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Sommario del 16/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai giornalisti: mi chiamo Francesco perché vorrei una Chiesa povera e per i poveri
  • Le reazioni dei giornalisti: un Papa comunicativo che ci sorprenderà
  • Visita a sorpresa di Papa Francesco nella clinica Pio XI per salutare il cardinale Mejía
  • Giovani in festa e preghiera in Piazza San Pietro per Papa Francesco
  • Papa Francesco incontrerà Benedetto XVI a Castel Gandolfo sabato 23 marzo
  • Curia Romana: confermati provvisoriamente gli incarichi
  • Il card. Scherer: con Papa Francesco la Chiesa mostra meglio la sua universalità
  • Dall'Indonesia l'attenzione a Papa Francesco di cristiani e di musulmani
  • L'incontro del card. Bergoglio prima del Conclave col Movimento di Schoenstatt: "Momento indimenticabile"
  • Il nome Francesco dice già tutto del nuovo Papa: il commento del filosofo, Massimo Cacciari
  • Padre Tom Rosica: Papa Francesco, semplicità con solido fondamento
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Gli Stati Uniti rafforzano le difese missilistiche, dopo le minacce dalla Corea del Nord
  • Usa: pena di morte abolita in Maryland
  • Laura Boldrini è presidente della Camera in Italia
  • Zimbabwe al voto per la nuova costituzione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai giornalisti: mi chiamo Francesco perché vorrei una Chiesa povera e per i poveri

    ◊   Ho scelto il nome di Francesco d’Assisi, perché vorrei una Chiesa per i poveri, che difenda la pace e sia attenta al Creato: sono le straordinarie parole che Papa Francesco ha pronunciato a braccio, stamani, nell’udienza agli oltre 6 mila giornalisti di tutto il mondo ricevuti in Aula Paolo VI, alcuni anche con le proprie famiglie. Il Pontefice ha aperto il suo cuore in un modo sorprendente per svelare la decisione che ha portato alla scelta del nome Francesco. Dal Papa anche una riflessione su come i media dovrebbero leggere gli eventi ecclesiali. L’indirizzo d’omaggio, in un’udienza particolarmente festosa, è stato rivolto da mons. Claudio Maria Celli, presidente del dicastero per le Comunicazioni Sociali. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Papa Francesco ha appena concluso di leggere il testo del suo discorso, quando comincia a parlare a braccio. I giornalisti presenti nell’Aula Nervi capiscono subito che stanno per assistere ad un evento nell’evento. Il Santo Padre, infatti, rivela le ragioni della scelta del suo nome. Racconta che al Conclave sedeva vicino a lui il cardinale Hummes che, una volta raggiunto il numero di voti necessari per essere eletto e dopo l’applauso degli altri cardinali, si è accostato al nuovo Papa e gli ha sussurrato: “Non dimenticare i poveri”:

    “'Non dimenticarti dei poveri!'. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. L’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il Creato, in questo momento in cui noi abbiamo con il Creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”.

    In un clima di grande gioia, quasi di confidenza tra il Pontefice e i giornalisti, Papa Francesco ha quindi riferito alcune battute riguardanti la scelta del suo nome da Papa:

    “'Ma tu dovresti chiamarti Adriano, perché Adriano VI è stato il riformatore, bisogna riformare …'. E un altro mi ha detto: 'No, no: il tuo nome dovrebbe essere Clemente'. 'Ma perché?'. 'Clemente XV: così ti vendichi di Clemente XIV che ha soppresso la Compagnia di Gesù!'. Sono battute … Vi voglio tanto bene, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto.”

    Prima del fuori programma sulla scelta del suo nome, nome che è davvero un programma di Pontificato, Papa Francesco aveva offerto una riflessione su come i giornalisti dovrebbero "leggere" la vita della Chiesa:

    “Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici! Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato”.

    La Chiesa, ha detto ancora, pur essendo infatti "anche un'istituzione umana, storica con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio":

    "Il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera".

    Il Papa poi ha ringraziato di cuore i giornalisti che in questi giorni hanno saputo osservare e presentare gli eventi ecclesiali nella “prospettiva più giusta: quella della fede”. E non ha mancato, con la sua spontanea genuinità che ha già conquistato il mondo, di riconoscere il grande lavoro fatto dalla stampa durante questi giorni:

    “Avete lavorato eh! Avete lavorato…”.

    “La Chiesa esiste per comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza”, ha ancora affermato il Papa, aggiungendo che dovrebbe apparire chiaro che “siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade”: “Verità, bontà e bellezza”. Papa Francesco ha quindi ribadito che lo Spirito Santo è il vero protagonista della vita della Chiesa. E' lo Spirito Santo, ha affermato, che "ha ispirato la decisione di Benedetto XVI per il bene della Chiesa, Egli ha indirizzato nella preghiera e nell'elezione i cardinali". “Cristo è il centro – ha poi soggiunto, riecheggiando Papa Benedetto – non il Successore di Pietro”. Prima di salutare di persona alcuni operatori della comunicazione, ha impartito la sua benedizione, parlando per la prima volta in pubblico in spagnolo, la sua lingua madre, da quando è stato eletto alla Cattedra di Pietro:

    “Muchos de ustedes no pertenece…
    Molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti. Di cuore impartisco questa benedizione, nel silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica”.

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    Le reazioni dei giornalisti: un Papa comunicativo che ci sorprenderà

    ◊   Unanime l’apprezzamento dei tanti giornalisti presenti oggi in Aula Paolo VI. Un discorso, quello rivolto da Papa Francesco, che ha toccato il cuori di tutti. Sentiamo alcune interviste realizzate subito dopo l’udienza da Antonella Palermo e Alessandro Guarasci:

    R. - Un Papa molto comunicativo. Credo che l’intermediazione giornalistica servirà pochissimo. E’ un Papa che parla direttamente con la gente. Penso sia un grande Papa.

    R. - Il racconto che ha fatto sulla scena del Conclave, del cardinale Hummes che lo sosteneva e poi lo incoraggiava sembrava toccante. Poi, la spiegazione del nome Francesco per la povertà, per la pace e per il Creato, mi sembra molto significativa. Già è una sorpresa il fatto stesso che sia Papa. Poi, c’è una dinamica, secondo me, in qualche modo, rivoluzionaria per il fatto che ci sia stata la rinuncia di Benedetto e poi l’elezione di Francesco.

    R. - E’, tra l’altro, un uomo che piace moltissimo ai luterani. Tra noi giornalisti esteri, girava ieri la "battuta" in ufficio che ci saranno tante conversioni al cattolicesimo perché lui entusiasma tantissimo.

    R. - Personalmente, tante cose le sto scoprendo proprio in questi giorni. Per esempio, la sua scelta di vivere veramente vicino ai poveri delle favelas in Argentina. Questo vuol dire che lui è abituato a parlare con la gente comune, non ex cathedra. Quindi, arriva qui con quel tipo di bagaglio di esperienza pastorale, umana.

    R. - Si vede una comunicazione più agile, più vicina ai mezzi di comunicazione. Questo è molto importante per noi e anche per tutto il mondo cattolico.

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    Visita a sorpresa di Papa Francesco nella clinica Pio XI per salutare il cardinale Mejía

    ◊   Visita a sorpresa, ieri pomeriggio, di Papa Francesco nella clinica romana Pio XI. Il Santo Padre si è recato nella casa di cura per salutare il cardinale argentino Jorge Mejía, 90 anni, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa, che nei giorni scorsi è stato colto da un malore. “Pregate anche voi per me - ha detto il Papa al personale della clinica - e grazie per il vostro lavoro con i malati e le persone che soffrono”. Grande sorpresa dei malati e dei visitatori nel vedere il nuovo Pontefice, applaudito a lungo dai presenti. Amedeo Lomonaco ha intervistato Suor Clotilde, dell’Ordine di San Giuseppe di Gerona, che ha accompagnato Papa Francesco durante la visita nella clinica:

    R. - Al suo arrivo, il Papa è stato ricevuto da me e dal medico curante. Poi, si è recato a far visita al cardinale Jorge Mejía che è ricoverato qui nella clinica Pio XI. Il Papa si è trattenuto per un po’, ha benedetto i malati che stavano con lui. Ho chiesto se poteva recarsi nella Chiesa e qui ha salutato la nostra comunità e abbiamo pregato insieme. Poi, le voci corrono e come il personale della clinica e i medici hanno saputo della sua visita, si sono avvicinati al Papa che li ha benedetti. È stata una cosa molto semplice ma molto emozionante, glielo posso assicurare.

    D. - Il Santo Padre, ha rivolto delle parole ai malati, ai presenti?

    R. - Ha parlato in privato con il cardinale Jorge Mejía. Poi, ha benedetto gli altri malati. Io non sono entrata, perché non sono addetta al reparto, però sicuramente avrà scambiato con loro qualche parola. So che ha benedetto e ha parlato – così mi è stato riferito – anche ai malati che stavano in terapia intensiva. È stata una cosa talmente emozionante che non ci sono parole.

    D. - Immagino la sua emozione nell’accompagnare il Santo Padre…

    R. - Sono ancora emozionata!

    D. - Cosa ha pensato in quei momenti?

    R. - Che questa è una grazia di Dio. Lui è un dono di Dio per la Chiesa. L’Istituto di San Giuseppe Pio XI ha avuto questo gran dono nel riceverlo proprio nei primi giorni del suo Pontificato.

    D. - Papa Francesco. Già nel nome c’è il richiamo alla carità e alla vicinanza con i poveri…

    R. - Una persona molto semplice, non ti dà il senso di lontananza. Attira solo nel modo con il quale si presenta. Uno si sente come se lo dovesse abbracciare! Ringrazio il Santo Padre di questa sua visita nella nostra struttura. Gli auguro tante benedizioni di Dio per il suo Pontificato.

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    Giovani in festa e preghiera in Piazza San Pietro per Papa Francesco

    ◊   Un momento di festa per rispondere all’invito di Papa Francesco a pregare per lui. E’ stato quello organizzato ieri pomeriggio da alcune Associazioni giovanili cattoliche in piazza San Pietro: prima la recita del Rosario, poi la processione lungo Via della Conciliazione e infine l’adorazione eucaristica e la Messa presso il Centro internazionale San Lorenzo. L’iniziativa dal titolo “Viva il Papa” ha coinvolto anche numerosi turisti. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Hanno pregato per Benedetto XVI dopo la rinuncia, poi durante la Sede Vacante. Sfidando la pioggia, hanno vegliato in attesa della fumata bianca, esultato al primo saluto del nuovo Pontefice. Due giorni dopo, a conclusione di un mese di adorazione eucaristica, i giovani sono tornati in piazza per festeggiare e sostenere Papa Francesco con la loro preghiera.

    (Voci di giovani in preghiera)

    Un rosario recitato nelle diverse lingue, seguito da una processione con la croce dei giovani portata a spalla da ragazzi di 15 Paesi del mondo. Con loro, mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare dell’Aquila:

    "In questo mese, abbiamo avuto l’ennesima conferma che lo Spirito Santo lascia a noi uomini di batterci, ma poi è Lui che guida la storia. E questo sta a significare che la Chiesa è viva, e i giovani sono la speranza di questa Chiesa".

    Ecco come i giovani salutano Papa Francesco:

    R. – Vogliamo subito far sentire a Papa Francesco la vicinanza dei giovani ed è bene che se ne accorga subito.

    R. – Quando è stato eletto io seguivo l’evento in streaming, il Conclave, durante la lezione di diritto pubblico... Sui social network, da Facebook a Twitter tutti i giovani sono stati colpiti da questa figura. Siamo tutti molto felici.

    R. – Sono stati dei giorni terribili! Giorni di attesa veramente straziante, fino alla fumata che ci ha riempito il cuore. Lo abbiamo amato subito, fin dalla fumata e poi quando si è affacciato con un tenerissimo “Buonasera a tutti”!

    D. – Vuoi augurare qualcosa a Papa Francesco?
    R. – Che continui a pescare uomini come ha fatto in questi due giorni.

    E loro, i giovani, continueranno ad accompagnarlo con l’entusiasmo e la preghiera.

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    Papa Francesco incontrerà Benedetto XVI a Castel Gandolfo sabato 23 marzo

    ◊   La Sala Stampa vaticana ha reso noto i prossimi impegni di Papa Francesco: domani oltre all’Angelus domenicale, presiederà alle 10.00 la Santa Messa nella Parrocchia Sant’Anna in Vaticano. Lunedì 18 marzo incontrerà il presidente dell’Argentina, Cristina Fernández de Kirchner. Martedì 19 marzo, alle 9.30, Messa per l’inizio del Pontificato in Piazza San Pietro. Gli ingressi in piazza apriranno alle 6.30. Al termine della celebrazione eucaristica, il Santo Padre saluterà davanti all’Altare della Confessione i capi delle delegazioni ufficiali presenti.

    Mercoledì 20 marzo, alle 11.00, incontrerà nella Sala Clementina i delegati fraterni delle varie confessioni cristiane. Venerdì 22 marzo, alle 11.00, si svolgerà nella Sala Regia l’udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede. In programma per sabato 23 marzo l’incontro con Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Papa Francesco partirà in elicottero alle 12.00 e pranzerà col Papa emerito. Domenica 24 marzo, alle 9.30 in Piazza San Pietro, la celebrazione eucaristica nella Domenica delle Palme e alle 12.00 l’Angelus.

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    Curia Romana: confermati provvisoriamente gli incarichi

    ◊   Il Papa ha espresso la volontà che i capi e i membri dei dicasteri della Curia Romana, come pure i segretari, nonché il presidente della Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano, proseguano, provvisoriamente, nei rispettivi incarichi donec aliter provideatur, cioè fino a che non si provveda altrimenti. Papa Francesco desidera, infatti, riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo, prima di qualunque nomina o conferma definitiva.

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    Il card. Scherer: con Papa Francesco la Chiesa mostra meglio la sua universalità

    ◊   Sull’elezione del primo Papa latino-americano della storia, il collega Silvonei Protz ha intervistato il cardinale brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo:

    R. – Sono felice per la Chiesa, per la Chiesa intera, che ha un nuovo Papa, nella figura di Papa Francesco. Lui è un latinoamericano, un argentino. Direi che questo non è un fattore importantissimo, ma certo ha la sua importanza. Sicuramente, la scelta di un Papa latinoamericano dà alcuni segnali. La meraviglia di renderci conto che la Chiesa ormai è universale, è presente in tutto il mondo, anche se in alcune parti del mondo ancora in modo molto scarso, come nella grande Asia, e questo ci sfida a un’azione missionaria decisiva verso l’Asia. Quindi, l’universalità della Chiesa, appare meglio attraverso la scelta di un Papa non europeo. In secondo luogo, il fatto che venga dall’America Latina, ha un suo significato anche perché in America Latina c’è ormai quasi la metà dei cattolici. Poi c’è una ricca esperienza di vita ecclesiale in America Latina. Abbiamo ricevuto molto dall’Europa lungo quattro secoli. Ormai è giunto il momento di dare alla Chiesa universale la nostra parte della nostra ricchezza spirituale, della nostra esperienza di vita ecclesiale. Questo è bello perché nella Chiesa esiste questo doppio movimento del dare e ricevere: non si può solo ricevere, si deve anche dare. Sicuramente, con Papa Francesco, viene mostrata una comunione dei beni spirituali, in questo caso dei beni della vita cristiana, dell’esperienza ecclesiale. E si mostra anche la figura di un Papa diverso, semplice, magari con gesti innovativi, che non spezzano con la grande tradizione di fede della Chiesa. Questo è l’importante. Come ha detto anche Papa Benedetto XVI: noi passiamo, le cose cambiano nella Chiesa, ma la Chiesa rimane sempre la stessa e, cioè, quello che conta nella Chiesa rimane, ma viene mostrato in modo nuovo. Quindi mi pare che la scelta di Papa Francesco, in un primo momento, porti a queste riflessioni. Poi ne avremo tante da fare nei prossimi mesi.

    D. – Ora il Brasile aspetta Papa Francesco a Rio de Janeiro per la Giornata mondiale della gioventù insieme a tutti i giovani dell’America Latina…

    R. – Certo, con tutti i giovani del mondo. Speriamo che vengano in tanti, da tutto il mondo, anche se sappiamo che ci saranno difficoltà a causa delle distanze, i biglietti aerei che costano. Ma speriamo che almeno le rappresentanze vengano da tutto il mondo. Sarà bello da vedere. Sarà bello vedere la faccia dell’umanità nel volto dei giovani che vengono da tutti i Paesi: culture, popoli, razze, etnie, con tanti modi di esprimersi. Questo è il bello di queste giornate. Poi, certo, ci sarà la gioventù dell’America Latina, del Brasile, innanzitutto, che farà da padrone di casa e accoglierà i giovani del mondo ma ci saranno anche tantissimi argentini che vorranno stare lì, testimoniare e manifestare la loro gioia. Riceveremo tutti con le braccia aperte. Che vengano in tanti e che vengano con gioia, con tanta voglia di testimoniare la fede e testimoniare che la Chiesa è viva ed è giovane, come diceva Papa Benedetto.

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    Dall'Indonesia l'attenzione a Papa Francesco di cristiani e di musulmani

    ◊   In tutto il mondo la figura di Papa Francesco sta suscitando curiosità ed emozioni anche in Paesi a maggioranza musulmana come l’Indonesia. Benedetta Capelli ha raggiunto telefonicamente a Giakarta, padre Alfonsus Vidi:

    R. - Qui c’è un grande entusiasmo, anche da parte dei giornalisti, che hanno subito messo in prima pagina la notizia che riguarda il Vaticano e la Chiesa. Anche i musulmani hanno dato il contributo in quanto sperano che nell’ambito del dialogo interreligioso si continuino a fare dei passi in avanti. È un evento grande, molto atteso, non solamente da parte dei cattolici ma anche dei musulmani.

    D. - Nel momento in cui Papa Francesco è apparso alla Loggia vaticana ha detto: “Vengo quasi dalla fine del mondo.” Come risuonano queste parole in un missionario?

    R. - Magari quell’espressione “la fine del mondo” può indicare tutte quelle persone che geograficamente si trovano in luoghi molto distanti dal Vaticano, ma soprattutto tutte quelle persone che vivono ai margini, al confine della società, tutti coloro che vivono lontano, non solo fuori, ma anche dentro. Spero che questo Papa possa abbracciare i poveri, gli emarginati e tutti coloro che sono esclusi dalla società.

    D. - Qual è il messaggio che vuole lanciare dall’Indonesia a Papa Francesco?

    R. - Il messaggio più semplice: speriamo che questo Papa riviva lo spirito di San Francesco d’Assisi nella semplicità ed universalità della Chiesa, ma soprattutto che porti le persone a guardarsi dentro e a non cercare fuori per riempire l'eventuale vuoto dell'anima. Bisogna cercare il Signore dentro di sé.

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    L'incontro del card. Bergoglio prima del Conclave col Movimento di Schoenstatt: "Momento indimenticabile"

    ◊   Prima di partire per il Conclave, il cardinale Jorge Mario Bergoglio aveva incontrato a Buenos Aires i sacerdoti del movimento di Schoenstatt dell’Argentina e del Paraguay, per stabilire con loro gli indirizzi dell’anno pastorale che prende avvio a marzo. Ma non è stato un incontro come gli altri e tanti dei momenti vissuti insieme hanno segnato i partecipanti. Tra loro padre Gerardo Càrcar direttore diocesano per il Movimento di Schoenstatt a Cordoba in Argentina. Gabriella Ceraso ha raccolto la sua testimonianza:

    R. - Parte di questo incontro è stato una visita da lui: abbiamo celebrato insieme la Messa che lui ha presieduto. Gli abbiamo chiesto subito come andasse la sua salute e lui: “Bene, bene. Sto molto meglio con la schiena”. Gli abbiamo detto allora, scherzando, che al Conclave non avrebbe dovuto dire di stare troppo bene e lui ci ha risposto: “No, assolutamente no. Io andrò con il bastone, in modo tale che pensino che io sono vecchio e quindi non mi possono scegliere”. C’è stata una risata fortissima tra tutti noi per la semplicità e l’umorismo che ha dimostrato!

    D. - Durante questo incontro con voi sacerdoti, immagino che vi sia stato anche un momento di preghiera, un momento di riflessione spirituale. C’è qualcosa che il Papa ha detto che le è rimasto nel cuore?

    R. - Sì, per esempio come condurre la Chiesa verso l’unità: è interessante l’equilibrio con il quale parlato. Non bisogna cercare - ha detto - di avere una grandissima uniformità, perché lo Spirito Santo è creativo e allo stesso tempo è quello che crea l’armonia. Quindi, unità e diversità, come diceva il Concilio. Un’altra cosa che mi ha molto, molto colpito è che alla fine gli abbiamo chiesto cosa si aspettasse dal prossimo Papa. E lui ci ha risposto che si aspettava fosse un uomo di preghiera e di grande fede, fede nel fatto che Gesù Cristo è il Signore, che Gesù Cristo è il Signore della Chiesa. Noi siamo rimasti colpiti: ci dicevamo “dovrebbe essere sempre così”. Evidentemente, lui non era convinto che sempre sia così.

    D. - Come sacerdote, conoscendolo, quale ritiene possa essere l’indirizzo che potrà dare alla Chiesa?

    R. – Lui si sente un rappresentante del Signore, un padre della famiglia spirituale che è la Chiesa anzitutto: padre umile che parla con voce molto, molto tenera. Ma, allo stesso tempo, un uomo di governo, un uomo che sa dire cosa vuole e cosa non vuole.

    D. - Quale impronta ha lasciato sul territorio?

    R. - Quella di una persona capace di avere rapporti con ogni livello sociale. Una persona saggia: ha molto accompagnato per esempio i sacerdoti che lavorano pastoralmente nei quartieri poverissimi della sua città. Li visitava, era molto informato su di loro.

    D. - Per il vostro Paese, per l’Argentina, cosa pensa possa significare avere un Papa che conosce tutti gli aspetti del territorio?

    R. - Penso che lui avrà una presenza nazionale continua, forte, molto forte come è stato Papa Wojtyla per la Polonia. Penso che sarà impossibile non ascoltare la voce di un Papa che viene dal tuo Paese, quindi sono sicuro che ciò porterà rinnovamento ecclesiale, ma anche che avrà conseguenze sociali molto forti.

    D. - Se dovesse descrivercelo in pochi tratti, come lo definirebbe?

    R. - Un uomo di Dio, che non si crede il centro dell’universo, un padre tenero e vicino, in ogni circostanza.

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    Il nome Francesco dice già tutto del nuovo Papa: il commento del filosofo, Massimo Cacciari

    ◊   La scelta del nome Francesco dice già tutto del nuovo Papa, il suo modo d’intendere la sua funzione, il suo rapporto con tutte le persone: è quanto sostiene il filosofo Massimo Cacciari. Sentiamo la sua riflessione al microfono di Adriana Masotti:

    R. - Mi pare sia evidente: ha assunto un nome straordinario, per la prima volta e non a caso. Quindi, è chiaro che sarà un Papa che cercherà di svolgere il proprio ministero con una sensibilità altissima per il povero. E’ un richiamo fortissimo per la Chiesa alla povertà. Ed è evidente anche la ripresa del senso della rinuncia di Papa Ratzinger. Humilitas et paupertas sono le grandi virtù francescane e quindi con il nome che ha assunto ha detto tutto quello che doveva dire. Il resto non sono nient’altro che conseguenze di questa scelta, che - ripeto - è una scelta assolutamente straordinaria, come quella che aveva fatto Bendetto XVI. Non a caso, nessun Papa aveva - diciamo pure - “osato” chiamarsi Francesco. Quindi, se in questo caso ha osato chiamarsi Francesco, dovrà pure dire qualcosa.

    D. - Le categorie che sempre si usano - progressista, conservatore - sono rispuntate fuori anche a proposito del nuovo Papa. Secondo lei sono valide oggi?

    R. - Non sono valide neanche sul piano politico, si figuri se sono valide sul piano religioso o spirituale. Certo che, come sempre per quanto riguarda i vescovi, anche i più grandi dell’America Latina, può darsi che vi sia una certa tensione tra la linea di umiltà, di povertà, di radicale vicinanza e prossimità al povero, che spesso questi grandi vescovi interpretano e incarnano, e la posizione dal punto di vista teologico, etico, scarsamente in sintonia con le società più secolarizzate dell’Occidente. Bisogna vedere… Certo, i problemi saranno colossali. Poi, c’è un altro segnale che è duplice, diciamo contradditorio: questa è la prima volta non soltanto di Francesco, ma è la prima volta dell’extra europeo. Questo resta un fatto colossale, colossale. Testimonia in positivo per un verso la cattolicità autentica e per l’altro un segnale che potrebbe essere letto anche drammaticamente di perdita proprio di centralità europea sotto ogni profilo. Abbiamo perso sotto il profilo economico, ora anche sotto il profilo culturale e spirituale. Non è una cosa da niente per la Chiesa: la Chiesa ha avuto i suoi cardini in Europa, non c’è niente da fare. La Chiesa è stata, per secoli e secoli, Chiesa europea. Cosa comporterà questo e quali saranno le conseguenze di questo? E’ facile dire cattolicità, cattolicità… Sì, certo c’è questa dimensione, ma come di ogni cosa c’è anche l’altra faccia…

    D. - Un riferimento all’omelia che ha pronunciato alla sua prima messa da Papa. Ha detto: “Bisogna avere il coraggio di camminare con la Croce del Signore, senza la Croce siamo mondani, bisogna camminare nella luce, vivere con irreprensibilità...". Insomma, confessare Gesù Cristo, altrimenti "diventeremo una ong assistenziale”…

    R. - Ha perfettamente ragione. Non c’è dubbio alcuno. Se la Chiesa si declina soltanto sotto il profilo etico, per quanto nobile, sotto il profilo socio-politico, per quanto nobile, non è più la Chiesa. La Chiesa deve predicare il Verbo e da ciò, di conseguenza, tutto il resto. Ma se dimentica il paradosso iniziale, lo scandalo iniziale da cui nasce…

    D. - Lo scandalo della Croce?

    R. - Quello è lo scandalo: la follia. E’ una follia. Il logos della Croce è una moria per il mondo. Detto questo, però, la Chiesa - e questo sarà il problema di questo Papa - deve anche essere nel mondo, deve saperne i linguaggi, deve saperlo ascoltare, deve essere in grado di capire cosa dice il mondo nel XXI secolo.

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    Padre Tom Rosica: Papa Francesco, semplicità con solido fondamento

    ◊   Il padre canadese basiliano Tom Rosica sta accompagnando padre Lombardi nei briefing in Vaticano. Ai giornalisti ha dato la testimonianza del suo incontro con il cardinale Bergoglio poco prima del Conclave:

    R. – Sunday night, we were working late and when we came out …
    Domenica sera avevamo lavorato fino a tardi e quando siamo usciti dall’ufficio, abbiamo fatto una passeggiata fino a Piazza Navona; strada facendo, abbiamo incontrato il cardinale Bergoglio e lo abbiamo riaccompagnato alla Casa del Clero; camminando, abbiamo piacevolmente conversato e alla fine, lui ha preso le mie mani e ha detto: “Preghi per me”. Gli ho chiesto: “Ma è preoccupato?”. Mi ha risposto: “Un po’ …”. E’ un uomo meraviglioso – lo avevo conosciuto nel 2001, quando preparavo la Giornata mondiale della gioventù. La sua semplicità colpisce, ma non è una semplicità senza un solido fondamento. Quello che ho visto mercoledì sera mi ha lasciato senza parole. Ero assolutamente sbigottito. E tante immagini mi sono passate davanti agli occhi. Non mi aspettavo certo che il Pontificato iniziasse con un “Buona sera!” … Ha scelto di non seguire lo splendido rituale in latino, ma è chiaro che è il pastore che viene ad incontrare il suo popolo della diocesi di Roma. Chiudo gli occhi e … non dovremmo fare confronti, ovviamente, ma non ho potuto fare a meno di sentire la presenza di Giovanni XXIII, il sorriso di Giovanni Paolo I, il coraggio e la determinazione di Giovanni Paolo II e il solido radicamento in Gesù Cristo di Benedetto XVI. Quello che ho capito quella notte, e ci ho pensato tanto mentre tornavo a casa alle tre del mattino, è che la storia continua: abbiamo un Papa, abbiamo un pastore ed egli costruirà su solide fondamenta.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una Chiesa povera e per i poveri: il Santo Padre riceve i rappresentanti dei media internazionali e spiega perché ha scelto il nome di Francesco.

    Quell’affetto nato alla stazione della metropolitana: Cristian Martini Grimaldi fra i cittadini di Buenos Aires in festa per l’arcivescovo diventato successore di Pietro.

    E’ tempo di salire in barca: Francesco Scoppola sui segnali di speranza e di unità nel nome scelto dal Pontefice.

    Quando il professor Bergoglio mi diede zero: commenti internazionali sull’elezione di Papa Francesco.

    Parole e gesti di semplicità evangelica: i cardinali sull’elezione del Papa.

    Con il cuore pieno di gioia: il Patriarca copto ortodosso Tawadros II al Pontefice.

    Pietro, Ignazio e Francesco a Roma: i tre santi a passeggio per le vie della città eterna nel racconto di Juan Maria Laboa “Gesù a Roma. Il sogno di Benedetto XVI”.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, l’aggravarsi della crisi umanitaria in Siria: l’Onu chiede fondi speciali per assistere i rifugiati.

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    Oggi in Primo Piano



    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella quinta Domenica di Quaresima il Vangelo ci propone l’episodio della donna adultera, colta in flagrante, e il perdono che il Signore le concede. Gesù, davanti a quanti la vogliono lapidare, dice:

    “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra”.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    In un tempo come il nostro in cui il divorzio è approvato e ricercato, se non esaltato, questa pagina del Vangelo può far sorridere, se non inorridire. Un teologo (Tommaso Federici) offre questa riflessione: “L’adulterio nel suo vergognoso restare segreto… è abominio, perché in un certo senso è ateismo in quanto si agisce ‘come se’ il Signore non esistesse e non vedesse... E’ menzogna, perché si nega il valore dell’alleanza nuziale fedele. E’ ipocrisia e inganno perché si seguita a tenere il coniuge tradito e la famiglia infangata. E’ iniquità e ingiustizia, perché lede i diritti esclusivi di uno dei due sposi. E’ violenza perché infrange il vincolo giurato e sigillato del rito accettato”. Inoltre in Israele, per il significato sponsale dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, di cui il matrimonio è segno e sigillo, l’adulterio è idolatria, atto che lede l’onore di Dio, lo Sposo fedele. Eppure – e senza negare tutto questo, anzi dandogli un valore ancora più alto, divino – il Signore chiede alla donna, rimasta sola: “Donna, dove sono? Nessuna ti ha condannata?” “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Lo Sposo divino, lo Sposo fedele si sta avvicinando ad ognuno di noi in questa Pasqua. Possiamo accogliere con fiducia il suo perdono, come questa donna adultera, ed entrare nella festa, o ipocritamente, con le pietre in mano, allontanarci da Lui, per continuare a nascondere il nostro peccato, la nostra pretesa di giustizia.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Gli Stati Uniti rafforzano le difese missilistiche, dopo le minacce dalla Corea del Nord

    ◊   Gli Stati Uniti rafforzeranno le difese missilistiche sulla costa occidentale in risposta alle ripetute minacce della Corea del Nord. ''Gli Stati Uniti saranno inflessibili contro ogni aggressione'', ha ammonito il numero uno del Pentagono, Chuck Hagel, facendo riferimento agli ultimi test nucleari del regime di Pyongyang, con le prove di lancio di missili di lunga gittata, in grado di attraversare l'Oceano. Hagel ha spiegato che Washington sposterà fondi dal piano europeo antimissili senza, tuttavia, cancellare il progetto dello scudo nel Vecchio Continente. Nella fattispecie, nelle basi stanziate in California e in Alaska, il numero di missili intercettori - in grado di fermare la corsa di eventuali razzi di lunga gittata lanciati dall'altra parte del Pacifico - sarà aumentato di un terzo, portandoli da 30 a 44. ''Gli Stati Uniti saranno inflessibili contro ogni aggressione'', ha quindi ammonito il numero uno del Pentagono, facendo riferimento agli ultimi test nucleari del regime di Pyongyang. (M.G.)

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    Usa: pena di morte abolita in Maryland

    ◊   Il Maryland, Usa, abolisce la pena di morte. La Camera dei rappresentanti dello Stato americano ha approvato una legge che la mette al bando, e la sostituisce con l'ergastolo senza possibilità di libertà condizionata. Per renderla operativa, manca ora solo la firma formale del governatore Martin O'Malley, che da anni si batte contro la pena capitale ed è stato uno degli autori del testo approvato. Il Maryland diventa così il 18.mo Stato dei 50 dell'Unione a decidere di eliminare le esecuzioni del boia. Da tempo ormai in tutti gli Stati Uniti il sostegno alla pena capitale sembra calare sensibilmente e il numero delle condanne eseguite nel 2011 e 2012 ha raggiunto i minimi storici. (M.G.)

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    Laura Boldrini è presidente della Camera in Italia

    ◊   Laura Boldrini è il nuovo presidente della Camera. La parlamentare di Sel e candidata di tutta la coalizione di centro-sinistra ha ottenuto 327 con voti su una maggioranza richiesta di 310. Dopo la terza votazione è invece incerto l’esito al Senato, dove Pd e Sel sostengono l’ex procuratore antimafia Pietro Grasso. I senatori del centro-sinistra infatti sono 125, contro i 117 del centro destra e i 21 della Lista Monti. I 54 grillini, sulla carta determinanti in un senso o nell'altro, hanno confermato l'intenzione di rivotare il proprio candidato Luis Alberto Ornellana. I nomi di Piero Grasso e Laura Boldrini proposti dal Pd per la presidenza delle Camere non cambiano dunque la posizione del Movimento 5 Stelle e sembra proprio chiudano la strada ad un possibile accordo tra Pd e Pdl. “Con il ticket proposto dal Pd, il Paese precipiterebbe verso le urne”, ha infatti commentato il segretario del Pdl Alfano. Dal canto suo, il presidente Napolitano ha auspicato un clima di condivisione e ha confermato per mercoledì 20 marzo l’avvio delle consultazioni per la formazione del nuovo governo. (M.G.)

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    Zimbabwe al voto per la nuova costituzione

    ◊   Cinque milioni di cittadini dello Zimbabwe sono chiamati oggi alle urne per il referendum sulla nuova costituzione. La revisione del testo costituzionale sottoposto al giudizio dei cittadini, riduce i poteri del presidente e limita la durata del suo mandato a dieci anni, dopo tre decenni di potere ininterrotto del presidente Robert Mugabe. La consultazione referendaria dovrebbe avere esito positivo secondo i pronostici, considerata la campagna per il sì condotta sia dal partito del presidente Robert Mugabe, lo Zanu-PF, sia dal rivale Movimento per il Cambiamento Democratico (Mdc). Il documento è contestato da alcuni gruppi non governativi secondo i quali non sono abbastanza tutelati i diritti politici e civili e non viene affrontato nel modo dovuto il tema dell'impunità delle forze di sicurezza nel nuovo testo costituzionale. Intanto a turbare le operazioni di voto è giunta la notizia del rapimento di un segretario locale dell'Mdc, da parte di un gruppo di quattro uomini armati. (M.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 75

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.