Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 03/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Prima domenica senza l'Angelus di Benedetto XVI, recitato 455 volte con milioni di fedeli
  • Senso di vuoto e attesa nei fedeli in piazza San Pietro
  • Castel Gandolfo: preghiera e affetto per il Papa emerito
  • Sede vacante: riflessione di Carlo Cardia, esperto di diritto ecclesiastico
  • Novità nella teologia di Benedetto XVI: intervista con mons. Pino Lorizio
  • Oggi in Primo Piano

  • Elezioni in Kenya. P. Mond, missionario comboniano: pace e lavoro le priorità
  • La deriva verbale della politica italiana nel dopo voto: il commento di Nadio Delai
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Grave attentato in Iraq, a Kerbala, contro mausolei sacri agli sciiti
  • Egitto: respinti i ricorsi contro la Costituzione; ad aprile nuovo processo per Mubarak
  • Siria, scontri in provincia di Aleppo: 34 soldati uccisi dai ribelli
  • Forti nevicate in Giappone, 6 morti per il maltempo
  • Svizzera: referendum contro gli stipendi d’oro dei manager
  • Ieri a Tournai i funerali del cardinale belga Julien Reis, "servitore umile e operoso"
  • Elezioni in Pakistan: le minoranze religiose chiedono maggiore rappresentatività
  • Repubblica Ceca: apertura dell'Anno giubilare dei Santi Cirillo e Metodio a Praga
  • Spagna: le diocesi celebrano la Giornata ispanoamericana
  • Le priorità della Chiesa in Indonesia: formazione ed evangelizzazione
  • In Colombia si chiede giustizia per gli orfani della guerra civile
  • Messico: dal “Flashmob” alla nuova evangelizzazione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Prima domenica senza l'Angelus di Benedetto XVI, recitato 455 volte con milioni di fedeli

    ◊   Dopo la rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI e l’inizio della Sede vacante, oggi è la prima domenica senza la recita dell’Angelus. Dal primo Regina Caeli del primo maggio 2005, all’ultimo Angelus dello scorso 24 febbraio, si contano a milioni le persone che ogni domenica, in Piazza San Pietro e qualche volta altrove, hanno atteso Benedetto XVI per ascoltarlo e recitare con lui la preghiera mariana di mezzogiorno. In otto anni, per 455 volte, quel momento è diventato un’occasione privilegiata per il Papa, ora emerito, di accostarsi ai fedeli come maestro di fede solido e comprensibile. Un guida che fin da subito ha chiarito su quali fondamenta avrebbe poggiato il suo magistero. Alessandro De Carolis lo ricorda in questo servizio:

    “La parola che riassume tutta la rivelazione è questa: Dio è amore”.

    È domenica 22 maggio 2005 quando Benedetto XVI pronuncia questa frase, nel suo primo Angelus dalla finestra del Palazzo Apostolico vaticano. In realtà, dalla sua elezione, è la quarta volta che ripete quel gesto – definito al suo primo apparire “un’amabile consuetudine” – ma nelle tre volte precedenti si è trattato di un Regina Caeli, la preghiera che nel periodo di Pasqua sostituisce l’Angelus, e in quei casi le sue brevi considerazioni sono state dedicate a temi contingenti, come la Festa del lavoro, la Giornata delle comunicazioni sociali e così via. È soprattutto in quel 22 maggio che comincia invece a prendere forma la funzione e il valore che Benedetto XVI attribuisce a quei 10 minuti di mezzogiorno: offrire una piccola “omelia” sulla liturgia del giorno, la lectio divina in forma breve con cui ogni domenica, nella chiesa a cielo aperto di Piazza San Pietro, il Papa teologo si fa “parroco” per chi si ferma ad ascoltarlo giù tra la folla o davanti alla tv, dalla radio o in streaming via web. In quell’Angelus-“pilota” del 22 maggio 2005, Solennità della Santissima Trinità, il nuovo maestro mette subito in luce il nucleo della fede cristiana e insieme – e lo dimostrerà anche la sua prima Enciclica Deus caritas est – il fulcro della sua stessa spiritualità:

    “La parola che riassume tutta la rivelazione è questa: ‘Dio è amore’; e l’amore è sempre un mistero, una realtà che supera la ragione senza contraddirla, anzi, esaltandone le potenzialità”.

    “Dio Amore”, fede e ragione a confronto: c’è già in questa affermazione l’essenza del magistero che si svilupperà negli anni a venire. Le parole successive sul mistero trinitario – “Gesù ci ha rivelato il mistero di Dio: Lui, il Figlio, ci ha fatto conoscere il Padre che è nei Cieli, e ci ha donato lo Spirito Santo, l’Amore del Padre e del Figlio” – potrebbero essere ascoltate in un’aula di catechismo. Non la considerazione che segue, che dimostra un’altra dote che i fedeli impareranno ad apprezzare di Benedetto XVI, indiscusso maestro nel saper portare i vertici e gli abissi dello spirito al livello dell’anima più semplice:

    “La teologia cristiana sintetizza la verità su Dio con questa espressione: un'unica sostanza in tre Persone. Dio non è solitudine, ma perfetta comunione. Per questo la persona umana, immagine di Dio, si realizza nell’amore, che è dono sincero di sé”.

    Altre sei righe e un’altra colonna portante. Dall’altare della sua finestra sul mondo, il Papa maestro cede il passo al Papa custode della fede. Non quell’arcigno guardiano fin lì troppo spesso descritto, in modo prevenuto, da una vulgata mediatica che ama pontificare sul Pontefice senza conoscerlo, ma il difensore gentile che invita con ferma lucidità i cristiani a non farsi contagiare nella pratica religiosa dal relativismo montante:

    “Ogni parrocchia è chiamata a riscoprire la bellezza della Domenica, Giorno del Signore, in cui i discepoli di Cristo rinnovano nell’Eucaristia la comunione con Colui che dà senso alle gioie e alle fatiche di ogni giorno. ‘Senza la Domenica non possiamo vivere’: così professavano i primi cristiani, anche a costo della vita, e così siamo chiamati a ripetere noi oggi”.

    Per 455 volte, dal 2005 al 2013, Benedetto XVI, maestro umile e custode illuminante, appare da dietro la tenda della sua finestra – o talvolta stando sull’altare alla fine di una Messa solenne, o durante un viaggio apostolico, o circondato dai monti durante il riposo estivo – per spiegare e insegnare la “gioia dell’essere cristiani” e concludere con l’“Angelus nunziavit Mariae”. Nel giorno in cui la finestra resta chiusa e il mezzogiorno rintocca senza sottofondo di applausi, tra le colonne del Bernini – dove alla fine lo avranno ascoltato in più di 10 milioni – resta il riverbero di tanti pensieri profondi, dipanati in modo compiuto già da quel 22 maggio 2005. E resta l’eco dell’ultimo commiato, dell’umile maestro di fede che anche oggi avrà sostenuto la Chiesa con la forza di un Angelus, pregato di nascosto al mondo ma non a Dio:

    “Vi ringrazio per l’affetto e per la condivisione, specialmente nella preghiera, di questo momento particolare per la mia persona e per la Chiesa. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana. Grazie! In preghiera siamo sempre vicini. Grazie a voi tutti! Angelus nunziavit Mariae…”

    inizio pagina

    Senso di vuoto e attesa nei fedeli in piazza San Pietro

    ◊   Vuoto, silenzio e attesa sono i sentimenti che vivono i fedeli in questa prima domenica di sede vacante. Fedeli che anche oggi sono giunti numerosi in piazza San Pietro, per esprimere vicinanza a Joseph Ratzinger e pregare sotto la finestra chiusa dell'appartamento papale. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte in piazza da Marina Tomarro:

    R. - E’ una domenica un po’ particolare. Una domenica strana, in un certo senso… Recandomi in piazza San Pietro, questa mattina, ho visto molta gente che continuava a guardare quella finestra. Sicuramente c’è un vuoto, un vuoto che però la gente ha capito: vuole anche oggi, nonostante la finestra chiusa, dare un segno di presenza e di ascolto del silenzio.

    R. - Tante volte noi ci abituiamo a delle cose e non ne capiamo il valore se non quando ci mancano, quando sono assenti. Quindi penso che tutto questo ci risveglia una grande attesa, ma non timore, non paura…

    D. - Tra pochi giorni comincerà anche il Conclave: in che modo ci possiamo preparare a vivere, davvero col cuore, questo momento storico per la Chiesa cattolica?

    R. - E’ l’Anno della Fede e penso che la cosa migliore sia quella di capire, di leggere in profondità, che cosa questo gesto del Papa ha detto proprio per la fede di ciascuno di noi. Quindi penso che la cosa migliore sia quella di riscoprire il senso della fede: una fede più profonda, più vissuta, forse con meno parole e meno immagini, ma con più cuore, più vita.

    R. - Con la preghiera, affidando al Signore la Chiesa e aprendoci a quello che lo Spirito Santo ci dice e ci suggerisce.

    inizio pagina

    Castel Gandolfo: preghiera e affetto per il Papa emerito

    ◊   Tanti fedeli si sono radunati oggi davanti alla residenza pontificia di Castel Gandolfo, dove Benedetto XVI si è trasferito temporaneamente come Papa emerito, prima di ritirarsi in preghiera nel Monastero “Mater Ecclesiae” in Vaticano, una volta restaurato. I pellegrini vengono qui per pregare per lui e per la Chiesa, come ci riferisce il parroco di Castel Gandolfo, don Pietro Diletti, al microfono di Federico Piana:

    R. - Certo, oggi, di domenica, con tutte le Messe che abbiamo, non diciamo più - purtroppo - “per il nostro Papa”. Certamente però tutti noi abbiamo una preghiera particolare per Benedetto XVI.

    D. - Naturalmente non cambierà nulla per Castel Gandolfo? A parte il fatto di avere questo grande Papa, anche se emerito, lì tra voi….

    R. - E’ una grande gioia sapere che è qui, come lo è per lui. Ha detto subito: “Che piacere essere in mezzo a voi”. Quindi ha messo in risalto questo sentimento che anche noi abbiamo nei suoi confronti. Noi speriamo - certo è un sogno - di poterlo incontrare in qualche modo… Non sappiamo ancora come si potranno svolgere le cose, ma certamente è un desiderio di tutti: anche oggi lo hanno espresso molti parrocchiani.

    D. - Don Pietro, lei ha anche dei ricordi personali con il Papa: ce li vuole raccontare?

    R. - Credo che non siano soltanto dei fatti, ma rivelano quello che lui stesso ha rivelato, parlando la mattina ai cardinali e parlando la sera a noi: la sua ricca umanità. Una volta, eravamo insieme a colazione e lui mi ha fatto parlare per tutto il tempo: mi ha fatto domande su tutto, anche sulle cose più particolari e non soltanto teologiche. Voleva sapere come la gente si comportava, se seguiva le mie cure pastorali, se partecipavano, come fosse il nuovo consiglio pastorale. Ho parlato tanto e alla fine ho detto: “Santità, come don Bosco, io ho chiesto il dono della parola nella prima Messa…”. Il Papa si è fermato, mi ha guardato e ha detto: “Sì, il Signore gliela ha concesso!”, perché avevo parlato molto a lungo. Un’altra volta, mi ha preso le mani, me le stringeva e mi ha detto: “Ecco il nostro caro parroco”. Io gli ho risposto: “Ecco il mio caro parrocchiano, che non sempre frequenta…”. Sono due fatti che rivelano questa attenzione, questa delicatezza, questo suo modo di parlare e questa sua umanità, che è venuta fuori pienamente in questi ultimi giorni.

    inizio pagina

    Sede vacante: riflessione di Carlo Cardia, esperto di diritto ecclesiastico

    ◊   Dalle 20.00 di giovedì scorso, la Chiesa è entrata nella cosiddetta Sede vacante. Sul significato di questo particolare periodo della vita della Chiesa, ascoltiamo il prof. Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico all'Università Roma Tre, al microfono di Luca Collodi:

    R. – Quando manca il titolare dell’ufficio si parla di Sede vacante. È evidente che di fronte al Romano Pontefice, la Sede vacante ha un significato diverso: più ristretto e più ampio al tempo stesso. Più ristretto, perché, non c’è dubbio, che si tratta di Sede vacante anche per il sovrano dello Stato della Città del Vaticano, ma questo è un aspetto assolutamente secondario. Molto più importante, è invece la mancanza di quella guida universale della Chiesa, che fa del Papa un unicum rispetto a qualunque altra realtà, non solo mondana, ma anche religiosa. Il Papa rappresenta non soltanto la guida che ha quella potestà immediata e universale su tutta la Chiesa, ma la guida spirituale che identifica e rappresenta l’unità della Chiesa universale in tutto il mondo, perché nel Papa si riassumono quei poteri di unità del magistero, di sicurezza della dottrina, dei dogmi, della fede, della spiritualità. Questo fa sì che quando si crea la Sede vacante per qualsiasi ragione, in questo caso per una rinuncia, vi sia quasi un momento di vuoto, di sospensione nella vita della Chiesa.

    inizio pagina

    Novità nella teologia di Benedetto XVI: intervista con mons. Pino Lorizio

    ◊   Salito al soglio di Pietro quasi 8 anni fa, Benedetto XVI fu subito ribattezzato dai media il 'Papa teologo', per il suo prestigioso curriculum di studioso e ricercatore, nonché per i lunghi anni trascorsi alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma è possibile, a pochi giorni dalla chiusura del suo Pontificato, trarre un bilancio del suo magistero teologico? Ci prova, al microfono di Fabio Colagrande, mons. Pino Lorizio, docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense:

    R. – Se si pensa soprattutto alla teologia fondamentale, che è la mia disciplina, innanzitutto questo tentativo sempre ripetuto di allargare la nostra razionalità, cioè portando avanti già quanto aveva insegnato Giovanni Paolo II nella Fides et ratio, Papa Benedetto ci invita a pensare in grande, quindi a non limitare l’esercizio della ragione in maniera puramente funzionale ma cercare di aprirla sempre più al mistero che è il mistero dell’uomo, il mistero di Dio, il mistero del mondo. Poi, nel momento in cui riflette ulteriormente sul rapporto tra fede e ragione, viene a dirci che il logos, il pensiero, appartiene alla Rivelazione stessa e quindi che la fede oggi non può non essere una fede adulta e pensata. E ancora, questo ruolo che ha la ragione nei confronti della religione, perché se è vero che la fede purifica la ragione - dice Papa Benedetto in una delle sue encicliche, nella Spe salvi -, è anche vero che la ragione contribuisce a purificare la religione da tutto quanto vi può essere, anche nella religione, di idolatria, di superstizione, di fanatismo.

    D. - Quando Joseph Ratzinger fu eletto al soglio di Pietro, circa otto anni fa, si guardava a lui - sopratutto da parte dei media - come a un rigido difensore della dottrina cattolica.....

    R. – Innanzitutto, quella immagine era assolutamente distorta. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, non ha solo prodotto censure e condanne. Penso, per esempio, a quell’importante momento in cui proprio la sua Congregazione, con la sua firma, è riuscita a sbloccare la situazione di un grande pensatore cristiano, che poi è diventato Beato, come Antonio Rosmini. Questo, per esempio, è un segnale della grande apertura teologica e intellettuale di Papa Ratzinger. Tutto il suo insegnamento è certamente un insegnamento che ha grandi aperture soprattutto nei confronti della capacità dialogica della ragione, ma questo dialogo non significa e non può mai significare, ovviamente, un mettere in discussione l’identità cristiana nel momento in cui questa identità incontra altre appartenenze religiose e culturali. In questo senso, direi che non siamo assolutamente disposti a condividere una visione di una teologia di Benedetto XVI che si possa considerare in qualche modo di censura e di chiusura.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Elezioni in Kenya. P. Mond, missionario comboniano: pace e lavoro le priorità

    ◊   Domani si svolgeranno in Kenya le elezioni generali. I sondaggi prevedono un testa a testa per la presidenza tra Raila Odinga, premier uscente, e Uhuru Kenyatta, ex ministro e figlio del primo presidente del Paese. All’indomani delle ultime elezioni, tra il 2007 e il 2008, scontri tra le diverse fazioni avevano provocato almeno 1000 morti. Davide Maggiore ha chiesto a padre Paulino Mondo, missionario comboniano e parroco a Nairobi nella baraccopoli di Kariobangi, come il Paese stia vivendo questa vigilia elettorale:

    R. – Tanta gente non è registrata in città. Durante le elezioni, infatti, la città sembra il paese di nessuno. Quelli che hanno le famiglie, soprattutto bambini e mogli, hanno deciso di registrarsi a casa, nei villaggi. Altri sono impauriti, perché vivono lontani dalle loro terre da cinque anni e adesso si trovano lungo la strada. La maggioranza però è calma.

    D. – Le elezioni sono le prime dopo quelle del 2007-2008, che avevano visto grandi disordini tra la popolazione e anche numerosi morti...

    R. – E’ vero quello che è successo, ma adesso - mi sembra - abbiamo risolto metà di quei problemi. Non è solo il Kenya a guardare, ma anche tutto il mondo, se qualcuno si comporta male. Adesso siamo preparati alla pace e abbiamo coinvolto maggiormente la Chiesa cattolica in questo processo. Pensiamo quindi che, se anche ci saranno dei problemi, non sarà mai come cinque anni fa.

    D. – In particolare, qual è la situazione dei ragazzi, che spesso non hanno un lavoro e si trovano sulla strada. Nelle scorse elezioni erano stati anche tra i protagonisti delle violenze. Cosa si può fare per evitare che tornino ad esserlo?

    R. – Abbiamo fatto tanti progetti di microcredito, non solo in parrocchia, ma in tutta la diocesi di Nairobi. I missionari di don Bosco, che hanno tante scuole tecniche, sono stati coinvolti per risolvere questo problema. Tanti di questi giovani hanno il lavoro. Il problema dei ragazzi disoccupati, non è solo un problema del governo, ma è anche un problema della Chiesa. Speriamo che i giovani adesso resteranno calmi.

    D. – Quali sono i bisogni più grandi adesso della popolazione?

    R. – Eleggere qualcuno è una buona cosa, ma bisogna continuare a controllare che facciano quello che hanno promesso alla gente. Tante gente promette il lavoro, una buona vita, la sicurezza e dopo dimenticano. Quindi toccherà a noi dire che è un obbligo cambiare la vita della gente, come è stato promesso.

    inizio pagina

    La deriva verbale della politica italiana nel dopo voto: il commento di Nadio Delai

    ◊   Gli insulti protagonisti della campagna elettorale in Italia sono straripati anche nel dopo voto e in maniera anche più pesante. Gli epiteti di Grillo contro Bersani, la chiamata a raccolta il 23 marzo di Silvio Berlusconi, contro il “cancro” magistratura, fanno da sfondo ad una situazione ormai tristemente consolidata di forte violenza verbale che sta infettando le istituzioni italiane. Perché questa durezza dialettica e cosa significa? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto al sociologo Nadio Delai:

    R. - Ci sono tre cose. La prima: la bolla dell’Io è scoppiata! Abbiamo vissuto, almeno nel nostro Paese, un entusiasmo, una spinta, un'ipertrofia dell’Io, che è accelerata in questo inizio degli anni 2000 e la politica l’ha interpretata tutta! Basta che lei pensi alla verticalizzazione e alla personalizzazione della politica. La seconda è la perdita dell’utopia. Non è di moda parlare più di utopia, nel senso che siamo tutti piombati in un presentismo spinto: ma quando perdi la spinta utopica, purtroppo abbassi lo sguardo e vedi tutte le inadeguatezze dell’altro, cercando di delegittimare e non di legittimare anche l’altro. Quando dico questo - se io penso agli ultimi 15-20 anni di vita politica - mi sembra di aver descritto quello che è successo. La terza cosa è l’ansia della molteplicità: quindi una sola opinione deve essere quella giusta, un solo discorso deve essere quello giusto e l’altro, invece, è quello che deve essere per forza sbagliato!

    D. - Le piazze in Italia, sembra che abbiano scelto in qualche modo di aderire ad un linguaggio improntato alla violenza e sembrano aver voglia di dover trovare necessariamente un colpevole. E’ così?

    R. - E’ un grido! Io dico che c’è un grido oggettivo di voglia di cambiamento, poi naturalmente la tentazione populista diventa la più facile, perché la ricerca di un solo colpevole o di un mazzo di colpevoli assoluti fa sì che si torni al pensiero dell’uno: noi abbiamo ragione e gli altri sono tutti sbagliati! Se non riprendiamo in mano le redini della consapevolezza e della responsabilità, è chiaro che non si va lontano… Il populismo poi applica le sue regole, che sono quelle tendenzialmente della deresponsabilizzazione.

    D. - Ci sono i rischi perché questa violenza verbale, associata alla grave crisi economica che si sta vivendo in Italia, possa in qualche modo condurre ad una violenza di tipo sociale, una violenza di piazza nelle città italiane?

    R. - Se la politica non ha la capacità di riaccendere la speranza, c’è anche il rischio della piazza dura e del conflitto pesante. Non c’è dubbio che vi sia questo rischio. Noi dobbiamo operare nel modo opposto: dobbiamo accettare che le verità sono tante - non ce n’è una sola - e quindi bisogna avere l’umiltà e la responsabilità, per esempio, di sapere - specie in una situazione come questa - che noi abbiamo bisogno di competere con gli altri e, in chiave di politica, anche contro gli altri, ma poi abbiamo bisogno di cooperare. Senza questi due tasti - il che vuol dire cooperare e accettare che c’è anche un’altra ipotesi, che non c'è solo la tua - non andiamo da nessuna parte! Noi siamo stati ossessionati in questi ultimi 20 anni, per forza di cose, a doverci sentire amici o nemici: questo non porta da nessuna parte! Capisco, però, che quando si fa la politica, lì si proiettano anche i sentimenti che, volta a volta, possono essere sentimenti bassi, che diventano mostri, o sentimenti anche un po’ alti, che ci aiutano ad uscire dall’empasse. La bravura della politica è quella di interpretare un Paese verso l’alto e non verso il basso.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Grave attentato in Iraq, a Kerbala, contro mausolei sacri agli sciiti

    ◊   È di almeno 4 morti e 14 feriti il bilancio di un attentato kamikaze avvenuto oggi in Iraq, nella città santa irachena di Kerbala. Questa mattina un uomo si è fatto esplodere tra i pellegrini in visita ai mausolei degli imam Hussein ed Abbas, al centro della città che si trova a sud della capitale Baghdad. Secondo la testimonianza di un funzionario che gestisce uno dei templi - meta di pellegrinaggio per gli sciiti iracheni e stranieri - l’attentatore sarebbe un ingegnere che lavorava in loco ad un progetto di restauro. I pellegrini sciiti sono stati spesso oggetto di attacchi da parte di estremisti sunniti legati ad al Qaeda. (A cura di Roberta Barbi)

    inizio pagina

    Egitto: respinti i ricorsi contro la Costituzione; ad aprile nuovo processo per Mubarak

    ◊   Sono stati respinti oggi dalla Corte costituzionale egiziana i ricorsi presentati in merito alla legalità della composizione della Commissione di esperti che ha redatto la contestata Costituzione del Paese, entrata in vigore nel dicembre scorso dopo un referendum. Intanto, la Corte d’appello egiziana ha fissato per il prossimo 13 aprile la data del nuovo processo all’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, al suo ministro dell’Interno e agli altri collaboratori accusati di aver ordinato l’uccisione di alcuni manifestanti durante le rivolte di piazza nel 2011. Nel gennaio scorso un Tribunale del Cairo aveva ordinato un nuovo processo per l’ex presidente, condannato all’ergastolo e ricoverato in un ospedale militare. Nel Paese, inoltre, continuano i disordini: oggi si sono verificati scontri a Port Said, sul canale di Suez, in seguito alla decisione del ministero degli Interni di spostare nel nord-est del Paese i 39 detenuti in attesa di giudizio per la strage avvenuta dopo una partita di calcio, nel febbraio dello scorso anno. Secondo testimoni, ci sarebbero stati lanci di pietre contro una stazione di Polizia della città, dove è in corso la terza settimana consecutiva di sciopero, lanci ai quali gli agenti hanno risposto sparando lacrimogeni. Oggi, poi, si concluderà con l’incontro con il presidente Morsi, la breve visita in Egitto del segretario di Stato americano John Kerry, contestato ieri al suo arrivo al Cairo dai leader dell’opposizione, che accusano Washington di voler interferire nella politica interna del Paese. Kerry ha esortato l’Egitto ad attuare immediatamente riforme per rimettere in piedi l’economia. (R.B.)

    inizio pagina

    Siria, scontri in provincia di Aleppo: 34 soldati uccisi dai ribelli

    ◊   Almeno 34 soldati siriani sono morti nella sola giornata di oggi nei combattimenti che da 8 giorni a questa parte infuriano nei pressi dell’accademia di Polizia a Khan al-Assal, nella provincia di Aleppo, che stando a quanto riferito dall’Osservatorio siriano dei diritti umani sarebbe sotto il controllo dei ribelli. Il conflitto in questa località avrebbe già lasciato sul campo circa 200 morti. Intanto il presidente Assad è tornato a ribadire che non intende dimettersi, ma è disposto a negoziare con “chiunque deponga le armi”. Sul conflitto in Siria, inoltre, Israele ha fatto sapere di seguirne gli sviluppi senza intervenire, secondo quanto dichiarato dal ministro per le Questioni strategiche, Moshe Yaalon, dopo l’esplosione di alcuni colpi di mortaio sul versante siriano delle alture del Golan. Il politico ha confermato gli spari, ritenendoli comunque di carattere accidentale, ed ha affermato che gli israeliani che vivono nell’area sono al sicuro, protetti dall’Esercito schierato a loro tutela. (R.B.)

    inizio pagina

    Forti nevicate in Giappone, 6 morti per il maltempo

    ◊   Sei persone sono morte nel fine settimana in Giappone a causa dell’eccezionale ondata di maltempo che ha colpito il Paese e che si è concentrata in particolare sull’isola di Hokkaido, nella parte settentrionale di quella di Honshu e nella regione di Tohoku. Le sei vittime si contano tutte nella città di Nakashibetsu, a Hokkaido, dove un’intera famiglia è rimasta avvelenata dal monossido di carbonio nella propria auto sepolta da due metri di neve con il tubo di scarico e i finestrini bloccati. Le altre due vittime, invece, sono morte per congelamento: una donna sempre a Nakashibetsu e un uomo a Yubetsu, nel tentativo di scaldare con il proprio corpo la figlioletta di 9 anni. La straordinaria bufera di neve ha provocato anche il deragliamento di un treno proiettile che per fortuna non ha avuto conseguenze sui 130 passeggeri a bordo. (R.B.)

    inizio pagina

    Svizzera: referendum contro gli stipendi d’oro dei manager

    ◊   Cinque milioni di svizzeri questa mattina chiamati oggi alle urne per esprimersi sulla proposta di un piccolo imprenditore che vuole porre un freno agli stipendi milionari dei top manager delle aziende. Il promotore dell’iniziativa è Thomas Minder, un imprenditore cinquantenne del cantone di Sciaffusa, che ha provveduto a raccogliere le centomila firme necessarie per l’indizione del referendum popolare di modifica costituzionale che troverà accoglimento se si esprimerà per il sì la maggioranza dei cittadini dei 26 cantoni della Confederazione elvetica. Il quesito della consultazione “Contro le retribuzioni abusive” riguarda i salari d’oro e mira a impedire le esorbitanti remunerazioni concesse ai vertici aziendali - a prescindere dai risultati conseguiti dall’impresa - percepiti come un vero e proprio abuso in questo tempo di crisi. La proposta di Minder è di introdurre un articolo costituzionale che attribuisca agli azionisti le decisioni sugli stipendi dei dirigenti delle società quotate in borsa. Se il referendum dovesse essere approvato – secondo i sondaggi condotti la proposta sarebbe sostenuta dal 64% degli svizzeri – il diritto elvetico degli azionisti sarà il più severo del mondo, in quanto l’infrazione delle disposizioni farebbe scattare una pena pecuniaria fino a sei retribuzioni annuali e una pena detentiva fino a tre anni. Qualora, invece, il referendum fosse respinto, entrerebbe automaticamente in vigore una controproposta meno drastica già approvata in Parlamento. Le prime proiezioni sull’esito del voto sono attese per il primo pomeriggio. (R.B.)

    inizio pagina

    Ieri a Tournai i funerali del cardinale belga Julien Reis, "servitore umile e operoso"

    ◊   Si sono svolti ieri a Tournai, in Belgio, i funerali del cardinale Julian Reis, deceduto il 23 febbraio scorso. Una grande folla e molti rappresentanti delle istituzioni hanno partecipato alle esequie presiedute dal nunzio apostolico in Belgio, mons. Giacinto Berloco, e dal vescovo di Tournai, mons. Guy Harpigny. Il nunzio, nel corso della celebrazione, ha riproposto il messaggio di cordoglio inviato da Benedetto XVI in occasione della morte del porporato: un uomo che "ha sempre avuto il desiderio di testimoniare la sua fede tra i suoi contemporanei, in uno spirito di dialogo”. Nell’omelia, inoltre, mons. Berloco ha ricordato il cardinale Reis come un grande uomo di fede, sempre fedele a Cristo e alla Chiesa, “un servitore umile e operoso, semplice e gioioso”. “La sua memoria – ha detto – non suscita solo l’ammirazione di tutti noi, ma è un esempio e un incoraggiamento per la vita di tutti”. (R.B.)

    inizio pagina

    Elezioni in Pakistan: le minoranze religiose chiedono maggiore rappresentatività

    ◊   In vista del voto previsto tra aprile e maggio prossimi, cristiani, indù e bihai del Pakistan auspicano una riforma del sistema elettorale che dia una maggiore rappresentanza alle minoranze religiose, secondo il principio della parità dei diritti sancito dal fondatore del Paese, Ali Jinnah. Secondo quanto riporta l'agenzia AsiaNews, i promotori della riforma chiederebbero al governo di cancellare l’attuale “sistema elettorale congiunto”, a favore di un “sistema doppio”. Inoltre, vorrebbero che i partiti provinciali sostenessero maggiormente i candidati provenienti dalle minoranze nelle assemblee nazionali e che ammettessero le donne “non musulmane” nei seggi riservati alle quote rosa, mettendo al bando “ogni forma di discriminazione”. Proprio su questo tema, lo scorso 25 febbraio si è tenuto a Faisalabad, nel Punjab, un forum pubblico intitolato “Elezioni 2013 e riserve delle minoranze”, cui hanno partecipato circa 250 persone appartenenti a diverse comunità religiose, assieme a sacerdoti, catechisti, politici e membri della società civile. Al centro del dibattito, proprio la legge elettorale. Nel 2002, l’ex presidente Musharraf introdusse il “sistema elettorale congiunto”, che permette ai non islamici di votare anche i candidati di religione islamica delle rispettive circoscrizioni. Tuttavia, indù, sikh e cristiani non possono decidere in merito ai seggi riservati alle minoranze: nell’accesso alle assemblee, quindi, la parità dei diritti viene meno e la componente politica non musulmana sia del Parlamento sia delle diverse province è relegata ai margini. Secondo molti leader, il “voto doppio” garantirebbe una maggiore presenza, rafforzando anche la prospettiva di una nazione “multiculturale”, così come era stata tracciata dal padre fondatore, Qaid-e-Azam. Secondo Naveed Walter, presidente di Human Right Focus Pakistan (Hrfp), l’attuale sistema elettorale porterebbe i cristiani “a disinteressarsi della politica”. Aggiunge poi che un pugno di seggi, non servono certo a “dare maggiori diritti politici”, per questo, a suo dire, è necessario introdurre una riforma che permetta l’elezione “diretta” dei rappresentanti. (V.C.)

    inizio pagina

    Repubblica Ceca: apertura dell'Anno giubilare dei Santi Cirillo e Metodio a Praga

    ◊   L’arcivescovo di Praga, card. Dominik Duka, invita i cittadini della Repubblica Ceca a celebrare il 1150° anniversario dell’arrivo dei patroni d’Europa nella regione della Grande Moravia. L’apertura ufficiale dell’anno giubilare dei santi Cirillo e Metodio - riferisce l'agenzia Sir - si terrà a Praga il 9 marzo nella cattedrale di San Vito, San Venceslao e San Adalberto con una celebrazione eucaristica presieduta dal card. Miloslav Vlk, arcivescovo emerito di Praga. Durante la messa, Sua Beatitudine Krystof, metropolita ortodosso delle Terre Ceche e di Slovacchia, consegnerà l’icona dei due fratelli di Tessalonica all’arcivescovado. Il card. Vlk benedirà le copie di una croce cirillo-metodiana in acciaio risalente al IX secolo, rinvenuta durante gli scavi archeologici nei pressi di Uherské Hradiste. L’evento che commemora la missione dei santi Cirillo e Metodio avrà un carattere ecumenico. Secondo la sala stampa della Conferenza episcopale ceca, infatti, il messaggio dei due santi “simboleggia l’unità della Chiesa”. La celebrazione segnerà inoltre il 1040° anniversario di fondazione dell’arcivescovado di Praga (973) e il battesimo che il principe Borivoj e sua moglie, santa Ludmilla di Boemia, avevano ricevuto da Metodio 1130 anni fa. (R.P.)

    inizio pagina

    Spagna: le diocesi celebrano la Giornata ispanoamericana

    ◊   Oggi, domenica 3 marzo, le diocesi di Spagna celebrano la Giornata ispanoamericana, istituita nel 1959 per ricordare i vincoli di solidarietà, comunione e collaborazione evangelizzatrice tra la nazione iberica ed il continente latinoamericano. In occasione di questa Giornata - riferisce l'agenzia Sir - cinque vescovi spagnoli che esercitano il loro ministero in America Latina esortano a mantenere viva la cooperazione tra la Chiesa spagnola e quella latinoamericana. “Abbiamo bisogno della vostra preghiera e della vostra solidarietà”, scrive mons. Rafael Cob, vescovo del vicariato apostolico di Puyo, in piena foresta ecuadoriana. Il 70,8% dei missionari spagnoli si trovano in America. I missionari, secondo mons. José Vicente Conejero Gallego, vescovo di Formosa (Argentina), “hanno offerto la parte migliore della loro vita per rendere presente il Regno di Dio, consolare, favorire la promozione integrale delle genti di questi amati popoli americani, specialmente le più povere”. Uno dei maggiori esempi di collaborazione tra le Chiese è l’Opera di cooperazione sacerdotale ispanoamericana, istituzione inserita nella Conferenza episcopale spagnola, che invia sacerdoti spagnoli alle Chiese locali dell’America Latina più bisognose. Fondata nel 1949, ha inviato 2.500 sacerdoti diocesani spagnoli. Ora ci sono 329 preti dell’Opera in oltre 20 Paesi, sostenuti dalle diocesi spagnole. José González Alonso, sacerdote dell’Opera dal 1965 e ora vescovo di Cajazeiras (Brasile), ricorda: aiutati da questa istituzione “costruiamo chiese, cappelle, case parrocchiali, scuole, ospedali, orfanatrofi, asili, università. La Spagna non può disconoscere o restare indifferente davanti all’opera di evangelizzazione di tanti missionari in questo continente”. Da parte sua, mons. Gilberto Gómez González, vescovo di Abancay (Perù), ricorda che nella sua diocesi l’Opera di cooperazione sacerdotale ispanoamericana ha collaborato alla fondazione di un seminario. “Fino ad allora si pensava che i 'padri’ erano o vecchi o stranieri, spagnoli o americani”, afferma il presule orgoglioso dei frutti di questo seminario, che già può contare su vocazioni tra ragazzi nativi. “Si vede che i sacerdoti dell’Opera hanno saputo contagiare i giovani con il loro spirito missionario”, aggiunge mons. Gómez González. “La missione in America Latina continua ad essere un lavoro prezioso che il Signore ci ha affidato - sostiene mons. Javier del Río, vescovo di Tarija (Bolivia) -. Un giorno saranno i nostri fratelli americani che predicheranno a noi il Vangelo”. (R.P.)

    inizio pagina

    Le priorità della Chiesa in Indonesia: formazione ed evangelizzazione

    ◊   La Chiesa cattolica in Indonesia è una realtà viva, come racconta ad AsiaNews padre Yohanes Indrakusuma, che individua come priorità l’evangelizzazione “ad gentes” e una conversione continua, al fine di vivere pienamente il significato più profondo della fede in Cristo. Il sacerdote, originario di cittadina di East Java e nato da una famiglia cinese, ha promosso l’apertura dell’istituto teologico e filosofico San Giovanni della Croce, inaugurato a inizio gennaio, un centro che potrà formare “sacerdoti, religiosi e laici attivi nella pastorale”. Padre Yohanes sottolinea l’importanza degli incontri organizzati dall’istituto, cui “partecipano molti protestanti e, a volte, anche i non cristiani”. Non meno importante è il compito missionario. “In molte parti dell’Indonesia – racconta – si registrano conversioni alla Chiesa cattolica, il cui numero è in continua crescita: ad oggi sono circa il 3%, per un totale di 7 milioni nel Paese musulmano più popoloso al mondo”. Nell’annuncio, il “contributo dei laici” e i programmi di evangelizzazione specifici sono fondamentali, perché “vi sono ancora oggi molte aree tribali che non sono state raggiunte dal Vangelo”. Il sacerdote evidenzia poi la presenza di fenomeni di “persecuzione anticristiana”, anche se “la realtà in Indonesia varia da zona a zona”. Mentre in aree quali North Sumatra, Padang e West Java vivono una situazione peggiore, a Papua, Flores, Timor e West Kalimantan è vero il contrario, anche perché c’è una folta presenza di cattolici e protestanti. Tuttavia, “la popolazione, anche musulmana, ha un approccio amichevole”, anche se “fanatismo” ed “estremismo” persistono. La minoranza di religione cattolica ha di recente acquisito crescente visibilità e rappresentatività, anche dal punto di vista politico e istituzionale: il ministro della Difesa è cattolico, il vicegovernatore di Jakarta è un protestante di origine cinese, i governatori di West Kalimantan e di North Celebes sono entrambi cattolici. In conclusione, padre Yohanes esprime la sua gratitudine ai missionari europei e afferma: “Ora, in un momento di forte secolarismo, invitiamo voi europei a venire in Indonesia e scoprire i semi della fede che i missionari hanno piantato in passato, e i frutti che oggi ne derivano”. (V.C.)

    inizio pagina

    In Colombia si chiede giustizia per gli orfani della guerra civile

    ◊   Secondo una stima dell’Istituto colombiano per il Benessere della famiglia, sono 1.542 i bambini che hanno perso i propri genitori durante il conflitto civile soltanto nei dipartimenti di Antioquia, Casanare e Nariño e che ora sono ospitati presso l’istituto stesso che si occupa di dar loro sostegno psico-sociale, ma anche di “recuperarne le anime, facendo in modo che non ci siano più violenza né odio”, afferma il direttore Diego Molano. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, in base alla nuova legge sulle vittime e sulla restituzione delle terre, che consente agli orfani di eventi terroristici verificatisi dal 1985 in poi di reclamare le terre appartenute alla propria famiglia, molti di loro ne avrebbero i requisiti. Il problema consiste nell’identificazione dei minori, alcuni dei quali vivono da molto tempo in centri gestiti dalla Chiesa che ricevono aiuti dalla Caritas. Si calcola che nella sola Granada, il conflitto tra guerriglieri abbia ucciso 1276 persone tra la fine degli anni ’90 e il 2003, il 10% dei quali erano bambini o adolescenti. Ciò, infine, ha causato una fuga in massa della popolazione civile: dai 20mila abitanti che Granada aveva nel 2000, infatti, ora ne sono rimasti appena 9.800. (R.B.)

    inizio pagina

    Messico: dal “Flashmob” alla nuova evangelizzazione

    ◊   La missione viaggia nel sottosuolo, sui treni della metropolitana: sabato prossimo 9 marzo un gruppo di giovani cattolici saliranno sulla metropolitana di Città del Messico per portare il messaggio di Cristo alle migliaia di persone che ogni giorno utilizzano questo mezzo di trasporto. “La Mision Subterranea” (Missione nella metropolitana), come è stata definita questa giornata di evangelizzazione, è organizzata per il secondo anno dalla gioventù della Chiesa dell'Immacolata Concezione di Azcapotzalco, e ha come slogan: “Andiamo a diffondere la nostra fede e colui che ne ha bisogno”. La nota inviata a Fides dall'arcidiocesi di Messico riferisce che hanno aderito all’iniziativa giovani di tutte le parrocchie, contribuendo con le loro doti artistiche, con il supporto logistico, con materiali per l'evangelizzazione. I giovani saranno presenti su tutte le linee della metropolitana, diffondendo il Vangelo attraverso il canto o con altre espressioni artistiche proprie dei giovani. Questa modalità di missione ha preso spunto dal noto “Flashmob”, organizzato circa un mese fa, in cui migliaia di persone, in molte città del mondo, hanno preso la metropolitana seminude “per divertirsi e dimostrare che si può fare qualcosa insieme anche senza essersi incontrati prima”. “Noi invece vogliamo portare Parola di Dio in un luogo pubblico come la metro. Con le nostre chitarre, tamburi e la nostra voce vogliamo cantare per evangelizzare. Distribuiamo anche cartoline di santi, perché la gente ci chiede dei santi e di parlare della Bibbia” La Giornata di “speciale missione sotterranea” si concluderà con un concerto, a cui parteciperanno centinaia di giovani missionari. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 62


    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.