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Sommario del 17/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Folla immensa al primo Angelus di Papa Francesco: "La misericordia di Dio cambia il mondo"
  • Messa del Papa a Sant'Anna: "Dio non si stanca di perdonare, non ci stanchiamo mai di chiedere perdono!"
  • Gioia e commozione per l'abbraccio di Papa Francesco ai fedeli
  • Primo tweet di Papa Francesco: "Cari amici, vi ringrazio di cuore, pregate per me"
  • P. Spadaro: per Papa Francesco la comunicazione è condivisione
  • La gioia dei Frati Minori per Papa Francesco: Chiesa vicina agli ultimi
  • Don Lorenzo ricorda quando il giovane Bergoglio disse: "Domani entro in Seminario"
  • Al Santuario di Lujan il card. Bergoglio confessava i giovani tutta la notte
  • I Focolari di Buenos Aires: Papa Francesco, la Chiesa vive in mezzo alla gente
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Il Nobel per la Pace Esquivel ribadisce: false accuse contro Papa Francesco
  • La Chiesa in Costa d’Avorio: Papa Francesco , dono di Dio
  • Gesuita indiano esperto di nuovi media: Papa Francesco uomo del dialogo
  • Iraq. Attentato a Bassora, almeno 10 morti
  • Egitto. Scontri al Cairo, rinviata decisione su sospensione voto
  • Repubblica Democratica del Congo. Rete Pace: unica strada è dialogo nazionale
  • Napolitano: ritrovare unità e fiducia. Boldrini presidente della Camera, Grasso al Senato
  • Giappone. A due anni da tsunami e disastro di Fukushima la situazione resta grave
  • Il Papa e la Santa Sede



    Folla immensa al primo Angelus di Papa Francesco: "La misericordia di Dio cambia il mondo"

    ◊   Una folla immensa, circa 300mila fedeli secondo il Comune di Roma, per il primo Angelus di Papa Francesco: stracolma Piazza San Pietro, ma affollatissime anche Via della Conciliazione e le strade vicine. Il Papa, prendendo spunto dal Vangelo odierno, ha parlato del mistero dell’infinita misericordia di Dio. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Tanta gioia e affetto per Papa Francesco. I fedeli sono affluiti sin dalle prime ore del mattino in Piazza San Pietro, presenti numerose famiglie con bambini. “Fratelli e sorelle, buongiorno!”, così ha esordito Papa Francesco, che ha sottolineato l’importanza di incontrarsi di domenica, giorno del Signore, in una piazza che – ha detto – “grazie ai media, ha le dimensioni del mondo”. Parla del Vangelo della donna adultera, che Gesù – davanti al giudizio di scribi e farisei - salva dalla condanna a morte:

    “Colpisce l’atteggiamento di Gesù: non sentiamo parole di disprezzo, non sentiamo parole di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia che invitano alla conversione. ‘Neanche io ti condanno: va e d’ora in poi non peccare più!’. Eh, fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Eh, quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza!”.

    Dio ci comprende e ci attende, tocca a noi “tornare a lui con il cuore contrito”. Quindi, aggiunge:

    “In questi giorni, ho potuto leggere un libro di un cardinale – il cardinale Kasper, un teologo in gamba, eh?, un buon teologo – sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali, eh? Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene … Il cardinale Kasper diceva che sentire misericordia, questa parola cambia tutto. E’ il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto”.

    “Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio” – ha poi affermato – ricordando un episodio avvenuto poco dopo la sua nomina a vescovo, a Buenos Aires nel 1992, al termine di una Messa:

    “E’ venuta da me una donna anziana, umile, molto umile, ultraottantenne. Io l’ho guardata e le ho detto: ‘Nonna – perché da noi si dice così agli anziani: nonna – lei vuole confessarsi?’. ‘Sì’, mi ha detto. ‘Ma se lei non ha peccato …’. E lei mi ha detto: ‘Tutti abbiamo peccati …’. ‘Ma forse il Signore non li perdona …’. ‘Il Signore perdona tutto’, mi ha detto: sicura. ‘Ma come lo sa, lei, signora?’. ‘Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe’. Io ho sentito una voglia di domandarle: ‘Mi dica, signora, lei ha studiato alla Gregoriana?’, perché quella è la sapienza che da lo Spirito Santo: la sapienza interiore verso la misericordia di Dio”.

    Papa Francesco invita a non dimenticare questa parola: “Dio mai si stanca di perdonarci”:

    “Lui, mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti”.

    Al termine dell’Angelus, ha chiesto di pregare per lui, ricordando che aver scelto il nome del Patrono d’Italia, San Francesco d’Assisi, rafforza il suo legame spirituale con questa terra, dove sono le origini della sua famiglia:

    “Ma Gesù ci ha chiamati a far parte di una nuova famiglia: la sua Chiesa, in questa famiglia di Dio, camminando insieme sulla via del Vangelo. Che il Signore vi benedica, che la Madonna vi custodisca … Buona domenica e buon pranzo!”. (applausi)

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    Messa del Papa a Sant'Anna: "Dio non si stanca di perdonare, non ci stanchiamo mai di chiedere perdono!"

    ◊   In mattinata il Papa ha celebrato la sua prima Messa pubblica nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. E lo ha fatto come un parroco, usando parole semplici e immediate nell’omelia, avvicinandosi ai fedeli con calore e tornando al Palazzo Apostolico non con l’auto ufficiale, ma con un mezzo della Gendarmeria Vaticana. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Papa Francesco parroco del mondo. La prima Messa con i fedeli la celebra nella sua parrocchia, Sant’Anna in Vaticano. Oltre un centinaio quelli che possono assistere alla liturgia nella piccola chiesa, ma una grande folla eterogenea lo attende fuori, dentro e oltre le mura vaticane. Rompe tutti gli schemi Papa Francesco, sorprende gendarmi e guardie svizzere per avvicinarsi alla gente e terminata la celebrazione eucaristica varca la porta della sua parrocchia e attende i fedeli. Li saluta uno per uno. Si lascia abbracciare, ascolta chi gli confida di sé, ai bambini chiede di pregare per lui. Poi sconfina in territorio italiano, si avvicina alle migliaia di persone radunatesi davanti Porta Sant’Anna.

    Durante la Messa un grande clima di raccoglimento e l’omelia di Papa Francesco arriva dritta al cuore. Le sue parole sono semplici, chiare, immediate. Raggiungono presto chi ascolta e si lasciano meditare facilmente. Il messaggio di oggi della Chiesa, dice, è quello della misericordia:

    “Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo!”.

    E poi prosegue usando un tono colloquiale, calando nell’oggi il dialogo di Gesù con la donna adultera che scribi e farisei volevano lapidare e simulando un dialogo tra l’uomo odierno ed un sacerdote:

    “‘Oh, padre, se lei conoscesse la mia vita, non mi parlerebbe così!’. ‘Perché?, cosa hai fatto?’. ‘Oh, ne ho fatte di grosse!’. ‘Meglio! Vai da Gesù: a Lui piace se gli racconti queste cose!'. Lui si dimentica, Lui ha una capacità di dimenticarsi, speciale. Si dimentica, ti bacia, ti abbraccia e ti dice soltanto: ‘Neanch’io ti condanno; va’, e d’ora in poi non peccare più’ (Gv 8,11). Soltanto quel consiglio ti dà. Dopo un mese, siamo nelle stesse condizioni… Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare! Mai!”.

    Ed in breve eccola spiegata la misericordia di Dio, è qui l’insegnamento che il cristiano deve trarre. Ma Papa Francesco offre anche un altro spunto di riflessione all’uomo di oggi. Lo invita ad un esame di coscienza, ad identificarsi con quel popolo che andava da Gesù, ne voleva sentire le parole, ed anche con quanti avrebbero voluto condannare la donna adultera:

    “Anche noi credo che siamo questo popolo che, da una parte vuole sentire Gesù, ma dall’altra, a volte, ci piace bastonare gli altri, condannare gli altri. E il messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia”.

    La liturgia eucaristica celebrata da Papa Francesco è fatta di parole lente, scandite, cadenzate ad un ritmo dolce. E il clima si fa familiare. Tanto che al termine il saluto del parroco, padre Bruno Silvestrini, e le spontanee parole del cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, sono scambi dal sapore genuino. Padre Bruno ha consegnato al Papa i cuori dei suoi fedeli:

    “La parrocchia le offre le chiavi dei cuori di tutti noi, della parrocchia e del mondo intero”.

    Il cardinale Comastri non riesce a contenere la gioia nel condividere ciò che è successo in conclave:

    “Quando, mercoledì scorso, lei ha detto: ‘Mi chiamerò Francesco’, lei avrebbe dovuto guardare le facce dei cardinali: da duemila anni non era mai accaduto che un Papa si chiamasse Francesco! Chi stava accanto ha chiesto: ‘Che ha detto?’. ‘Francesco’. ‘Francesco!?’. E tutti a passare la voce, via via, a tutti i cardinali: ‘Abbiamo Papa Francesco’”.

    E così il porporato consegna al Papa il primo atto di fede del popolo di Dio:

    “Padre Santo, il mondo aspetta il profumo di Betlemme, il profumo di Vangelo. Riempia la Chiesa del profumo del Vangelo che è il profumo di Gesù, evidentemente. La seguiremo”.

    Papa Francesco risponde col sorriso, riprende la parola, ma per uscire fuori dallo scenario che lo ha visto protagonista. Richiama i fedeli ad un’altra realtà. Come a volerli esortare a quella misericordia di cui aveva parlato. E lo fa presentando un sacerdote che scorge seduto tra i banchi della piccola parrocchia di Sant’Anna. E' uruguayano ed ha aperto una scuola per aiutare ragazzi di strada e giovani drogati, per far conoscere loro Cristo. Oggi studiano e hanno lavoro. E’ come se Papa Francesco volesse dire che questo è un segno di misericordia. Dio la porge agli uomini, gli uomini la trasformano così.

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    Gioia e commozione per l'abbraccio di Papa Francesco ai fedeli

    ◊   Un autentico bagno di folla ha accolto Papa Francesco in questa domenica. Migliaia i pellegrini che hanno seguito l’Angelus in Piazza San Pietro, ma molti hanno potuto abbracciare il Pontefice anche all’uscita dalla Messa celebrata nella piccolissima chiesa di Sant’Anna. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Commozione, stupore, semplicità. Sono le parole che maggiormente ricorrono tra la gente presente in Piazza San Pietro gremita fino all’inverosimile. La gente “la comunità in cammino” - come la definisce Papa Francesco - ha voluto abbracciare il Papa in questa domenica così particolare, quella del primo Angelus. Ecco alcune testominianze:

    R. - E' stato molto emozionante e toccante.

    R. - Sono davvero commossa!

    R. - Sarà sicuramente un grande Papa! E' molto umile ...

    R. - Meraviglioso! È una grazia immensa che Dio ci ha fatto. Speriamo tutti di comprenderla e di seguirlo con amore, accompagnandolo con la preghiera e cercando di metterci veramente sulla via del Vangelo!

    D. - Il Papa ha detto: “Non bisogna mai aver paura di chiedere perdono”…

    R. - È vero, non dobbiamo avere paura di chiedere perdono. Sono molto d’accordo. Sarà un grande Papa!

    R. - Nella mia vita, il concetto del perdono è sempre stato fondamentale, si tratta di uno di quegli atteggiamenti che distinguono l’essere dall’appartenere. Non si può essere cristiani senza avere dentro al cuore un grande desiderio di chiedere perdono e di perdonare qualunque cosa uno abbia patito o subito.

    R. - Spesso succede di avere paura di chiedere perdono, non di essere perdonati. È vero!

    D. - E le sue speranze?

    R. - Molte! Veramente infinite per questo Papa ...

    R. - Quali sono le parole che ti hanno colpito di più?

    R. - Come ha detto il Papa, che non bisogna stancarsi di chiedere perdono. È quello di cui avevamo bisogno!

    D. - Una piazza gremita, piena di gente. Ci sono tante persone che già vogliono tanto bene a questo Papa…

    R. - Certo! Già con la prima parola, quando si è affacciato dicendo "Buonasera!", ha conquistato tutti!

    E poco prima, il Papa si è concesso un autentico bagno di folla all’uscita dalla piccolissima chiesa di Sant’Anna in Vaticano. Anche qui, migliaia le persone festanti, e molti sono stati coloro che hanno potuto scambiare qualche parola con lui:

    R. - Ha detto: ”Prega per me! Ho bisogno della tua preghiera!” Questo è il nostro compito.

    R. - Veramente emozionantissimo! Baciare l’anello del Santo Padre… è veramente il Papa della gente, si ferma tra di noi, parla con tutti, chiede di pregare. Ad un signore che gli ha confidato di essere piemontese ha detto: “Parla in piemontese!”. Quindi è proprio nostro!

    R. - È la prima volta che ho dato la mano ad un Papa! Sono molto contenta! Preghiamo per lui!

    R. - L’ho salutato con tutte e due le mani strette alle sue.

    R. - È una persona splendida!

    Tutto questo mentre in chiesa la gente continuava a defluire, ed anche qui emozioni per tutti…

    R. - Sono molto emozionata. È un Papa veramente carismatico, semplice.

    R. - Un Papa che arriva al cuore…

    R. - Ho sentito un calore nel cuore. Non lo so, non si può esprimere con le parole!

    D. - Lui ha chiesto la preghiera di tutti noi: tu che cosa diresti a lui?

    R. - Gli auguro di far diventare migliore la Chiesa e gli auguro tutto il bene del mondo!

    R. - Io gli auguro ogni bene. Racchiude in sé la forza e la cultura dei gesuiti e la grandezza di Francesco d’Assisi.

    R. - Credo che il nuovo Papa stia percorrendo la stessa strada di San Francesco. Cambierà un po’ tutto… cambierà il mondo!

    R. - Una cosa meravigliosa, perché è un Papa così semplice, così bello!

    R. - Non mette in soggezione per niente. È proprio uno come noi! L’emozione è stata tanta! Ha carisma e si vede.

    D. - Questo messaggio bellissimo che ha dato sulla Misericordia, di non avere mai paura di chiedere perdono…

    R. - Ci ha dato la consolazione, perché tutti quanti siamo peccatori. E saperlo confermato da lui è una cosa meravigliosa..

    D. - Lei invece, signora?

    R. - Confermo quella che ha detto la mia amica. È un Papa che sarà con noi e noi con lui, sempre.

    R. - È stato bellissimo! Non ho mai sentito una predica, un messaggio così forte! Poi mi è piaciuto il fatto che si animava molto nelle parti salienti della predica.

    D. - Com’è questo Papa?

    R. - Buono. Auguri, Papa Francesco!

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    Primo tweet di Papa Francesco: "Cari amici, vi ringrazio di cuore, pregate per me"

    ◊   Al termine dell'Angelus è arrivato il primo tweet di Papa Francesco: "Cari amici – scrive - vi ringrazio di cuore e vi chiedo di continuare a pregare per me”. Sull’account @pontifex in nove lingue oltre 3 milioni e 400 mila followers seguono il Papa.

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    P. Spadaro: per Papa Francesco la comunicazione è condivisione

    ◊   “La Chiesa esiste per comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza in persona”: è uno dei passaggi chiave del discorso che Papa Francesco ha rivolto ieri ai giornalisti di tutto il mondo, in Aula Paolo VI. All’evento era presente anche il direttore de “La Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, che in questa intervista di Alessandro Gisotti si sofferma sullo stile comunicativo del nuovo Pontefice:

    R. – Quest’uomo ha una capacità comunicativa innata, uno stile sobrio, semplice, asciutto ma estremamente efficace. Le sue frasi sono brevi, ritmate ma è molto bello sentire, ascoltare queste frasi decise ma nello stesso tempo con un accento molto dolce come è tipico degli argentini! L’obiettivo sembra essere quello di una comunicazione che crei un contatto diretto con chi ascolta: quindi tutti noi che eravamo lì, tutta la sala sembrava essere coinvolta in questo dialogo vero. Il Papa coinvolge nella comunicazione che crea: crea – Papa Francesco – un evento comunicativo.

    D. – Ecco: se non sembra irriverente, Papa Francesco quando parla sembra quasi che balli il tango, un ballo che necessariamente richiede la compartecipazione. Cioè, cerca veramente – l’abbiamo visto anche fisicamente, negli abbracci, proprio nell’affetto che ha dimostrato in questa udienza – cerca proprio la condivisione …

    R. – Sì: l’immagine è molto bella! L’immagine del tango è molto bella perché indica questa partecipazione. Ma io aggiungerei quasi: un ballo di strada, cioè un ballo che si fa in strada. Credo che una delle cose che interessi di più Papa Francesco sia l’apertura della Chiesa, cioè l’uscire da una condizione possibile, rischiosa di autoreferenzialità. Dunque, la comunicazione per lui è ciò che crea ponti. Diciamo: tra una Chiesa accidentata – lui disse una volta – che esce per strada e una Chiesa malata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima... disse giusto alcuni mesi fa, ancora da cardinale. Quindi, io immagino questo ballo per strada. E per lui, certamente le strade sono le strade dove gli uomini vivono, incluse le strade digitali – tra l’altro – come lui ebbe a dire.

    D. – Un aspetto che ha colpito: questa sottolineatura del ruolo dei giornalisti, degli operatori della comunicazione …

    R. – Ha riconosciuto il lavoro dei giornalisti e ha ringraziato per le fatiche – come lui le ha definite – di questi giorni; ha confermato che la Chiesa guarda con grande attenzione all’opera dei giornalisti e ha detto una cosa, a mio avviso, di estrema importanza. Ha riconosciuto che i giornalisti – i giornalisti migliori, evidentemente: ma questo lo aggiungo io, Lui ha parlato in generale – hanno la capacità di raccogliere e di esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo. E questo è un passaggio – a mio avviso – fondamentale, perché dice anche la vocazione del giornalista, che è quella, appunto, non solo di esprimere se stesso, ma di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze più profonde del nostro tempo.

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    La gioia dei Frati Minori per Papa Francesco: Chiesa vicina agli ultimi

    ◊   “Una Chiesa povera e per i poveri” è quanto ha detto ieri Papa Francesco ai tanti giornalisti presenti nell’aula Paolo VI in Vaticano. Un richiamo ancora più evidente alla semplicità francescana radicata nel Vangelo. Benedetta Capelli ne ha parlato con padre Aidan McGrath, segretario generale dell’Ordine dei Frati minori:

    R. – E’ molto significativo, molto importante, perché al centro della nostra vita, della nostra missione nella Chiesa, c’è sempre la missione per i poveri e la presenza in mezzo ai poveri. Avere questo sostegno, non solo dalle parole del Papa, ma anche dal suo atteggiamento aperto, è molto importante.

    D. – Che cosa più l’ha colpita di questo Papa nelle sue prime dichiarazioni, nei suoi primi gesti...

    R. – Prima di tutto, forse, mi ha colpito molto fortemente la scelta del nome. Ero in Piazza San Pietro e quando ha chiesto molto semplicemente alla gente di pregare per Papa Benedetto, quando ha chiesto una preghiera per lui prima della benedizione, questi gesti mi hanno fatto vedere un uomo molto umile, molto nello stile di San Francesco, perché San Francesco voleva predicare non solo attraverso le parole, ma più spesso attraverso la vita, attraverso i gesti, attraverso le opere.

    D. – Fra l’altro, un riferimento importante sempre a Francesco, il Papa l’ha fatto quando ha parlato del Creato...

    R. – E’ un’epoca dove tutto il Creato è molto a rischio e questo è al centro delle nostre risposte alle sfide di oggi: riscoprire la sacralità del Creato. Avere così questo sostegno dal Papa, in questi piccoli gesti, in queste parole, è molto, molto importante.

    D. – Dire: “Vorrei una Chiesa povera e per i poveri” allarga moltissimo lo sguardo di una Chiesa che comunque è sempre stata dalla parte dei più deboli e degli umili. Ribadire questo nel 2013 che significato ha?

    R. – Prima di tutto è un riconoscimento che siamo tutti poveri in un senso o nell’altro. Mi sembra che questa Chiesa povera per i poveri è come quella che ha mostrato Gesù con il suo esempio: non ha escluso nessuno.

    D. – C’è un pensiero che lei vuole rivolgere direttamente a Papa Francesco?

    R. – Mi sembra che lui abbia un cuore veramente grande, un cuore molto sincero, rivolto sempre ai poveri, ai più piccoli. San Francesco ha camminato per tutte le strade, semplicemente sorridendo e predicando più con le opere che con le parole e sempre con grande semplicità. Mi sembra che lui abbia cominciato su questa strada e spero che riesca a continuare a fare così.

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    Don Lorenzo ricorda quando il giovane Bergoglio disse: "Domani entro in Seminario"

    ◊   Don Lorenzo Vecchiarelli, parroco della Chiesa romana di San Timoteo, conosce il nuovo Papa da quando era giovane: abitavano insieme a Buenos Aires e frequentavano lo stesso gruppo. Ricorda quando, durante una festa, vedendo il giovane Bergoglio pensoso in disparte, gliene chiede il motivo. E lui risponde: "Domani entro in Seminario!". Si sono risentiti per telefono prima che il cardinale Bergoglio entrasse in conclave. Sergio Centofanti ha intervistato don Lorenzo:

    R. - Quello che ricordo di lui, quando eravamo giovani, era la sua semplicità e una profonda serietà. Quando in un particolare momento ci siamo incontrati, io ho sentito l’impulso del suo spirito che voleva entrare in seminario. Questo ha spinto anche me ad entrare in seminario: solo che lui è entrato dai Gesuiti e io dai Salesiani. Quello che posso dire è che si è presentato fermamente davanti alle autorità civili con la sapienza del Vangelo, una sapienza umile, chiara, ferma, davanti alla quale non retrocedeva un millimetro. Quello che impressionava è anche la sua umiltà, perché non viaggiava mai con macchina di rappresentanza, ma sui mezzi pubblici. Una persona che si è sempre distinto anche per la sua mortificazione, molto grande, e per la semplicità con cui ha operato. Un uomo che può diventare un faro per la nostra Chiesa: un faro non di parole, quanto di testimonianza viva.

    D. - Quindi anche il nome di Francesco che ha scelto…

    R. - ... si addice proprio alla sua scelta di povertà, perché è un uomo che vive molto poveramente. Questo lo sanno tutti. Si capisce già dalle prime parole che ha detto: è un uomo che non si spreca in chiacchiere e che ha un cuore aperto agli altri.

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    Al Santuario di Lujan il card. Bergoglio confessava i giovani tutta la notte

    ◊   Il primo atto di Papa Francesco dopo l'elezione è stato l'omaggio, giovedì mattina, alla Vergine Salus Populi Romani nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore. La devozione mariana ha da sempre contraddistinto l'azione pastorale di Jorge Mario Bergoglio. Lo conferma padre Josè Daniel Blanchoud, rettore del Santuario argentino di Nuestra Señora de Lujan che, la microfono di Paolo Ondarza, racconta come ha vissuto l'elezione del nuovo Pontefice:

    R. – Estabamos todos esperando...
    Eravamo tutti in attesa della fumata bianca: per due volte era stata nera. Mercoledì, per noi nel pomeriggio e per voi più tardi, nella serata, la fumata è diventata bianca. Da lì è iniziata l’aspettativa per vedere chi fosse il nuovo Papa. Non pensavamo che sarebbe stato un nostro compatriota, Papa Francesco, il cardinale Bergoglio.

    D. – Non avreste mai pensato ad un Papa argentino?

    R. – Bien estaba entre los posibles...
    Stava tra i possibili, però onestamente non pensavamo che potesse essere lui.

    D. – Lei conosce personalmente il Papa?

    R. – Sì, il Papa quando era cardinale di Buenos Aires veniva nel santuario e vi rimaneva per accogliere il pellegrinaggio dei giovani nel fine settimana. Veniva il sabato sera, aspettava i giovani che arrivavano, e la domenica, all’alba, celebrava la Messa con loro alle 7. Ho condiviso con lui tanti momenti, come la cena o anche momenti di conversazione personali. E’ sempre stato un uomo dai modi semplici, ma allo stesso tempo appassionati nel servire il popolo di Dio. Arrivava intorno alle cinque del pomeriggio, quando cominciava a confessare fino alle 22, quindi cenava e poi si coricava un poco e alle 2 del mattino si svegliava di nuovo, per continuare a confessare fino all’ora della Messa, alle 7 del mattino.

    D. – Che dice la gente che visita il Santuario della Vergine di Lujan? Che dice sull’elezione di Papa Francesco?

    R. – In questi giorni abbiamo avuto un’affluenza di gente maggiore di quella abituale. E’ la prova che questo ha messo molto in movimento la gente: l’ha fatta avvicinare alla Vergine. La gente conosce la devozione di Papa Francesco alla Vergine. Vengono a confessarsi, ci raccontano l’allegria, l’emozione - a volte senza riuscire ad esprimerla pienamente a parole - che hanno provato quando hanno ascoltato il nome di Jorge Mario cardinale Bergoglio, che senza dubbio conoscevamo.

    D. – Come lei ha detto, Papa Francesco è molto devoto alla Vergine. Il suo primo pensiero è stato quello di visitare la Basilica Romana di Santa Maria Maggiore...

    R. – Exacto, y a pedirle seguramente...
    Esattamente, per chiederle sicuramente che lo accompagni e lo protegga in questo nuovo ministero che la Chiesa gli ha chiesto.

    D. – E la preghiera del popolo argentino, a Lujan, accompagnerà il Papa…

    R. – Sin lugar a dudas...
    Non ci sono dubbi. Noi abbiamo previsto una serie di celebrazioni, soprattutto domenica, quando pregheremo per tutto il tempo per raccomandare a Dio Papa Francesco; e in vista di martedì 19, lunedì, dopo i Vespri, ci sarà una veglia di preghiera. Ci uniremo sicuramente alla supplica che lui sta elevando alla Vergine.

    D. – Il suo augurio per Papa Francesco?

    R. – Antes de saber si...
    Prima di sapere chi fosse il Papa, un giornalista argentino di una rete locale mi ha chiesto cosa volessi dal Papa? Il mio augurio e il mio desiderio è che sia un pastore - e sono convinto che lo sia - e un uomo che lavori per aiutare la gente ad incontrare Cristo, un uomo che ci mostri il cammino, il cammino per incontrarsi con un Cristo vivo, che ci aiuti come pastore a trovare riposo in Cristo, a trovare in Lui la forza.

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    I Focolari di Buenos Aires: Papa Francesco, la Chiesa vive in mezzo alla gente

    ◊   “Ho avuto l’impressione subito che fosse un uomo di Dio”. Così Marta Yofre, delegata per la zona di Buenos Aires del Movimento dei Focolari quando l’arcivescovo era il cardinale Bergoglio, racconta del loro primo incontro. Gabriella Ceraso ha raccolto la sua testimonianza:

    R. – In quel momento quello che mi ha toccato profondamente è stata la sua apertura a cogliere quello che una persona gli donava. Mi ha dato l’impressione di trovarmi di fronte ad un vero uomo di Dio, con profonde radici spirituali, fondate sulla vita del Vangelo semplice. Mi ha fatto impressione la sua umiltà e l’austerità della sua vita.

    D. – Come uomo di Chiesa, hai avuto modo di constatare quali erano i tratti che lo contraddistinguevano...

    R. – Una sua caratteristica era la sensibilità forte alle problematiche del popolo. Lui si caratterizzava nel mostrare una Chiesa bella nel senso di una Chiesa che non rimane al margine dei problemi, ma si pronuncia di fronte alla corruzione, dicendo la verità; persino di fronte al governo argentino lui molte volte ha dovuto pronunciarsi, anche se certe parole non piacevano. E’ un uomo, quindi, che non tace di fronte a qualcosa che non è onesto.

    D. – Rileggendo anche alcune interviste di Papa Francesco torna questa esigenza per la Chiesa di uscire da sé e andare tra la gente...

    R. – Ne ho testimonianza. Molte volte, per esempio, la domenica andava a Plaza de la Constitución, dove si riunisce la gente più povera, quelle persone che vivono tra i rifiuti, le prostitute, gente povera, insomma, in tutti i sensi della parola. Andava sempre a celebrare la Messa in quella piazza e si perdeva in mezzo alla gente. Parlava con uno, parlava con l’altro. E poi andava ad assistere, settimanalmente, una fondazione a difesa delle donne vittime di violenza, testimoniando la vita del Vangelo.

    D. – Tra le prime parole pronunciate dal Papa il giorno dell’elezione, c’è stata la richiesta di preghiera e l’offerta di preghiera ...

    R. – In effetti questa era una delle sue caratteristiche: sia che lo incontrassimo in un luogo o nell’altro, sia che rispondesse a qualche nostra lettera, ci chiedeva sempre una preghiera. Questo perché lui vede chiaro che è Dio a condurre la Chiesa. Io credo veramente che da ora si apra una tappa nuova e necessaria nella vita della Chiesa.

    D. – Quando eri a Buenos Aires, avendolo incontrato più volte, avrai avuto anche occasione di parlare del Movimento dei Focolari. Lui conosce i movimenti? Che rapporto c’è?

    R. – Lui conosce il Movimento e soprattutto ci ha molto seguito nella vita del dialogo interreligioso. A Buenos Aires, per esempio, c’è una grande e forte comunità ebraica e lui aveva un rapporto personale con i rabbini. Inoltre, lui ha scritto un libro insieme al rabbino Abraham Skorka: io ero alla presentazione di quel libro ed è stata una vera testimonianza sul dialogo tra ebrei e cristiani.

    D. – Tante cose hanno colpito delle sue prime parole, anche il senso di comunità, di fratellanza...

    R. – Penso sia il frutto dell’esperienza vissuta tra la gente e dell’esperienza vissuta tra i vescovi, nel periodo in cui è stato alla Conferenza episcopale. Penso comunque che lui tenderà a fare un’esperienza di vera collegialità in tutti i sensi. E anche per questo mi sembra sia una tappa necessaria.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Il Nobel per la Pace Esquivel ribadisce: false accuse contro Papa Francesco

    ◊   “Bergoglio non appoggiò mai la dittatura e le accuse nei suoi confronti sono false”. In difesa di Papa Francesco si leva di nuovo la voce di Adolfo Pérez Esquivel, l’attivista argentino Premio Nobel per la Pace nel 1980 che ottenne il prestigioso riconoscimento proprio per il suo impegno contro la dittatura di Videla. “All’epoca Bergoglio era solo un superiore dei Gesuiti e non aveva alcun ruolo – ha aggiunto Esquivel ieri da Firenze per partecipare a una manifestazione per ricordare le vittime della mafia indetta da Libera – molti vescovi chiedevano il rilascio dei prigionieri, ma i militari facevano quello che volevano e non quello che dovevano”. Le parole del Nobel argentino – come sottolineato anche dal direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi – hanno particolare valore poiché Esquivel non è mai stato tenero con la Chiesa. All’instaurarsi della dittatura militare, Esquivel contribuì a formare El Ejercito de paz y justicia, un’associazione in difesa dei diritti umani che si prodigò nell’assistenza delle famiglie delle vittime del regime e della guerra nelle Falkland; nel 1977 venne arrestato e torturato dalla polizia, che lo tenne per 14 mesi in stato di fermo senza processo. In carcere Esquivel ricevette il Memoriale della Pace di Giovanni XXIII. “Mi piace Papa Francesco, con lui finisce l’eurocentrismo e un Papa latinoamericano è un segno di speranza forte per tutti – ha concluso Esquivel parlando ancora del suo connazionale – porterà avanti la barca della Chiesa nell’ora della tempesta”. Sulla figura del Papa e sulla sua missione, Esquivel si è soffermato anche oggi a Padova, a margine dell'iniziativa diocesana Nonsoloparole: "Il Papa - ha detto - si è sempre occupato dei poveri, li ha accompagnati e sostenuti". Qualche parola l'ha spesa anche per il messaggio di San Francesco d'Assisi: "Dobbiamo farlo nostro, oggi che ci troviamo in questo sistema che privilegia il sistema finanziario sulle vite dei poveri e rischiamo di perdere di vista il bene comune. La parola più usata nel mondo è 'io' e ci dimentichiamo del 'noi', della comunità". Le accuse al nuovo Papa di collusione con il regime che tra il 1976 e il 1981 fece circa 30mila desaparecidos e per il quale Videla sta scontando il carcere a vita a Buenos Aires, risalgono a diversi anni fa e sono già state archiviate come calunnie: in particolare si riferiscono a una sua presunta mancata protezione nei confronti di due sacerdoti arrestati e torturati, uno dei quali, ancora vivo, ha smentito la vicenda. (R.B.)

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    La Chiesa in Costa d’Avorio: Papa Francesco , dono di Dio

    ◊   Il vescovo ivoriano di Korhogo, nel nord del Paese, mons. Marie-Daniel Dadiet, ringrazia il Signore per aver mandato Papa Francesco: “Preghiamo per lui affinché riesca nella sua missione che è molto vicina alla nostra qui in Costa d’Avorio – ha detto alla Misna – con l'obiettivo della fratellanza e della convivenza serena con le altre fedi attraverso un gesto di apertura necessaria da parte della Chiesa universale”. Il presule, che è anche presidente del neonato Ufficio nazionale del dialogo interreligioso, ha poi parlato dell’importante sfida che si trova ad affrontare la Chiesa locale: “Il dialogo tra le religioni è un’opportunità per la Chiesa cattolica e per tutte le altre religioni monoteiste per conoscerci meglio nel rispetto reciproco l’uno dell’altro – ha detto - per stabilire nuove relazioni di fratellanza, intesa e convivialità, necessarie più che mai nel mondo di oggi. Ci dobbiamo tenere per mano!”. Del nuovo ufficio, che si dividerà in quattro comitati provinciali che presto vedranno la luce, fanno parte sacerdoti, religiosi, ma anche laici: “Con il nuovo organismo intendiamo consolidare la lunga tradizione di dialogo con le altre fedi che esiste in Costa d’Avorio”, ha proseguito, ricordando come perfino nei mesi bui della campagna elettorale del 2011 “la diversità religiosa non è mai stata un fattore di divisione” e come i capi religiosi in quell’occasione abbiano “adottato posizioni imparziali, riuscendo a collaborare per il ritorno della pace e per il bene del Paese”. Oggi le diocesi della Costa d’Avorio hanno celebrato la Messa conclusiva della Settimana della riconciliazione, del perdono e della pace, in comunione con il primo Angelus a Roma di Papa Francesco. (R.B.)

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    Gesuita indiano esperto di nuovi media: Papa Francesco uomo del dialogo

    ◊   Un uomo con i piedi per terra e dotato d’incredibile umanità; un pastore e una guida solida, per i fedeli e per i consacrati: questo è Papa Francesco per padre Errol Fernandes, gesuita indiano esperto di nuovi media raggiunto da AsiaNews per un saluto al nuovo Pontefice che, come lui, appartiene alla Compagnia di Gesù. “Molti pensano che i gesuiti siano troppo radicali e non adatti ai ruoli in cui si richiede diplomazia – ha spiegato – eppure abbiamo un Papa che è anzitutto un pastore e ciò forse è quello di cui la Chiesa ha bisogno in questo momento storico”. “In conclave i cardinali hanno scelto il migliore, senza farsi influenzare da fattori esterni – ha aggiunto – ora il Santo Padre ha un grande compito innanzi a sé, e saprà affrontarlo con la serenità che ha imparato dagli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola”. Padre Fernandes conclude dicendosi sicuro che Papa Francesco saprà trovare un punto d’incontro con il clero, che ben conosce essendo stato prima sacerdote e poi cardinale, ma saprà anche dialogare con i laici perché da pastore è sempre stato a contatto con la gente. (R.B.)

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    Iraq. Attentato a Bassora, almeno 10 morti

    ◊   Ancora sangue in Iraq: almeno 10 persone sono rimaste uccise e 16 ferite a causa di una bomba esplosa questa mattina nei pressi di una fermata dell’autobus nel nord di Bassora, in un quartiere prevalentemente abitato da sciiti. Poco prima – riferisce il capo della Commissione per la Sicurezza della provincia – un altro ordigno era esploso davanti al palazzo delle imposte, fortunatamente senza provocare vittime. Appena ieri una ong britannica, Iraq Body Count, aveva pubblicato un rapporto sul numero delle vittime nel Paese dall’inizio delle operazioni, nel 2003. In dieci anni, in 31.500 attacchi, avrebbero perso la vita oltre 112mila civili, ma se a questi si aggiunge il numero dei soldati e dei ribelli morti, si arriva alla cifra da capogiro di 174mila. Inoltre, secondo l’ong, il conflitto religioso in cui l’Iraq è sprofondato tra il 2006 e il 2008 è ancora più sanguinoso e, soprattutto, “non ancora terminato”. (R.B.)

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    Egitto. Scontri al Cairo, rinviata decisione su sospensione voto

    ◊   È stata rinviata a domenica prossima la decisione dell’Alta Corte amministrativa egiziana sui ricorsi contro la sospensione del voto legislativo indetto dal 22 aprile. La Corte aveva sospeso il voto perché la legge elettorale non era stata sottoposta alla consulta per il via libera definitivo; l’ultimo dei ricorsi presentati, veniva dall’ente per i contenziosi dello Stato a nome della presidenza. Intanto, nella notte, si sono verificati scontri al Cairo davanti alla sede principale del partito Libertà e giustizia, nel quartiere Moqatam, tra sostenitori e oppositori del presidente Morsi. Secondo quanto riferito dai Fratelli Musulmani, i manifestanti anti-Morsi hanno imbrattato muri, tirato pietre e dato alle fiamme un veicolo della polizia che ha risposto con il lancio di lacrimogeni. (R.B.)

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    Repubblica Democratica del Congo. Rete Pace: unica strada è dialogo nazionale

    ◊   L’unica strada per ricreare l’unità nazionale nella Repubblica Democratica del Congo è l’urgente convocazione di un dialogo cui partecipino tutte le parti: governo, Parlamento, opposizione extraparlamentare e società civile. Ne è convinta la Rete Pace per il Congo in una nota inviata all’agenzia Fides in cui sottolinea la “potenziale opportunità straordinaria nelle mani del presidente Kabila di vincere la guerriglia di M23: la coesione di tutto il popolo congolese”. Il movimento di guerriglia attivo nel Nord Kivu, infatti, sembra essersi diviso in due fazioni: una favorevole alle trattative con Kinshasa; l’altra intenzionata, invece, a proseguire le ostilità. Rete Pace individua anche alcuni temi sui quali tale dialogo nazionale dovrebbe svolgersi: il rigoroso rispetto della Costituzione, le necessarie riforme dei servizi di sicurezza, della giustizia e del sistema elettorale, una più equa gestione delle risorse naturali per migliorare le condizioni sociali della popolazione. Intanto è notizia di oggi la fuga di circa 600 ribelli dell’M23 nel vicino Rwanda, compresi alcuni feriti che hanno trovato assistenza presso la Croce Rossa: tra questi, conferma Kinshasa, anche il generale Bosco Ntaganda, sul quale pendono due mandati di cattura della Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella regione di Ituri nei primi anni Duemila, e che il governo congolese chiede a quello rwandese di non accogliere. Dal riacuirsi delle ostilità in Nord Kivu ad oggi, infine, sono circa 25mila i congolesi che hanno trovato rifugio oltreconfine. (R.B.)

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    Napolitano: ritrovare unità e fiducia. Boldrini presidente della Camera, Grasso al Senato

    ◊   Con le elezioni dei presidenti dei due rami del Parlamento, ieri è iniziata ufficialmente la 17.ma legislatura italiana. Alla Camera dei deputati ce l’ha fatta senza troppi problemi la candidata di Sel Laura Boldrini, appoggiata dal centrosinistra, che passa al quarto scrutinio con 327 voti: 52 anni, marchigiana, ha lavorato per diverse agenzie delle Nazioni Unite e fino allo scorso anno è stata portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati. Nel suo discorso in Aula, Boldrini ha citato gli esodati, gli immigrati senza nome che muoiono nel Mediterraneo e i pensionati. Nel tardo pomeriggio, poi, arrivano anche i risultati di Palazzo Madama: Piero Grasso, candidato del Pd ed ex procuratore nazionale antimafia è il nuovo presidente alla quarta votazione con 137 voti, 12 in più di quelli del centrosinistra, probabilmente provenienti dal Movimento 5 stelle che non aveva dato chiare indicazioni di voto ai suoi. Nel suo discorso ai senatori, Grasso si concentra sulla lotta alla mafia su cui ha imperniato la propria vita e cita anche Papa Francesco e la sua dichiarazione d’intenti verso i poveri e i bisognosi, al quale i senatori dedicano un lungo applauso. Soddisfazione per queste due elezioni è stata espressa via twitter dal leader del Pd Bersani che scrive: “Se si vuole cambiare si può”, mentre il leader del Pdl Berlusconi si è limitato a commentare il discorso di Grasso al Senato definendolo “ottimo”. Deludente per Alfano quello della Boldrini, per aver dimenticato - a suo avviso - la crisi che sta vivendo il Paese. I due presidenti hanno ricevuto già le congratulazioni e gli auguri del presidente del Consiglio Monti e del Capo dello Stato Napolitano che ha ricordato loro i prossimi comuni appuntamenti, a partire da oggi, con la celebrazione della giornata dell’Unità nazionale. In questa occasione il presidente della Repubblica - che in giornata incontrerà proprio Piero Grasso - ha trasmesso un messaggio alla nazione: "Ritroviamo insieme l'orgoglio, la fiiducia e l'unità necessarie - ha detto - senza perdere lo spirito costruttivo e il senso di responsabilità". "Quel che non va nello Stato, nelle istituzioni e nella politica va modificato e riformato", ha aggiunto. Martedì, infine, i gruppi parlamentari eleggeranno i loro capigruppo; mercoledì, infine, inizieranno le consultazioni del Presidente della Repubblica per la formazione del governo. (R.B.)

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    Giappone. A due anni da tsunami e disastro di Fukushima la situazione resta grave

    ◊   L’11 marzo scorso ricorrevano i due anni dal terribile tsunami che colpì gravemente il Giappone, provocando anche il disastro della centrale nucleare di Fukushima, e causando circa 19mila vittime. Nonostante il tempo trascorso, la situazione nelle aree maggiormente coinvolte del Paese è ancora drammatica: il lavoro della diocesi di Sendai, coordinato da Caritas Giappone, per la popolazione colpita prosegue senza sosta, soprattutto nelle città di Kamaisgi, Yonekawa, Minami, Sanriku, Ishinomaki, Miyako, Osuchi, Ofunato, Haramachi e Iwaki, dove si prende in carico la ricostruzione delle abitazioni e si occupa del sostegno psicologico e spirituale alle vittime. La lentezza del programma di ricostruzione – precisa AsiaNews - ha causato l’esodo di migliaia di persone: al dicembre 2012 erano circa 150mila gli abitanti delle province di Myagi e Iwate migrati altrove e anche l’area intorno a Fukushima, dove i livelli di radiazioni sono particolarmente alti e pericolosi per l’uomo, è completamente spopolata. La maggior parte delle persone fuggite, però, lo hanno fatto a proprie spese e senza alcun rimborso da parte del governo: ciò ha creato problemi specialmente alle giovani coppie con figli. Entro il 2013, infine, la popolazione spera che il governo inizi a costruire centri ricreativi per spingere le famiglie e le persone sole a uscire dall’isolamento forzato. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 76

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.