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Sommario del 31/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: pace per il mondo intero, lasciamoci trasformare dall’amore di Cristo Risorto
  • Il Papa alla Veglia Pasquale: non chiudiamoci alla novità che Dio porta nella nostra vita
  • Oggi in Primo Piano

  • Pasqua in Terra Santa. Il Patriarca Twal: Dio ha aperto un cammino in mezzo alla nostra sofferenza
  • Buenos Aires celebra la Pasqua con Papa Francesco nel cuore
  • Pasqua nel mondo, sperando la pace: la testimonianza di don Renato Sacco
  • Mons. Vitillo: Papa Francesco ci esorta a non discriminare i malati di Aids
  • Una missionaria peruviana: sentiamo che Papa Francesco è la voce dei poveri
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Pasqua in Iraq: grande participazione dei fedeli alle celebrazioni
  • Conflitto in Siria: massiccio esodo di civili da Aleppo
  • Kenya: situazione calma dopo gli scontri degli ultimi giorni
  • Mali: scontri tra esercito e ribelli a Timbuktù, almeno due morti
  • Lampedusa: due morti negli sbarchi, il dolore dell'Organizzazione per le migrazioni
  • Il card. Bagnasco: Cristo ha vinto il male, l’egoismo è menzogna
  • Guinea Bissau: emergenza alimentare per 300 mila persone
  • Brasile: allarme Onu su popolazione carceraria
  • Elezioni Zimbabwe: nasce l’osservatorio delle Chiese per la pace
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: pace per il mondo intero, lasciamoci trasformare dall’amore di Cristo Risorto

    ◊   “Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio”. Nella sua prima Pasqua da vescovo di Roma, Papa Francesco ha esortato tutti a lasciarsi amare da Cristo Risorto. Il Santo Padre ha celebrato la Messa pasquale in una Piazza San Pietro gremita di fedeli. Oltre 250 mila le persone che hanno riempito, oltre la piazza, buona parte di via della Conciliazione. Dopo la celebrazione, Papa Francesco si è affacciato dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana per il Messaggio Pasquale e la Benedizione “Urbi et Orbi”. “Pace per il mondo intero”, è stata la sua invocazione, il Signore faccia fiorire i deserti che sono nei nostri cuori. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Cristo è risorto”. In Piazza San Pietro risuona l’annuncio di gioia che cambia la storia. Papa Francesco celebra la sua prima Messa di Pasqua davanti a una moltitudine di fedeli. I canti, il suono delle campane e il meraviglioso addobbo floreale sul sagrato raccontano la gioia di questo giorno. E perfino il sole squarcia con i suoi raggi le nuvole che si addensano sopra la Basilica vaticana. Ma quello che colpisce è il silenzio dei fedeli in preghiera, dopo il Vangelo. Si rivive l’intenso raccoglimento dell’orazione silenziosa che il vescovo di Roma aveva chiesto al suo popolo la sera dell’elezione alla Cattedra di Pietro. Sono passate meno di tre settimane dal 13 marzo scorso: Papa Francesco, dopo il Regina Caeli, torna ad affacciarsi dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro per la Benedizione “Urbi et Orbi” e il Messaggio Pasquale. Il Santo Padre parla al cuore degli uomini. E’ il cuore infatti la vera meta dell’annuncio della Risurrezione di Cristo:

    “…perché è lì che Dio vuole seminare questa Buona Notizia: Gesù è risorto, c’è speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericordia! Sempre vince la misericordia di Dio.”

    Il Papa si augura, dunque, che l’annuncio della Risurrezione di Cristo giunga in ogni casa, specie dove c’è più sofferenza. Ma cosa significa oggi che Cristo è risorto? Significa, afferma il Papa, che l’amore di Dio “è più forte del male e della stessa morte”, significa che l’amore di Dio può “far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore”:

    “Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite”.

    Ecco allora che cos’è la Pasqua, sottolinea il Papa: “E’ l’esodo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male alla libertà dell’amore, del bene”, perché “Dio é vita”. Ecco allora l’invito che il Papa rivolge a tutti: “Accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo”:

    “Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire il creato e far fiorire la giustizia e la pace”.

    Papa Francesco chiede a Gesù Risorto di trasformare la morte in vita, “mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace”. Pace per il mondo intero:

    “Pace per il Medio Oriente, in particolare tra Israeliani e Palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinché riprendano con coraggio e disponibilità i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo”.

    Pace per l’Iraq, implora il Papa, e pace “per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi che attendono aiuto e consolazione”:

    “Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?”

    Pace per l’Africa, insanguinata da numerosi conflitti. Papa Francesco ricorda il Mali, la Nigeria dove “non cessano gli attentati” che minacciano la vita di tanti innocenti e bambini, tenuti in ostaggio dai terroristi. E ancora pace per il Congo e la Repubblica Centrafricana dove, dice con amarezza, “molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura”. Il pensiero del Papa va poi all’Asia, alla tensione nella Penisola Coreana e prega affinché “si superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione”:

    “Pace a tutto il mondo, ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo... (applausi). Pace a tutto il mondo, dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali! Pace a questa nostra Terra!”

    Il Papa ha, quindi, rinnovato il suo augurio di Buona Pasqua, chiedendo di portare la gioia di Cristo Risorto a tutti, specie ai più bisognosi:

    “Buona Pasqua (…) a tutti ripeto con affetto: Cristo risorto guidi tutti voi e l’intera umanità su sentieri di giustizia, di amore e di pace”.

    Prima della Benedizione “Urbi et Orbi”, Papa Francesco aveva girato più volte sulla sua jeep in Piazza San Pietro per salutare quanti più fedeli possibili. Tanti i bambini che il Santo Padre ha baciato e benedetto. Commuovente l’abbraccio prolungato che Papa Francesco ha dato ad un giovane disabile. Anche questa è la gioia che porta Cristo Risorto!


    Dunque, una folla gioiosa ha partecipato alla prima Messa pasquale di Papa Francesco. In Piazza San Pietro, Roberta Barbi ha raccolto la testimonianza dei fedeli che raccontano la gioia di essere assieme al Papa in questa giornata di festa:

    R. – La Chiesa è sempre stata forte, ma spero che diventi ancora più forte nella sua semplicità.

    R. – Sicuramente un Pasqua di rinnovamento, di ritrovata fratellanza; un auspicio di grande misericordia per tutti.

    R. – E' bella la vicinanza con questo Papa così buono, dolce, presente verso tutti …

    D. – Come si fa a testimoniare la fede in questo mondo?

    R. – Essendo buoni con il prossimo cercando di aiutare chi è un po’ più in difficoltà …

    R. – È una Pasqua un po’ speciale: una Pasqua di pace e di serenità e tranquillità. Ci rende tutti un po’ più emozionati, un po’ più buoni … Ce lo auguriamo …

    D. – Un messaggio di pace, quello di Papa Francesco, oggi, che ci invita a lasciarci inondare dall’amore di Cristo …

    R. – Ci fa pensare alla fede vera della cristianità, pensare che Cristo è Risorto e che in quel giorno è successo qualcosa che ha cambiato la storia …

    R. – Ci dice che dobbiamo aprire i cuori a Cristo, perché l’unica via per arrivare a Dio e alla salvezza è Gesù. Gesù è il ponte. Accettiamo Gesù nella nostra vita, leggiamo i Vangeli, mettiamo in pratica la parola di Cristo e Cristo ci darà il premio, che è la Salvezza!

    D. – Se potessi salutarlo, cosa gli diresti? (Rispondono dei bambini)

    R. – Io gli direi grazie di tutto, gli direi grazie …

    R. – Sono contento di vedere per la prima volta il Papa dal vivo, non in televisione. Ciao, Papa!

    R. – Ciao, Papa!

    R. - Ciao Papa! …

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    Il Papa alla Veglia Pasquale: non chiudiamoci alla novità che Dio porta nella nostra vita

    ◊   La Risurrezione del Signore ci permetta di accogliere senza paura le sorprese di Dio. Non abbiate paura delle novità! Non abbiate paura di affidarvi a Gesù! E’ quanto Papa Francesco ha chiesto ai fedeli nella sua omelia, nella Veglia Pasquale - ieri sera in San Pietro - aperta dalla benedizione del fuoco e dalla preparazione del cero pasquale, nell’atrio della Basilica. Durante la celebrazione, il Papa ha amministrato i Sacramenti di Battesimo, Cresima e Prima Comunione a quattro catecumeni, tutti uomini, provenienti da Italia, Albania, Russia e Stati Uniti d’America. E stamani, il Papa ha ribadito il pensiero della sua omelia su Twitter. “Accetta Gesù Risorto nella tua vita. Anche se sei stato lontano – si legge sull’account @Pontifex - fa’ un piccolo passo verso di Lui: ti sta aspettando a braccia aperte”. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Nella Basilica di San Pietro, il buio del dolore per la morte di Gesù viene squarciato dalla luce del cero pasquale, i fedeli accendono le loro candele, la navata si illumina, le tenebre del mondo sono sconfitte, e il canto dell’Exultet annuncia il Cristo Risorto. Ha inizio la “madre di tutte le veglie”. Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo: è l’immagine delle tre donne del Vangelo della Veglia Pasquale che Papa Francesco ci ripropone nella sua omelia. Il “gesto di compassione, di affetto, di amore”, il recarsi al Sepolcro per ungere con gli aromi il corpo di Gesù, che con la sua morte le aveva lasciate, testimonia il loro amore per Lui. La vista della pietra rimossa sconvolgerà la loro vita, l’assenza del corpo del Signore è una novità che le lascerà piene di domande. Ed è questo che capita anche a noi, spiega il Papa: guardare con dubbio alle novità che accadono “nel succedersi quotidiano dei fatti”. “La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede”.

    "Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio; abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre!".

    Il Papa ci chiede quindi di “non chiuderci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita!”:

    "Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela? Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui".

    Le tre donne trovano la tomba vuota, Gesù non c’è, i due angeli ne annunciano la Risurrezione, le invitano a non cercare “tra i morti colui che è vivo”. Il gesto di recarsi al sepolcro – ci dice il Papa – “si trasforma in avvenimento, in un evento che cambia veramente la vita” delle donne e dell’intera umanità. Gesù è il Vivente, “non è più nel passato, ma vive nel presente ed è proiettato verso il futuro, è l’oggi eterno di Dio”. Ed è ecco la novità di Dio: “la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano”:

    "E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella e caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo!".

    E’ così che Papa Francesco chiede di far entrare Gesù Risorto nella propria vita, di accoglierlo come amico con fiducia, perché Lui è la vita:

    "Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole".

    Il Vangelo della Veglia Pasquale ci spiega come l’annuncio della Risurrezione venga accolto con fede dalle donne, che superano ogni timore seguendo l’invito degli angeli “a fare memoria” dell’incontro con Gesù e delle sue parole quando era ancora in Galilea. Ecco quindi, continua il Papa, che “questo ricordare con amore l’esperienza con il Maestro conduce le donne a superare ogni timore e a portare l’annuncio della Risurrezione agli Apostoli e a tutti gli altri”.

    "Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita!".

    Ecco quindi l’auspicio che Papa Francesco, in conclusione, regala ai fedeli: con la sua Risurrezione il Signore “ci apra alla novità che trasforma, alle sorprese di Dio; ci renda uomini e donne capaci di fare memoria” della Sua opera; “ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo e operante in mezzo a noi; ci insegni ogni giorno a non cercare tra i morti colui che è vivo”.

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    Oggi in Primo Piano



    Pasqua in Terra Santa. Il Patriarca Twal: Dio ha aperto un cammino in mezzo alla nostra sofferenza

    ◊   La Pasqua viene vissuta con particolare intensità nella terra di Gesù, dove è molto forte l’anelito di pace e speranza espresso oggi dal Papa all’“Urbi et Orbi”. Dalla Terra Santa, il servizio di Serena Picariello, del “Franciscan Media Center”:

    La Basilica del Santo Sepolcro è affollata di pellegrini, tutti gli occhi sono puntati verso la tomba vuota, di fronte alla quale si annuncia la vittoria di Cristo sulla morte. E’ la Pasqua di Gerusalemme. Mons. Fouad Twal, patriarca della Chiesa latina, presiede la Messa solenne sul luogo della Risurrezione. Al termine, la processione gira cantando intorno al Sepolcro, e i Vangeli che ricordano gli eventi della Risurrezione vengono proclamati verso i quattro punti cardinali. La Buona Novella vuole raggiungere, dal luogo dove tutto accadde, ogni angolo del mondo.

    “Nel mattino di Pasqua, la speranza è senza limiti – ha detto il Patriarca nella sua omelia – le croci della nostra vita non sono sparite, ma Dio ha aperto un cammino in mezzo alla nostra sofferenza e vuole aprirlo ogni giorno”. Mons. Twal ha ricordato anche Papa Francesco, rinnovando a lui – come a tutti i pellegrini – l’invito a visitare la terra di Gesù. Da Gerusalemme, anche l’augurio del Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:

    “Il significato della Pasqua è sempre lo stesso ma sempre nuovo … Gesù che risorge, nasce a nuova vita e rinnova la vita di tutti noi. Il mio augurio è che nonostante le difficoltà e i problemi che attanagliano la vita di tutti, possiamo diventare persone rinnovate dall’amore di Dio”.

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    Buenos Aires celebra la Pasqua con Papa Francesco nel cuore

    ◊   L’arcidiocesi di Buenos Aires e tutta l’Argentina continuano a seguire con affetto e attenzione i primi giorni del Pontificato di Papa Francesco, già arcivescovo della capitale e primate della Chiesa argentina, in particolare durante i riti di questa Santa Pasqua. Da Buenos Aires, ci riferisce Francesca Ambrogetti:

    Tantissimi fedeli e tanto fervore anche nella Vigilia pasquale in Argentina: lo stessa partecipazione nella Via Crucis e nella Domenica delle Palme. A Buenos Aires, il centro delle celebrazioni è sempre la cattedrale nella storica Plaza de Majo. Molti dei partecipanti sono giunti da parrocchie periferiche, come accadeva negli anni scorsi, per assistere alla cerimonia guidati dal cardinale Bergoglio, ed hanno continuato a farlo, ora che è diventato Papa. E non è svanito il ricordo del messaggio dell’anno scorso, quando invitò i presenti a non avere paura della speranza: parole simili ripetute a Roma. Tra i fedeli, molti latinoamericani giunti nella capitale argentina per il lungo weekend della Settimana Santa, e anche nelle località turistiche, dove si sono recati in tanti.

    Da un sondaggio tra i parroci fatto da stampa e televisione, emerge lo stesso dato: l’affluenza dei fedeli è aumentata, ma in particolare si sono moltiplicate le confessioni. Centro della religiosità popolare che il cardinale Bergoglio ha sempre promosso, le piccole chiese dei tanti quartieri poveri – le "villas miserias" – che circondano la città, sono state forse le più gremite. Altro fenomeno che si ripete, gli alti indici di ascolto delle trasmissioni in diretta delle cerimonie in Vaticano: “Quando si sono accese tutte le luci della Basilica, abbiamo sentito che eravamo testimoni anche di un momento di grande illuminazione per la Chiesa”, ha commentato una telespettatrice argentina.

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    Pasqua nel mondo, sperando la pace: la testimonianza di don Renato Sacco

    ◊   Come sottolineato da Papa Francesco nel suo primo Messaggio Pasquale, tanti popoli vivono in questo periodo con un senso di angoscia, a causa delle tante guerre che insanguinano il mondo. Dalla Siria all’Iraq, dalla Nigeria al Pakistan, inoltre, sono tanti i Paesi in cui i cristiani sono spesso sotto attacco. Salvatore Sabatino ne ha parlato con don Renato Sacco, di Pax Christi:

    R. – Credo che proprio la Pasqua, festa della vita, del passaggio dalla morte alla vita, ci inviti a guardare a quelli che ancora rischiano di soccombere e prima di tutto a non dimenticare. Uno studio che riguarda l’anno 2011 ci dice che ci sono stati 388 conflitti: è stato l’anno che ha visto più conflitti, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Credo che allora la Pasqua 2013 debba essere proprio un impegno per tutti a rendere viva - direi anche sulle orme di Papa Francesco - la memoria di tutti quelli che in Siria e in tanti altri posti, soprattutto nei posti più dimenticati, non vivono la pace, ma la guerra. Io ho avuto l’occasione e la gioia di essere a Baghdad, quando è stato intronizzato il nuovo Patriarca. L’amico mons. Louis Sako ha incontrato anche il vescovo di Aleppo in Siria, mons. Audo, e mi diceva la fatica, la paura di tutte le persone, l’impoverimento della classe media, la fatica del comunicare, la fatica del far giungere le cose essenziali per la vita: il cibo, la corrente.

    D. – Anche il problema dell’emorragia di cristiani, che abbiamo visto essere un problema presente in questi Paesi...

    R. – Certo, l’ha ricordato proprio il Patriarca Sako a Papa Francesco e poco prima anche a Papa Benedetto. In questi dieci anni, dall’inizio del conflitto in Iraq, per esempio, metà dei cristiani ha lasciato il Paese per il Libano e alcuni per la Siria. Adesso si trovano a scegliere se tornare in Iraq, restare in Siria, andare da altre parti... Dalla Siria stessa ormai non si conta più il numero di tutti gli abitanti né tantomeno dei cristiani, che pagano un conto. E poi pensiamo alla Nigeria. E vorrei dire: quanta fatica vivere la pace, in questi giorni di Pasqua, proprio nella terra di Gesù, quella che noi chiamiamo la Terra Santa, la Palestina!

    D. – Non a caso le meditazioni della Via Crucis al Colosseo, quest’anno, sono state preparate proprio dai giovani del Medio Oriente, del Libano...

    R. – Credo sia stato un bel gesto per tutta la Chiesa. Io le ho utilizzate anche nelle mie parrocchie. Ricordare in questo mondo un Paese dimenticato, dar voce ai giovani del Libano, con dei riferimenti al testo sulla Chiesa in Medio Oriente, credo che sia un invito per tutti noi a vivere la Pasqua con gli occhi e il cuore aperto, come dice Papa Francesco, ed andare nelle periferie, perché le guerre dimenticate sono sicuramente in periferia.

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    Mons. Vitillo: Papa Francesco ci esorta a non discriminare i malati di Aids

    ◊   L'Associazione nazionale per la lotta all’Aids (Anlaids) è presente in questi giorni sul territorio italiano con circa 3 mila banchetti per sostenere le sue iniziative contro la pandemia. Un impegno, quello in favore delle persone sieropositive, che ha sempre contraddistinto l'azione pastorale dell'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio. Celebre l’immagine che lo ritrae inginocchiato, mentre bacia i piedi di un bambino malato di Aids. Isabella Piro ha raccolto la riflessione di mons. Robert Vitillo, consigliere speciale per l’Aids della Caritas Internationalis:

    R. - Sicuramente, come persona che lavora in questo campo ormai da venticinque anni, mi sono commosso nel vedere questa fotografia dell’allora cardinale Bergoglio, mentre lava e bacia i piedi di un bambino malato di Hiv.

    D. - Tra le linee-guida del Pontificato di Papa Francesco c’è proprio la vicinanza agli ultimi, agli esclusi, ai sofferenti. Qual è la sua riflessione, in proposito?

    R. – Sicuramente, la Caritas è molto felice non soltanto di queste linee-guida, ma anche della personalità del Papa: è una persona semplice, che dimostra la sua vicinanza ai poveri. E i poveri, nella visione della Caritas, includono anche le persone sofferenti a causa della malattia, specialmente coloro che sono affetti da Hiv/Aids, perché c’è ancora molta stigmatizzazione nei loro confronti, vengono rifiutati molto spesso. Noi dobbiamo, quindi, focalizzarci sulla loro dignità ed includerli nelle nostre comunità come Chiesa.

    D. – Qual è l’impegno della Caritas Internationalis nella lotta all’Aids?

    R. – La Caritas Interntationalis ha definito la lotta all’Aids come una delle sue priorità nel 1987. Attualmente, sono stati avviati programmi della Caritas in 116 Paesi del mondo. L’Africa sub sahariana è l’epicentro dell’Aids; ma anche nell’Europa dell’Est si riscontra un aumento delle infezioni da virus Hiv: ad esempio in alcuni Paesi come la Russia e l’Ucraina. Lo stesso dicasi per i Paesi dell’Asia centrale, in cui la maggior parte dei contagi avviene attraverso le siringhe usate da persone tossicodipendenti.

    D. – È importante ribadire un approccio globale alla lotta all’Aids: non si tratta solo di di una questione farmacologica, ma anche di educazione?

    R. - Sì, sicuramente e in questo campo credo che la Chiesa cattolica sia molto, molto forte perché non cerchiamo solo soluzioni tecniche, ma guardiamo alla dignità di tutta la persona, per tutta la sua vita: dal concepimento fino alla morte naturale. La soluzione per combattere l’Aids è la responsabilità, specialmente nella vita intima. Per questo, noi promuoviamo l’attività sessuale solo all’interno del matrimonio tra uomo e donna e in un matrimonio indissolubile e fedele da entrambe le parti. Molti scienziati e personalità ufficiali dei governi hanno focalizzato la loro attenzione solo sull’uso del preservativo, ma adesso molti di loro si sono resi conto che questa non è la soluzione del problema. Ci sono, poi, dei programmi molto validi sviluppati dalla Chiesa: ad esempio, il Catholic Relief Service, la Caritas americana, ha sviluppato un progetto chiamato “La Casa fedele” e che prevede incontri con coppie di coniugi per sviluppare e promuovere la fedeltà.

    D. – Mons. Vitillo, qual è il suo auspicio per il Pontificato di Papa Francesco?

    R. – Speriamo che la Chiesa segua questo nuovo Papa: non si tratta solo di ascoltarlo, ma anche di mettere in pratica, nella vita quotidiana, la sua vicinanza ai poveri.

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    Una missionaria peruviana: sentiamo che Papa Francesco è la voce dei poveri

    ◊   Una vita dedicata ai bambini più poveri del Perù. E’ la vocazione di suor Rosa Gutierrez, missionaria francescana della Santa Croce, impegnata ad Huaycán nella periferia est di Lima. Una missione che ora trova rinnovato vigore grazie a Papa Francesco, voce dei più poveri. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di suor Rosa Gutierrez:

    R. – Per me l'elezione è stato qualcosa che non si può descrivere: una gioia tanto profonda che è entrata nel nostro cuore. Sentiamo di avere un Papa che è la voce dei poveri, il suo cuore parla per i poveri.

    D. – In particolare, è un Papa che conosce bene non solo l’Argentina ma tutta l’America Latina…

    R. - Questo per noi latinoamericani è stata una festa! Lui è sempre nel nostro cuore, nella nostra preghiera.

    D. - Suor Rosa, come è nata la sua vocazione e qual è il suo impegno tra i poveri in Perù?

    R. – Avevo 16 anni quando sono andata alla casa delle missionarie di Madre Teresa di Calcutta e in mezzo a questa sofferenza che ho visto, ho voluto quasi correre via dalla paura ma poi, dopo, sono ritornata a servire i poveri, ad aiutare le suore e ho sperimentato una gioia immensa, fino a quando a un certo punto ho pregato davanti al Crocifisso e ho domandato: Signore, io ho dato tutti i miei soldi, il mio tempo, però che cosa posso fare di più? Una voce dentro al cuore mi rispose: Darò la mia vita! Ed io in quel momento ho detto: "Sì, Signore, darò la mia vita, si faccia in me la tua volontà". Quindi, sono ritornata a casa e ho detto alla mia mamma che mi sarei fatta suora missionaria.

    D. - Lei è impegnata per i bambini bisognosi del Perù. Adesso c’è anche un progetto, quello di una mensa, di che cosa si tratta?

    R. – Questa scelta di vivere in mezzo ai poveri ci fa sperimentare anche la loro sofferenza. Condividiamo con loro le carenze che hanno e quando tu ami qualcuno hai il desiderio di rispondere, di sollevarlo da questa sofferenza. Quindi, da noi è nato il desiderio di creare questa mensa per i bambini più poveri, specialmente nella nostra zona, dove i bambini soffrono di tubercolosi. Vorremmo poter dare loro da mangiare, con una colazione e un pranzo al giorno.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Pasqua in Iraq: grande participazione dei fedeli alle celebrazioni

    ◊   In Iraq, massiccia partecipazione dei fedeli nelle chiese di tutto il Paese per celebrare la Pasqua. Centinaia di persone si sono riunite nella Cattedrale caldea di San Giuseppe a Baghdad, tra consistenti misure di sicurezza. All’ingresso della struttura, forze dell’ordine e volontari hanno perquisito coloro che intendevano entrare. Controlli anche nelle strade limitrofe, nel timore di attentati contro la comunità cristiana che in passato è finita più volte nel mirino di gruppi estremisti islamici. Questi episodi terroristici hanno spinto centinaia di migliaia di cristiani a lasciare il Paese, nonostante gli sforzi delle autorità per garantire la sicurezza. Pur nella mancanza di statistiche ufficiali, si stima che dal 2003 – data dell’inizio delle operazioni militari internazionali – la comunità cristiana sia diminuita di almeno un terzo. (E. B.)

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    Conflitto in Siria: massiccio esodo di civili da Aleppo

    ◊   In Siria, civili in fuga da Aleppo a causa di intensi scontri in corso tra lealisti e ribelli in alcuni sobborghi nella zona Nord della città. L’Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce dell’esodo più massiccio di questi giorni, cominciato dopo che colpi di mortaio hanno distrutto diverse case. Intanto, i servizi segreti tedeschi avvertono che nel Paese cresce sempre di più l’influenza di terroristi legati ad Al Qaeda nell’ambito della lotta contro il presidente Assad. In particolare, i vertici dell’organizzazione di Berlino menzionano parecchie migliaia di combattenti che appartengono al gruppo Jebhat al-Nusra. (E. B.)

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    Kenya: situazione calma dopo gli scontri degli ultimi giorni

    ◊   Sembra tornata la calma in Kenya all’indomani delle tensioni a seguito dell’ufficializzazione della vittoria di Kenyatta alle presidenziali del 6 marzo. La giornata di ieri si è conclusa con un bilancio di morti nella zona occidentale del Paese dopo che la Corte suprema ha bocciato un ricorso del candidato sconfitto Odinga. I suoi sostenitori sono scesi in piazza contro la polizia provocando diversi incidenti. La Casa Bianca, complimentandosi con il neo presidente Kenyatta, ha esortato la popolazione ad accettare pacificamente i risultati della tornata elettorale. (E. B.)

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    Mali: scontri tra esercito e ribelli a Timbuktù, almeno due morti

    ◊   In Mali, almeno due estremisti islamici uccisi e quattro soldati feriti durante scontri con l’esercito locale nella città di Timbuctù. Gli scontri sono avvenuti oggi dopo l’attentato kamikaze ad un posto di blocco della città che, ieri, ha provocato il ferimento di un soldato. I militari sono alla ricerca di elementi jihadisti che si sarebbero infiltrati in città proprio in seguito all’attentato suicida, che è il secondo nel giro di una decina di giorni. Intanto da Parigi il ministro degli Esteri francese Fabius ha salutato come una “pietra miliare” la nomina dei vertici della commissione per il dialogo e la riconciliazione in Mali, effettuata in questi giorni da parte del governo locale. (E. B.)

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    Lampedusa: due morti negli sbarchi, il dolore dell'Organizzazione per le migrazioni

    ◊   Dolore per la morte di due giovani immigrati a largo di Lampedusa. Ad esprimerlo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), attraverso il direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo, Josè Angel Oropeza, secondo il quale l’episodio avvenuto ieri conferma che il fenomeno degli sbarchi “si ripresenta a fasi cicliche con il suo carico di tragedie e di sofferenza”. Con l’arrivo della bella stagione, si prevede un’intensificazione del flusso. Già negli ultimi tre giorni, quasi 500 migranti sono giunti sull’isola, dove il centro di prima accoglienza è nuovamente in emergenza. Le autorità italiane, nonostante le difficili condizioni del mare, hanno soccorso cinque imbarcazioni nel Canale di Sicilia mentre una sesta è stata presa in carico dalla Marina maltese. “Come ripetiamo ormai da anni – afferma Oropeza - la vera emergenza del Mediterraneo non dipende dal numero di persone che cercano di giungere in Italia, quanto dal numero di migranti che, in fuga da persecuzioni, povertà e guerre, continuano a perdere la vita in mare”. E’ inaccettabile - prosegue - che nel 2013 “due ragazzi di 20 anni possano morire di freddo nel tentativo di raggiungere l’Europa”. Il dirigente della struttura, inoltre, sottolinea il tempestivo intervento della Guardia Costiera che ha permesso il salvataggio di molte altre vite, ricordando che a Lampedusa è attivo un team dell’Oim – nell’ambito del Progetto Praesidium realizzato assieme ad Acnur, Save The Children e Croce Rossa italiana e finanziato dal Ministero dell'interno italiano - per partecipare alle operazioni di assistenza umanitaria. (E. B.)

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    Il card. Bagnasco: Cristo ha vinto il male, l’egoismo è menzogna

    ◊   Con la sua morte, Cristo ha vinto il male che deturpa il mondo “in una visione egoista e autoreferenziale”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, nell’omelia per la Messa di Pasqua celebrata stamani in cattedrale della città. Pensare a se stessi a qualunque costo e anche usando gli altri – ha aggiunto il porporato – è “menzogna” ed espressione di “mentalità vecchia”. “Non dobbiamo farci ingannare da questo mondo vecchio”. Il cristiano – ha concluso il cardinale - “deve vivere nel mondo a testa alta e deve essere testimone di gioia”. (E. B.)

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    Guinea Bissau: emergenza alimentare per 300 mila persone

    ◊   Nel 30% dei casi, in Guinea Bissau la morte di bambini con meno di cinque anni è causata dalla malnutrizione. Lo sottolineano i responsabili del governo, mentre le Nazioni Unite denunciano un’emergenza alimentare nel Paese che riguarda quasi 300 mila persone. Come riferisce l’agenzia Misna, secondo l’emittente cattolica "Radio Sol Mansi", i dati sono stati resi noti in occasione di un seminario di cinque giorni in corso a Bissau. Stando a queste cifre, circa il 6.5% dei bambini soffre di malnutrizione. Umaru Bá, direttore generale per la Prevenzione e la promozione della salute, ha sottolineato l’importanza di reagire di fronte a questa situazione, citando le parole di Amílcar Cabral, eroe della lotta anticoloniale: “I bambini sono il fiore della nostra lotta e il motivo del nostro combattere”. Un raccolto di anacardi inferiore alla media avrebbe reso il periodo ancora più difficile, si è detto durante l’incontro. Anche i rappresentanti di alcuni organismi delle Nazioni Unite hanno commentato l’emergenza in Guinea Bissau. Elisabeth Byts, portavoce del Programma alimentare mondiale (Pam), afferma che per poter distribuire razioni a 278 mila persone bisognose, sono necessari più di sette milioni di dollari. Stando alle statistiche dell’Onu, circa un terzo degli abitanti del Paese vive con meno dell’equivalente di un dollaro al giorno. (V.C.)

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    Brasile: allarme Onu su popolazione carceraria

    ◊   Il possibile aumento della popolazione carceraria del Brasile, in vista dei Mondiali di calcio del 2014 e dei Giochi olimpici del 2016, desta “seria preoccupazione” nell’Onu. Come riferisce l’agenzia Misna, al termine di una missione sul terreno, svolta dietro invito del governo di Dilma Rousseff, la delegazione del Palazzo di Vetro in primo luogo ha espresso allarme circa l’eccesso di reclusi nelle prigioni del Paese, pari a 550 mila persone; in rapporto alla popolazione totale (190.7 milioni nel 2010), è una delle percentuali più alte al mondo. Come ha dichiarato l’avvocato cileno Roberto Garretón, in rappresentanza della missione, si teme un’operazione di “una sorta di ‘pulizia” in vista di questi due eventi, che potrebbe portare a un incremento degli arresti. La delegazione dell’Onu ha poi segnalato la preoccupante frequenza con cui la polizia brasiliana tende ad arrestare in particolare i consumatori di stupefacenti in modo indiscriminato. Il giurista ucraino Vladimir Tochilovsky ha sottolineato che nel Paese la maggior parte delle persone in arresto non ha i mezzi per pagare un avvocato e deve necessariamente ricorrere ai difensori pubblici, di cui il Brasile è nettamente carente. “Secondo gli standard internazionali, la detenzione deve essere l’eccezione, la misura ultima da prendere. Ma quando osserviamo le statistiche vediamo che dal 2011 a oggi non è cambiato molto”, ha aggiunto Tochilovsky, segnalando che alcuni istituti ospitano anche il 100% di detenuti in più rispetto alle loro capacità. (V.C.)

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    Elezioni Zimbabwe: nasce l’osservatorio delle Chiese per la pace

    ◊   In vista delle elezioni presidenziali e legislative, previste nei prossimi mesi, le diverse Chiese dello Zimbabwe hanno fondato un Osservatorio ecumenico per la pace, impegnandosi per il dialogo e la risoluzione dei conflitti nel Paese. Secondo l’agenzia Misna, lo scopo è evitare le violenze “prima, durante e dopo le elezioni”. Un obiettivo stabilito da molto tempo, secondo il direttore del nuovo organismo, Tendai Maregere: "La Chiesa ha sempre giocato un ruolo centrale per la pace, nella risoluzione dei conflitti e nella mediazione durante tutta la turbolenta storia dello Zimbabwe; adesso sta semplicemente portando avanti questo impegno", ha dichiarato. L’iniziativa, promossa dal Consiglio delle Chiese dello Zimbabwe, prevede diverse attività: incontri pubblici, controllo della regolarità del voto, denuncia di eventuali violazioni dei diritti umani. I favoriti per le prossime elezioni sono lo Zanu-Pf, del presidente Robert Mugabe, e il Movimento per il cambiamento democratico, del primo ministro Morgan Tsvangirai, le stesse forze protagoniste della crisi politica del 2008. (V.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 90

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.