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Sommario del 11/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Concluse le Congregazioni generali. Briefing di padre Lombardi
  • Conclave, regole e modalità per l'elezione del Papa
  • Geografia del Conclave: Chiesa aperta a tutti i popoli
  • La storia dei Conclavi: verso il 265.mo Successore di Pietro
  • Sul Conclave le suggestioni spirituali del Giudizio Universale di Michelangelo
  • Conclave, le attese della piazza e le voci dei giornalisti accreditati
  • Conclave, programmazione speciale della Radio Vaticana
  • La Messa pre-Conclave 2005, quando il cardinal Ratzinger parlò da Benedetto XVI
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Coree: minaccia nucleare da Pyongyang dopo esercitazioni Seul-Washington
  • Rapporto Istat-Cnel: quasi 7 milioni gli italiani in difficoltà economiche
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Egitto, domani al Cairo Messa di intronizzazione per il patriarca Ibrahim Isaac Sidrak
  • Rns ringrazia Benedetto XVI per il Centro internazionale "Famiglia di Nazareth"
  • Libia, muore in carcere un cristiano egiziano. Da chiarire le cause del decesso
  • Pakistan, cristiani e musulmani insieme per condannare l’incendio in un quartiere cristiano
  • Mons. Nosiglia: i cristiani facciano sentire la loro voce quando la verità viene stravolta
  • Il Giappone commemora il secondo anniversario del sisma e dello tsunami
  • Il Papa e la Santa Sede



    Concluse le Congregazioni generali. Briefing di padre Lombardi

    ◊   La Decima Congregazione ha chiuso stamani i lavori dei cardinali prima del Conclave. 161 gli interventi, in Aula, fino ad oggi. Lo ha precisato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel briefing con i giornalisti. I porporati domani parteciperanno, in San Pietro, alla Missa pro eligendo Pontifice. Oltre 5600 gli accrediti per l'evento. Massimiliano Menichetti:

    Un incontro, in Sala Stampa vaticana, ampio e tutto incentrato sulle modalità di svolgimento del Conclave. Padre Lombardi ha subito riportato la decisione dei cardinali di terminare, questa mattina, i lavori con la decima Congregazione. I 152 porporati presenti hanno sorteggiato i nuovi membri della Congregazione particolare che rimarranno in carica, per tre giorni, anche durante il Conclave. Accompagneranno, dunque, il Camerlengo: il cardinale Antonios Naguib per l’ordine dei Vescovi, il cardinale Marc Ouellet per quello dei Presbiteri, e il cardinale Francesco Monterisi per l’ordine dei Diaconi.

    Padre Lombardi ha aggiunto che, nei ventotto interventi odierni, si è parlato anche dello Ior. “In una breve relazione il cardinale Tarcisio Bertone, in qualità di Presidente del Consiglio cardinalizio di sorveglianza, ha fatto il punto sulla natura dell’Istituto e sul procedimento di inserimento nel sistema internazionale dei controlli”. Molti degli interventi – ha proseguito padre Lombardi – hanno riguardato “il profilo” e “l’attesa” del nuovo Papa.

    Poi il direttore della Sala Stampa vaticana ha iniziato a dettagliare lo svolgersi di questi giorni, a partire dal giuramento degli addetti al Conclave, previsto per questo pomeriggio, nella Cappella Paolina alle 17.30. Momento presieduto dal cardinale Camerlengo:

    “Vi partecipano circa 90 persone, c'è il personale che aiuta i cardinali durante il Conclave. C’è anche il segretario del Collegio cardinalizio, che non è un cardinale ma li assiste nel corso del Conclave”.

    Padre Lombardi ha puntualizzato che domani, alle ore 10.00 in San Pietro, alla Missa pro eligendo Pontifice parteciperanno tutti i cardinali:

    “Il presidente della celebrazione è il cardinale decano, Angelo Sodano; concelebrano tutti i cardinali, non solo gli elettori; e l’omelia sarà tenuta in italiano”.

    Si prevede che la Santa Messa durerà un massimo di circa due ore e sarà ad ingresso libero. Nel pomeriggio alle 16.30, di domani, ci sarà poi la “Processione d’ingresso in Conclave”, in cui i cardinali prenderanno parte “in ordine inverso alla precedenza”:

    “Quindi dovrebbero incominciare i cardinali Harvey e Versaldi: loro sono i primi della processione – prima arrivano i Diaconi, poi i Presbiteri e poi i Vescovi – e chiude il cardinale Re, che è il cardinale primo in ordine di precedenza, perché è il più anziano dell’Ordine dei Vescovi e quindi è lui il celebrante della processione e del giuramento in Sistina. Il cardinale Re, accompagnato dal Maestro delle Cerimonie, cioè da mons. Marini, e chiude così la processione”.

    Ripercorsi nuovamente in dettaglio tutti i momenti che porteranno all’elezione del Papa, ha spiegato che mons. Georg Gaenswein, in qualità di prefetto della Casa Pontificia, sarà presente all'inizio del Conclave. Poi il ricordo dell’ultima elezione, quella di Benedetto XVI, per chiarire alcuni aspetti legati alla tempistica:

    “Nel 2005, la fumata nera della prima mattina, alla fine della mattina, era stata alle ore 11.52; la fumata bianca dopo la prima votazione del pomeriggio, in cui è stato eletto Papa Ratzinger, era stata alle 17.50. Dalla fumata bianca e dal suono delle campane fino all’annuncio del Protodiacono, passarono circa 45 minuti, e altri dieci minuti dall’arrivo del Protodiacono all’uscita del Papa alla Loggia: più o meno questo è stato il timing della volta passata. Se il Papa si immerge in preghiera nella Cappella Paolina, ci metterà più tempo …”.

    Infine è stato precisato che la Messa d’inizio pontificato potrà tenersi in un giorno feriale e non solo di domenica.

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    Conclave, regole e modalità per l'elezione del Papa

    ◊   Una data già storica quella del 12 marzo 2013, che segnerà domani l’inizio del Conclave: 115 i cardinali chiamati ad eleggere il secondo Papa, dopo Joseph Ratzinger, del Terzo Millennio: il 266.mo Pontefice della Chiesa cattolica apostolica romana. Ma cosa accadrà prima dell’atteso annuncio “Habemus Papam”? Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”: così i 115 cardinali elettori al momento del voto, a partire, se lo vorranno, da domani pomeriggio. Tutto è pronto nella Cappella Sistina per ospitare l’evento: i porporati raccolti nella Cappella Paolina del Palazzo apostolico, cantando il Veni Creator vi si recheranno in processione alle 16.30, accompagnati da prelati, cerimonieri e dalla Cappella musicale pontificia. Sotto le volte michelangiolesche del "Giudizio Universale", pronunceranno il giuramento di fedeltà alla Chiesa, di difesa dei diritti spirituali e temporali e della libertà della Santa Sede, e di segretezza assoluta su tutto quanto attiene l’elezione del Pontefice. A questo punto, il maestro delle Celebrazioni liturgiche, mons. Guido Marini, pronuncerà l’extra omnes, il "fuori tutti", che non riguarderà lo stesso mons. Marini e il cardinale non elettore, Prospero Grech, che terrà la seconda meditazione ai porporati. Entrambi poi lasceranno la Sistina assieme a mons. Marini.

    Sigillata la porta di accesso alla Cappella Sistina, i cardinali potranno procedere al primo scrutinio segreto o rimandarlo al giorno dopo, quando le votazioni saranno due al mattino e due alla sera, al termine delle quali - intorno alle 12 e alle 19 - le schede saranno bruciate in due stufe, originando dal comignolo posto sul tetto della Cappella Sistina le fumate nere o bianche a seconda dell'avvenuta elezione o meno. Se l’elezione avvenisse nel primo scrutinio del mattino o del pomeriggio, l’orario della fumata bianca sarebbe senz’altro anticipato tra le 10.30-11 e le 17.30-18.

    Se a tutto giovedì, dopo 12 o 13 votazioni, non si sarà raggiunta una maggioranza di due terzi, ovvero 77 voti su 115, vi sarà una pausa – massimo 24 ore – di preghiera e di libero colloquio ed una esortazione spirituale del cardinale protodiacono Jean Louis Tauran. Quindi, se necessario, altre 21 votazioni, con pause di preghiera e riflessione ogni sette. Giunti al nono giorno - dopo 33 o 34 scrutini senza esito - si procederà al ballottaggio tra i due cardinali con maggior consensi, che non voteranno e dovranno comunque raggiungere la maggioranza stabilita.

    Quando il voto andrà a buon fine: il neoeletto Papa dovrà accettare e scegliere il nome. Solo a questo punto vi sarà la fumata bianca che precederà l'"Habemus Papam", l’annuncio del cardinale protodiacono, Jean-Louis Tauran, dalla Loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro, dove si affaccerà dopo aver indossato i paramenti papali il nuovo Vicario di Cristo.

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    Geografia del Conclave: Chiesa aperta a tutti i popoli

    ◊   Una mappa geografica articolata della Chiesa nel mondo: l’imminente Conclave si presenta così. Molto diversi, infatti, i Paesi d’origine dei cardinali, anche in termini di cifre e dati statistici. Il servizio di Isabella Piro:

    Sarà l’Europa il continente più rappresentato all’interno del Conclave: dei 115 cardinali elettori che entreranno nella Cappella Sistina, infatti, 60 provengono da Paesi europei; seguono le Americhe con 33 cardinali, l'Africa con 11, l'Asia con 10 e l'Oceania con uno. Il Paese più rappresentato è l'Italia con 28 porporati: seguono gli Stati Uniti con 11 e la Germania con 6. A pari merito, Brasile, Spagna e India, che vedranno in Conclave 5 cardinali. Restano fuori, invece, Indonesia e Gran Bretagna a causa della rinuncia presentata da due porporati elettori: i cardinali Darmaatmadja ed O’Brien. Al contrario, saranno presenti zone geografiche che non lo erano nel Conclave del 2005, come ad esempio Hong Kong, l’Egitto o il Kenya. Le statistiche ci dicono che sono 40 i porporati che hanno lavorato o lavorano nella Curia Romana e in altri uffici ecclesiastici dell’Urbe, mentre sono 67 gli elettori creati cardinali da Benedetto XVI.

    L’età media di chi eleggerà il nuovo Pontefice è di circa 71 anni; in Conclave sarà presente anche un cardinale 80enne, Walter Kasper, che tuttavia ha diritto al voto perché ha compiuto gli anni il 5 marzo, ovvero dopo l’inizio della Sede Vacante. Se l’elezione del Papa dovesse prolungarsi, la stessa regola verrà applicata al cardinale italiano Poletto ed al messicano Sandoval Iñiguez, che compiranno 80 anni il 18 e 20 marzo. I più giovani tra gli elettori, invece, sono il cardinale indiano Thottunkal, 54 anni non ancora compiuti, e il porporato filippino Luis Antonio Tagle, 56 anni a giugno.

    Articolata anche la statistica degli elettori appartenenti agli ordini religiosi, che arrivano ad un totale di 19, cui va aggiunto il cardinale peruviano Juan Cipriani Thorne, membro della Prelatura personale dell’Opus Dei. I più numerosi sono i salesiani, con 4 cardinali, seguiti da tre francescani e due domenicani. Uno solo il gesuita che entrerà in Conclave, ovvero il cardinale argentino Bergoglio, anche se, secondo una statistica della Pontificia Università Gregoriana, risulta che sono 57 - pari a circa il 49% - i cardinali ex-allievi di Istituzioni gestite dalla Compagnia di Gesù a Roma. Tra loro anche due docenti della Gregoriana stessa: lo statunitense cardinale Dolan ed il tedesco cardinale Kasper. Infine, da ricordare la suddivisione del Collegio cardinalizio in ordini: a quello dei vescovi appartengono 6 porporati, 4 a quello dei Patriarchi, 153 a quello dei presbiteri e 44 all’ordine dei diaconi. Il Collegio cardinalizio è composto in totale (compresi i non elettori) da 207 cardinali.

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    La storia dei Conclavi: verso il 265.mo Successore di Pietro

    ◊   Quello che domani si apre è il 75.mo Conclave nella forma in cui lo conosciamo oggi, ovvero a partire da quanto stabilì Gregorio X nel 1274. Per il periodo precedente si parla semplicemente di elezione del Pontefice. Ma, nei secoli, come si trasformò l’elezione del Papa? Ripercorriamo la storia con il servizio di Debora Donnini:

    Cum clave, ovvero chiuso a chiave. E’ questa la parola usata per indicare sia il luogo chiuso in cui avviene l’elezione del Papa sia il complesso dei cardinali che lo eleggono. Ma nella storia del cristianesimo, il Papa non venne sempre eletto nel modo che oggi conosciamo. Per i primi 1.200 anni circa, il successore di Pietro, in quanto vescovo di Roma, veniva eletto con il coinvolgimento della comunità locale. Probabilmente la comunità dei fedeli proponeva, il clero vagliava i candidati e i vescovi circonvicini eleggevano. Con il diffondersi della fede cristiana si verificarono dei cambiamenti. Dal IV all’XI secolo, ci fu il problema degli influssi esterni: imperatori romani, carolingi, imperatori tedeschi, tentarono in vario modo di controllare l’elezione del Papa. Si sentì, dunque, l’esigenza di un cambiamento, che portò ad effettuare via via, attraverso i secoli, quelle modifiche che disegnarono il Conclave così come viene vissuto oggi. Il primo ad intervenire in questo senso fu Nicolò II nel 1059 con la bolla “In nomine Domini” , in cui definì che solo i cardinali potevano eleggere il Romano Pontefice. A ratificarlo definitivamente fu però la Costituzione “Licet de vitanda” promulgata da Alessandro III nel 1179, nella quale fu introdotta anche la necessità della maggioranza dei due terzi dei voti. Si aggiunge, dunque, un altro tassello alla forma di eleggere il Papa giunta fino a noi.

    Si affacciò però un’altra problematica: il prolungarsi della Sede vacante, che culminò con il noto episodio di Viterbo. Era il 1268 quando 18 cardinali si riunirono nel Palazzo papale della città laziale ma non riuscirono a trovare un accordo. Dopo molto tempo senza nulla di fatto, i viterbesi decisero di chiudere i cardinali nello stesso Palazzo, murando le porte, poi arrivarono a rimuovere il tetto e persino a dare da mangiare ai cardinali solo pane e acqua. Dopo più di due anni e 9 mesi si arrivò ad eleggere Gregorio X, che fra l’altro non era cardinale ma arcidiacono di Liegi e in quel momento si trovava in Terra Santa. Memore dell’esperienza, Gregorio X mise mano alla questione e nel 1274 promulgò al Costituzione “Ubi pericolo” che istituiva ufficialmente il Conclave. Dopo la morte del Papa, si davano 10 giorni ai cardinali per riunirsi. Si stabilì, tra l’altro, che il Conclave dovesse tenersi in un luogo chiuso a chiave dall’interno e dall’esterno. Dopo un certo numero di giorni si diminuiva la quantità di cibo fino ad arrivare a poter mangiare pane e acqua.

    Il primo Conclave della storia fu dunque quello di Arezzo nel 1276 con l’elezione di Innocenzo V. Ma già due anni dopo la loro approvazione, prima Adriano V e poi Giovanni XXI abolirono queste regole e ricomparve così la problematica delle Sedi vacanti. Celestino V ristabilì, quindi, le norme del Conclave, riconfermate dal suo successore, Bonifacio VIII, e da allora seguite fino ad oggi seppur con alcune modifiche. Nel 1621 Gregorio XV introdusse l’obbligo del voto segreto e scritto. Nel 1904 Pio X proibì il preteso diritto di esclusiva, in qualsiasi forma, in base al quale alcuni sovrani cattolici, specialmente nel ‘600 e ‘700, avevano cercato di arrogarsi il diritto di porre il veto sull’elezione di una persona. Venne anche introdotto l’obbligo del segreto su quanto avvenuto in Conclave anche dopo l’elezione e di conservare la documentazione, a disposizione solo del Papa, relativa allo stesso. Negli anni successivi del ‘900 vi furono altre modifiche.

    Dopo la guerra, nel 1945 viene promulgata da Pio XII la Costituzione “Vacantis Apostolicae Sedis” che presenta alcune novità fra cui quella che, dal momento dell’inizio della Sede vacante, tutti i cardinali – compreso il segretario di Stato, compresi tutti i prefetti delle Congregazioni – cessano dal loro incarico, salvo tre: il Camerlengo, il Penitenziere e il Vicario di Roma. Quindi con il Motu Proprio “Ingravescentem Aetatem” Paolo VI decise che i cardinali potessero essere elettori solo fino al compimento degli 80 anni. La legislazione oggi in vigore è la “Universi Dominici Gregis”, del 1996, voluta da Giovanni Paolo II che stabilisce quanto segue: il Conclave si deve tenere nella Cappella Sistina, i cardinali devono risiedere nella casa Santa Marta e vengono soppressi gli altri due modi di elezione: per acclamazione o ispirazione e per compromesso.

    Oggi il Conclave è regolato da questa Costituzione apostolica seguita dai due Motu Proprio di Benedetto XVI: quello del 2007, “De Aliquibus Mutationibus in Normis de Electione Romani Pontificis”, prevede sostanzialmente che dopo i 34 scrutini i cardinali possano scegliere un altro tipo di votazione, ovvero votare i cardinali che hanno ricevuto più voti nella precedente elezione, ma in ogni caso per essere eletti serviranno i due terzi dei voti. Resta confermato il periodo di attesa di 15 giorni prima dell’inizio del Conclave ma con il Motu Proprio del 22 febbraio di quest’anno, “Normas nonnullas", Benedetto XVI ha stabilito che il Collegio dei Cardinali possa anticiparne l’inizio se consta della presenza di tutti i Cardinali elettori, come pure ha la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l’inizio dell’elezione per alcuni altri giorni, al massimo 20. Il Conclave che si apre domani procederà, dunque, all’elezione del 265.mo Successore di Pietro.

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    Sul Conclave le suggestioni spirituali del Giudizio Universale di Michelangelo

    ◊   Nel 1996 nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis Giovanni Paolo II stabiliva che il Conclave, considerata la sacralità dell'atto, continuasse a svolgersi nella Cappella Sistina. Gli affreschi di Michelangelo, in particolare il Giudizio Universale eseguito in 450 giornate tra il 1536 e il 1541, secondo Papa Wojtyla avrebbero reso più facile preparare l’animo dei cardinali elettori ad accogliere le interiori mozioni dello Spirito Santo. Sull’iconografia del capolavoro michelangiolesco vi proponiamo la scheda di Paolo Ondarza:

    Un gesto imperioso e pacato è centro e motore del movimento, ampio e rotatorio, delle circa quattrocento figure tra anime, santi, angeli, dannati, richiamando la loro attenzione e placando gli animi. E’ il gesto di Cristo giudice dipinto da Michelangelo al centro della grande parete - circa 14 per 12 metri -dietro l’altare della Sistina. Il Figlio di Dio siede seminudo sulle nubi, col braccio sinistro scopre il costato trafitto, col destro sollevato indica che sta per essere emesso il verdetto del Giudizio Universale. Al suo fianco, con lui inserita in una mandorla di luce, è Maria che da sempre intercede per la salvezza degli uomini, ma che qui volge il capo in un gesto di rassegnazione: non può infatti più intevenire, solo attendere le parole del Figlio. Due sguardi: quello dolce della Vergine rivolto a destra agli eletti in ascesa verso il cielo nel riquadro con la resurrezione della carne; quello severo del Cristo verso le anime dannate, disperate e angosciate, spinte dai diavoli nella bocca dell’inferno. Alcune tentano di salvarsi dall’eterna condanna risalendo invano le nuvole. In basso Caronte, il nocchiero infernale, con il remo percuote e obbliga a scendere i dannati dalla barca per condurli al cospetto di Minosse, giudice infernale dalle lunghe orecchie d’asino, con il corpo avvolto dalle spire di un serpente che gli morde i genitali a simboleggiare la fine del genere umano. Evidente il riferimento a Dante, raffigurato tra le anime beate. Il plasticismo scultoreo di Michelangelo connota anche le figure dei santi Pietro con le chiavi, Lorenzo con la graticola, Caterina d’Alessandria con la ruota dentata, Sebastiano, inginocchiato con le frecce in mano, Bartolomeo con la pelle, che i carnefici gli strapparono, tra le mani: in essa l’artista raffigura il suo volto deformato e angosciato. Sotto Cristo è la potenza del suono a irrompere: quello delle lunghe trombe degli angeli dell’apocalisse con le guance gonfie a riempire d’aria le tube per risvegliare i morti. In alto, a destra e sinistra, due lunette ammoniscono: si salva chi ha sacrificato la propria vita per Cristo, un messaggio anche questa volta affidato alle immagini: gruppi di angeli recanti i simboli della Passione: la croce, i dadi, la corona di spine, la colonna della flagellazione, la scala e l’asta con la pugna imbevuta d’aceto. E’ questa secondo Michelangelo la Parusia, la venuta alla fine dei tempi di Gesù che inaugura il Regno di Dio. L‘intera visione tormentata, angosciosa nella tragica deformazione dei corpi è però pervasa dal bagliore del Credo. Sulle tenebre vince la luce, la brillantezza del cielo, color azzurro lapislazzulo. Biagio da Cesena, cerimoniere dell’allora Papa Paolo III si scandalizzò definendo cosa disonestissima raffigurare tanti “ignudi che mostrano le loro vergogne”, reputando la composizione "più adatta ad un’osteria che ad una cappella papale"; in seguito, dopo il Concilio di Trento, si chiese al pittore Daniele da Volterra di coprire le nudità di alcune figure ritenute oscene, altre censure vennero apportate nei secoli successivi. Nel 1994 il restauro che ha restituito la brillantezza dei colori originali degli affreschi ha anche provveduto ad asportare le "braghe", conservandone solo alcune a testimonianza storica della Controriforma. In quell’occasione Giovanni Paolo II non esitò a definire il Giudizio Universale e più in generale la Cappella Sistina come “il santuario della teologia del corpo umano”. Nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis lo stesso Papa dispone che il Conclave continui a svolgersi in quest’aula “ove tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato”.

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    Conclave, le attese della piazza e le voci dei giornalisti accreditati

    ◊   In questo giorno di vigilia dell’apertura del Conclave, Fausta Speranza ha raccolto voci e opinioni tra la gente e tra i giornalisti arrivati da tutto il mondo:

    In Piazza San Pietro, oggi non ci sono gruppi parrocchiali o movimenti: è un giorno speciale di vigilia dell’apertura del Conclave, attraversato però da persone di passaggio. In ogni caso, in tanti hanno un pensiero in attesa del nuovo Papa:

    R. - Io penso che il Papa debba essere forte, ma anche un amico.

    R. – Io penso che debba dare una risposta forte.

    R. – Mi aspetto tranquillità e serenità, che trasmetta soprattutto ai ragazzi e ai giovani serenità e fiducia nel fare.

    D. - La preghiera che ha nel cuore in questi giorni?

    R. – Che il Signore illumini i cardinali e che i cardinali si lascino illuminare. Solo questo. Siamo anche noi nell’obbedienza.

    D. – C’è un turista che innanzitutto vuole dirci che cosa si aspetta in questi giorni dai giornalisti:

    R. - I giornalisti cercano gli scandali, i problemi… Si deve parlare di tutto questo ma non solo. Ci sono tante cose che sono importanti per il futuro della Chiesa e sono più importanti degli scandali.

    Arriviamo, dunque, nel Centro media allestito a ridosso dell’Aula Paolo VI. Ci dicono:

    R. - Secondo me funziona. La cosa importante per me è che qui c’è l’ospitalità, è molto accogliente. Tutti gli stranieri che vengono hanno un’aula dove stare, riposare, dove pensare, mandare e-mail, lavorare. Io ho lavorato in diversi posti, dove uno deve aspettare sotto la pioggia, non c’è nessuno, non si può neanche avere un caffè… Quindi, secondo me, il Vaticano sta facendo un bel lavoro.

    Parliamo con colleghi stranieri proprio di copertura mediatica:

    R. - A priori, noi giornalisti amiamo i conflitti. Io in questi giorni ho pensato di fare un articolo sull’aspetto della carità della Chiesa cattolica – solo uno degli aspetti che ci saranno da raccontare – però ho paura onestamente che non lo prendano quel pezzo. “Vendono” di più i litigi, le guerre: il fronte romano contro i riformisti stranieri o cose simili…

    R. - Per me, è molto interessante che in generale la Chiesa cattolica non sembri considerata in ambito politico, eppure abbiamo qui cinquemila giornalisti per un Conclave. Perché? Perché c’è un senso, un senso comune che sente la Chiesa cattolica e che rimane una grande cosa. C’è una consapevolezza quasi istintuale che la Chiesa cattolica faccia una parte essenziale nella nostra civilizzazione, anche oggi.

    Emerge la sfida di sempre: raccontare la Chiesa non solo come istituzione, ma come popolo di Dio.

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    Conclave, programmazione speciale della Radio Vaticana

    ◊   In occasione dell’inizio del Conclave per l’elezione del nuovo Papa, la Radio Vaticana ha previsto una programmazione speciale, con due finestre speciali in diretta alle 11.30 e alle 17.30, e una serie di brevi appuntamenti informativi alle ore 10.00 – 11.00 – 15.00 – 16.00 e 19.00, oltre ai consueti notiziari delle 8.00 – 12.00 – 14.00 – 17.00 e 19.30. Nelle fasce orarie 11-13 e 16-18, il Canale 105 aprirà altri spazi in diretta con ospiti in studio e da Piazza San Pietro.

    Saranno tre le redazioni linguistiche - italiana, inglese e portoghese/brasiliana - che seguiranno in radiocronaca diretta, ogni giorno, le due fumate previste quotidianamente al termine delle votazioni, alle 11.30 e alle 17.30 ca. Un’altra redazione, quella francese, seguirà solo la fumata pomeridiana alle 17.30.

    Tuttavia, in caso di fumata bianca (anche in altro orario del mattino o del pomeriggio), con l’elezione del nuovo Papa, tutte le trasmissioni in onda verranno interrotte e inizierà una programmazione straordinaria con 6 trasmissioni speciali in diretta: oltre a italiano, inglese, brasiliano e francese, entreranno in diretta anche le redazioni spagnola e tedesca.

    Naturalmente, tutte le 39 redazioni linguistiche della Radio Vaticana seguiranno con i loro programmi ordinari l’andamento del Conclave e aggiorneranno in tempo reale tramite il sito web www.radiovaticana.va

    Le radiocronache in italiano, portoghese/brasiliano, inglese e francese, oltre alle tradizionali frequenze e ai canali satellitari, saranno trasmesse via Internet sui canali audio web: http://it.radiovaticana.va/diretta.asp; e in caso di fumata bianca, con le stesse modalità entreranno in diretta anche le redazioni spagnola e tedesca. Maggiori informazioni sulle modalità audio e Podcast, sono disponibili sul nostro sito web.

    Queste cronache si potranno seguire anche sul canale YouTube/Radiovaticanavideo: http://www.youtube.com/vaticanradio, a commento delle immagini video prodotte dal Centro Televisivo Vaticano. Farà eccezione la redazione inglese che andrà in onda anche con le immagini in diretta dalla Regia 3 della RV, con ospiti ed esperti in studio e con collegamenti telefonici con Piazza San Pietro.

    Il Centro Televisivo Vaticano trasmetterà in Collegamento televisivo permanente le immagini in diretta da Piazza San Pietro, da cui sarà visibile anche il tetto della Cappella Sistina e seguire le fumate che indicheranno l’andamento delle votazioni.

    Ancora, tali trasmissioni in lingua saranno disponibili sui canali audio del nostro Vatican Player, www.radiovaticana.va/player, in collegamento con la diretta video del CTV; lo stesso audio e video si potranno seguire in alternativa sulle nostre App per Android e iPhone, usufruendo in entrambi i casi (App e Player) del servizio di news scritte, preparate dalle nostre redazioni, e di un’agenda vaticana che tiene costantemente informati sui nuovi appuntamenti previsti.

    Inoltre, approfondimenti in tempo reale con testi, suono e immagini si troveranno sul nostro sito web: www.radiovaticana.va, nella pagina dei podcast, più aggiornamenti costanti sui nostri canali Twitter, intitolati news_va_ e il codice della lingua: it , en, es, fr, de, pt, e anche seguendo l’ashtag #conclave.

    Le redazioni inglese, francese, portoghese/brasiliano sono presenti anche su Facebook http://www.facebook.com/VaticanRadio.

    Trasmissioni in diretta in lingua inglese, francese e portoghese/brasiliano sono previste inoltre sulle Onde Corte per l’Africa, oltre che sui canali satellitari di Eutelsat, IOR e AOR, per i quali rimandiamo alla nostra pagina del sito web sulle trasmissioni speciali: “il conclave in diretta”.

    Sono previsti collegamenti con diverse radio della rete europea EBU via linee ISDN, oltre a quelli con radio cattoliche intorno al mondo e con i siti web di diverse Conferenze Episcopali.

    Ricordiamo che domani, martedì 12 marzo, alle ore 10.00, effettueremo cronaca diretta audio e video sulle piattaforme digitali sopra ricordate – in collaborazione con il Centro Televisivo Vaticano – della Messa "per l’elezione del Romano Pontefice", dalla Basilica di San Pietro, con commento in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco.

    E con le stesse modalità, a partire dalle 16.30, sempre domani, seguiremo la processione dalla Cappella Paolina dei cardinali elettori e il loro ingresso nella Cappella Sistina, per l’inizio del Conclave.

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    La Messa pre-Conclave 2005, quando il cardinal Ratzinger parlò da Benedetto XVI

    ◊   Il pomeriggio del 18 aprile 2005, iniziava il Conclave che avrebbe portato all’elezione di Benedetto XVI. Per una coincidenza ormai entrata nei libri di storia, quella stessa mattina fu lo stesso Joseph Ratzinger, in veste di cardinale decano, a presiedere nella Basilica di San Pietro la Missa pro eligendo Pontifice. Alla vigilia dell’analoga celebrazione che domani aprirà il Conclave - e a un mese esatto dall'annuncio della rinuncia al ministero petrino - Alessandro De Carolis ripropone alcuni passaggi centrali dell’omelia di colui che, il giorno dopo, si sarebbe presentato alla Chiesa come il 264.mo Successore di Pietro:

    Trenta ore prima, l’umile lavoratore non parla della Vigna del Signore, ma di come la terra possa essere cambiata “da valle di lacrime in giardino di Dio”: ci vogliono, dice, cristiani dotati di una “fede adulta”, che siano amici di Cristo e nemici del relativismo. Trenta ore prima, guardato dalle telecamere del mondo, il cardinale Ratzinger è come se prendesse spiritualmente per mano la Chiesa con un giorno di anticipo sulla storia. In piedi sull’altare della Confessione, vestito dei paramenti rossi, l’amico di Giovanni Paolo II parla esattamente come – dal giorno dopo e per otto anni – parlerà Benedetto XVI. Impressiona rileggere l’omelia di quella mattina alla luce del magistero che ora si conosce. Alle 10.31, quando inizia a parlare, il cardinale Ratzinger non fa altro che commentare le letture previste dalla liturgia della Messa. La riflessione che ne scaturisce è però un appassionato e sintetico preludio del magistero che verrà. A cominciare da quell’ormai celebre osservazione, mutuata da San Paolo, per cui coloro che sono “fanciulli nella fede” sono facilmente “sballottati” qua e là “da qualsiasi vento di dottrina”:

    “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo fino al libertinismo…”.

    L’elenco continua: dal collettivismo all’individualismo radicale, dall’ateismo ad un vago misticismo religioso, dall’agnosticismo al sincretismo. Derive contro le quali il cardinale muove la medesima obiezione che ribadirà mille volte da Papa:

    “Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

    La Basilica è gremita, ascolta in silenzio e si rende conto che quello che gli esperti definiscono un grande teologo non parla per astruserie intellettuali, ma chiaro e diritto al cuore. Non è difficile da capire quando spiega cosa voglia dire avere una “fede adulta”:

    “’Adulta’ non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede - solo la fede - che crea unità e si realizza nella carità”.

    È il cardinale anziano che sta parlando, non il Papa, ma forse qualcuno, in quei 29 minuti, non avrà notato la differenza. Forse neanche quando, quell’uomo in piedi vestito di rosso, tira le conclusioni del suo discorso scrutando i cardinali e, attraverso di loro, il futuro della Chiesa, che sta per giungere. E che trenta ore dopo lo vedrà riapparire con un abito diverso e con la stessa luminosità e saldezza di fede:

    “Dobbiamo essere animati da una santa inquietudine: l’inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell’amicizia con Cristo (...) E dobbiamo portare un frutto che rimanga. Tutti gli uomini vogliono lasciare una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. Dopo un certo tempo, più o meno lungo, tutte queste cose scompaiono. L’unica cosa, che rimane in eterno, è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità. Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime umane – l’amore, la conoscenza; il gesto capace di toccare il cuore; la parola che apre l’anima alla gioia del Signore. Allora andiamo e preghiamo il Signore, perché ci aiuti a portare frutto, un frutto che rimane. Solo così la terra viene cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Vigilia di Conclave: concluse le Congregazioni generali del Collegio cardinalizio.

    Abbiamo lo stesso Pietro: in prima pagina, Manuel Nin riguardo a un’omelia del Crisostomo sugli Atti degli Apostoli.

    Alla riscoperta della solidarietà: intervista di Nicola Gori al domenicano Wojcieh Giertych, teologo della Casa Pontificia.

    In cultura, un articolo del cardinale Luis Martínez Sistach dal titolo “Il mio cliente non ha fretta”: per tutta la vita Antoni Gaudí diresse la costruzione della basilica della Sagrada Familia.

    Dramma ricorrente: Inos Biffi su una nuova evangelizzazione della ragione. Oddone Camerana recensisce il libro "Letteratura e Giustizia": legislatori, criminologi e penalisi si confrontano con i grandi testi della letteratura.

    La premessa dell'abate di Montserrat, Josep M. Soler, per l'edizione in catalano del libro di Manuel Nin “Tempo di Dio. Tempo della Chiesa”. Innovazione in salsa classica: Marcello Filotei sull'originalità di Dave Brubeck, un artista mai accettato a pieno dal mondo del jazz.

    Nuovo ardore, nuovi metodi e nuove espressioni: nell’informazione religiosa, intervista di Alessandro Trentin al cardinale Oswald Gracias sulle prospettive della Chiesa in India.

    La tutela della vita è nell'identità irlandese: ribadita dai vescovi la preoccupazione per i tentativi di modificare la legge sull'aborto.

    La libertà religiosa è un dovere e una responsabilità: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede a Ginevra.

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    Oggi in Primo Piano



    Coree: minaccia nucleare da Pyongyang dopo esercitazioni Seul-Washington

    ◊   Escalation di tensione nella penisola coreana. Pyongyang ha risposto duramente all’inizio delle manovre militari congiunte tra le truppe di Seul e Washington, ritenute un atto di provocazione ed invasione. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Annullamento dell’armistizio firmato con il Sud nel ’53 e interruzione della "linea rossa", il collegamento telefonico che garantiva un contatto tra Seul e Pyongyang in caso di emergenze. Il leader nordcoreano, Kim Jong-un, reagisce con forza dunque all’inizio delle esercitazioni militari congiunte tra Seul e Washington, arrivando anche a minacciare un attacco contro i due Paesi. Le forze armate di Pyongyang, da parte loro, fanno sapere di aspettare solo "l'ordine finale" del capo supremo per lanciare un attacco, per "trasformare – come si legge sul quotidiano ufficiale del regime – i regimi marionetta degli Stati Uniti e della Corea del Sud in un mare di fuoco". Il riferimento ad un attacco nucleare è chiaro, riecheggiando le minacce dei giorni scorsi dopo l'adozione di nuove sanzioni all'Onu, per la prima volta in accordo con la Cina, l'unico alleato di Pyongyang. La preoccupazione sale soprattutto a Seul, dove si attende una prova di forza dimostrativa da parte della Corea del Nord, come il lancio di un nuovo missile balistico intercontinentale, simile a quello lanciato il 12 dicembre scorso. Ma dal Sud avvertono che, se stavolta dovesse violare il loro spazio aereo, sono determinati a reagire.

    Una situazione di grave tensione, che giunge in un momento di forte instabilità dell'area. Ma siamo davvero sul baratro di una nuova guerra? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, editorialista e corrispondente da Pechino per il quotidiano "Il Sole 24 ore":

    R. - La situazione non è convenzionale per una serie di motivi: uno, abbiamo un leader molto giovane, quindi con poca esperienza - Kim Jong-un - e ancora non sappiamo quanto sia bravo in questa arte di spingersi fino al ciglio del baratro, per poi ritirarsi. Due, abbiamo delle sanzioni internazionali che adesso minacciano pesantemente, forse come non mai, l’esistenza della Nord Corea e abbiamo un riallineamento della Cina su posizioni anti-Nord Corea. Tre, abbiamo per la prima volta un gruppo di interesse vero in Nord Corea composto da persone che negli ultimi anni hanno iniziato ad arricchirsi grazie alle modestissime riforme economiche interne. Tanto è bastato, comunque, per modificare la "geografia" sociale e politica interna del Paese. C’è quindi una serie di elementi nuovi che certamente mettono queste minacce in un contesto forse più pericoloso che in passato.

    D. - C’è poi l’annullamento dell’armistizio firmato con il Sud nel ’53, e soprattutto l’interruzione della famosa "linea rossa", il collegamento telefonico che garantiva un contatto tra Seul e Pyongyang. Era successo altre volte, ma in questo caso – forse – è un po’ più preoccupante...

    R. - Più che preoccupante, questi segnali come la retorica, le urla e le minacce sono cose che abbiamo già visto in passato. Quindi, si potrebbe dire: "Questo è un atto di teatro come ne abbiamo visti tanti”. Però, oggi, il contesto è diverso per tutte le ragioni che abbiamo visto. Per cui, forse in questo momento c’è da prendere queste minacce un po’ più sul serio.

    D. - Volevo tornare con te sull’adozione di nuove sanzioni da parte dell’Onu per la prima volta in accordo con la Cina – ricordiamo, l’unico l’alleato che aveva Pyongyang. Questo passo indietro di Pechino come può essere analizzato?

    R. - Ormai, Pechino non ha più capacità di presa. In qualche modo, non riesce più a trattenere la Corea del Nord. Pechino in passato aveva un potere - per quanto limitato e moderato - di controllo sulle decisioni nordcoreane. L’ultimo esperimento nucleare, da una parte prova chiaramente che la Cina non ha più questo potere, dall’altra che il panorama geopolitico della Cina va oltre la questione nordcoreana: si tratta di rimettere in ordine i suoi confini orientali – ci sono contese con il Giappone e nel Mar Cinese meridionale. Quindi, un atteggiamento più deciso con la Nord Corea può pagare per Pechino rispetto a tutti gli altri fronti.

    D. - Quali sono le reazioni in questo momento a Pechino?

    R. - Sono allarmate, anche se la maggior parte degli osservatori crede che in realtà Pyongyang, come ha fatto tante volte in passato, si limiterà a gridare e invece non andrà in guerra, non andrà oltre.

    D. - Su una cosa non ci sono dubbi: la Corea del Nord, pur essendo un Paese piccolo, diplomaticamente molto debole in questo momento, ed anche molto povero – è tra i più poveri del mondo – riesce comunque ad imporsi sullo scenario internazionale con molta forza...

    R. - Sì, però questo non gli dà nessun vantaggio; purtroppo gli dà solo svantaggi, perché è finito il momento in cui gridare e minacciare pagava. È chiaro che adesso gridare e minacciare non paga più. Però, forse di questo i leader nordcoreani ancora non si sono accorti.

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    Rapporto Istat-Cnel: quasi 7 milioni gli italiani in difficoltà economiche

    ◊   In Italia, 6,7 milioni di persone sono in difficoltà economiche, con un aumento di 2,5 milioni in un anno. Il potere d’acquisto, dal 2007 al 2011, è sceso del 5%. E’ quanto emerge dal primo Rapporto sul "Benessere equo e sostenibile" (Bes), curato da Istat e Cnel e presentato questa mattina alla Camera, alla presenza del presidente italiano, Giorgio Napolitano. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Sono dodici gli ambiti analizzati nel Rapporto, tra cui salute, lavoro, ambiente e relazioni sociali, per monitorare lo stato di benessere in Italia. Dallo studio emerge un Paese segnato da “forti disuguaglianze sociali” e incapace di offrire a tutti la possibilità di “un’istruzione adeguata”. Cala la propensione al risparmio delle famiglie, passata dal 15,5% del 2007 all’11,5% nel secondo trimestre del 2012. Gli italiani tracciano comunque un bilancio “prevalentemente positivo della propria esistenza”, anche se aumentano il senso di insicurezza, non solo a causa della diffusione della criminalità, e la sfiducia nei partiti e nelle istituzioni. Dati che riflettono la situazione di crisi del Paese, come sottolinea l’economista Quadrio Curzio:

    “Il Paese è in una recessione marcata. La disoccupazione si avvicina al 12% e quella giovanile ha già superato il 35%. Quindi, l’idea che il solo risanamento dei conti possa portare allo sviluppo economico è un’idea che si sta dimostrando inconsistente”.

    Stili di vita sedentari caratterizzano il 40% della popolazione adulta e aumenta il numero di persone obese (circa il 45% della popolazione maggiorenne è in sovrappeso o obesa). Peggiora la qualità dell’occupazione e il sistema del welfare presenta molteplici limiti. Ma l’Italia – sottolinea il presidente dell’Istat Enrico Giovannini – è anche un Paese ricco di “risorse dimenticate, di ricchezze straordinarie, di un paesaggio storico naturale e un patrimonio culturale da tutelare e sfruttare”. Ancora l’economista Quadrio Curzio:

    “L’Italia è certamente un Paese con dei giacimenti artistici e culturali straordinari, che potrebbero essere messi a reddito attraverso un sistema organizzato di natura turistica. Ci sono delle aree attrezzate per degli sviluppi turistici connessi all’arte. Ce ne sono altre che non sono affatto attrezzate. In data ravvicinata, sarà presentato il Piano nazionale per il turismo da parte del ministro competente che - a mio avviso - rappresenta un passo avanti, anche perché al centro di quel programma vi è, appunto, la valorizzazione dei beni artistici”.

    Nonostante gli effetti della crisi sul mondo dell'occupazione e i forti squilibri, gli italiani si dichiarano comunque soddisfatti del proprio lavoro. La famiglia, infine, costituisce ancora la principale rete di solidarietà e sostegno nella società.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Egitto, domani al Cairo Messa di intronizzazione per il patriarca Ibrahim Isaac Sidrak

    ◊   Sua Beatitudine Ibrahim Isaac Sidrak, eletto lo scorso 15 gennaio patriarca di Alessandria dei Copti cattolici, dopo aver passato alcuni giorni in ritiro spirituale, si appresta a prendere ufficialmente possesso della sua sede patriarcale. La liturgia di intronizzazione è in programma per domani, martedì 12 marzo, nella cattedrale copta cattolica della Beata Vergine a Madinat Nasr. L'inizio della cerimonia è previsto per le 11 del mattino ora locale. Nello stesso momento, a Roma, comincerà nella Basilica di San Pietro la Santa Messa Pro Eligendo Romano Pontifice, presieduta dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Alla Messa di Roma sarà presente anche il cardinale egiziano Antonios Naguib, Patriarca emerito di Alessandria dei copti cattolici, che lo scorso gennaio ha rinunciato al suo ministero patriarcale per motivi di salute. La sincronia con cui verranno celebrate la Messa Pro Eligendo Romano Pontifice a Roma e quella d'intronizzazione patriarcale al Cairo rappresenta secondo il cardinale Naguib un segno eloquente e suggestivo del mistero di comunione che abbraccia tutta la Chiesa. “Questa provvidenziale coincidenza” – spiega all’agenzia Fides il cardinale Naguib – ci fa avvertire come il Signore ha cura della Sua Chiesa”. “In quell'ora, le preghiere per la scelta del nuovo Papa e per l'inizio del ministero del nuovo Patriarca copto cattolico si fonderanno e si alzeranno insieme verso il Signore onnipotente, che ci farà sentire tutti in unione con Gesù, nella comunione universale che abbraccia la Chiesa universale”. (A.L.)

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    Rns ringrazia Benedetto XVI per il Centro internazionale "Famiglia di Nazareth"

    ◊   Nel momento in cui la Chiesa si prepara ad accogliere il nuovo Pontefice, il Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) ringrazia Benedetto XVI “per aver reso Rns affidatario di una delle sue ultime eredità: la Fondazione Vaticana Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”. Continua a prendere forma il sogno di Giovanni Paolo II, manifestato all’incontro mondiale delle Famiglie nel 1997 a Rio de Janeiro, di realizzare una dimora in Terra Santa per le famiglie del mondo. Ora questo sogno - annunciato dallo stesso Benedetto XVI il 14 maggio 2009, in occasione del suo viaggio in Terra Santa - entra nella sua fase operativa. In una nota diffusa oggi e ripesa dal Sir, Rinnovamento nello Spirito Santo ricostruisce gli ultimi passi della Fondazione, nata il 15 ottobre 2012 e affidata al Rns e al Pontificio Consiglio per la Famiglia. Presieduta da Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rns, la Fondazione si è insediata nel primo consiglio di amministrazione venerdì 18 gennaio 2013. Tra gli scopi, quello di sostenere la pastorale familiare nel mondo, anche attraverso la costruzione di nuovi centri o la gestione di centri già esistenti, “con priorità nella Terra Santa”. (A.L.)

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    Libia, muore in carcere un cristiano egiziano. Da chiarire le cause del decesso

    ◊   Un cristiano protestante egiziano, Ezzat Hakim Attalah, è morto dopo 10 giorni di detenzione in un carcere di Bengasi. L’uomo – riferisce AsiaNews - era stato arrestato lo scorso 28 febbraio insieme con altri cinque connazionali cristiani evangelici con l'accusa proselitismo. Secondo fonti del Ministero degli esteri egiziano, l'uomo era diabetico e soffriva di cuore e sarebbe morto per cause naturali. In un'intervista alla Mcn-direct, Ragaa' Abdullah Guirguis, moglie di Attalah, dichiara invece che il marito è deceduto per le pressioni e le torture materiali inflitte dai carcerieri libici. La donna ha anche annunciato di rivolgersi ad avvocati internazionali per stabilire la reale dinamica della morte. Il caso di Attalah ha acceso i riflettori sulla drammatica situazione dei cristiani in Libia, divenuti bersaglio delle milizie salafite che controllano la regione della Cirenaica. La scorsa settimana, sono stati incarcerati oltre 50 venditori ambulanti copti con l'accusa di esporre sulle loro bancarelle icone e altro materiale religioso. Rientrati in Egitto nei giorni scorsi, hanno denunciato di essere stati picchiati e torturati. Dalla caduta di Muammar Gheddafi, si sono moltiplicati i casi di aggressione o attacchi contro le minoranze straniere residenti in Libia. La comunità più colpita è quella egiziana, soprattutto i cristiani copti cattolici e ortodossi. Alla fine di febbraio, un egiziano, un sudafricano, un sud coreano e uno svedese con passaporto Usa sono stati arrestati con l'accusa di diffondere Bibbie e altro materiale religioso. Sono attualmente detenuti in un carcere di Tripoli, in attesa di processo. (A.L.)

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    Pakistan, cristiani e musulmani insieme per condannare l’incendio in un quartiere cristiano

    ◊   In Pakistan, cristiani e musulmani condannano insieme l’attacco contro il quartiere cristiano di Lahore, dove lo scorso 9 marzo scorso, in seguito a un devastante incendio, sono state distrutte 178 case. Più di 400 famiglie, oltre 2500 persone, sono rimaste senza casa. All’origine delle violenze, ricorda l’agenzia AsiaNews, l’accusa di blasfemia nei confronti di un cristiano residente nel quartiere dato alle fiamme. Oggi, intanto, le scuole cristiane di Lahore e Karachi rimarranno chiuse per l'intera giornata. Ieri, migliaia di persone a Faisalabad – tra cui donne, bambini, sacerdoti, suore e attivisti musulmani – hanno organizzato un sit-in nella strada principale della città, terminato con una preghiera. Secondo Zaman Khan, un attivista musulmano, "quanto accaduto conferma che i nostri leader non considerano le minoranze religiose cittadini uguali agli altri pakistani. Dobbiamo lottare contro questa ideologia che spinge le persone ad attaccare il prossimo" solo perché di un'altra religione. Dello stesso avviso anche un altro musulmano, Arif Ayyaz: "E’ il momento di alzare la voce contro l'ineleggibilità dei nostri politici". Tra aprile e maggio prossimim, in Pakistan si terranno le nuove elezioni generali. (A.L.)

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    Mons. Nosiglia: i cristiani facciano sentire la loro voce quando la verità viene stravolta

    ◊   L’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha introdotto i lavori della Conferenza episcopale piemontese con una riflessione sull’attuale situazione sociale ed ecclesiale. Tra i temi al centro del suo intervento l'attesa per l'elezione del nuovo Papa, l'incertezza per la politica italiana. Ma anche un forte richiamo alla speranza, nella prospettiva della Pasqua. “Da sempre – ha osservato il presule – i momenti cruciali della comunità cristiana sono segnati da una grande attenzione popolare, che tocca tutte le persone, ben al di là del recinto dei credenti”. “Non possiamo dunque spaventarci né stupirci troppo se, in tempi di globalizzazione, anche le vicende del Conclave diventano oggetto di dibattito nell’infinita serie di parole e immagini che popolano la Rete e i mass media di tutto il mondo”. “Ma abbiamo il preciso diritto e il dovere di indignarci e di protestare, facendo sentire in ogni modo la nostra voce, quando la verità dei fatti viene stravolta ad arte e le persone strumentalizzate o processate da chi non ha alcun titolo per esercitare giustizia”. “Abbiamo il diritto di ricordare che i cammini, le procedure, la storia della Chiesa non sono stati né scritti né inventati oggi dai mass media”. Il presule si è anche soffermato sulle vicende politiche italiane: “Ritengo doveroso come vescovo e come cittadino – ha ricordato – chiedere ai responsabili della politica di agire nella prospettiva del bene comune, cercando dunque rapide e credibili soluzioni per affrontare le sempre più complesse e difficili condizioni del nostro Paese”. Cristo è risorto, ha concluso l’arcivescovo di Torino, e “questa è la gioia che ci tiene desti e pronti a vedere in mezzo alle intemperie della storia la luce di Dio che illumina il cammino dei credenti”. “Quando tutto sembra incupirsi e le tenebre si fanno più oscure, allora alziamo il capo e guardiamo all’alba del nuovo giorno che sta per sorgere”. (A.L.)

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    Il Giappone commemora il secondo anniversario del sisma e dello tsunami

    ◊   Il Giappone ha commemorato con un minuto di silenzio il secondo anniversario dello tsunami dell'11 marzo 2011, causa della crisi nucleare di Fukushima. L'intero Paese, con le bandiere a lutto, si è fermato alle 11.46, ora della scossa di magnitudo 9 al largo della costa orientale, che ha generato il maremoto con onde oltre i 40 metri. La tragedia ha provocato quasi 19 mila tra vittime e dispersi, oltre 315 mila sfollati e 57 mila persone che hanno lasciato la prefettura di Fukushima per timore di radiazioni. Malgrado le proteste, il governo ha annunciato il riavvio dei reattori. Il governo intende completare lo smaltimento delle macerie entro la fine di marzo 2014. Secondo il Ministero dell'ambiente, a fine gennaio sono stati smaltiti il 46% dei detriti prodotti dalla catastrofe e il 18% di quelli causati dallo tsunami. (A.L.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 70

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.