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Sommario del 14/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • L'elezione di Papa Francesco, in 100 mila in piazza pregano con lui per la fratellanza a Roma e nel mondo
  • La gioia di Piazza San Pietro all'annuncio del nuovo Papa
  • Papa Francesco in visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore per ringraziare la Madonna
  • Padre Lombardi: il Papa indossa la croce pettorale di quando era vescovo
  • Ritratto di Jorge Mario Bergoglio: i poveri al primo posto con lo sguardo a Cristo
  • Un mese fa il Messaggio di Quaresima dell’allora cardinale Bergoglio: cambiare è possibile
  • Il card. Filoni: “Papa Francesco ci esorta a evangelizzare con zelo apostolico”
  • I Francescani di Assisi invitano Papa Francesco ad andare nei luoghi del poverello
  • Il rettore della Chiesa degli argentini: Papa Francesco, uomo del dialogo e dell'accoglienza
  • Suor Bonetti: Francesco, Papa di una Chiesa col grembiule
  • Le reazioni in Argentina: grande sorpresa, gioia e preghiere in tutto il Paese
  • Elezione di Papa Francesco, reazioni dai governi internazionali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • I vescovi dell’America Latina in festa per il primo Papa figlio delle loro terre
  • L’Africa aspetta Papa Francesco e la sua attenzione per gli ultimi
  • La felicità delle Chiese asiatiche: un Papa che sarà vicino ai bisogni dei poveri
  • Gli episcopati d'Europa: entusiasmo e appoggio a Papa Francesco
  • Mondo ecumenico: Papa Francesco darà nuovo slancio al cammino per l’unità
  • Papa, i cattolici negli Stati Uniti: un uomo che mette al primo posto i poveri
  • Cei, mons. Crociata: “speciale sintonia” tra i vescovi e il Santo Padre
  • Card. Vallini: la Chiesa di Roma vicina al suo nuovo vescovo
  • Napolitano scrive al Papa: la sua, testimonianza di cattolicesimo senza confini
  • Dalai Lama: commosso dalla scelta di chiamarsi Francesco
  • Caritas Internationalis: “Il nuovo Papa lavorerà per la giustizia sociale”
  • Aiuto alla Chiesa che soffre saluta Papa Francesco
  • Associazioni cattoliche in festa: Pontefice semplice che fa pregare il mondo
  • Ancora violenze in Siria: Francia e Gran Bretagna pronte ad armare i ribelli
  • Xi Jinping è il nuovo presidente della Repubblica Popolare Cinese
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'elezione di Papa Francesco, in 100 mila in piazza pregano con lui per la fratellanza a Roma e nel mondo

    ◊   In ginocchio davanti alla Vergine. È iniziato così, in semplicità e preghiera, il Pontificato di Papa Francesco. La visita di questa mattina alla Basilica di Santa Maria Maggiore è stato il primo atto compiuto dal 265.mo Successore di Pietro, eletto ieri al quinto scrutinio, dopo due giorni di votazioni. Davanti a una folla di oltre 100 mila persone, il Papa si è affacciato dalla Loggia centrale della Basilica alle 20.26, un’ora e 20 minuti dopo la fumata bianca. “Cominciamo un cammino di fratellanza” per il mondo e la città di Roma, ha detto il nuovo Pontefice, che ha voluto pregare per il Papa emerito Benedetto XVI, chiedendo prima della benedizione la preghiera per sé da parte dei fedeli. Riviviamo la cronaca di quegli istanti nel servizio di Alessandro De Carolis:

    Un inchino davanti alla folla che ammutolisce disarmata. È la scena cui il mondo ieri ha assistito incredulo di fronte all’atto di straordinaria umiltà di Papa Francesco, che ha subito offerto la misura della sua persona e un indizio di ciò che sarà il suo Pontificato. Il nuovo Successore di Pietro, chino in avanti, ha appena chiesto di ricevere su di sé la preghiera del popolo di Dio. In un attimo, le grida ritmate vengono ricacciate all’indietro, le mani esultanti ammainate assieme agli striscioni, mentre tante si intrecciano nel gesto universale di chi prega. Sono più di 100 mila da mezzo mondo, parlano lingue diverse, e in pochi secondi sembrano soprattutto i fedeli di una gigantesca parrocchia, che rispondono concordi alla semplicità, in quel frangente inedita e inaudita, del loro nuovo Pastore:

    “E adesso vorrei dare la benedizione, ma prima, prima vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.

    La richiesta che stupisce la Chiesa, e non solo, non è l’unica sorpresa di questo inatteso esordio. Le prime parole pronunciate da Papa Francesco alle 20.26 – un accenno discreto alle proprie origini – riportano in Piazza San Pietro l’eco lontana di un altro “Papa venuto da lontano”, che ugualmente si presentava alla folla in un’analoga serata d’ottobre di 35 anni fa:

    “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… Ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie!”.

    La città di cui è il nuovo capo spirituale è tra i primi pensieri di Papa Francesco. Adesso, dice, “incominciamo questo cammino: vescovo e popolo”. Un cammino, soggiunge, della Chiesa di Roma, “che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese”:

    “Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio cardinale vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella!”.

    La natura semplice e profonda del Pontefice appena eletto, già nota ai latinoamericani, si svela anche a chi lo conosce solo da pochi istanti nel momento in cui Papa Francesco fa idealmente spazio accanto a lui sulla Loggia della Basilica – con un gesto di grande finezza spirituale e umana – a chi da 13 giorni si è ritirato in preghiera e nascondimento, per consentire alla Chiesa di vivere un nuovo inizio:

    “Vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca”.

    E qui, nel ricordo del predecessore, Papa Francesco intona in italiano il Padre Nostro, l’Ave Maria, il Gloria, in una atmosfera di raccoglimento che sembra lontana anni luce, ma sono passati solo pochissimi minuti, dal boato di gioia esploso, alle 19.06, all’apparire della fumata bianca, e poi ancora all’affacciarsi del cardinale protodiacono, Jean-Louis Tauran, alle 20.12, per l’annuncio all’Urbe e all’Orbe che la Chiesa universale aveva un nuovo Papa:

    “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!...”

    Infine, impartita la sua prima benedizione apostolica, Papa Francesco non si ritrae all’interno della Basilica. Anzi, riprende con gentilezza il microfono e con spontaneità porge alla gente un ultimo arrivederci. Di fronte a quello che forse passerà alla storia come uno dei discorsi più lunghi – pronunciato in un luogo in cui prima il protocollo concedeva solo un solenne segno di Croce – la gente appare già conquistata dai tratti di bonomia e genuinità che il Papa ha saputo donare al primo approccio:

    “Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!”.

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    La gioia di Piazza San Pietro all'annuncio del nuovo Papa

    ◊   Nonostante la pioggia battente, fin dalle prime ore del pomeriggio centinaia di fedeli hanno iniziato a radunarsi in Piazza San Pietro. E alla fumata bianca, in migliaia, anche correndo, hanno voluto ascoltare l’annuncio del nuovo Papa e ricevere la sua benedizione. C’era per noi, in Piazza, Debora Donnini:

    “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam! (applausi) Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum Georgium Marium, Sanctæ Romanæ Ecclesiæ cardinalem Bergoglio qui sibi nomen imposuit Franciscum”.

    Piazza San Pietro, come con una sola voce, esplode in un applauso e inneggia a Papa Francesco. Una gioia che attraversa vibrante quella Piazza dove, davvero, tutto il Popolo di Dio è riunito: sacerdoti, suore, laici di ogni nazione, spagnoli, americani, brasiliani e di ogni età. Anziani, giovani, genitori con i spalla i loro bambini, che hanno atteso ore sotto la pioggia battente sperando in una fumata bianca che poi è arrivata…

    R. - Bellissimo!

    D. - Sei contento di essere qui in Piazza San Pietro?

    R. - Sì.

    R. – E’ gentile… prego per Lui!

    La sorpresa all’annuncio lascia subito spazio ad un’emozione per il nuovo Papa, per il suo nome, per la comunione che si respira in una notte indimenticabile: un’emozione che si disegna a volte con le lacrime, a volte con gli abbracci ma soprattutto con gli occhi puntati, come gli obiettivi delle telecamere di tutto il mondo, a quel Papa venuto da lontano:

    R. - Sono molto felice, perché sono dell’America Latina, sono brasiliana e sono contenta di avere un Papa che rappresenta veramente il nostro popolo latinoamericano.

    R. - E’ una persona molto semplice. Quello che ha chiesto è la preghiera del suo popolo e quello che possiamo fare è pregare per lui.

    R. - Con molta gioia, perché siamo dell’America Latina.

    “Prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo…”.

    Un gesto, seguito da un momento di silenzio, che assieme al suo sorriso e al suo sguardo mite e commosso conquista la folla, composta anche da tanti italiani e romani:

    R. - E’ la prima volta che mi trovo qui in questa situazione ed è bellissimo, veramente. Non c’è nessuna altra parola per descrivere il tutto.

    R. - Stupore. Ci ha spiazzato, perché non ci aspettavamo un gesuita. Il nome Francesco è bellissimo….

    D. - Che cosa augura al nuovo Papa?

    R. - Di essere un Pastore di Dio, di essere un Pastore buono che veglia con umanità il suo gregge.

    E l’attesa di ore e ore sotto la pioggia delle migliaia di persone che via via hanno gremito Piazza San Pietro testimonia davvero, come disse Benedetto XVI, che "la Chiesa è viva".

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    Papa Francesco in visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore per ringraziare la Madonna

    ◊   Prima uscita pubblica del neoeletto Pontefice nella sua diocesi. Papa Francesco si è recato questa mattina nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, per raccogliersi in preghiera nella Cappella Paolina, davanti all’immagine della Vergine Salus Populi Romani, e ringraziare la Madonna come aveva già anticipato ieri. Giunto intorno alle 8 del mattino, accompagnato dal cardinale vicario Agostino Vallini, il Papa si è rattenuto circa mezz’ora, accolto dall’arciprete della Basilica, il cardinale Santos Abril y Castelló. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Una visita breve circa mezz’ora all’insegna della semplicità: in preghiera con il Papa una cinquantina di persone, in un clima di grande serenità. Poi il ritorno in Vaticano ma prima la sosta nella residenza romana Paolo VI. Tanta la sorpresa e l’emozione dei fedeli e dei cittadini che hanno incontrato stamane il Papa, cosi come l’emozione del cardinale Santos Abril y Castelló di accoglierlo nella Basilica:

    R. - Conoscevo bene l’allora arcivescovo di Buenos Aires, quando ero nunzio lì, e so della sua profondissima devozione verso la Madonna. Però non credevo che la visita sarebbe stata così nell’immediato. Quando ieri sera me lo ha detto, io ho gli ho risposto: “Santo Padre, sarò felicissimo di poter accompagnarla per questo omaggio”, che lui voleva fare venendo a Santa Maria Maggiore per porre sotto la protezione della Madre del Signore, della Salus Populi Romani, il suo Pontificato.

    D. - Eminenza, quello che ha colpito è stata proprio questa richiesta di pregare tutti insieme e quel suo tratto semplice nel dire: ‘ci vediamo presto e domani andrò a pregare la Madonna...’

    R. - Certamente questo gesto suo di semplicità, di vicinanza, di essere una persona profondamente umana che sa dare calore, che sa salutare tutti, non soltanto lì nella Basilica - dove era un po’ più organizzato - ha salutato tante persone. Ma poi, quando lo abbiamo accompagnato, assieme al cardinal Vallini, alla Casa nella quale risiedeva nei giorni immediatamente prima del Conclave, in via della Scrofa, alla Casa Paolo VI: anche lì ha salutato tutte le persone, i dipendenti, coloro che preparano le camere, ed altri e conosceva per nome molti di loro. Questo ci ha impressionato veramente. Questo senso di vicinanza, di umiltà, di calore umano, di accogliere tutti è una cosa che ci ha impressionati tutti molto positivamente e sono sicuro che sarà una delle caratteristiche del suo Pontificato.

    D. - Qualcuno ha sottolineato in questa visita che il Papa era molto a suo agio: forse questo suo sentimento di serenità è stato capace di trasmetterlo anche alle persone che ha incontrato?

    R. - Sì, sicuro. Ho visto che era molto, molto tranquillo. Anzi appena lo avevo visto questa mattina, gli avevo chiesto: “Santo Padre è riuscito a dormire?”. “Sì - ha detto - benino; a metà, ma benino”. Certamente era molto sereno, molto tranquillo. Non è soltanto che lui ha questo senso di serenità, ma riesce a trasmetterlo. Come dire: è talmente convinto della forza del Signore, dell’aiuto che il Signore darà, della protezione della Madonna e la preghiera di tantissime persone che nel mondo hanno pregato e che continueranno a pregare molto per lui. Certamente questo gli dà la serenità, la grazia e la forza per incominciare questo Pontificato.

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    Padre Lombardi: il Papa indossa la croce pettorale di quando era vescovo

    ◊   “Tutti siamo stati colpiti dall’elezione di Papa Francesco”. Così padre Federico Lombardi, oggi, nel briefing nel Media Center in Vaticano. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha anche raccontato alcuni dettagli dell’elezione e della mattinata del Papa. Massimiliano Menichetti:

    E’ la grande gioia, la sorpresa e l'impegno al servizio che padre Lombardi ha condiviso nel briefing con i giornalisti parlando di Papa Francesco. Evidenziata subito la semplicità del Pontefice, che si è presentato ieri sera senza la mozzetta, la mantellina, e “la croce pettorale - ha detto - era quella che già aveva da vescovo”:

    “Ci ha colpito questo atteggiamento pastorale del Vescovo di Roma, in particolare il rapporto con la grande comunità di Roma. L'aver voluto il Vicario di Roma vicino a sé in questo momento, è stato anche un aspetto nuovo rispetto al passato. Un altro particolare che ci ha colpito tutti è stato il chiedere la preghiera del popolo su di lui, prima di dare la benedizione, inchinandosi e quindi chiedendo la benedizione di Dio tramite la preghiera del popolo".

    Nella Cappella Sistina, il Papa ha ricevuto “l’atto di omaggio da parte dei cardinali stando in piedi, davanti all’altare”, non seduto. Padre Lombardi ha poi svelato alcuni momenti del dopo elezione:

    “Nel rientrare, dopo la benedizione, alla Casa di Santa Marta, era stata preparata l’auto solenne 'SCV 1' per il Papa, che invece ha voluto andare sul pulmino insieme con tutti gli altri cardinali: così com’era venuto, così ha voluto tornare, assieme agli altri. E durante la cena, che è stata una cena molto festosa, alla fine ha detto solo alcune parole di ringraziamento, dicendo: “Che Dio vi perdoni per quello che avete fatto!”.

    Papa Francesco, che ieri sera ha parlato per telefono con Benedetto XVI, si recherà “nei prossimi gironi” a Castel Gandolfo, ma l’attenzione si è tutta rivolta alle ore 8 di questa mattina, quando il Pontefice si è recato a Santa Maria Maggiore. Con un mazzo di fiori è entrato nella cappella dove c’è l’immagine della Madonna “Salus Populi Romani”, li ha deposti sull’altare, poi, la preghiera ed il silenzio per circa dieci minuti:

    "Poi, è passato davanti all’altare maggiore: come sapete, sotto l’altare maggiore della Basilica c’è la reliquia della culla, della 'Krippe' – di Gesù secondo la tradizione – e poi è andato nella cappella di fronte dove si trova l’altare su cui Sant’Ignazio di Loyola celebrò la prima Messa, la sua prima Messa, nella notte di Natale. Ha anche sostato davanti alla tomba di San Pio V".

    Il direttore della Sala Stampa vaticana, applaudito dei giornalisti per l’impegno di questi giorni, ha spiegato che il Papa, per lo spostamento di oggi, ha utilizzato un’automobile della Gendarmeria Vaticana, senza corteo di auto. Lasciando la Basilica ha incontrato il saluto affettuoso di alcuni ragazzi. Per prendere alcuni effetti personali, si è recato alla Casa del clero, in via della Scrofa, dove ha soggiornato prima di entrare in Conclave. E qui un altro aneddoto:

    “Lì ha preso i suoi bagagli, ha salutato il personale, ha pagato il conto per dare il buon esempio, e poi è tornato a Santa Marta”.

    In Vaticano, ha incontrato alcuni collaboratori e ha iniziato ad organizzarsi per i prossimi giorni. Confermata per oggi pomeriggio, alle ore 17.00, la Messa in cappella Sistina, concelebrata con i cardinali che hanno partecipato al Conclave. Dopo, saranno tolti i sigilli e inizieranno gli eventuali lavori per preparare l’appartamento papale. Nel frattempo, il Santo Padre risiederà presso la Casa Santa Marta.

    Padre Lombardi ha ripercorso tutti gli appuntamenti dei prossimi giorni. A partire da domani, alle ore 11 in Sala Clementina, dove si terrà l’udienza a tutti i cardinali. Sabato, sempre alle ore 11, in aula Paolo VI, il Papa incontrerà invece i rappresentanti dei media.

    Domenica, ci sarà il primo Angelus, dalla finestra dello studio in Piazza San Pietro e martedì la grande Messa d’inizio Pontificato, alle 9.30 del mattino, alla quale ogni fedele potrà partecipare. Mercoledì 20 marzo, invece, non ci sarà l’udienza generale, ma il Papa riceverà alcune delegazioni venute per la Santa Messa d’inaugurazione.

    Ai giornalisti, padre Lombardi ha confidato la sua sorpresa nell’avere un Papa gesuita, perché ha spiegato, quello di Sant’Ignazio è un carisma più legato al “servizio” che al “governo”. Poi, è stato letto anche un messaggio del preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás, il quale, in sintesi, assicura preghiere e sostegno al Papa, impegnato in questo servizio, in un momento cruciale della Chiesa.

    Sollecitato dalle domande, padre Lombardi ha evidenziato che il Papa parla cinque lingue (spagnolo, italiano, inglese, francese e tedesco) e che le sue condizioni di salute sono buone. Confermata, quando era giovane, l’asportazione di una parte del polmone, che “non ha mai comportato particolari problemi”.

    Sul rinnovo o meno delle nomine ha spiegato che è tradizione che avvenga nei primi giorni, ma tempi e modi dipendono esclusivamente dal Pontefice. Infine, rispondendo ad un quesito sulla sicurezza personale del Papa ha chiarito che ogni “Santo Padre ha uno stile personale che va rispettato” e che è lui a dettare le regole del caso.

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    Ritratto di Jorge Mario Bergoglio: i poveri al primo posto con lo sguardo a Cristo

    ◊   Il cardinale Jorge Mario Bergoglio è dunque il nuovo Pontefice con il nome di Francesco: 76 anni, arcivescovo di Buenos Aires, è il primo Papa gesuita e il primo Papa proveniente dall’America Latina. Il motto episcopale del nuovo Papa è la frase latina Miserando atque eligendo, che descrive l'atteggiamento di Gesù verso il pubblicano peccatore che “guardò con misericordia e lo scelse”. Lo stemma, oltre a riportare il motto, ha al centro, su campo blu, il monogramma di Cristo, presentato nella tipica forma grafica dei gesuiti. Appaiono, inoltre, una stella e un grappolo d’uva. Per un breve profilo del 265.mo Successore di Pietro, il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Come si definirebbe?”, chiedeva una giornalista al futuro Papa Francesco un paio d’anni fa. E lui: “Jorge Mario Bergoglio, sacerdote”. Questo piccolo aneddoto dice molto della personalità di Papa Francesco. Umile e semplice. Sempre. Ieri come sacerdote e vescovo. Oggi come Successore di Pietro. Il primo Pontefice gesuita, il primo con il nome di Francesco è nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936 da una famiglia di origine piemontese. Il padre Mario é ferroviere, la madre Regina, casalinga. Fin da giovane il futuro Papa si distingue per la sua semplicità evangelica e il carattere affabile. Papa Francesco studia e si diploma come tecnico chimico, ma poi sceglie il sacerdozio ed entra nel seminario di Villa Devoto. Quindi, passa al noviziato della Compagnia di Gesù. Compie studi umanistici in Cile e nel 1963, di ritorno a Buenos Aires, consegue la laurea in filosofia al collegio massimo “San José” di San Miguel. A metà anni ’60, il nuovo Papa che ha studiato anche in Germania è professore di letteratura e psicologia nel collegio dell'Immacolata di Santa Fe. Poi insegna le stesse materie nel collegio del Salvatore di Buenos Aires. Da buon argentino, ama il tango e il calcio: ancora oggi è tifoso del San Lorenzo, uno dei club della capitale.

    Nel dicembre 1969 è ordinato sacerdote, quattro anni dopo fa la sua professione perpetua. A luglio dello stesso anno, a soli 37 anni, Papa Francesco viene eletto Provinciale dei gesuiti dell'Argentina, incarico che esercita per sei anni. Impegnato nel dialogo ecumenico, amante della cultura e in particolare della letteratura classica, dedicherà sempre grande attenzione ai migranti, alle donne e ai giovani, specie se bisognosi. Nel 1992 un momento fondamentale nella sua vita: Giovanni Paolo II lo nomina, infatti, vescovo ausiliare di Buenos Aires. Il presule viene subito ammirato ed amato dai suoi fedeli per la sobrietà della sua condotta di vita e la giovialità dei suoi modi. Con i bambini ama dialogare, come in una Messa quando chiede ai piccoli fedeli chi può cambiare il loro cuore:

    “Quien es el único que puede cambiar un corazón?
    Chi è l’unico che può cambiare un cuore? 'Gesù!' Non sento? 'Gesù!' E Gesù può cambiare il cuore a ciascuno di noi? 'Sì!' A voi può cambiare il cuore? 'Sì!' A me può cambiare il cuore? Sì”.

    Il 28 febbraio 1998, il futuro Papa diviene arcivescovo della capitale argentina e sarà, poi, per alcuni anni anche presidente dell’episcopato argentino. Il Beato Wojtyla lo crea quindi cardinale nel 2001 con il Titolo di San Roberto Bellarmino. Cambiano le sue vesti, cambia il colore dello zucchetto, ma lui non cambia. Non cambia il suo stile pastorale. E’ sempre il pastore della povera gente, voce di chi non ha voce, volto di chi non ha volto. Si reca al lavoro con i mezzi pubblici, mette sempre i poveri al primo posto e confessa nella Cattedrale come un normale sacerdote. Da vescovo e cardinale non ha paura di confrontarsi con le istituzioni quando deve difendere la dignità umana: alza la voce contro l’aborto e lo sfruttamento delle donne, contro la corruzione e la violenza. Al tempo stesso, sottolinea che la Chiesa non deve mai farsi illusioni di grandezza. Un’immagine che sintetizza tutto questo, e che è già scolpita nel cuore di molti, raffigura Jorge Mario Bergoglio che si inginocchia a baciare i piedi di una bambina malata di cancro. Papa Francesco testimonia la sua semplicità evangelica in ogni occasione e in ogni luogo. Porta infatti la sua umiltà anche in Vaticano quando è relatore generale aggiunto al Sinodo del 2001 e afferma che il vescovo è chiamato “ad essere santo” e deve tenere “lo sguardo fisso a Cristo”. O quando, 8 anni fa, partecipa al Conclave che elegge Benedetto XVI. Per Papa Francesco, del resto l’evangelizzazione deve portare speranza, come sottolinea in un’intervista di 5 anni fa:

    “L’evangelización de Jesús, dar esperanza …
    L’evangelizzazione di Gesù, dare la speranza a questo mondo così chiuso in se stesso. Dargli molta speranza, perché ne ha davvero bisogno. Portare Gesù Cristo nel mondo con la sua verità. La vera sfida è predicare il Vangelo”.

    Alla base della sua vita, della sua azione di Pastore, confiderà in un’intervista di qualche anno fa – come del resto alla base dell’esperienza cristiana - non c’è un’ideologia: “C’è lo stupore dell’incontro con Gesù, la meraviglia della sua persona”. Uomo di profonda spiritualità, parlando ad un giornalista a proposito dei miracoli, ebbe ad affermare: “Sono d’accordo col Manzoni, che dice: ‘non ho mai trovato che il Signore abbia cominciato un miracolo senza finirlo bene’. Una frase che, adesso, sembra quasi un auspicio per il suo Pontificato.

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    Un mese fa il Messaggio di Quaresima dell’allora cardinale Bergoglio: cambiare è possibile

    ◊   Appena un mese fa, per il Mercoledì delle Ceneri, l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio inviava all’arcidiocesi di Buenos Aires il suo Messaggio di Quaresima intitolato “Laceratevi i cuori e non le vesti”. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Un messaggio forte, intenso. L’allora cardinale Bergoglio parlava della nostra assuefazione alle tante cronache quotidiane di violenza che si vedono e o si leggono sui mass media, talora con “perversa soddisfazione”.

    Ma “il dramma – si sottolinea nel messaggio - è nelle strade, nei quartieri, nella nostra casa … nel nostro cuore. Conviviamo con la violenza che uccide, che distrugge le famiglie, che accende guerre e conflitti in tanti Paesi del mondo. Conviviamo con l’invidia, l’odio, la calunnia, la mondanità nel nostro cuore. La sofferenza degli innocenti e delle persone pacifiche – afferma - non smette di schiaffeggiarci; il disprezzo dei diritti delle persone e dei popoli più fragili non sono tanto lontani da noi; l’impero del denaro con i suoi demoniaci effetti come la droga, la corruzione, la tratta delle persone, e anche di bambini, insieme alla miseria materiale e morale, sono moneta di scambio”. Ci sono poi la distruzione della dignità del lavoro, il dolore delle migrazioni, la mancanza di futuro. “I nostri errori e peccati come Chiesa – scriveva nel Messaggio - non restano fuori” da questo scenario. “Gli egoismi personali giustificati, e non per questo più piccoli, la mancanza di valori etici in una società che crea metastasi nelle famiglie, nella convivenza dei quartieri, nei Paesi, nelle città, ci parlano dei nostri limiti, della nostra debolezza e della nostra incapacità di poter trasformare questo elenco innumerevole di realtà distruttive”.

    “La trappola dell’impotenza – scriveva l’allora cardinale Bergoglio - ci porta a domandarci: ha senso tentare di cambiare tutto questo? Possiamo fare qualcosa di fronte a questa situazione? Vale la pena tentare se questo mondo continua la sua danza carnevalesca mascherando tutto per un certo tempo? Tuttavia, quando cade la maschera, appare la verità e, anche se per molti suona anacronistico dirlo, ritorna il peccato che ferisce la nostra carne con tutta la sua forza distruttiva”.

    “La Quaresima – scriveva un mese fa quello che oggi è il Papa - si presenta come un grido di verità, di speranza certa, che viene a risponderci di sì, che è possibile non mascherarci o disegnare sorrisi di plastica come se niente fosse. Sì, è possibile che tutto sia nuovo e diverso perché Dio continua a essere ‘ricco di bontà e misericordia, sempre pronto a perdonare’ e ci incoraggia a ricominciare sempre di nuovo. Oggi, ancora una volta – affermava - siamo invitati a intraprendere un cammino pasquale verso la Vita, cammino che include la croce e la rinuncia; che sarà scomodo ma non sterile. Siamo invitati a riconoscere che qualcosa non va bene in noi, nella società o nella Chiesa, a cambiare, a invertire rotta, a convertirci”. Oggi – concludeva l’allora cardinale Bergoglio – “sono forti e ci sfidano le parole del profeta Gioele: ‘Laceratevi i cuori e non le vesti…. Convertitevi al Signore vostro Dio’. Sono un invito a tutti, nessuno escluso”.

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    Il card. Filoni: “Papa Francesco ci esorta a evangelizzare con zelo apostolico”

    ◊   “Il nuovo Papa ci ha detto che l’evangelizzazione suppone zelo apostolico. E che bisogna uscire, andare verso chi ha bisogno, ad annunciare il Vangelo nelle periferie”: è quanto ha detto il card. Fernando Filoni, commentando questa mattina la scelta del nuovo Papa, in un incontro nella Congregazione di “Propaganda Fide”, dove era presente l’agenzia Fides. “Oggi siamo chiamati a fare nostra questa intuizione”, ha detto il cardinale. “Anche se a volte possiamo essere stanchi, siamo chiamati ad annunziare sempre il Vangelo, soprattutto con zelo, che significa con amore”. Il nuovo Papa – ha proseguito – “ci ha esortato a uscire da noi stessi, a non cedere a tentazioni di autoreferenzialità, ma ad andare verso i bisognosi, a portare un annuncio di gioia e di speranza verso tutte quelle realtà segnate dalla miseria materiale e spirituale”. Come cristiani impegnati nell’opera di evangelizzazione “possiamo dare il nostro contributo al ministero petrino, continuando a profondere il nostro impegno con generosità e amore”, ha detto il card. Filoni. Raccontando poi la sua esperienza in Conclave, ha rimarcato: “E’ stato molto emozionante, in quanto si avverte la grande responsabilità. Noi cardinali abbiamo ‘indicato’, non eletto, il nuovo Papa, scelto da Dio. Se Madre Teresa pregava di essere ‘una matita nelle mani di Dio’, per me essere stato un trattino nel disegno di Dio in questa elezione è stata un’esperienza unica”. Il card. Filoni ha confermato che il Papa ha scelto il nome di Francesco riferendosi a Francesco di Assisi, “anche questa scelta è significativa della sua profonda umiltà”. (R.P.)

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    I Francescani di Assisi invitano Papa Francesco ad andare nei luoghi del poverello

    ◊   Grande gioia tra i frati di Assisi per la scelta da parte del Papa Bergoglio di chiamarsi Francesco. Stasera nella Basilica di Santa Maria degli Angeli è prevista una veglia ed un momento di preghiera davanti alla tomba del santo poverello. Al microfono di Benedetta Capelli ascoltiamo padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi:

    R. – Eravamo già pieni di gioia quando abbiamo visto la fumata bianca. Eravamo tutti raccolti davanti alla televisione. Avevamo anticipato la preghiera. Dopo siamo rimasti in attesa trepidante davanti alla tv per sapere chi era il nuovo Pontefice e un po’ ci aspettavamo una sorpresa da parte del Signore. Quando abbiamo sentito che era il cardinale Bergoglio con il nome Francesco c’è stato un sussulto da parte di tutti. E’ stato come un moltiplicarsi della letizia e dell’ammirazione per questa scelta, anche coraggiosa, credo, che ha fatto il Papa. Ammirazione mista anche ad un senso di responsabilità. Sentiamo che anche per noi questo è un appello ad essere sempre più coerenti, fedeli a quel carisma, che è stato dato alla Chiesa attraverso San Francesco.

    D. – Un tratto del Papa molto evidente, almeno dalle sue prime parole, è quello dell’umiltà e della dolcezza, che forse sono le vie per fare grandi cose. Qual è il vostro auspicio nei confronti del nuovo Papa?

    R. – Che lui riesca davvero a conservare quei tratti che ha mostrato ieri sera nelle sue prime parole, nei primi gesti, molto forti, ma di una semplicità estrema. Noi lo sosteniamo con la nostra preghiera e vorremmo davvero partecipare a questa missione che lui sta abbracciando e che in qualche modo s’intuisce dal nome che ha scelto: quello di portare nella Chiesa e nel mondo questa semplicità evangelica che lascia trasparire sempre meglio il volto di Cristo, per avvicinare ogni uomo, di ogni cultura, razza ed anche religione, a Dio.

    D. – Oggi Assisi come si è svegliata?

    R. – Si è svegliata con un sole che fa capolino fra le nubi, una fresca brezza leggera, che in qualche modo è un presagio, un presagio di primavera. Credo che sia il modo in cui la città, e la Chiesa che è qui in Assisi, sta vivendo questa elezione. Proprio così: si sente che ci aspettiamo tutti una primavera nuova dello Spirito.

    D. – C’è un messaggio che vuole lanciare al Papa dai microfoni della sua radio?

    R. – Questo è un onore grandissimo, potere in qualche modo raggiungere Sua Santità, dirgli i sentimenti di profondo affetto e di profonda riverenza che abbiamo nei suoi confronti noi frati del Sacro Convento, assieme alle altre famiglie francescane, che ho sentito. Esprimiamo veramente questi sentimenti di affetto, di riverenza, obbedienti ed anche profondamente grati a lui, per avere accettato e per avere scelto anche il nome di Francesco. E poi, a braccia aperte, lo aspettiamo quando lui vuole venire. Il Sacro Convento, la città di Assisi, i santuari che sono qui sono casa sua. Quando vuole venire, noi veramente saremo ben lieti di accoglierlo.

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    Il rettore della Chiesa degli argentini: Papa Francesco, uomo del dialogo e dell'accoglienza

    ◊   In festa anche la comunità argentina a Roma, che ogni domenica si raduna nella Chiesa di Santa Maria Addolorata a Piazza Buenos Aires. Alessandro Guarasci ha sentito il rettore padre Antonio Maria Grande:

    R. – Io l’ho conosciuto personalmente, perché lui, come presidente della Conferenza episcopale, mi ha nominato due anni fa, perché io fossi in servizio alla Chiesa argentina, nel collegio argentino. Senza conoscerci, quando ci siamo ritrovati a parlare faccia a faccia, ho sperimentato la sua paternità, la sua capacità di accoglienza, la sua capacità di conciliazione. Dico questo, perché mi sembra che il suo ministero sarà come ha detto: “Io sono il vescovo di Roma, sono presente in mezzo a voi e mi affido alla vostra preghiera”. Mi sembra un uomo di famiglia, un uomo che guida del popolo di Dio come padre e come fratello.

    D. – Una figura allora di riferimento in Argentina, capace di dialogare anche con le altre confessioni religiose nel Paese...

    R. – Sì, lui aveva un bel rapporto con le altre confessioni religiose, partecipava anche a diversi incontri, soprattutto a quelli di preghiera. Era conosciuta la sua disponibilità a cercare insieme il volto di Dio Padre.

    D. – L’Argentina è stata colpita da una fortissima crisi, economica e finanziaria. Il cardinale Bergoglio, ora Papa Francesco, com’è intervenuto in quella crisi per aiutare il Paese?

    R. – Da una parte, all’interno della Chiesa, ha cercato di rafforzare l’ascolto della Parola per una vita cristiana più coerente. Dall’altra parte, è stato disponibile al dialogo con i diversi referenti, sia con i politici, con gli esponenti dell’ambito economico, con le persone della cultura, e disponibile ad affidare agli altri i valori evangelici come segni a favore dell’uomo.

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    Suor Bonetti: Francesco, Papa di una Chiesa col grembiule

    ◊   Un Pastore semplice e umile che guarda agli ultimi. Con questa immagine, Papa Francesco ha subito toccato i cuori dei fedeli e non solo. Sulla dimensione del servizio ai più bisognosi già racchiusa nel nome scelto dal cardinale Bergoglio, Alessandro Gisotti ha intervistato suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, da sempre impegnata contro la tratta delle donne:

    R. – Quel nome è un programma, un programma di vita, fatto di umiltà, di semplicità, di essenzialità. Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato quel gesto, quell’inchinarsi dopo aver contemplato quella folla. Lui ha contemplato quella folla e poi ha avuto il coraggio, l’umiltà di un gesto mai visto: si è chinato di fronte alla folla, come per dire: io sono davvero il vostro servo; io voglio rappresentare una Chiesa del grembiule, una Chiesa del servizio, una Chiesa che si prende cura in modo particolare dei poveri, degli ultimi, come lui ha fatto nel suo Paese, tra la sua gente.

    D. – Si può dire che Papa Francesco veste di saio il suo cuore, porta un grembiule sul cuore, il cuore che guarda al servizio...

    R. – Veramente una Chiesa di servizio, soprattutto una Chiesa che non ha paura di sporcarsi le mani, non ha paura di dire la verità, anche quando a volte questa verità può colpire il cuore dei potenti, che cercano invece i loro vantaggi, i loro diritti. Io penso che questa elezione sia stata un grande esempio per tutta l’umanità, anche per tutti coloro che sono chiamati a governare in un certo qual modo. Non è con la forza, non è con la violenza che si cambia la nostra società, che la si rende più umana e più giusta, ma solo attraverso l’amore, attraverso il servizio, attraverso la donazione.

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    Le reazioni in Argentina: grande sorpresa, gioia e preghiere in tutto il Paese

    ◊   ''Il Papa è argentino''. E' con un urlo che il presidente della Camera dei deputati di Buenos Aires, Julian Dominguez, ha reso noto l'elezione di Jorge Mario Bergoglio al Soglio pontificio. Tutta la capitale è in festa e numerosissimi fedeli hanno pregato nella cattedrale cittadina. Sulle prime reazioni, Salvatore Sabatino ha riaggiunto a Buenos Aires la collega Francesca Ambrogetti, autrice del libro "El jesuita", dedicato proprio all'allora cardinale Bergoglio:

    R. - Stupore, stupore perché nel precedente Conclave era tra i cosiddetti papabili, ma in questo no. Solo negli ultimi giorni si è ricominciato a parlare di lui. Quindi grande sorpresa, ma enorme gioia. Enorme gioia… La cattedrale di Buenos Aires si è subito riempita di fedeli in preghiera; in altre parrocchie di Buenos Aires subito sono affluiti fedeli per pregare per il nuovo Papa. Ripeto, le reazioni sono state di sorpresa e di gioia.

    D. - Durante il primo discorso ha detto: i cardinali hanno scelto un Papa venuto da lontano, il primo Papa sudamericano…

    R. - Sì, infatti. Però c’è una cosa da segnalare: suo padre era italiano, della provincia di Asti e lui è cresciuto con una grande cultura italiana. Si sente chiaramente argentino, ma - avete visto - parla benissimo l’italiano, anzi parla il dialetto piemontese molto bene. Quindi è un Papa latinoamericano, ma che è figlio di un emigrante italiano ed è molto vicino alla cultura italiana. E’ stato cresciuto da una nonna piemontese che gli ha insegnato una grande religiosità. Quindi possiamo dire di avere un Papa anche un po’ italiano.

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    Elezione di Papa Francesco, reazioni dai governi internazionali

    ◊   Da tutto il mondo, continuano a giungere a Papa Francesco messaggi di felicitazioni per la sua elezione. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

    Tra i primi messaggi giunti al nuovo Pontefice, quello del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon: “Sono certo – ha scritto – che Papa Francesco continuerà sulla strada già intrapresa da Benedetto XVI, promuovendo il dialogo interreligioso”. Il presidente americano, Barack Obama, ha definito il nuovo Vescovo di Roma “paladino dei poveri e dei più vulnerabili”. Da Bruxelles, i presidenti di Commissione e Consiglio Europeo, Barroso e Van Rompuy, si dicono convinti che il Pontefice “proseguirà con determinazione il lavoro dei suoi predecessori, per riunire le persone e le religioni di tutto il mondo”. Anche i capi di Stati dei Paesi del Vecchio Continente si stringono intorno a Papa Francesco, mentre il presidente russo Putin, insieme con la Chiesa ortodossa di Mosca, ha sottolineato l’auspicio di una futura cooperazione costruttiva tra Russia e Vaticano.

    Congratulazioni sono giunte anche da tutti i leader dell’America Latina: la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha sottolineato che “i fedeli attendono l'arrivo di Francesco a Rio de Janeiro per la Giornata mondiale della Gioventù, nel prossimo luglio”. Da Israele giunge, invece, l’invito del presidente Perez a visitare la Terra Santa, definendo il Papa “uno schietto amico della comunità ebraica” in Argentina. Ma gli auguri arrivano anche da più lontano: l’agenzia di Stato cinese Nuova Cina ha battuto la notizia della sua elezione, definendo il nuovo Pontefice un “forte sostenitore dell’aiuto ai poveri”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo “Il nome e le parole” sull’elezione di Papa Francesco.

    Nelle pagine interne, i commenti dei cardinali, le reazioni internazionali e i messaggi delle conferenze episcopali, dei rappresentanti delle confessioni cristiane non cattoliche e dei leader ebrei e musulmani.

    In cultura, Timothy Verdon sul rapporto tra San Francesco e i Papi a partire dalla biografia scritta da Bonaventura da Bagnoregio e dagli affreschi di Giotto.

    Miserando atque eligendo: Inos Biffi sul motto papale che si richiama a Beda il Venerabile.

    Davanti alla «Salus populi romani»: Fabrizio Bisconti sull'icona conservata a Santa Maria Maggiore.

    In piazza pochi minuti dopo la fumata bianca: Piero Di Domenicantonio sulle undici volte che «L’Osservatore Romano» ha annunciato: «habemus papam».

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    Nella Chiesa e nel mondo



    I vescovi dell’America Latina in festa per il primo Papa figlio delle loro terre

    ◊   Grande festa in tutta l’America Latina per l’elezione di Papa Francesco: in primo luogo nel suo Paese, l’Argentina, sacerdoti e fedeli stanno esprimendo la loro gioia nella preghiera. “Caro Giorgio, la nostra gioia viene dalla fede in Gesù Cristo, il Signore della storia, per avere accettato di servire la Chiesa come successore di Pietro – scrive in una lettera al nuovo Pontefice il presidente della Conferenza episcopale locale e arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, mons. José Maria Arancedo, che è un suo personale amico – affido il Tuo Ministero sotto la protezione di Nostra Signora di Lujàn”. Domenica prossima, inoltre, in tutte le diocesi del Paese, si leggerà una particolare intenzione di preghiera e ringraziamento per il Papa argentino. In un comunicato, anche la Chiesa messicana rende omaggio al nuovo Pontefice, che “ha ascoltato la voce del Signore che attraverso i cardinali gli ha detto ‘Tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherai la mia Chiesa’ e gli ha affidato la missione”. “In quest’Anno della Fede – scrivono i presuli – assume particolare significato l’elezione del primo Papa dell’America Latina, il ‘continente della speranza’, per noi è un chiaro segno dell’amore di Dio per le Chiese pellegrine in queste terre”. Anche i vescovi della Colombia raccomandano il nuovo Papa Francesco allo Spirito Santo, affinché lo accompagni e lo guidi, e invitano tutti i sacerdoti, le comunità religiose e il popolo a “rinnovare la propria sincera adesione e il fedele attaccamento al nuovo Vicario di Cristo e successore dell’apostolo Pietro, in profondo spirito di comunione e unità ecclesiale”. “Impressionano i primi momenti del nuovo Papa – scrive il segretario della Conferenza episcopale della Bolivia, padre Arana – specialmente il suo messaggio di unità, fratellanza e amore”. Dalla Bolivia giungono anche le congratulazioni del provinciale dei Gesuiti boliviani, padre Rene Cardozo, che sottolinea “l’importante responsabilità del servire la Chiesa, condurla e orientarla in un mondo che propone molte sfide e inquietudini alla nostra fede”. La Conferenza episcopale del Nicaragua e il suo presidente mons. René Sándigo, si uniscono al nunzio apostolico nel Paese, mons. Fortunatus Nwachukwu, e all’arcivescovo di Managua, mons. Leopoldo José Brenes, nell’espressione della propria allegria per l’elezione di Papa Francesco, per il quale pregano ardentemente: “Un uomo vicino al cuore di Dio, lo stesso Dio che ha guidato il Collegio cardinalizio nell’elezione”, lo definiscono. I vescovi del Venezuela, invece, nel loro messaggio, evidenziano la prima uscita del Papa affacciato al balcone e la sua “lezione di amore al popolo di Dio che lo riceve come Padre e Pastore, e che il Signore, attraverso il Collegio cardinalizio, ha scelto come guida per la barca della Chiesa nel suo divenire storico”. “La scelta di un figlio dell’America Latina come successore di Pietro ci impone come Chiesa di sviluppare con maggiore impeto il grande progetto della Nuova evangelizzazione – aggiungono i presuli – per la trasmissione della fede, la promozione della cultura della vita, della pace e della giustizia, il superamento della povertà e delle disuguaglianze, così come della ricerca di una vera comunione e integrazione sociale, religiosa e umana tra i popoli”. A raccogliersi in preghiera per il nuovo Vicario di Cristo sono anche i vescovi peruviani, mentre la Compagnia di Gesù del Perù ricorda come l’allora cardinale Bergoglio partecipò attivamente all’ultima Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi ad Aparecida nel 2007 e ne mette in luce la “costante vicinanza ai poveri e ai semplici”. L’arcivescovo metropolitano del Guatemala, mons. Oscar Julio Vian Morales, si sofferma invece sul significato della missione del Vicario di Cristo: “Essere la guida della Chiesa, il vescovo di Roma, la prima autorità tra i vescovi e l’infallibilità nella dottrina cattolica, in materia di fede e di tradizione”. L’arcivescovo di Montevideo, capitale dell’Uruguay, mons. Nicolás Cotugno, amico personale di Papa Francesco, aspetta una sua visita in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di agosto a Rio: “Di lui si percepiscono immediatamente lo spirito fraterno e di vicinanza alle persone, siamo tutti uguali e figli dello stesso Padre!”. Anche i vescovi brasiliani attendono con ansia Papa Francesco alla Gmg, soprattutto l’arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Joao Orani Tempesta. Il segretario generale della Conferenza episcopale locale, inoltre, mons. Leonard Ulrich Steiner, loda una Chiesa non più “orientata solo verso l’Europa”, ma che ora intraprenderà con più vigore “il lavoro missionario” inteso come “vicinanza all’uomo e ai suoi problemi”. Infine, dall’altra parte del continente americano, i vescovi canadesi, attraverso il presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Edmonton, mons. Richard Smith, esprimono la propria stima, amore e obbedienza al nuovo Pontefice, eletto proprio nell’anno del 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II. (R.B.)


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    L’Africa aspetta Papa Francesco e la sua attenzione per gli ultimi

    ◊   Anche l’Africa aspetta Papa Francesco, con particolare speranza, data la sua eccezionale vicinanza ai poveri. Subito arriva a lui, attraverso la Fides, un appello da mons. Juan José Aguirre Muňos, vescovo di Bangassou, la città nel sudest della Repubblica Centrafricana conquistata dalla coalizione ribelle Seleka l’11 marzo scorso: “Sono veramente contento che il nuovo Pontefice provenga dall’America Latina perché è un riconoscimento per la Chiesa di quel continente – ha detto il presule che è di origine spagnola – ora lo attendiamo qui perché possa conoscere le sofferenze e le speranze anche del nostro continente”. Il vescovo ha poi affermato che la Chiesa locale sta tentando di aprire un corridoio umanitario per far giungere aiuti alle popolazioni ed evacuare le persone che necessitano di cure. Un appello al nuovo Papa affinché “rivitalizzi la Chiesa” viene anche da un suo confratello nella Zambia, padre Leonardo Chiti, direttore del Centro della Compagnia di Gesù per la riflessione teologica. “Francesco sarà il Papa dei poveri, forte della sua sensibilità di pastore del sud del mondo – ha detto a Misna – e della vocazione dei gesuiti ad andare dove c’è bisogno”. Porterà, dunque, i “valori dei gesuiti nella Curia di Roma, lavorando per la più grande gloria di Dio e per raggiungere quell’eccellenza così importante nella Regola di Sant’Ignazio di Loyola”. Il fatto, infine, che provenga da un Paese in via di sviluppo è importante, perché “è in questa grande regione del pianeta che vive la maggior parte dei cattolici e che la povertà è più diffusa”. Affida a un suo ricordo personale, invece, le congratulazioni a Papa Francesco il vicario apostolico di Ingwavuma, in Sudafrica, mons. José Luis Gerardo Ponce de Léon, che essendo di origine argentina aveva chiesto e ottenuto due anni fa dall’allora cardinale Bergoglio di essere ricevuto. “Mi disse che mi ringraziava di cuore di essere andato a trovarlo – riferisce a Fides – con la stessa semplicità con cui ieri ha chiesto di pregare per lui”. Dall'agosto scorso, il presule è anche amministratore apostolico di Manzini, nello Swaziland, dove nella casa vescovile c’è una stanza chiamata “la stanza del Papa” perché lì riposò per qualche ora Giovanni Paolo II durante un suo viaggio apostolico: “Chissà se accoglierà anche Papa Francesco…”, è la speranza del vescovo. (R.B.)


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    La felicità delle Chiese asiatiche: un Papa che sarà vicino ai bisogni dei poveri

    ◊   Le Chiese in Asia festeggiano l’elezione di Papa Francesco, che nel suo Paese d’origine, l’Argentina, è stato anche ordinario per i cattolici di rito orientale e quindi conosce bene la realtà del Medio Oriente. Nella Siria devastata da due anni di guerra civile, si leva la voce del nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari: “È il Papa di un miliardo di cattolici e qui in Siria la gente si sente parte di questa Chiesa universale – ha detto ad AsiaNews – il Papa è sempre stato accolto in questo Paese e soprattutto quando si tratta di ricostruire la riconciliazione e la pace, gli occhi di tutti sono puntati su di lui, anche quelli delle altre religioni. A lui porteremo le attese, le sofferenze e anche le preghiere della popolazione siriana”. “Il Papa di un Paese che ha sofferto la povertà capirà i problemi e i bisogni dei poveri e dei bisognosi del mondo, soprattutto in Africa e in Asia”, ha detto padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, mentre dalla lontana Corea del Sud, il vescovo di Daejon, mons. Lazzaro You Heung-sik, fa arrivare al nuovo Papa le sue preghiere: “Non lo conosco personalmente ma prego per lui e per Benedetto XVI che ha compiuto un grande gesto per il risveglio della Chiesa – afferma – lo Spirito Santo è una meraviglia, la Corea aspetta il nuovo Papa!”. Ad aspettare il nuovo Papa nell’estremo Oriente è anche la Chiesa cinese: molte le testimonianze arrivate da vescovi, sacerdoti e religiose che sottolineano la nuova visione della Chiesa universale espressa dalla scelta di un Papa extraeuropeo, che “porterà nuova speranza al mondo”. Della scelta del nome Francesco, il segretario della Conferenza episcopale indonesiana e arcivescovo di Semarang, mons. Johannes Maria Pujasumarta, ha colto un segno di rinnovamento del dialogo con l'islam, particolarmente importante per il suo Paese che è il più islamico del mondo. "Abbiamo apprezzato le sue parole semplici e commoventi - ha detto - e l'atto di affidare il suo ministero alla Vergine Maria". Grande l’entusiasmo anche in India, dove negli ultimi anni sono aumentati gli episodi di violenza contro i cristiani che rappresentano il 2.3% della popolazione: “Cercheremo l’assistenza del nuovo Papa per l’evangelizzazione, per rafforzare la fede del nostro popolo e per una maggiore armonia interconfessionale nel Paese”, ha detto il portavoce dei vescovi indiani, Dominic D’Abreo. E proprio da diversi esponenti di altre religioni, tra cui un noto leader indù, il vescovo di Vasai, mons. Felix Machado, racconta di aver ricevuto le congratulazioni: “Il nuovo Papa sarà un uomo di dialogo e di carità”, ha commentato soddisfatto. “Una notizia meravigliosa, incredibile, un Papa che condurrà verso un nuovo cammino nel solco del Concilio Vaticano II”, secondo il direttore del centro gesuita Prashant per i Diritti umani, la giustizia e la pace, padre Cedric Prakash, mentre padre Anthony Charangat, portavoce della diocesi di Mumbai, pone l’accento sul “forte significato di universalità per la Chiesa” della scelta dei cardinali: “Un passo verso la riforma, rinunciando al trionfalismo e alla gloria”. Infine, sempre a Mumbai, anche le carmelitane di clausura hanno voluto esprimere la propria gioia attraverso la loro priora, suor Gemma: “Quando il Santo Padre ha parlato in modo così dolce, ringraziando il Papa emerito Benedetto XVI e recitando il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria, abbiamo sentito in modo palpabile la semplicità del suo cuore”, ha detto. Infine, la religiosa ha descritto l’emozione suscitata dalla scelta del nome Francesco: “Il Poverello di Assisi è il Santo più vicino al cuore di Gesù, il Santo della povertà e della semplicità”. (R.B.)

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    Gli episcopati d'Europa: entusiasmo e appoggio a Papa Francesco

    ◊   “Per la prima volta nella storia, è stato eletto un Papa originario del continente americano, dell’Argentina, il che sottolinea l’universalità della Chiesa”. Il Consiglio permanente dell’Episcopato portoghese ha manifestato il suo affetto e il suo appoggio “incondizionato” al Santo Padre e “tutta la disponibilità a collaborare con il successore dell’Apostolo Pietro, nel necessario rinnovamento della Chiesa e nel servizio evangelico, nella grande missione di dialogo e di fratellanza, della giustizia e della pace nel mondo”. Il Consiglio si dice certo che Papa Francesco saprà dare un seguito al proprio titolo di “Sommo Pontefice”, “costruendo ponti di unità e pace tra le diverse religioni, culture e popoli” e di “Servo dei servi di Dio”, “servendo tutti e difendendo specialmente i più poveri e gli emarginati”. L’elezione arriva in un momento di grande incertezza per l’Europa e “potrebbe essere un’occasione opportuna per il nuovo Pontefice di iniettare fresco entusiasmo nella ricerca di una visione" per il continente. "Questa visione sancisce quei valori cristiani che hanno ispirato così tanto i padri fondatori del progetto europeo”. Questo l’invito del reverendo Patrick h. Daly, segretario generale del Comece, la Commissione della Conferenza dei vescovi dell’Unione europea. Il progetto dell’Unione Europea ha potuto beneficiare del supporto attivo e dell’interesse dei predecessori del nuovo Pontefice, secondo il reverendo Daly, che hanno seguito da vicino gli sviluppi della costellazione di nazioni che formano l’Europa. “Siamo sicuri che il successore di Pietro riconoscerà con orgoglio i risultati raggiunti collettivamente dalle nazioni europee e incoraggerà i leader politici e, incidentalmente, tutti gli appartenenti al Comece, a continuare, con solidarietà e rispetto per la sussidiarietà, sul cammino verso l’unità nella diversità per tutti coloro che si trovano all’interno della famiglia europea”. Per i vescovi svizzeri, la Chiesa si trova di fronte a grandi sfide: al nuovo vescovo di Roma, dunque, “occorrerà il dono della percezione e lettura dei segni dei tempi, un’acuta sensibilità per le legittime diversità delle Chiese locali per farle crescere, con carisma, nella comunione della Chiesa universale”. Confidando nella promessa divina di Pietro, s’impegnano, con il Papa Francesco, a “consolidare la fede in seno alla Chiesa che è in Svizzera”. “Riviviamo un momento trascendente per la Chiesa come questo, che articola il nostro carisma di fondazione: ‘il nostro servizio alla Chiesa sarà veramente cristiano solo se sarà veramente ancorato nella fede a Colui che fa nuove tutte le cose; e solo sarà gesuita se sarà unito con il successore di Pietro (Norme complementari, 252 &1)’”. Con queste parole, la Compagnia di Gesù in Spagna accoglie l’elezione di un fratello gesuita a Papa. “Siamo convinti che lo Spirito lo incoraggerà per continuare, con semplicità e audacia, il compito di evangelizzazione che iniziarono Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”. Da Madrid, arriva anche l’entusiasmo della ong della Chiesa spagnola Manos Unidas, secondo quanto riporta l’agenzia Fides. L’organizzazione auspica che il nuovo Papa continui a sostenere la difesa e il sostegno alle persone più svantaggiate e il rispetto dei diritti umani e che rivolga un appello alla comunità internazionale, affinché s’impegni realmente nello sradicamento della povertà e della fame e promuova il dialogo tra le culture e le religioni, per alimentare la pace e creare la vera fratellanza universale. In Russia, i cattolici vedono nell’elezione di un Papa argentino la dimostrazione della forza della Chiesa nel Paese. “La nomina del cardinal Bergoglio al soglio pontificio ci dà un altro motivo per essere orgogliosi. La nostra Chiesa, infatti, è universale. Questo è testimoniato dall’elezione del nuovo Papa”, ha sottolineato il segretario generale della Confederazione russa dei vescovi cattolici, Igor Kovalevski. (V.C.)


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    Mondo ecumenico: Papa Francesco darà nuovo slancio al cammino per l’unità

    ◊   Si augura “un generoso e fruttuoso ecumenismo”, l’arcivescovo di Canterbury e massima carica religiosa della Chiesa anglicana, Justin Welby, commenta l’elezione di Papa Francesco, al quale invia “tutte le nostre benedizioni per le enormi responsabilità che si è assunto in nome della Chiesa cattolica nel mondo”. Sulla figura del nuovo Pontefice, l’arcivescovo ha detto che “è noto come pastore che ha servito i poveri in America Latina, così come è nota la sua vita di semplicità e santità”. “Una svolta per la Chiesa cattolica ma anche per le altre Chiese”: questo il pensiero di Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc), sull’elezione del cardinale Jorge Bergoglio a Papa, come riporta l’agenzia Sir. Sull’impegno nel mondo ecumenico aggiunge: “Abbiamo imparato a essere pellegrini insieme nel movimento ecumenico, e siamo particolarmente grati per il modo in cui la Chiesa cattolica lavora con noi su questioni altamente significative di unità, ecclesiologia, missione e dialogo interreligioso”. Per il futuro, Tveit si aspetta di proseguire con Papa Francesco I questa collaborazione, in un “rapporto amorevole”, per continuare a costruire “quella vera unità dei credenti per la quale Cristo ha pregato”. Anche il Patriarca Bartolomeo I si è vivamente congratulato con il nuovo Pontefice, secondo quanto riporta AsiaNews. “Voglio esprimere – ha detto – l’augurio e la certezza che il Santo Padre contribuirà alla pace della già martoriata umanità, dei poveri e dei sofferenti”. Per il Patriarca, il Papa “darà nuovo slancio al cammino per l’unità delle due Chiese”, già proficuamente iniziato sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. (V.C.)


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    Papa, i cattolici negli Stati Uniti: un uomo che mette al primo posto i poveri

    ◊   C’è stupore e felicità per l’elezione di Papa Francesco tra i cattolici statunitensi: “Un grande momento per la storia della Chiesa”, è stato il commento rilasciato al Sir da Chris Pumpelly, direttore della comunicazione di Catholics United – una delle principali associazioni cattoliche del Paese – che racconta come da tempo si pregasse affinché la Chiesa fosse guidata da un uomo del genere, “che mette i poveri al primo posto e lo dimostra nella sua vita personale”. È la figura di un Papa semplice, quella che descrive Pumpelly, un Papa che vive in un appartamento, usa i mezzi pubblici e si cucina da solo: “Farà conoscere la parola di Gesù a tanti non credenti – sostiene il direttore – e sarà d’ispirazione per tutti, compresi i giovani”. Gli fa eco Joshua DuBois, già collaboratore del presidente Obama per gli affari religiosi: “In primo luogo ha scelto il nome di Francesco, il Santo di Assisi che spesso si univa ai poveri mentre mendicavano – ha dichiarato – e rappresenta un’eredità di riconciliazione, anche per quanto riguarda il dialogo con i musulmani”. DuBois si è poi soffermato sulla richiesta del nuovo Pontefice alla piazza di un momento di silenzio e preghiera insieme: “È stato come se dicesse: non ho tutte le risposte, ma Dio le ha. E voi, fedeli, ne avete alcune”. Infine, il gesto di concedere l’indulgenza plenaria ai presenti, ma anche a coloro che seguivano da casa attraverso i mezzi di comunicazione, compresi i social network, dimostra che sarà “un Pontefice capace di comunicare al mondo in modo semplice ma molto efficace”. (R.B.)

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    Cei, mons. Crociata: “speciale sintonia” tra i vescovi e il Santo Padre

    ◊   “Nell’emozione di questo momento, sperimentiamo una volta in più la profondità delle parole di congedo di Benedetto XVI, quando con Guardini ricordava che la Chiesa ‘non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà animata che vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi… Eppure la sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo’”. Così i vescovi italiani, per voce di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, commentano l’elezione di Papa Francesco. Al Santo Padre, successore di Pietro, sono legati da un “particolare legame” che li fa sentire “testimoni privilegiati della missione del Pontefice, nonché destinatari di una sua premura assidua e di un magistero particolarmente sollecito nei nostri confronti”. Infine, sottolineano che tra la comunità dei presuli e il Pontefice esiste una “speciale sintonia”, che rimanda a quella “collegialità affettiva ed effettiva”, esistente tra i vescovi e “che ha il suo perno di autenticità nella comunione con il Papa”. (V.C.)


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    Card. Vallini: la Chiesa di Roma vicina al suo nuovo vescovo

    ◊   Il primo pensiero del cardinale Vallini, vicario generale del Santo Padre per la diocesi di Roma, è rivolto al “Padre della misericordia, che ha illuminato i cardinali elettori nella scelta del nuovo successore di Pietro”. Il porporato ha messo in evidenza la vitalità espressa dalla Chiesa nelle ultime settimane, a partire dalla rinuncia di Benedetto XVI, che “in un primo momento ci ha sorpreso tutti e addolorato, ma pian piano è diventata una forte esperienza di purificazione della fede e un incoraggiamento ad amare di più Cristo e la Chiesa”. Questa energia è stata presente anche nei giorni del Conclave, in cui il Collegio cardinalizio, “in un clima cordiale e franco, di intensa comunione, senza nascondere limiti ed errori, ha esaminato la vita della Chiesa nei vari continenti e le sfide che l’attendono in questo complesso passaggio della storia”. Ha apprezzato molto anche la fede “indomita” di tanti “pastori”. Il cardinale ha definito Papa Francesco “un testimone gioioso del Signore Gesù, annunciatore instancabile, forte e mite del Vangelo, per infondere fiducia e speranza” e si aspetta che il Santo Padre continui a “guidare la Chiesa, purificandola dalle macchie che talvolta ne oscurano lo splendore del volto; farà sentire la sua vicinanza a tutti gli uomini, perché la Chiesa sia la casa di tutti e nessuno senta l’imbarazzo di non starci bene: i poveri e gli ultimi si sentiranno capiti e amati”. Ha assicurato a Papa Francesco “che la Chiesa di Roma sarà a lui vicina, non gli farà mancare il calore filiale, accoglierà con fede e docilità la sua guida e lo sosterrà nel portare il formidabile peso che il Signore gli ha messo sulle spalle”. “Roma, che ha sempre amato il Papa – conclude - sarà la prima a seguire il suo vescovo e a rispondere alla missione di far risplendere la fede e la carità, in maniera esemplare e con gioiosa vitalità”. (V.C.)


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    Napolitano scrive al Papa: la sua, testimonianza di cattolicesimo senza confini

    ◊   E poco fa il presidente della Repubblica italiano, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio a Papa Francesco. “La Sua elezione a Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica – scrive il capo dello Stato – è motivo di universale e gioiosa emozione: il popolo italiano ne è particolarmente partecipe, e a suo nome, interpretandone il sentimento comune e profondo, Le indirizzo le mie più calorose e sincere felicitazioni”. “Lo straordinario patrimonio morale e culturale del Cattolicesimo – aggiunge ancora Napolitano – è indissolubilmente intrecciato con la nostra storia bimillenaria e con i valori morali nei quali l'Italia si riconosce”. Poi un riferimento a San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia: “La sua figura – sottolinea il capo del Quirinale - al quale Vostra Santità ha scelto di ispirarsi nell'assumere il nuovo Pontificato, racchiude questa condivisa ricchezza spirituale”. Napolitano, poi, non manca di sottolineare la “toccante immediatezza” del primo messaggio diffuso ieri sera dal Pontefice dalla loggia di San Pietro. “I saldi legami e rapporti di collaborazione tra la Santa Sede e lo Stato italiano – si legge ancora – sono rivolti a perseguire il bene comune e a promuovere un ordine internazionale che assicuri i diritti inviolabili, la dignità e la libertà della persona umana, la giustizia sociale e la pace”. “Serbo indelebile e grata memoria dell'alta testimonianza morale e intellettuale di Sua Santità Benedetto XVI – scrive inoltre Napolitano – con il quale ho intrattenuto un dialogo intenso e condiviso momenti di grande vicinanza spirituale. Sono stato particolarmente toccato dalle parole con cui il Suo primo messaggio da Pontefice lo ha voluto ricordare. Infine il Presidente della Repubblica, rivolgendosi al Sommo Pontefice sottolinea: “Vostra Santità porta a Roma la testimonianza di un Cattolicesimo senza confini, presente nella società con un forte impegno spirituale e pastorale. E' una testimonianza che ci viene per la prima volta dalle Americhe e da un'Argentina unita all'Italia da profondi e fraterni legami di amicizia, impersonati dalla Sua stessa storia famigliare. Le giungano i più fervidi e sinceri voti augurali, miei personali e dell'intera Nazione italiana per l'alta missione di guida della Chiesa Cattolica universale''.

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    Dalai Lama: commosso dalla scelta di chiamarsi Francesco

    ◊   In una lettera inviata al nuovo Pontefice, anche il leader spirituale tibetano Dalai Lama ha espresso gioia per la sua elezione e commozione per la scelta del nome Francesco. Il Dalai Lama ha fatto sapere di essere rimasto colpito dalla scelta del nome di San Francesco, il Santo dei poveri, pur non avendo grande conoscenza dei Santi cattolici. Il Premio Nobel ha ricordato di aver avuto modo di conoscere la figura del Santo durante una sua visita ad Assisi, in occasione di un dialogo interreligioso. (R.C.)

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    Caritas Internationalis: “Il nuovo Papa lavorerà per la giustizia sociale”

    ◊   Caritas Internationalis dà il benvenuto al nuovo Pontefice e si unisce alle preghiere del Papa per la Chiesa e per il mondo. Il presidente, cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, che era tra gli elettori, ha espresso personalmente la propria felicità: “A nome dell’intera famiglia cristiana, desidero esprimere gioia per l’elezione del Papa Francesco. Il Santo Padre ha scelto il nome del Santo di Assisi, che è stato molto vicino alla povertà e alla natura. Ci auguriamo che sia un grande Papa e che supporterà il nostro lavoro di attenzione per la povertà, la giustizia sociale e l’intera umanità in armonia con la natura”. (R.C.)

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    Aiuto alla Chiesa che soffre saluta Papa Francesco

    ◊   Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), fondazione di Diritto Pontificio, accoglie con gioia l’elezione di Francesco I e s’impegna a seguirne il Magistero e a intraprendere insieme al Papa nuovi progetti. Nel 2007, in occasione dei 60 anni della Fondazione, l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio in una lettera indirizzata all’Opera scriveva: “Aiuto alla Chiesa che Soffre è simbolo di comunione e fraternità con la Chiesa sofferente” e ringraziava Acs per l’aiuto alla Chiesa argentina. L’Opera, divenuta Fondazione Pontificia con Benedetto XVI, è nata nel 1947 per volontà di Papa Pio XII e sostiene diversi progetti in America Latina, Asia e Africa. Offre il suo sostegno alla Chiesa laddove essa è oppressa o priva di mezzi per compiere la sua pastorale. Acs è da sempre legata al successore di Pietro. Padre Werenfried van Straaten, fondatore dell’opera, sottolineava infatti lo stretto legame tra il Santo Padre e l’attività della fondazione, tanto da considerarla come un organo esecutivo della Santa Sede. Nel 2011, “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha realizzato più di 4.600 progetti in 145 Paesi e nei 17 Paesi in cui è presente con sedi nazionali ha raccolto più di 82 milioni di euro. (R.C.)

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    Associazioni cattoliche in festa: Pontefice semplice che fa pregare il mondo

    ◊   Una calorosa accoglienza per il Papa arriva dall’Azione cattolica italiana, che stringe il Santo Padre in un “commosso e amorevole abbraccio, con l’affetto e la gratitudine dei figli”. Ac sarà al fianco del Santo Padre per proporre al mondo “il volto di una Chiesa evangelizzatrice e missionaria”. Papa Francesco esprime un’aria di rinnovamento “nel solco delle linee dettate dal Concilio Vaticano II”, per costruire “una Chiesa liberata dai ‘fardelli e dai privilegi materiali e politici’ – secondo l’espressione di Benedetto XVI – in grado di dimostrare nelle sue opere, che annunciano la salvezza, il volto nitido dell’umiltà e della povertà di Cristo”. L’Associazione accompagnerà il Pontefice anche nella realizzazione della “più ampia sinodalità”, per essere “non destinatari, ma soggetti della missione della Chiesa”. Il profilo del Santo Padre è molto apprezzato anche dall’Opera Don Orione. “Il nome Francesco, certo, indica la scelta di una ripartenza della Chiesa dalla semplicità ed essenzialità evangelica. Anche a questo Papa viene detto ‘Va’ e ripara la mia Chiesa’. Francesco, uomo semplice, non ha riparato la Chiesa con altisonanti progetti e con attività vistose, ma con la testimonianza del Vangelo vissuto ‘sine glossa’, nella povertà e nella fiducia della Divina Provvidenza, andando all’essenziale dell’amore e della fraternità”. Don Flavio Peloso, direttore generale dell’Opera Don Orione, esprime così la gioia per l’elezione del nuovo Pontefice: “Un anti-protagonista, un uomo di fede e di preghiera che prega e fa pregare la folla di San Pietro e del mondo”. Il suo stile sarà “semplice, popolare, di comunicazione immediata” e per comprenderlo, bisogna risalire alla figura di Papa Giovanni Paolo I. Recita con la folla il Padre Nostro e l’Ave Maria, ha sottolineato don Peloso, come “fanno i buoni cristiani”. A nome di tutta l’opera, si rallegra anche che il Santo Padre conosca e sia devoto a San Luigi Orione: “Noi sappiamo che l’ex arcivescovo di Buenos Aires, primo gesuita della storia a diventare Pontefice, ha manifestato una particolare sensibilità per la giustizia sociale e per il riscatto dei ceti più poveri: dalla crisi argentina ora tale sensibilità è chiamato a esprimerla sui problemi posti dalla crisi globale”. Così il presidente dell’Acli, Gianni Bottalico, si è espresso sull’elezione a Papa del cardinale Jorge Maria Bergoglio. A sua Santità, “Padre, Pastore e Maestro”, “le Acli confermano la loro fedeltà e il loro affetto nella preghiera e nell’attenzione al suo Magistero. Radicati da sempre nella triplice fedeltà al Vangelo, alla causa dei lavoratori e alla democrazia, gli aclisti intendono continuare nella loro esperienza quotidiana il sforzo di dare carne, sangue e sostanza agli insegnamenti sociali della Chiesa, con attenzione ai problemi concreti delle persone”, ha concluso Bottalico. L’elezione di Papa Francesco è “un regalo del mondo dell’emigrazione italiana”, ha commentato infine mons. Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione Migrantes. Ha ricordato che la famiglia Bergoglio era arrivata in Argentina dal Piemonte, dalla zona di Asti, negli ultimi decenni dell’Ottocento. L’emigrazione piemontese ha messo in cammino due milioni di persone, che, con gli oriundi, hanno raggiunto oltre i sei milioni. “L’elezione di Papa Francesco diventa, quindi, un motivo in più per guardare alle migrazioni come una ‘risorsa’, un luogo teologico, un segno dei tempi attraverso il quale la famiglia umana si riconosce e si rinnova. Papa Francesco, figlio di emigranti, ci aiuterà a leggere in profondità ‘un fenomeno straordinario del nostro tempo’, come ricordava Benedetto XVI nell’enciclica ‘Caritas in veritate’, con i suoi drammi e le sue speranze”. (V.C.)

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    Ancora violenze in Siria: Francia e Gran Bretagna pronte ad armare i ribelli

    ◊   Francia e Gran Bretagna chiederanno di anticipare la prossima riunione del'Ue sull'embargo sulle armi alla Siria, e in caso di assenza di unanimità forniranno da sole, a titolo nazionale, degli armamenti ai ribelli. A riferirlo stamattina il ministro francese degli Esteri, Laurent Fabius, durante un’intervista radiofonica. Il capo della diplomazia transalpina ha sottolineato che ''non possiamo accettare – ha aggiunto Fabius – che ci sia questo squilibrio con - da un lato l'Iran e la Russia che forniscono delle armi a Bachar al Assad e dall'altro lato dei ribelli che non possono difendersi. Levare l'embargo è uno dei soli mezzi che restano per far avanzare politicamente la situazione''. Intanto sul campo è ancora violenza: bombardamenti stanno colpendo i sobborghi di Damasco. Tra le vittime ci sarebbe anche un funzionario siriano dell'Unione europea tra le vittime dei bombardamenti governativi degli ultimi giorni sui sobborghi di Damasco. Ne ha dato notizia oggi l'Alto commissario europeo per la politica estera, Catherine Ashton, mentre nuovi racconti degli orrori del conflitto vengono da un rapporto dell'organizzazione Save the Children, secondo la quale i bambini sarebbero usati anche come scudi umani. Intanto si aggrava il bilancio delle vittime: 72 i morti nelle violenze registrate nelle ultime 24 ore. Lo riferiscono gli attivisti anti-regime del Comitato generale della rivoluzione, secondo i quali gran parte delle vittime si concentrano nella capitale Damasco, nei suoi sobborghi e ad Aleppo.

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    Xi Jinping è il nuovo presidente della Repubblica Popolare Cinese

    ◊   La Repubblica Popolare Cinese ha un nuovo presidente: Xi Jinping, 59 anni, nominato precedentemente segretario del Partito Comunista. Suo padre Xi Zhongxun è stato uno dei rivoluzionari della prima ora, insieme al presidente Mao Zedong e un convinto riformista negli ultimi anni della sua vita. Tra le prime sfide che dovrà affrontare, ci saranno problemi come la dilagante corruzione, le crescenti differenze tra ricchi e poveri e i danni provocati all'ambiente dal tumultuoso sviluppo economico degli ultimi anni. Nelle sue prime uscite pubbliche, il nuovo leader cinese ha sottolineato la necessità di uno “stile di lavoro” modesto e di evitare gli eccessi di servilismo spesso mostrati dai leader delle province verso quelli nazionali. Quattro anni fa, nel corso di una visita in Messico, Xi mostrò il suo volto aggressivo accusando ''alcuni stranieri con la pancia piena'' di criticare la Cina a vanvera.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 73


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