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Sommario del 19/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Messa di inizio Pontificato. Papa Francesco: vero potere è servire gli ultimi e custodire il creato
  • In 200 mila a Piazza San Pietro: "Il Papa, non solo applaudirlo ma imitarlo"
  • I fedeli in attesa sin dalle prime ore del mattino per Papa Francesco
  • Nuovi tweet del Papa: custodire Cristo nella nostra vita, il Papa deve servire tutti, specie i più deboli
  • "Ciao Alejandro, sono io": Papa Francesco telefona ai fedeli a Plaza de Mayo che esplode di gioia
  • La francescana Argia Passoni: le parole di Papa Francesco sono come rugiada
  • Don Coluzzi: con Papa Francesco anche San Pietro sembra una parrocchia di Roma
  • Mons. Di Tora: Papa Francesco ci chiede di servire gli ultimi
  • Martinez: con Papa Francesco, la Chiesa entra nel cuore dei credenti
  • I Gesuiti di Cordoba: Papa Francesco, pastore di grande forza spirituale
  • 20.mo del Catechismo: il Creatore e l'uomo
  • Giornata mondiale lotta Tbc: urgono fondi contro le forme resistenti ai farmaci
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Preghiera dei fedeli cinesi per l’inizio del Pontificato di Papa Francesco
  • Vietnam: cattolici in preghiera per Papa Francesco e Benedetto XVI
  • Nepal: cristiani, indù e buddisti salutano Papa Francesco
  • Mons. Paglia all'Onu: “La famiglia, scuola d’amore e gratitudine”
  • Strasburgo nasce un movimento contro antisemitismo, cristianofobia, islamofobia
  • Siria: almeno 14 morti. Regime e ribelli si accusano reciprocamente di uso di armi chimiche
  • Iraq: 50 morti per un attentato nel sud di Baghdad, a 10 anni dall’intervento Usa
  • Esplosioni nel Nord della Nigeria: 25 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messa di inizio Pontificato. Papa Francesco: vero potere è servire gli ultimi e custodire il creato

    ◊   Il “vero potere” di un Papa è nel servizio umile ai più piccoli e nel custodire con bontà e tenerezza tutta l’umanità. Sono le toccanti parole con le quali Papa Francesco ha inaugurato il Pontificato, presiedendo questa mattina in Piazza San Pietro la solenne Messa di inizio del ministero petrino. Circa 200 mila le persone presenti, tra le quali le delegazioni di oltre 130 Stati e organismi internazionali, salutati dal Pontefice al termine della celebrazione. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:

    Il potere del Successore di Pietro è tutto in un gesto, che Papa Francesco compie all’improvviso, secondo il suo stile, quando gli occhi del mondo sono su di lui, per così dire sul momento della sua massima gloria personale, e viceversa i suoi continuano a essere sui prediletti del Vangelo, senza distrazioni. Quale sia il potere del Successore di Pietro diventa chiaro verso le 9, ben prima della Messa, quando Papa Francesco, in piedi sulla jeep, sorridente nella sua semplice talare bianca e per nulla stordito o esaltato dalla folla che si sbraccia per sfiorare il suo lento passaggio, fa arrestare il mezzo in un punto imprevisto dal programma ma gradito al suo cuore. Accanto alla transenna c’è un uomo, un tetraplegico sdraiato su un lettino, un punto di dolore invisibile in mezzo a un oceano di entusiasmo. Papa Francesco lo nota e non si limita a un cenno: si ferma, scende, si accosta e con una dolcezza infinita lo bacia e lo accarezza, trattenendosi per più tempo e con più affetto di quanto servirebbe per un atto di circostanza. In un certo senso, il ministero petrino del Papa attento ai piccoli inizia lì. E quando più tardi all’omelia dirà in cosa consiste il “potere” di un Pontefice, le sue saranno, una volta di più, le parole rese vere dal testimone prima che dal maestro:

    “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere. Solo chi serve con amore sa custodire!”.

    Ecco enunciato il “programma” del Pontificato. Che Papa Francesco, con commozione non trattenuta, apre in ginocchio davanti alla tomba di San Pietro, attorniato dai Patriarchi delle Chiese orientali. È un rito antico fatto di riti: dall’interno della Basilica il Papa passa all’esterno, incontro a una Piazza inondata di sole, con il cielo che si riflette con identici colori nelle tante, fra le tante, bandiere argentine che non smettono di sventolare. Il canto delle Laudes Regiae e delle litanie è la colonna sonora della solennità e accompagna i segni del potere che si fa servizio: dal cardinale Tauran Papa Francesco riceve il pallio, dal cardinale Sodano l’Anello del Pescatore. “Tu es Petrus” pronunciano sei cardinali che gli si inchinano di fronte in atto di obbedienza a nome del Collegio delle porpore. Una sequenza rituale che la Piazza segue in raccoglimento, per poi accendersi quando Papa Francesco comincia a parlare di San Giuseppe, ricordando l’onomastico di Benedetto XVI – che segue da Castel Gandolfo la celebrazione – e spiegando perché quello del padre putativo di Gesù e dello sposo di Maria è uno straordinario ruolo di “custode”:

    “Giuseppe è ‘custode’, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!”.

    Il crescendo di Papa Francesco strappa applausi, il suo calore è coinvolgente e le sue parole sono nitide oltre che belle da sentire. E anche responsabilizzanti su scala planetaria, quando afferma che “la vocazione del custodire però non riguarda solamente noi cristiani”, ma “ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti”:

    “E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato San Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.

    Sulla destra del seggio pontificio, eretto davanti ai cancelli di San Pietro, siedono più di 130 tra capi di Stato, di governo, massimi responsabili di organizzazioni sovranazionali. Papa Francesco continua a sviluppare ancora un po’ il suo pensiero sull’essere custodi gli uni degli altri – mettendo in guardia sugli “Erode” che anche oggi “tramano disegni di morte” uccidendo gli uomini e il pianeta – quindi si rivolge ai potenti con semplice schiettezza:

    “Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo ‘custodi’ della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per 'custodire' dobbiamo anche avere cura di noi stessi! (…) Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”

    Queste parole aleggiano sulla Piazza come un sole capace di sciogliere le pietre. Certamente sciolgono più di un cuore, dimostrando che il nuovo Pescatore è al timone di una barca decisa a fendere il muro di molte correnti. Papa Francesco ha tante parole di coraggio. “Saldo nella speranza, contro ogni speranza”, è la sua esortazione finale, prima di concludere la Messa e ritirarsi in Basilica, davanti all’altare, per salutare con cordialità, una a una, le autorità istituzionali che vengono a rendergli omaggio. Fuori, qualche nube offusca di tanto in tanto la luce. Non quella che si è accesa nella gente, che sciama via ripensando all’ultimo appello di Papa Francesco, “servo” di un Amore che gli ha già concesso potere su molti cuori:

    “Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza!”.

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    In 200 mila a Piazza San Pietro: "Il Papa, non solo applaudirlo ma imitarlo"

    ◊   La figura di San Giuseppe custode umile e fedele, al centro dell’omelia di Papa Francesco, è rimasta anche nel cuore della gente, come l’appello rivolto a ciascuno ad aver cura dell’altro, di tutti, per non lasciare “ inaridire il nostro cuore”. Lo testimoniano le voci raccolte da Gabriella Ceraso:

    R. - Custode degli altri, custode anche della propria anima: lui ci ha detto questo.

    R. - E’ stato veramente bellissimo!

    D. - Ha parlato della custodia del Creato…

    R. - Come la custodia di San Giuseppe, la custodia della famiglia: anche il Papa custodisce la Chiesa. Anche ognuno di noi deve custodire gli altri.

    R. - La custodia del Creato: il Papa lo ha detto perché San Francesco è l’uomo della pace, è l’uomo dell’amore per il Creato, dell’amicizia. Ha preso questo cammino per la Chiesa e noi tutti dobbiamo seguirlo.

    D. - Che messaggio si porta dentro ?

    R. – Quello del rinnovamento della Chiesa e dell’apertura a coloro che non credono: il Papa ha fatto un accenno a questo. Siamo in processo nuovo, di gioia, di edificazione, come pure ha detto.

    R. - Ha detto parole molto semplici, parole molto toccanti. Io ho pensato che tutti le abbiano capite.

    D. - Ha parlato molto dell’amore l’uno per l’altro…

    R. - Amore l’uno per l’altro anche inteso come protezione.

    R. - Passato il momento emotivo, dobbiamo cogliere la sostanza: partire dalla conversione del cuore, perché - come ha detto il Papa - dal cuore possono venire le cose buone. Ma bisogna anche purificarlo da tante cose cattive, che sono sempre una tentazione.

    D. - Un appello forte anche ai governanti…

    R. - Infatti, ha detto che non è solo la Chiesa, ma è il mondo che deve accogliere questo amore e questa capacità di rinnovarsi nella segno della vera carità.

    D. - Cosa si apre d’ora in poi?

    R. - Comincia una sfida. Quindi, è importante che non solo lo applaudiamo, ma anche che lo imitiamo.

    Tante sono state le emozioni vissute dalle migliaia di pellegrini giunti in Piazza San Pietro per la Messa “d’inizio del ministero petrino del Vescovo di Roma”. Un mosaico di colori le tante bandiere, gli striscioni come quello con su scritto:"Va', Francesco ripara la mia casa" e le luci dei flash che rilucevano in pieno giorno per salutare il Papa. Massimiliano Menichetti:

    Migliaia di persone hanno salutato, pregato, abbracciato con il cuore il Papa. Tanti gli striscioni colorati, con su scritto "Ti vogliamo bene, servitore del Signore, tu sei Pietro. Buongiorno, Papa Francesco!", immersi tra le bandiere di tutto il mondo, tenuti con la forza della fede e sventolati per il 265 successore di Pietro:

    R. - Diciamo che ho solamente tanta gioia nel cuore, tanta gratitudine al Signore, perché vediamo ancora una volta l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa e come riesce sempre a svoltare la storia. Questo Papa ha già impressionato moltissimo per le sue parole, per i suoi gesti, per il segno anche di sobrietà nella dignità, per il nome che ha scelto.

    R. – Sono ortodossa però mi è piaciuto il vostro Papa. E’ molto semplice, mi piace come persona.

    R. – Già vedere che passa così, ha preso i bambini, fa correre le guardie svizzere avanti e indietro! Rompe proprio tutti gli schemi.

    R. – Mi hanno colpito l’umiltà e le parole semplici per tutti.

    R. - Gli portiamo tanto affetto, gli vogliamo bene!

    R. - La sua parola mi colpisce, è schietto, dice parole semplici, concrete, alla nostra portata.

    R. - Porto grandi preghiere per il suo pontificato, per la Chiesa. Tutti dobbiamo essere molto uniti in questi momenti per vedere il mistero della comunione che per noi è l’essenza della Chiesa nella carità.

    D. – Una Messa per l’inizio del ministero petrino del vicario di Cristo. Il Papa sottolinea questo legame forte con Pietro…

    R. - Lui è molto cosciente che ciò che ha ricevuto è un dono e non è soltanto la sua idea ma qualcosa che ha ricevuto e di cui deve rispondere a Dio. E’ tutta una tradizione nella quale si inserisce e che adesso deve riempire della volontà di Dio che è quella che salva. Non vuole che il suo ministero, il ministero petrino che ha ricevuto, sia tutto incentrato sulla sua persona,

    D. – Voi siete venuti qui con uno stendardo con tutti i nomi di bambini…

    R. – Perché il giorno che c’è stata la fumata bianca, i miei bambini sono venuti a scuola e hanno detto: Maestra, c’è la fumata bianca! Allora, ho detto, bambini, diciamo il Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo che ci ha mandato un Papa buono e bravo e abbiamo pregato per il Papa. Abbiamo pregato per lui tre giorni. I bambini erano entusiasti. Tutti i bambini che sono presenti qui.

    R. – Un discorso molto semplice. Specialmente per i giovani è un bel punto di riferimento. E’ bisognoso di tante preghiere perché sa che di problemi ce ne sono tanti.

    D. – Qual è il suo augurio per il Papa?

    R. - Che possa avere un bel dialogo con tutti.

    D. - Che cosa porta nel suo cuore al Papa in questa giornata così importante?

    R. – Porto le mie preghiere, lo porto nel cuore, lo sento vicino, gli vorrò sempre bene come ne ho voluto ai precedenti. Mi piace il Papa, quello che è.

    R. - E’ un’emozione fortissima. In questi pochi giorni già Papa Francesco ci ha trasmesso tantissimo. Speriamo di rivederlo presto.

    R. – L’augurio è quello di prendere in mano la Chiesa nel modo giusto e stare vicino alla gente, ma questo lui già lo sa. E’ un Papa che è molto vicino a tutti quanti noi.

    R . –E’ un’emozione grandissima! Che il Signore lo benedica e lo guidi sempre.

    R. – Nell’insieme è proprio la persona che serviva in questo momento. Io penso che sia proprio lo Spirito Santo ad averlo mandato perché non ci sarebbe stato tutto questo entusiasmo. Che continui così questo clima di fraternità.

    R. – Non ho parole, mi colpisce tanto, perché sembra che lui possa veramente verificare quello che Benedetto XVI e tutti i Papi prima hanno iniziato: un nuovo cammino per la Chiesa, in questo millennio.

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    I fedeli in attesa sin dalle prime ore del mattino per Papa Francesco

    ◊   Fin dalle prime luci dell’alba le strade intorno a Piazza San Pietro si sono riempite di migliaia di fedeli in attesa di incontrare Papa Francesco. Preghiere, sorrisi e tante emozioni. La cronaca nel servizio di Benedetta Capelli:

    Sui volti dei pellegrini si fa fatica a trovare traccia del sonno perduto, in tutti si intravede una luce, una gioia, il desiderio forte di incontrare il Vicario di Cristo. C’è chi ha scelto di portarsi da casa un seggiolino oppure un cuscino per sostare un po’ ma ci sono poi tanti rosari intrecciati nelle mani di chi aspetta, tante preghiere che si levano per Papa Francesco:

    R. – Il nostro messaggio per lui è che non si senta solo: tutti noi lo aiuteremo con la preghiera in questa missione che Dio gli ha affidato. E nel nostro piccolo lo aiuteremo spiritualmente perché abbia coraggio.

    R. – Che Dio lo benedica e che lo Spirito Santo lo illumini, gli dia la sapienza necessaria per guidare tutta la Chiesa.

    Via della Conciliazione è ancora avvolta nel buio ma è impossibile non notare le bandiere dell’Argentina, portate con gioia e sventolate con forza:

    R. – Siamo tutti felici, perché è una gioia grandissima per tutti i latino-americani. Siamo felici di condividere con tutti questa letizia, questa gioia di poter portare a tutti un messaggio di pace e bene.

    R. – Sono argentina. Noi conosciamo bene il nostro Papa, perché in Argentina le nostre suore lavorano nella Casa di riposo per sacerdoti anziani, e lui spesso veniva a trovarli. Lui ha abitato lì per sei anni, essendo vescovo di Flores. L’America Latina ha un gran bisogno di un Papa: penso che anche questo porterà una grande fioritura per la Chiesa. Lui sarà il Papa dei giovani, della famiglia, dei bambini, dei malati, di tutto il mondo.

    R. – Sono argentino e sono molto felice. Siamo qui per pregare: per il Papa, per la Chiesa e auguriamo al Papa tutto il bene del mondo. Portava i miei compagni seminaristi in ospedale ad accudire i malati – lo faceva pure lui. E’ una persona molto affabile …

    Fedeli di tutto il mondo sono qui in procinto di entrare nella Piazza, assistiti da una macchina organizzativa che cerca di contenerli. Ci sono tende, presidi, ambulanze posizionate intorno al Vaticano ma la folla è composta, tranquilla e soprattutto felice:

    R. – Noi abitiamo ad Assisi, siamo suore francescane di Santa Filippa Mareri, siamo arrivate ieri sera, siamo qui dalle cinque del mattino … Per noi significa molto: San Francesco è proprio un progetto di vita. Ha tanto da dirci ancora San Francesco.

    R. – Dico che è un Papa che sta parlando con il cuore, non con la voce, e così entra e rimane, colpisce. Colpisce nei gesti, colpisce nelle parole e questo, secondo me, è il valore aggiunto più grande.

    R. - …veniamo da Firenze, perché Papa Francesco ci ha colpito il cuore. Facciamo parte di una realtà di evangelizzazione che si chiama “Sentinelle del mattino di Pasqua”: dato questo slancio missionario del Papa, vogliamo essere partecipi a questo momento di grazia.

    R. – Il Papa si è mostrato talmente vicino a noi!

    D. – Che cosa ti ha colpito di Papa Francesco?

    R. – La semplicità e la gioia e il suo desiderio di evangelizzazione, perché è questo che la Chiesa deve fare. Bello!

    R. – A me ha colpito anche la semplicità con la quale ha parlato: è uscito da quella finestra, dicendo “Buonasera”. Quindi la cosa che mi colpisce è che parla ad una moltitudine di gente, come se parlasse a tavola con te. Questo ti invita proprio a venirlo a trovare. Mentre sei lì in piazza, infatti, mentre siamo qui, in realtà parla così direttamente che sembra stia parlando proprio a te!

    R. – A me ha colpito l’umiltà con cui si è presentato, chiedendo preghiere, facendo pregare tutta la comunità cristiana, tutto il mondo. E oggi ho sentito proprio il richiamo ad essere qui, per incominciare insieme questo cammino come popolo che cammina.

    Alle 6.30 le transenne vengono tolte e in molti corrono verso il sagrato di San Pietro, aspettando Papa Francesco, “Papa della speranza” o “Papa della misericordia” in tanti lo hanno già definito così ma nel cuore di ogni fedele lui è colui che serve la Chiesa.

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    Nuovi tweet del Papa: custodire Cristo nella nostra vita, il Papa deve servire tutti, specie i più deboli

    ◊   Al termine della Messa sono arrivati due nuovi tweet di Papa Francesco: "Custodiamo Cristo nella nostra vita - scrive nel primo - abbiamo cura gli uni degli altri, custodiamo il creato con amore". E nel secondo ribadisce che "Il vero potere è il servizio. Il Papa deve servire tutti, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli". Sull’account @pontifex in nove lingue sono quasi 4 milioni i followers del Papa.

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    "Ciao Alejandro, sono io": Papa Francesco telefona ai fedeli a Plaza de Mayo che esplode di gioia

    ◊   Una gioia incontenibile ha attraversato nella notte Plaza de Mayo, a Buenos Aires, quando, a sorpresa, prima dell’inizio della Messa, si è udita la voce di Papa Francesco tramite una telefonata trasmessa in diretta. Migliaia di persone hanno vegliato e atteso ore e ore nella più famosa piazza della capitale argentina per riuscire a seguire su 4 maxischermi la Celebrazione eucaristica di inizio Pontificato di colui che fino a pochi giorni fa è stato il loro amato arcivescovo. Il servizio di Debora Donnini:

    Sé que están en la plaza, gracias por la oraciones…
    "So che siete in piazza... grazie per le preghiere”.

    Erano le 3.30 di questa notte, ora argentina, quando le parole di Papa Francesco fanno esplodere Plaza de Mayo di commozione. Non se lo aspettavano le migliaia di persone, anziani giovani, famiglie con bambini, di ascoltare la voce del loro cardinale ora lontano ma sempre vicino nel cuore. Hanno passato tutta la notte, fra preghiere e canti, in attesa di seguire la Messa di inizio Pontificato di Papa Francesco tramite i due maxischermi accanto alla Cattedrale, un altro al centro ed uno a fianco della Avenida De Mayo. All’udire la sua voce, subito in Piazza de Mayo scende un silenzio carico di emozione e concentrazione. “Vi voglio chiedere un favore” - dice il Successore di Pietro - di “camminare tutti insieme”:

    Cuidemos los unos a los otros…
    “Prendiamoci cura gli uni degli altri”, “non fatevi del male”.

    E ancora aggiunge:

    Cuiden la familia, cuiden la naturaleza, cuiden a los niños...
    “Prendetevi cura della vostra famiglia, custodite la natura, abbiate cura dei bambini, accudite i vecchi; che non ci sia odio, che non ci siano litigi, lasciate da parte l’invidia, non ferite nessuno. Dialogate molto, che sia vivo tra voi il desiderio di proteggervi a vicenda”.

    Il Papa chiede ai suoi argentini di avvicinarsi a Dio “che sempre perdona, comprende". "Non abbiate paura di lui”, raccomanda:

    Que la virgen los bendiga mucho, no se olviden de este obispo que está lejos pero los quiere mucho. Recen por mí
    “Che la Vergine vi benedica molto, non dimenticatevi di questo vescovo che è lontano, però vi vuole tanto bene. Pregate per me”.

    Un collegamento nella notte di Buenos Aires che resterà indimenticabile.

    Papa Francesco per raggiungere la Piazza aveva telefonato al Rettore della Cattedrale, padre Alejandro Russo. Debora Donnini lo ha raggiunto al telefono:

    R. – A la tres y media de Buenos Aires...
    Alle tre e mezzo, ora di Buenos Aires, e alle sette e mezzo, ora di Roma, sento la voce del Santo Padre che mi dice: “Ciao Alejandro, sono io”. Ed io ho risposto: “Padre Santo…dire sono io è dire sono Pietro!”. Mi chiede: “Mi fai comunicare con la piazza?”. E rispondo: “Se mi dai un minuto”. E subito abbiamo fatto il collegamento.

    D. – E cosa ha detto sostanzialmente alla Piazza?

    R. – En primer lugar...
    Prima di tutto di pregare. Era contento che stavano pregando per lui e ha detto che la preghiera era il nutrimento di tutta la vita cristiana. Ha chiesto di lavorare per l’unità e di essere testimonianza cristiana nella realtà dove ciascuno vive. Poi ho fatto una piccola presentazione: 15 persone adulte sono venute per chiedere il Battesimo, per cominciare il cammino battesimale; ci sono state confessioni, benedizioni; c’è tutto il clero di Buenos Aires e la cattedrale è piena, adorando il Santissimo Sacramento. Il Santo Padre ci ha ringraziato e poi soprattutto ha esortato alla preghiera e all’unità.

    D. – E lei che cosa ha provato quando ha sentito la voce del Santo Padre al telefono?

    R. – Un sentimiento incomprensibile...
    Ho provato qualcosa di incomprensibile, di gigantesco. E’ una cosa talmente strana sentire la voce di colui che era arcivescovo e che all’improvviso è quella del Santo Padre! La distanza tra Buenos Aires e Roma fa sì che, se il Santo Padre si avvicina tramite i mezzi di comunicazione, ci appare come una figura quasi angelicale, invece a Roma, avendolo così vicino, si vede di più la persona concreta.

    D. – Come descrivere Plaza de Mayo?

    R. – Yo no se calcular el numero...
    Io non so calcolare il numero di persone in piazza e nella Avenida de Mayo. Tantissime.

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    La francescana Argia Passoni: le parole di Papa Francesco sono come rugiada

    ◊   Custodire gli altri e il creato: è uno dei passaggi forti dell’omelia di Papa Francesco. Una sottolineatura che ha particolarmente colpito la grande famiglia francescana. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di Argia Passoni, responsabile della Comunità francescana “Frate Jacopa” di Roma:

    R. – E’ davvero una gioia grandissima, proprio perché veramente si respira questa gioia che lo Spirito sta donando alla Chiesa tramite Papa Francesco. Questa sua parola, piena di forza, così piena di tenerezza, scende davvero come rugiada e ci sta chiamando a vivere una Chiesa-comunione, una Chiesa proiettata proprio nella testimonianza e nel servizio verso ogni uomo, a partire dagli ultimi, dai più piccoli per portare a tutti la speranza.

    D. – Camminare, edificare, confessare: sono stati i tre verbi che hanno scandito la prima omelia del Papa in Cappella Sistina dopo il Conclave. Oggi, si aggiunge “custodire”…

    R. – E’ qualche cosa di straordinario: il custodire come modalità di vita di ogni cristiano. Ma ha anche ricordato che il custodire riguarda ogni uomo, cioè ha richiamato questo fatto. Ogni uomo è chiamato a custodire. Senza la custodia, c’è l’impoverimento, c’è il deturpare il volto dell’uomo. Cristo nel nostro cuore è il primo modo per riparare la Chiesa …

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    Don Coluzzi: con Papa Francesco anche San Pietro sembra una parrocchia di Roma

    ◊   Grande gioia oggi in Piazza San Pietro anche tra i sacerdoti romani, che sottolineano l’importanza dell’inizio del ministero del loro vescovo. Per don Luigi Coluzzi, parroco del Santo Volto di Gesù, il nuovo Pontefice è un Papa-parroco. Ascoltiamo il suo commento, al microfono di Alessandro Gisotti:

    R. – Un Papa parroco: allora, sono 365 le parrocchie di Roma, San Pietro che è a Roma sarà la 366.ma parrocchia, dove c’è un parroco che non solo è parroco, ma che è capace di essere pastore nel senso pieno della parola, perché ho visto che è capace di riunire attorno a sé non soltanto i cattolici ma ci sono gli ortodossi, ci sono tutte le altre Chiese cristiane che evidentemente stanno scoprendo in questo uomo veramente un uomo mandato da Dio.

    D. – C’è un passaggio dell’omelia che l’ha toccata particolarmente?

    R. – E’ stato tutto: sarei veramente parziale ricordando solamente una parte o l’altra. Sento veramente lo Spirito Santo che parla attraverso quest’uomo. Le sue parole sono semplicissime, e potrei dirle anche io la domenica mattina alla Messa. E’ un Papa che parlerà ex cathedra quando sarà necessario, ma che oggi sta parlando alle sue pecorelle, sta parlando al cuore di ciascuno di noi.

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    Mons. Di Tora: Papa Francesco ci chiede di servire gli ultimi

    ◊   In Piazza San Pietro, stamani, si respirava a pieni polmoni l’universalità della Chiesa riunita attorno a Papa Francesco. Una dimensione che viene sottolineata da mons. Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. - Devo dire che questa non era solo la gioia nostra di romani, ma del mondo intero. Veramente sembrava di vedere, arrivando sulla Piazza già dalle 6.00 del mattino, persone di tutte le razze, di tutte le nazioni… L’idea proprio che si aveva di una Chiesa universale.

    D. - “Custodire” è la parola chiave di questa omelia di Papa Francesco, specie “custodire - ha detto - coloro che sono nella periferia del nostro cuore”…

    R. - “Custodire”: ecco ha accentuato, anzi ha proprio esplicitato la teologia del custodire. San Giuseppe che è custode di Cristo e che, quindi, non solo ha custodito, ma si è lasciato custodire da Lui. Cosa molto bella questo accentuare che uno è custode dell’altro - il marito della moglie, il padre dei figli - e ugualmente custodire le persone più deboli, coloro che hanno maggiormente bisogno di questa attenzione.

    D. - “Il vero potere - ha detto Papa Francesco - è il servizio”: è la “Chiesa del grembiule” in un qualche modo, per ricordare don Tonino Bello…

    R. - Custodire non è semplicemente un’attenzione estranea, ma una disponibilità piena e totale all’altro: servizio soprattutto a coloro che sono gli ultimi. Quel richiamo al Vangelo di Matteo: “Avevo fame e non mi avete dato da mangiare”; quel richiamo a coloro che oggi sono nel disagio e nella difficoltà. E’ veramente l’idea di un programma.

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    Martinez: con Papa Francesco, la Chiesa entra nel cuore dei credenti

    ◊   Una giornata indimenticabile, una gioia che fa bene al cuore. Sono i sentimenti che esprime Salvatore Martinez, responsabile in Italia di "Rinnovamento nello Spirito", presente alla Messa di Papa Francesco, in Piazza San Pietro. Alessandro Gisotti ha raccolto la sua testimonianza:

    R. - Io credo che nel giorno di San Giuseppe, Patrono della Chiesa, come ha ricordato Papa Francesco, la Chiesa ritorna, dalla periferia del cuore, al cuore dei credenti. Questo Pontefice stende le braccia a una umanità che si raccoglie non soltanto intorno a lui, nel colonnato di Pietro, ma da ogni angolo della terra, ritrovando nuova paternità. Questa idea della custodia di Gesù, della custodia del Creato, della custodia dell’uomo e soprattutto dei più deboli tra gli uomini, è il cuore di questo Pontificato, che già ci rivela sostanzialmente la cifra di questo amore e di questa carità grande, che Papa Francesco annuncia all’umanità.

    D. - Quale passaggio dell’omelia incentrata per l’appunto sul tema, sul verbo “custodire” l’ha colpita di più?

    R. - Il Papa ha parlato dicendo che la cifra del cuore cristiano è la magnanimità, è la tenerezza, è la misericordia. Chi sa incarnare questa dimensione vitale del cristianesimo, l’essenza stessa del cuore di Dio, non è da considerare una persona fragile - ha ricordato Papa Francesco - ma è vincente, è il vero forte. In fondo, Gesù sulla croce si arrende ed è il mite di cuore, non perché incapace di trovare soluzioni, ma perché riesce a vincere il male con il bene.

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    I Gesuiti di Cordoba: Papa Francesco, pastore di grande forza spirituale

    ◊   Clima di gioia e preghiera si vive anche nella città di Cordoba, in Argentina, dove negli anni ’80 l’allora padre Bergoglio ha vissuto un anno come direttore spirituale e confessore della locale chiesa della Compagnia di Gesù. Padre Angel Rossi, della comunità dei Gesuiti di Cordoba, lo ricorda così, al microfono di Antonella Palermo:

    R. – Un uomo di preghiera, di profonda preghiera, di molto silenzio, di grande austerità. Un uomo che non solo predica la povertà, ma che la vive, anche: per lui è una cosa di tutti i giorni, non è una cosa eccezionale. E’ anche un uomo con grandezza di cuore, grande magnanimità, soprattutto nei riguardi di tutte le forme di fragilità: la vicinanza, il senso di misericordia nei riguardi di tutti coloro che soffrono in particolare. Anche una grande carità: una carità silenziosa ma efficace, una carità delle mani, non soltanto delle parole. Credo che queste siano un po’ le sue caratteristiche da sempre: non è cambiato quando è cambiato l’incarico. Questa mi sembra già di per sé una coerenza che ci fa molto bene, ad ognuno di noi ed anche alla Chiesa …

    D. – Questa attenzione agli altri, la si vede proprio anche nella sua gestualità: è d’accordo?

    R. – E’ così. Ognuno dei suoi gesti è di cuore, nessuno è forzato: ognuno dei suoi gesti risponde a quello che sente e pensa e vive.

    D. – Nonostante l’età, ci sembra un uomo di grandi energie …

    R. – Sì, sì, ha anche una grande forza spirituale, di discernimento: ha uno sguardo profondo per conoscere la gente …

    D. – Credo che l’invito a pregare il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre mentre era affacciato alla Loggia, rimarrà nel cuore e nelle immagini di tutti …

    R. – Anche perché questo è un segno del suo atteggiamento nei riguardi del popolo: è un gesto che per lui è necessario. Lui lo chiede sempre alla gente, specialmente alla gente più semplice.

    D. – Lei ora cosa si aspetta per la Chiesa da questo nuovo Pontefice?

    R. – Penso che sia un uomo di grande forza pastorale: lui ha una sana “aggressività” – aggressività apostolica – e credo che saprà, con il suo stile, esprimere a tutta la Chiesa, aprire spazi, non avere paura di annunciare con saggezza Cristo e il Vangelo.

    D. – Che clima c’è a Cordoba, in questi giorni?

    R. – Molta gioia, anche perché siccome la gente sapeva che egli aveva vissuto qui, sono venute moltissime persone: abbiamo celebrato una Messa con tantissima gente, con grande gioia naturale, spontanea …

    D. – Numerosi parroci si sono trovati in questi ultimi giorni a confessare moltissime persone, tra cui anche molte che non lo facevano da 15-20 anni …

    R. – E’ interessante … Muove il cuore, no?

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    20.mo del Catechismo: il Creatore e l'uomo

    ◊   Perché Dio ha creato l’uomo? Il Catechismo della Chiesa Cattolica dedica un'ampia riflessione a questo fondamentale interrogativo nella vita di fede. Proprio sul tema della Creazione si sofferma il religioso gesuita, padre Dariusz Kowalzcyk, nella 18.ma puntata del ciclo dedicato ai 20 anni della pubblicazione del testo:

    Professiamo la fede in Dio Creatore. La prima frase della Bibbia ci dice: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gn 1,1). Questa è la risposta alle domande fondamentali: Da dove veniamo? Da dove viene tutto ciò che esiste? (cfr. CCC 282).

    Nel Catechismo si parla della creazione ex nihilo, cioè dal nulla (CCC 296ss). Ma si potrebbe notare che prima della creazione al di fuori di Dio non esisteva alcunché, e quindi nemmeno un “nulla”. Non c’era alcunché di “al di fuori”. C’era solo Dio. Solo, ma non solitario, perché Dio è comunione eterna del Padre, del Figlio e dello Spirito. Perciò alcuni dicono che il primo atto della creazione consisteva nel fare uno spazio per il non-Dio, cioè per il creato. Dio si è ritirato per fare posto al mondo, e all’uomo. Friedrich Hölderlin, esprime questa idea a modo suo: “Dio ha creato l’uomo, come il mare fa i continenti, ritirandosi”.

    Si deve anche sottolineare che la creazione non è avvenuta in un qualche momento del tempo. Dio esiste nell’eternità. E anche il tempo è stato creato da Lui. Prima della creazione non c’era nessun tempo; c’era Dio e la sua eternità di Dio.

    La formula “creazione ex nihilo” vuol dire che l’atto creativo di Dio venne effettuato in piena libertà, senza aiuto di alcunché. Perché allora Dio creò il mondo? Perché c’è un qualcosa piuttosto che il nulla? La risposta è una sola: Dio è Amore. E l’amore vuole essere comunicato senza alcun interesse, è gratuito. Nel Catechismo leggiamo: “Infatti Dio non ha altro motivo per creare se non il suo amore e la sua bontà”.

    San Bonaventura, citato dal Catechismo (n. 293), spiega che Dio ha creato tutte le cose per comunicare gratuitamente la sua gloria. Sant’Ireneo di Lione dice invece che la gloria di Dio è l’uomo vivente. Allora siamo creati per essere la gloria di Dio per l’eternità intera. Che prospettiva!

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    Giornata mondiale lotta Tbc: urgono fondi contro le forme resistenti ai farmaci

    ◊   Il mondo non è riuscito ad arginare la diffusione della tubercolosi multi-farmacoresistente, hanno ammonito ieri a Ginevra l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ed il Fondo mondiale di lotta all’Aids, la malaria e la tubercolosi. Inoltre, se i fondi necessari per lottare contro la malattia non saranno rapidamente reperiti, il mondo rischia di annullare gli importanti progressi compiuti finora. Al microfono di Silvana Bassetti, il direttore del Dipartimento “Stop Tb” presso l’Oms, Mario Raviglione, spiega così la situazione:

    R. – Certamente, la multi farmaco-resistenza – cioè questa forma di tubercolosi che resiste ai farmaci più importanti che abbiamo a disposizione e quindi ne necessità di altri – è la conseguenza di trattamenti errati, di politiche sanitarie errate, a cominciare dalla incapacità di rispondere normalmente alla tubercolosi, facendo cioè cose che non vanno fatte, il che produce la resistenza. Poi, non solo questo, ma l’incapacità da parte di molti Paesi di fare una diagnosi precoce di questi casi e di trattarli come occorre, ovvero con farmaci che spesso sono più costosi e più tossici di altri. Infine, c’è proprio un grosso problema di controllo della trasmissione ospedaliera o nei posti in cui i malati spesso e volentieri sono ammassati, che non impedisce, appunto, che questa trasmissione avvenga e di conseguenza contribuisca a diffondere la malattia.

    D. – Quanti sono i casi di tubercolosi farmaco-resistenti?

    R. – Noi riteniamo che sui circa nove milioni di nuovi casi di tubercolosi, circa mezzo milione sono farmaco-resistenti. Questi casi sono per due terzi – quindi, oltre il 60% – in alcuni grandi Paesi quali l’India, la Cina, la Russia, le Filippine, il Pakistan e il Sudafrica. Però, la percentuale di pazienti con multi-farmacoresistenza più alta al mondo si trova nell’ex Unione Sovietica, dove addirittura un caso su tre può essere multi-farmacoresistente.

    D. – L’Oms e il Fondo mondiale di lotta all’Aids, alla malaria e alla tubercolosi oggi hanno lanciato un appello per la raccolta di fondi alla comunità internazionale. Qual è la somma necessaria nei prossimi anni per cercare di lottare contro la tubercolosi, e soprattutto di arginare la multi-farmacoresistenza?

    R. – Nel periodo che va dal 2014 al 2016, c’è una necessità annuale che si aggira sui 4,8 miliardi di dollari: di questi, però, 3,2 miliardi sono fondi che noi riteniamo che i governi dei Paesi altamente colpiti dalla tubercolosi continueranno a mettere a disposizione, lasciando di conseguenza un ammanco, un "buco" finanziario, che si aggira sul miliardo e 600 milioni di dollari necessari.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nel segno della tenerezza: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla messa in piazza San Pietro con la quale Papa Francesco inizia il ministero come Successore dell'Apostolo Pietro.

    Il Papa della carità: a Buenos Aires Cristian Martini Grimaldi tra i fedeli di Plaza de Mayo collegati, nella notte, con piazza San Pietro.

    Manuel Nin sul Vangelo cantato: la componente orientale nella liturgia di inizio pontificato di Papa Francesco ne evidenzia la natura profondamente cattolica.

    Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo "Una cattedra nella roccia": la tradizione figurativa antica porta con sé un forte elemento didattico che esplicita il senso della fede.

    L'olmo e la vite: Manlio Simonetti sul celebre passo di Ignazio di Antiochia sula Chiesa di Roma che presiede nella carità a confronto con il "Pastore" di Erma.

    Sono il servo di tutti coloro che servono Dio: Silvia Guidi sulla vera grandezza di Gregorio Magno.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'America latina che punta allo sviluppo sostenibile: accordo tra l'apposita Banca continentale e l'Onu.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Preghiera dei fedeli cinesi per l’inizio del Pontificato di Papa Francesco

    ◊   In occasione della celebrazione eucaristica per l’inizio del Ministero petrino del Vescovo di Roma, che si svolge in concomitanza con la Festa di San Giuseppe, Patrono della Cina, molti fedeli e religiosi cinesi hanno si sono riuniti per pregare per Papa Francesco e per il suo impegno pastorale in favore della Chiesa universale. Alle iniziative di preghiera diversi fedeli e religiosi del Paese hanno proposto il rispetto, fino alla Domenica di Pasqua, di un periodo di digiuno ed astinenza ed hanno invitato tutte le diocesi, le parrocchie, le comunità religiose, le famiglie ed i singoli in Cina a condividere tali iniziative in comunione con Papa Francesco e la Chiesa. "Dio misericordioso - recita una preghiera elaborata da alcuni studenti universitari cinesi - ti ringraziamo per averci dato Papa Francesco, Tuo messaggero di amore e pace, alla Chiesa Universale, al mondo e ai nostri giovani! Noi ti imploriamo di benedirlo con abbondanza e di dargli la forza di guidare il popolo di Dio in tutto il mondo nel corso del cammino intrapreso sotto il Tuo nome. Estendiamo la nostra preghiera - si legge nella preghiera - in favore dei nostri governanti, in particolare per coloro che sono stati recentemente eletti in Cina e per la pace nel mondo. Nonostante non sia presente all’odierna cerimonia di inaugurazione alcuna delegazione ufficiale , noi fedeli cinesi e alcuni religiosi della Cina - conclude la preghiera - ci sentiamo costantemente uniti nello spirito al Successore di San Pietro e alla Chiesa Universale. Possa il Signore benedire il nostro nuovo Papa, i sacerdoti ed i fedeli della Chiesa universale, tutti i popoli della terra, incluso quello cinese". (A cura di Stefano Leszczynski)

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    Vietnam: cattolici in preghiera per Papa Francesco e Benedetto XVI

    ◊   Nel giorno della festa di san Giuseppe, patrono della Chiesa in Vietnam, i fedeli hanno pregato in comunione con i cattolici di tutto il mondo per l'inizio del pontificato di papa Francesco. E in questo periodo di Quaresima in preparazione alla Pasqua, essi rivolgono anche un saluto e un ringraziamento al pontefice emerito Benedetto XVI per l'opera compiuta negli otto anni alla guida della Chiesa universale e le speciali attenzioni che ha dedicato alla nazione asiatica. Il card. Jean Baptist Phạm Minh Mẫn, arcivescovo di Ho Chi Minh City, uno dei 115 porporati presenti al Conclave che ha portato all'elezione di Papa Bergoglio, concelebra la messa di inizio pontificato. Per i fedeli si tratta di una doppia ricorrenza, perché coincide con i festeggiamenti per il patrono: "tutti noi abbiamo pregato San Giuseppe - racconta all'agenzia AsiaNews un fedeli della ex Saigon - per chiedergli di intercedere presso il Signore a favore della Chiesa vietnamita, perché possiamo collaborare l'uno con l'altro nello spirito di unità, comunione e amore". Mons. Nguyen Van Nhon, presidente della Conferenza episcopale, ha inviato una lettera a papa Francesco in cui conferma "l'amore di sacerdoti, religiosi, religiose e 7 milioni di cattolici vietnamiti" per il nuovo Pontefice. Il prelato assicura "costanti preghiere" e affida a "Nostra Signora di La Vang e ai martiri vietnamiti" l'opera di papa Francesco alla guida della Chiesa. Anche il vice-presidente dei vescovi, mons. Nguyen Chi Linh, titolare della diocesi di Than Hoa, sottolinea il "rispetto, amore e dedizione" di ogni famiglia e parrocchia cattolica per il pontefice. Gli fa eco padre Van Loi, sacerdote a Saigon, il quale apprezza l'attenzione di papa Francesco per "le problematiche sociali" e "lo spirito di povertà". Padre Jospeh Dinh Huu Thoai, giovane sacerdote redentorista, aggiunge che "il nuovo Papa è arrivato al momento giusto, in un tempo difficile per la Chiesa. Siamo certi di un cambiamento in positivo per la Chiesa in Vietnam". (R.P.)

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    Nepal: cristiani, indù e buddisti salutano Papa Francesco

    ◊   Con fiaccolate e veglie di preghiera in tutto il Paese i nepalesi, cattolici, protestanti, musulmani e buddisti ringraziano e salutano il nuovo Papa Francesco. Per l'occasione molte famiglie cristiane lo scorso 13 marzo, giorno dell'elezione hanno addobbato le loro abitazioni a festa e il 17 marzo tutte le chiese cattoliche del Paese hanno celebrato una messa solenne in onore del Pontefice. Alle funzioni - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno partecipato anche laici e non cristiani. Ganesh Parajuli cattolico di Kathmandu afferma che “questo è un evento storico per tutta la famiglia. Abbiamo accesso candele e pregato tutti insieme per Francesco e affinché con il suo esempio e la sua fede in Dio aiuti la nostra comunità e dia un messaggio di speranza al nostro Paese colpito dall'instabilità e dal caos sociale e politico”. Il periodo di sede vacante, il conclave e l'elezione del nuovo papa hanno spinto molti fedeli a rinnovare la propria fede in Dio e a diffondere il suo messaggio anche fra indù e buddisti. Binod Gurung, responsabile della Nepal Catholic Society spiega che “i cattolici nepalesi sono molto fiduciosi e inizieranno a diffondere il messaggio cristiano nel Paese per aiutare la nostra gente ad uscire dal clima di pessimismo e fatalismo provocato da sette anni di crisi istituzionale”. Secondo Gurung, “le elezioni della nuova assemblea costituente saranno una importante prova non solo per i politici, ma per tutto il Paese e si accerterà se la nuova repubblica perseguirà in futuro la laicità dello Stato e la libertà religiosa. Chiediamo al Papa di pregare per il Nepal e per i nostri poveri”. Impegnate da decenni nelle attività caritatevoli e in opere educative, (fra cui scuole e università), le comunità cristiane, cattoliche e protestanti, hanno assunto un ruolo di primo piano nella società nepalese, soprattutto nelle regioni più povere del Paese. In questi anni, grazie alla maggiore libertà religiosa, il numero dei cristiani è aumentato rispetto al periodo della monarchia, che per secoli ha proibito qualsiasi religione diversa dall'induismo. Secondo il censimento del 2011 cattolici e protestanti sono circa l'1,5% della popolazione. Nel 2006 erano solo lo 0,5%. In sei anni i cattolici sono passati da 4mila a 10 mila unità. (R.P.)

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    Mons. Paglia all'Onu: “La famiglia, scuola d’amore e gratitudine”

    ◊   La famiglia è “organismo vivente” e “primo strumento di umanizzazione delle persone e della vita sociale”. E’ un passaggio del discorso che ieri mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha tenuto a Ginevra nel corso dell’incontro promosso dall’Osservatorio permanente sulle Missioni della Santa Sede alle Nazioni Unite insieme ad altre organizzazioni internazionali. Al centro della riflessione la promozione dei diritti umani e la libertà attraverso la difesa legale e sociale della famiglia. “La famiglia, risorsa per la società” è la relazione che ha tenuto mons. Paglia, nel 20.mo anniversario dell’Anno Internazionale sulla Famiglia e nel 30.mo anniversario della Carta dei Diritti della Famiglia della Santa Sede. “La famiglia è un diritto umano fondamentale - ha detto mons. Paglia - è l’unità fondamentale della società umana, in essa le generazioni si incontrano, si amano, si educano, si aiutano e vivono il passaggio da un’età all’altra”. Poi ha ricordato che la famiglia, fondata sul matrimonio, è l’intima unione di vita nella complementarietà tra un uomo e una donna, che è costituita nell’unione indissolubile del matrimonio, “liberamente contratta ed espressa pubblicamente, aperta alla trasmissione della vita”. Pertanto “è la risorsa fondamentale della società, la fonte primaria del capitale sociale e il diritto principe dell’umanità”. “La stessa stabilità della società – ha ribadito il presidente del dicastero vaticano - dipende dalla stabilità della famiglia, da cui scaturisce”. Ricordando l’attuale cultura che tende a considerare impossibile il “per sempre” del matrimonio, mons. Paglia ha illustrato alcuni recenti studi secondo i quali l’unione matrimoniale rafforza la coppia ed ha importanti effetti – biologici, psicologici, economici e sociali – per bambini ed adulti. “I bambini che vivono con i loro genitori biologici – ha affermato - godono perlopiù di migliore salute fisica e psicologica e mostrano maggiore fiducia e speranza nella vita”. Studi su tre tipi differenti di strutture familiari – famiglie bi genitoriali, famiglie allargate e famiglie mono-genitoriali – mostrano la maggiore fragilità degli ultimi due modelli. Nelle cosiddette famiglie allargate, infatti, i genitori hanno maggiori difficoltà nell’espletare il loro ruolo educativo. Nelle famiglie con un solo genitore o separate sono caratterizzate da una maggiore sfiducia nel contesto sociale e una maggiore incidenza nei minori di problematiche psicologiche e stati di ansietà. Infine mons. Paglia ha ricordato che la famiglia è una fonte preziosa per il mondo del lavoro e pertanto ha esortato i governi a promuovere politiche pubbliche rivolte al loro sostegno con programmi di assistenza secondo il principio di sussidiarietà”. (B.C.)

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    Strasburgo nasce un movimento contro antisemitismo, cristianofobia, islamofobia

    ◊   Sarà il Segretario Generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland, a lanciare il Movimento contro l’istigazione all’odio (No Hate Speech Movement) appena nato a Strasburgo. La presentazione ci sarà venerdì, 22 marzo, dal Palazzo d’Europa. Sono 33 i Paesi europei che hanno già aderito all’iniziativa, voluta perché – spiega Jagland – bisogna dire basta a forme di discriminazioni e ostilità gravi contro le minoranze, a antisemitismo, misoginia, come pure cristianofobia, islamofobia e zigano fobia, nazionalismo eccessivo. L’odio – si legge nel comunicato di presentazione del Movimento - è diventato ormai un grave problema sociale e di violazione dei Diritti dell’Uomo. Le conseguenze sono allarmanti perché questi sentimenti deviati hanno invaso il web, dove si diffondono e si promuovono continuamente manifestazioni di violenza e discriminazione tra i giovani. Su Internet si giustifica l’odio verso la diversità. Bisogna interrompere questo trend prima che diventi inarrestabile e catastrofico. Questa è, secondo le ricerche del Consiglio d’Europa, la vera sfida che dobbiamo affrontare per salvaguardare la pace e la democrazia, che crediamo erroneamente acquisite e inalienabili. Al Consiglio d’Europa spiegano che un eccesso di xenofobia, intolleranza e discriminazione inondano da un po’ di tempo l’Europa. La risposta dell'Europa a queste inquietanti minacce è la creazione di un movimento di giovani che respingano l’istigazione all’odio e alla violenza, con la tolleranza. Agire contro la violazione dei diritti umani deve essere da oggi il progetto principale delle associazioni giovanili in ogni parte d’Europa. Nell’ambito dell’iniziativa del movimento è previsto che i blogger e gli attivisti che vogliono impegnarsi contro la violenza e l’intolleranza possono essere formati presso Centri Giovanili Europei a Strasburgo e Budapest. Le prime adesioni per impegni concreti sono arrivate dalla Norvegia, dalla Finlandia e dalla comunità belga francofona. (F.S.)

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    Siria: almeno 14 morti. Regime e ribelli si accusano reciprocamente di uso di armi chimiche

    ◊   Almeno 14 civili sono stati uccisi in bombardamenti governativi avvenuti oggi in Siria, secondo l'Ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Sei vittime si contano in sobborghi di Damasco, 5 nella provincia di Hasakah e tre, appartenenti alla stessa famiglia, a Habit, nella provincia di Idlib. Ieri, secondo un bilancio dell'Ondus, le vittime delle violenze sono state 110, di cui 57 civili. E intanto c'è uno scambio di accuse per l'uso di armi chimiche. I ribelli rispondono alle accuse da parte dell'agenzia di Stato, ribaltando le accuse stesse. L’agenzia Sana sostiene che in Siria i ribelli hanno bombardato la provincia di Aleppo con razzi contenenti ''sostanze chimiche'', uccidendo ''15 persone''. I comitati di coordinamento dei ribelli invece sostengono che un missile sparato dalle forze siriane lealiste, e non dai ribelli, ha provocato oggi l'uccisione di oltre dieci persone a ovest di Aleppo. Tra le vittime ci sarebbero casi di soffocamento. Intanto Ghassan Hitto, eletto questa notte premier dell'opposizione raccolta nella Coalizione nazionale a Istanbul, ha ribadito: "nessun dialogo con il regime". Hitto, fra i favoriti della vigilia, è nato a Damasco ma ha vissuto per 25 anni negli Usa dove ha lavorato come manager nelle telecomunicazioni. (F.S.)

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    Iraq: 50 morti per un attentato nel sud di Baghdad, a 10 anni dall’intervento Usa

    ◊   E' salito a 50 morti il bilancio delle vittime dell'attentato suicida che ha colpito quartieri sciiti e nel sud della capitale irachena nel giorno del decimo anniversario dell’intervento Usa in Iraq. Le autobombe sono esplose nei pressi di un affollato mercato di Baghdad, vicino alla Green zone e in altri quartieri della capitale. Intanto il ministro della Giustizia, Hassan al Shammary, ha affermato che le esecuzioni capitali di imputati condannati per atti di terrorismo continueranno ''indipendentemente dalle conseguenze'' e dalle proteste all’estero o all'interno del Paese. Lo scorso anno sono state 129 le esecuzioni capitali in Iraq, la maggior parte per reati di terrorismo. L'Onu, l'Unione Europea e organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto una moratoria al governo di Baghdad. (F.S.)

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    Esplosioni nel Nord della Nigeria: 25 morti

    ◊   Una serie di esplosioni in una stazione di bus di Kano, nel nord della Nigeria, hanno causato la morte di almeno 25 persone. Lo riferiscono testimoni. E’ accaduto nella stazione a Sabon Gari, zona di Kano, prevalentemente frequentata da immigrati cristiani dal sud della Nigeria. L'area della stazione - riferiscono i testimoni - è stata circondata e isolata da militari e polizia. Si tratta di una zona del Paese dove sono frequenti gli attacchi del Boko Haram, un gruppo estremista islamico che sostiene di voler rovesciare il governo del presidente Goodluck Jonathan e applicare la legge islamica in tutto il Paese. Dalle prime ricostruzioni dei fatti rilanciate dai media locali sulla base di testimonianze locali - riporta l'agenzia Misna - alle ore 17 (locali) mentre cinque autobus si stavano dirigendo verso il cancello di uscita del parcheggio della stazione, un individuo non meglio identificato a bordo di una macchina, si sarebbe lanciato in senso contrario di marcia contro di loro, provocando una potente esplosione. Per ore alte colonne di fumo nero si sono alzate dall’area dell’attentato mentre i soccorritori hanno trasportato i feriti all’ospedale centrale di Kano. Nel condannare con forza l’attentato, “un incidente barbaro”. il presidente Jonathan ha sottolineato che “non influenzerà la forte determinazione del governo federale di avere la meglio su quelli che non vogliono il bene della nazione”, in riferimento alla lotta a Boko Haram. (F.S.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 78

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.