggio premierà sei artisti. La mostra nel 2014 diventerà itinerante, con tappe ad Ancona e Firenze. (G.A.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 320

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