Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 04/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Prima Congregazione dei cardinali: clima di grande serenità, sarà inviato un messaggio al Papa emerito
  • Benedetto XVI: il vero rinnovamento della Chiesa parte dall'incontro con Cristo risorto
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: l'Unicef lancia un nuovo allarme per proteggere i bambini
  • 5 morti ieri a Port Said in Egitto, mentre si discute di Costituzione e decisioni dell’Alta Corte
  • In Kenya elezioni segnate dalla violenza: almeno 17 le vittime
  • Crollata l’ala di un edificio a Napoli. Non si registrano vittime o dispersi
  • Franco Miano, presidente AC: per i cattolci in politica è l'ora della responsabilità
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Russia: Messaggio del patriarca Kirill a Benedetto XVI
  • Pakistan. A Karachi sciiti nel mirino degli estremisti: oltre 50 morti e 150 feriti
  • Egitto: cristiani e musulmani chiedono la fine delle violenze contro le minoranze
  • Congo: nel Nord Kivu, Rutshuru torna ai ribelli dell'M23
  • Madagascar: viva commozione per l’uccisione di una religiosa
  • Libia: aggredito sacerdote cattolico a Tripoli
  • Filippine: era un laico cattolico della Famiglia Vincenziana l’attivista ucciso a Boracaya
  • Messico. Ucciso sicario di 13 anni: appello del vescovo locale alle famiglie
  • Scozia. Il card. O'Brien: "chiedo scusa e perdono a coloro che ho offeso"
  • Austria: terminata occupazione della chiesa a Vienna
  • La Verna: 800 anni della donazione del monte a S. Francesco
  • Il Papa e la Santa Sede



    Prima Congregazione dei cardinali: clima di grande serenità, sarà inviato un messaggio al Papa emerito

    ◊   La data del Conclave si deciderà nei prossimi giorni. Così padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, nel corso del consueto briefing, riferendo della prima Congregazione generale del Collegio dei cardinali. Nel pomeriggio, alle 17.00, la seconda Congregazione con la meditazione del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa. In preparazione anche un messaggio per il Papa emerito Benedetto XVI. Ci riferisce Benedetta Capelli:

    La prima Congregazione generale dei cardinali è stata “serena e molto costruttiva”. Padre Federico Lombardi ha così descritto quanto accaduto stamani nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano. I giornalisti, nel consueto briefing, hanno fatto subito accenno alla data del Conclave che non è stata ancora decisa:

    “Credo che il punto sia questo, cioè capire se ci sono assenti da aspettare oppure no. Quando sia chiaro, quando tutti quelli che devono arrivare sono o saranno arrivati, ci si può orientare”.

    La preghiera dei cardinali ha dato via alla prima Congregazione, presieduta dal cardinale decano Angelo Sodano, alla quale – ha aggiunto padre Federico Lombardi – hanno partecipato 142 porporati, 65 erano assenti. Presenti in mattinata 103 cardinali elettori, altri 12 sono in arrivo tra oggi e domani. Momento centrale è stato il giuramento dei cardinali:

    “Il giuramento si svolge come descritto al numero 12 della Costituzione Universi Dominici gregis: prima con una formula che viene detta da tutti allo stesso tempo, guidata dal decano; poi tutti i singoli cardinali presenti passano davanti al tavolo della presidenza dove c’è il Vangelo aperto ed in alto il Crocifisso e fanno la loro personale adesione al giuramento”.

    Altro momento importante della prima Congregazione è stato il sorteggio dei tre cardinali che assisteranno il cardinale camerlengo Tarcisio Bertone negli affari ordinari:

    “Il cardinale Re per l’ordine dei vescovi, il cardinale Sepe per l’ordine dei presbiteri e il cardinale Rodé per l’ordine dei diaconi. Questi, per tre giorni, sono i tre assistenti del camerlengo nella Congregazione particolare. Se avete letto la Costituzione, sapete che dopo tre giorni, si dovrà procedere ad un nuovo sorteggio di altri tre affinché ci sia una rotazione”.

    Nel pomeriggio, la prima delle due meditazioni – una durante le Congregazioni preparatorie, l’altra all’inizio del Conclave – affidata al predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, che già nel 2005 aveva tenuto una meditazione. Non è escluso poi che i cardinali chiedano di ascoltare relazioni sulla Chiesa nel mondo e sull’attività dei diversi dicasteri. Decisa poi la preparazione di un messaggio per il Papa emerito Benedetto XVI:

    “Questo è ancora da fare. Quando ci sarà, penso che avremo il testo ... È stato approvato comunque che il Collegio dei cardinali invii un messaggio al Papa emerito”.

    Poi una pausa di circa 30 minuti, “un tempo – ha detto padre Lombardi – propizio per contatti personali, incontri, scambi tra i cardinali”. Alla ripresa, 13 porporati sono intervenuti brevemente, con domande riguardanti soprattutto l’organizzazione di questi giorni. Una prima Congregazione molto positiva ha poi aggiunto padre Lombardi:

    “Devo dire che si è creata un’atmosfera di grande serenità e molto costruttiva; c’è il desiderio di partecipare attivamente e molto lucidamente a questo tempo di discernimento così importante sulla situazione della Chiesa nel mondo e sui criteri per la scelta del nuovo Pastore della Chiesa universale. Quindi, mi sembra che come prima Congregazione, come primo inizio, sia stato molto positivo, molto sereno e promettente, di un cammino intenso nel corso di questa settimana”.

    Ancora non si è provveduto – ha proseguito padre Lombardi – all’annullamento del sigillo e dell’Anello piscatorio. Sono, infine, saliti a 4.300 i giornalisti accreditati in Vaticano per questo momento importante della vita della Chiesa.

    inizio pagina

    Benedetto XVI: il vero rinnovamento della Chiesa parte dall'incontro con Cristo risorto

    ◊   La speranza di un vero rinnovamento della Chiesa, che a partire dall’incontro con Cristo risorto, possa portare il Vangelo dell’amore all’umanità di tutti i tempi: l’ha espressa Benedetto XVI nel suo incontro con i sacerdoti di Roma il 14 febbraio scorso, parlando del Concilio Vaticano II. E’ un pensiero che ha attraversato tutto questo pontificato e che è stato espresso in modo particolarmente forte durante il viaggio apostolico in Germania nel settembre 2011. Una speranza che è tornata a farsi sentire in maniera viva negli ultimi giorni del ministero petrino di Benedetto XVI. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    “La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede”: è la convinzione di Benedetto XVI che, in Germania, sottolinea con forza: è “l’ora di trovare il vero distacco del mondo, di togliere coraggiosamente ciò che vi è di mondano nella Chiesa. Questo, naturalmente, non vuol dire ritirarsi dal mondo, anzi, il contrario. Una Chiesa alleggerita degli elementi mondani è capace di comunicare agli uomini – ai sofferenti come a coloro che li aiutano – proprio anche nell’ambito sociale-caritativo, la particolare forza vitale della fede cristiana”. Ma occorre superare le tentazioni subite da Gesù nel deserto, ha ribadito nel suo penultimo Angelus il 17 febbraio scorso:

    “Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri interessi, dando più importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio”.

    Benedetto XVI parla di “eccedenza delle strutture rispetto allo Spirito”. Sottolinea che “gli esempi storici mostrano che la testimonianza missionaria di una Chiesa distaccata dal mondo emerge in modo più chiaro. Liberata dai fardelli e dai privilegi materiali e politici, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio del prossimo”. Invita a cercare nuove vie di evangelizzazione: “una di queste vie – dice – potrebbe essere costituita dalle piccole comunità, dove si vivono amicizie, che sono approfondite, nella frequente adorazione comunitaria di Dio”. Pensiero ripreso nell’ultimo incontro con i cardinali il 28 febbraio:

    “La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo”.

    In Benedetto XVI è la fiducia a prevalere: è la stessa storia – afferma - che “viene in aiuto alla Chiesa attraverso le diverse epoche di secolarizzazione, che hanno contribuito in modo essenziale alla sua purificazione e riforma interiore. Le secolarizzazioni infatti – fossero esse l’espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili – significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spoglia, per così dire, della sua ricchezza terrena e torna ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena”. Una fiducia grande nella forza vitale della Parola di Dio, come ha sottolineato nuovamente nell’ultima udienza generale del 27 febbraio:

    “In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia”.

    Alla Beata Madre Teresa – ricorda Benedetto XVI – una volta, un tale chiese di dire “quale fosse, secondo lei, la prima cosa da cambiare nella Chiesa. La sua risposta fu: Lei ed io!”. Il vero rinnovamento parte, dunque, da una continua conversione personale. E parlando ai sacerdoti di Roma del vero Concilio Vaticano II, non quello virtuale diffuso dai media, così li ha esortati:

    “E’ nostro compito, proprio in questo Anno della fede, cominciando da questo Anno della fede, lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa. Speriamo che il Signore ci aiuti. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: Vince il Signore! Grazie!”.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Iniziate le Congregazioni generali dei cardinali.

    Coerente dall'inizio alla fine: anticipazione dell'intervista - contenuta nel numero di marzo di "Tracce" - di Davide Perillo al rettore dell'università San Damaso di Madrid, il teologo Javier Prades, che ripercorre il pontificato di Joseph Ratzinger.

    Cinque penne cattoliche a confronto: dossier di "Our Sunday Visitor" su Benedetto XVI.

    Rispetto e amore fraterno per il Papa emerito: la testimonianza del Patriarca ortodosso russo Cirillo.

    Silvia Guidi sull'insostenibile leggerezza del pronostico: vaticanisti e non alle prese con i "papabili".

    Per decenni nella tipografia del Papa: Mario Ponzi a colloquio con Antonio Maggiotto e Giuseppe Canesso, che il 28 febbraio hanno lasciato il loro incarico, rispettivamente di direttore commerciale e di direttore tecnico della Tipografia Vaticana.

    Religione e spazio pubblico: il ministro dell'Interno spagnolo, Jorge Fernandez Diaz, sulla libertà religiosa dinanzi al relativismo laicista.

    Tra le carte della coltissima Gulbadan: Isabella Farinelli recensisce la mostra, alla British Library, dedicata all'India dei Moghul.

    Dalla passione alla resurrezione: una mostra al complesso monumentale del Duomo di Siena per l'Anno della fede.

    Se muoio non piangete per me: nell'informazione religiosa, Wlodzimierz Redzioch sul beato padre Jerzy Popieluszko nel racconto dell'anziana madre Marianna.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, le violenze che stanno insanguinando le elezioni presidenziali in Kenya.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Siria: l'Unicef lancia un nuovo allarme per proteggere i bambini

    ◊   La guerra Civile in Siria coinvolge sempre più spesso i bambini, che da due anni soffrono per un conflitto cruento. Almeno 2.500 i minori rimasti uccisi durante le operazioni militari che hanno coinvolto l’esercito del regime e gli oppositori. Necessari interventi in numerosi settori: anzitutto protezione dell'infanzia, fornitura di generi di primo soccorso, sanità, nutrizione, acqua e igiene, istruzione, Sulla penosa situazione siriana Salvatore Sabatino ha intervistato il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini:

    R. - La situazione è davvero grave. All’interno della Siria, i bambini vivono in condizioni difficili. Mancano ospedali perché sono stati distrutti, mancano scuole perché sono state distrutte, e dei quattro milioni di persone che sono state colpite dal conflitto, due milioni sono bambini. Quindi è un dato davvero non felice per tutti noi, che ogni giorno assistiamo a questa immane tragedia.

    D. - I bambini stanno perdendo tutto, le loro case, gli amici, i parenti. Si riesce a capire quali saranno le conseguenze nel futuro quando la guerra sarà finita?

    R. - Innanzitutto voglio dire che quando la guerra sarà finita, probabilmente inizierà quella grande gara di solidarietà umana e mondiale, che invece sarebbe dovuta partire un po’ prima. Stiamo assistendo ad “una nuova Bosnia”, “un nuovo Rwanda”, per dare l’idea di cosa abbiamo di fronte. Ci sono 70 mila morti. I bambini hanno delle gravissime ripercussioni sulla loro psiche, sono profondamente violati; non dimentichiamo che mesi fa abbiamo avuto evidenze di violenze e di torture. Siamo partiti con 500 bambini morti nel marzo del 2012; oggi questa cifra si è sicuramente quintuplicata.

    D. - L’Unicef è presente in Siria sin dall’inizio di questa terribile crisi per portare aiuti alla popolazione. Per quanto riguarda i bambini, agite anche sul fronte delle vaccinazioni?

    R. - Sì, abbiamo vaccinato un milione e mezzo di bambini contro il morbillo ed altrettanti contro la polio. Sono malattie - naturalmente - definite di guerra, e quindi devo dire che l’azione della nostra organizzazione è stata davvero massiccia. C’è ancora molto da fare, ma tutta la parte relativa alle vaccinazioni è stata completata con successo.

    D. - Di cosa hanno bisogno in questo momento i bambini siriani?

    R. - Oltre naturalmente alle cure sanitarie ed igieniche, è arrivato - e li colpisce in maniera molto forte - l’inverno. Questi bambini hanno bisogno di maglioni, di scarpe, di indumenti per l’inverno, perché questo, oltre alle bombe, è il loro peggior nemico. Noi ci stiamo attivando proprio per fornire tutto il necessario, affinché questi bambini, che sono vestiti con indumenti estivi, possano essere 'coperti' nel migliore dei modi.

    D. - Vuole lanciare un appello perché si continui a dimostrare la propria generosità? In che modo è possibile supportare la vostra azione?

    R. - Lancio un appello ai cittadini che ci hanno già sostenuto, chiedendo loro - naturalmente - di proseguire nel loro sostegno. Ma ne lancio un altro a tutti i cittadini italiani, che fin ad oggi evidentemente non hanno volto sufficientemente lo sguardo verso questo dramma, chiedendo loro di andare sul nostro sito www.unicef.it e di donare, perché la raccolta fondi fino ad oggi delle organizzazioni delle Nazioni Unite, dell’Unicef in particolare, è davvero carente, e questi bambini sono davvero vittime di una situazione che non possiamo più stare a guardare.

    inizio pagina

    5 morti ieri a Port Said in Egitto, mentre si discute di Costituzione e decisioni dell’Alta Corte

    ◊   E' salito a cinque morti, tra i quali due agenti, il bilancio dei violenti scontri di ieri a Port Said, nel nord-est dell’Egitto. Oltre 400 i feriti. Sempre ieri, al Cairo, il segretario di Stato americano Kerry ha chiuso la sua visita ufficiale. Kerry ha promesso aiuti per uscire dalla profonda crisi economica che attanaglia il Paese e ha raccomandato al presidente Morsi e all’opposizione disponibilità ai compromessi. Intanto si discute della decisione dell’Alta Corte costituzionale che ha rigettato i ricorsi sulla legalità della commissione che ha redatto la Costituzione. La Commissione dominata dagli integralisti islamici è accusata dalle opposizioni di aver redatto un testo che non rappresenta tutti gli egiziani, che apre all'islamizzazione della legislazione. Fausta Speranza ne ha parlato con Francesca Maria Corrao, docente di lingua e cultura araba all’Università Luiss:

    R. - Il problema è che la risposta interna dell’Egitto - come giustamente ha sottolineato Kerry – deve essere sostenuta anche dall’esterno. Bisogna ricordare che la Costituente era stata messa in discussione in quanto composta soprattutto da islamisti e non rappresentativa delle diverse forze politiche presenti nel Paese, della pluralità intellettuale presente nel Paese, che aveva lottato per avere una democrazia e non una nuova dittatura. Il problema è stato che il ricorso presentato, non contro la Costituzione ma contro l’Assemblea Costituente, è stato vagliato dai giudici quando in realtà i lavori dell’Assemblea erano già stati terminati, perché gli islamisti hanno fatto delle manifestazioni che hanno impedito ai giudici l’accesso ai palazzi per poter svolgere il loro lavoro.

    D. – Qual è il valore di questa bocciatura da parte dell’Alta Corte dei ricorsi proprio sulla Costituzione?

    R. – Il valore è nullo, perché in realtà i lavori della Commissione erano già stati conclusi. L’aver impedito alla Corte Costituzionale di operare ha fatto sì che questa decisione fosse operativa in una fase ormai superata. È gravissimo. Obama fa pressione su Morsi, proprio per aprirsi all’opposizione, mentre noi europei sembra che accettiamo qualsiasi cosa senza proteggere quelli che hanno sostenuto una rivoluzione democratica, pacifica. E in questa fase ci sono, invece, gravissimi attentati contro la vita degli attivisti, pacifisti.

    D. – Dunque, è davvero difficile che si possa arrivare in questo momento a compromessi, senza uno sforzo particolare da parte di Morsi, che è quello poi che ha chiesto Kerry...

    R. – Assolutamente sì. Anche noi dobbiamo fare pressione, non possiamo aver lodato per un anno intero lo spirito democratico non solo degli egiziani, ma anche dei tunisini, e poi nel momento del vero bisogno ci tiriamo in dietro e non ci indigniamo di fronte al fatto che hanno approvato una Costituzione con una votazione soltanto del 30% degli aventi diritto. È consuetudine che almeno il 75% dei votanti si esprima su una Costituzione; non è una legge ma è una Costituzione, estremamente importante. Non solo: hanno votato una Costituzione senza avere il tempo fisico di informare gli elettori di quelli che erano gli articoli, i diritti e i doveri dei cittadini. Questo è molto grave.

    D. – Parliamo dell’aspetto economico...

    R. – Sicuramente c’è bisogno di un aiuto economico. Se si valuta la situazione economica degli egiziani, ma anche di tutti quei Paesi che hanno appena finito la transizione rivoluzionaria e che dovrebbero procedere verso uno sviluppo costituzionale nel rispetto delle istituzioni e della democrazia, si capisce che si trovano assolutamente senza soldi. E senza aiuto dall’Europa; i nostri visti sono negati, il turismo è impraticabile perché ci sono dei gruppi di estremisti che fanno attentati, ovviamente, contro i luoghi turistici, per mettere i governi nelle condizioni più difficili di governare. C’è una crisi economica gravissima.

    inizio pagina

    In Kenya elezioni segnate dalla violenza: almeno 17 le vittime

    ◊   Il Kenya oggi al voto per eleggere il suo presidente. I due principali candidati sono il primo ministro Raila Odinga e il vice primo ministro Uhuru Kenyatta. Intanto, a conferma delle preoccupazioni della vigilia, circa 17 persone, tra le quali 9 agenti di polizia, sono state uccise a Mombasa e Kilifi. Giovani armati di machete e pistola hanno attaccato le stazioni di Polizia. Forse all'origine delle violenze gruppi separatisti islamici. Quale situazione si prospetta per il Kenya? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al missionario comboniano, padre Kizito Sesana:

    R. – Il Kenya viene da 4 o 5 anni di crescita economica annuale intorno al 7%. Questa crescita però non è ridistribuita equamente: non c’è stata giustizia in questo boom economico che sta avvenendo. C’è una divisione sempre più grande tra i ricchi e i poveri. Inoltre la sicurezza sociale praticamente non esiste per la stragrande maggioranza di lavoratori e questo crea una grande tensione. E’ ovvio che se qualcuno vuole aumentare o lavorare su queste divisioni, per creare violenza, ha gioco facile.

    D. - Stanno prendendo piede movimenti separatisti che sarebbero coinvolti anche nelle violenze di questi giorni: che cosa chiedono?

    R. – Sì, ad esempio c’è un gruppo di matrice islamica, che però, come spesso succede, usa l’islam solo per ragioni politiche. Questo gruppo chiede la separazione della regione costiera dal Kenya. Tutto questo ha una ragione storica. Fino a tempi recenti la costa è stata indipendente. Almeno fino a quando non sono arrivati gli inglesi la regione costiera era sotto il dominio di un sultano. Al momento dell’indipendenza del Kenya c’era stata una richiesta separatista forte da parte di alcuni personaggi, più o meno eredi della tradizione islamica, che era stata poi riassorbita. Sembrava non ci fosse più segno di queste rivendicazioni, che invece sono riemerse un paio di anni fa.

    D . – Il Kenya è uno dei principali territori africani di missione. Come la Chiesa sta operando in questo Paese?

    R. – La Chiesa sta lavorando molto bene per la pace. Ci sono molte iniziative ormai da un paio d’anni che, in vista di queste elezioni, cercano di sviluppare una cultura di convivenza tra le diverse etnie. Ci sono molti progetti concreti.

    inizio pagina

    Crollata l’ala di un edificio a Napoli. Non si registrano vittime o dispersi

    ◊   Dramma in pieno centro a Napoli. Questa mattina in via Riviera di Chiaia, nei pressi del lungomare, si è sgretolata l’ala di un edificio di tre piani. Al momento, non si registrano vittime o dispersi. La dinamica è ancora da chiarire. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Lo stabile, non distante da un cantiere della metropolitana, era stato appena ristrutturato. Ma da qualche mese, gli abitanti del palazzo avevano segnalato crepe nei muri. Sono in corso verifiche per accertare la causa del crollo. La Polizia Municipale parla di possibili infiltrazioni d'acqua. Secondo i residenti, sarebbero stati invece i lavori nel vicino cantiere della metropolitana a provocare il cedimento. Alcuni inquilini avevano più volte denunciato, nelle ultime settimane, forti vibrazioni per l’uso di macchine escavatrici e martelli pneumatici. Tra le possibili cause del crollo viene indicata anche la costruzione di una piscina, rimasta intatta, sul terrazzo dello stabile. Per l’edificio era stata già disposta l’evacuazione in seguito a problemi riscontrati ad una centralina elettrica. Fonti della Polizia Municpale rendono noto infine che i lavori del cantiere della linea 6 della metropolitana potrebbero essere fermati, temporaneamente, in via precauzionale.


    inizio pagina

    Franco Miano, presidente AC: per i cattolci in politica è l'ora della responsabilità

    ◊   "E' l'ora della responsabilità". Franco Miano, presidente nazionale dell'Azione Cattolica, interviene alla Radio Vaticana sulla situazione di stallo che caratterizza la politica italiana impegnata, all'indomani delle elezioni, nella formazione di un nuovo governo. Il presidente di Azione Cattolica, invita il laicato cattolico presente in Parlamento, ad attivarsi per superare gli schieramenti di appartenenza per la formazione di un governo utile al bene comune del Paese. Ascoltiamo il presidente di Azione Cattolica italiana, Miano, al microfono di Luca Collodi.

    R. - Sicuramente una situazione nuova ed estremamente problematica, di cui bisogna però prendere coscienza senza pensare che si possa agire al solito modo, guardando esclusivamente agli interessi di parte.

    D. - È l’ora della responsabilità. Ma questa responsabilità come potrebbe essere concretamente realizzata in Parlamento?

    R. - So che bisogna compiere - per quello che l’Azione cattolica rappresenta, per il rapporto con tutto il laicato cattolico nelle sue diverse diramazioni, per il rapporto con la gente, con la vita delle persone, delle comunità a tutti i livelli - uno scatto di corresponsabilità. Questo è il punto essenziale. Non possiamo - il presidente Napolitano lo ricordava - non dare un governo all’Italia, e non possiamo non esercitare da parte di tutti corresponsabilità verso gli impegni che gli elettori hanno consegnato. Anche se può sembrare difficile e impossibile, ci vuole un nuovo clima di pace politica, che sia preludio di pace sociale anche solo per una certa fase.

    D. - Quindi serve uno scatto di responsabilità da parte di tutti, indipendentemente dal colore politico…

    R. - Sì, ma non solo secondo me, anche secondo un’attesa diffusa tra la gente, perché altrimenti non si può prevedere quale risultato possano dare nell’immediato delle nuove elezioni.

    D. - Il laicato cattolico presente in Parlamento che cosa potrebbe fare e che magari non sta facendo in questo momento?

    R. - Io credo che il laicato cattolico presente in Parlamento, in diverse forme, debba essere oggi fattore di unità, proprio ai fini di dare un governo al Paese. Mi sembra estremamente importante che dal punto di vista dei cattolici che sono stati eletti, si posa oggi dare l’esempio di questa passione massima per la vita del Paese, e che la ricerca del bene comune non sia parola vuota, non sia esercizio retorico.

    D. - La sensazione è che anche il voto cattolico, talvolta, sia stato un voto di protesta…

    R. - Questo fa fare una riflessione molto importante, perché chiede al laicato cattolico di saper cogliere il senso della protesta e il suo senso legittimo, però di saperlo incanalare nel senso positivo, di saperlo quindi indirizzare positivamente oltre la protesta e l’incapacità di intervenire sui problemi effettivi della vita del Paese. In altre parole, è necessario da parte di noi laici cattolici, compiere anche un esercizio di traduzione dei grandi principi che ci inspirano, che provengono dalla Dottrina Sociale della Chiesa, in situazione di esperienze che poi hanno a che vedere con la Storia, e quindi anche con le sue durezze e le sue asprezze, e la necessità di vedere cosa possa significare solidarietà, impegno, responsabilità, corresponsabilità in questa situazione concreta per risolvere problemi concreti.

    D. - È realistico pensare in forme diverse, come ad esempio in autunno di riprendere un cammino simile a Todi?

    R. - Sì, secondo me. L’importante è che le forme siano diverse perché si prenda coscienza di una situazione nuova - di fatto - di fronte alla quale ci troviamo. Impariamo a leggere meglio la situazione stessa del Paese, oltre che ad uscire ancor di più da noi stessi.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Russia: Messaggio del patriarca Kirill a Benedetto XVI

    ◊   Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha inviato un messaggio - diffuso dalle agenzie di stampa russe - a Benedetto XVI per esprimergli “sentimenti di amore fraterno in Cristo e rispetto”. Il patriarca parla di “umiltà e semplicità” nel descrivere l’annuncio delle dimissioni date da Benedetto XVI l’11 febbraio scorso e sottolinea quanto siano “vicine” le Chiese cattolica e ortodossa russa sulle questioni relative alla fede. “Nel momento in cui l’ideologia del permissivismo e del relativismo morale sta cercando di indurre le persone a perdere i valori morali, voi avete coraggiosamente levato la vostra voce in difesa degli ideali evangelici e dell’alta dignità umana”. Il Patriarca - riferisce l'agenzia Sir - ricorda nel messaggio il “calore” degli incontri avuti con l'allora card. Joseph Ratzinger “prima della sua elezione a Papa” ed esprime la convinzione che le relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana che “hanno la grande responsabilità di testimoniare Cristo al mondo moderno” hanno ricevuto “un nuovo impulso” durante il pontificato di Benedetto XVI. L’auspicio è che queste “buone e strette relazioni tra cristiani ortodossi e cattolici”, continuino a svilupparsi anche sotto il suo successore. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan. A Karachi sciiti nel mirino degli estremisti: oltre 50 morti e 150 feriti

    ◊   Resta alta la tensione a Karachi, provincia del Sindh, nel sud del Pakistan, teatro ieri di una devastante esplosione in un'area a maggioranza sciita della città che ha provocato oltre 50 morti e almeno 150 feriti. Hashim Raza Zaidi, alto funzionario governativo locale, sottolinea che "il bilancio delle vittime potrebbe aumentare, perché le condizioni di almeno la metà dei feriti è altamente critica". Nelle ultime settimane la nazione asiatica - che nelle prossime settimane è chiamata al voto per le elezioni generali, anche se non vi è al momento una data precisa - ha registrato un'escalation di violenze settarie, etniche e confessionali. L'ultimo episodio grave risale a metà febbraio, quando a Quetta gli estremisti hanno colpito la minoranza hazara provocando quasi duecento morti. L'esplosione - secondo le prime ricostruzioni causata da un'autobomba - ha investito due edifici di cinque piani situati nel quartiere di Abbas, in una zona a maggioranza sciita della metropoli di Karachi. In seguito allo scoppio è divampato un enorme incendio, che ha intrappolato molti dei residenti all'interno degli appartamenti. La deflagrazione - riporta l'agenzia AsiaNews - ha mandato in frantumi vetri degli edifici e causato il crollo di balconi e terrazze, provocando diversi danni a centinaia fra negozi e case della zona. Lo scoppio è avvenuto all'uscita dei fedeli da una locale moschea, situata nei pressi del luogo dell'esplosione. Non è escluso che fossero proprio i fedeli sciiti l'obiettivo dell'attacco, nel quale sono però morti anche diversi musulmani sunniti, la grande maggioranza nel Paese. Il Primo Ministro Raja Pervez Ashraf si trovava già a Karachi al momento dell'attentato; egli ha annullato tutti gli impegni previsti in agenda, per coordinare gli interventi e presiedere alle operazioni di soccorso. Al momento non vi sono ancora state rivendicazioni ufficiali del gesto, anche se i sospetti degli inquirenti si concentrano attorno ai gruppi estremisti sunniti. Karachi è una metropoli di oltre 13 milioni di abitanti - la più popolosa del Pakistan - ed è una miscela esplosiva di bande criminali, signori delle terre, trafficanti di droga, violenza comune, rivalità politiche e fondamentalismo di matrice islamica. Tuttavia, per le forze dell'ordine gli omicidi di natura confessionale sono solo il 20% del totale; resta però la denuncia di associazioni e attivisti per i diritti umani, secondo cui il governo centrale e le autorità locali poco o nulla hanno fatto per arginare divisioni e violenze. Il 2012 è stato fra i più terribili per gli sciiti, con un bilancio di sangue che parla di oltre 400 morti in diversi attentati, di cui 125 nella sola provincia del Baluchistan dove vi è una forte presenza hazara. Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Le violenze contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale, dalla provincia del Punjab fino a Karachi, nella provincia meridionale del Sindh, dove nei primi otto mesi del 2012 sono state uccise più di 2.200 persone. (R.P.)

    inizio pagina

    Egitto: cristiani e musulmani chiedono la fine delle violenze contro le minoranze

    ◊   Migliaia di persone, cristiani e musulmani, hanno manifestato ieri davanti alla sede della Nazioni Unite del Cairo per denunciare i continui casi di violenza e soprusi contro le minoranze. In un comunicato, la Maspero Youth Union, organizzazione che si batte per i diritti dei cristiani e dei giovani della Primavera araba, denuncia che da gennaio i salafiti hanno assaltato ben quatto villaggi e quartieri cristiani. In tutti i casi gli islamisti hanno incendiato chiese e abitazioni. I fatti riguardano il quartiere cairota di Shubra al-Kheima, Sarsena (sobborgo di Tamiya, Fayoum, Egitto centrale), Bani Suef (115 km a sud del Cairo) e Kom Ombo nella provincia meridionale di Aswan (Alto Egitto). Gli attivisti - riferisce l'agenzia AsiaNews - denunciano la posizione del governo dei Fratelli Musulmani, che permette ad imam e autorità islamiche locali di "fomentare l'odio anticristiano e ai salafiti di attaccare indisturbati persone ed edifici". Il caso più grave è avvenuto lo scorso 23 febbraio a Borg el Arab, nella periferia di Alessandria dove alcuni uomini armati hanno ucciso quattro cristiani e un musulmano, mentre presidiavano un terreno, destinato alla costruzione di un edificio. Raymon Malak Zaki, cristiano e fratello di una delle vittime, spiega che lo spazio in questione era di proprietà della sua famiglia. Per evitare furti e attacchi suo fratello e ad altri quattro amici avevano deciso di presidiare il cantiere. Nei mesi scorsi gli islamisti avevano occupato l'area accusando i cristiani di voler costruire una chiesa. La diatriba si era risolta dopo la firma di un documento in cui i proprietari garantivano che sul terreno non sarebbe sorta alcuna chiesa. "Abbiamo acquistato il terreno e abbiamo anche pagato una somma di denaro agli islamisti della zona per fermare le minacce - afferma Zaki - ma i soprusi non si sono fermati". Egli racconta che il commando di uomini ha fatto irruzione nelle abitazioni di tre dei quattro cristiani sparando a bruciapelo. Il quinto guardiano, di religione musulmana, è stato invece ucciso sul cantiere. Il tutto è avvenuto nella più completa impunità. "Il giorno dell'omicidio ho atteso all'obitorio una giornata intera - dichiara- prima di veder giungere un medico legale". La polizia ha prima ispezionato il luogo dell'incidente, ma deve ancora fare l'autopsia sulle vittime. L'uomo teme che le autorità stiano coprendo gli autori del gesto per evitare ulteriori dissidi fra le due comunità. Da decenni gli islamisti utilizzano la fumosa legge sulla costruzione di edifici religiosi, risalente al regime di Mubarak, per bloccare qualsiasi attività delle comunità cristiane, che spesso attendono anni per ricevere l'autorizzazione anche solo per restaurare un edificio. Tale situazione, si è però aggravata con la salita al potere dei Fratelli Musulmani, che ha dato nuova forza agli islamisti che ora impediscono ai cristiani anche la realizzazione di normali abitazioni. I soprusi contro i copti-ortodossi e le altre denominazioni cristiane, non avvengono solo per mano dei radicali islamici. Da tempo anche i tribunali hanno iniziato ad accanirsi contro la minoranza, soprattutto nelle regioni dell'Alto Egitto, dove è più potente la lobby di giudici affiliati ai Fratelli Musulmani. La scorsa settimana la Corte di Beni Suef ha rifiutato gli appelli per la liberazione di due bambini di 9 e 10 anni al processo per "dissacrazione al Corano" e in carcere dall'ottobre 2012. Lo scorso 14 gennaio la medesima Corte ha condannato una donna cristiana ed i suoi 7 figli a 15 anni di prigione per essersi convertiti al cristianesimo. (R.P.)

    inizio pagina

    Congo: nel Nord Kivu, Rutshuru torna ai ribelli dell'M23

    ◊   I ribelli del Movimento 23 marzo (M23) hanno riassunto il controllo di una cittadina della provincia orientale del Nord Kivu grazie al ritiro dell’esercito e di alcune milizie considerate sue alleate: lo ha riferito Radio Okapi, l’emittente delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo. Stando a questa ricostruzione, i ribelli sono entrati a Rutshuru e nella vicina località di Kiwanja ieri mattina, poche ore dopo il ritiro dell’esercito e alcune colonne delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr). L’M23 - riferisce l'agenzia Misna - aveva occupato la regione di Rutshuru a luglio ma la settimana scorsa l’aveva abbandonata, sembra anche a causa di contrasti interni al gruppo sfociati in scontri armati. La decisione dell’esercito è stata criticata da alcuni esponenti della società civile del Nord Kivu. “Il governo congolese – ha detto Omar Kavota – deve fare in modo che la sua parola d’onore e le sue promesse alla popolazione siano rispettate; in gioco c’è anche la sua dignità”. Alcune fonti di stampa ipotizzano che il ritiro dell’esercito sia frutto di un accordo con una delle fazioni dell’M23, accordo che prevedrebbe un’integrazione dei ribelli nelle Forze armate. (R.P.)

    inizio pagina

    Madagascar: viva commozione per l’uccisione di una religiosa

    ◊   L’omicidio di una religiosa francese ha suscitato viva emozione a Mandritsara nel nord-est del Madagascar. Suor Marie Emmanuel Helesbeux è stata uccisa il 1° marzo nella località malgascia. “La religiosa è stata prima colpita a bastonate e poi strangolata. Tre persone sono state arrestate ed hanno confessato il delitto. Sembra che dovessero ripagare una somma alla vittima” riferisce all’agenzia Fides don Luca Treglia, direttore di Radio don Bosco di Antananarivo. Suor Marie Emmanuel Helesbeux delle Soeurs de la Providence (conosciute anche come “Soeurs de Saint Thérèse d'Avesnes) aveva 82 anni, dei quali 42 trascorsi in missione in Madagascar sempre a Mandritsara. “Appena appresa della morte di suor Marie Emmanuel, la popolazione è scesa in strada volendo farsi giustizia. La religiosa infatti era molto amata e stimata a Mandritsara per le sue opere di carità. Le autorità hanno fatto appello alla calma.” conclude don Luca. (R.P.)

    inizio pagina

    Libia: aggredito sacerdote cattolico a Tripoli

    ◊   Un sacerdote cattolico ha subito un’aggressione a Tripoli da parte di uomini di una milizia armata. Lo riferiscono all’agenzia Fides fonti locali secondo le quali il fatto risale a sabato 2 marzo. “La situazione non è buona per i cristiani sia a Tripoli sia a Bengasi” riferiscono le nostre fonti. A Bengasi la scorsa settimana un gruppo di uomini armati ha attaccato una chiesa a Bengasi aggredendo due preti della comunità copta egiziana. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri libico condannando con fermezza l'episodio, “contrario alle leggi”, dell'Islam e al diritto internazionale. Tra 50 e 100 copti sono stati arrestati nel capoluogo della Cirenaica con l'accusa di proselitismo. Grazie all’intervento del Ministro degli Esteri egiziano e dell’ambasciata egiziana di Tripoli, il gruppo di copti è stato espulso in Egitto e le accuse di proselitismo sono state ritirate. Il 13 febbraio 4 persone di diverse nazionalità membri di una comunità protestante sono state arrestate con accuse di proselitismo. (R.P.)

    inizio pagina

    Filippine: era un laico cattolico della Famiglia Vincenziana l’attivista ucciso a Boracaya

    ◊   Era un laico cattolico e apparteneva alla Famiglia religiosa della Società di San Vincenzo De’ Paoli (Famiglia religiosa Vincenziana) Dexter Condez, l’attivista di 26 anni ucciso con otto colpi di pistola sull’isola di Boracaya il 22 febbraio scorso. Condez difendeva i diritti e le prerogative degli indigeni del gruppo Ati, che si oppongono allo sfruttamento del territorio da parte delle Compagnie edilizie. La Famiglia Vincenziana nelle Filippine (che include congregazioni maschili, femminili e ordini laicali), condannando la brutale uccisione di uno dei propri membri laici, chiede una ferma azione della polizia e del governo: “Mentre le forze dell'ordine hanno avviato indagini, ideatori e mandanti di questo atto vile restano ancora in libertà. Condez lascia la sua famiglia, ma anche l’intera comunità di Ati, che tentava di rientrare in possesso della propria terra”, scrive, in un comunicato pervenuto all'agenzia Fides, padre Francisco Vargas, presidente del Consiglio della Famiglia Vincenziana nelle Filippine. Il testo ricorda che Condez era impegnato per la tutela dell’identità e della dignità della tribù Ati ed era in stretto contatto con la Chiesa locale della diocesi di Kalibo. “Il suo assassinio è un brutto colpo per la storia del Paese e della Chiesa delle Filippine”, rimarca il comunicato, invitando tutti alla preghiera e chiedendo “giustizia per gli autori del creato”. L’ultimo pensiero è per la comunità degli Ati, che Condez “ha servito con coraggio e altruismo”. I Vincenziani esortano a proseguire “l’opera che ha lasciato nel nome della carità e della giustizia”, assicurando il loro sostegno e solidarietà con gli indigeni. (R.P.)

    inizio pagina

    Messico. Ucciso sicario di 13 anni: appello del vescovo locale alle famiglie

    ◊   "Lo Stato deve fare la sua parte, la Chiesa deve fare la sua e in modo particolare la famiglia deve seminare i valori", ha detto mons. Sigifredo Noriega Barceló, vescovo della diocesi di Zacatecas. “In questi tempi di cambiamenti, di violenza, dobbiamo rivedere la dignità della persona e non perdere i valori che devono essere seminati nella famiglia” ha ribadito il presule di fronte alla notizia dell’assassinio di un ragazzino di 13 anni, accusato di essere un sicario. Secondo notizie della stampa locale pervenute a Fides, il minore era stato fermato dalla polizia il 4 febbraio scorso per avere ucciso almeno 10 persone, ma liberato poche ore dopo perché per la legge dello Stato di Zacatecas non si può trattenere in carcere un minore di 14 anni. Dopo questo terribile fatto, il procuratore dello Stato, Arturo Nahle Garcia, ha proposto di rivedere l'età minima per sanzionare i giovani, perché egli stesso aveva descritto come estremamente pericoloso il minore di 13 anni ed era contro l'idea di rilasciarlo in libertà. La violenza in Messico non si ferma, nella zona di Zacatecas, solo in questo fine settimana scorso sono stati trovati i corpi di almeno 10 persone assassinate. (R.P.)

    inizio pagina

    Scozia. Il card. O'Brien: "chiedo scusa e perdono a coloro che ho offeso"

    ◊   “Desidero cogliere questa opportunità per ammettere che ci sono stati momenti nei quali la mia condotta sessuale è caduta sotto gli standard delle aspettative che vi erano nei miei confronti come sacerdote, arcivescovo e cardinale”. In uno stringato comunicato diffuso dall’ufficio stampa della Chiesa cattolica scozzese, il cardinale Keith O’Brien, ex arcivescovo di st. Andrews e Edimburgo, ha ammesso le sue responsabilità chiedendo “scusa” e di “essere perdonato” da coloro che ha offeso. Le dimissioni del cardinale, che non parteciperà al Conclave - riferisce l'agenzia Sir - sono state accettate da Benedetto XVI il 25 febbraio. Il card. O’Brien ha spiegato: “Negli ultimi giorni alcune accuse che sono state fatte contro di me sono diventate pubbliche e all’inizio la loro natura anonima e non specifica mi ha portato a contestarle”. “Chiedo scusa e perdono a coloro che ho offeso”, ha aggiunto, “chiedo anche scusa alla Chiesa cattolica e agli scozzesi. Trascorrerò il resto della mia vita in pensione e non avrò nessun altro ruolo nella vita pubblica della Chiesa cattolica in Scozia”. (R.P.)


    inizio pagina

    Austria: terminata occupazione della chiesa a Vienna

    ◊   Si è conclusa ieri senza disordini l’occupazione pacifica della Votivkirche di Vienna, da parte di una sessantina di richiedenti asilo che dopo undici settimane di asserragliamento nella chiesa hanno accettato l’offerta dell’arcidiocesi di trasferirsi in un ex convento vicino. Ai negoziati aveva partecipato telefonicamente anche il card. Christoph Schönborn, attualmente a Roma per il conclave. Lo riferisce l’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress ripresa dal Sir, riportando il commento del cardinale che si è detto “riconoscente che abbia prevalso la ragione”, ribadendo la necessità di “migliorare ora in modo concreto e costruttivo la situazione dei profughi in Austria”. “È stato fatto molto ma ancora ora - ha osservato - persone che sono straniere, impaurite, disperate, spesso non ricevono il rispetto che meritano in quanto nostri fratelli e sorelle. Perciò non sorprende se a causa della loro disperazione e del loro senso di impotenza, queste persone mostrino un atteggiamento aggressivo spesso inutile”. Tuttavia, ha proseguito, “la contrapposizione e l’aggressione non servono a nessuno”. Il card. Schönborn ha espresso la “grande speranza che lo sgombero volontario della Votikkirche sia diventato un percorso per un dialogo costruttivo tra le persone coinvolte e le autorità. Se è così, la Chiesa lo sosterrà pienamente”. (R.P.)

    inizio pagina

    La Verna: 800 anni della donazione del monte a S. Francesco

    ◊   Ricorre quest’anno l’VIII centenario della donazione della Verna a S. Francesco da parte del conte Orlando di Chiusi, avvenuta nel 1213, dopo il loro incontro nel castello di San Leo, nel Montefeltro. Nelle Fonti Francescane si legge: “E infine disse questo messere Orlando a santo Francesco: ‘Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama il monte della Verna, lo quale è molto solitario e selvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalla gente, o a chi desidera vita solitaria. S’egli ti piacesse, volentieri lo ti donerei a te e a’ tuoi compagni”. (FF 1898). Francesco accettò volentieri il dono e salì sulla montagna, ma nello stesso tempo si chiese se la volontà di Dio lo chiamava realmente lassù, padrone di una montagna, lui che aveva rifiutato di accettare l’offerta della Porziuncola. Frate Leone intuì il turbamento del suo penitente e stava per intervenire, quando un nuvolo di uccelli avvolse il santo in un’aureola festosa d’ali e di canti, facendogli capire che il suo arrivo alla Verna era gradito al “Signore Iddio”. Da allora si recò più volte alla Verna con i suoi Frati, fino al 1224, quando vi ricevette le Stimmate, mentre faceva la quaresima in preparazione alla festa dell’Arcangelo S. Michele. Da 800 anni, quindi, i Frati Minori della Toscana custodiscono gelosamente il luogo in cui il Poverello ebbe da Cristo “l’ultimo sigillo”, divenuto col tempo meta ambita dei pellegrinaggi ai santuari francescani. In ricordo dell’incontro di S. Francesco con il conte Orlando, il comune di S. Leo ha impresso l’immagine del Santo nello stemma cittadino, a quanto pare unico esempio al mondo. (A cura di padre Egidio Picucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 63

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.