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Sommario del 15/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco ai cardinali: non cediamo al pessimismo, doniamo ai giovani la speranza della vita
  • Papa Francesco: solo camminando con la croce di Cristo la Chiesa andrà avanti
  • Padre Lombardi: Papa sereno, campagne calunniose di stampo anticlericale
  • Messaggio del Papa al rabbino capo di Roma: spero di contribuire al progresso del dialogo tra ebrei e cattolici
  • Siria, due anni di conflitto. Mons. Zenari: Papa Francesco segno di speranza per noi
  • La gioia di Kiko Argüello per Papa Francesco: lo Spirito Santo, un artista che ci sorprende!
  • Padre Chiera: i "meninos de rua" di Rio attendono con gioia Papa Francesco
  • La semplicità calorosa dei parenti italiani del Papa, il cugino venuto dall'Argentina
  • Papa, mons. Perego: col suo carisma aiuterà a capire fenomeno dell'immigrazione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Rapporto Onu sullo sviluppo umano: migliorano le condizioni del Sud del mondo
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Mons. Adoukonou: l'eredità lasciata da Benedetto XVI durerà a lungo nel tempo
  • Agostiniani: scelta del nome Francesco è un invito a vivere in semplicità
  • Frère Alois: con Papa Francesco inizia un cammino di fratellanza e amore
  • Valdesi: con Papa Francesco per una nuova stagione ecumenica
  • Tra un anno l’Iran potrebbe avere la bomba atomica. Obama: non lo consentiremo
  • Cina: nominato il nuovo premier Li Keqiang
  • India. Allerta a tutti gli aereoporti: l’ambasciatore italiano non lasci il Paese
  • Ungheria: sì del presidente ai cambiamenti costituzionali, Ue preoccupata
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco ai cardinali: non cediamo al pessimismo, doniamo ai giovani la speranza della vita

    ◊   Non cediamo al pessimismo, doniamo ai giovani la sapienza della vita. E’ uno dei passaggi forti del discorso che stamani Papa Francesco ha rivolto ai cardinali ricevuti in udienza alla Sala Clementina. Un incontro all’insegna della giovialità e dell’amicizia, davvero fraterno. Il Papa ha anche detto scherzosamente che qualcuno definisce i cardinali “i preti del Santo Padre”. Si tratta della prima udienza del nuovo Pontefice che, nel suo intervento più volte integrato da riflessioni a braccio, ha ricordato il “gesto coraggioso e umile” di Benedetto. Papa Francesco ha inoltre offerto due affascinanti meditazioni: la prima sullo Spirito Santo, la seconda sui doni della vecchiaia, citando anche il poeta tedesco Hölderlin. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Con il suo stile semplice e gioviale che tutto il mondo sta imparando a conoscere ed amare, Papa Francesco si è rivolto anche ai cardinali, come fratelli, nella prima udienza dopo il Conclave. Un incontro che, nelle sue stesse parole, testimonia “un prolungamento dell’intensa comunione ecclesiale sperimentata in questo periodo”. Quindi, ha messo l’accento sul clima di grande cordialità che ha fatto crescere “la reciproca conoscenza e la mutua apertura”:

    “Noi siamo fratelli e qualcuno mi diceva: i cardinali sono i preti del Santo Padre. Ma noi siamo quella comunità, quell’amicizia, quella vicinanza che ci farà bene a tutti”.

    Il Santo Padre ha ringraziato quanti hanno collaborato alla conduzione della Chiesa durante la Sede Vacante ed ha rivolto un pensiero affettuoso al cardinale Mejia, colpito da un infarto. Papa Francesco è tornato così con la memoria ai primi istanti del suo Pontificato confidando la sua emozione nel vedere la suggestiva “immagine del popolo orante e gioioso” in piazza San Pietro. Il Papa ha anche parlato dell’“affetto e la solidarietà della Chiesa universale” come anche dell’attenzione di chi, “pur non condividendo la nostra fede” guarda con ammirazione alla Chiesa. Papa Francesco ha, dunque, rivolto un pensiero “colmo di grande affetto e di profonda gratitudine” al suo venerato predecessore, a Papa Benedetto:

    “…che in questi anni di Pontificato ha arricchito e rinvigorito la Chiesa con il Suo magistero, la Sua bontà, la Sua guida, la Sua fede, la sua umiltà e la sua mitezza che rimarranno un patrimonio spirituale per tutti”.

    Ed ha soggiunto che “il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in Lui un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo". E ha proseguito:

    “Sentiamo che Benedetto XVI ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario”.

    Papa Francesco ha quindi rivolto il suo pensiero allo Spirito Santo, all’azione del Paraclito che è il “supremo protagonista di ogni iniziativa e manifestazione di fede”:

    “E’ curioso: a me fa pensare, questo. Il Paraclito fa tutte le differenze nelle Chiese, e sembra che sia un apostolo di Babele. Ma dall’altra parte, è quello che fa l’unità di queste differenze non nella ugualità, ma nell’armonia”.

    Ed ha soggiunto che lo Spirito Santo dà a ciascuno di noi “carismi diversi, ci unisce in questa comunità di Chiesa”. Papa Francesco ha sottolineato dunque la volontà di servire il Vangelo “con rinnovato amore aiutando la Chiesa a diventare sempre più in Cristo e con Cristo”, stimolati anche dalla celebrazione dell’Anno della Fede. Del resto, ha detto ancora, lo stesso Papa Benedetto, con il suo “gesto coraggioso e umile” ci ha ricordato che è “Cristo che guida la Chiesa per mezzo del suo Spirito”. E lo Spirito Santo è “l’anima della Chiesa con la sua forza vivificante”

    “Non cediamo mai al pessimismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno: non cediamo al pessimismo e allo scoraggiamento: abbiamo la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra”

    Nella parte finale del suo discorso, quindi, ha osservato che la metà dei cardinali è ora nell’età della vecchiaia, ma "la vecchiaia - ha detto - è la sede della sapienza della vita" e gli anziani "possono donare tanto anche ai giovani":

    “Cari Fratelli, forza! (…) I vecchi hanno la sapienza di avere camminato nella vita, come il vecchio Simeone, la vecchia Anna al Tempio. E proprio quella sapienza ha fatto loro riconoscere Gesù. Doniamo questa sapienza ai giovani: come il buon vino, che con gli anni diventa più buono, doniamo ai giovani la sapienza della vita”.

    Papa Francesco ha dunque concluso il suo discorso prima di salutare i cardinali uno ad uno con quella genuinità e spontaneità che da sempre caratterizza la sua persona:

    “Con questi sentimenti - sono veri, eh? – con questi sentimenti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica”.

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    Papa Francesco: solo camminando con la croce di Cristo la Chiesa andrà avanti

    ◊   Un’esortazione a camminare alla presenza del Signore, ad edificare la Chiesa sul sangue di Gesù, a confessare il Cristo Crocifisso, altrimenti si confessa la mondanità del demonio. E’ quella pronunciata a braccio da Papa Francesco ieri pomeriggio nella Messa "pro Ecclesia" celebrata a conclusione del Conclave nella Cappella Sistina con tutti i cardinali elettori. “Solo così – ha detto il Santo Padre - la Chiesa andrà avanti” e non sarà solo una ong assistenziale. Si è trattato delle prime parole pubbliche del nuovo Pontefice, dopo il saluto di mercoledì sera dalla loggia della Basilica Vaticana, al monmento della sua elezione. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    Camminare, edificare, confessare. Tre azioni che implicano movimento e che Papa Francesco pone al centro della prima omelia del suo Pontificato, ispirato dalle letture della Messa a conclusione del Conclave, celebrata con i cardinali avvolti ancora una volta dalla bellezza della policromia michelangiolesca, in quella Cappella che nei due giorni passati ha custodito il segreto della scelta del Successore di Pietro. "La vita è un cammino. La Chiesa – ha detto il Pontefice – è chiamata a camminare, perché quando ci si ferma qualcosa non va:

    "Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ong pietosa, ma non la Chiesa, sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma".

    Vocazione della Chiesa è anche edificare sulla pietra angolare che è Cristo. Papa Francesco ricorre all’immagine semplice, ma eloquente di un bambino che costruisce castelli di sabbia:

    "Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù: è senza consistenza".

    Allo stesso modo, chi non confessa Gesù, chi non professa la fede in Lui, confessa la fede nel mondo. “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”, ha detto il Santo Padre, citando Léon Bloy. Quando non si confessa Gesù Cristo – ha aggiunto – si confessa la mondanità del demonio. Rievocando la figura di Pietro, che ha professato la fede in Gesù con parole piene di slancio – “Tu sei il Cristo” – ma avrebbe voluto evitare lo scandalo della croce, il Papa esorta in primis i sacerdoti, i vescovi, i cardinali:

    "Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore".

    Un'omelia a braccio, breve con un’inequivocabile esortazione ad essere irreprensibili, a camminare – come chiesto da Dio ad Abramo – alla presenza del Signore. I giorni di grazia appena trascorsi – è stato il monito di Papa Francesco ai cardinali – siano per tutti fonte di coraggio:

    "Proprio il coraggio - di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria, Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti".

    Ultimo aggiornamento: 15 marzo

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    Padre Lombardi: Papa sereno, campagne calunniose di stampo anticlericale

    ◊   Accompagniamo il nuovo pontificato nei suoi primi passi, con gioia ed entusiasmo. Lo ha detto padre Federico Lombardi nel briefing con i giornalisti nel Media Center in Vaticano. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha poi denunciato con forza la campagna calunniosa di organi anticlericali che voglione legare il nome del Papa alla passata dittatura argentina. Massimiliano Menichetti:

    Un Papa umile, semplice e spontaneo, vicino alla gente, che sta bene, molto consapevole e sereno. E’ l’immagine che padre Lombardi ha presentato ai giornalisti, aprendo anche uno spiraglio su come si svolgono queste prime giornate di Papa Francesco, all’interno del Vaticano:

    "A cena o per il pranzo, di solito giunge che i cardinali sono già arrivati… allora va a trovare un posto che sia libero: non ne ha uno particolare per lui e va a mettersi a un tavolo dove trova una sedia libera, dove ancora può inserirsi. Con molta naturalezza. Questa mattina ha celebrato la Messa alla 7.00 nella Cappella di Santa Marta e molti cardinali hanno desiderato concelebrare con lui. Quindi c’è stata una concelebrazione nella cappella questa mattina alle 7.00 e il Papa ha fatto una piccola omelia, spontaneamente, sul Vangelo e sulle Letture della Messa”.

    Padre Lombardi ha anche ricordato la grande commozione che, ieri mattina, ha accompagnato il Santo Padre quando si è recato alla Casa del Clero, dopo la preghiera a Santa Maria Maggiore:

    “Il suo passaggio ieri è stato veramente molto commovente, perché si vedeva che conosceva personalmente e bene tutti i dipendenti, chiedeva loro notizie della loro figlioletta o della moglie… Tutti piangevano di commozione. Quindi un’esperienza di una persona molto vicina alla gente, agli impiegati e ai lavoratori delle case”.

    Confermata la notizia, diffusa oggi a mezzo stampa, che il Papa la sera dell’elezione ha telefonato al nunzio in Argentina, mons. Emil Paul Tscherrig. Ha chiesto a tutti coloro che hanno manifestato l’intenzione di venire per la Messa d’inizio Pontificato a Roma, di devolvere le somme, necessarie per il viaggio, ai bisognosi. Il direttore della Sala Stampa ha anche parlato di un clima di “grande gioia” e “rinnovamento spirituale” in Argentina:

    "Un’altra cosa che mi ha detto il nunzio questa mattina è che si respira in Buenos Aires e in Argentina una grande atmosfera di gioia e anche di vivacità, di preghiera. Molta gente sta andando in chiesa e che nella parrocchia dove lui dice la Messa normalmente, il parroco gli ha riferito che ha passato tutto il giorno a confessare. E che ci sono molti che non si confessavano da 15 o 20 anni, che invece si sono riconciliati nella grande gioia di questa esperienza di grazia per la Chiesa nel Paese. Quindi un momento molto bello di gioia, di vitalità e spiritualità della Chiesa”.

    Quindi una puntualizzazione “necessaria” sulle accuse, che sono state sollevate in passato, sul legame tra l’allora padre Bergoglio e la dittatura argentina. “Nessun legame” ha specificato padre Lombardi citando anche le dichiarazioni, del pacifista argentino Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace proprio per le sue denunce contro il regime. In tal senso, il portavoce vaticano ha poi portato la testimonianza di un padre gesuita, padre Franz Jalics, uno dei due sacerdoti sopravvissuti e perseguitati dalla dittatura argentina, all'epoca in cui Papa Francesco era Provinciale. Padre Lombardi ha quindi letto una sua dichiarazione:

    “La campagna contro Bergoglio è ben nota e risale già a diversi anni fa. E’ portata avanti da una pubblicazione caratterizzata da campagne a volte calunniose e diffamatorie. La matrice anticlericale di questa campagna e di altre accuse contro Bergoglio è nota ed evidente. L’accusa si riferisce al tempo in cui Bergoglio non era ancora vescovo, ma superiore dei Gesuiti in Argentina, e a due sacerdoti che sono stati rapiti e che lui non avrebbe protetto. - questa era l’accusa - Non vi è mai stata un’accusa concreta credibile nei suoi confronti. La Giustizia argentina lo ha interrogato una volta come persona informata sui fatti, ma non gli ha mai imputato nulla. Egli ha negato in modo documentato le accuse. Vi sono invece moltissime dichiarazioni che dimostrano quanto Bergoglio fece per proteggere molte persone nel tempo della dittatura militare. E’ noto il ruolo di Bergoglio – una volta diventato vescovo - nel promuovere la richiesta di perdono della Chiesa in Argentina per non aver fatto abbastanza nel tempo della dittatura. Le accuse appartengono quindi all’uso di analisi storico-sociologiche del periodo dittatoriale fatte da anni da elementi della sinistra anticlericale per attaccare la Chiesa e devono essere respinte con decisione".

    Padre Lombardi ha poi ricordato l’udienza di domani, in Aula Paolo VI, per gli operatori delle comunicazioni sociali, e l’Angelus di domenica alle 12.00, in Piazza San Pietro. Poi per quanto riguarda la Messa d’inizio Pontificato, martedì prossimo, ha precisato “che tutti sono i benvenuti” e che "la Santa Sede non fa mai degli inviti specifici", neanche a livello diplomatico:

    "Non c’è mai un invito diretto a nessun capo di Stato o di governo di venire. Anche quando vengono a trovare il Papa durante il Pontificato, normalmente i capi di Stato o di governo non sono mai stati invitati: sono loro che hanno manifestato il desiderio di vedere il Santo Padre, di partecipare ad un avvenimento. Tutti quelli che manifestano questo desiderio sono benvenuti".

    Padre Lombardi ha anche detto che in questi giorni stanno arrivando moltissimi messaggi di auguri, da tutto il mondo:

    "Un messaggio che è stato molto apprezzato è quello da parte del Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma, il dottor Riccardo Di Segni, a cui il Papa ha anche mandato un suo messaggio di amicizia e di vicinanza, informandolo anche della prossima inaugurazione del Pontificato. E’ noto il buon rapporto che anche Bergoglio cardinale aveva, in Argentina, con le comunità ebraiche e anche con altre comunità religiose, con i musulmani e così via. Ecco, quindi continuiamo nella stessa direzione".

    Probabilmente la presa di possesso di San Giovanni in Laterano avverrà dopo Pasqua, ha detto padre Lombardi, e questo potrebbe comportare che la Messa in Coena Domini, il Giovedì Santo, avvenga in San Pietro.

    Rispondendo ai giornalisti ha anche spiegato che Benedetto XVI, non parteciperà alla Messa d'inizio Pontificato e potrebbe lasciare Castel Gandolfo a maggio per trasferirsi, in Vaticano, nel monastero di clausura tutt’ora in fase di ristrutturazione.

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    Messaggio del Papa al rabbino capo di Roma: spero di contribuire al progresso del dialogo tra ebrei e cattolici

    ◊   Papa Francesco ha inviato un messaggio al Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: “Nel giorno della mia elezione a Vescovo di Roma e pastore universale della Chiesa cattolica – scrive - le invio il mio cordiale saluto, annunciandole che la solenne inaugurazione del mio pontificato avrà luogo martedì 19 marzo”.

    “Confidando nella protezione dell’Altissimo – prosegue il Papa – spero vivamente di poter contribuire al progresso che le relazioni tra ebrei e cattolici hanno conosciuto a partire dal Concilio Vaticano II, in uno spirito di rinnovata collaborazione e al servizio di un mondo che possa essere sempre più in armonia con la volontà del Creatore”.

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    Siria, due anni di conflitto. Mons. Zenari: Papa Francesco segno di speranza per noi

    ◊   La notizia dell’elezione di Papa Francesco è stata vissuta con gioia anche dalla comunità cristiana della Siria; un Paese devastato dalla guerra civile, di cui ricorre proprio oggi il secondo anniversario dal suo inizio. Salvatore Sabatino ha intervistato il Nunzio Apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari:

    R. – La notizia è stata accolta con grande emozione. Come si sa, purtroppo, qui il clima che stiamo vivendo in questi giorni, in cui si ricordano i due anni dall’inizio di questo conflitto, è piuttosto pesante. Questa notizia, questo evento così eccezionale, cui molti hanno assistito – fedeli e gente di qualunque credo – alla televisione, è stato un po’ una boccata di ossigeno, che ha squarciato questo grigiore che domina, anche se c’è una bella primavera. Purtroppo, è una primavera ancora molto, molto grigia, molto triste.

    D. – Voi state vivendo la terza Quaresima insanguinata dalla guerra civile. Quanto questo Papa venuto da lontano, dall’Argentina, aiuta la comunità cristiana a vivere questo tempo di preghiera con maggiore e rinnovata speranza?

    R. – Già il nome ha suscitato entusiasmo e anche speranza, perché la gente subito associa San Francesco al messaggero della pace. E anche i frati di San Francesco, che sono qui da secoli, sono conosciuti. Vorrei dire che l’elezione del Papa è un evento che ha interessato non solo i cattolici, i cristiani, ma ha interessato tutti, appartenenti a qualunque credo. In fondo, è il Papa di tutti e, soprattutto, avendo vissuto ormai da qualche tempo da queste parti, ho potuto sperimentare come il Papa sia molto apprezzato da tutti, anche dai musulmani. Hanno grande stima, perché il Papa è un punto di riferimento dei valori spirituali e della fratellanza universale.

    D. – Fratellanza universale che emerge anche dalla nazionalità di questo Pontefice, creando una specie di ponte tra Roma e l’America Latina…

    R. – Vorrei anche sottolineare il fatto che quando era arcivescovo di Buenos Aires era anche ordinario per i fedeli di rito orientale, che non avevano un proprio ordinario. Lui, quindi, ha già un legame con i fedeli di rito orientale. E’, già dentro, dunque, pastoralmente, la vita di queste comunità cristiane, che vivono qui e vivono in diaspora in Argentina.

    D. – Ricordava lei, mons. Zenari, che ricorre il secondo anniversario dall’inizio della guerra e la situazione purtroppo è sempre più drammatica. Qual è la sua testimonianza?

    R. – Noi abbiamo assistito due giorni fa all’elezione: sentivamo le campane di San Pietro che suonavano e qui attorno a noi, purtroppo, c’erano i rimbombi dei cannoni, delle esplosioni. Anche in questo momento in cui sto parlando, forse potete sentire ancora questi rimbombi. E’ una cosa molto, molto penosa e molto triste. Nel mio messaggio, che ho inviato subito come rappresentante pontificio al Santo Padre, di vivissime e gioiose felicitazioni, purtroppo ho dovuto poi mettere anche un accenno alla situazione che tanta gente sta vivendo qui. C’è un certo dispiacere, perché vedendolo sorridente, vedendolo disteso, mi rendo conto di essere uno dei rappresentanti pontifici che per primo forse sta mettendogli sulla scrivania dei grossi problemi: la sofferenza della gente siriana. Questo, però, ci dà un po’ di coraggio e di sostegno, perché mettendo questi problemi, queste sofferenze di tutti i siriani sotto i suoi occhi, sappiamo che non rimarranno lì sulla scrivania, ma gli entreranno nel cuore. Una volta entrate, queste sofferenze, nel cuore di Papa Francesco, con la sua preghiera e con tutto quello che potrà fare sarà un sostegno per la gente di qui, cristiani e non cristiani, di qualunque fede.

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    La gioia di Kiko Argüello per Papa Francesco: lo Spirito Santo, un artista che ci sorprende!

    ◊   Profonda gioia per l’elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, a Successore di Pietro con il nome di Francesco è stata espressa anche dai movimenti ecclesiali e nuove comunità. “Il nome che ha scelto come Papa è già un'immagine del Pontificato che porterà avanti: semplicità e umiltà”, ha detto Kiko Argüello, iniziatore assieme a Carmen Hernandez, del Cammino neocatecumenale. Debora Donnini lo ha intervistato:

    R. - Ho mandato un’e-mail ai fratelli dicendo che è una grande gioia: un nuovo “San Francesco” a capo della Chiesa, povertà e annuncio del Vangelo. Questo è qualcosa oggi di assolutamente necessario: i poveri e il kerygma. Io penso che il nome di Francesco sia tutto un programma per la Chiesa di oggi. Ci ha sorpreso lo Spirito Santo: è dovuto andare - come ha detto il Papa - alla fine del mondo per trovarlo! Posso dire che con noi a Buenos Aires è stato sempre molto buono.

    D. - Il nome che ha scelto - lei ha detto - è un’immagine del Pontificato: semplicità e umiltà. Vedendolo affacciato nel giorno in cui è stato eletto Papa, l’ha colpita anche il suo viso, il fatto che ha chiesto ai fedeli presenti di pregare il Signore di benedirlo…

    R. - Si vede che è un uomo semplice, molto intelligente e di una grande intensità spirituale. Vuole stare molto vicino alla gente. Penso che sia veramente singolare, sorprendente! Lo Spirito Santo ha una creatività, una personalità fantastica per la Chiesa di oggi. Ci hanno anche detto che quando anni fa abbiamo mandato i giovani a predicare il Vangelo due a due per le strade a Buenos Aires sono anche andati nella piazza dell’Episcopato. Dopo, lui ha incontrato tutti questi giovani e gli ha detto: "Na non siete venuti a predicare anche a me il Vangelo? Anche io ne ho bisogno, anche io ho bisogno!".

    D. - Cosa desidera augurare al nuovo Papa?

    R. - Che si realizzino i suoi più profondi desideri e penso che uno di questi sia quello di annunciare il Vangelo al mondo. Il fatto che abbia parlato del popolo, della diocesi di Roma, che abbia chiesto al popolo di pregare per lui, questo è un fatto grandissimo: il popolo di Dio è fondamentale… è il Concilio! E’ qualcosa di meraviglioso questo. Anche la Chiesa dell’America Latina è molto creativa e ha accolto con molta gioia il Concilio.

    D. - E’ stato il primo Papa a prendere come nome Francesco, è il primo gesuita ed è anche il primo Papa latinoamericano: ha anche alcune caratteristiche particolari…

    R. - In America Latina c’è una creatività, c’è una ricchezza… Abbiamo tantissime comunità ed è un qualcosa di stupendo: in Brasile, anche in Argentina. E’ un Continente vivo. E’ una cosa provvidenziale, diciamo così come se lo Spirito Santo fosse un artista che ci sorprende!

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    Padre Chiera: i "meninos de rua" di Rio attendono con gioia Papa Francesco

    ◊   Con il passare dei giorni, cresce nella Chiesa e nel mondo la gioia per l'elezione di Papa Francesco. Un sentimento particolarmente sentito in America Latina e, in particolare, tra i poveri e i bisognosi. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di padre Renato Chiera, fondatore della "Casa do Menor" di Rio de Janeiro, da 40 anni al fianco dei meninos de rua, i ragazzi di strada:

    R. - Mi ha emozionato fino alle lacrime. Lo Spirito Santo esiste, va oltre tutti i calcoli umani di giornalisti, di persone che fanno inchieste, è Lui che comanda nella Chiesa, è Lui che porta avanti la Chiesa. Ho la gioia di vedere che il cuore di Roma palpiterà per il Terzo mondo. Francesco vuol dire un programma di vita, una Chiesa che deve essere riformata. “Ricostruisci la mia Chiesa”, diceva Gesù a Francesco. E’ quello che dice al nostro nuovo Francesco. Sarà la voce dei poveri. Ho parlato con una ragazza che ha avuto un bambino che abbiamo salvato dalla droga e dal crack e questa signora mi ha detto: “Ho visto l’amore di Dio nel suo cuore, è un Papa buono, lavora col cuore non con le leggi”. Ha chiesto a noi di pregare per lui. Quest’uomo andrà ad abbracciare molte persone che hanno bisogno.

    D. – Quali sono le speranze che anche i meninos de rua hanno quando guardano a questo Papa?

    R. – Noi siamo molto contenti perché verrà in Brasile. L’altro Papa non poteva venire alla "Casa do Menor" perché era già anziano. Noi lo invitiamo di nuovo, chissà che faccia un salto da noi.

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    La semplicità calorosa dei parenti italiani del Papa, il cugino venuto dall'Argentina

    ◊   Papa Francesco è di origini piemontesi e nell’astigiano, appena saputa la notizia della sua elezione, i giornalisti si sono riversati a Portacomaro per cercare i suoi lontani parenti. Di loro ci parla Benedetta Capelli:

    E’ la fine di una lunga giornata di lavoro nei campi di Portacomaro, nell’astigiano, passata ad accudire gli animali e a raccogliere i frutti della terra. Ritmi scanditi dalla natura dall’alba fino al tramonto. Quel giorno – mercoledì 13 marzo – però qualcosa di diverso c’è. In Vaticano i cardinali, illuminati dallo Spirito Santo, devono scegliere il nuovo Papa e tra di loro in Cappella Sistina c’è pure un lontano parente, un cugino nato in Argentina che di cognome fa Bergoglio. Nel cuore di Delmo cresce la speranza appena la fumata del comignolo si fa via via più bianca:

    "Dato che sapevo che era venuto che era lì nel Conclave e sapevo che l’altra volta non era passato per pochissimi voti, allora seguivo… Ci, speravo, sì! Ho detto: va a finire che è lui!".

    Habemus Papam…

    "Una grande emozione. Come hanno detto il suo nome tutta la gente che mi conosce, ha telefonato, è venuta qui, abbiamo fatto una festa, un brindisi, un brindisi di allegria!".

    E poi, Delmo lascia andare i ricordi di un tempo lontano:

    "Mi ricordo quando ero molto piccolo che è venuto dai nonni, sono venuti i suoi dai nonni. Noi abitavamo nella stessa casa. Sono passati tanti anni. Io ho un anno in meno di lui. Era una famiglia semplice. Sono andati in Argentina per lavoro".

    La casa era quella in cima alla collina, una vista splendida sulle terre astigiane e oggi proprietà di un antiquario, Giorgio, che l’ha rimessa a nuovo. Qui l’allora cardinale Bergoglio, nel 2005 volle tornare per ritrovare le sue origini. A guidarlo in questo viaggio nel passato fu il cugino Primo, scomparso qualche tempo fa, che regalò all’arcivescovo di Buenos Aires un sacchettino di terra e una bottiglia di Grignolino. Ai cronisti, l’antiquario ha raccontato che non avendo incontrato il cardinale Bergoglio gli inviò le foto della casa. Il porporato rispose e da allora iniziò una corrispondenza; l’ultima lettera risale al 9 gennaio scorso. “Preghi per me”: scriveva l’arcivescovo e “forse – dice oggi Giorgio - l’ho fatto troppo”.

    Giovanni Angelo era il nonno di Papa Francesco partì per l’Argentina con la solita valigia degli emigranti, legata con lo spago perché traboccante di sogni:

    "Siamo una famiglia di contadini, abbiamo sempre fatto i contadini. I Bergoglio hanno sempre frequentato la Chiesa. Siamo sempre stata gente normale. Si andava a Messa, è normale così".

    Una spiritualità semplice e piena di devozione. “Papa Francesco ama le chiese – racconta sua cugina Giuseppina – ma soprattutto quelle povere”. E proprio nella parrocchia di Portacomaro si terrà domenica una Messa di ringraziamento, nella cattedrale di Asti sarà il vescovo, mons. Francesco Guido Ravinale, a officiare la celebrazione. Intanto, fervono i preparativi per la Messa di inizio Pontificato prevista martedì in Vaticano. Si stanno organizzando diversi pullman di fedeli da Portacomaro, mentre i parenti sono già pronti a incontrare Papa Francesco, quel cugino argentino ormai entrato nel cuore di molti:

    "Posso augurargli che abbia tanta fortuna, che si trovi bene nel suo lavoro e gli auguro tanta salute perché possa andare avanti a lungo".

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    Papa, mons. Perego: col suo carisma aiuterà a capire fenomeno dell'immigrazione

    ◊   Quando era vesovo, il nuovo Papa è sempre stato molto vicino al mondo dell’emigrazione. Dai primi dell'800, sono due milioni i piemontesi che hanno lasciato la loro terra per lavoro e la maggior parte di essi si è recata proprio in Argentina. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    L’Argentina è una seconda Italia per tanti emigranti. Ed è in quell’ambiente che Papa Francesco è cresciuto. Oramai, le migrazioni sono un fenomeno che coinvolge tutto il mondo e l’Europa è al centro di questo flusso. Tra l’altro, il prossimo gennaio ricorreranno 100 anni dall’istituzione della Giornata del Migrante e in quell’occasione il nuovo Papa renderà noto un suo Messaggio. Il pensiero di Mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes della Cei:

    R. – Con la sua esperienza, con la sua sensibilità, anche con il suo carisma di gesuita, che da sempre è molto attento al mondo dei rifugiati, dei richiedenti asilo, ci aiuterà a leggere ancora più profondamente quello che Benedetto XVI nella Caritas in veritate ha chiamato uno dei fenomeni più straordinari del nostro tempo, qual è l’immigrazione.

    D. – Era conosciuto per la sua attenzione al mondo dell’immigrazione, quando era cardinale?

    R. – Più volte e in più occasioni, le comunità italiane lo hanno incontrato e le comunità italiane in Argentina, solo a Buenos Aires, sono 40. E’ conosciuto per la sua attenzione alle problematiche della povertà nel mondo dell’immigrazione e anche per la sua sensibilità verso gli ultimi, che da sempre ha avuto all’interno della sua diocesi e all’interno anche della Conferenza episcopale argentina.

    D. – Le sue parole, in qualche modo, potrebbero contribuire anche a migliorare le leggi sull’immigrazione, che sappiamo un po’ in tutta Europa sono piuttosto restrittive?

    R. – Da sempre, il Magistero sociale della Chiesa è stato attento al diritto di migrare ed è stato attento, come ci ha ricordato recentemente anche Benedetto XVI, al diritto dei migranti di rimanere nella propria terra. Credo che questo tema della tutela delle persone e soprattutto dei migranti sarà ancora al centro del Magistero, anche con l’esperienza di Papa Francesco.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il senso della responsabilità: Papa Francesco incoraggia i cardinali a rispondere alla missione di portare Cristo tra gli uomini e gli uomini a Cristo.

    La nostra vita è un cammino: il Papa celebra con i cardinali elettori nella Cappella Sistina.

    In spirito di rinnovata collaborazione: messaggio del Pontefice al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.

    Il messaggio augurale del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Papa Francesco.

    Matrice anticlericale di una campagna diffamatoria: una dichiarazione di padre Lombardi ai giornalisti.

    Con la semplice radicalità del Vangelo: lettera al Papa del presidente dell’Unione dei superiori generali.

    Una sfida per tutti: la concretezza e l’umiltà di Papa Bergoglio colpiscono i commentatori internazionali.

    Testimone gioioso di Gesù: commenti di porporati sul vescovo di Roma.

    Tre istantanee per Francesco: Jean-Pierre De Rycke su un Fratello Sole moderno.

    Un articolo di Isabella Farinelli dal titolo “La gabbianella che modificò il Sahara”: digressioni letterarie dal comignolo della Sistina.

    Andrea Dall’Asta, direttore della raccolta Lercaro, Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, e l’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, segretario particolare di Papa Giovanni XXIII, sulla mostra, a Bologna, “Giacomo Manzù e il Concilio Vaticano II”.

    Il diritto del fanciullo alla salute: intervento della Santa Sede a Ginevra.

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    Oggi in Primo Piano



    Rapporto Onu sullo sviluppo umano: migliorano le condizioni del Sud del mondo

    ◊   “Per la prima volta da secoli, il Sud sta guidando la crescita economica globale e il cambiamento delle società”. E’ quanto si legge nel rapporto 2013 del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp). Nel rapporto si spiega come oltre 40 nazioni del Sud del mondo abbiano registrato, dal 1990 al 2012, incrementi superiori alle previsioni del proprio l'Indice di Sviluppo Umano, Isu, determinato dal livello di scolarizzazione, reddito pro-capite e aspettativa di vita. Dei dati sulle dinamiche di crescita Fausta Speranza ha parlato con Antonio Vigilante dell’ufficio di Bruxelles del Programma Onu per lo sviluppo umano:

    R. - In 20 anni l’India e la Cina hanno raddoppiato il reddito procapite della popolazione. Per un raddoppio simile ha ‘preso’ 150 anni nel caso della rivoluzione industriale europea. E 500 milioni di cinesi non vivono più in estrema povertà. E’ fenomenale la crescita anche della classe media, ma la cosa importante è che non parliamo solo di India e Cina ma di una ventina di Paesi che hanno fatto progressi straordinari negli ultimi 20 anni in termini di sviluppo umano. E non parliamo solo di reddito, ma parliamo anche di accesso ai servizi di base, sanità, educazione…

    D. – Nominiamo qualche Paese?

    R . – Ce ne sono tanti che partono, peraltro, da condizioni molto diverse tra di loro:dalla Corea al Cile, dal Messico alle Mauritius, dal Brasile alla Turchia. Thailandia, Tunisia, Indonesia, Vietnam, ma anche in Africa, Ghana, Uganda, Ruanda, poi in Asia, Bangladesh, Laos… In sostanza, il rapporto porta buone notizie, il mondo sta diventando meno diseguale.

    D. – Parliamo di un mondo un po’ meno diseguale ma all’interno dei Paesi non rimane forte la diseguaglianza tra ricchi e poveri?

    R. – Sì, in effetti, stanno diminuendo i divari in termini di educazione e di sanità, non così il divario di reddito. All’interno dei Paesi la situazione è composita. Sappiamo che la povertà diminuisce più rapidamente quanto minore è la diseguaglianza interna in un Paese. In questi Paesi che hanno fatto grandi progressi la situazione non è omogenea. Ci sono Paesi che sono a bassa diseguaglianza e Paesi, come la Cina, che hanno fatto grandi progressi, nonostante tutto, anche nello sconfiggere la povertà ma in cui la diseguaglianza interna in termini di reddito aumenta. Quindi non esiste una correlazione diretta per cui in tutti i Paesi possiamo dire che con il progresso aumenta la diseguaglianza. Non è vero nemmeno questo. Però sappiamo bene che, per sconfiggere la povertà, è molto meglio avere meno diseguaglianze. Le politiche di equità sono fondamentali.

    D. – Persistono però situazioni inaccettabili da denunciare a livello mondiale?

    R . – Restano ancora intollerabili differenze, scarti abissali. Ne cito qualcuno. Fra il Giappone e la Sierra Leone, per esempio, in termini di aspettativa di vita, ci sono ben 35 anni di differenza: una persona che nasce in Sierra Leone oggi può aspettarsi di vivere 35 anni meno di un giapponese. Nel caso del reddito, la Norvegia ha 150 volte il reddito procapite, a parità di potere d’acquisto, della Repubblica Democratica del Congo. Negli anni di scolarità, uno studente mozambicano va a scuola 12 anni in meno degli Stati Uniti. Ci sono differenze, secondo me, intollerabili dal punto di vista della giustizia sociale e dell’equità globale. Però bisogna dire che questo divario è in diminuzione. Quest’anno nel rapporto sullo sviluppo umano, dalla “classifica”, risulta ancora prima la Norvegia, seguita dall’Australia e dagli Stati Uniti e dall’Olanda. L’Italia è al 25.mo posto. Gli ultimi, purtroppo, sono tutti Paesi africani. Gli ultimi cinque sono Burkina Faso, Chad, Mozambico, Congo e Niger.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Mons. Adoukonou: l'eredità lasciata da Benedetto XVI durerà a lungo nel tempo

    ◊   “Benedetto XVI ci ha lasciato un insegnamento che durerà a lungo nel tempo” e la sua umiltà “mi fa dire che sarà ricordato come Benedetto XVI il Grande, come si è detto di Giovanni Paolo”. Ad affermarlo è mons. Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Allievo dell’allora prof. Joseph Ratzinger, mons. Adokonou si sofferma sul Pontificato che ha visto il Pontefice – ora ritiratosi dal ministero per servire la Chiesa nella preghiera – confrontarsi con chiarezza di idee contro la mentalità largamente diffusa, dice, “negli Stati liberali post-moderni, che induce a rifiutare Dio o comunque a vivere come se Egli “non esistesse”. Benedetto XVI, afferma mons. Adoukonou, ha invece sempre mantenuto aperto il dialogo con chi non crede – il “Cortile dei Gentili” ne è un luminoso esempio – e ribadito nel suo magistero che l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, non può essere “formattato”, né che la libertà può essere sinonimo di “arbitrio”. Da questo dialogo, che è poi una sfida, dovrà ripartire – secondo il segretario del dicastero della Cultura – anche il nuovo Pontificato, contribuendo a creare un clima favorevole al riconoscimento dei fondamenti della ragione e della fede, così da contrastare le guerre, le violenze e l’ingiustizia oggi presenti nel mondo. Infine, sull’eredità di Benedetto XVI, mons. Adoukonou afferma: “Penso che la sua grandezza sia nella sua sorprendente capacità di imitare il Signore che si è fatto obbediente fino alla morte”. Credo, conclude, che Benedetto XVI “in questa imitazione del Signore, sia andato molto lontano e in questo senso è grande”. (A.D.C.)

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    Agostiniani: scelta del nome Francesco è un invito a vivere in semplicità

    ◊   La scelta del nome del Santo Padre richiama le figure di due grandi Santi: Francesco d’Assisi, “il Santo dei poveri, che, letteralmente, lasciò tutti i suoi beni per seguire Cristo, e Francesco Saverio, il gran gesuita missionario, che predicò infaticabilmente il Vangelo, con grande coraggio, specialmente in Asia”. Con queste parole, padre Robert F. Prevost, priore generale della Curia generalizia agostiniana, si rivolge in un messaggio ai membri del suo Ordine. Il sacerdote sottolinea che la scelta del Santo Padre rappresenta un’occasione per gli Agostiniani per esaminare loro stessi, alla luce delle vite di questi due Santi e “così ricordare che, nella nostra vocazione, noi siamo stati chiamati a vivere la nostra consacrazione a Dio in comunione con tutta la Chiesa, con una vita semplice, servendo i poveri, e come discepoli di Cristo che annunciano il Vangelo con parole e in opere, mediante il nostro spirito missionario”. Padre Prevost conclude rinnovando la “speciale devozione”, la “fedeltà” e la “lealtà” dell’Ordine al Santo Padre. (V.C.)

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    Frère Alois: con Papa Francesco inizia un cammino di fratellanza e amore

    ◊   “L’origine di questo primo Papa venuto ‘dalla fine del mondo’ esprime la dimensione universale della Chiesa”. Così frère Alois, priore di Taizé, sull’elezione del Santo Padre in un articolo pubblicato dall’Osservatore Romano. Il sacerdote ha sottolineato che la visione del Pontefice del rapporto tra il popolo e il vescovo deriva dalla fede dei cristiani dell’America Latina. Il nome scelto “ricorda la gioia e l’amore dei più poveri che animavano Francesco d’Assisi e che sono stati fino ad ora al centro” della vita del Santo Padre. Con il discorso di mercoledì sera, chiedendo di pregare per il suo predecessore Benedetto XVI, - ha concluso frère Alois - “ha unito una preoccupazione di continuità ad una promessa di novità”. (V.C.)

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    Valdesi: con Papa Francesco per una nuova stagione ecumenica

    ◊   “Non posso che sperare che nel suo ruolo il Santo Padre sappia dare impulso a una nuova stagione ecumenica, nutrita da quel radicamento evangelico e da quello spirito di servizio ai bisogni dell’umanità, che furono di Francesco e di Valdo.” Così, il moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini, ha commentato l’elezione del nuovo Papa. Come ricorda il moderatore, Francesco d’Assisi fu coevo di Valdo di Lione, e i due condivisero l’idea “di una chiesa al servizio degli umili e degli esclusi, ispirata e rinnovata dalla Parola di Dio”. A nome della comunità, il pastore auspica che “tutti gli uomini e le donne che condividono il segno del battesimo in Cristo – cattolici, protestanti e ortodossi – possano incontrarsi e riconoscersi in un rinnovato cammino nell’unità di tutti i cristiani, affinché il mondo creda”. (V.C.)

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    Tra un anno l’Iran potrebbe avere la bomba atomica. Obama: non lo consentiremo

    ◊   “È necessario ancora un anno affinché l’Iran acquisisca la capacità di produrre armi nucleari, noi però non consentiremo neanche che si avvicini a questo obiettivo”. Lo ha dichiarato, in un intervista alla tv israeliana Canale 2, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che la prossima settimana sarà in visita a Gerusalemme. Per quanto riguarda le questioni militari e strategiche, il presidente Usa ha confermato di essere in linea con il premier israeliano, Benyamin Netanyahu. “Tutte le opzioni restano sul tavolo”, ha proseguito Obama riferendosi al fatto che non si esclude l’eventualità di un’azione militare nel caso di un fallimento delle relazioni diplomatiche con l’Iran. Tra le altre cose - secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa - la scorsa settimana un caccia iraniano ha intercettato un drone americano in volo nello spazio aereo internazionale del Golfo ed è stato poi allontanato da due caccia americani in scorta al veivolo. (R.C)

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    Cina: nominato il nuovo premier Li Keqiang

    ◊   Li Keqiang, 58 anni, è il nuovo premier cinese. Eletto dall’Assemblea nazionale del popolo, è considerato un tecnocrate e un cauto riformista. Secondo alcuni, l’ex presidente Hu Jintao l’avrebbe voluto come suo successore a capo del Partito e dello Stato cinesi. Il neopremier ha di recente sottolineato la necessità per il Paese di urgenti riforme e l’importanza di trovare un equilibrio per la crescita economica, che dovrà attestarsi nei prossimi anni intorno al 7%. Li Keqiang dal novembre scorso fa parte del Comitato permanente dell’Ufficio politico comunista (Cpup) e come Wen Jibao, suo predecessore, avrà il ruolo di “superministro” dell’Economia e dovrà inoltre mantenere le relazioni con gli interlocutori della Cina a livello internazionale. È considerato un esperto dei processi di urbanizzazione. Questa domenica il neopremier cinese dovrebbe incontrare i giornalisti stranieri nella sua prima conferenza stampa. (R.C.)

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    India. Allerta a tutti gli aereoporti: l’ambasciatore italiano non lasci il Paese

    ◊   Il Ministero dell’interno indiano ha allertato tutti gli aeroporti del Paese affinché l’ambasciatore italiano Daniele Mancini non lasci l’India. Ieri, il presidente della Corte suprema indiana, Altmas Kabir, ha invitato l’ambasciatore a non lasciare il Paese fino al 19 marzo senza l’autorizzazione della Corte. La restrizione è stata decisa dopo aver ascoltato una relazione del procuratore generale Vahanvati, nella quale si sosteneva che Mancini si era impegnato a non far tornare i militari nel Paese asiatico per affrontare il giudizio sull’omicidio dei pescatori. Si aggrava, dunque, la situazione dei due marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, rimasti in Italia dopo la licenza concessa dalle autorità indiane le scorse settimane. Secondo quanto riferisce l’agenzia Agi, Mancini considera illegittima la restrizione imposta dalla Corte suprema perché in violazione dell’art. 29 della Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche, che garantisce l’inviolabilità dell’agente diplomatico. Intanto la stampa indiana continua a dare ampio rilievo al caso marò, che campeggia su tutte le prime pagine dei quotidiani. Ad esempio, il “The Hindu” titola: “La Corte Suprema impedisce al diplomatico di partire mentre il governo si mobilita contro l’Italia” e si legge inoltre che “il governo sta pensando anche a un’espulsione dell’ambasciatore” ma soltanto dopo il giudizio della Corte suprema che ha fissato un’udienza per il 19 marzo. (R.C.)

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    Ungheria: sì del presidente ai cambiamenti costituzionali, Ue preoccupata

    ◊   “È un mio inequivocabile dovere costituzionale firmare e dichiarare legge questo emendamento della Costituzione (...) poiché la cosa riguarda l’unità nazionale”. Così il presidente ungherese, Janos Ader, ha motivato la decisione di firmare il pacchetto di modifiche costituzionali – chiamato “quarto emendamento” – approvato l’11 marzo dal partito conservatore del primo ministro, Viktor Orban, che gode della maggioranza dei due terzi in Parlamento. La controversa riforma determinerà significativi effetti retroattivi sulle decisioni della Corte Costituzionale ungherese ed evidenti limitazioni alle libertà civili, di stampa e di espressione. In una conferenza stampa convocata nella sede del Consiglio Ue, poco prima dell’inizio del summit dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi, il premier ungherese ha energicamente difeso la manovra. “L’Ungheria - ha dichiarato - fa leggi solo nel rispetto dei valori Ue e, finora, ha sempre chiarito tutti i dubbi dell’Europa”. Tali emendamenti, ha poi aggiunto, “già esistevano al 95% nella Costituzione, ma erano norme ‘transitorie’ che la Corte costituzionale ha chiesto al Parlamento di tradurre in legge permanente”. Orban ha poi respinto la pioggia di critiche arrivate dall’Ue, dal Consiglio d’Europa e da diversi leader tra cui Angela Merkel, giudicandole “prive di fondamento”. Il presidente del paralamento Ue, Martin, Schulz ha comunque aperto all’ipotesi di un’azione sanzionatoria e ha indicato l’opportunità che i leader Ue affrontino la questione con il premier magiaro al vertice. Vuole chiedere alla Commissione un “rapporto dettagliato” sul pacchetto di cambi. In caso di infrazione, il Paese interessato perderebbe il diritto di voto nel Consiglio. Commenti negativi arrivano anche dal commissario alla Giustizia Viviane Reding:“La Commissione – ha detto - è custode del trattato e non vede senza conseguenza il fatto che i principi di questo trattato siano calpestati”. Intanto, è prevista per oggi, giorno di festa nazionale a Budapest, una nuova manifestazione di protesta dei partiti di opposizione, contro quello che molti hanno definito come “un golpe bianco”. (V.C.)

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