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Sommario del 03/11/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: nessun peccato può cancellarci dal cuore di Dio, lasciamoci trasformare da Gesù
  • Papa Francesco, nelle Grotte Vaticane, prega per i Pontefici defunti
  • Conferenza sulla tratta. Dal Vaticano un forte impegno contro questa moderna schiavitù
  • “Il disegno di Papa Francesco”. Nel suo nuovo libro, p. Spadaro 'legge' il Pontefice con la lente della Gmg
  • Deepavali. P. Ayuso: cristiani e indù impegnati a promuovere relazioni di pace e amicizia
  • Oggi in Primo Piano

  • Due stragi in Nigeria con decine di morti: islamisti attaccano corteo nuziale, ressa davanti a una chiesa
  • Kosovo: in corso il voto per le municipali, tensioni nell’area di Mitrovica
  • Migliorare la vita dei villaggi africani: l'impegno del "Progetto Marco"
  • L'Ospedale "Bambino Gesù" lancia l'allarme sull'anoressia infantile
  • Canova e la fede. Gli ultimi lavori dello scultore in mostra a Milano
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Egitto: Kerry al Cairo alla vigilia del processo contro Morsi
  • Mali: Hollande convoca riunione d'emergenza dopo l'omicidio dei reporter francesi
  • Iran: Khamenei attacca nuovamente Israele e Stati Uniti
  • Kivu: continua l'offensiva dell'esercito, i ribelli di M23 pronti a cessare le ostilità
  • L'eredità del Vaticano II al centro dell'assemblea dei Superiori maggiori italiani
  • A Roma, concerto dei Cori del Patriarcato di Mosca e della Cappella Sistina
  • Dal Belgio alla Terra Santa in bicicletta per donare fondi agli orfani di Betlemme
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: nessun peccato può cancellarci dal cuore di Dio, lasciamoci trasformare da Gesù

    ◊   “Non c’è peccato o crimine” che possa “cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli”. E’ quanto affermato da Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro, gremita di fedeli come di consueto la domenica. Il Papa si è soffermato sull’incontro tra Gesù e il pubblicano Zaccheo, narrato dal Vangelo, per ribadire che Dio sempre aspetta di veder rinascere nel cuore dei peccatori “il desiderio del ritorno a casa”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Un incontro che cambia la vita per sempre. Papa Francesco si è soffermato, all’Angelus, sull’incontro tra il Signore e il pubblicano Zaccheo. Incontro che avviene a Gerico, mentre Gesù è in cammino verso Gerusalemme:

    “Questa è l’ultima tappa di un viaggio che riassume in sé il senso di tutta la vita di Gesù, dedicata a cercare e salvare le pecore perdute della casa d’Israele. Ma quanto più il cammino si avvicina alla meta, tanto più attorno a Gesù si va stringendo un cerchio di ostilità”.

    Eppure, ha proseguito, proprio a Gerico accade “uno degli eventi più gioiosi narrati da san Luca: la conversione di Zaccheo”. Quest’uomo, ha detto il Papa, “è una pecora perduta, è disprezzato e scomunicato, perché è un pubblicano”, “amico degli odiati occupanti romani, ladro e sfruttatore”. A Zaccheo viene, dunque, impedito di avvicinarsi a Gesù per la sua cattiva fama, ma lui non si dà per vinto e si arrampica su un albero per poterlo vedere passare. “Questo gesto esteriore, un po’ ridicolo – ha osservato – esprime però l’atto interiore dell’uomo che cerca di portarsi sopra la folla per avere un contatto con Gesù”. Zaccheo stesso, ha soggiunto, “non sa il senso profondo del suo gesto” e “nemmeno osa sperare che possa essere superata la distanza che lo separa dal Signore”. Si rassegna “a vederlo solo di passaggio”:

    “Ma Gesù, quando arriva vicino a quell’albero, lo chiama per nome: 'Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua' (Lc 19,5). Quell’uomo piccolo di statura, respinto da tutti e distante da Gesù, è come perduto nell’anonimato; ma Gesù lo chiama, e quel nome, Zaccheo, nella lingua di quel tempo, ha un bel significato pieno di allusioni: 'Zaccheo' infatti vuol dire 'Dio ricorda'".

    Gesù va, dunque, nella casa di Zaccheo, “suscitando le critiche di tutta la gente di Gerico” perché invece di visitare “le brave persone che ci sono in città, va a stare proprio” da un pubblicano. Ed il Papa ha chiosato: “Anche in quel tempo si chiacchierava tanto!”. A costoro, Gesù risponde che va da Zaccheo proprio “perché lui era perduto”. “Anch’egli è figlio di Abramo”, aggiunge, e da ora nella sua casa, nella sua vita, entra la gioia:

    “Non c’è professione o condizione sociale, non c’è peccato o crimine di alcun genere che possa cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli. 'Dio ricorda', sempre, non dimentica nessuno di quelli che ha creato; Egli è Padre, sempre in attesa vigile e amorevole di veder rinascere nel cuore del figlio il desiderio del ritorno a casa. E quando riconosce quel desiderio, anche semplicemente accennato, e tante volte quasi incosciente, subito gli è accanto, e con il suo perdono gli rende più lieve il cammino della conversione e del ritorno”.

    Guardiamo Zaccheo oggi sull’albero, ha esortato Papa Francesco: “è ridicolo”, ma il suo “è un gesto di salvezza”:

    “Ed io dico a te: se tu hai un peso sulla tua coscienza, se tu hai vergogna di tante cose che hai commesso, fermati un po’, non spaventarti, pensa che qualcuno ti aspetta, perché mai ha smesso di ricordarti, di pensarti; e questo qualcuno è tuo Padre, è Dio che ti aspetta! Arrampicati, come aveva fatto Zaccheo; sali sull’albero della voglia di essere perdonato. Io ti assicuro che non sarai deluso. Gesù è misericordioso e mai si stanca di perdonare. Ricordartelo bene, eh! Così è Gesù”.

    Anche oggi, ha detto ancora il Papa, lasciamoci come Zaccheo “chiamare per nome da Gesù”. Anche noi, ha riaffermato, “ascoltiamo la sua voce che ci dice: ‘Oggi devo fermarmi a casa tua’”, “nella tua vita” e “nel tuo cuore”.

    “E accogliamolo con gioia: Lui può cambiarci, può trasformare il nostro cuore di pietra in cuore di carne, può liberarci dall’egoismo e fare della nostra vita un dono d’amore. Gesù può farlo. Lasciati guardare da Gesù”.

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    Papa Francesco, nelle Grotte Vaticane, prega per i Pontefici defunti

    ◊   Ieri, nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, Papa Francesco è sceso nelle Grotte Vaticane, nel pomeriggio, per pregare presso le tombe dei Sommi Pontefici. Il momento di preghiera si è svolto in forma strettamente privata. “In queste Grotte Vaticane - è stata l'invocazione del Papa - affidiamo alla misericordia del Padre coloro che hanno qui il loro sepolcro e attendono la resurrezione della carne”. In particolare, ha proseguito, affidiamo “i Sommi Pontefici che hanno svolto il servizio di pastori della Chiesa universale, perché siano partecipi dell’eterna liturgia del cielo”.

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    Conferenza sulla tratta. Dal Vaticano un forte impegno contro questa moderna schiavitù

    ◊   Si conclude oggi in Vaticano la Conferenza organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali incentrata sulla tratta di esseri umani. Sarà la stessa Accademia, nei prossimi giorni, ad esaminare le proposte emerse in questi due giorni di dibatti e a delinearne i possibili sviluppi. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    Tutti d’accordo i partecipanti a questa Conferenza sul fatto che il valore aggiunto dell’appuntamento sia stata la convocazione da parte della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Il Vaticano ha dato un forte segnale, è stata la comune opinione, e ora non si potrà non tenerne conto nella lotta alle moderne schiavitù. Così come si dovrà tenere in considerazione che è stato direttamente Papa Francesco a suggerirlo, memore del suo impegno, quando era cardinale a Buenos Aires, nella denuncia di questo turpe mercato. A ritrovarsi nella Casina Pio IV sono state personalità provenienti da tutto il mondo: accademici, medici, sociologi, esponenti di organizzazioni internazionali, come Myria Vassiliadou, coordinatrice della lotta al traffico degli esseri umani per conto dell’Unione Europea, a Bruxelles:

    R. – The Eu, at the moment, has the most advanced legislation in the world …
    L’Ue, in questo momento, ha la legislazione più avanzata nel mondo per la lotta al traffico degli esseri umani. Abbiamo anche le più avanzate infrastrutture politiche. Quindi, ora c’è la sfida di tradurre questa legge europea in legge nazionale di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Se gli Stati membri dell’Ue traducessero questa legge in legge nazionale, e la trasponessero, io avrei una fiducia enorme nella nostra capacità di fare un ottimo lavoro nella lotta a questo fenomeno. Non potremmo sradicarlo domani, ma questa legge prevede molte misure che ci aiuteranno a fare meglio il nostro lavoro. Al momento abbiamo la legge, ma non è messa in pratica. Quindi, quello che serve è applicare la legge, che è molto avanzata e molto lungimirante, e si preoccupa delle vittime.

    D. – Quanto è importante per lei questa conferenza qui in Vaticano?

    R. – Well, I feel privileged, and I feel honoured that the Holy Father himself …
    Mi sento privilegiata e onorata per il fatto che il Santo Padre stesso abbia deciso di fare di questo un tema di studio, perché darà una forte visibilità alla piaga delle vittime del traffico umano nel mondo intero. Credo anche che le organizzazioni religiose, e le organizzazioni cristiane, nel mondo stiano svolgendo un lavoro di grandissima importanza nell’aiuto alle vittime. Credo anche che questo incontro di lavoro aumenterà la consapevolezza della necessità di fare di più. E, sì, per me è importante essere qui, e questo è il motivo per cui ci sono.

    Ad affiancare nell’organizzazione la Pontificia Accademia per le Scienze Sociali è stata la Federazione Mondiale delle Associazioni Mediche Cattoliche. Il commento di Ermanno Pavesi, segretario generale della Federazione:

    R. - È molto importante esaminare il problema in tutta la sua complessità, perché c‘è il rischio di analizzarlo soprattutto da un punto di vista legale e dei dati statistici. Penso, invece, che sia molto importante la prevenzione, quindi tutto il discorso preventivo su una pastorale della famiglia, su un’antropologia sana con un’antropologia del corpo e della sessualità sana, perché ad esempio, parlando di prostituzione e di sfruttamento sessuale, se non si riesce a limitare il numero dei clienti, e quindi questo accesso al mercato del sesso, c’è il rischio che questo mercato possa semplicemente proliferare.

    D. - Gli stessi medici spesso sono coinvolti nella tratta degli esseri umani, in alcuni risvolti, come il traffico di organi. Come si fa a combattere un fenomeno così ramificato?

    R. - Direi che è molto difficile. Il problema è anche quello relativo alla formazione etica dei medici, e questa, negli ultimi decenni, non c’è stata. C’è stata la medicina pastorale che sosteneva gli aspetti etici all’interno della medicina, altrimenti la formazione “dell’ etica” si limitava alla deontologia: non bisogna portare via i pazienti al nostro collega. Però si pensava che tutti i problemi fossero unicamente di natura tecnica, per cui il medico, come tecnico, aveva una completa libertà di azione, senza far riferimento a principi morali.

    Presente ai lavori il cardinale Roger Etchegaray, vice-decano del Collegio cardinalizio, nonché presidente onorario dell’incontro:

    R. – Cette rencontre ici, sur ce qu’on appelle l’esclavage moderne …
    Questo incontro si svolge su quella che si definisce la schiavitù moderna; la schiavitù nella storia tradizionale, “classica” è la schiavitù che risale praticamente all’inizio dell’umanità. Purtroppo, il fenomeno della schiavitù l’abbiamo conosciuto con la tratta dei neri. Oggi, invece, la schiavitù prende una forma nuova, la forma moderna nel traffico di esseri umani. La gente non si rende conto della gravità del fenomeno, perché le coscienze di molti sono deformate o assopite. Se il Papa – perché è stato soprattutto il Papa a volerlo – ha voluto questo incontro con grandi esperti, è stato innanzitutto per risvegliare ed illuminare la coscienza di noi tutti, per evidenziare la grande minaccia di fronte alla crescita a livello internazionale, in tutti i continenti, del traffico di esseri umani, e penso soprattutto alle donne e ai bambini.

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    “Il disegno di Papa Francesco”. Nel suo nuovo libro, p. Spadaro 'legge' il Pontefice con la lente della Gmg

    ◊   Esce nei prossimi giorni in libreria “Il disegno di Papa Francesco”, opera del direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, edito dalla Emi. Il volume, incentrato sulla Gmg di Rio de Janeiro, si nutre di riferimenti a ciò che Jorge Mario Bergoglio ha scritto e detto prima di essere eletto alla Cattedra di Pietro e anche di richiami forti alla spiritualità ignaziana del primo Papa gesuita della storia. Alessandro Gisotti ha chiesto a padre Antonio Spadaro di raccontare come sia nata l’idea di scrivere questo libro:

    R. - Questo libro nasce dall’esperienza diretta della Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro. È stata un’esperienza molto ricca, molto densa. Da qui è venuta - per me - la necessità di approfondire questo messaggio di Rio, anche perché mi rendevo conto che nei discorsi, nei gesti del Papa veniva tratteggiato “quasi un bozzetto” di Chiesa; da qui anche il titolo del volume “Il disegno di Papa Francesco”, un disegno che non è semplicemente un progetto, ma è una visione di Chiesa. Tra l’altro, questo libro mi è molto caro perché l’ho scritto mentre intervistavo il Papa per la "Civiltà Cattolica". È stata – se vogliamo – un’esperienza molto singolare, originale; cercavo di non mischiare i due contenuti, ovviamente. Ma, nello stesso tempo interpretavo, leggevo, gli eventi, le parole, i gesti della Giornata mondiale della gioventù alla luce di quello che il Papa mi diceva durante l’intervista.

    D. - In molti si interrogano sulla continuità o discontinuità di Papa Francesco rispetto ai suoi predecessori, in particolare rispetto a Papa Benedetto. Lei invece mette l’accento sulla categoria dell’originalità di questo Pontificato, un qualcosa che è emerso in modo eclatante proprio alla Gmg di Rio …

    R. - Ritengo che le categorie della continuità e della discontinuità siano perfettamente inutili per comprendere il Pontificato di Papa Francesco, come del resto per comprendere in generale i vari pontefici. Direi in modo particolare che con Papa Francesco si capisce come le categorie solide, tradizionali del vaticanismo forse non reggono più. L’aspetto dell’essere conservatore o progressista non funziona più, non regge. Qui bisogna capire l’originalità di un Pontificato, un’originalità che certamente è in sviluppo, in divenire. Molti ritengono che il Papa abbia un’idea molto precisa, chiara, definita di ciò che sarà la Chiesa. Anche intervistandolo, mi sono reso conto che in realtà lui è un uomo di discernimento, quindi sa bene qual è il punto di partenza, ma poi per lui camminando si apre il cammino. Quindi c’è una visione in sviluppo e questo è uno degli aspetti della sua originalità.

    D. - A Rio - lei scrive - è emerso di ritratto di una "Chiesa samaritana, di strada, di frontiera". Si può dire che in Papa Francesco batte un cuore missionario?

    R. - Certamente! Il messaggio di Papa Francesco è molto sbilanciato sulla dimensione pastorale, sulla missione di una Chiesa dalla porte aperte. Ma anche qui normalmente si intende la Chiesa dalla porte aperte, come una Chiesa aperta sul mondo tale da fare entrare le persone in chiesa. Se leggiamo bene i discorsi di Papa Francesco non è questa la prima accezione, il primo significato di queste immagini, anche se ovviamente è presente. Il primo significato è il fatto che il Signore è dentro la Chiesa e vuole uscire nel mondo. Quindi le chiese devono essere dalle porte aperte per permettere al Signore di uscire nel mondo, di entrare nel mondo. E questa è la prospettiva missionaria di Papa Francesco.

    D. - Da ultimo nel libro viene riportato, pubblicato integralmente il discorso che Papa Francesco ha rivolto al Celam in Brasile. Questo, sembra davvero quasi un programma di Pontificato molto ben articolato. Cosa l’ha colpita maggiormente di questo intervento?

    R. - Intanto lo stile. Si riconosce molto chiaramente la penna di Papa Francesco in tutto il discorso. Se c’è un aspetto che mi ha colpito - un discorso in realtà in cui tutto è importante - è forse l’accentuazione del tema delle tentazioni della Chiesa, in modo particolare quello della ideologizzazione. Per il Papa, il Vangelo si interpreta con il Vangelo. Se lo si interpreta attraverso altro, per esempio ideologie o ciò che non è Vangelo, allora in questo modo il Vangelo lo si strumentalizza non lo si comprende. Quindi è un appello a vivere il Vangelo nella sua integralità, nella sua purezza.

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    Deepavali. P. Ayuso: cristiani e indù impegnati a promuovere relazioni di pace e amicizia

    ◊   Termina oggi in India il Deepavali, la festa delle luci, che simboleggia per gli indù la vittoria della luce sulle tenebre e del bene sul male. Il tema del Messaggio, per l'occasione, del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso è la promozione delle relazioni di amicizia e solidarietà tra cristiani e indù. Al microfono di Elvira Ragosta, la riflessione di padre Miguel Ayuso, segretario del dicastero per il Dialogo Interreligioso:

    D. - Potrebbe spiegare il significato della festa di Deepavali?

    R. - Prima di tutto vorrei augurare, anche da parte del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, a tutti i nostri fratelli e sorelle indù sparsi nel mondo, un felice Deepavali. Auguro loro ogni gioia e pace. Il “Deepavali” conosciuto anche come “Diwali” nella sua forma abbreviata, è la festa delle luci. Questa festa simboleggia la vittoria del bene sul male, della luce sulle tenebre e della verità sulla menzogna. La luce, come è noto, è un simbolo universale che trova riscontro non solo fra gli aderenti alle varie religioni ma anche fra coloro che non appartengono ad alcuna religione. La festa, quindi, esorta tutti noi – cristiani, indù ed altri – a percorrere la via della luce, della bontà e della verità.

    D. - Il tema del Messaggio di quest’anno è "Cristiani e Indù: promuovere le relazioni umane con l’amicizia e la solidarietà". C’è una ragione specifica per questa scelta?

    R. - Nella vita quotidiana sono proprio le relazioni umane che contano. La nostra maniera di porci in relazione con le altre persone, a prescindere da ciò che sono o dalla loro appartenenza, determina la qualità ed il successo delle nostre vite. La presenza di relazioni armoniose in famiglia, in comunità e nella società contribuisce in gran parte al benessere dell’umanità intera. Mentre la sua mancanza genera conflitti, tensioni e caos come testimonia l’attuale mondo globalizzato che oltre alle tante cose positive alle quali ha dato inizio, ha anche ulteriormente fatto crescere nelle masse tendenze materialistiche ed individualistiche. Si è anche evidenziata, da parte di alcuni, una tendenza al ribasso che disprezza quei valori e quei principi, sperimentati dal tempo, che tengono unite le famiglie e le comunità. Ne consegue una crescente mancanza di pace e di unità nelle famiglie e nelle comunità che colpisce anche la pace e la sicurezza mondiale. In tal senso, proprio per opporsi a questo scenario, la scelta di questo tema è stata giudicata opportuna e puntuale.

    D. - Che cosa suggerisce il Messaggio per superare queste lacune?

    R. - Il Messaggio ricorda a tutti noi che apparteniamo all’unica famiglia umana e perciò siamo interconnessi ed interdipendenti. Il bene di questa famiglia umana dipende in larga misura dalle relazioni armoniose che stabiliamo con gli altri e che possono essere costruite solo se noi rispettiamo l’innata dignità umana, i diritti fondamentali le credenze e le pratiche altrui comprese quelle di chi è diverso da noi. Il Messaggio incoraggia quindi la promozione dell’amicizia e della solidarietà nella fiducia e nel rispetto verso le persone in generale ed in particolare fra cristiani e indù. Citando Papa Francesco invita ad entrare in un “dialogo di amicizia”, a coltivare “una cultura di relazione” e “una cultura della solidarietà” per la pace e la prosperità del mondo.

    D. - Oltre questo Messaggio, in quale altro modo il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso è impegnato nella promozione del dialogo dell’amicizia con gli indù?

    R. - Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha come mandato la responsabilità di promuovere il dialogo con i seguaci delle altre religioni, ma per la sua attuazione a livello di base conta ovviamente sull’opera delle Chiese locali. Rispetto agli indù le Chiese in India e in altri Paesi dove ce ne è una significativa presenza sono state molto impegnate nel promuovere il dialogo con loro. Ma a seconda delle situazioni il Consiglio si unisce alla Chiesa locale per sostenerle nel loro dialogo volto ad incrementare amicizia e collaborazione con gli indù per il bene comune. Tra le più importanti iniziative di dialogo, solo per citare le ultime, ricordo due visite in India del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Dicastero, quella del 2009 a Mumbai dove ha incontrato alcuni tra i più importanti leader religiosi indù, e poi quella del 2011 a Pune, per partecipare ad un colloquio indu-cristiano di tre giorni. Infine quest’anno a Londra nel mese di giugno dove ha partecipato ad un seminario indu-cristiano. Tutti questi incontri sono stati molto utili, hanno aiutato a fugare pregiudizi negativi ed hanno fatto sì che i partecipanti potessero migliorare la reciproca conoscenza delle loro religioni.

    D. - Infine, che cosa vorrebbe dire ai nostri ascoltatori?

    R. - Fin dall’inizio del Suo Pontificato, Papa Francesco ha esortato ciascuno di noi ad impegnarsi nel dialogo dell’amicizia con tutti. Egli ha spesso sottolineato la necessità di far crescere “una cultura della solidarietà” così che ognuno si senta rispettato, accettato e tenuto in considerazione. Anche se il nostro contributo in tal senso fosse anche minimo, ciò farà comunque una grande differenza per il cammino del mondo verso la pace ed il progresso.

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    Oggi in Primo Piano



    Due stragi in Nigeria con decine di morti: islamisti attaccano corteo nuziale, ressa davanti a una chiesa

    ◊   Due stragi hanno insanguinato la Nigeria nelle ultime ore: sono oltre 30 le vittime dell’attacco portato oggi da uomini armati, forse del movimento islamista "Boko Haram", contro un corteo nuziale nel Nord-Est del Paese. La ressa al termine di una celebrazione nei pressi di una chiesa cattolica ha invece portato alla morte di almeno 24 persone nel Sud-Ovest. Il servizio di Davide Maggiore:

    Secondo alcuni testimoni c’è anche lo sposo tra le vittime dell’attacco contro il corteo nuziale che si stava dirigendo verso la città di Maiduguri, capitale dello Stato settentrionale di Borno e roccaforte dei guerriglieri islamisti di "Boko Haram". Il convoglio, contro cui gli assalitori hanno aperto il fuoco, aveva lasciato poco prima il vicino Stato di Adamawa, un’altra delle aree colpite, in passato, dagli attacchi degli estremisti. All’altra estremità del Paese, nello Stato Sud-orientale di Anambra, non è ancora chiaro cosa abbia provocato il panico tra la folla che, nei pressi della Chiesa cattolica di San Domenico, partecipava alla veglia organizzata per la festa di Tutti i Santi: alcune ricostruzioni parlano del falso allarme per un incendio, altre di una lite iniziata per motivi di politica locale. Secondo alcuni superstiti la celebrazione era molto più affollata di quanto il luogo avrebbe permesso: diverse fonti di stampa parlano addirittura di 100 mila persone presenti nelle vicinanze della chiesa. Il governatore dello Stato di Anambra, arrivato sul luogo della tragedia, ha annunciato un’inchiesta sui fatti.

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    Kosovo: in corso il voto per le municipali, tensioni nell’area di Mitrovica

    ◊   Urne aperte in Kosovo per le elezioni municipali: il voto si sta svolgendo sia al Sud, abitato dalla maggioranza albanese, sia nelle aree settentrionali dove si concentra la minoranza serba, che per la prima volta eleggerà municipalità autonome. E proprio al Nord, nella zona di Mitrovica, l’atmosfera resta tesa, dopo che negli scorsi giorni alcuni gruppi avevano chiesto il boicottaggio del voto. Il servizio dal Kosovo di Giuseppe Nigro:

    Ancora tensioni a Mitrovica dove gruppi di attivisti, con addosso magliette nere, con scritte in cirillico, contro le elezioni, stanno allontanando la gente dai seggi. L’ennesima intimidazione, dopo l’aggressione a Krstmir Pantic, il candidato serbo alla carica di sindaco. Nell’area intorno alla città vive un terzo dei 120 mila serbi kosovari. Qui, fino a settembre, un sistema di istituzioni parallele ha continuato a gestire educazione, sanità e servizi pubblici, come se la proclamazione di indipendenza dalla Serbia del 2008 non fosse mai avvenuta. Oggi Belgrado invita a partecipare attivamente alle elezioni, sostenendo la lista unica della comunità serba, per accelerare i suoi negoziati di adesione all’Unione Europea. Un gesto che, però, molti serbi kosovari interpretano come un segnale di abbandono. Una loro partecipazione al voto nell’ordine del 15 per cento darebbe l’attesa legittimità popolare alle nuove istituzioni, ma in questo clima è un obiettivo ancora molto incerto. Nel resto del Paese invece le elezioni si stanno svolgendo in assoluta normalità, sotto la supervisione della polizia locale, sostenuta dalla missione europea "Eulex", dai militari della Kfor e da un gruppo di osservatori dell’Unione Europea. Il presule locale, mons. Döde Gjiergji, ha invitato tutti i cattolici a fare il loro dovere di cittadini, partecipando liberamente al voto; un voto dalla cui riuscita dipende la riconciliazione del Paese.

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    Migliorare la vita dei villaggi africani: l'impegno del "Progetto Marco"

    ◊   Nelle parti più povere dell’Africa subsahariana avere la luce in casa o bere acqua pulita è un privilegio. Ed è proprio in questi luoghi che opera "Progetto Marco", associazione senza scopo di lucro, che ha come obiettivo quello di migliorare le condizioni di vita nei villaggi locali. In Congo, ad esempio, il sodalizio sta portando avanti un’iniziativa ambiziosa. Di cosa si tratta lo spiega Salvatore Spinosa, presidente dell’associazione, al microfono di Maria Cristina Montagnaro:

    R. – In questi giorni stiamo finanziando 10 pozzi a sorgente in Congo. Ma questo è solo l’ultimo progetto che stiamo realizzando: abbiamo già fatto tante altre cose, tra cui un centro medico, altri pozzi, scuole… In questi giorni, siamo anche presenti con i nostri volontari in Malawi e in Ghana per dare autonomia – autonomia! – a questa povera gente, che ci chiede proprio questo: ci chiede di essere aiutati a ripartire.

    D. – Forse quello che è più necessario in queste zone sono piccoli interventi rispetto a dei grandi progetti…

    R. – Esattamente! Questo è un po’ il nostro motto. Noi abbiamo scoperto, dopo anni di esperienza, che l’Africa – così come il Sud America e l’Asia, il cosiddetto “terzo mondo” - non ha bisogno di pochi mega progetti: questi non hanno dato gli effetti desiderati. Questi Paesi hanno bisogno di tantissimi piccoli progetti gestiti bene. Abbiamo finanziato 250 pozzi d’acqua, perché l’acqua è la priorità delle priorità. Ebbene, laddove c’è acqua, scuola e piccole realtà artigianali – perché oltretutto facciamo anche sartoria e così via – questa gente è molto, molto capace poi a sapersi gestire. E abbiamo visto che i risultati vengono.

    D. – Quello di cui più hanno bisogno queste popolazioni in Malawi come in Congo e in Ghana è l’acqua per non soffrire più la sete. Come operate?

    R. – Noi finanziamo delle ditte locali che fanno i pozzi sia a mano come in Ghana, in Camerun o in Congo, sia con la trivella come in Malawi.

    D. – Nel sottosuolo si trova l’acqua?

    R. – L’acqua è in tutto il mondo! Il mondo nostro, la nostra terra, il nostro pianeta è composto da tre quarti di acqua. Quindi tutti i sottosuoli, di qualsiasi parte del mondo, contengono acqua. E’ evidente che in alcune parti vicino al mare o vicino al lago l’acqua si può trovare a 20 metri; mentre in altre, come in Malawi, noi che siamo sulle montagne la troviamo a 50-60 metri; in Congo come in Ghana o come in Camerun, scavando nelle foreste, a 30 metri si trova l’acqua. L’acqua c’è in tutte le parti del mondo: basta pagare, basta scavare e c’è acqua pulita e abbondante, che risolve il problema sia sanitario che relativo all’agricoltura, dando quindi una certa dignità a tutto il "popolo dei poveri", che ci sta chiedendo di essere difeso.

    D. – Come finanziati i vostri interventi?

    R. – Praticamente noi trasformiamo la solidarietà del popolo italiano in progetti concreti. Tutti questi progetti li mettiamo in visione, a tutti coloro che vogliono vederli, attraverso la pubblicazione sul nostro sito www.progettomarco.it.

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    L'Ospedale "Bambino Gesù" lancia l'allarme sull'anoressia infantile

    ◊   Il dramma dell’anoressia e più in generale dei disturbi alimentari, con conseguente sofferenza psichica, non risparmia i più piccoli. Aumentano, infatti, i casi di bambine, ma anche di bambini - tra gli 8 e gli 11 anni - che soffrono di questo male oscuro e che spesso sono talmente gravi da richiedere il ricovero ospedaliero. Su questo preoccupante fenomeno, Cecilia Sabelli ha intervistato il prof. Stefano Vicari, responsabile dell’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale "Bambino Gesù" di Roma e autore del libro “L’insalata sotto il cuscino”, dove sono raccolte alcune testimonianze di pazienti affetti da questi disturbi:

    R. – Dal nostro osservatorio quello che vediamo è che arrivano sempre più bambini preadolescenti, mentre un tempo arrivavano bambine di 13, 14 anni, prevalentemente. Adesso abbiamo bambini di 9 e 10 anni ed anche maschi. Quindi, si sta abbassando l’età e si sta diffondendo anche al sesso maschile. Il sesso femminile rimane prevalente, ma cominciano a esserci anche molti maschi.

    D. – Quanti sono i casi di piccoli affetti da disturbi alimentari, seguiti ogni anno dal suo reparto?

    R. – Seguiamo in totale, fra bambini ma anche adolescenti, circa 300 casi l’anno. I bambini per fortuna sono la minoranza. Ad occhio, le potrei dire che sono circa il 10 per cento di questa popolazione.

    D. – Quali sono le cause di questi disturbi in età precoce? I modelli proposti da moda e televisione possono influenzare anche i bambini oltre agli adolescenti?

    R. – Parliamo di un disturbo psichiatrico. Ogni disturbo psichiatrico ha una componente biologica, che è legata alla vulnerabilità che il cervello di questi bambini ha e ad aspetti ambientali di cui fanno certamente parte le mode e i modelli culturali, tanto che nei Paesi industriali l’anoressia è molto più frequente che non nei Paesi a basso impatto industriale.

    D. – Come può un genitore individuare nel proprio figlio i sintomi di un disturbo come l’anoressia?

    R. – L’anoressia è un disturbo in cui la perdita di peso è marcata e netta e legata ad una restrizione forte dell’alimentazione. Si tratta di bambini che cominciano a non mangiare o a mangiare molto poco e sono ossessionati dal diventare grassi, dall’essere grassi, dal vedersi grassi. O mangiano meno, dunque, o consumano molte energie. Fanno, ad esempio, un’attività fisica esasperata proprio per ridurre al massimo la disponibilità di calorie. Il comportamento marcato drammaticamente nei propri figli deve indurre i genitori a tollerare poco l’idea che essi siano semplicemente attenti al loro aspetto fisico. In realtà, se c’è una particolare ossessione rispetto alle caratteristiche fisiche, a come appaiono, questo è un elemento che deve far preoccupare.

    D. – Esiste però una via d’uscita per i bambini colpiti da questi disturbi?

    R. – Queste forme precoci spesso hanno un’evoluzione più positiva. L’anoressia in generale ha una tendenza ad una positività: circa il 60, 70 per cento va incontro ad una guarigione stabile o stabile con alcune ricadute periodiche. Soltanto una quota intorno al 30 per cento tende a cronicizzare. Nei bambini e negli adolescenti, dal nostro osservatorio, l’evoluzione è positiva.

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    Canova e la fede. Gli ultimi lavori dello scultore in mostra a Milano

    ◊   Sei bassorilievi in gesso, di recente restauro, insieme a sette disegni preparatori: sono il cuore della mostra “Canova. L'ultimo capolavoro. Le metope del tempio”, allestita - fino al 6 gennaio - presso le Gallerie d'Italia di Piazza Scala a Milano e destinata a trasferirsi all'inizio del 2014 al Metropolitan Museum of Art di New York. Si tratta degli ultimi lavori del grande artista, protagonista del neoclassicismo, morto nel 1822. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Un inatteso ritrovamento nelle gallerie dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia: 6 bassorilievi in gesso, identificati come modelli originali realizzati da Antonio Canova per le metope marmoree del tempio di Possagno, sua città natale. La linearità pura, essenziale delle figure di profilo disegna elegantemente soggetti biblici vetero e neotestamentari, inediti per lo scultore neoclassico, famoso per i suoi soggetti mitologici. E’ l’ultimo Canova, testimone della fine degli impeti della Rivoluzione francese e dell’ateismo illuminista. Dalle opere emerge l’ancora poco studiato rapporto tra lo scultore e la fede. Il curatore Ferdinando Mazzocca:

    “La sua idea è che la Chiesa dovesse un po’ spogliarsi dei suoi orpelli e ritornare a un sentimento religioso più profondo. Quella di Canova è una fede tormentata, come rivela un po’ anche queste opere”.

    Il confronto tra le metope e la precedente fase neoclassica è offerto al visitatore dalla presenza in mostra di alcune opere di soggetto mitologico. Rilevanti le differenze stilistiche. Ancora Mazzocca:

    “Mentre nei bassorilievi precedenti Canova si era ispirato a delle fonti classiche e ai vasi greci, invece, in questo caso è un Canova che guarda la scultura del Medio Evo, del primo Rinascimento, che proprio in quegli anni dell’Ottocento veniva riscoperta”.

    A corredare l’esposizione sette disegni preparatori: fogli solcati da linee contorte e veloci, non accademiche, espressione della prima idea dell’artista…

    “Come entrare nella mente, nell’immaginazione dell’artista”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Egitto: Kerry al Cairo alla vigilia del processo contro Morsi

    ◊   Il segretario di Stato Usa, John Kerry è in visita al Cairo, per la prima volta dalla deposizione, a luglio scorso, dell’allora presidente egiziano Mohamed Morsi. La relazione tra i due Paesi, ha dichiarato Kerry, resta “vitale” malgrado la sospensione di “parte degli aiuti” statunitensi al Paese nordafricano. Kerry, che ha incontrato il ministro degli Esteri egiziano, ha poi assicurato il sostegno degli Stati Uniti alla transizione in corso in Egitto. “Non è un mistero che questi sono stati anni difficili e turbolenti”, ha detto il segretario di stato Usa, lodando la “determinazione” del popolo egiziano e invocando “elezioni libere ed eque” al termine della transizione. La visita di Kerry – che lasciato il Cairo andrà anche in Giordania, Israele ed Arabia Saudita – arriva alla vigilia dell’inizio del processo a Mohamed Morsi, la cui famiglia ha fatto sapere di non riconoscere la legittimità del tribunale, e di non voler essere presente alle udienze. (D.M.)

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    Mali: Hollande convoca riunione d'emergenza dopo l'omicidio dei reporter francesi

    ◊   Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato “fermamente” il rapimento e l’uccisione di due giornalisti di Radio France Internationale avvenuta ieri in Mali. L’Onu, inoltre ha chiesto alle autorità del Paese africano di indagare “rapidamente” sull’accaduto e “condurre davanti alla giustizia” i responsabili della morte dei due inviati, Claude Verlon e Ghislaine Dupont. “Indignazione” per un “atto odioso” è stata espressa dal presidente francese Hollande, che questa mattina ha convocato una riunione d’emergenza all’Eliseo, a cui partecipano il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, e quello della Giustizia, Christiane Taubira, in quanto la magistratura di Parigi ha aperto un’inchiesta sul sequestro e l’uccisione dei due giornalisti. Hollande aveva chiesto già ieri la collaborazione dell’Onu e delle autorità maliane per ricostruire i fatti. Il governo di Bamako, da parte sua, in una nota ha definito questo duplice omicidio, avvenuto nei pressi della città settentrionale di Kidal “atto barbaro e vigliacco”, ribadendo il suo impegno nella lotta ai gruppi criminali e ai terrioristi di matrice islamica che ancora agiscono nel Nord del Paese. (D.M.)

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    Iran: Khamenei attacca nuovamente Israele e Stati Uniti

    ◊   In Iran dura presa di posizione della guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, sui negoziati per il nucleare e contro il governo israeliano. Sul nucleare, l’ayatollah si è detto “non ottimista” per le trattative con il gruppo dei 5+1, che riprenderanno tra pochi giorni a Ginevra. Nessuno, ha poi specificato l’ayatollah, parlando a un gruppo di studenti, “dovrebbe indebolire” i diplomatici incaricati del negoziato, che non sono “in cerca di compromessi”. La guida suprema è anche tornata ad attaccare Israele, da lui definito un “regime illegittimo”, e gli Stati Uniti: l’Iran, ha detto, non deve fidarsi “del nemico che sorride”. Nelle stesse ore, da Gerusalemme, il premier israeliano Netanyahu ha invitato a “mantenere la pressione” sull’Iran, pur riconoscendo alcuni “cambiamenti nell’opinione pubblica” del Paese. (D.M.)

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    Kivu: continua l'offensiva dell'esercito, i ribelli di M23 pronti a cessare le ostilità

    ◊   Nella Repubblica Democratica del Congo, il leader del movimento ribelle M23, attivo nella regione orientale del Kivu, ha chiesto a tutti i miliziani del gruppo “la cessazione immediata delle ostilità”. Secondo, il comunicato firmato da Bertrand Bisimwa, presidente del braccio politico del movimento, la richiesta è stata fatta per “permettere il proseguimento” delle trattative in corso con il governo di Kinshasa. Il documento, però, arriva dopo un’offensiva che ha permesso alle forze armate congolesi di riconquistare le principali località in mano alla ribellione. Nelle scorse ore l’esercito aveva inoltre lanciato un attacco contro le ultime sacche di resistenza di M23. I combattenti si erano attestati sulle colline a un’ottantina di chilometri dalla capitale regionale Goma. (D.M.)

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    L'eredità del Vaticano II al centro dell'assemblea dei Superiori maggiori italiani

    ◊   “Il Concilio Vaticano II e la vita religiosa, fedeltà e rinnovamento”: è il tema scelto quest’anno per la 53.ma assemblea generale della Cism, la Conferenza italiana dei superiori maggiori degli istituti religiosi e delle società di vita apostolica maschili. L’incontro, che inizierà domani ad Abano Terme, si avvicinerà al tema del rinnovamento intendendolo come “discernimento dei segni dei tempi praticato dalla Gaudium et Spes” e a quello della fedeltà vista come “ritorno alle fonti, ai rispettivi carismi”, riferisce Avvenire. Ad aprire l’assemblea saranno gli interventi del presidente del Cism, padre Luigi Gaetani, carmelitano e del segretario, padre Fidenzio Volpi, cappuccino. L’eredità del Concilio Vaticano II, soprattutto alla luce delle sue quattro Costituzioni apostoliche, sarà al centro di molte relazioni, così come l’esame delle problematiche che gli ordini religiosi devono affrontale oggi in Italia. Giovedì è previsto l’intervento dell’arcivescovo Adriano Bernardini, nunzio apostolico in Italia, mentre venerdì, nella giornata conclusiva dell’assemblea, sarà presente l’arcivescovo José Luis Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. (D.M.)

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    A Roma, concerto dei Cori del Patriarcato di Mosca e della Cappella Sistina

    ◊   Le antiche tradizioni della musica sacra russa e della polifonia della scuola romana si troveranno riunite nel concerto di oggi, alle ore 21 nella Basilica di Santa Maria Maggiore, per il terzo concerto della XII edizione del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra. Protagonisti, sottolinea l’agenzia Sir, il Coro Sinodale del Patriarcato di Mosca, una delle più antiche e prestigiose formazioni corali russe, fondato a Mosca nel 1721, oggi diretto da Alexsej Puzakov, e quello della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” diretto da Massimo Palombella. “Un concerto - spiegano i promotori - che prosegue nel desiderio di creare un dialogo ecumenico attraverso lo splendore delle diverse tradizioni di musica sacra e per la liturgia”. La suggestiva serata, ospitata in uno dei templi mariani più belli del mondo, si apre con un Te Deum di Dmitri Bortnjanskij (1751-1825), procede poi con canti gregoriani e della polifonia classica romana, terminando con una serie di rarissime composizioni polifoniche russe dell’Ottocento e Novecento, alcune scritte anche da Èajkovskij e Rachmaninov. Il concerto – conclude l’agenzia Sir - è realizzato con il patrocinio della Fondazione "Centro per lo sviluppo dei rapporti Italia-Russia". (A.G.)

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    Dal Belgio alla Terra Santa in bicicletta per donare fondi agli orfani di Betlemme

    ◊   Dopo più di 4.600 miglia percorse ed oltre tre mesi di viaggio in bicicletta, sette pellegrini belgi della chiesa capitolare dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme di Bruxelles sono giunti in Terra Santa. Ricevuti al Patriarcato latino, hanno offerto le donazioni raccolte lungo il loro percorso, 77 mila euro, all’orfanotrofio di Betlemme. L’iniziativa, riferisce il portale del Patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org, è nata dall’idea di Daniel van Steenberghe che insieme alla Luogotenenza belga dell’Ordine del Santo Sepolcro ha organizzato l’eccezionale pellegrinaggio. Il patriarca Fouad Twal ha notato che il pellegrinaggio non ha soltanto offerto un approccio unico e personale, ma è anche stato un esempio per quanti vogliono aiutare la Terra Santa e le istituzioni cristiane in particolare. I ciclisti sono stati accolti da mons. William Shomali, vicario patriarcale, dal Console Generale del Belgio, Bruno Jans e da suor Elisabeth Noirot, che gestisce l’orfanotrofio di Betlemme. Mons. Shomali ha sottolineato i meriti eccezionali dei pellegrini - di età compresa fra i 61 e i 72 anni - che hanno osato oltre i propri limiti per i più poveri della Terra Santa. (T.C.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 307

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