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Sommario del 06/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Quarta Congregazione. Padre Lombardi: nessuna fretta per il Conclave, ma preparazione adeguata
  • Otto anni di udienze generali con Benedetto XVI: Cristo al centro della nostra vita
  • Don Carron (Cl): Benedetto XVI ci ha mostrato la bellezza della fede in Cristo
  • Primo tweet della Segreteria di Stato: "In preghiera per il futuro Pontefice"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Venezuela in lutto per la morte di Hugo Chávez. Il cordoglio dei vescovi del Paese
  • Siria: un milione di profughi, metà sono bambini. Sabra, le minoranze vivranno in pace
  • Il 2012 anno nero per il Pil europeo
  • Rapporto Caritas: crescono i nuovi poveri a Torino
  • Usa: il caso della neonata affetta da Hiv, forse nuove speranze per cure infantili
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Venezuela: il card. Urosa Savino celebrerà a Roma Messa di suffragio per Chavez
  • Il Patriarca Rai: presto summit tra i Patriarchi ortodossi e cattolici del Medio Oriente
  • Giornata europea dei Giusti: oggi celebrazioni in tutta Europa
  • Sud Corea: l'arcivescovo di Seul chiede di denuclearizzare la penisola coreana
  • Kenya: proseguono i conteggi delle elezioni presidenziali
  • Congo: l'Onu decide l'intervento contro i ribelli nel Nord Kivu
  • Congo: Accordo di Addis Abeba accolto con diffidenza dai congolesi
  • Gabon: Seminario sull’etica nell’ambiente scolastico
  • Pakistan: rilasciato un pastore cristiano arrestato per presunta blasfemia
  • Paraguay: al via l’Assemblea dei vescovi sul tema dell'istruzione
  • Usa: domenica prossima colletta per sostenere il Catholic Relief Service
  • Il Papa e la Santa Sede



    Quarta Congregazione. Padre Lombardi: nessuna fretta per il Conclave, ma preparazione adeguata

    ◊   Quarta Congregazione generale dei cardinali in Vaticano in vista del Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. Nel pomeriggio nella Basilica di San Pietro la preghiera comune dei porporati, aperta anche ai fedeli, per vivere nell’invocazione al Signore questo momento fondamentale per la vita della Chiesa. A conclusione della Congregazione, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha incontrato i giornalisti. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Intensa e ricca di argomenti la quarta Congregazione generale dei cardinali: si sono registrati 18 interventi dei porporati, per un totale di 51, indirizzati a mettere in luce le esigenze e le sfide attuali della Chiesa e del Pontefice che potrà rappresentarle. Sulle tematiche affrontate padre Lombardi ha detto:

    “Un grande tema è quello della Chiesa nel mondo di oggi e le esigenze della nuova evangelizzazione; un altro è quello della Santa Sede, dei dicasteri, del rapporto con gli episcopati; un altro ancora è quello delle attese, del profilo del futuro Pontefice, che risultano da queste attese del mondo e delle necessità del buon governo della Chiesa”.

    Si va intanto aggiornando il numero dei cardinali presenti a Roma per l’elezione del Pontefice. Sono giunti nelle scorse ore altri quattro porporati, di cui tre elettori. Tutti hanno prestato giuramento. Mancano, dunque, solo due cardinali per raggiungere il numero di 115 porporati che parteciperanno agli scrutini. La Congregazione è stata poi allietata da un momento di affettuosa condivisione - ha detto padre Lombardi - quando sono stati rivolti gli auguri del Collegio cardinalizio a tre porporati che in questi giorni hanno compiuto gli anni. Tra essi, il cardinale Walter Kasper, da ieri 80enne, ma che comunque parteciperà al Conclave, dal quale sono esclusi coloro che hanno compiuto questa età prima dell’inizio della Sede Vacante. Domani - ha ancora annunciato il direttore della Sala Stampa - si terranno due Congregazioni generali, una alla mattina e una al pomeriggio. Ai giornalisti sono state poi mostrate le immagini, girate dal Centro Televisivo Vaticano, sui lavori in corso nella Cappella Sistina e nelle zone circostanti, per l’adeguamento allo svolgimento degli scrutini.

    Rispondendo ai giornalisti, padre Lombardi ha spiegato i motivi della necessaria riservatezza che copre non solo ciò che avverrà nel Conclave, ma in gran parte anche le tematiche trattate all’interno delle Congregazioni generali:

    “Questa situazione del cammino del Collegio cardinalizio verso il Conclave è una situazione particolare: non è un convegno o un Sinodo, di cui noi cerchiamo di dare la massima informazione possibile; ma è un cammino in cui il Collegio cardinalizio fa la sua riflessione per giungere alla decisione, in coscienza, di ognuno dei membri sull’elezione che deve fare del Romano Pontefice. In questo senso, la tradizione del Conclave e del cammino verso il Conclave è anche una tradizione di riservatezza per tutelare bene la libertà di avvicinamento e di riflessione da parte di ognuno dei membri del Collegio a questo momento così importante”.

    Infine, un chiarimento da parte del direttore della Sala Stampa vaticana sul fatto che non sia stato ancora affrontato dai cardinali, anche se in via ipotetica, l’argomento della data dell’inizio del Conclave:

    “Si sente molto bene nel Collegio la volontà di una preparazione adeguata, seria, approfondita, non affrettata. Allora in questa situazione non è ancora parso opportuno porre una votazione sulla data del Conclave che potrebbe essere sentita - immagino - da una buona parte del Collegio come una certa forzatura rispetto alla dinamica di riflessione e di maturazione da parte del Collegio.

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    Otto anni di udienze generali con Benedetto XVI: Cristo al centro della nostra vita

    ◊   Oggi è il primo mercoledì senza udienza generale di Benedetto XVI dalla fine del suo pontificato: un appuntamento dedicato principalmente alla catechesi. Diversi gli argomenti trattati nei suoi 348 incontri del mercoledì con i fedeli, oltre 5 milioni, in quasi 8 anni di ministero petrino: dal ciclo degli apostoli e dei testimoni della fede all’Anno Paolino per arrivare alla catechesi sulla preghiera e infine all’Anno della fede. Ripercorriamo, in questa sintesi curata da Sergio Centofanti, i momenti principali di questi appuntamenti:

    Nella sua prima udienza generale del 27 aprile 2005, Benedetto XVI spiega il perché del suo nome: un richiamo a Benedetto XV, Papa della riconciliazione, prima e durante la prima guerra mondiale, ma soprattutto a San Benedetto da Norcia, patrono del suo pontificato, “fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa” che ai suoi monaci raccomandava di non anteporre nulla a Cristo:

    “All’inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a San Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralità di Cristo nella nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e in ogni nostra attività!”. (27 aprile 2005)

    Nelle udienze successive completa le catechesi sui Salmi iniziate da Giovanni Paolo II, per poi iniziare nel 2006 un nuovo ciclo sul rapporto tra Cristo e la Chiesa che continua a riflettere la luce del suo Signore nonostante i limiti e i peccati degli uomini:

    “E’ pertanto del tutto inconciliabile con l’intenzione di Cristo uno slogan di moda alcuni anni fa: Gesù sì, Chiesa no! (applausi) Questo Gesù scelto in modo individualistico è un Gesù di fantasia. Non possiamo avere Gesù senza la realtà che ha creato e nella quale si comunica. E questa sua presenza nella comunità nella quale Egli stesso si dà sempre a noi, è motivo della nostra gioia. Sì, Cristo è con noi. Il Regno di Dio viene”. (15 marzo 2006)

    Nel 2007, dopo aver parlato degli apostoli e dei primi testimoni della fede, inizia un ciclo di catechesi sui Padri dei primi secoli cristiani di Occidente e Oriente. Con San Clemente Romano, Papa, mostra come già nei primi secoli i cristiani chiariscano il rapporto tra Stato e Chiesa, tra Cesare e Dio. Occorre rispettare le legittime autorità ma …

    “Cesare non è tutto. Emerge un’altra sovranità, la cui origine ed essenza non sono di questo mondo, ma «di lassù»: è quella della Verità, che vanta anche nei confronti dello Stato il diritto di essere ascoltata”. (7 marzo 2007)

    Parlando di Sant’Agostino, uno dei Padri della Chiesa da lui più amati, ricorda che fede e ragione vanno insieme:

    “Credi per comprendere: il credere apre la strada per entrare nelle porte della verità (…) ma anche, inseparabilmente, comprendi, vedi la verità per poter trovare Dio e credere”. (30 gennaio 2008)

    Nel 2008 inizia le sue 20 intense catechesi su San Paolo, in occasione dell’Anno Paolino. Densa in particolare quella che richiama il Concilio di Gerusalemme e il confronto tra Pietro e Paolo ad Antiochia sulla fine dell’obbligo della circoncisione per i credenti. Un confronto dai toni forti, ma guidato sempre dallo Spirito di libertà e carità. “Una lezione – afferma Benedetto XVI - che dobbiamo imparare anche noi”:

    “Con i carismi diversi affidati a Pietro e a Paolo, lasciamoci tutti guidare dallo Spirito, cercando di vivere nella libertà che trova il suo orientamento nella fede in Cristo e si concretizza nel servizio ai fratelli. Essenziale è essere sempre più conformi a Cristo. E’ così che si diventa realmente liberi, così si esprime in noi il nucleo più profondo della Legge: l’amore per Dio e per il prossimo”. (1 ottobre 2008)

    Nel 2009, dopo alcuni interventi sull’Anno sacerdotale, c’è la stupenda catechesi sulle grandi cattedrali romaniche e gotiche del Medioevo. L’arte, la via della bellezza, ci porta al Mistero di Dio:

    “Cari fratelli e sorelle, ci aiuti il Signore a riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente ed affascinante, per giungere ad incontrare ed amare Dio”. (18 novembre 2009)

    Nel 2010, svolge una bellissima catechesi su San Francesco che rinnova la Chiesa non “contro il Papa” ma insieme a lui:

    “Il Poverello di Assisi aveva compreso che ogni carisma donato dallo Spirito Santo va posto a servizio del Corpo Mistico, che è la Chiesa; pertanto agì sempre in piena comunione con l’autorità ecclesiastica. Nella vita dei Santi non c’è contrasto tra carisma profetico e carisma di governo e, se qualche tensione viene a crearsi, essi sanno attendere con pazienza i tempi dello Spirito Santo”. (27 gennaio 2010)

    Sempre nel 2010 inizia un ciclo di catechesi sulle donne cristiane, sottolineando il contributo fondamentale del genio femminile alla storia della Chiesa. Nel 2011 parla della preghiera che ci richiama al primato di Dio. Pregare – afferma – non è un optional, è essenziale per vivere. Ma è Dio stesso che misteriosamente ci attrae:

    “L’uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto; l’uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l’uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare”. (11 maggio 2011)

    Nel 2012 inizia l’ultimo ciclo delle sue catechesi, dedicato all’Anno della fede, auspicando che aiuti a rinnovare l’entusiasmo di credere in Gesù:

    “Si tratta dell’incontro non con un’idea o con un progetto di vita, ma con una Persona viva che trasforma in profondità noi stessi, rivelandoci la nostra vera identità di figli di Dio. L’incontro con Cristo rinnova i nostri rapporti umani, orientandoli, di giorno in giorno, a maggiore solidarietà e fraternità, nella logica dell’amore (...) è un cambiamento che coinvolge la vita, tutto noi stessi: sentimento, cuore, intelligenza, volontà, corporeità, emozioni, relazioni umane”. (17 ottobre 2012)

    Il 27 febbraio scorso, l’ultima udienza generale del pontificato. Queste le sue ultime parole:

    “Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!” (27 febbraio 2013)

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    Don Carron (Cl): Benedetto XVI ci ha mostrato la bellezza della fede in Cristo

    ◊   Una testimonianza della pienezza che solo la fede in Gesù Cristo può dare alla vita di ogni uomo: ad esprimersi così, in riferimento a Benedetto XVI, è don Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (Cl), il quale - nell’intervista di Adriana Masotti - mette in luce uno degli aspetti a suo parere più significativo della persona e del Pontificato di Benedetto XVI:

    R. - Io lo riassumerei in un’immagine che tutti abbiamo in mente: la faccia lieta, solare, radiosa con cui il Papa ci ha salutato prima che il portone di Castel Gandolfo venisse chiuso, perché questa letizia che abbiamo visto nel suo volto dice tutto su cos’è per lui Cristo. Solo la presenza reale di Cristo può riempire la vita di un uomo, fino a farla traboccare di questa pienezza che abbiamo visto. Questo è quello che esprime un’immagine, un’esperienza umana che abbiamo visto davanti a noi: qual è la natura del cristianesimo a cui il Papa ha cercato costantemente di introdurci e di testimoniare in ogni modo, cioè come solo Cristo possa rispondere a questa sete di vita che ciascun uomo ha, e la faccia lieta vuol dire che questa risposta c’è. È questa la chiave per capire il suo magistero e tutto quanto quello che lui ci ha comunicato.

    D. – Che cosa ha rappresentato Benedetto XVI in particolare per Comunione e Liberazione?

    R. – Per noi, è stato un testimone di Cristo che ha avuto l’audacia e la grandezza di mostrarci la pertinenza della fede alle esigenze della vita. Per questo l’abbiamo guardato, seguito e letto i suoi discorsi e omelie quasi quotidianamente.

    D. – Lungo gli otto anni di Pontificato di Benedetto XVI c’è stato un momento di particolare vicinanza a Cl che lei desidera ricordare?

    R. – Rimarrà sempre nei nostri ricordi, prima che diventasse Papa, il funerale di don Giussani: il fatto che lui abbia voluto presiederlo e che abbia detto quello che ha detto su don Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, e poi l’udienza che ha concesso a tutto il movimento in Piazza San Pietro e più di recente l’udienza che ha dato ai nostri amici della Fraternità di San Carlo Borromeo – fraternità sacerdotale – dove ha ribadito la sua amicizia con don Giussani. Sarebbe però riduttivo fermarsi soltanto a questi gesti, perché per noi Benedetto XVI è stato una compagnia costante, una luce che ci ha aiutato a vivere la fede oggi, che ce l’ha resa interessante, che ci ha fatto capire qual è il valore della ragione nel rapporto con la fede. Non possiamo non entrare in dialogo con le domande degli uomini, non possiamo mai dimenticare che l’iniziativa è sempre di Dio e che il cristianesimo è un avvenimento che accade nella vita e che la risveglia e che non può ridurre la vita della Chiesa a una organizzazione. Tutto questo è quello che è stato per noi: qualcosa di prezioso per la nostra storia.

    D. – Gli aderenti di Comunione e Liberazione come vivono questi giorni di attesa per la nomina del nuovo Pontefice?

    R. – Noi, sulla scia di quanto ci ha suggerito lo stesso Papa Benedetto XVI prima di lasciarci, attendiamo nella preghiera. Preghiamo perché il Signore ci dia il Pastore di cui la Chiesa oggi ha bisogno, chiediamo che il Signore e lo Spirito illuminino i cardinali affinché possano identificare - secondo il disegno di Dio - la persona che il Signore ha scelto per guidare il suo popolo. Siamo in attesa, come tutta la Chiesa, trepidanti, ma allo stesso tempo con la pace che il gesto di rinuncia di Benedetto XVI ci ha trasmesso. La certezza della presenza di Cristo nella Chiesa è quello che ha reso possibile il gesto di Papa Benedetto. Per questo siamo totalmente fiduciosi, perché la presenza di Cristo adesso è più palese che mai.

    D. – Don Carron ci affidiamo allo Spirito, ma se lei dovesse fare un auspicio, come si augura sarà il nuovo Papa?

    R. – Un uomo di fede, appassionato di Cristo, che risvegli sempre di più la nostra fede perché possiamo riscoprire qual è la sua bellezza, qual è la sua capacità di rispondere a tutte le sfide della vita e avere uno a cui guardare per imparare a diventare cristiani in questi tempi in cui siamo chiamati a vivere la fede.

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    Primo tweet della Segreteria di Stato: "In preghiera per il futuro Pontefice"

    ◊   La Segreteria di Stato della Santa Sede ha lanciato oggi il suo primo tweet sul suo account Twitter @TerzaLoggia: “In questo momento di particolare importanza – si legge - la Segreteria di Stato si unisce a tutta la Chiesa in preghiera per il futuro Pontefice”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Lavori in corso per il conclave mentre proseguono le congregazioni generali dei cardinali.

    Fede forte ed umile: voci e commenti di cardinali sulla scelta di Benedetto XVI e un articolo del cardinale Giovanni Coppa del titolo “Una sintesi della missione del Papa”.

    A chi interessa davvero ciò che la Chiesa pensa? In cultura, l’introduzione del direttore al libro da lui curato “Il filo interrotto. Le difficili relazioni tra il Vaticano e la stampa internazionale”. Il volume raccoglie gli interventi della giornata di studio che “L’Osservatore Romano” ha organizzato, il 10 novembre 2011, in occasione del 150° anniversario di fondazione.

    Enzo Appella su ambizione umana e significato dell’autorità.

    Il diavolo, probabilmente: Tullio Gregory sui mille travestimenti del male.

    Sulla stretta relazione tra musica e teologia un articolo di Vincenzo De Gregorio dal titolo “L’inquietante potere del suono”.

    Uniti nel Battesimo: Riccardo Burigana sul convegno ecumenico – dal 7 al 10 marzo in Svizzera – promosso dalla Chemin Neuf Community.

    Nell’informazione internazionale, la morte del presidente venezuelano Hugo Chávez.

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    Oggi in Primo Piano



    Venezuela in lutto per la morte di Hugo Chávez. Il cordoglio dei vescovi del Paese

    ◊   Il Venezuela in lutto per la morte, ieri, del presidente Hugo Chávez dopo una lunga malattia. Venerdì i funerali a Caracas, mentre da tutto il mondo stanno giungendo messaggi di cordoglio e solidarietà al popolo venezuelano. Il servizio di Benedetta Capelli:

    E’ in diretta tv che il vicepresidente Maduro annuncia, commovendosi, la morte per cancro di Hugo Chávez, 58 anni. Un annuncio che immediatamente fa il giro del mondo e che getta nello sconforto gran parte del popolo venezuelano. Sette giorni di lutto nazionale e tra un mese nuove elezioni per scegliere il successore del presidente che ha tenuto in mano il Paese per quasi 13 anni. Intanto, le Forze armate sono state dispiegate per garantire l’ordine visto il verificarsi di alcuni atti di contestazione. Dall’opposizione è però giunto un appello all’unità nazionale in “questo momento difficile nel quale – ha detto il leader Henrique Capriles – bisogna dimostrare amore e rispetto per il Venezuela”. Sarà venerdì il giorno dell’addio a Chávez, la cui salma con un lungo corteo sarà trasportata nelle prossime ore nella sede dell'Accademia militare di Caracas. Intanto da tutto il mondo stanno giungendo messaggi di cordoglio. Tra i primi il presidente americano Obama che ha espresso vicinanza al popolo venezuelano auspicando un nuovo capitolo per il Paese. Parole che giungono dopo le velate accuse a Washington, colpevole – secondo Maduro - di aver provocato la malattia del presidente e dopo l’espulsione di due funzionari americani accusati di voler destabilizzare il Venezuela. Accuse respinte con forza dagli Usa. “Un uomo forte e fuori da comune”: l’ha definito il presidente russo Putin; “buon amico dei cinesi”: ha riferito in una nota il governo di Pechino. L’Iran ha decretato un giorno di lutto, tre ne sono previsti a Cuba dove Chávez più volte si era recato per curarsi. Fonti dell’Unione Europea lo ricordano per “il suo contributo all'integrazione regionale del Sud America” mentre il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha elogiato la sua lotta “per le aspirazioni dei più vulnerabili”.

    Sono dunque molti i messaggi di vicinanza giunti al popolo venezuelano. Quale è stata la reazione della Chiesa? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:

    R. - C’è stata una reazione immediata ed è stata una reazione di dolore, naturalmente. Di questo dolore e del cordoglio si sono fatti carico i vescovi, una buona parte dei vescovi, e in particolare il segretario della Conferenza episcopale, l’arcivescovo Jorge Urosa, che si trova qui a Roma, essendo un cardinale elettore. Mons. González de Zárate Salas, che è il segretario dell’Episcopato, parlando a nome di tutti i vescovi, ha detto: “In un’ora come questa occorre far parlare i sentimenti più alti”, chiedendo - al tempo stesso - ai venezuelani unità e calma. Simili concetti aveva espresso, durante la notte da Roma, anche il cardinale Jorge Urosa, che presiede oggi una Messa in suffragio di Chávez. Da sottolineare, infine, che in Venezuela molti vescovi hanno anche ricordato che la morte non è la fine della nostra vita, ma - come ha detto uno di loro - la morte lascia piuttosto il posto a una vita piena, di felicità, accanto a Dio, Padre Nostro. Con queste parole la Chiesa ha ricordato Chávez, richiamando i venezuelani all’unità e alla calma.

    D. - Qual è stata l’impronta che ha lasciato Hugo Chávez nella storia del Venezuela e, soprattutto, che fase si apre adesso?

    R. - Tutti sappiamo che il presidente Chávez era una figura politica e un leader molto discusso, ma - al tempo stesso - anche molto amato e rispettato. Nei suoi confronti, sia all’interno del Paese che fuori dal Paese, c’era una forte opposizione: è chiaro, però, che Chávez lascia una forte impronta sia in Venezuela che nel resto dell’America Latina. Tutto dipenderà ora da quello che potrà succedere nel futuro prossimo. Dobbiamo ricordare, infatti, che fra 30 giorni - secondo la Carta Costituzionale - si devono realizzare le elezioni presidenziali. Si dovrà vedere allora cosa succederà: se al governo del Paese rimarrà il delfino del presidente, l’attuale vicepresidente Maduro, o se il Paese preferirà un’altra strada. La domanda avrà una risposta definitiva soltanto nei prossimi mesi, forse anche fra un paio di anni.

    D. - Chávez ha ottenuto quattro mandati presidenziali consecutivi, quindi un lasso di tempo molto lungo: la popolazione, in questo periodo, ha visto le proprie condizioni cambiare?

    R. - Per una parte importante della popolazione venezuelana molte cose sono cambiate in positivo, ma per un’altra parte della popolazione - e non certo piccola - le cose sono cambiate in senso negativo. Di fatto il Paese, in questo momento, oltre alla crisi politica e istituzionale che si trova ad affrontare dopo la morte del presidente, dovrà affrontare una gravissima crisi sociale ed economica che vede larghi strati sociali vivere in povertà; una violenza accresciuta negli ultimi anni, in modo spaventoso e preoccupante; problemi per l’esportazione del petrolio, che è la sua risorsa fondamentale, per via della crisi internazionale; nonché problemi anche nei rapporti diplomatici e politici con i Paesi vicini.

    D. - Proprio riguardo ai rapporti con i Paesi vicini, il presidente Obama ha espresso vicinanza alla popolazione venezuelana e ha detto che spera si apra una nuova fase: i rapporti con Washington sono sempre stati tesi e questa situazione è stata anche un po’ il cavallo di battaglia di Hugo Chávez. Ora potrà cambiare qualcosa?

    R. - Mi sembra che nell’immediatezza non cambierà un granché, anche perché - purtroppo - in queste ore si sono addensate nuove nuvole in questi rapporti, già molto difficili, per il fatto che il governo del Venezuela, ora guidato dal vicepresidente Maduro, ha espulso due diplomatici, accusandoli di ingerenza negli affari interni del Venezuela, ma anche per l’affermazione - che non trova al momento alcun tipo di riscontro - in base alla quale il presidente Chávez sarebbe stato avvelenato, così come dicono sia successo in passato con il presidente Arafat. Io credo che questi due fatti, verificatisi nelle ultime 48 ore, non consentano nell’immediatezza di pensare a un cambiamento drastico, nel senso di un miglioramento dei rapporti tra Caracas e Washington. Dobbiamo aspettare, anche qui, il tempo e lo sviluppo degli avvenimenti più duri.

    Per una biografia del presidente venezuelano Hugo Chávez, ascoltiamo il servizio di Alina Tufani:

    Sesto figlio di due maestri elementari, Hugo Rafael Chávez si arruola a 17 anni nell'Accademia di Arti Militari Venezuelana dove sviluppa una dottrina nazionalista di sinistra che, nel 1982, diventa il Movimento Bolivariano Revoluzionario 200. Responsabile di un fallito golpe militare nel 1992 finisce agli arresti fino al 1994, quando esce grazie all’indulto del presidente Caldera. In prigionia, Chávez continua a sviluppare le proprie idee politiche conquistando un vastissimo consenso presso le fasce popolari e la classe media colpita da un neoliberalismo selvaggio fatto di privatizzazioni dei servizi di base e da una politica monetarista inflazionistica dovuta alla caduta dei prezzi del petrolio. Si presenta candidato alle elezioni presidenziali del 6 dicembre 1998. Vince grazie alle sue promesse di aiuto per la maggioranza povera della popolazione. Novità contenute nella nuova Carta Magna: il passaggio della struttura dello Stato da democrazia rappresentativa alla cosiddetta "Democrazia Partecipativa y Protagonica" con l’obiettivo di rendere i cittadini protagonisti della vita politica; l'avvio del "referendum revocatorio" per tutte le cariche elettive, presidente compreso; la modifica del nome dello Stato del Venezuela in "Repubblica Bolivariana del Venezuela" e la variazione della durata del mandato presidenziale da cinque a sei anni, con possibilità di una sola rielezione, sono elementi che hanno trovato forti resistenze in ampi settori dell’opposizione. Nonostante un colpo di Stato che nel 2002 lo allontana dal potere per sole 48 ore, Chávez riesce a consolidare la sua popolarità e raccoglie un ampio consenso per avviare la cosiddetta “rivoluzione chavista” in chiave strettamente socialista. In pochi anni soffoca ogni capacità dei partiti di opposizione e nel 2006 stravince alle elezioni presidenziali disertate dai partiti dissidenti. Con le cosiddette Missioni Bolivariane, Chávez avvia una serie di riforme orientate alla lotta contro l'analfabetismo e la povertà. Come alleati, il “comandante” sceglie le Forze armate. Anche i mezzi di comunicazione sono costretti a partecipare alla costruzione del Venezuela “rivoluzionario”. Nel 2004, con una nuova legge per le telecomunicazioni, inizia un’operazione di controllo delle emittenti radio-televisive. E’ in questo periodo che si apre una grave frattura con la Chiesa venezuelana che critica il totalitarismo dissimulato del regime chavista. Nonostante gli ingenti introiti petroliferi – che hanno fruttato al governo Chávez oltre 400 miliardi di dollari - le misure adottate dal presidente per fronteggiare il disagio sociale non sono state capillari e continue. Durante la campagna elettorale del 2012, è già con l’assillante minaccia della malattia che lo ha colpito, Chávez promette di rimediare alle mancanze del suo governo. Nonostante i problemi socio-economici del Paese, alle elezioni dello scorso 7 ottobre risultano nuovamente sconfitti i partiti di opposizione. Un nuovo trionfo di Chávez oscurato dalla malattia che lo porterà alla morte.

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    Siria: un milione di profughi, metà sono bambini. Sabra, le minoranze vivranno in pace

    ◊   Siria. Per il quarto giorno consecutivo caccia ed elicotteri da combattimento lealisti hanno bombardato a tappeto l’area di Homs, in mano ai ribelli. Centinaia di civili sono rimasti intrappolati nei combattimenti e si rischia l’ennesima strage. Sono sempre di più i rifugiati che fuggono dalle violenze; secondo l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati si tratta di "un disastro su larga scala“, con un milione di siriani che hanno lasciato il Paese, la metà dei quali sono bambini. Su questa situazione drammatica, Salvatore Sabatino ha intervistato George Sabra, presidente del Consiglio Nazionale Siriano:

    R. – The situation is really very bad …
    La situazione è veramente molto grave: ogni giorno partono missili scud da una distanza di oltre 400 km con l’intento di distruggere le città, in particolare Aleppo e le città nei suoi dintorni, senza alcun altro scopo che quello di distruggere.

    D. – Abbiamo visto immagini terribili di civili e bambini uccisi in questa guerra …

    R. – Yes: this is the situation. You know, we have now more than 6.000 women and …
    Sì, la situazione è questa. In due anni sono stati uccisi più di 6 mila donne e 5 mila bambini, perché i bombardamenti colpiscono ovunque, con una violenza cieca. Questo è quello che sta succedendo in Siria. La maggior parte delle vittime sono civili innocenti.

    D. – Come immagina il futuro in Siria?

    R. – No doubt for me: future in Syria is for freedom and dignity.
    Per me non ci sono dubbi: il futuro in Siria è libertà e dignità.

    D. – E la libertà sarà garantita anche alle minoranze?

    R. – All the people: please, I know what newspapers and media in West talk …
    Per tutti: io so bene quello che la stampa e i media in genere in Occidente dicono a proposito dei cristiani, dei diritti delle minoranze, le carenze di cui soffrono le minoranze … Ma bisogna parlare anche della maggioranza. Io sono cristiano e voglio vedere il nostro Paese, tutte le genti del nostro Paese – cristiani, musulmani, drusi, alawiti, curdi, turchi, siriani, tutti i siriani - vivere in pace e in dignità. E il compito della rivoluzione siriana è raggiungere direttamente questo scopo.

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    Il 2012 anno nero per il Pil europeo

    ◊   Il Pil dell'Eurozona è sceso dello 0,6% nel 2012, mentre quello dell'Ue 27 è diminuito l'anno scorso dello 0,3%: è quanto risulta dalla seconda stima di Eurostat sul Pil in Europa. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Tutta Europa ha viaggiato letteralmente col freno tirato nel 2012. Il Pil dell’Eurozona è sceso dello 0,6% negli ultimi tre mesi dell’anno e anche la Germania, locomotiva del Vecchio Continente, è arretrata dello 0,6%. Male, molto male, per l’Italia che ha avuto un calo dello 0,9% nel quarto trimestre ma il dato annuale è stato catastrofico, con -2,7%. Eurostat ricorda che nello stesso periodo il pil degli Stati Uniti è rimasto stabile rispetto al terzo trimestre. A far scendere il dato sono stati soprattutto la flessione delle spese di consumo delle famiglie e il calo di importazioni ed esportazioni. Ma c'è dell'altro secondo l’economista Alberto Quadrio Curzio:

    R. - Sono calati molto anche gli investimenti e quindi tutta la domanda aggregata e di conseguenza la stessa ha trascinato il pil verso il basso. Io ritengo che se l'Europa non cambia politica e non rilancia la crescita, ci metteremo parecchi anni a uscire da questa crisi.

    D. - Un problema di rilancio della crescita che riguarda tutti, meno che la Germania che continua a creare posti di lavoro ...

    R. - Sì, la Germania si sta finanziando a tassi di interesse zero, a causa della crisi e questo le da un vantaggio competitivo enorme. Vantaggio competitivo che l'Europa non considera nei suoi parametri di asimmetrie tra i vari Paesi, ma che di fatto esiste. Ma non durerà a lungo per la Germania, perché il crollo della domanda interna degli altri Paesi rallenta di molto le sue esportazioni.

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    Rapporto Caritas: crescono i nuovi poveri a Torino

    ◊   A Torino presentati, stamani, i risultati di un’indagine qualitativa e quantitativa sull’andamento della povertà relativa e della vulnerabilità sociale nel territorio dell'arcidiocesi piemontese. Si tratta di dati che riflettono anche la realtà della povertà in Italia, segnata da nuove e repentine forme di indigenza seguite, spesso, alla perdita del lavoro. Su questa indagine, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore dell'ufficio diocesano della Caritas di Torino, Pierluigi Dovis:

    R. - Nel territorio diocesano di Torino, soprattutto della città di Torino, nell’ultimo anno, cioè nel 2012, abbiamo visto un incremento quantitativo di richieste al solo centro di ascolto diocesano, che si chiama “Le due tuniche”, del 45 per cento in più rispetto all’anno precedente. Questo è un andamento che su tutta l’arcidiocesi di Torino possiamo attestare tranquillamente intorno al 30 per cento in più rispetto all’anno scorso o rispetto a due anni fa. Ma quello che ci preoccupa, non sono tanto i numeri in più, quanto la qualità delle persone o la qualità negativa della povertà che le persone ci presentano venendo a trovarci.

    D. - Una povertà materiale cui si aggiungono forme di povertà ben più profonde e ben più preoccupanti…

    R. - Certamente, perché molte di queste persone, che noi incontriamo, sono i cosiddetti “nuovi poveri”: coloro che, pur avendo avuto un lavoro anche per diversi anni e anche una buona posizione sociale, repentinamente si sono trovati - quasi sempre a causa della perdita del lavoro - in una situazione che, prima che dal punto di vista economico, rende loro difficile interiormente avere quella serenità d’animo che permetta, ad esempio, di rimboccarsi le maniche e poter passare alla ricerca o all’invenzione di qualche altro tipo di lavoro. Molti di loro sono caduti in depressione, soprattutto se sono uomini e se sono nella fascia di età tra i 45 e i 55 anni. Molte volte si è prodotta la rottura dei rapporti interni alla famiglia. Molte di queste persone si vergognano terribilmente della situazione nella quale è finita e quindi non chiedono aiuto fino all’ultimo momento, quando ormai sono già in una situazione di quasi miseria.

    D. - A questa richiesta di aiuto non sempre poi corrisponde una risposta adeguata da parte della società…

    R. - Quasi mai da parte delle istituzioni, perché non abbiamo ancora le categorie per intercettare, capire, aiutare e seguire questa categoria di persone; da parte della società civile, vedo - almeno nel mio contesto territoriale - una certa chiusura rispetto alle persone che vivono questa forma di povertà, tant’è che si sta definendo una sorta di forbice, che si sta aprendo all’interno della società torinese: una parte - che è ancora preponderante a livello di numeri - se la cava, ma creando spesso e volentieri delle barriere invisibili nei confronti dell’altra parte di popolazione - minoritaria, dal punto di vista dei numeri - che invece incontra tutto questo tipo di difficoltà. Questa cosa ci preoccupa anzitutto come persone e ci preoccupa come cristiani, perché dal punto di vista proprio della relazione vediamo che stanno nascendo delle idee che non aiutano la coesione, non aiutano la solidarietà e non aiutano l’alleanza. E’ per questo che, insieme al nostro arcivescovo, stiamo lavorando in questi mesi per aiutare le persone e la società a riflettere sul valore dell’alleanza: alleanza tra di noi, alleanza tra la Chiesa e le istituzioni, alleanza anche con le persone più povere, perché solo attraverso questa responsabilità condivisa, messa in gioco in modo diverso in un momento di crisi e di difficoltà, noi pensiamo si possa affrontare - e magari superare - il momento di particolare difficoltà che il nostro territorio sta vivendo.

    D. - Quindi occorre un’alleanza proprio per il territorio di Torino, anche se questa non è una realtà atipica. Quella di Torino è un po’ una situazione che riflette l’andamento del Paese…

    R. - Direi di sì. Torino è sempre stata una città che ha anticipato i fenomeni dal punto di vista di tutta la nazione italiana. Per cui ritengo che potrebbe ancora essere il laboratorio per una rielaborazione del welfare locale, che vada nell’ottica proprio della fraternità, di quella fraternità che la ‘Caritas in veritate’ ci ha aiutato a riscoprire non solo come tensione etica, ma anche come legge che può regolare non solo l’economia, ma anche il vivere civile.

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    Usa: il caso della neonata affetta da Hiv, forse nuove speranze per cure infantili

    ◊   Presentato ad Atalanta, in occasione della conferenza “Retroviruses and Opportunistic Infection (Croi)”, il caso di una bambina, nata sieropositiva, che sembrerebbe essere guarita dall’Hiv. Un evento che apre prospettive positive anche se gli esperti invitano alla prudenza. Il servizio di Valeria Cipollone:

    Dopo Timothy Brown, noto come il “paziente di Berlino”, questo potrebbe essere il secondo caso al mondo di guarigione dall’Hiv. Nel Mississippi, una neonata sieropositiva ha ricevuto cure intensive con farmaci antiretrovirali già a 30 ore dalla nascita. I livelli del virus si sono gradualmente abbassati fino a scomparire 29 giorni dopo l’inizio dei trattamenti. Oggi, la bambina ha due anni e mezzo e sembrerebbe essere guarita. Per il prof. Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto superiore di Sanità, meglio non trarre delle conclusioni affrettate:

    "Una rondine non fa primavera, quindi un caso non ci può dare un messaggio troppo generalizzabile. Servono più studi, più osservazioni per trarre delle conclusioni definitive".

    Questo caso potrebbe comunque rappresentare un passo in avanti per la cura dei bambini, secondo mons. Robert Vitillo, consigliere speciale sull’Aids per Caritas Internationalis:

    "Ci sono poche formulazioni date per uso pediatrico, per esempio Caritas Internationalis è impegnata in una campagna per incoraggiare le case farmaceutiche e anche i governi a fare più ricerche sulle formulazioni adatte ai bambini".

    Un metodo di questo genere sembra però essere difficilmente implementabile nei Paesi più colpiti dall’Hiv come l’Africa, dove non è semplice accedere alle cure:

    "L’Organizzazione mondiale della sanità stima che nei Paesi in via di sviluppo solo il 30% dei bambini bisognosi di trattamento abbiano accesso a questi medicamenti. Per questo motivo, dobbiamo continuare a promuovere una diagnostica e trattamenti precoci per questi bambini. Abbiamo fatto molti progressi in questo senso, ma rimane comunque tanto da fare".

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Venezuela: il card. Urosa Savino celebrerà a Roma Messa di suffragio per Chavez

    ◊   Il card. Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, celebrerà una "Messa solenne" in onore del defunto presidente del Venezuela Hugo Rafael Chavez Frias a Roma, dove si trova per partecipare al Conclave che dovrà eleggere un nuovo Papa. In un comunicato pervenuto a Fides, "Il card. Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, celebrerà una messa solenne per i funerali a Roma, in luogo e data da definire, ed invita tutti i venezuelani che vogliono partecipare alla cerimonia religiosa per pregare per l'eterno riposo del presidente Chavez", morto ieri presso l'ospedale militare di Caracas. L'arcivescovo ha espresso "cordoglio" alla famiglia del defunto presidente, e ha chiesto alle autorità, "d'applicare i meccanismi previsti dalla Costituzione" e a tutti i settori della società di promuovere "la calma e l'armonia del popolo. In particolare, è necessario escludere ogni tipo di violenza", ha aggiunto. Dal canto suo mons. Gerard Cadieres, ufficiale della Congregazione per la Dottrina della fede e assistente spirituale dell’ambasciata del Venezuela presso la Santa Sede, in un'intervista all'agenzia Sir afferma che “Chávez lascerà sicuramente un segno nella storia del Venezuela e di tutta l’America Latina. Cercando di essere il più possibile obiettivo e positivo - afferma -, credo sarà ricordato per aver avvicinato la grande ricchezza di questo Paese alle persone più povere. Poi se sia stato fatto nella maniera giusta o sbagliata, è un altro discorso. Di fatto le persone hanno avuto più accesso alla salute, all’educazione, al servizio di assistenza, soprattutto i più poveri”. Forse, precisa, “nel tentativo di aiutare le persone più povere, ha creato una sorta di assistenzialismo, che alle volte potrebbe non essere educativo”. (R.P.)

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    Il Patriarca Rai: presto summit tra i Patriarchi ortodossi e cattolici del Medio Oriente

    ◊   “Stiamo preparando un incontro di tutti i Patriarchi ortodossi e cattolici del Medio Oriente, per promuovere l'unità tra i cristiani e affrontare insieme i problemi e le sofferenze che ci troviamo a condividere in questo difficile momento storico”. Lo annuncia all'agenzia Fides il card. Bechara Boutros Rai, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, in questi giorni a Roma per partecipare al Conclave. Il summit con i Patriarchi mediorientali sarà un momento importante nella fitta rete di contatti ecumenici che hanno coinvolto negli ultimi mesi il Capo della Chiesa maronita, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo Concistoro del 24 novembre 2012. All'inizio di quello stesso mese, il card. Rai aveva presenziato all'intronizzazione del nuovo Papa copto ortodosso Tawadros II. Il 10 febbraio scorso è stato lui l'unico Patriarca presente all'intronizzazione del nuovo Patriarca greco-ortodosso di Antiochia Yohanna X Yazigi, avvenuta a Damasco. Nei prossimi giorni avrebbe dovuto prender parte all'inizio del ministero del nuovo arcivescovo di Canterbury Justin Welby (impegno cancellato a causa del Conclave). E conta di onorare presto l'invito ricevuto a visitare il Monte Athos. “Le possibilità di ritornare a una completa unità” spiega a Fides il Patriarca Rai “viene studiata ad alti livelli. Intanto, noi possiamo vivere la comunione sul piano concreto dell'annuncio evangelico e della condivisione delle iniziative sociali, caritative e culturali. Si tratta di un ecumenismo concreto, senza troppi discorsi. E' l'ecumenismo che tanti battezzati già vivono nella loro quotidianità”. Il card. Rai ha avuto incontri recenti anche con il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e con l'arcivescovo ortodosso di Atene Hieronymos. Dal 26 febbraio al 1° marzo, prima di venire a Roma per il Conclave, il Patriarca Rai ha visitato la capitale russa su invito del Patriarca di Mosca Kirill. Durante la trasferta moscovita, Il capo della Chiesa maronita ha avuto lunghi colloqui con lo stesso Kirill e con il Metropolita Hilarion (responsabile del dipartimento del Patriarcato di Mosca per le relazioni esterne) intorno all'attuale condizione dei cristiani in Medio Oriente. Il card. Rai a Mosca ha incontrato anche il Presidente della Duma Sergej Naryshkin con alcuni suoi collaboratori, manifestando apprezzamento per la linea a favore di un negoziato tra regime e opposizione assunta dalla Russia in merito al conflitto siriano. (R.P.)

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    Giornata europea dei Giusti: oggi celebrazioni in tutta Europa

    ◊   Si celebra oggi in tutta Europa la prima Giornata europea dei Giusti, istituita dal Parlamento di Bruxelles su proposta di Gariwo, la foresta dei Giusti, onlus che dal 2001 lavora per approfondire la conoscenza e l‘interesse verso le figure e le storie dei Giusti. Capofila delle celebrazioni è Milano che ispira con Gariwo le iniziative in contemporanea in tutta Europa. Nel “Giardino dei Giusti di tutto il mondo”, situato a piazza Santa Maria Nascente, nel capoluogo lombardo, oggi verranno dedicati dei nuovi alberi a quattro grandi figure che hanno difeso la dignità umana: Fridtjof Nansen, Dimitar Peshev, Vaclav Havel e Samir Kassir. Analoghe cerimonie si svolgeranno in molti comuni italiani ed europei. Al Parlamento di Bruxelles, Rosen Plevneliev, presidente della Bulgaria, Simon Peres, presidente d’Israele, e Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, ricordano il 70° anniversario del salvataggio degli ebrei bulgari durante la seconda Guerra mondiale. A Varsavia, Tadeusz Mazowiecki, protagonista di Solidarnosc, annuncia la costituzione del Comitato Onorario per la creazione del Giardino dei Giusti nella capitale polacca. A Praga, la Camera dei Deputati promuove una conferenza sull’eredità morale di Vaclav Havel e sui giusti della Shoah censurati dal regime comunista. A Sarajevo, Svetlana Broz, presidente della sezione bosniaca di Gariwo, organizza un incontro con migliaia di giovani per celebrare i Giusti dell’ex Jugoslavia. A San Pietroburgo, Anatolij Razumov, direttore del Centro Nomi Restituiti, ente che documenta le vittime del comunismo, tiene una conferenza sulla memoria dei Giusti in Russia. Con la dichiarazione approvata il 10 maggio del 2012, l’Europa ha fissato la giornata del 6 marzo - in onore di Moshe Bejski, artefice a Gerusalemme della Commissione dei Giusti per la Shoah di Yad Vashem - come ricorrenza annuale per ricordare quanti si sono impegnati a soccorrere i perseguitati durante i genocidi, a difendere la dignità umana calpestata nei sistemi totalitari, a testimoniare la verità per non dimenticare. “È molto importante che ogni Paese europeo ricordi i Giusti di tutti i genocidi - spiega Gabriele Nissim, presidente di Gariwo. Il Giusto non ha una sola patria, ma è cittadino del mondo. Sarebbe bello che ovunque sorgessero luoghi per ricordare gli esempi morali di chi ha salvato gli ebrei, di chi ha soccorso gli armeni, di chi ha aiutato i Tutsi in Rwanda o ha difeso la dignità umana nel totalitarismo comunista. I Giusti uniscono l’umanità e ci insegnano la responsabilità nel tempo presente, ecco il senso di questa Giornata”. (R.P.)

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    Sud Corea: l'arcivescovo di Seul chiede di denuclearizzare la penisola coreana

    ◊   Nello stallo e nelle tensioni che si registrano fra Nord e Sud Corea, “urge promuovere un sforzo di dialogo”. Partendo da un assunto: “La Chiesa propone di denuclearizzare la penisola coreana, ed è necessario un modo pacifico per raggiungere questo obiettivo”. E’ l’appello lanciato, tramite l’agenzia Fides, da mons. Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, che interviene pochi giorni dopo l’insediamento della nuova Presidente del Paese, Park Geun-hye. Uno dei dossier più scottanti presenti sul tavolo della nuova Presidente è quello dei rapporti con la Nord Corea, che negli ultimi tempi ha proseguito i passi del suo programma nucleare. Mons. Yeom Soo-jung nota a Fides: “Come arcivescovo di Seoul sono anche amministratore apostolico di Pyongyang. Pertanto, la nostra Chiesa deve prendere in considerazione i problemi della Chiesa in Corea del Nord. Credo l’aspetto più importante nelle relazioni fra Nord e Sud Corea sia costruire la fiducia reciproca per prevenire ulteriori conflitti. La Chiesa si impegnerà nella preghiera e nel cercare di compiere gesti di solidarietà. La soluzione del conflitto intercoreano è quella del dialogo. Intanto la nostra diocesi aiuta la Corea del Nord, fornendo assistenza umanitaria attraverso la Caritas. Alla Chiesa coreana sta a cuore il popolo della Corea del Nord e l'evangelizzazione del Paese. Per questo confidiamo nel Signore”. Guardando la situazione politica e sociale della Sud Corea, l’arcivescovo rimarca a Fides: “La situazione politica della Corea del Sud è stata un po’ difficile. Dopo un periodo di contrapposizioni fra i partiti, credo che le controversie saranno ben risolte. Il nostro popolo è diligente, serio e ottimista: non perdiamo la speranza in qualsiasi circostanza. Il 25 febbraio abbiamo accolto la prima donna Presidente, Park Geun-hye. La nazione si augura che la Presidente mantenga le sue promesse e faccia della Corea del Sud un Paese pacifico. I problemi più urgenti sono la depressione economica e il divario fra élite ricche e masse con redditi bassi”. (R.P.)

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    Kenya: proseguono i conteggi delle elezioni presidenziali

    ◊   Proseguono, seppure con lentezza, in Kenya i conteggi dei voti delle elezioni presidenziali tenutasi il 4 marzo. Dai primi dati finora disponibili dati appare in vantaggio Uhuru Kenyatta con il 53% delle preferenze seguito dal suo principale rivale, Raila Odinga, con 42% dei voti. Le elezioni sono state caratterizzate da episodi di violenza: almeno 17 persone, tra cui 9 agenti di polizia, sono state uccise in due distinti attacchi nel distretto di Changamwe, alla periferia di Mombasa e nella vicina città di Kilifi. La Chiesa cattolica ha offerto il suo contributo per garantire elezioni libere e trasparenti con i propri osservatori elettorali. Tra questi vi erano 30 persone inviate dall’Amecea (Association of Member Episcopal Conferences of Eastern Africa). In un’intervista all’agenzia Cisa di Nairobi padre Jude Waweru, direttore del Dipartimento Giustizia e Pace dell’Amecea ha affermato che “gli osservatori provengo da 8 Paesi, Uganda, Tanzania, Eritrea, Etiopia, Malawi, Zambia, Sudan e Sud Sudan. Tra loro vi sono sacerdoti, religiosi e laici, oltre ad un team di studiosi della Catholic University of Eastern Africa, di Langata, a Nairobi”. (R.P.)

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    Congo: l'Onu decide l'intervento contro i ribelli nel Nord Kivu

    ◊   Una richiesta di autorizzare il dispiegamento nell’est del Congo di un contingente di intervento internazionale dotato di poteri più incisivi rispetto a quelli di peacekeeping è stata formalizzata al Consiglio di sicurezza dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Secondo Radio Okapi, l’emittente delle Nazioni Unite che trasmette da Kinshasa, Ban Ki-moon ha chiesto il via libera a “un dispiegamento rapido” del contingente affinché sia possibile “contenere l’avanzata dei gruppi armati, sia congolesi sia stranieri, di neutralizzarli e di disarmarli”. L’invio dei militari - riferisce l'agenzia Misna - presuppone una revisione del mandato della missione di peacekeeping dell’Onu in Congo ed è previsto da un accordo sottoscritto il mese scorso ad Addis Abeba dai capi di Stato di 11 Paesi della regione dei Grandi Laghi e dell’Africa centro-orientale. L’intervento internazionale contro i gruppi armati dovrebbe concentrarsi nel Nord Kivu, una provincia ricca di risorse minerarie dove nonostante l’avvio di un negoziato tra il governo e i ribelli del Movimento del 23 marzo (M23) continuano a verificarsi scontri e violenze con cadenza quotidiana. Secondo diverse fonti, nella zona di Kitshanga combattimenti in corso dalla settimana scorsa tra soldati e militanti dell’Alleanza dei patrioti per un Congo libero e sovrano (Apcls) hanno causato almeno 70 vittime e costretto migliaia di persone a cercare rifugio nei pressi di una base dell’Onu. (R.P.)

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    Congo: Accordo di Addis Abeba accolto con diffidenza dai congolesi

    ◊   “Il popolo congolese ha accolto l’accordo di Addis Abeba con una certa sfiducia e diffidenza, perché molti altri simili accordi erano già stati firmati nel passato, ma con scarsi risultati” afferma la Rete Pace per il Congo in una nota inviata all’agenzia Fides sull’ l’Accordo-quadro regionale per porre fine alla guerra nell’est della Repubblica Democratica del Congo, firmato il 24 febbraio nella capitale etiopica. “L’accordo di Addis Abeba rimane ancora molto ambiguo, nel senso che sembra non andare alla radice del problema. Il pretesto fondamentale della crisi dell’est della Rdc è la presenza, sul suo territorio, di gruppi armati stranieri di origine rwandese (Fdlr) e ugandese (Lra, Adf-Nalu)”. “Questa presenza- prosegue la nota- rivela che anche in Rwanda e in Uganda ci sono dei problemi non risolti, altrimenti questi gruppi armati non avrebbero alcun motivo per rifugiarsi nell’est della Rdc. Probabilmente, non sarà sufficiente un’operazione di tipo militare, per quanto forte sia il suo mandato. Occorrerà un’azione internazionale perché anche questi due Stati intraprendano un cammino di democratizzazione e di riconciliazione nazionale”. Un’altra lacuna dell’accordo di Addis Abeba riguarda il commercio delle risorse naturali. L’Accordo prevede di “rafforzare la cooperazione regionale, anche attraverso l’approfondimento dell’integrazione economica, con particolare attenzione alla questione dello sfruttamento delle risorse naturali”. “Il principio di un’integrazione economica regionale è molto ambiguo, perché può essere compreso nel senso che una determinata materia prima, indipendentemente dal luogo in cui si trova, è di tutti e può essere condivisa da tutti” afferma la Rete Pace per il Congo. Nonostante questi limiti, la Rete Pace per il Congo afferma che “l’accordo di Addis Abeba può fare la differenza nei confronti degli accordi precedenti e potrebbe apportare qualcosa di nuovo” in primo luogo perché è stato sottoscritto non solo dagli Stati della Comunità dei Grandi Laghi (Cirgl) ma anche dal Segretario Generale dell’Onu e dai Presidenti della Commissione dell’Ua, della Sadc e della Cirgl, oltre a prevedere alcune importanti garanzie per assicurare l’integrità nazionale della Rdc. (R.P.)

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    Gabon: Seminario sull’etica nell’ambiente scolastico

    ◊   Un incontro di riflessione sul decadimento morale nell’ambiente scolastico, con l’obiettivo di realizzare un progetto formativo etico che parta innanzitutto dalla corretta comunicazione: questo, in sintesi, il seminario che si è tenuto in questi giorni a Libreville, in Gabon, su iniziativa del Vicario generale dell’arcidiocesi, mons. Jean-Clair Patrick Nguéma Edou. “La disarticolazione dell’ambiente scolastico – informa una nota della Conferenza episcopale del Gabon – e la decadenza dei costumi costituiscono una minaccia evidente per il valore educativo dei ragazzi e per la specificità della scuola cattolica, basata sulla massima professionalità e sugli ideali cristiani”. Per queste ragioni, “la direzione nazionale dell’insegnamento cattolico sta cercando una risposta adeguata a questa situazione”. In futuro, si pensa quindi ad un piano d’azione specifico nell’ambito della comunicazione, così da indirizzare correttamente i giovani. Nel corso del seminario, si è riflettuto sulla legislazione attualmente in vigore in materia di tutela dei minori, con particolare attenzione – evidenziata dallo stesso mons. Nguéma Edou – ai legami tra Chiesa e scuola cattolica. Infine, il vicario generale ha concluso l’incontro ribadendo che “le autorità della Chiesa cattolica non sono affatto lontane da quello che i docenti ed i responsabili dell’insegnamento vivono nel quotidiano; essi perciò non devono aver paura, bensì sentirsi rassicurati, perché la Chiesa è sempre con loro ed è in questo modo che costruiremo un mondo vero, forte, giusto, fraterno, in cui dimorino l’amore e la pace”. Da ricordare che già il 30 giugno scorso la Conferenza episcopale del Gabon aveva tenuto un incontro sullo stesso tema. In quell’occasione, mons. Nguéma Edou aveva condannato i casi di prostituzione, il traffico di droga, le pratiche esoteriche, mettendo in luce che la missione dell’insegnamento cattolico è il saper trasmettere un’educazione di qualità e far apprendere agli studenti i valori morali. “Lasciar correre – aveva detto il presule – non può che condurci a temere che, a breve termine, le nostre istituzioni di formazione saranno davvero in pericolo e che l’avvenire dei nostri giovani sarà ormai compromesso”. (A cura di Isabella Piro)

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    Pakistan: rilasciato un pastore cristiano arrestato per presunta blasfemia

    ◊   Il Pastore cristiano protestante Karma Patras, 55 anni, arrestato nell’ottobre 2012 con false accuse di blasfemia, è stato rilasciato su cauzione, dopo che il suo accusatore ha ammesso di averlo accusato “erroneamente”. Come appreso dall'agenzia Fides, il Pastore, uscito dal carcere il 28 febbraio scorso, guida una comunità cristiana nella città di Sanghla Hill, nella provincia del Punjab. Durante una assemblea di culto nella casa di uno dei fedeli, su richiesta di uno dei presenti, il Pastore ha tentato di spiegare la festa del sacrificio islamico (Eid-ul-Adha) celebrata dai musulmani, citando alcuni passi biblici. Secondo i fedeli locali, alcuni vicini musulmani hanno udito il discorso e hanno accusato il Pastore di blasfemia, riferendo tutto all’imam della vicina moschea. Dagli altoparlanti della moschea è partito l’invito “a punire il Pastore Karma Patras, che è un bestemmiatore e infedele”. Centinaia di musulmani hanno raggiunto il Pastore, malmenando lui e la sua famiglia. Solo l’intervento della polizia, che ha arrestato Patras, li ha salvati da un linciaggio. In tribunale, nei giorni scorsi il principale accusatore, il musulmano Syed Zulqernain Shah, ha detto alla Corte di aver accusato il Pastore ingiustamente e di non avere obiezioni sulla sua liberazione. Sangla Hill negli ultimi anni è stata teatro di numerosi attacchi di islamici radicali contro chiese, case e altre istituzioni cristiane, dopo il caso di una presunta “profanazione del Corano” da parte del giovane cristiano Yousaf Masih nel 2005. Allora oltre 2.000 musulmani inferociti attaccarono alcune chiese, mentre Yousaf Masih, che fu arrestato per blasfemia, fu poi processato e assolto. (R.P.)

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    Paraguay: al via l’Assemblea dei vescovi sul tema dell'istruzione

    ◊   E’ un'Assemblea dei vescovi dedicata al tema centrale dell’istruzione come chiave per lo sviluppo del Paese, quella apertasi lunedì scorso ad Asuncion. L’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale del Paraguay si svolge in un particolare contesto ecclesiale: la Sede Vacante, dopo la rinuncia di Benedetto XVI. Come riferito all'agenzia Fides, primo atto dell'incontro è stata la visita del nunzio apostolico del Paraguay, mons. Eliseo Antonio Ariotti, che ha proposto un excursus sulla vita della Chiesa, dicendo: “In Paraguay il panorama sociale e politico rimane delicato. E' necessario lavorare per garantire il rispetto verso il bene comune e la difesa dell'etica. I Pastori sono impegnati ad accompagnare il popolo paraguaiano e a promuovere il dialogo per il bene comune”. Alla fine dell’Assemblea i vescovi intendono pubblicare una speciale “Lettera pastorale sull'istruzione”, in cui, come anticipato all’agenzia Fides, si dirà che “accanto alla fede è necessaria anche l'istruzione”. Il testo rimarcherà che le persone devono essere istruite per poter usare le loro abilità ed essere coinvolte nello sviluppo e nella trasformazione del proprio Paese. Una nota della Conferenza episcopale segnala anche un altro importante tema in discussione nella Conferenza episcopale: la pubblicazione di un Messaggio dei vescovi in occasione delle prossime elezioni generali, previste nell’aprile 2013. (R.P.)

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    Usa: domenica prossima colletta per sostenere il Catholic Relief Service

    ◊   Vedere il volto di Gesù nei poveri, nei rifugiati, nelle vittime della tratta. Si ispira a questo principio della carità cristiana lo slogan “Gesù nascosto: come lo aiuterai?” con cui domenica prossima, 10 marzo, in tutte le parrocchie degli Stati Uniti, si terrà una colletta per sostenere il Catholic Relief Service (Crs), l’organismo caritativo che fa capo alla Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Nel materiale informativo distribuito in tutte le parrocchie del Paese, e firmato da mons. Dennis Schnurr, presidente della Commissione nazionale per le Collette, si ricorda l’impegno del Crs nel “portare aiuti umanitari, accogliere sfollati, tutelare le vittime della tratta”, seguendo un unico criterio: “Tutti gli individui sono uguali come figli dell’amore e della cura di Cristo”. In particolare, il Crs guarda all’India, recentemente visitata da una delegazione di vescovi statunitensi: qui, “il traffico degli esseri umani, forma moderna di schiavitù, ha intrappolato più di 6,5 milioni di donne e ragazze tra i 13 ed i 15 anni, sfruttate sessualmente su web, costrette ai lavori forzati, contagiate dal virus Hiv e portate alla morte”. In totale, sono 100 milioni le persone che il Crs riesce ad aiutare in tutto il mondo, dando “cibo agli affamati, sostegno ai rifugiati e voce a chi non ha voce”. Per questo, mons. Schnurr esorta i fedeli ad essere “generosi” nelle donazioni, poiché “il Crs ha ancora molto da fare”. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 65

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.