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Sommario del 18/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco incontra il presidente argentino Cristina de Kirchner
  • Delegazioni da tutto il mondo per la Messa d’inizio del ministero di Papa Francesco. L'Anello del Pescatore non sarà d'oro
  • Motto e Stemma di Papa Francesco
  • Omelie del card. Bergoglio: vicinanza di Dio, clericalismo ipocrita e mondanità spirituale
  • La gioia del cardinale Tagle per Papa Francesco: Spirito Santo protagonista nel Conclave
  • Il cardinale Toppo su Papa Francesco: "Dio dà l'uomo giusto nel tempo giusto"
  • Il rettore della Cattedrale di Buenos Aires: Papa Francesco, un prete abituato ad annunciare Cristo tra i poveri
  • Il parroco della Chiesa di Sant'Anna: grande incoraggiamento dall'incontro col Papa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Governo al completo in Israele: la Difesa a Yaalon, considerato falco sui palestinesi e pragmatico sull’Iran
  • Cambio al vertice in Cina. Xi Jinping: perseguire il sogno di forza e prosperità
  • Cipro: domani il voto sulla ratifica del piano di salvataggio da 10 miliardi
  • Caso marò: Corte suprema indiana vieta all'ambasciatore italiano di lasciare il Paese
  • 'Ritratto dei Santi', l'attrice Claudia Koll interpreta la figura di Santa Rita
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Il Celam a Papa Francesco. “Ricordiamo sempre l’invito alla missione: vescovo e popolo"
  • Musulmani siriani a piazza San Pietro: il Papa ci aiuti a portare la pace in Siria
  • Germania. Mons. Zollitsch: Papa Francesco è “un ponte verso i poveri”
  • Per la Messa di inizio Pontificato, anche 600 volontari dell’Unitalsi
  • Caccia siriani bombardano zona al confine con il Libano
  • Somalia. Autobomba a Mogadiscio: 10 morti
  • Dopo 53 anni, Morsi primo leader non militare egiziano a visitare il Pakistan
  • Rapporto Body Count: almeno 112 mila civili morti nel conflitto in Iraq
  • Indonesia: leader musulmani insieme a Papa Francesco per aiutare “i più bisognosi”
  • Libano: incontri romani tra il Patriarca Rai e i leader politici libanesi sulla legge elettorale
  • Pakistan: salvi due giovani cristiani accusati di blasfemia e conversione forzata
  • Colombia: appello di pace dell'arcivescovo di Medellin
  • Venezuela: Giornata dedicata ai bambini indigeni
  • Centrafrica: nuove violenze contro i religiosi mentre i ribelli minacciano di marciare su Bangui
  • Congo: donne indigene escluse dai servizi di assistenza sanitaria
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco incontra il presidente argentino Cristina de Kirchner

    ◊   Papa Francesco ha incontrato oggi in forma privata, presso la Casa Santa Marta, il presidente dell’Argentina, la signora Cristina Fernández de Kirchner, con cui poi ha pranzato. In precedenza aveva incontrato il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ieri pomeriggio, invece, il colloquio con padre Adolfo Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù, e con il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro.

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    Delegazioni da tutto il mondo per la Messa d’inizio del ministero di Papa Francesco. L'Anello del Pescatore non sarà d'oro

    ◊   Oltre 130 delegazioni da tutto il mondo, sono attese per la Messa, domani, “d’inizio del ministero petrino del Vescovo di Roma”. Così oggi padre Lombardi nel briefing con i giornalisti. 31 Capi di Stato, 6 sovrani regnanti, 3 Principi ereditari, 11 capi di Governo. Trentatre le delegazioni di Chiese e confessioni cristiane. Presente anche la delegazione ebraica, musulmana, buddista, sick, jainista. La piazza sarà aperta a tutti a partire dalle 6.30, attesi oltre 200mila fedeli. 180 i concelebranti con Papa Francesco, il quale riceverà l’anello del Pescatore che non sarà d’oro. Massimiliano Menichetti:

    Papa Francesco arriverà in Piazza San Pietro su una jeep, forse, sulla papamobile, ha spiegato padre Lombardi, per salutare gli oltre 200mila fedeli che lo aspetteranno sin dalle prime luci dell’alba. Il Pontefice lascerà la residenza Santa Marta verso le 8.45, poi un largo giro nella Piazza, prima dell’inizio della Messa alle 9.30:

    “Il Papa girerà in mezzo alla folla, nelle vie che verranno lasciate libere, per diverso tempo, prima dell’inizio della celebrazione. Poi andrà alla sagrestia, vicino alla Pietà, intorno alle 9.15, e lì si preparerà per la celebrazione”.

    Sarà la Messa per “l’inizio del ministero petrino del Vescovo di Roma” ha spiegato il direttore della Sala Stampa Vaticana, puntualizzando che sarà quella della Solennità di San Giuseppe e quindi con letture proprie e non specifiche per il Pontificato:

    “E’ la Messa di inizio solenne del servizio del Papa che è vescovo di Roma, ma che è un servizio per la Chiesa universale: il ministero petrino è un ministero per tutta la Chiesa. Quindi, con la Messa inizia solennemente questo servizio. E’ un servizio petrino, quindi legato a San Pietro. Il Papa è il successore di San Pietro. La cerimonia incomincerà nel centro della Basilica, sotto l’altare centrale, quindi alla tomba di San Pietro, e si svolgerà sulla Piazza che, secondo la tradizione, è anche il luogo del martirio di San Pietro, perché il Circo di Nerone occupava anche questa zona. Quindi domani celebreremo la Messa tra la tomba e il luogo del martirio di San Pietro, di cui il Papa è Successore”.

    Alla tomba di San Pietro il Papa sarà insieme ai Patriarchi e agli Arcivescovi Maggiori delle Chiese orientali cattoliche. I Diaconi prenderanno il Pallio, l'Anello e l'Evangeliario, quindi risaliranno al piano della Basilica e prenderà avvio la processione:

    “Durante la processione c’è un canto molto famoso delle grandi celebrazioni della Chiesa che si chiama le 'Laudes Regiae', cioè le 'Lodi del Re': il Re è Cristo. E’ un canto litanico, litanie e invocazioni in onore a Cristo e vengono cantate mentre la processione va dal centro della Basilica all’uscita. Un aspetto interessante di queste Laudes è che si invocano molti Santi. In questa celebrazione si invocano anche esplicitamente i Santi Papi”.

    Con il Papa ci saranno 180 concelebranti: tutti i Cardinali presenti a Roma a cui si aggiungono i tra Patriarchi e Arcivescovi maggiori orientali presenti, il Segretario del Collegio cardinalizio e due Padri Generali religiosi, quello dei Francescani Minori, Carballo – Presidente dell’Unione dei Generali – e dei Gesuiti, Nicolàs, Vicepresidente dell’Unione dei Generali. Padre Lombardi ha ricordato che i primi riti vedranno la consegna al Papa del Pallio, sul quale ci sono delle croci rosse a simboleggiare “le piaghe della passione di Cristo”:

    “Il Pallio è come una sciarpa di lana che si porta sulle spalle e ricorda il Buon Pastore: come Gesù porta le pecore perdute sulle spalle, così il gran pastore della Chiesa porta una sciarpa di lana di pecore e di agnelli sulle spalle”.

    Poi la consegna dell’Anello del Pescatore, che non sarà d’oro, e presentato al Papa, in questi giorni, dal Maestro delle Cerimonie che lo aveva ricevuto da uno dei segretari di Paolo VI:

    “L’anello si chiama 'Anello del Pescatore' perché San Pietro era un pescatore, come sappiamo, e Gesù lo ha fatto diventare pescatore di uomini. Però, sull’anello che questa volta il Papa riceverà, è rappresentato San Pietro con le chiavi. Questo anello è opera di un famoso artista italiano, Enrico Manfrini, ed è d’argento dorato”.

    Quindi ci sarà l’atto di “obbedienza” fatto da sei cardinali. Il portavoce vaticano ha evidenziato che il Santo Padre non darà personalmente la Comunione, che non ci sarà la processione delle offerte, ma i ministranti, in forma semplice, porteranno il Vino e il Pane all’Altare. Poi la particolarità che il Vangelo sarà cantato in Greco:

    “Nelle grandi celebrazioni, anche a Pasqua, ad esempio, c’è la tradizione di avere il latino e il greco per ricordare la Chiesa d’Occidente e la Chiesa di Oriente, le due grandi dimensioni della tradizione della Chiesa. Per semplicità, in questa Messa il Vangelo viene cantato solo in greco, perché il latino è già presente in molte altre parti”.

    “La Celebrazione durerà – ha detto - circa due ore” e l’omelia sarà in lingua italiana. La Sede del Santo Padre sarà davanti ai cancelli, dietro l’altare. Alla sua destra i concelebranti cardinali.

    Sul sagrato della Basilica ci saranno, a sinistra, arcivescovi e vescovi non concelebranti e le delegazioni delle altre Chiese e Comunità cristiane. Sulla destra le delegazioni dei vari Paesi guidate dai Capi di Stato, Regnanti, ministri. Guiderà la delegazione Argentina, la Presidente Cristina Kirchner, quella italiana il Presidente Napolitano.

    Nei primi reparti della Piazza, sotto il sagrato vicino alla statua di San Pietro, siederanno le delegazioni delle altre religioni, sacerdoti e seminaristi, circa 1200; sulla destra, davanti alla statua di San Paolo, troverà posto il Corpo diplomatico ed altre Autorità. La Piazza sarà tutta per i fedeli, che potranno entrare senza necessità di biglietti.

    Da rilevare, ha aggiunto padre Lombardi, che all’offertorio sarà eseguito il Mottetto “Tu es pastor ovium – Tu sei il pastore delle pecore”, composto da Pierluigi da Palestrina proprio per l’Inaugurazione del Pontificato. Tutta la celebrazione terminerà con il “Te Deum”, a versetti alternati: gregoriano e melodia di Da Vitoria. Poi ci sarà il saluto del Papa ai i capi delegazione: dei diversi Paesi del mondo:

    “Il Papa entra nella Basilica, lascia le vesti liturgiche, va davanti all’altare centrale e i Capi delle delegazioni dei diversi Paesi entreranno nella Basilica per salutare il Santo Padre”.

    Le delegazioni delle altre Chiese e confessioni cristiane e delle altre religioni incontreranno il Papa, in Sala Clementina, in Vaticano, il giorno seguente, mercoledì alle 11.00. Padre Lombardi ha ricordato, ancora una volta, che la prassi della Santa Sede “non è quella di invitare” e “che tutti sono benvenuti” alla Messa di domani.

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    Motto e Stemma di Papa Francesco

    ◊   Il Papa ha deciso di confermare il motto, “Miserando atque eligendo”, e nei tratti essenziali anche lo stemma che aveva come arcivescovo, caratterizzato da una lineare semplicità.

    Lo scudo blu è sormontato dai simboli della dignità pontificia, uguali a quelli voluti dal predecessore Benedetto XVI (mitra collocata tra chiavi decussate d'oro e d'argento, rilegate da un cordone rosso). In alto, campeggia l'emblema dell'ordine di provenienza del Papa, la Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero.

    In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l'antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo scudo tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe.

    Il motto di Papa Francesco, “Miserando atque eligendo”, è tratto dalle omelie di San Beda il Venerabile, sacerdote (Om. 21; CCL 122, 149-151), il quale, commentando l'episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: "Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me" (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi).

    Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella Liturgia delle Ore della festa di San Matteo. Essa riveste un significato particolare nella vita e nell'itinerario spirituale del Papa. Infatti, nella festa di San Matteo dell'anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò, all'età di 17 anni, in un modo del tutto particolare, la presenza amorosa di Dio nella sua vita. In seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore ed avvertì la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull'esempio di Sant'Ignazio di Loyola.

    Una volta eletto vescovo, mons. Bergoglio, in ricordo di tale avvenimento che segnò gli inizi della sua totale consacrazione a Dio nella Sua Chiesa, decise di scegliere, come motto e programma di vita, l'espressione di San Beda “Miserando atque eligendo”, che ha inteso riprodurre anche nel proprio stemma pontificio.

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    Omelie del card. Bergoglio: vicinanza di Dio, clericalismo ipocrita e mondanità spirituale

    ◊   Nelle riflessioni dell’arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, ritornava il tema dell’essere vicino ai lontani. “Sì alla vicinanza”, “no al clericalismo ipocrita” e “alla mondanità spirituale”, affermava nell’omelia per la Messa di chiusura dell’Incontro 2012 della Pastorale Urbana della Regione di Buenos Aires, che si è tenuta il 2 settembre scorso nella capitale argentina. Il servizio di Debora Donnini:

    Gesù che va a curare la figlia di Giairo, il cieco di Gerico, i 10 lebbrosi. Sono alcuni episodi del Vangelo che il cardinale Bergoglio ripercorreva per mostrare visivamente come Gesù si facesse vicino alle persone. Il nostro Dio è un Dio vicino, il “Dio dell’incontro”, che già iniziava a camminare con il suo popolo, ma che addirittura si è fatto uno del suo popolo in Gesù Cristo. Gesù, ricorda, non fece “proselitismo”, ma accompagnò e da questo atteggiamento scaturivano le conversioni. Con la vicinanza “crea questa cultura dell’incontro che ci fa fratelli, che ci fa figli e non soci di una ong o proseliti di una multinazionale”.

    Il primo dei tre pilastri per il porporato è dunque la vicinanza. La seconda parola su sui si soffermava nell’omelia è “ipocrisia”. Nella Messa al termine dell’Incontro 2012 della Pastorale Urbana della Regione di Buenos Aires, il cardinale Bergoglio ricordava che Gesù mangiava con i peccatori e a chi si scandalizzava diceva che i pubblicani e le prostitute li avrebbero preceduti nel Regno dei Cieli. “Sono quelli che hanno clericalizzato – per usare una parola che si intenda – la Chiesa del Signore”, diceva, la riempiono di precetti. “Con dolore lo dico” - proseguiva il cardinale - “e se sembra una denuncia o un’offesa, mi perdonino, ma nella nostra regione ecclesiastica ci sono sacerdoti che non battezzano i figli delle madri non sposate perché non sono stati concepiti nella santità del matrimonio”. “Questi sono gli ipocriti di oggi”, sottolineava spiegando che una povera ragazza che, avrebbe potuto abortire, ha avuto invece il coraggio di mettere al mondo il bambino e va girando di parrocchia in parrocchia perché lo battezzino.

    Gesù mostra che è dal cuore dell’uomo che nascono le cattive intenzioni, le fornicazioni, i furti, gli omicidi. “Clericalizzare la Chiesa è ipocrisia farisaica”, diceva l’arcivescovo di Buenos Aires sottolineando che il cammino insegnato da Gesù è quello di uscire a dare testimonianza, a interessarsi del fratello, a condividere, in una parola incarnarsi. “Contro lo gnosticismo ipocrita dei farisei”- affermava - Gesù torna a mostrarsi in mezzo alla gente, fra pubblicani e peccatori. Sebbene questo “’clericalismo’ fra virgolette” faccia male, anche “la mondanità è uno dei mali che tarla la nostra coscienza cristiana”. San Giacomo infatti esorta a non contaminarsi con il mondo. E lo spirito del mondo è “la mondanità spirituale”, che consiste nel fare quello che viene preso bene, essere come i più, in una parola una “borghesia dello spirito, degli orari, di stare bene, dello status: sono cristiano, sono consacrato, consacrata, sacerdote”. “Il peggior danno che può capitare alla Chiesa: cadere nella mondanità spirituale”, sottolineava il cardinale Bergoglio citando De Lubac. Un danno secondo lui ancora peggiore “di quello dei Papi libertini di un tempo”.

    No dunque “al clericalismo ipocrita”. “No alla mondanità spirituale”, perché fare questo è dimostrare che uno è più un imprenditore che un uomo del Vangelo. Sì invece a camminare con il popolo di Dio, “alla tenerezza specialmente con i peccatori, con coloro che sono più lontani, e sapere che Dio vive in mezzo a loro”. Il cardinale auspicava che Dio “ci conceda” questa “grazia della vicinanza che – concludeva - ci salva da tutte le attitudini imprenditoriali, mondane, proselitiste, clericali, e ci avvicina al cammino di Lui”.

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    La gioia del cardinale Tagle per Papa Francesco: Spirito Santo protagonista nel Conclave

    ◊   Papa Francesco incoraggi la Chiesa in Asia. E’ questo l’auspicio del cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, arcivescovo di Manila. 55 anni, è stato uno dei membri più giovani del Conclave, divenuto porporato lo scorso mese di novembre. Toccanti le foto che lo ritraggono inginocchiato in lacrime davanti a Benedetto XVI mentre gli consegna la porpora, incoraggiandolo affettuosamente. Al microfono di Paolo Ondarza, il cardinale Tagle esprime il proprio augurio a Papa Francesco:

    R. - Al mio amico Jorge auguro che rimanga la bella persona che è: umile, con i piedi per terra, che sorride… che piange anche! Mi ha detto che voleva baciare le mani dei cardinali del Vietnam, della Cina, di questi Paesi dai tanti martiri nascosti; vicino alla sofferenza del mondo. Io prego che lui rimanga sempre così, con la semplicità e l’umiltà che il mondo cerca in un pastore buono.

    D. - In Asia sono tante le attese, le aspettative da questo Papa?

    R. - Le attese delle Chiese in Asia sono semplici: ci basta che il Santo Padre ci incoraggi nelle situazioni di difficoltà. Sarebbe un dono prezioso. In Asia non ci aspettiamo che il Santo Padre risolva tutti i nostri problemi. Sarebbe irrealistico, però, come comunione spirituale, udire la voce del buon pastore che ci incoraggia porterebbe tanta gioia ai sofferenti.

    D. - In questi giorni dopo l’elezione di Papa Francesco, lei ha sentito la sua gente nelle Filippine, ha telefonato loro?

    R. - Ho ricevuto sms e sono contentissimi di questo Papa, hanno detto: “Congratulazioni per la scelta! Poi mi hanno chiesto: “Quando torna nelle Filippine? Torni presto!”.

    D. - La stanno aspettando…

    R. - Sì, perché fra poco comincia la Settimana Santa.

    D. - Le chiedo di raccontarci l’emozione che ha vissuto in questi giorni…

    R. - Appena ricevuta la notizia della rinuncia di Papa Benedetto XVI, ho sentito una grande paura. Ho pensato: “Ci sarà un Conclave ed io parteciperò come cardinale”; mi sentivo come un “granello” davanti a questo compito così grande. Però, il timore e la paura si sono trasformati in fiducia nel Signore e questo si è verificato proprio durante il Conclave: i cardinali sono tutti grandi persone di pensiero, di esperienza pastorale e missionaria. E’ un grande miracolo che questi uomini di Dio - me incluso - possano indicare la volontà di Dio; lasciare fuori i loro programmi e progetti personali, per favorire la volontà di Cristo sulla Chiesa. I giornalisti durante quei giorni dicevano che forse questo poteva essere un tempo maturo per un Papa dell’America Latina, dell’Africa o probabilmente dell’Asia… ma queste sono solo speculazioni! La verità è che lo Spirito Santo “lavora” nel Conclave.

    D. – Saprà comunque che si è parlato molto di lei, anche qui in Italia. Gli italiani ora la conoscono molto bene…

    R. – Sì! Camminando per le vostre strade anche bambini e ragazzi mi vedono e mi riconoscono: “Il cardinale delle Filippine!”. Grazie ai mass media la Chiesa adesso è diffusa.

    D. - E’ recentissima la sua nomina cardinalizia: ad ottobre durante il Sinodo dei Vescovi per la nuova evangelizzazione, lei ha condiviso con noi l’emozione del momento in cui era stato raggiunto dalla notizia; poi la nomina è stata ufficializzata il 24 novembre, quando Benedetto XVI le ha consegnato la berretta cardinalizia. Ora che le parlo vedo che l’emozione è ancora viva nei suoi occhi…

    R. – Sì… “il pianto del nuovo cardinale!”. Io non mi sento degno di questa grazia, di questa responsabilità. Per me è un momento di ubbidienza e fiducia, ma ogni atto di ubbidienza è anche una chiamata a morire a se stesso. Conosco i miei peccati ed i miei limiti, ma quando il Signore chiama, in umiltà devo rispondere.

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    Il cardinale Toppo su Papa Francesco: "Dio dà l'uomo giusto nel tempo giusto"

    ◊   Tutto il mondo sta seguendo con emozione i primi giorni del Pontificato di Papa Francesco. Giancarlo La Vella ne ha parlato con l’arcivescovo di Ranchi, in India, il cardinale Telesphore Placidus Toppo:

    R. - Dio fa sempre il nostro bene e di questo ho fatto esperienza nell’ultimo Conclave. Secondo me Dio dà il giusto uomo al tempo giusto.

    D. - Ogni Pontefice porta qualcosa di nuovo, porta il suo carisma nella Chiesa. Papa Bergoglio che cosa sta portando?

    R. - Non è facile dirlo, dobbiamo stare a vedere. La sua è una testimonianza che noi vediamo e il mondo ha già visto come si è comportato sin dall’inizio: semplice, umile, molto profondo ed in un certo senso possiamo dire anche “santo”.

    D. - Si aprono nuove speranze per la Chiesa in questo momento?

    R. - Certamente, secondo me è una cosa necessaria per il mondo d’oggi.

    D. - L’India - il suo Paese - come ha accolto l’elezione e le prime parole di Papa Francesco?

    R. - Gli indiani sono religiosi e vivono in un regime democratico; una democrazia accetta qualsiasi uomo, qualsiasi verità che viene detta e la rispettano. Gli indiani hanno sempre accettato il Papa e adesso speriamo che Papa Francesco venga presto a trovarci.

    D. - Proprio per questo l’India è forse il Paese dove, più di ogni altro, si può avviare in modo proficuo il dialogo tra le diverse religioni…

    R. - Giusto, la maggioranza degli indiani accetterà quello che il Papa sta dicendo in questi giorni. E’ difficile capire, ma penso che la Chiesa sia per tutti i popoli: Cristo è morto per tutti e perciò Cristo - mandato a predicare il Vangelo per i poveri - ama i poveri, ma senza dimenticare i ricchi; tra i discepoli di Cristo c’erano anche ricchi. Anche Madre Teresa una volta, quando ero vescovo di Dumka, venne invitata ad una funzione in una scuola inglese e qualcuno le chiese: “Dobbiamo chiudere queste scuole ed andare a lavorare tra i poveri come lei sta facendo?”. Lei rispose, “No, ciò che voi state facendo va bene, perché anche i ricchi hanno bisogno di Dio, hanno bisogno del Vangelo". Dobbiamo lavorare anche in mezzo a loro e con il loro aiuto possiamo lavorare e aiutare anche i poveri. Senza di loro noi non possiamo aiutare i poveri. Tutti hanno un loro dovere da compiere.

    D. - Dalle prime parole pronunciate nei vari interventi di Papa Francesco, vengono in mente la parola misericordia e l’opzione per i poveri, per la povertà…

    R. - La Chiesa è sacramento di salvezza: la Chiesa, i popoli, i popoli di Dio, tutti noi anche come organizzazione sociale sono segni del sacramento della salvezza. Perciò, penso che il modo in cui noi viviamo - cattolici e cristiani insieme - sarà un segno e sacramento della salvezza per tutto il mondo, in questo modo loro capiranno come devono avere misericordia e specialmente promuovere giustizia. A tale riguardo penso che la Chiesa cattolica debba essere un segno forte di questo. Come Beato Papa Giovanni Paolo II disse: “Senza amore non è possibile la giustizia e senza la giustizia è impossibile la pace e senza pace non ci sarà progresso”; anche Paolo VI aveva detto: “La parola progresso è sinonimo di pace”.

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    Il rettore della Cattedrale di Buenos Aires: Papa Francesco, un prete abituato ad annunciare Cristo tra i poveri

    ◊   “Ci separiamo dal ‘nostro’ Padre ma sappiamo che ora è il Padre di tutti”: così il rettore della Cattedrale di Buenos Aires e segretario pastorale dell’arcidiocesi, padre Alejandro Russo, che, giorno dopo giorno, è stato al fianco del cardinale Jorge Mario Bergoglio fino all’elezione al Soglio Pontificio. Debora Donnini lo ha intervistato:

    R. - Estuve cerca en el ultimo tiempo casi …
    Negli ultimi tempi sono stato con lui quasi quotidianamente. Della personalità del Papa si potrebbero dire varie cose, ma sempre su una stessa linea: è un uomo sereno, profondo, umile, semplice, religioso, amabile. Per esempio, non vuole mai disturbare, cerca la maniera di parlare senza mai far sentire a disagio. E’ cortese anche nei gesti più umani. Qualsiasi persona venisse all’Arcivescovado per un’udienza da lui, al termine la accompagnava fino all’ascensore e a volte fino alla porta sulla strada. Si preoccupava sempre che qualsiasi cosa di cui avesse bisogno non fosse per l’altro un disturbo. Mi hanno detto che quando è andato alla Casa internazionale del Clero, in via della Scrofa a Roma, a prendere la sua valigia per portarla alla Casa Santa Marta, l’ha presa da solo, ed era impossibile togliergliela dalle mani! Infatti, da qualsiasi parte lo accompagnassi, non ho mai potuto prendere la valigetta porta-pastorale. E poi viaggiava in autobus, in metropolitana, saliva nella macchina di chiunque lo accompagnasse…

    D. – La nuova evangelizzazione, l’annuncio del Vangelo è qualcosa che lui sente molto...

    R. – Sì y eso aquí en Buenos Aires se reflejava muy bien…
    Sì. E questo, qui a Buenos Aires, si rifletteva molto bene nella forma pastorale che ha impresso all’Arcidiocesi. L’allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio ha fatto in modo che tutta l’attività pastorale avesse come fine l’annuncio di Gesù Cristo: ad esempio con le missioni nelle strade nei tempi forti. Le strade di Buenos Aires erano sempre piene di presenza missionaria della Chiesa. Lo ha detto all’inizio, quando ha voluto incrementare questa forma di pastorale in chiave missionaria: nell’anno 313 con l’Editto di Milano, si ufficializza il cristianesimo, ma prima “il lavoro” era stato fatto da persona a persona, come testimoni, facendo ascoltare il nome di Gesù e commuovendo quelli che non conoscevano Gesù Cristo perché potessero incorporarsi alla conoscenza, all’amore e alla fede in Lui. Sul piano pastorale incontreremo un Pontefice che permanentemente annuncerà Cristo e che non vuole che si distolga lo sguardo della Chiesa verso altre situazioni che non siano annunciare Cristo. Lo ha detto chiaramente nella Cappella Sistina, nella prima Messa, quando ha affermato che la Chiesa non ha altro fine che annunciare Cristo e noi non abbiamo altro fine che incorporarci a Cristo perché altrimenti saremmo una ong assistenziale. Questa è stata una costante nella sua predicazione come arcivescovo e mi dà l’impressione che lo sarà anche nella predicazione come Papa. Ha anche dato prova di come si preoccupa per i malati, con la visita al cardinale Mejía. Qui era una cosa abituale che lui visitasse i malati negli ospedali, in casa, persone conosciute o a volte persone che semplicemente gli scrivevano.

    D. – Quindi ha incrementato a Buenos Aires l’andare per le strade ad annunciare il Vangelo?

    R. – Sí, ha sido principalmente esa forma…
    Sì, è stata la forma che ha scelto principalmente come pastorale dell’Arcidiocesi. Questo attraverso i distinti momenti liturgici: per Natale con raffigurazioni del presepe esposte su camion che girano per le strade, per la Domenica delle Palme con due processioni che si riuniscono in un punto, al centro della città e annunciano il Vangelo; anche il giorno del Corpus Domini con la processione e con i giovani che attraversano la città annunciando Gesù. Lo stesso per il mese della Vergine, che qui è a novembre, con piccoli altari negli angoli delle strade, dove si mette l’immagine della Vergine e si prega per le intenzioni della gente che passa per la strada, gli si insegna a pregare il Rosario e li si invita all’approfondimento, con la confessione ad esempio. Oltre, dunque, ad un dinamismo missionario, si è raggiunta un’unione diocesana molto profonda nello stesso lavoro missionario.

    D. – Papa Francesco, fintanto che è stato arcivescovo, è andato anche nelle villas miserias, le bidonville che sono a Buenos Aires...

    R. – Sí. Hay barrios muy pobres…
    Sì. Ci sono quartieri molto poveri, intorno e in mezzo alla capitale argentina, conosciuti come villas miserias. Ci sono circa 30 sacerdoti che vi operano, e il cardinale ha creato, in questi quartieri, parrocchie e un’infinità di cappelle. Poiché sono molto grandi, molte volte c’è la parrocchia con 15 o 20 cappelle che dipendono dalla parrocchia stessa e dove si fa un lavoro apostolico permanente. Sono quartieri dove c’è anche molta droga e la presenza della Chiesa cerca di mitigare tutto questo male…

    D. – Nonostante siano posti molto pericolosi dove andare, lui vi si è recato…

    R. – Sí, permanentemente el cardinal iba…
    Sì, costantemente il cardinale vi andava e conosceva varia gente.

    D. – Nel suo Magistero è molto importante la difesa della vita, dalla nascita alla morte naturale, del matrimonio fra uomo e donna, della famiglia…

    R. – Al Cardenal se le podría reasumir…
    Dal punto di vista del Magistero, il cardinale Bergoglio si poteva riassumere in due parole: verità e misericordia. Da una parte aveva un’adesione profonda alla fede della Chiesa, alla teologia e al Magistero della Chiesa e quindi, in qualsiasi aspetto morale e dogmatico, sempre con chiarezza mostrava la verità di Cristo senza occultarla, senza avere paura. Dall’altra parte, aveva una profonda misericordia, difendendo sempre la differenza fra il peccato e il peccatore.

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    Il parroco della Chiesa di Sant'Anna: grande incoraggiamento dall'incontro col Papa

    ◊   C’è ancora tanta gioia e commozione tra i fedeli che hanno partecipato ieri mattina alla Messa presieduta da Papa Francesco nella Chiesa di Sant’Anna in Vaticano. Emanuela Campanile ha raccolto la testimonianza del parroco, il padre agostiniano Bruno Silvestrini:

    R. – E’ stato un incontro stupendo, meraviglioso. Ho visto la mia gente, i parrocchiani, i bambini del catechismo, le persone che frequentano la parrocchia, entusiasti, pieni di gioia. Hanno ascoltato le parole del Santo Padre a bocca aperta: parlare così, senza avere nessuno scritto, ma parlare liberamente e parlare di misericordia, parlare di perdono, parlare di entusiasmo! Uno può peccare molto ma il Signore non si dimentica mai, non si stanca mai di perdonarci. Il Signore è sempre capace di perdonare, pronto a dirci: mettiamo un punto e ricominciamo da capo. Questo è stato un entusiasmo grande perché ci dà la forza, la dà ai miei fedeli che sono venuti tutti a dirmelo… Lei immagini la visita del Santo Padre Francesco nella parrocchia di Sant’Anna, in questa piccola parrocchia, che è aperta a tutto il mondo. Abbiamo ricevuto telefonate di persone che si sentivano nel peccato e chiedevano: ma veramente il Signore mi dà la possibilità di ricominciare? Sì, il Signore non si stanca, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere il perdono, la misericordia del Signore e ci stanchiamo di darlo al prossimo. Il Santo Padre ci ha incoraggiato a non stancarci mai come il Signore non si stanca mai. Io sono pieno di gioia, pieno di entusiasmo, anche se sono stato tanto stanco perché il Papa è venuto è all’improvviso, senza avvisarmi prima…

    D. - E’ quasi svenuto padre Bruno …

    R. – Ero quasi svenuto! Ma l’ho ascoltato e in quel momento ho dimenticato tutto. Quando il Papa è arrivato e non riuscivo a farlo entrare in chiesa … è sceso dalla macchina ed è andato ad abbracciare tutte le persone che gli andavano incontro. Il popolo di Dio ha bisogno di essere amato. Ci sono tanti problemi e difficoltà… Poter trovare un sorriso! E’ il Santo Padre che si avvicina a loro, è il vicario di Cristo che dà una mano, che abbraccia, che bacia. Questi sono i messaggi grandi che ci sta lasciando Papa Francesco, che sono messaggi stupendi per un rinnovamento della Chiesa, di ogni singolo cristiano e di noi sacerdoti.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Lo speciale su Papa Francesco.

    Dio non si stanca di perdonare: nella Messa celebrata con i fedeli della parrocchia di Sant'Anna in Vaticano e all'Angelus in piazza San Pietro il Pontefice parla della misericordia. Stralci del libro del cardinale Walter Kasper "Misericordia. Concetto fondamentale del Vangelo - Chiave della vita cristiana" cui si è riferito Papa Francesco durante l'Angelus.

    Ha orientato le mie scelte di vita: intervista di Mario Ponzi a don Gonzalo Aemilius, il prete uruguayano salutato dal Papa.

    La forza della debolezza e la scelta di Papa Francesco: da Paolo VI a Benedetto XVI l'umiltà nei gesti e nel magistero dei successori di Pietro nell'editoriale - anticipato dal nostro giornale - del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla per il numero di marzo de "La Rivista del Clero Italiano".

    Siamo orfani di un padre, ma ora lui è ricchezza per tutti: a Buenos Aires, Cristian Martini Grimaldi a colloquio con padre Alejandro Russo, rettore della cattedrale metropolitana della capitale argentina.

    Il cuore del pastore: l'introduzione e un breve stralcio del libro "Francesco, un Papa dalla fine del mondo. La persona, le idee, lo stile" di Gianni Valente.

    Il messaggio svelato: Ulderico Santamaria e Fabio Morresi riguardo ai nuovi studi nei laboratori dei Musei Vaticani sulla "Deposizione di Cristo" del Caravaggio.

    La musica è speranza che vuole essere condivisa: stralci dell'omelia del vescovo Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, in ricordo del direttore d'orchestra Wolfgang Sawallisch, artista cristiano sereno e generoso.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la primizia in Pakistan: per la prima volta un Governo eletto completa il mandato.

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    Oggi in Primo Piano



    Governo al completo in Israele: la Difesa a Yaalon, considerato falco sui palestinesi e pragmatico sull’Iran

    ◊   In Israele governo al completo. Il premier Netanyahu ha affidato l’importantissimo ministero della Difesa a Moshe 'Boghy' Yaalon (63), un dirigente di Likud-Beitenu, che nel governo passato fungeva da ministro per le questioni strategiche. All'inizio degli anni 2000 ha partecipato in prima persona alla repressione dell'intifada armata e alla lotta del terrorismo sucida. Il servizio di Fausta Speranza:

    L’ex capo di stato maggiore, figlio di un operaio, è cresciuto nella Haifa proletaria ed è stato fra i fondatori di un kibbutz nel Neghev. Sostituisce il veterano Barak, ex laburista ed ex esponente centrista, considerato come l’anello di collegamento con l'establishement militare degli Stati Uniti. La radio statale parla del nuovo ministro della Difesa come più fermo sul piano politico, più cauto su quello militare. Altri definiscono Yaalon un falco nelle questioni palestinesi e un pragmatico sul dossier dell'atomica iraniana. Diversamente da Barak, non pensa che ci possa essere in questa fase un'intesa con i palestinesi. Per il momento, a suo parere, Israele e Anp possono solo limitarsi a controllare il terreno e a cercare di elevare il livello di vita degli abitanti. Sulla questione iraniana conferma la linea di stretto coordinamento con gli Stati Uniti. Ci sono poi le attese sul piano interno: previsti tagli severi al bilancio della Difesa e c’è poi da decidere l’arruolamento graduale degli studenti dei collegi rabbinici ortodossi, finora esentati nella quasi totalità. In definitiva Yaalon diventa una figura chiave nella politica israeliana.

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    Cambio al vertice in Cina. Xi Jinping: perseguire il sogno di forza e prosperità

    ◊   Il nuovo presidente cinese Xi Jinping ha chiuso ieri il 18.mo Congresso Nazionale del Popolo, iniziato lo scorso 5 marzo. I 3mila delegati hanno approvato il cambio della guardia previsto da tempo ai vertici dello Stato. Dal nuovo leader è arrivata subito un’esortazione a perseguire il sogno cinese di forza e prosperità nazionale. Poi l’annuncio della sua prima visita ufficiale all’estero, che sarà in Russia il 22 e 24 marzo. Si può parlare di un reale cambio di rotta con la leadership di Xi Jinping? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Fernando Mezzetti, giornalista esperto di Estremo Oriente:

    R. – No, cambio di rotta non direi. Piuttosto approfondimento e proseguimento della linea fin qui seguita, cioè sulla via delle riforme, dell’apertura in senso economico, e di assoluta rigidità politica. Non credo che questa nuova dirigenza apporterà sostanziali riforme politiche. La Cina di oggi è un sistema guidato da un partito che si chiama comunista e in realtà è semplicemente un sistema di potere autoritario, in cui c’è un’ economia pluralista e una dirigenza politica monopolistica del potere.

    D. - Da un lato la moralizzazione, lo snellimento e la maggiore efficacia dell’amministrazione, dall’altra il consolidamento e la modernizzazione delle strutture economiche e sociali. Questi sembrerebbero un po’ i due punti chiave della politica di Xi?

    R. - Loro punteranno a sviluppare consumi interni che peraltro sono già in forte crescita. C’è la sterminata Cina agricola, con almeno 700 milioni di contadini, che non gode di alcun sistema di previdenza sociale. Quindi, punteranno a fare questo perché lo sviluppo dei consumi interni nelle città è già abbastanza dinamico. Non dimentichiamo che nella Cina odierna ci sono almeno 350 milioni di persone con potere di acquisto a livello europeo. Ci sono poco meno di tre milioni di milionari e 250 miliardari, secondo un rapporto di un istituto di ricerca cinese. E' però anche un Paese in cui il 13 per cento della popolazione, secondo la Banca mondiale, vive con un reddito di un dollaro e mezzo al giorno. Si tratta insomma di redistribuire la ricchezza.

    D. – Uno sguardo alla politica estera. In particolare diciamo che Xi Jinping vorrebbe puntare sul rafforzamento dei rapporti con Hong Kong e Taiwan?

    R. - I dirigenti di Pechino hanno bisogno, per continuare la crescita e lo sviluppo della Cina, di una situazione priva di tensioni in tutta l’area. Per questo, cercano buoni rapporti con Taiwan dai quali ricevono pesantissimi investimenti. E Taiwan stessa ha contribuito alla modernizzazione della Cina. Ma, a parte Taiwan, il punto di riferimento, in positivo e negativo, restano gli Stati Uniti e il Giappone.

    D. - Per quanto riguarda la Russia? Significativo il fatto che la prima visita ufficiale Xi Jinping sarà proprio in Russia…

    R. - E’ significativo che nella conferenza stampa dell’altro giorno, appena nominato, il primo ministro Li Keqiang abbia insistito molto sulla necessità di buoni rapporti con gli Stati Uniti, di superare le polemiche che hanno caratterizzato le relazioni negli ultimi tempi, particolarmente le polemiche sugli attacchi cibernetici: attacchi denunciati da parte americana come provenienti dalla Cina verso il sistema di comunicazione negli Stati Uniti. Xi Jinping esalta il sogno cinese di affermarsi nell’aerea, con la prima visita ufficiale all'estero in Russia, l’aumento delle esportazioni di armamenti per armare Paesi clienti come il Pakistan. C’è una simbologia che conta qualche cosa.

    D. – Per quanto riguarda la politica del figlio unico ci saranno cambiamenti? C’è un dato drammatico di questi giorni che parla di 340 milioni di aborti in un anno in Cina…

    R. – Aborti peraltro determinati soprattutto dall’ecografia: in Cina non vengono più uccise le figlie femmine, appena si determina il sesso nei primi mesi, si procede all’aborto… Ci sono stati segnali di abbandonare la politica del figlio unico in alcune aeree, in alcune zone, soprattutto per alcuni gruppi minoritari. La politica del figlio unico pone problemi tremendi sul piano demografico ed economico: la popolazione cinese di un miliardo e 350 milioni è sempre più vecchia.

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    Cipro: domani il voto sulla ratifica del piano di salvataggio da 10 miliardi

    ◊   A Cipro slitta a domani il voto del Parlamento sulla ratifica del piano di salvataggio negoziato con l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale, inizialmente previsto per oggi. Si tratta di un prestito da 10 miliardi di euro a fronte del quale è prevista una tassazione forzosa sui depositi bancari: del 6,7% per i redditi sotto i 100 mila euro e di circa il 10% per quelli di importo superiore. Il governo cipriota mira ad esentare i conti più modesti, mentre domani le banche di Cipro saranno attive nonostante le voci di queste ore. Timori anche tra i numerosi risparmiatori russi con interessi a Cipro. Il Cremlino ha criticato il ricorso alla tassazione puntando il dito contro le istituzioni di Bruxelles. Intanto, la situazione di incertezza sull’isola sta avendo pesanti ripercussioni sulle borse. In merito Eugenio Bonanata ha raccolto il commento dell’economista Francesco Carlà:

    R. – Il primo commento che mi viene istantaneamente è che si fa qualsiasi cosa per salvare le banche, in qualsiasi condizione. Questo sia per ragioni evidentemente di contagio, dopo l’esperienza del 2008 di Lehman Brothers, ma anche perché i rapporti tra banche e politica sono sempre più evidenti.

    D. – Quanto è alto il rischio di contagio in Europa?

    R. – Dal punto di vista delle dimensioni di Cipro, il rischio dovrebbe essere basso, perché parliamo dello 0.2 per cento, ma poi abbiamo imparato che minimizzare l’idea che il contagio possa arrivare anche da una regione, una nazione molto piccola all’interno dell’euro, è sempre un grave errore. Paul Krugman, l’economista premio Nobel, stamattina diceva che quello che è accaduto a Cipro è come fosse un cartello che manda flash, scritto in greco e in italiano.

    D. - Quindi i risparmiatori italiani, i cittadini italiani, devono stare attenti, si devono preoccupare?

    R. – Io penso che siano già preoccupati almeno dalla metà del 2011. In più, le condizioni politiche in cui versiamo e le alchimie politiche per cercare di dare un governo al Paese non migliorano lo scenario. Tutto sommato, però, trovo confortante e positiva dal punto di vista degli italiani, l’idea che, comunque, uno scenario catastrofico per le banche potrebbe e dovrebbe essere evitato, visto come viene risolta la questione a Cipro. In sostanza, detto fra noi, la cosa fondamentale è tenere pochi soldi nel conto corrente.

    D. – Le conseguenze più pesanti rischiano di ricadere sulle spalle dei cittadini ciprioti per il momento...

    R. – Sì, perché vengono trasformati forzosamente da correntisti depositari in azionisti delle banche, perché per questi soldi che gli vengono prelevati, vengono dati “in cambio” dei titoli azionari delle banche che molto probabilmente saranno privi di dividendo e privi di possibilità di essere venduti per un periodo determinato, evidentemente.

    D. – Questo prelievo forzoso ha dei precedenti?

    R. – Ha un precedente italiano, purtroppo: Giuliano Amato, nel 1992, all’epoca della crisi valutaria che coinvolse anche l’Italia. La vicenda si concluse con un prelievo forzoso nottetempo dai conti correnti, di entità enormemente più piccola rispetto alle percentuali che circolano per questo scenario cipriota. Comunque il precedente c’è.

    D. – Qual è il ruolo della Russia nella questione?

    R. – Il ruolo della Russia è che Cipro è stata ed è spesso usata come salvadanaio dei magnati russi, che da sempre si fidano ben poco delle loro banche, attratti anche dalle tasse sulle imprese molto basse che ci sono a Cipro e che comunque adesso saranno leggermente rialzate - a quanto pare - all’interno di questa manovra. Infatti, le banche cipriote sono assolutamente oversize, troppo grandi per la realtà economica cipriota medesima, e sono state anche portate a fare operazioni di trading eccessive che poi le hanno ridotte in questo stato.

    D. – Concretamente cosa può fare la Russia in questa partita?

    R. – Io credo che la Russia stia progettando un prestito di due miliardi e mezzo ai ciprioti, insieme all’Unione Europea che invece ne fornirà dieci, appunto per puntellare questo scenario cipriota abbastanza drammatico, da una parte. Dall’altra, però, mi risulta che solo i residenti a Cipro saranno oggetto del prelievo forzoso. In più, l’altra incognita è se questo prelievo forzoso riguarderà soltanto le persone fisiche o anche le aziende.

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    Caso marò: Corte suprema indiana vieta all'ambasciatore italiano di lasciare il Paese

    ◊   Sempre più intricata la vicenda dei due marò italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati. La Corte Suprema di Nuova Delhi ha prorogato fino al 2 aprile - giorno in cui è stata fissata in India la prossima udienza su questo caso - il divieto imposto all’ambasciatore italiano Daniele Mancini di non lasciare il Paese. Al diplomatico non è stata inoltre riconosciuta alcuna immunità diplomatica. Entrambi i Paesi rivendicano la competenza giuridica. L’Unione Europea, intanto, auspica che India e Italia trovino una soluzione nel rispetto delle norme internazionali. Su questa vicenda, Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento di Vincenzo Buonomo, professore di diritto internazionale alla Pontificia Università Lateranense:

    R. – La competenza a giudicare i marò italiani è dell’Italia, in quanto i due rappresentano un organo dello Stato all’estero. E questo per un principio consolidato del Diritto internazionale. La faccenda poi si è evoluta, perché probabilmente al solo aspetto giuridico si è aggiunto anche un profilo più direttamente diplomatico, che ha cercato di risolvere il problema attraverso i mezzi propri della mediazione diplomatica, cercando anche di non approfondire un’applicazione del Diritto mediante, per esempio, un arbitrato internazionale o un ricorso alla Corte internazionale di giustizia. L’ultima situazione è quella che vede la pretesa indiana di limitare le libertà personali di un rappresentante diplomatico di un altro Paese, in questo caso l’Italia.

    D. – Parliamo appunto dell’ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini. Non gli sono state riconosciute dall’India le immunità. Ma queste non sono sempre garantite?

    R. – Le immunità sono garantite per qualunque atto che un diplomatico compia all’interno di un altro Paese. In questo caso, però, si fa riferimento al fatto che l’ambasciatore italiano si sia fatto garante, mediante una dichiarazione presentata al Tribunale e alla Corte Suprema indiana, del ritorno dei due Marò. Per questo ci sono misure restrittive nei suoi confronti. Il potere giudiziario, in questo caso, interviene in un ambito che riguarda strettamente il potere esecutivo. Questo è un ulteriore elemento, che non interpreta in modo corretto il Diritto internazionale, così come si è consolidato fino ad oggi.

    D. – La Farnesina ha già fatto sapere che i due marò non torneranno in India ed è già stata fissata l’udienza in India, il prossimo due aprile. A questo punto cosa può succedere?

    R. – Io credo che dal punto di vista del Diritto internazionale, sicuramente la competenza a giudicare i due marò, per quanto riguarda l’atto commesso, è italiana. Questo è un principio – ripeto – consolidato. Per quanto riguarda l’atteggiamento della Corte indiana sull’ambasciatore italiano, credo che questo non sia proponibile, e quindi è probabile che l’India stessa poi debba rientrare nel rispetto del Diritto internazionale. Questo potrebbe portare le due parti ad un ricorso ad arbitrato, per esempio, per cercare di trovare una soluzione non al caso specifico oggi dell’ambasciatore, ma di tutta la questione.

    D. – Quindi l’ultima parola, si spera definitiva, potrebbe essere affidata ad un arbitrato internazionale?

    R. – Tenendo conto, però, che la Corte internazionale di giustizia già in passato si è espressa dicendo che il Diritto diplomatico, di per sé, ha tutti i mezzi per poter garantire le soluzioni dei conflitti, che possono sorgere in ambito diplomatico. Quindi il ricorso all’arbitrato sarebbe già un di più. Sarebbe interessante, in questo caso, capire se c’è una buona fede e volontà delle parti di poter arrivare ad una soluzione per via di mediazione, prima di giungere ad un arbitrato.

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    'Ritratto dei Santi', l'attrice Claudia Koll interpreta la figura di Santa Rita

    ◊   Questa sera a Roma, nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria, il secondo appuntamento con il Ritratto dei Santi:ad interpretare la figura di Santa Rita da Cascia l’attrice Claudia Koll. Papa Francesco, ieri durante l’Angelus, ha sottolineato l’importanza di chiedere sempre il perdono al Signore. Dunque, il gesto della Santa che perdona gli assassini del marito è di grande attualità. Roberta Calderazzo ha chiesto all’attrice se Santa Rita è ancora oggi un modello da seguire.

    R . - E’ fondamentale il perdono, non solo ricevere quello da Dio per riconciliarsi, ma anche donarlo a chi ci fa del male. Primo, perché ci libera dal rancore e dalla rabbia che diventano poi un mostro dentro che cresce. E poi perché il perdono ricrea la persona: gli si dà un’altra possibilità, gli si dà fiducia. Io, per esperienza, mi sono sentita incoraggiata nel cammino alla sequela di Gesù proprio quando mi sono sentita amata da Dio nonostante la mia debolezza, nonostante la mia miseria che mi dà sempre un’altra possibilità di ricominciare.

    D. -C’è un aspetto che le sta particolarmente a cuore della Santa?

    R. - Per me Santa Rita rappresenta la donna forte della Bibbia. E’ la donna che teme Dio e che ha un rapporto profondo con Lui. Io credo che poi sia forte anche l’esperienza che ha fatto con i figli perché nell’epoca in cui viveva era scontata anche la vendetta. Questo rapporto profondo con il Signore. I Santi ci incoraggiano a questo. Per me la santità non è tanto fatta di miracoli ma è proprio questo desiderio di Dio e di essere riempiti dall’amore di Dio e quindi risplendere della Sua luce. I santi ci incoraggiano a cercare Dio con tutto il cuore, a conoscerlo e ad amarlo.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Il Celam a Papa Francesco. “Ricordiamo sempre l’invito alla missione: vescovo e popolo"

    ◊   “Abbiamo vissuto l'esperienza della sua scelta in un clima di collegialità episcopale. Questo fatto ci ha riempito di una gioia profonda per ciò che rappresenta per la Chiesa universale e, soprattutto, per le Chiese in pellegrinaggio nell'America Latina e nei Carabi” afferma una lettera del Consiglio Episcopale Latino Americano (Celam), indirizzata al neo eletto Papa Francesco. La lettera, inviata all'agenzia Fides, continua ricordando che “in un'intervista al termine del Suo mandato nella presidenza del Celam, Lei hai detto: L'ultima Conferenza dei vescovi svoltasi ad Aparecida è lievito d'ispirazione, è un invito alla creatività, segna le linee dell'azione missionaria; non si conclude con un documento come le conferenze precedenti, ma culmina con una missione. Questo è molto importante”. “Vogliamo assicurarLe, Santo Padre, che noi ci identifichiamo pienamente con il suo primo messaggio: E ora, iniziamo il nostro cammino: vescovo e popolo. Per questo chiediamo con umiltà, la sua benedizione apostolica per la Chiesa in America Latina e nei Carabi” conclude la lettera. Il documento è firmato dal presidente del Celam, mons. Carlos Aguiar Retes, arcivescovo de Tlalnepantla, Messico; da mons. Dimas Lara Barbosa, arcivescovo di Campo Grande, Brasile, secondo vicepresidente del Celam; da mons. Santiago Silva Retamales, vescovo ausiliare di Valparaíso, Cile, segretario generale del Celam e da mons. Carlos María Collazzi, vescovo di Mercedes, Uruguay, presidente della Commissione economica del Celam. (R.P.)

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    Musulmani siriani a piazza San Pietro: il Papa ci aiuti a portare la pace in Siria

    ◊   “Spero che Francesco sosterrà la pace in tutto il mondo soprattutto in Siria, da oltre due anni devastata dalla guerra civile. Noi musulmani siriani siamo qui a Roma per dare il nostro saluto al nuovo Papa”. È quanto afferma Alì, giovane studente siriano musulmano, che si è recato stamani in Piazza San Pietro insieme con un gruppo di 30 connazionali. “In Siria - racconta Alì all'agenzia AsiaNews – l’odio sta dilagando fra sunniti e sciiti”. “La speranza è che il nuovo Papa con le sue parole di pace riesca a toccare i cuori di tutte le fazioni che combattono, spingendole ad abbandonare le armi e da iniziare una fase di riconciliazione”. “Molti siriani non appoggiano un governo basato sulla religione, come invece vogliono gli estremisti che mirano alla costruzione di uno Stato islamico. Milioni di siriani come me – conclude - desiderano la pace e il rispetto fra le religioni e sono contrari all'atteggiamento di molti Paesi stranieri che stanno sfruttando la nostra situazione di instabilità, mettendo una fazione contro un'altra. Per questo oggi siamo qui in piazza San Pietro: chiediamo al Papa di aiutarci e sostenerci nel diffondere, in Siria, un messaggio di pace e porre fine a questa guerra fratricida”. (A.L.)

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    Germania. Mons. Zollitsch: Papa Francesco è “un ponte verso i poveri”

    ◊   I cattolici tedeschi hanno celebrato messe di ringraziamento per l’elezione del nuovo Papa. Lo riferisce l’agenzia di stampa cattolica tedesca Kna, riportando un appello del presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, rivolto ai cristiani, affinché si facciano incoraggiare da Papa Francesco e manifestare pubblicamente la loro fede. Così “l’elezione del cardinale dell’Argentina non sarà l’unica sorpresa che ci sconvolgerà”, ha detto ieri l’arcivescovo di Friburgo ai fedeli riuniti nella basilica. “Con le preghiere e la fiducia in Dio - ha aggiunto - i cristiani sono in grado di contribuire al rinnovamento della Chiesa, necessario oggi, nei nostri tempi”. Il nuovo Papa “è segno della comunità e strumento di unità” e ha il compito “di unire, come Pontefice, costruttore di ponti, di rafforzare la comunità e mantenere viva l’unità nella molteplicità”. Papa Francesco – ha concluso mons. Zollitsch, le cui parole sono state riportate dall’agenzia Sir - “è il ponte verso l’Atlantico, verso i continenti lontani, i poveri e i bisognosi, che egli ha già percorso come arcivescovo di Buenos Aires”. (A.L.)

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    Per la Messa di inizio Pontificato, anche 600 volontari dell’Unitalsi

    ◊   Ci saranno anche le strutture sanitarie ed i volontari dell’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali) a presidiare la zona attorno al Vaticano, domani martedì 19 marzo, per la Messa inaugurale del pontificato di Papa Francesco. Nel comunicato diffuso stamani e ripreso dall'agenzia Sir, si sottolinea che saranno circa 600 i volontari e 400 le persone disabili che, domani saranno accolti a Piazza San Pietro. In occasione dei due primi appuntamenti ufficiali di Papa Francesco, l‘Unitalsi ha predisposto un piano di accoglienza ed assistenza per le persone disabili, con 5 mezzi attrezzati al trasporto. “Rispetto all‘Angelus – spiega il presidente dell’Unitalsi Salvatore Pagliuca - saranno tre le postazioni di accoglienza: una a piazza Risorgimento, una presso il Sant‘Uffizio e l‘altra in zona Castel Sant‘Angelo, dove i nostri volontari con l‘ausilio di mezzi attrezzati assisteranno ammalati e disabili durante la Messa. L’Associazione, come in passato nei grandi eventi che hanno interessato il Santo Padre - conclude il presidente - sarà presente al fianco della Chiesa nell’accoglienza e nell’attenzione al prossimo in difficoltà, forte dello spirito e del carisma nato e maturato da più di centodieci anni". (A.L.)

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    Caccia siriani bombardano zona al confine con il Libano

    ◊   Per la prima volta aerei siriani hanno bombardato una zona al confine con il Libano: si tratta di un'area abitata da popolazioni sunnite, da cui, secondo Damasco, arriverebbero armi all'opposizione siriana. Intanto, il bilancio di ieri in Siria è di almeno 80 morti, la maggior parte a Damasco e provincia, secondo gli attivisti dell’Osservatorio nazionale per i diritti umani. Tra questi anche quattro bambini, tre donne e 22 ribelli che militano nelle truppe del Free Syrian Army. Stando ai numeri ufficiali pubblicati dalle Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto, nel 2011, sarebbero morte più di 70 mila persone. Sempre nella giornata di ieri, i ribelli siriani, secondo le dichiarazioni dei comandanti, si sarebbero impossessati, dopo cinque giorni di assedio, di una zona dell’intelligence militare a sud della pianura di Hauran, vicino alle alture del Golan, occupate da Israele, dopo aver intensificato gli attacchi nella regione strategica che si estende fino alla periferia di Damasco. Stando alle loro affermazioni, l’obiettivo degli attacchi ad ovest di Hauran è di aprire un nuovo fronte per combattere Assad e di garantire una via di rifornimento nelle prossimità ovest e sud di Damasco. Novità anche dal fronte diplomatico. La Coalizione nazionale è riunita da oggi a Istanbul per formare un governo ed eleggere un premier ad interim, in grado di assicurare dei servizi alle persone che ora vivono nelle parti del Paese controllate dalle forze dei ribelli. Nonostante la volontà espressa, non è detto che l’iniziativa abbia buon esito. Infatti, due precedenti tentativi di formare un governo di questo tipo sono falliti a causa delle divisioni interne alla coalizione. Molti dicono però che ora nell’opposizione si sente la necessità di un’unificazione, poiché la ritirata delle forze governative ha aumentato la porzione di territorio sotto il controllo dei ribelli, che ora comprende gran parte della città più grande della Siria, Aleppo, e un capoluogo di provincia, Raqqa. Attualmente, per ragioni pratiche, le guarnigioni locali del ribelli o i consigli delle comunità amministrano villaggi e quartieri, cooperando poco gli uni con gli altri. Molti di questi sono attualmente senza acqua corrente e con poca elettricità. Dodici candidati sono stati nominati per la carica di primo ministro, che saranno eletti da una coalizione formata da 73 membri. Non è ancora chiaro quando si voterà e chi saranno i candidati finali. Attualmente, le figure preminenti sembrano essere tre: Assad Mustapha, ex ministro dell’Agricoltura, l’economista Osama Kadi e Ghassad Hitto, già manager operante nel settore delle telecomunicazioni. (V.C.)


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    Somalia. Autobomba a Mogadiscio: 10 morti

    ◊   Un’autobomba è esplosa oggi a Mogadiscio, vicino al palazzo presidenziale, ed ha ucciso almeno 10 persone in un’esplosione probabilmente diretta contro gli alti funzionari governativi, stando a quanto dichiarato dalla polizia. Il kamikaze si è fatto esplodere mentre guidava lungo la strada che collega il palazzo al teatro nazionale, una strada costellata da sale da tè, che nel momento dell’attacco erano gremite, secondo le dichiarazioni dell’ufficiale di polizia Abdiqadir Mohamud. Un mezzo dei trasporti pubblici che stava percorrendo la via ha preso fuoco. “La maggior parte delle persone che sono morte a bordo del minibus erano civili. Il veicolo si trovava accidentalmente tra la macchina del governo e l’autobomba” al momento dell’esplosione – ha dichiarato. La sicurezza nella capitale è significativamente aumentata da quando un’offensiva militare ha spinto i ribelli islamici, legati agli ambienti di al-Qaeda, fuori dalla città nel 2011. Tuttavia, esplosioni e omicidi a Mogadiscio, attribuiti ai militanti, avvengono ancora frequentemente. Il gruppo di al Shabaab, che ha rivendicato numerosi attacchi e che ha dichiarato di voler rovesciare il nuovo governo somalo, non ha ancora rilasciato commenti su questo episodio. A inizio marzo, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha esteso di un anno il mandato della missione dell’Unione Africana in Somalia, autorizzandola a usare “tutti i mezzi necessari” per realizzare i propri obiettivi. (V.C.)

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    Dopo 53 anni, Morsi primo leader non militare egiziano a visitare il Pakistan

    ◊   Mohammed Morsi è giunto a Islamabad in Pakistan per una visitata di un giorno. È il primo capo di Stato non militare non egiziano a recarsi nel Paese dalla visita di Gamal Abdel Nasser negli anni Sessanta. Incontrerà il presidente Asif Ali Zardar, i vertici del governo, ormai alla scadenza del mandato dopo lo scioglimento delle Camere di ieri, e il portavoce del ministero degli Esteri Aizaz Ahmad Chaudhry. Ad accoglierlo all’aeroporto c’era il senatore Mushahid Hussain Syed. Secondo quanto riportano i media locali, Morsi e Zardari firmeranno diversi accordi di collaborazione, senza però specificare in quale ambito. Il sito di Dawn spiega che i due leader affronteranno questioni di carattere regionale e internazionale. In serata, Morsi proseguirà il suo viaggio asiatico in India, dove rimarrà due giorni. Sono previsti incontri con la dirigenza indiana e la partecipazione ad un convegno delle Camere di Commercio del Paese. (V.C.)

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    Rapporto Body Count: almeno 112 mila civili morti nel conflitto in Iraq

    ◊   Sarebbero almeno 112 mila i civili morti nel conflitto in Iraq, durante i 31.500 attacchi avvenuti nel corso della guerra, iniziata il 19 marzo del 2003. Alla vigilia del 10° anniversario dell’inizio del conflitto, questo è il bilancio pubblicato dalla Ong “Iraq Body Count”, con sede in Gran Bretagna. Includendo anche le morti dei soldati e dei ribelli, la cifra salirebbe a 174 mila. “Il conflitto non è ancora terminato, è sempre onnipresente e generalizzato. La data del suo inizio è nota, ma la sua fine non è affatto in vista”, ha dichiarato l’organizzazione. Il periodo compreso tra il 2006 e il 2008 è stato di gran lunga il più sanguinoso. Nel 2006 infatti, stando ai dati del rapporto, sono morti negli attacchi oltre 31 mila civili. Nel 2007 ci sono state quasi 21 mila vittime. Ai microfoni della Cnn, Paul Wolfowitz, all’epoca numero due del Pentagono, fa un’autocritica: “ci tengo a dire che il motivo per cui [la guerra] è durata così tanto è che abbiamo avuto bisogno di tanto tempo per capire che si trattava di domare una rivolta. E quando hai a che fare con una rivolta hai bisogno di una strategia anti-insurrezionale. Invece eravamo lì a cercare di uccidere i terroristi”, ha dichiarato. “Se non avessimo dimenticato tutto quanto abbiamo imparato su come affrontare le rivolte in Vietnam 30 anni fa, credo che la guerra sarebbe durata molto meno. Abbiamo cambiato strategia nel 2007, ma ormai era già tutto fuori controllo, l’insurrezione era cresciuta e c’era un conflitto totale. Penso che questo sia stato l’errore fondamentale”, ha poi aggiunto Wolfowitz. I costi della guerra non sono solo umani. Secondo lo studio Costs of War Project del Watson Institute for International Studies della Brown Universities, cui hanno contribuito una trentina di esperti, i contribuenti americani hanno pagato per la guerra in Iraq 1700 miliardi di dollari e altri 490 per l’assistenza ai reduci. Aggiungendo anche i conflitti in Afghanistan e Pakistan, l’ammontare totale dei costi salirebbe a circa 4 mila miliardi. (V.C.)

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    Indonesia: leader musulmani insieme a Papa Francesco per aiutare “i più bisognosi”

    ◊   Rafforzare le già “buone relazioni” fra Chiesa cattolica e mondo musulmano e, nello spirito di San Francesco di Assisi, promuovere “gli interessi comuni di musulmani e cristiani” per “garantire condizioni di vita migliori ai più bisognosi”. Questa la priorità indicata dal prof. Din Syamsuddin, presidente di Muhammadiyah, la seconda più importante organizzazione musulmana dell'Indonesia, commentando l’elezione del cardinale di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro. Sotto la guida di Papa Francesco – dichiara all'agenzia AsiaNews il prof. Din Syamsuddin - la speranza è quella di raggiungere “presto” un memorandum di intesa fra Vaticano e Organizzazioni islamiche per “far fronte alle questioni comuni”, soprattutto in materia di problematiche sociali quali “povertà, disuguaglianze sociali in materia di giustizia e vita sociale”. "Mi auguro che il nuovo Pontefice - aggiunge il presidente di Muhammadiyah - rafforzi i rapporti già buoni fra i cattolici e il variegato mondo musulmano”. Il prof. Din Syamsuddin, più volte presente ai forum cristiano-islamico, aggiunge che “queste buone relazioni possono costituire terreno fertile a beneficio di una migliore civilizzazione”. (A.L.)

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    Libano: incontri romani tra il Patriarca Rai e i leader politici libanesi sulla legge elettorale

    ◊   Nella giornata di oggi sono proseguite a Roma le consultazioni riservate tra il Patriarca di Antiochia dei Maroniti Boutros Bechara Rai e i dirigenti politici della delegazione libanese giunti a Roma per partecipare alla messa d'inizio del ministero petrino di Papa Francesco. Al centro dei colloqui c'è l'impasse sulla legge elettorale che sta paralizzando la vita politica in Libano in un momento molto delicato, mentre cresce il pericolo che il conflitto siriano destabilizzi il Paese dei Cedri. Già ieri il Patriarca Rai – che in qualità di membro del Collegio cardinalizio ha preso parte al Conclave – aveva avuto intensi colloqui con il Presidente della Camera Nabih Berri e con il Primo Ministro Nagib Mikati. Oggi le consultazioni sono proseguite presso il Pontificio Collegio Maronita di via di Porta Pinciana con la partecipazione del ministro libanese dell'Ambiente Nazem Khoury, giunto anche lui a Roma. Ieri il Presidente della Camera Berri ha rilasciato alla stampa libanese dichiarazioni piene di aspettative: “Come la fumata bianca s'è levata da questo Paese” ha detto il politico libanese di confessione sciita “noi speriamo che le preghiere del Patriarca, così come l'iniziativa da parte sua ci aiuteranno a far levare una fumata bianca annunciatrice della fine dei nostri problemi, soprattutto per quanto riguarda la legge elettorale”. (R.P.)

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    Pakistan: salvi due giovani cristiani accusati di blasfemia e conversione forzata

    ◊   L’adolescente cristiano Ryan Stanton, vittima di false accuse di blasfemia, è stato salvato e condotto all’estero con la sua famiglia. Una ragazza cristiana, Rafia Mansha, 14 anni, rapita da un musulmano e costretta al matrimoni islamico e alla conversione, ha ottenuto giustizia da un tribunale, che ha dichiarato il matrimonio “falso, illegale e nullo”. I due casi, segnalati all’agenzia Fides da comunità cristiane pakistane, puntano nuovamente l’attenzione sulla condizione di precarietà che vivono le minoranze cristiane nel Paese. Il 15enne Ryan Stanton (identificato anche nella comunità come Ryan Brian Patras) era stato accusato di aver inviato ad alcuni coetanei musulmani un sms blasfemo sul Profeta Maometto. Per questo, nell’ottobre 2012, la sua casa, nel quartiere di Gulshan-i-Iqbal, area borghese di Karachi, metropoli nel Sud del Pakistan, è stata saccheggiata e data alle fiamme da musulmani radicali. Il ragazzo e la sua famiglia sono scampati per miracolo e hanno vissuto alcuni mesi nel nascondimento. Ora l’Ong “Rescue Christians” è riuscita a far trasferire Ryan e tutta la sua famiglia all’estero, dove cominceranno una nuova vita. Il ragazzo ha spiegato che alcuni suoi coetanei musulmani hanno usato il suo telefono cellulare, inviando l’sms blasfemo, per incastrarlo. In un altro caso, Rafia Mansha, ragazza cristiana figlia di braccianti agricoli del Punjab, è stata rapita a dicembre 2012 da due musulmani e poi costretta al matrimonio islamico con Muhammad Imran e alla conversione. La famiglia si è rivolta all’Ong Lead (“Legal Evangelical Association Development”) che ha presentato un ricorso al tribunale di Pattoki. Rafia ha testimoniato in tribunale di essere stata rapita e di aver subito matrimonio e conversione forzata. Nonostante l’opposizione della controparte musulmana, la Corte ha dichiarato la nullità del matrimoni e restituito Rafia alla sua famiglia. La famiglia di Rafia ha anche sporto denuncia per “sequestro di persona”, chiedendo che i colpevoli siano puniti. Una fonte di Fides nota che “questo caso dovrebbe essere paradigmatico e servire da esempio”. In Pakistan, infatti, negli ultimi anni si sono registrati circa 1.000 casi l’anno di ragazze cristiane e indù rapite da musulmani, costrette al matrimonio e alla conversione. (R.P.)

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    Colombia: appello di pace dell'arcivescovo di Medellin

    ◊   Alla vigilia di un week-end violento nel quale 31 persone sono state uccise, l'arcivescovo di Medellin, mons. Ricardo Antonio Tobon Restrepo, ha espresso la sua preoccupazione per la violenza che affligge la città. In una lettera indirizzata alla città, l’arcivescovo ha posto 15 domande sulla situazione locale, precedute da una premessa: "si parla della città di Medellín come la città più colta della Colombia, come modello di città innovativa. Tutto questo deve essere vero, se lo si ripete tanto. Ci rallegriamo per le cose buone di Medellin. Ma sappiamo anche che la nostra regione è la più violenta del Paese, gli anni passano e non riusciamo a convivere in modo pacifico, perché ogni giorno si uccide nei nostri quartieri". Quindi ci si domanda: “Perché si continua a parlare di micro-traffico (di droga) quando si tratta di un business di oltre due miliardi di pesos all'anno? Come è possibile commissionare un omicidio a poco prezzo? Perché se c'è un miglioramento delle infrastrutture, la povertà non diminuisce? Perché i media non riportano esattamente la situazione di violenza che vive l'area metropolitana?” “Stiamo vivendo una recrudescenza della violenza, che genera terrore, miseria e morte. Non dobbiamo rimandare il momento di agire tutti con un vasto piano a lungo termine, perché a queste possiamo solo rispondere insieme". (R.P.)

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    Venezuela: Giornata dedicata ai bambini indigeni

    ◊   Contribuire a mantenere l’importanza storica, culturale, sociale, linguistica dei bambini indigeni, oltre ad evidenziare la loro partecipazione attiva nella costruzione del Venezuela. Questo l’obiettivo della Giornata delle Bambine e dei Bambini Indigeni che si celebra oggi nel Paese latinoamericano. Si tratta di un appuntamento annuale – ricorda l’agenzia Fides - dedicato alle 41 comunità indigene del Venezuela. Maracaibo, è la capitale dello stato Zulia, in Venezuela, ed è la regione con il numero maggiore di indigeni di tutto il Paese. La comunità più grande è quella Wayuu, che convive insieme agli añú o paraujanos, ai barí, gli yukpa e i japreira. (A.L.)

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    Centrafrica: nuove violenze contro i religiosi mentre i ribelli minacciano di marciare su Bangui

    ◊   Un religioso è stato aggredito la scorsa settimana nel villaggio di Bangao (a 80 km da Bambari nella Repubblica Centrafricana) dai ribelli della coalizione Seleka. Secondo le testimonianze raccolte dal Réseau des journalistes pour les Droits de l’homme en République Centrafricaine i ribelli hanno ingiunto al religioso di consegnare le chiavi della sua automobile, in panne. Di fronte al suo rifiuto, i ribelli lo hanno colpito con una cintura. Una violenza gratuita perché i ribelli sono stati poi costretti ad abbandonare il veicolo, viste le sue pessime condizioni. A Bambari i ribelli hanno saccheggiato la farmacia della diocesi, la radio comunitaria e gli uffici della Caritas. Nel sud-est del Paese la popolazione delle città minacciate dall’avanzata di Seleka si trova di fronte ad una scelta drammatica: restare in città oppure rifugiarsi nelle foreste dove si nascondono i miliziani dell’Lra (Esercito di Resistenza del Signore, il gruppo di origine ugandese tristemente noto per le violenze sulla popolazione civile)? Nel frattempo la coalizione Seleka ha lanciato un ultimatum di 72 ore al Presidente François Bozizé perché applichi integralmente gli accordi di Libreville (firmati l’11 gennaio) altrimenti marceranno sulla capitale Bangui. Una delegazione di 5 ministri che si era recata a negoziare con la dirigenza di Seleka è trattenuta presso il quartiere generale dei ribelli nella città di Sibut. I ribelli chiedono tra l’altro la liberazione dei prigioni politici e la partenza delle truppe sudafricane dispiegate a Bangui, viste come una sorta di “guardia pretoriana” del Presidente Bozizé. La stampa locale afferma che quest’ultimo può contare inoltre sulla Guardia Repubblicana pesantemente armata e finora tenuta in disparte dai combattimenti, oltre su una milizia recentemente formata. L’eventuale conquista di Bangui con i suoi 800.000 abitanti rischia di finire in un bagno di sangue. (R.P.)

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    Congo: donne indigene escluse dai servizi di assistenza sanitaria

    ◊   Le donne indigene del gruppo dei pigmei della Repubblica Democratica del Congo sono praticamente escluse dai servizi di assistenza che riguardano la salute riproduttiva. Le donne di questo gruppo di minoranza, partoriscono ancora in casa con la conseguente esposizione a rischi di complicazioni e malattie. E’ quanto emerso in uno studio condotto dal Ministero della Salute nel 2012 nelle 4 regioni congolesi di Likouala, Sangha, Plateaux e Lekoumou, dove vivono la maggior parte dei 43.500 indigeni. Secondo i dati, il 93% delle congolesi partoriscono in un Centro sanitario. Quelle indigene sono solo il 4% e corrono rischi molto gravi. Nella zona di Lekoumou, dove c’è il numero maggiore di indigene, il servizio sanitario è gratuito. Le loro tradizioni e abitudini, la povertà estrema, i bassi livelli di istruzione e le credenze popolari – sottolinea l’agenzia Fides aiutano a spiegare perché queste donne si trovano ai margini dei sistemi sanitari. In genere, infatti, la maggior parte delle indigene partoriscono nelle foreste senza alcuna assistenza. Gli aborigeni sono il 2% della popolazione, rispetto al 10% di pochi anni fa. Nel 2011 il Paese ha promulgato una legge sulla "promozione e la tutela dei loro diritti", ma le Ong ne chiedono una migliore applicazione per contrastare la discriminazione nei loro confronti. (A.L.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 77

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.