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Sommario del 14/11/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al Quirinale: busso idealmente alla porta di ogni italiano, il Paese ritrovi la concordia
  • Il presidente Napolitano nell'incontro col Papa: dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari
  • Il Papa ai dipendenti del Quirinale: siate solidali fra voi, pregate per il mio ministero
  • Il Papa: lo spirito di curiosità ci allontana dalla sapienza e dalla pace di Dio
  • Nomine episcopali di Papa Francesco
  • Tweet del Papa: abbiate cura della creazione ma soprattutto di chi non ha il necessario per vivere
  • Esequie del cardinale Bartolucci, il Papa presiede il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio
  • Chiesa mobilitata per soccorrere le popolazioni delle Filippine colpite dal tifone
  • Simposio della Penitenzieria. Mons. Nykiel: grazie al Papa in tanti riscoprono la Confessione
  • Primo incontro dei cappellani parlamentari: aiutare i politici a servire il bene comune
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Filippine: oltre 11 milioni le persone colpite dal tifone Haiyan, aiuti in ritardo
  • Germania sotto indagine Ue: il surplus nell'export di Berlino danneggia gli altri Paesi europei
  • Si fermi la ricerca sui robot killer. La Campagna internazionale arriva in Italia
  • Cala per il nono mese consecutivo il Pil dell'Italia
  • Caso Liceo Mamiani su "primo e secondo genitore". L'Age denuncia: abuso di legge
  • Chi è l’uomo? I limiti della scienza e la luce della fede in un incontro a Trento
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Filippine: sciacallaggio di trafficanti e pedofili sui bambini orfani del tifone Haiyan
  • Camerun: rapito sacerdote francese Fidei Donum. Sospetti su Boko Haram
  • Nigeria: conoscenza della religione dell’altro alla base del dialogo cristiano-islamico
  • Congo. Nel nord Kivu l'M23 si divide: una fazione pronta a firmare la pace
  • Usa. Il neopresidente dei vescovi mons. Kurtz: Papa Francesco un modello da seguire
  • Haiti: preoccupazione della Chiesa per la crescita di violenza e insicurezza
  • Bangladesh: riaprono 200 fabbriche tessili. Aumentati gli stipendi degli operai
  • Myanmar: Conferenza islamica a Rakhine nonostante le proteste
  • India. Premio Madre Teresa a padre Prakash, gesuita che lotta per i diritti umani nel Gujarat
  • Germania. Il card. Lehmann: ogni religione promuova libertà della persona
  • Germania: Campagna Caritas "Un milione di stelle" per le famiglie povere russe
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al Quirinale: busso idealmente alla porta di ogni italiano, il Paese ritrovi la concordia

    ◊   Impegnarsi con rinnovata convinzione a sostenere la famiglia: è uno dei passaggi forti del discorso che Papa Francesco ha rivolto stamani nella sua visita al Quirinale al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Il Pontefice ha messo l’accento sull’importanza della collaborazione tra Chiesa e Stato, ha ricordato le sue origini italiane, quindi ha auspicato che la nazione ritrovi “creatività e concordia” necessarie al suo sviluppo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Un “segno di amicizia” che conferma “l’eccellente stato delle reciproche relazioni” tra Italia e Santa Sede. Con queste parole, Papa Francesco ha sintetizzato il senso della sua visita al Quirinale. E rivolgendosi a Giorgio Napolitano ha subito rammentato i suoi “tanti gesti di attenzione” per la sua persona come anche per Benedetto XVI. Al mio predecessore, ha detto il Papa, “desidero rivolgere in questo momento il nostro pensiero e il nostro affetto”. Quindi, ha fatto riferimento alle sue origini italiane:

    “RendendoLe visita in questo luogo così carico di simboli e di storia, vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo”.

    Ripensando ai “momenti salienti nelle relazioni tra lo Stato italiano e la Santa Sede”, Papa Francesco ha ricordato l’inserimento nella Costituzione dei Patti Lateranensi e l’Accordo di revisione del Concordato, di cui a breve ricorrerà il 30.mo anniversario. Qui, ha osservato, abbiamo “il solido quadro di riferimento normativo per uno sviluppo sereno dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia”. Un quadro, ha soggiunto, che “riflette e sostiene la quotidiana collaborazione al servizio della persona umana in vista del bene comune, nella distinzione dei rispettivi ruoli e ambiti d’azione”:

    “Tante sono le questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti. Il momento attuale è segnato dalla crisi economica che fatica ad essere superata e che, tra gli effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di lavoro”.

    E’ necessario, ha poi avvertito, “moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni segno di ripresa”:

    “Il compito primario che spetta alla Chiesa è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano”.

    Quindi, Papa Francesco ha rammentato le sue prime visite pastorali in Italia:

    “A Lampedusa, anzitutto, dove ho incontrato da vicino la sofferenza di coloro che, a causa delle guerre o della miseria, si avviano verso l’emigrazione in condizioni spesso disperate; e dove ho visto l’encomiabile testimonianza di solidarietà di tanti che si prodigano nell’opera di accoglienza”.

    Ha così ricordato la visita a Cagliari e quella ad Assisi, “per venerare il Santo che dell’Italia è patrono e di cui ho preso il nome”. Anche in questi luoghi, ha affermato, “ho toccato con mano le ferite che affliggono oggi tanta gente”. Ed ha sottolineato che “al centro delle speranze e delle difficoltà sociali, c’è la famiglia”:

    “Con rinnovata convinzione, la Chiesa, continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili. La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione”.

    La Chiesa, ha detto ancora, “mette a disposizione della società le sue energie” e al tempo stesso chiede che la famiglia sia “apprezzata, valorizzata e tutelata”:

    “Signor Presidente, in questa circostanza mi è caro formulare l’auspicio, sostenuto dalla preghiera, che l’Italia, attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali, sappia nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona, e ad offrire nel consesso internazionale il suo contributo per la pace e la giustizia”.

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    Il presidente Napolitano nell'incontro col Papa: dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari

    ◊   Un impegno a far sì che l’incontro odierno al Quirinale con il Papa non rimanga chiuso “entro l’orizzonte di un rapporto tra istituzioni”. Lo ha detto il presidente Napolitano, in un discorso in cui ha tracciato un quadro dell’attuale momento storico italiano, europeo e mondiale e dei rapporti tra Stato e Chiesa. Il servizio di Giada Aquilino:

    Accogliendo Papa Francesco al Palazzo del Quirinale, non solo “testimonianza incomparabile di storia e di creatività” ma anche “spazio aperto” e “casa comune” per tutto il popolo, il presidente Napolitano ha voluto ricordare le origini italiane della famiglia Bergoglio. Quindi ha passato in rassegna la storia dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia, dai Patti Lateranensi all’Assemblea Costituente, passando per la revisione del Concordato: rapporti che - ha detto - “restano di certo essenziali, pur proiettandosi ora in un orizzonte più vasto”:

    “E’ stato, lungo questa strada, possibile riconoscersi nel rispetto della laicità e sovranità dello Stato, e insieme della libertà e sovranità della Chiesa, e convergere sempre di più nell’operare per ‘la promozione dell’uomo e del bene del Paese’. Ne è stata rafforzata in modo decisivo quell’unità nazionale che è per l’Italia condizione di ogni sicurezza e progresso”.

    Ricordando il messaggio del 2011 di Benedetto XVI per i 150 anni dell’unità d’Italia, in cui metteva in evidenza “i due principi supremi chiamati a presiedere alle relazioni tra Chiesa e comunità politica, quello della distinzione di ambiti e quello della collaborazione”, il capo di Stato italiano ha riconosciuto al Pontefice di aver trasmesso in modo diretto “motivi di riflessione e di grande suggestione” per l’agire individuale e collettivo. A tutti, credenti e non credenti, è giunta la “concezione” di Papa Francesco della Chiesa e della fede: “ci ha colpito - ha riferito Napolitano - l’assenza di ogni dogmatismo, la presa di distanze da ‘posizioni non sfiorate da un margine di incertezza’, il richiamo a quel ‘lasciare spazio al dubbio’ proprio delle ‘grandi guide del popolo di Dio’”. Grazie allo spirito del Concilio Vaticano II, vediamo profilarsi - ha aggiunto il presidente - nuove prospettive di quel “dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari”, che il Papa “ha sollecitato e che costituisce appunto l’orizzonte più vasto – oltre il contesto dei rapporti tra Chiesa e Stato – a cui oggi si deve necessariamente tendere”. Soprattutto dinanzi alle “inaudite sfide dell’oggi”:

    “Parlo di sfide che investono l’intera comunità internazionale : quella, innanzitutto, di ristabilire e preservare la pace in regioni tormentate da laceranti conflitti, come il Medio Oriente e il Mediterraneo cui in particolare l’Italia e l’Europa unita sono debitrici di risposte e impegni efficaci. Ma le sfide da affrontare nel mondo d’oggi sono anche di natura 'antropologica'. 'L’uomo col tempo cambia il modo di percepire se stesso', 'l’uomo è alla ricerca di se stesso' – Ella ha detto, e ci ha messo in guardia da un pensiero che 'perda di vista l’umano'”.

    Il Papa, infatti, ha notato Napolitano, guardando alle “singole persone, una alla volta”, sa “trasmettere a ciascuno e a tutti i valori del messaggio cristiano, innanzitutto quello dell’amore per gli altri”, sprigionando “potenzialità nuove” per combattere “il dilagare dell’egoismo, dell’insensibilità sociale, del più spregiudicato culto del proprio tornaconto personale”:

    “Per reagire ovunque a simili fenomeni di regressione e far valere parametri ideali e morali irrinunciabili, resta fondamentale, vorrei sottolinearlo, il ruolo dell’Europa, in quanto si fonda – storicamente e nelle sue odierne istituzioni comuni – su quei valori di rispetto della dignità umana, di tolleranza, giustizia, solidarietà, che portano il segno del retaggio cristiano”.

    Quindi un invito al superamento comune “dei mali più gravi che affliggono oggi il mondo”:

    “A cominciare dai mali provocati o esasperati dalla crisi di questi anni sia nelle ‘periferie’ di diversi continenti, in luoghi rimasti ancora ai margini di un moderno sviluppo economico e benessere sociale, sia nei paesi della travagliata Europa : mali estremi, quali – Ella ha detto – da un lato la disperante condizione dei giovani privi di lavoro, che vengono come ‘schiacciati sul presente’, e dall’altro la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi”.

    Ne scaturiscono, ha aggiunto, responsabilità comuni. Responsabilità che - ha detto - la Chiesa si assume “esprimendo e diffondendo i suoi valori, liberandosi da ogni residuo ‘temporalismo’, e dispiegando l’iniziativa delle istituzioni che ad essa si richiamano sul terreno solidaristico ed educativo che è loro proprio”. Responsabilità che - ha aggiunto – “nel campo, ben distinto, in cui sono chiamate ad operare, si assumono le istituzioni politiche, laiche e indipendenti per definizione”:

    “La politica ha però – esposta com’è non solo a fondate critiche ma ad attacchi distruttivi – drammatica necessità (lo vediamo bene in Italia) di recuperare partecipazione, consenso e rispetto, liberandosi dalla piaga della corruzione e dai più meschini particolarismi. Può riuscirvi solo rinnovando – insieme con la sua articolazione pluralistica – le proprie basi ideali, sociali e culturali”.

    In questo senso - ha notato il presidente rivolgendosi al Pontefice - la politica può “trarre uno stimolo nuovo dal Suo messaggio e dalle Sue parole”:

    “Un messaggio che, come Ella stesso ha detto, 'si rivolge non soltanto ai cattolici ma a tutti gli uomini di buona volontà', e che fa dunque pensare a un dialogo senza precedenti per ampiezza e profondità tra credenti e non credenti, a una sorta di simbolico, sconfinato ‘Cortile dei Gentili’”.

    Quindi una riflessione su coloro che in Italia esercitano “funzioni di rappresentanza e di guida nelle istituzioni politiche”:

    “Siamo immersi in una faticosa quotidianità, dominata dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima avvelenato e destabilizzante. Quanto siamo lontani nel nostro paese da quella ‘cultura dell’incontro’ che Ella ama evocare, da quella Sua invocazione ‘Dialogo, dialogo, dialogo’”.

    Per questo, ha concluso, “è tempo di levare più in alto lo sguardo, di riguadagnare lungimiranza e di portarci al livello di sfide decisive che dall’oggi già si proiettano sul domani”.

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    Il Papa ai dipendenti del Quirinale: siate solidali fra voi, pregate per il mio ministero

    ◊   Un momento più “familiare”, subito dopo i discorsi ufficiali di Papa Francesco e Giorgio Napolitano, si è creato quando il Papa ha rivolto un breve saluto ai dipendenti del Quirinale, prima di concludere la visita. Molti i bambini presenti, che hanno voluto abbracciare il Pontefice. La cronaca del nostro inviato, Alessandro Guarasci:

    Dopo l'incontro ufficiale, spazio agli aspetti, potremmo dire, più confidenziali. Il Papa ha infatti visto una delegazione dei dipendenti del Quirinale, che, per i suoi aspetti organizzativi, è una sorta di cittadella all'interno di Roma. Tanti i bambini presenti figli di dipendenti, che poi si sono accalcati attorno al Pontefice, che gli hanno stretto la mano, che gli hanno parlato. Insomma una comunità di lavoro, ha messo in luce il Pontefice:

    "C'è tanto bisogno di persone che si impegnano con professionalità e anche con un senso spiccato di umanità e di comprensione, con una attenzione solidale specialmente verso i più deboli. Vi incoraggio a non perdervi d’animo nelle difficoltà, ma ad essere pronti a sostenervi gli uni gli altri. Vi assicuro la mia preghiera e vi chiedo per favore di pregare per me e per il mio servizio alla Chiesa. Grazie".

    Dunque, il Papa ha augurato a tutti " di vivere sempre in armonia con quanti vi sono accanto, in famiglia e in ogni ambito della vostra vita quotidiana". Il Santo Padre ha messo in luce la peculiarità di chi lavora alla Presidenza del Repubblica, ribadendo che "mediante il vostro lavoro, spesso nascosto ma prezioso, voi venite a contatto con i vari eventi ordinari e straordinari che segnano il cammino di una nazione. Alcuni di voi hanno la possibilità di accostare le diverse problematiche sociali, familiari e personali, che i cittadini fanno giungere fiduciosi al presidente della Repubblica. Vi auguro di avere sempre uno spirito di accoglienza e di comprensione verso tutti". Tante anche le persone che, fin dalla mattinata, si sono accalcate fuori il Quirinale per vedere il Papa:

    R. – E’ un piacere vederlo. Già l’ho visto tante volte, ma ogni volta che lo vedo questo Papa, mi emoziona sempre.

    R. – Merita tutto, fiducia... E’ un uomo che viene dalla povertà e quindi è coerente con il suo ruolo.

    R. – Sono in ferie, ma oggi sono qui proprio per il Papa, sono venuta per lui.

    R. – Perché è un Papa che mi piace tantissimo.

    D. – Ma l’attrae questo Pontefice come modo di fare?

    R. – Sì, mi attrae molto, perché è una persona come noi.

    R. – Questo è il Papa della gente, questo è veramente il Papa della gente.

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    Il Papa: lo spirito di curiosità ci allontana dalla sapienza e dalla pace di Dio

    ◊   Lo spirito di curiosità genera confusione e ci allontana dallo Spirito della sapienza che, invece, ci dà pace: è quanto ha affermato stamani il Papa nella Messa celebrata nella Cappella di Casa Santa Marta, in Vaticano. Il servizio di Sergio Centofanti:

    L’omelia del Papa inizia con il commento sulla prima lettura, tratta dal Libro della Sapienza, dove si descrive “lo stato d’animo dell’uomo e della donna spirituale”, del vero cristiano e della vera cristiana che vivono "nella sapienza dello Spirito Santo. E questa sapienza li porta avanti con questo spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile”:

    “Questo è camminare nella vita con questo spirito: lo spirito di Dio, che ci aiuta a giudicare, a prendere decisioni secondo il cuore di Dio. E questo spirito ci dà pace, sempre! E’ lo spirito di pace, lo spirito d’amore, lo spirito di fraternità. E la santità è proprio questo. Quello che Dio chiede ad Abramo - 'Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile' - è questo: questa pace. Andare sotto la mozione dello Spirito di Dio e di questa saggezza. E quell’uomo e quella donna che camminano così, si può dire che sono un uomo e una donna saggia. Un uomo saggio e una donna saggia, perché si muovono sotto la mozione della pazienza di Dio”.

    Ma nel Vangelo – sottolinea il Papa – “ci troviamo davanti ad un altro spirito, contrario a questo della sapienza di Dio: lo spirito di curiosità”:

    “E’ quando noi vogliamo impadronirci dei progetti di Dio, del futuro, delle cose; conoscere tutto, prendere in mano tutto… I farisei domandarono a Gesù: ‘Quando verrà il Regno di Dio?’. Curiosi! Volevano conoscere la data, il giorno… Lo spirito di curiosità ci allontana dallo Spirito della sapienza, perché soltanto interessano i dettagli, le notizie, le piccole notizie di ogni giorno. O come si farà questo? E’ il come: è lo spirito del come! E lo spirito di curiosità non è un buono spirito: è lo spirito di dispersione, di allontanarsi da Dio, lo spirito di parlare troppo. E Gesù anche va a dirci una cosa interessante: questo spirito di curiosità, che è mondano, ci porta alla confusione”.

    La curiosità – prosegue il Pontefice – ci spinge a voler sentire che il Signore è qua oppure è là; o ci fa dire: “Ma io conosco un veggente, una veggente, che riceve lettere della Madonna, messaggi dalla Madonna”. E il Papa commenta: “Ma, guardi, la Madonna è Madre! E ci ama a tutti noi. Ma non è un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni”. “Queste novità – afferma - allontanano dal Vangelo, allontanano dallo Spirito Santo, allontanano dalla pace e dalla sapienza, dalla gloria di Dio, dalla bellezza di Dio”. Perché “Gesù dice che il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione: viene nella saggezza”. “Il Regno di Dio è in mezzo a voi!”, dice Gesù: è “questa azione dello Spirito Santo, che ci dà la saggezza, che ci dà la pace. Il Regno di Dio non viene nella confusione, come Dio non parlò al profeta Elia nel vento, nella tormenta” ma “parlò nella soave brezza, la brezza della sapienza”:

    “Così Santa Teresina - Santa Teresa di Gesù Bambino - diceva che lei doveva fermarsi sempre davanti allo spirito di curiosità. Quando parlava con un’altra suora e questa suora raccontava una storia, qualcosa della famiglia, della gente, alcune volte passava ad un altro argomento e lei aveva voglia di conoscere la fine di questa storia. Ma sentiva che quello non era lo spirito di Dio, perché era uno spirito di dispersione, di curiosità. Il Regno di Dio è in mezzo a noi: non cercare cose strane, non cercare novità con questa curiosità mondana. Lasciamo che lo Spirito ci porti avanti, con quella saggezza che è una soave brezza. Questo è lo Spirito del Regno di Dio, di cui parla Gesù. Così sia”.

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    Nomine episcopali di Papa Francesco

    ◊   In Francia, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Nanterre presentata da S.E. Mons. Gérard Daucourt, in conformità al canone 401§ 2 del Codice di Diritto Canonico.

    In Pakistan, il Papa ha nominato Arcivescovo di Lahore mons. Sebastian Francis Shaw, O.F.M., finora Vescovo Ausiliare di Lahore e Amministratore Apostolico "ad nutum Sanctae Sedis" della medesima arcidiocesi.

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    Tweet del Papa: abbiate cura della creazione ma soprattutto di chi non ha il necessario per vivere

    ◊   Il Papa ha lanciato un nuovo tweet sull’account @Pontifex in nove lingue: “Abbiate cura della creazione. Ma soprattutto prendetevi cura delle persone che non hanno il necessario per vivere”.

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    Esequie del cardinale Bartolucci, il Papa presiede il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio

    ◊   Nella Basilica Vaticana si sono tenute, nel pomeriggio di questo mercoledì, le esequie del cardinale Domenico Bartolucci, già Maestro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, scomparso lo scorso 11 novembre all’età di 96 anni. Al termine della celebrazione eucaristica, Papa Francesco ha presieduto il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Dopo una lunga vita di servizio alla Chiesa - ha detto nell’omelia il decano del Collegio cardinalizio, cardinale Angelo Sodano - una solenne melodia, intonata dal coro degli angeli, accompagna ora il cardinale Domenico Bartolucci: “Ora l’udito del nostro cardinale – ha affermato il porporato - si è chiuso all’ascolto delle melodie per ascoltare, per sempre, le melodie più solenni, più solenni ancora di quelle di Palestrina o di Bach che tanto amava. Le melodie cantate dagli angeli del cielo”. (A.L.)

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    Chiesa mobilitata per soccorrere le popolazioni delle Filippine colpite dal tifone

    ◊   Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, a cui spetta l’alta direzione dell’Apostolato del Mare, ha lanciato una campagna di solidarietà in favore della gente del mare colpita dal terremoto e dal ciclone che hanno investito una vasta area delle Filippine. Ha invitato, quindi, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, impegnati nell’Apostolato del Mare, a versare una donazione al Fondo speciale dell’Apostolato del Mare, creato allo scopo di finanziare progetti di ricostruzione a lungo termine, da realizzare con l’Apostolato del Mare delle Filippine, a beneficio della gente di mare delle aree interessate.

    Inoltre, raccogliendo l'accorato invito di Papa Francesco, domenica primo dicembre in tutte le chiese d'Italia si terrà una raccolta straordinaria, indetta dalla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana a sostegno delle popolazioni colpite. La Presidenza della Cei - si legge in una nota - da subito ha disposto lo stanziamento di 3 milioni di euro dai fondi derivanti dall'otto per mille, mentre la Caritas Italiana ha messo a disposizione 100 mila euro.

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    Simposio della Penitenzieria. Mons. Nykiel: grazie al Papa in tanti riscoprono la Confessione

    ◊   “Penitenza e Penitenzieria tra Umanesimo e Rinascimento. Dottrine e prassi dal Trecento agli inizi dell’Età Moderna (1300-1517)” è il tema del IV Simposio di studi organizzato dalla Penitenzieria Apostolica a Roma, Palazzo Cancelleria,

    in programma oggi e domani. A mons. Krzysztof Nykiel, reggente della Penitenzieria, Fabio Colagrande ha domandato se il tema della Confessione non rischi di essere scarsamente considerato in un'epoca di eclissi del senso del peccato:

    R. – Riflettere sull’evoluzione storica, canonica e pastorale della prassi penitenziale e del sacramento della penitenza, come pure della Penitenzieria Apostolica, non sono temi che ci richiamo un passato ormai non più esistente. La Confessione sacramentale è ancora oggi la linfa vitale della Chiesa. Infatti, il Simposio di quest’anno si svolge in concomitanza con la conclusione dell’Anno della Fede che – come si è potuto costatare – ha registrato a Roma una presenza numerosa di pellegrini provenienti da tutto il mondo per rinnovare la loro professione di fede.

    Tanti sono stati i pellegrini che si sono accostati al sacramento della riconciliazione nelle diverse Basiliche Papali in Urbe. I nostri Penitenzieri minori ci informano entusiasticamente che, i tanti pellegrini che ogni mercoledì, il giorno dell’Udienza Generale oppure alla domenica quando accorrono a Piazza San Pietro per ascoltare le parole che il Papa rivolge all’Angelus,

    si accostano con maggiore fiducia e sincero spirito di pentimento al sacramento della confessione. Anche le Chiese nei dintorni del Vaticano sono piene di fedeli che chiedono di confessarsi e di dedicare del tempo alla preghiera. Papa Francesco, più volte nei suoi discorsi ed interventi pubblici, sta invitando a non avere paura di chiedere perdono a Dio perché Egli è felice quando ci dona la Sua misericordia. Infatti, incontrando i Penitenzieri minori della Basilica di Santa Maria Maggiore, all’indomani della Sua elezione pontificia, ha detto loro:
    ''Misericordia, misericordia, misericordia. Voi siete confessori quindi siate misericordiosi verso le anime”.

    D. – Perché, secondo lei, a Papa Francesco, sta tanto a cuore questo aspetto della vita cristiana ed ecclesiale?

    R. – Perché la misericordia di Dio è il cuore dell’annuncio evangelico. Gesù è venuto a salvare chi era perduto.
    Papa Francesco insiste molto nel trasmettere che Dio è misericordia infinita perché vuole suscitare nel cuori degli uomini di buona volontà
    la fiducia e la speranza che nella vita i cambiamenti sono sempre possibili. E’ sempre tempo di conversione e di salvezza. Egli desidera che la Chiesa si mostri al mondo come Madre e Maestra di misericordia, come “la casa di tutti, i più forti e i più deboli, i peccatori, gli indifferenti, coloro che si sentono scoraggiati e perduti”. E le ricadute positive di queste esortazioni da parte del Santo Padre sono davvero innumerevoli. Da diverse parti del mondo, infatti, anche dai nostri Penitenzieri minori – come già ho detto - ci giungono le informazioni sul notevole risveglio della gente, dei nostri fedeli che si accostano con maggiore fiducia e sincero spirito di pentimento al sacramento della confessione.

    D. – Ci sono altri aspetti che la colpiscono particolarmente dell’azione pastorale
    di Papa Francesco?

    R. – A me personalmente, di Papa Francesco colpisce non soltanto il suo essere annunciatore della Divina Misericordia, ma il suo farsi Pastore buono e misericordioso. Colpisce la Sua bontà di cuore nei confronti di tutti, senza distinzione di persone, la spontaneità e capacità di ascolto della gente, il suo andare continuamente in ricerca dei poveri, dei bisognosi e dei sofferenti. La gente sente vicino il Papa, avverte che non è distante dai lori problemi e dalla loro vita. Avendo avuto la gioia di incontrare personalmente il Santo Padre, in questi ultimi mesi, ho potuto costatare quanto Egli è vicino alle nostre vicissitudini e a quelle dei nostri cari. Questa Sua generosità d’animo, la Sua tenerezza, viene percepita anche tra noi nel nostro Dicastero, denominato “il Tribunale della Misericordia”. Nella preghiera del quotidiano Angelus Domini preghiamo sempre per il papa Francesco e per il suo ministero petrino.

    D. – Quali sono, in conclusione, le sfide e le speranze legate a questo IV Simposio della penitenzieria?

    R. – Ci auguriamo che anche il nostro Simposio, attraverso l’approfondimento dell’evoluzione storica, canonica, liturgica e pastorale del sacramento della penitenza, aiuti le persone a riscoprire ed apprezzare sempre meglio la gioia di sentirsi amati e perdonati dal Padre,
    ricco di misericordia; che i confessionali vengano ancora di più frequentati dai nostri fedeli come luogo privilegiato per fare esperienza dell’Amore di Dio più grande di ogni peccato. Amministrando il sacramento della riconciliazione, si presenta al sacerdote una valida occasione di evangelizzazione e di annuncio della buona novella.
    Evangelizzare non è soltanto portare una dottrina, annunciare delle verità. Evangelizzare è soprattutto proclamare la buona notizia evangelica capace di toccare il cuore degli uomini e di aprirlo all’accoglienza dell’amore di Dio.

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    Primo incontro dei cappellani parlamentari: aiutare i politici a servire il bene comune

    ◊   Accompagnare i politici nel loro ruolo cioè quello di lavorare per il bene comune, con uno sguardo che sia capace di tutelare prima di tutto le libertà e i diritti dei cittadini. Questo l’obiettivo del primo incontro dei sacerdoti in missione presso i parlamentari, sul tema “La pastorale dei responsabili politici. L’accompagnamento spirituale e la promozione del bene comune”, promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che si è aperto questa mattina a Roma. L’incontro, che si conclude domani, vede la presenza di 42 cappellani parlamentari provenienti da tutto il mondo. Marina Tomarro ha intervistato il cardinale Peter K.A. Turkson, presidente del dicastero, che ha introdotto i lavori:

    R. – Le esperienze sono diverse: c’è chi è cappellano perché fa parte di un’istituzione governativa del Paese, c’è chi è membro della Commissione di Giustizia e Pace della diocesi o della Chiesa, c’è chi ogni tanto può andare a celebrare Messa per i parlamentari. Ci sono quindi diverse esperienze. Appunto per questo abbiamo voluto invitarli tutti e i membri partecipanti possono andare via educati dalle esperienze degli altri membri.

    D. – La presenza dei cappellani all’interno dei parlamenti può favorire anche un rapporto tra la Chiesa e i laici?

    R. – Qui, cerchiamo di incoraggiare i diversi governi a creare un po’ di spazio anche per la religione, nella forma etica, altrimenti la religione non può esercitare il suo accompagnamento che deve alla società. La seconda cosa è che ogni tanto si riesca a invitarli a vedere altri aspetti dell’argomento che trattano in quelle sedi. Quando si tratta della persona umana, noi invitiamo tutti i sistemi a guardarla nella sua totalità e non soltanto nella vita pratica. A livello trascendentale, anche noi, facendo questo, svolgiamo un ministero che è molto, molto importante ed essenziale per il bene comune e per il governo sano di tutti i nostri Paesi.

    Il commento di padre Matthew Roger, ex cappellano dei parlamentari francesi e tra i promotori dell’incontro:

    R. – I ruoli sono diversi. C’è l’aiuto e la presenza per le persone che vogliono essere cristiane nel loro impegno politico, l’aiuto spirituale, occasioni di preghiera, la celebrazione della Santa Messa, della Confessione, momenti anche di fraternità cristiana. Poi, c’è l’aiuto al discernimento. Nelle nostre società pluraliste, è importante manifestare che i cattolici sono in grado di compiere anche un discernimento razionale.

    D. – Papa Francesco ha spesso invitato i cattolici a prendere parte alla vita politica...

    R. – E’ importante che i cattolici non si chiudano in una visione negativa della politica. La politica è un servizio, la politica è un luogo di impegno della carità cristiana. Per essere cristiani in politica, però, bisogna essere formati. Vedo, dunque, che alcuni di noi sono molto impegnati in istituti di formazione, nella Dottrina sociale della Chiesa, nel discernimento etico, anche nella bioetica e in tanti argomenti molto difficili che dobbiamo affrontare oggi.

    D. – Qual è stata la sua esperienza come cappellano nel parlamento francese?

    R. – Ci sono argomenti molto difficili anche in Francia, ma vedo che ci sono persone disponibili a un incontro, alla riflessione e che ci sono persone che sono lontane dalle posizioni etiche della Chiesa che sono aperte ad un incontro, a un’amicizia, a un cammino spirituale, che può anche portare frutto nell’ambito proprio della politica. Ho visto durante i miei nove anni di servizio in questa missione persone che hanno fatto un cammino spirituale e hanno anche scoperto una più grande libertà interiore, per essere più fermi, più impegnati, sui temi etici cui la Chiesa si dedica molto.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Amicizia ed essenzialità: in prima pagina, un editoriale del direttore sull’incontro, al Quirinale, tra Papa Francesco e il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano.

    Perché non possiamo esser nemici: Alvaro de Juana intervista il rabbino David Rosen.

    Lotta contro il tempo nelle Filippine, dove scarseggiano acqua e cibo.

    In cerca di perle preziose: Manuel Nin sulla Sacra Scrittura nella tradizione siriaca.

    Un articolo di Krzystof Nykiel dal titolo “Predicatori senza bavaglio”: i richiami alla penitenza e alla conversione nella Chiesa del ‘400.

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    Oggi in Primo Piano



    Filippine: oltre 11 milioni le persone colpite dal tifone Haiyan, aiuti in ritardo

    ◊   Resta drammatica la situazione nelle Filippine, dopo il passaggio del tifone Haiyan. Sono oltre 11 milioni e mezzo le persone colpite, forse 2500 i morti. Aumenta il numero degli sfollati e dei senzatetto, mentre il ritardo negli aiuti sta provocando tensioni tra la popolazione, con sempre più frequenti atti di sciacallaggio. Intanto, il mondo si sta mobilitando per gli aiuti: di fronte alle coste delle Filippine è giunta la portaerei statunitense "George Washington", che avvierà a breve un ponte aeronavale per le forniture logistiche e d'emergenza. Sulla situazione in atto nell’arcipelago asiatico, Salvatore Sabatino ha intervistato Matteo Ciarli, delegato della Croce Rossa italiana nelle Filippine:

    R. – La situazione è abbastanza pesante, nel senso che si tratta di un'area composta da tante isole, con strade poco praticabili e con aeroporti e porti anche poco praticabili. Quindi, abbiamo dei forti problemi di logistica. Calcoliamo che il numero delle vittime siano tra un minimo di 1.200 e un massimo stimato di 2.500. La popolazione coinvolta è di circa di 11 milioni e mezzo di persone. Le persone che invece non hanno casa, che hanno perso completamente la loro casa e sono in questo momento per strada, sono 550 mila circa.

    D. – Di cosa ha urgentemente bisogno la popolazione filippina?

    R. – Le persone sopravvissute che non hanno casa hanno principalmente bisogno di mangiare e di bere. Quindi, noi stiamo intervenendo in questo senso: stiamo predisponendo dei potabilizzatori, che producono 3-4 mila litri di acqua l’ora. E interveniamo anche con coperte, kit di riparazione delle case, oppure tende per famiglie nel caso non ci sia più una casa. Inoltre, procuriamo dei set per cucinare, dei set per l’igiene personale, i bidoni per la raccolta dell’acqua, le zanzariere e i materassini…

    D. – Ovviamente, immagino ci siano anche delle emergenze sanitarie in corso o comunque potrebbero esserci...

    R. – Ovviamente. Stiamo predisponendo degli ospedali da campo con medici, infermieri e medicinali in arrivo. E questo per dare supporto al Ministero della salute di Manila, che comunque ha una sua struttura, ma che con le sue forze non riesce a soddisfare tutti i bisogni.

    D. – Arrivano anche notizie di atti di sciacallaggio sempre più frequenti. Ci può confermare questa notizia?

    R. – Purtroppo sì, perché parliamo comunque di persone che sono ormai al sesto giorno senza magari cibo o acqua particolarmente potabile. Quindi, diventano nervosi e si rendono conto che c’è cibo in determinate zone, non si fanno grandi problemi e attaccano e rubano. In alcuni casi senza particolare violenza, in altre magari sono bande armate per cui diventa un pochino più pericoloso. Questo crea un problema anche per noi, perché non siamo tutelati da un punto di vista della sicurezza e quindi dobbiamo prendere delle misure che rendono il nostro intervento un pochino più complicato.

    D. – Il mondo, abbiamo visto, si sta mobilitando per aiutare la popolazione filippina, molte sono le iniziative in atto e anche voi avete organizzato una raccolta fondi…

    R. – Sì, attraverso il nostro sito di Croce Rossa Italiana, insieme ad altre Ong italiane, abbiamo organizzato una grande raccolta fondi. In questo momento, siamo proprio sul posto per valutare come meglio utilizzare questi fondi: è importante anche capire quali siano le primarie necessità. Abbiamo già inviato cinque team in cinque zone diverse nelle aree colpite per andare, appunto, a determinare quelli che sono i bisogni principali in modo da fare uso diquesti fondi nella maniera più corretta.

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    Germania sotto indagine Ue: il surplus nell'export di Berlino danneggia gli altri Paesi europei

    ◊   La Commissione europea apre un’indagine sulla Germania: lo annuncia pubblicando il rapporto sugli squilibri macroeconomici. L’esecutivo europeo spiega che il surplus nelle esportazioni di Berlino "può mettere pressione sull'apprezzamento dell'euro e rendere difficile il recupero della competitività dei Paesi periferici dell'Eurozona". L'indagine dunque – afferma il presidente Barroso – è finalizzata a capire se Berlino "può fare di più per contribuire al riequilibrio dell'economia europea". Fausta Speranza ha intervistato Carlo Altomonte, docente di politica economica europea all’Università Bocconi:

    R. – Come durante la crisi, e per prevenire le crisi future, i Paesi europei si sono messi d’accordo che un Paese non deve avere un deficit eccessivo di partite correnti, ossia non deve importare molto di più di quello che esporta, quindi indebitandosi con l’estero, analogamente si è previsto che quest’obbligo sia simmetrico, cioè che un Paese non debba esportare troppo rispetto a quello che importa, ossia andando a credito eccessivo nei confronti dell’estero.

    D. – Adesso la Commissione Europea ha aperto un’indagine. Se si dovesse davvero verificare che accade questo, quali provvedimenti sono ipotizzabili?

    R. – L’indagine si attiva perché c’è un indicatore che è quello del surplus rispetto al pil, che è stato superato - il surplus è oltre il 6 per cento, rispetto al pil – e quella è una rilevazione automatica. Quest’indagine poi deve andare a guardare in dettaglio alle ragioni per le quali l’indicatore è stato superato e proporre eventuali correttivi che devono entrare nella legge di stabilità tedesca. Come sappiamo, come in tutti i Paesi, le leggi di stabilità devono essere in qualche modo coordinate tra Paesi europei e, quindi, in questo caso la Commissione Europea proporrà dei correttivi alla politica economica tedesca. In particolare, tra i correttivi che si propone ci sono quelli di stimolare di più la domanda interna, quindi i consumi. In particolare, nel settore dei servizi prendono maggiormente la concorrenza straniera, probabilmente. Queste sono le indiscrezioni che abbiamo.

    D. – Queste norme fanno parte del pacchetto voluto dalla Germania stessa. E’ così?

    R. – Sì, questa procedura per squilibri eccessivi fa parte di un pacchetto di sei misure, voluto dalla Germania e da altri Paesi, ma principalmente dalla Germania, per mettere sotto controllo il rischio di nuove crisi finanziarie, approvato a cavallo tra il 2012 e il 2013. Quindi, paradossalmente, come gli altri Paesi devono rispettare i nuovi e più stringenti obblighi di finanza pubblica, sempre voluti dalla Germania, anche la Germania è vittima delle regole europee e, quando gli si dice che sta violando le regole, recalcitra, protesta, dice che non è vero e così via. Ma, insomma, fa parte del gioco, no?

    D. – Da economista che cosa risponderebbe all’impressione che l’Europa si fa le pulci da sola, mentre l’America si fa molti meno problemi e decolla di nuovo...

    R. – Io sono abbastanza d’accordo con questa sua interpretazione, nel senso che questa procedura che abbiamo messo in piedi è un po’ troppo macchinosa. Personalmente, ritengo che se un Paese fa molto bene da un punto di vista delle esportazioni, come la Germania, non ha senso dirgli di fare peggio. E’ come se il mio professore mi dicesse: “Tu vai troppo bene a scuola, cerca di andare peggio, perché altrimenti gli altri restano troppo indietro”. Non ha senso. Il punto delicato è trovare dei modi, per cui questi squilibri, che è naturale nascano dal mercato, possano in qualche modo compensarsi all’interno dell’area euro. Come gli Stati Uniti hanno un mercato unico bancario e dei meccanismi di solidarietà fiscale tra Stati, che compensano eventuali squilibri, l’Europa dovrebbe andare nella stessa direzione. Se ci fosse – lo avremo sicuramente nel prossimo anno – maggiore unione dal punto di vista dei mercati finanziari, quindi un’unione bancaria, e anche strumenti di perequazione fiscale tra Stati – il famoso discorso eurobond – queste cose consentirebbero in maniera abbastanza naturale di fare emergere degli squilibri come questo, senza che ciò creasse problemi all’area euro. In realtà, quindi, la risposta, vista la frase di paragone con gli Stati Uniti, è proprio quella di andare in questa direzione: di una maggiore integrazione a livello europeo.

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    Si fermi la ricerca sui robot killer. La Campagna internazionale arriva in Italia

    ◊   E’ impensabile dare alle macchine il potere di uccidere. Eppure, è questa la nuova frontiera della tecnologia militare: la creazione di armi robot completamente autonome, in grado di attaccare e uccidere senza l’intervento umano. La Campagna internazionale “Stop killer Robots” chiede ai Paesi tutti di lavorare sui divieti nelle legislazioni nazionali così come su un divieto internazionale. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    Non esistono ancora i robot autonomi letali o robot killer, ma il passo per ottenerli è molto breve. Attualmente, esistono sistemi robotici con vari gradi di autonomia e di letalità, ma si sta lavorando per arrivare a sistemi che consentano piena autonomia di combattimento alle macchine. Il pericolo è imminente, la richiesta della Campagna internazionale è di muoversi rapidamente in seno alle Nazioni Unite per esercitare pressioni sui governi, per arrivare a un divieto totale di queste armi. La questione potrebbe arrivare a Ginevra alla prossima riunione, nel 2014, della Convenzione sulle armi convenzionali. l'opinione di Jody Williams, Premio Nobel per la pace nel 1997 per il suo impegno per la messa al bando delle mine antiuomo, e testimonial della campagna:

    R. – Civil society has an important role...
    La società civile ha l’importante compito di esercitare pressione sui governi. Ma abbiamo bisogno di amici all’interno dei governi per fare le leggi di cui abbiamo bisogno. Quindi, siamo qui per rafforzare e ristabilire l’amicizia e la partnership, perché è molto importante. In realtà, abbiamo dato il via a questa campagna solo sette mesi fa e già questa settimana, a Ginevra, i governi stanno discutendo un nuovo mandato – così l’hanno chiamato – per portare questo tema alla discussione nei prossimi due anni. Gli Stati Uniti lo appoggiano, l’Italia ne ha parlato, così come hanno fatto Egitto e Regno Unito, la Francia è in prima linea. Quindi, siamo molto soddisfatti per il fatto che in sette mesi siamo riusciti a portare all’attenzione una questione di cui nessuno aveva sentito parlare e a cui ora si sta prestando attenzione. Questo è importante, ma abbiamo anche bisogno che i governi nazionali agiscano. Una delle raccomandazioni all’Onu è stata per i governi nazionali, affinché si votino moratorie sulla ricerca sui robots killer. Finché non ci saranno discussioni pubbliche, finché le discussioni di Ginevra non prenderanno forma e finché non ci sarà, speriamo, una legge, noi vogliamo esserci. Noi non crediamo che l’essere umano dovrebbe dare il potere della vita e della morte ad una macchina: è moralmente ed eticamente atroce.

    D. – Jody Williams, ma cosa si intende esattamente per robots killer?

    R. – It means - you know the drones…
    Significa - conosce i droni naturalmente, verso cui la maggior parte delle persone, è contraria, eccetto il mio Paese naturalmente. Almeno a guidare i droni c’è un essere umano da qualche parte, magari in Nevada... Negli Stati Uniti, i droni possono volare per migliaia di miglia, ma comunque sia c’è un essere umano che guarda nel computer, che decide che quello è un bersaglio appropriato e che apre il fuoco per uccidere quella persona. La ricerca che si sta conducendo è su armi che non hanno bisogno di esseri umani nel loro processo, armi che sono programmate e lasciate libere e che da sole possono inseguire, selezionare il bersaglio e uccidere. Che mente è quella può pensare che questo possa andare bene? Dare a una macchina il potere di ucciderti. E’ orrendo e noi vogliamo fermarlo prima che succeda. Questo non significa che siamo contro tutti i robots, siamo contro quelli che possono uccidere.

    D. – Lei è ottimista in questa battaglia?

    R. – It is a fight of humanity...
    E’ una lotta dell’umanità per il suo futuro. Ci sono Paesi che già stanno pensando a una polizia fatta di robot. Riesce a immaginare nel caso di una dimostrazione che sfugge un po’ di mano, quello che una polizia fatta di robot potrebbe fare? Proverebbero empatia o aprirebbero semplicemente il fuoco sulle persone, perché così sono stati programmati: “Se accade questo uccidi, spara?” E’ questo quello che vogliamo per il nostro futuro? Uno dei membri importanti della nostra Campagna è Pax Christi, nei Paesi Bassi. Pax Christi ha cominciato a raccogliere firme e dichiarazioni dei leader religiosi, che definiscono questa ricerca immorale e non etica. E’ una questione fondamentale. Se consegniamo la guerra alle macchine immagini il nostro futuro: cambierebbe per sempre, anzi… non ci sarebbe più un futuro.

    La Williams è in Italia per una serie di incontri, anche istituzionale. Di oggi quelli con il presidente del Senato Pietro Grasso e con il ministro degli esteri Emma Bonino. All’Italia, che ha già preso una forte posizione in merito, la Williams chiede di lavorare in prima fila per un bando preventivo di questi armamenti. La senatrice Silvana Amati, che ha accompagnato Jody Williams, si è detta pronta ad avanzare una proposta relativamente al tema dei robot killer:

    R. – Noi pensiamo che questa campagna contro i robot killer sia fondamentale, perché è la prima volta che si può trattare anche nel nostro Paese, con anticipo, un impegno che sia preventivo, così com’è stato fatto per i laser accecanti. Di solito si rincorre sempre lo strumento militare. Un impegno come questo, credo sia assolutamente oggettivo. Non possiamo pensare ad armi che siano totalmente senza responsabilità e che possano colpire qualunque cosa si muova, evidentemente non identificando né giovani, né vecchi, né civili, né militari. Credo che, appunto, un impegno della comunità internazionale – credo che anche l’Italia dia segnali positivi – ci possa e ci debba essere e oggi lavoriamo per questo.

    La Campagna “Stop Killer Robots” è una coalizione internazionale di 44 organizzazioni non governative di 21 paesi differenti lanciata a Londra nel mese di aprile di quest'anno. Tra le organizzazioni aderenti anche la Rete Italiana per il Disarmo.

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    Cala per il nono mese consecutivo il Pil dell'Italia

    ◊   Frena il calo del Pil italiano, che mantiene però il segno negativo anche nel terzo trimestre dell'anno. Lo certifica l’Eurostat, che fornisce i dati sull’economia in Europa. La "maglia nera" va a Cipro con un -0,8%, e a Italia e Francia con un -0,1%. A livello europeo, l’economia conferma il segno positivo anche se rallenta rispetto al progresso del trimestre precedente. Il dato italiano viene poi confermato anche dall’Istat: si tratta del nono calo consecutivo. Confesercenti da parte sua dice: siamo ancora in recessione. Debora Donnini ha chiesto un commento a Tommaso Cozzi, docente di Economia all’Università di Bari:

    R. – Sicuramente, siamo ancora in una fase recessiva. Credo sia ancora presto per poter guardare con serenità al futuro. Certo, il calo del Pil dello 0,1 rispetto al trimestre precedente è comunque un calo consecutivo. E’ vero che questo calo è conseguente alla diminuzione del valore aggiunto del settore dell’agricoltura e dei servizi, però è anche vero che nell’industria si cominciano a vedere i primi trend positivi. Credo che bisognerà essere molto prudenti prima di parlare di uscita dalla recessione. Questi, infatti, sono dati che comunque sono fortemente rappresentativi di uno stato di fatto, che riguarda l’economia nel suo insieme.

    D. - Ci sono Paesi come la Finlandia e l’Estonia, la Germania o il Belgio con un Pil con segno positivo. Come mai l’Italia ancora non riesce a rilanciare la ripresa?

    R. – C’è da considerare che ogni nazione ha posto in essere interventi diversificati. Se guardiamo i dati di Bruxelles, addirittura notiamo che il Portogallo ha il segno positivo. Ma se andiamo a guardare gli interventi che sono stati effettuati, per esempio in Portogallo e Spagna, ci accorgiamo come ci siano stati dei tagli dei costi del lavoro e delle retribuzioni, sia nel pubblico impiego sia nel privato, che definire "feroci" è un eufemismo. Gli interventi nella nostra nazione sono stati, se vogliamo, in qualche maniera, più morbidi. Se invece facciamo riferimento a nazioni come l’Olanda, che ha appunto registrato già il segno positivo, c’è da dire che l’Olanda non aveva i problemi di tipo infrastrutturale, di tipo anche lavorativo, che invece noi ormai ci portiamo dietro da oltre un trentennio. Quindi, questi dati vanno interpretati individualmente e sono dati relativi. Bisogna vedere da quale punto si parte.

    D. – Di fronte a questa situazione, secondo lei, la Legge di stabilità di cui si sta discutendo potrà aiutare l’Italia?

    R. – Certamente, la legge di stabilità potrà dare un grosso contributo all’inizio della ripresa. E’ evidente che se la legge di stabilità, però, dovesse rappresentare, come spesso è accaduto nella nostra nazione, più che altro un compromesso politico e non delle scelte di fondo sull’economia, purtroppo avremo una legge di stabilità molto timida. C’è da dire che guardando con attenzione i dati emanati dall’Istat che, a sua volta, riprende i dati emanati direttamente dalla Commissione Europea, la stessa Commissione prevede l’inizio di una ripresa più strutturale non prima del 2015.

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    Caso Liceo Mamiani su "primo e secondo genitore". L'Age denuncia: abuso di legge

    ◊   Polemiche in Italia: dopo il caso emerso a Bologna dove nei moduli di iscrizione alle scuole materne comunali è stato introdotta la dicitura “genitore 1” e “genitore 2”, lo stesso ha fatto il Liceo classico Mamiani di Roma nei libretti di giustificazione per gli allievi, sostituendo la formula “firma del genitore o di chi ne fa le veci” con “primo genitore” e “secondo genitore”. Roberta Gisotti ha intervistato Fabrizio Azzolini, presidente dell’Associazione genitori (Age):

    La notizia è rimbalzata oggi sulla stampa, con toni gridati, ma in realtà – abbiamo scoperto - sono almeno quattro anni che i nuovi libretti sono stati distribuiti, e senza approvazione del Consiglio d’Istituto. E non vi sono direttive in merito né del Ministero dell’Istruzione né dell’Ufficio scolastico regionale. Non è stata poi un’iniziativa dell’attuale preside, Tiziana Sallusti, che comunque – ci dice - ha sposato la decisione, maturata - a suo dire - in un contesto dove “la metà degli studenti vivono in nuclei allargati”. Dott. Fabrizio Azzolini può essere questa una giustificazione?

    R. – No, non può essere una giustificazione per il dirigente, perché non è stata emanata nessuna direttiva da parte del Ministero, direttiva poi che deve essere suffragata anche da una legge che reciti in materia. Pertanto la preside non ha svolto il suo lavoro come la legge prevede.

    D. – Ma come è possibile che vi sia discrezionalità in materie che toccano la stessa identità della famiglia, l’identità del padre e della madre?

    R. – Il dirigente ha male interpretato la discrezionalità, perché quando diciamo che la scuola ha una certa discrezionalità, non l’ha in questa materia: ce l’ha in materia di programmi, ce l’ha in materia di valutazioni degli studenti, ma non certamente in questa materia.

    D. – C’è, però, una certa ignavia e, quantomeno, distrazione, da parte della comunità scolastica, che ha lasciato passare questa decisione...

    R. – Io l’ho saputo questa mattina. Domani noi abbiamo la riunione del Forum delle associazioni riconosciute dal Ministero, presso il Ministero, e porterò questo problema all’attenzione dei miei colleghi.

    D. – Possiamo sollecitare i genitori, però, ad essere più allertati e qualora riscontrino delle anomalie a denunciarle alla stampa o alle autorità preposte?

    R. – Questo è uno dei problemi che succede quando i genitori sono assenti negli istituti, specialmente dalla secondaria e in avanti, assenti come responsabili di classe o negli organi collegiali: allora queste cose passano all’insaputa di qualsiasi genitore. Così avremo che chi più urla e chi più delibera, in senso anche negativo, avrà ragione.

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    Chi è l’uomo? I limiti della scienza e la luce della fede in un incontro a Trento

    ◊   Organizzato dalla scuola cattolica Sacro Cuore, si è svolto ieri sera a Trento un incontro dal titolo “Chi è l’uomo perché te ne curi? Il contributo delle neuroscienze”. Relatori Giovanni Strafellini, ingegnere, docente universitario e autore del libro “L’anima ed i confini dell’umano. Tra scienza, fede e bioetica”, e Massimo Gandolfini, neurochirurgo, neuroscienziato, consultore presso la Congregazione per le Cause dei Santi e vicepresidente nazionale dell’Associazione Scienza e Vita, nonché autore del libro “I volti della coscienza”. Ha seguito l’incontro, Mariangela Brunet:

    Il tema del rapporto mente-cervello mette in luce quello antico del rapporto anima-corpo. Secondo il dott. Strafellini, in tutte le creature viventi esiste un certo grado di coscienza che va ampliandosi passando dalle piante, agli animali e quindi all’essere umano. “Ma è solo l’anima intellettiva\spirituale dell’uomo, che permette di far esperienza di un “Oltre”, di un Senso grande, di un Dio che lo trascende”. Infatti, peculiare dell’uomo è la capacità di interrogarsi, di ricercare la verità delle cose, di comprendere il miracolo di esistere, di scegliere tra bene e male, di amare. Si tratta dunque di una differenza qualitativa, non solo quantitativa. Ed è proprio grazie ad essa, che a partire dalla filosofia greca antica, con Socrate e Aristotele, è nata la scienza. Ma cos’è la scienza? E’ uno strumento di osservazione e conoscenza; essa non è esaustiva, ma fornisce solo dei modelli interpretativi, e può rispondere spesso, peraltro parzialmente, ai “come” ma non ai “perché” della realtà, ossia non può fornire risposte di senso.

    D’altra parte, a tutt’oggi l’essere umano rimane ancora un mistero dal punto di vista scientifico: Come l’universo ha avuto inizio? Come è comparsa la vita sulla terra? Come si è passati dalla materia vivente a quella pensante\cosciente cioè all’uomo? Non solo, ma inspiegabile risulta l’anima, l’attitudine al bene la dimensione della libertà.

    A questo punto, afferma il dott. Gandolfini, possiamo dire che “il cervello umano è organo necessario, ma non sufficiente per spiegare la coscienza ”, come dire che la ragione da sola non basta a spiegare l’anima, ossia la scienza è limitata e va illuminata dalla fede. Al contrario, è l’anima, in quanto sede della conoscenza, a dirci che cos’è il cervello. E’ a partire dalla constatazione dell’esistenza dell’anima, conclude Gandolfini, che è possibile una significazione non solo della vita umana, ma anche della morte, del limite e della malattia di ogni singolo essere umano.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Filippine: sciacallaggio di trafficanti e pedofili sui bambini orfani del tifone Haiyan

    ◊   Già li chiamano “gli orfani di Yolanda” (il nome filippino del tifone Haiyan). Sono migliaia i bambini che si ritrovano orfani dopo la tempesta che si è abbattuta sulla provincia di Leyte. E sono le vittime più vulnerabili, in quanto si ritrovano soli, a vagabondare fra le macerie, in cerca di qualcuno che si prenda cura di loro. “Questi bambini sono le vittime privilegiate di sciacalli che li sequestrano a scopo di pedofilia o del traffico di esseri umani. E’ una prospettiva orribile, ma che purtroppo torna a ripetersi in casi di calamità naturali. Questi bambini hanno bisogno di attenzione immediata, per essere salvati dalle grinfie di trafficanti e pedofili”: è la denuncia lanciata all’agenzia Fides dall'irlandese padre Shay Cullen, missionario di San Colombano, che vive nelle Filippine dal 1969, noto per il suo impegno sociale e pastorale, soprattutto per i minori vittime di sfruttamento sessuale. Il missionario spiega a Fides il fenomeno: “Con il pretesto di salvare o curare i bambini, i trafficanti li rapiscono e li vendono ai pedofili. Oppure guadagnano somme ingenti di denaro fornendo i bambini per adozioni illegali. Peggio ancora, li immettono nel giro della prostituzione, facendoli schiavi dello sfruttamento sessuale”. Come appreso dall’agenzia Fides, le autorità filippine sono coscienti del rischio e stanno monitorando il fenomeno nella fase post-tifone Haiyan. Il dipartimento del Benessere sociale e dello Sviluppo del governo filippino, infatti, ha già inviato una comunicazione urgente a tutti gli operatori umanitari impegnati a Leyte, segnalando “l’alto rischio del traffico di bambini” nelle zone devastate dal tifone. I piccoli passeranno alla storia come “i figli perduti di Yolanda. Vista l’ampia devastazione, si prevede che l’emergenza fame e la condizione dei profughi durerà molti mesi”, racconta a Fides padre Cullen. E’ la situazione ideale per gli sciacalli. “Occorre fare il possibile per fermare la tratta dei bambini. La nostra associazione ‘Preda Foudation’ – conclude – ha inviato operatori sociali qualificati nella zona colpita, per aiutare a proteggere e prendersi cura dei piccoli senza fissa dimora”. Il traffico di esseri umani e la prostituzione minorile sono una piaga sociale nelle Filippine. La tratta è controllata da organizzazioni criminali radicate in tutto il territorio nazionale, e il Paese è ai vertici delle classifiche mondiale per l’entità del fenomeno. Secondo dati dell’Unicef, si stima che nel Paese i bambini vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale siano fra 60mila e100mila. Alle vittime, scelte in villaggi poveri o in zone periferiche delle metropoli, è spesso promesso, con l’inganno, un percorso di istruzione o la vita in una famiglia benestante di una grande città. La prostituzione minorile registra una incidenza notevole soprattutto nelle zone turistiche delle Filippine. Fra le principali cause del fenomeno, indicate dall’Unicef, vi sono la povertà, il disagio economico-sociale nelle comunità di origine, il mancato accesso dell’infanzia ai servizi pubblici come scuola e sanità. Nel 2003 il governo filippino ha promulgato l’Anti-Trafficking in Persons Act, una legge penale contro il traffico di esseri umani, il turismo sessuale, la schiavitù sessuale e la prostituzione minorile, che definisce il traffico di bambini “crimine contro l’umanità”. (R.P.)

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    Camerun: rapito sacerdote francese Fidei Donum. Sospetti su Boko Haram

    ◊   Un sacerdote francese don Georges Vandenbeusch, di 42 anni, è stato rapito in Camerun, ieri, intorno alle 23,30 ora locale, riferisce all’agenzia Fides mons. Henri Djonyang, vicario generale della diocesi di Maroua-Mokolo. Il sacerdote - riporta l'agenzia Fides - è stato prelevato mentre si trovava nella parrocchia di Nguetchewe, ad una ventina di km dalla frontiera con la Nigeria. “I rapitori parlavano inglese, haussa e kanuri, le prime due lingue parlate in Nigeria mentre la terza è la lingua veicolare della regione” dice mons. Djonyang. Si sospetta quindi che i rapitori provengano dalla Nigeria e siano uomini della setta islamista Boko Haram. “Don Vandenbeusch è un sacerdote Fidei Donum della diocesi di Nanterre, alla periferia di Parigi. È qui da circa tre anni e si occupa soprattutto dell’accoglienza delle famiglie dei rifugiati provenienti dalla Nigeria” racconta il vicario generale. “Siamo in contatto con le autorità locali ma al momento non abbiamo ulteriori informazioni” conclude. (R.P.)

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    Nigeria: conoscenza della religione dell’altro alla base del dialogo cristiano-islamico

    ◊   “I cristiani devono fare un passo coraggioso studiando l’islam mentre i musulmani devono fare altrettanto studiando la religione cristiana. La conoscenza della religione dell’altro permetterà di intraprendere il lungo cammino della promozione della pacifica coesistenza” ha affermato mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria (Cbcn) nella relazione di apertura al terzo Sinodo diocesano a Enugu. Nella sua relazione dal titolo, “La relazione tra cristiani e musulmani in Nigeria e il ruolo guida della Cbcn”, mons. Kaigama ha sottolineato l’importanza della inculturazione della fede sia per i musulmani sia per i cristiani nigeriani. “Si può essere un vero musulmano e allo stesso tempo un vero africano. Uno può essere un vero cristiano e allo stesso tempo un vero africano. Niente può fermarci nel fare della promozione della dignità umana la base del dialogo”. Così, riscoprendo i valori comuni africani si possono superare anche le divisioni di tipo etnico oltre che religioso. “Se gli africani riscopriranno i valori dell’ospitalità, dell’amore per la vita comunitaria, del rispetto degli anziani, vedremo che le guerre etniche verranno notevolmente ridotte” ha affermato mons. Kaigama. Sebbene la Nigeria sia attraversata da conflitti a carattere etnico e religioso, mons. Kaigama ha sottolineato il ruolo di coloro che, sia da parte cristiana sia musulmana, lavorano per promuovere il dialogo e la pacifica coesistenza. Tra questi vi sono il card. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, mons. Mathew Ndagoso, arcivescovo di Kaduna, e i vescovi di Sokoto, Maiduguri, Zaria e di Kano. Un ruolo importante è svolto dal Nigeria Inter Religious Council (Nirec), sotto la guida congiunta del sultano di Sokoto ( che è anche presidente del Nigeria Supreme Council for Islamic Affairs- Nscia), e del presidente della Christian Association of Nigeria (Can). Pur prendendo atto che vi sono problemi socio-economici legati alla disoccupazione giovanile che esasperano gli animi e che la competizione politica viene spesso ridotta al conflitto musulmani – cristiani, semplicemente perché cristiani e musulmani sono le due religioni dominanti, mons. Kaigama ha osservato che i cristiani possono fare molto insieme ai musulmani, nonostante le atrocità commesse da Boko Haram o di altri gruppi radicali nel nome dell'Islam. “Siamo sempre pronti a collaborare con i gruppi musulmani non solo per motivi escatologici, ma anche per l'armonia sociale, il progresso e la pace in Nigeria” ha concluso l’arcivescovo. (R.P.)

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    Congo. Nel nord Kivu l'M23 si divide: una fazione pronta a firmare la pace

    ◊   A pochi giorni dalla sconfitta militare in Nord Kivu e dalla mancata firma di un accordo di pace a Kampala, la ribellione del Movimento del 23 marzo (M23) si è divisa in due fazioni. A dare notizia della scissione è la guida dell’ala che si autodefinisce “realista”, quello che finora è stato il segretario dell’ufficio politico del’M23, Serge Kambasu Ngeve. In una conferenza stampa nella capitale ugandese, dove sono naufragati i negoziati con le autorità di Kinshasa - riferisce l'agenzia Misna - Ngeve ha dichiarato di avere con sé “la stragrande maggioranza degli esponenti dell’M23 che si rifiuta di essere ostaggio di una minoranza ferma su posizioni intransigenti e che blocca la conclusione del processo di pace”. Il capo della nuova fazione ha denunciato “il gioco di parole” dell’ala ‘dura’ che cerca di imporre il termine di “accordo di pace” mentre Kinshasa preferisce quello di “dichiarazione” o “conclusioni” per tenere conto della sconfitta militare dell’M23. Guardando al futuro del gruppo ribelle nato 18 mesi fa, sostenuto da Rwanda e Uganda, Ngeve ha sottolineato che “questo gioco di parole ha implicazioni politiche che rischiano di portare al suicidio collettivo della nostra organizzazione”. Smarcandosi dalle posizioni di Bertrand Bisimwa, capo politico dell’M23, e di René Abandi, capo negoziatore della ribellione, Ngeve ha affermato di condividere la linea del governo congolese, dicendosi pronto a firmare il documento conclusivo in cambio di “amnistia, accantonamento o reinserimento delle nostre truppe alla vita civile”. Intanto l’Onu ha chiesto al governo di Kinshasa di ideare un piano permanente di smobilitazione, disarmo e reinserimento (Ddr) che sia applicabile “a tutti gli altri gruppi armati attivi” in Kivu, insistendo che in assenza di tale piano “pace e sicurezza non potranno essere garantite a lungo”. Il capo della locale missione Onu (Monusco), Martin Kobler, ha invece avvertito che “se i gruppi armati si rifiutano di consegnare le armi su base volontaria, saranno costretti dai caschi blu”, annunciando una linea “dura” nei confronti di tutti i ribelli ancora attivi nell’instabile provincia mineraria. Rimane ancora incerto il potenziale numero di ribelli dell’M23 che potrebbero essere coinvolti nel processo Ddr; variano dai 1400 ai 1700 i combattenti rifugiati in Uganda mentre quelli che si trovano in Rwanda potrebbero essere soltanto un centinaio. Sul terreno il ministro dell’Interno congolese Richard Muyej ha annunciato il prossimo dispiegamento di 300 agenti di unità speciali della polizia nei territori di Rutshuru e Nyiragongo per “consolidare la sicurezza” e “ristabilire l’autorità dello Stato”. Inoltre verrà istituito un comitato di crisi incaricato della gestione “trasparente degli aiuti umanitari da destinare alle popolazioni in difficoltà”. La Monusco ha invece smentito la presenza di soldati ruandesi in territorio congolese, denunciata nei giorni scorsi dalla società civile del Nord Kivu. Nonostante la vittoria dell’esercito regolare (Fardc), società civile e difensori dei diritti umani hanno già espresso “preoccupazione” per il rischio di una contro-offensiva ruandese e di un tentativo di riorganizzazione dei ribelli rifugiati nel confinante Uganda. (R.P.)


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    Usa. Il neopresidente dei vescovi mons. Kurtz: Papa Francesco un modello da seguire

    ◊   Ha suscitato vasta eco l'elezione di mons. Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville, come nuovo presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb). È stato eletto martedì, seconda giornata della plenaria della Usccb che si conclude oggi a Baltimora, con 125 voti su 236 aventi diritto, succedendo al cardinale arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan. 67 anni, originario della Pennsylvania e ordinato sacerdote nel 1972, prima di essere nominato alla guida dell’arcidiocesi di Louisville, dal 1999 al 2007 è stato vescovo di Knoxville, in Tennessee, dove, tra l’altro, è stato promotore della preparazione del testo del rito della benedizione dei bambini non nati. Insieme a mons. Kurtz, che resterà in carica per un triennio, è stato eletto come vice-presidente Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston. L’assemblea ha rinnovato, inoltre, le cariche presidenziali di cinque commissioni. Intervistato dall’agenzia Cns mons. Kurtz ha indicato nel magistero di Papa Francesco un modello di sensibilizzazione, di ascolto e di collegialità. Il Papa, ha detto, “ci ha chiesto di andare oltre quello che stiamo facendo”. Intanto proseguono i lavori della plenaria. Tra i punti esaminati martedì: l’approvazione una proposta per la pubblicazione di un documento pastorale sulla pornografia e sui pericoli che essa rappresenta per la famiglia. La stesura del testo, il primo documento dei vescovi in cui viene affrontato questo argomento, è stata affidata alla Commissione episcopale per i laici, la vita di famiglia e la gioventù che prevede di pubblicarlo nel 2015. Sempre i vescovi americani hanno inoltre approvato la revisione e l’adattamento di alcuni testi liturgici in spagnolo e il bilancio di previsione per il 2014 che è stato aumentato del 3%. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Haiti: preoccupazione della Chiesa per la crescita di violenza e insicurezza

    ◊   Le recenti tensioni politiche e la mancanza di un piano di disarmo hanno facilitato ad Haiti la crescita della violenza e dell'insicurezza, favorendo la manipolazione delle masse per motivi politici, come riferisce un rapporto presentato dalla Commissione episcopale Giustizia e Pace. "Ci sono testimonianze circa la distribuzione di armi nelle zone popolari per motivi politici" si legge nel rapporto presentato da Rovelson Appolon, membro della Commissione, in cui si denuncia l'aumento delle morti violente nella capitale haitiana. Da luglio a settembre 2013 ci sono stati 284 casi di violenza, tra cui 179 omicidi (con arma da fuoco) e 53 per incidenti d'auto “mirati”. La nota inviata a Fides riferisce che la Commissione deplora la mancanza di separazione dei poteri nelle istituzioni "che quindi non svolgono bene il loro ruolo, in particolare la magistratura". Infatti "la maggior parte dei giudici sono nominati in modo non corretto e molti sono costretti a lavorare sottomettendosi alle autorità politiche" denuncia il rapporto. La Commissione episcopale nazionale Giustizia e Pace, organismo della Chiesa cattolica, ha invitato le autorità a prendere le misure necessarie per attuare un piano per il disarmo della popolazione e per la sicurezza. Anche il Governo ha comunque riconosciuto pubblicamente l'importanza di raggiungere l' indipendenza della magistratura, al fine di migliorare le garanzie di cui ha bisogno la popolazione nell'esercizio della giustizia nel Paese. (R.P.)

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    Bangladesh: riaprono 200 fabbriche tessili. Aumentati gli stipendi degli operai

    ◊   Più di 200 fabbriche tessili riaprono oggi a Dhaka, dopo l'accordo sul salario minimo siglato ieri dai proprietari degli impianti con il primo ministro Sheikh Hasina. Gli imprenditori hanno accettato di aumentare del 77% lo stipendio base di un lavoratore non qualificato, portando la busta paga a 5.300 taka (68 dollari) al mese. Tuttavia, una fonte locale dell'agenzia AsiaNews, anonima per motivi di sicurezza, avverte: "Per il momento si tratta di una promessa. Bisogna aspettare e vedere le prossime buste paga. Già in passato i padroni avevano assicurato aumenti, che non sono mai arrivati". In un primo momento, i lavoratori avevano chiesto di portare il salario minimo a 8.114 taka (100 dollari), ma i proprietari si erano rifiutati. Il governo è intervenuto tramite una commissione speciale, che ha convinto gli imprenditori a firmare l'accordo dei 5.300 taka. La fonte di AsiaNews spiega però che "l'esecutivo può dare delle direttive, ma nella pratica sono i proprietari delle fabbriche a decidere. E poi bisogna vedere che scelte faranno in seguito". Di per sé, sottolinea la fonte, "la proposta è positiva, ma i proprietari potrebbero aumentare i salari e mandare a casa parte degli operai. Se prima la manodopera costava poco e quindi potevano permettersi molti dipendenti, adesso faranno i calcoli in base all'aumento accordato. Se prima un lavoro lo facevano in tre, presto potrebbero farlo in due. Così da rientrare nei costi". La richiesta di un aumento del salario minimo è giunta dopo i disastri della Tazreen Fashion e del Rana Plaza, che hanno "svelato" le condizioni degradanti in cui gli operai sono costretti a lavorare. Dopo la Cina, il Bangladesh è il secondo esportatore di vestiti al mondo e l'industria tessile rappresenta oltre il 10% del Pil nazionale. Il Paese conta circa 4.500 fabbriche, che danno lavoro a oltre 2 milioni di persone, il 70% delle quali sono donne. (R.P.)

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    Myanmar: Conferenza islamica a Rakhine nonostante le proteste

    ◊   La delegazione dell’Organizzazione della Conferenza islamica (Oic) che da martedì scorso si trova in Myanmar, si recherà in visita oggi e domani nello stato di Rakhine: da giugno 2012 teatro di numerosi scontri tra gruppi della minoranza Rohingya, di fede musulmana, e monaci buddisti di orientamento nazionalista. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, i rappresentanti della delegazione si confronteranno con le autorità birmane affinchè vengano rispettati i diritti di questa minoranza, a cui finora non è stata riconosciuta la cittadinanza birmana. Gli otto funzionari di alto livello e i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Bangladesh, Egitto, Indonesia, Malesia e Turchia della delegazione - guidata dal segretario generale Ekmeleddin Ihsanoglu - si occuperanno anche dei Rohingya, vittime delle persecuzioni religiose nel Paese a maggioranza buddista, costretti a rifugiarsi in campi profughi dalle condizioni molto difficili o a fuggire verso altri Paesi musulmani. Da alcune settimane, con la fine della stagione monsonica, i Rohingya hanno ripreso a cercare la salvezza o semplicemente una vita migliore imbarcandosi in lunghi e pericolosi viaggi via mare verso Malesia e Indonesia. La delegazione islamica era stata accolta al suo arrivo all’aeroporto della capitale commerciale Yangon, dalle proteste di alcune decine di manifestanti. In centinaia si sono poi riversati per le strade per manifestare contro l’ “interferenza” dei delegati negli affari interni del Paese. Tra di loro anche alcuni monaci nazionalisti. (C.S.)

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    India. Premio Madre Teresa a padre Prakash, gesuita che lotta per i diritti umani nel Gujarat

    ◊   Un premio che mostra a tutti "l'eredità di Madre Teresa" e che "si presenta come una sfida a trascendere il nostro piccolo mondo e raggiungere in modi più tangibili chi ha fame e sete d'amore, dignità e giustizia". È con queste parole che padre Cedric Prakash, direttore ad Ahmedabad (Gujarat) del Centro gesuita Prashant per i diritti umani, la giustizia e la pace, ha accolto il Premio internazionale Madre Teresa per la giustizia sociale. Un riconoscimento, spiega all'agenzia AsiaNews il sacerdote, che "evidenzia quanto il mondo oggi ha sempre più bisogno della beata e dell'opera delle Missionarie della Carità". Da anni padre Prakash si batte per affermare i diritti umani in India. In particolare, insieme a Prashant si è impegnato per aiutare le vittime degli scontri tra indù e musulmani avvenuti in Gujarat nel 2002. Il gesuita è apprezzato per la sua ricerca incondizionata della giustizia, senza timore di criticare l'operato del chief minister Narendra Modi, considerato responsabile dei massacri. Il premio è conferito dalla Harmony Foundation, associazione nata nel 2005 per garantire che l'eredità della beata Madre Teresa di Calcutta sia onorata. Ogni anno l'organizzazione assegna un premio principale e una serie di riconoscimenti minori. Per il 2013 il vincitore è stato Sam Childers, attivista-motociclista che lavora con i bambini soldato. Per padre Cedric Prakash Madre Teresa "è simbolo universale di carità e compassione nel senso più alto del termine. Ci ha mostrato come avere cura dei moribondi, i malati, le vedove, gli orfani e dei 'rifiuti' della società. Dopo la sua morte, le sue sorelle Missionarie della Carità hanno portato avanti la sua opera in silenzio, prendendosi cura dei più poveri tra i poveri, lasciati alle periferie della società". Questo premio, spiega il gesuita, "è un riconoscimento alla realtà attuale, in cui il divario tra ricchi e poveri si sta allargando sempre di più. E con esso, cresce l'ingiustizia sociale". Quest'anno il premio dà nuove motivazioni "a compassione totale e incondizionata verso i più poveri tra i poveri, i moribondi e i non amati di questo mondo". (R.P.)

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    Germania. Il card. Lehmann: ogni religione promuova libertà della persona

    ◊   Per il card. Karl Lehmann, il bilancio sul dialogo cristiano-islamico è positivo. Intervenuto ieri a Bochum ad un convegno della facoltà cattolica sul rapporto tra cristianesimo e islam, il card. Lehmann ha detto che il “dialogo ha compiuto molti passi in avanti”, ma è “comprensibile che alcuni ritengano che sia ancora agli inizi”. Il cardinale - riporta l'agenzia Sir - ha parlato di un “dialogo con una sua propria struttura: in primo piano vi è soprattutto una miglior conoscenza reciproca”, sviluppata con il dialogo interreligioso istituito nel 1998 tra il Vaticano e l’Università Al-Azhar del Cairo. Ma esso si esprime anche con “gli incontri personali, come negli asili, negli ospedali o negli ospizi”. Tuttavia, “un problema autentico” scaturisce dall’interpretazione di “singoli passaggi controversi nel Corano”. Per il card. Lehmann, “accanto al terrorismo islamico di oggi c’è una lunga storia di umiliazione dell’islam da parte dell’Occidente”. “Ogni religione deve promuovere la libertà della persona. Il riconoscimento della libertà religiosa come diritto umano - ha detto - è la cartina di tornasole che dimostra se una religione si sottomette alle regole del gioco della convivenza umana alle condizioni attuali. La libertà religiosa - ha concluso - gioca un ruolo cruciale anche per gli altri diritti umani”. (R.P.)



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    Germania: Campagna Caritas "Un milione di stelle" per le famiglie povere russe

    ◊   Il 16 novembre si ripete per la settima volta la campagna di solidarietà della Caritas “Un milione di stelle - Eine Million Sterne”, organizzata in Germania per le persone in difficoltà nel Paese e in tutto il mondo. La Campagna si svolge congiuntamente ad un’azione che intende sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importante ruolo della famiglia e sul suo contributo nella società, così come sui problemi che essa deve affrontare. “La famiglia - si legge nel comunicato di presentazione delle due iniziative - rappresenta la coesione della nostra società. E non solo in Germania”. Quest’anno, la Caritas Internationalis utilizzerà i fondi raccolti dalla campagna per aiutare bambini e famiglie della Russia meridionale e della Siberia occidentale. “La vita di molti bambini russi è caratterizzata da una grande povertà. Molte famiglie si disintegrano a causa della violenza, della disoccupazione e dell’abuso di alcool. Le Caritas locali operano in questo settore”. Nelle regioni più colpite la Caritas ha aperto dei “Kinderklub”, ossia delle strutture in cui i bambini - e i loro genitori - vengono seguiti da assistenti sociali e psicologi, anziché essere portati via dalle famiglie e sistemati in orfanotrofi. Nei Kinderclub, si cerca di far crescere i bambini e i giovani in un ambiente privo di violenza. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 318


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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.