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Sommario del 01/03/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: "Non sono più Pontefice ma un semplice pellegrino"
  • Roma e la Città del Vaticano salutano Benedetto XVI al suono delle campane di San Pietro
  • Ctv, sequenze memorabili di fine Pontificato. Mons. Viganò: a parlare era il viso del Papa
  • Padre Spadaro: la fine del Pontificato evento unico anche nel mondo digitale
  • Da tutto il mondo stima e gratitudine per Benedetto XVI
  • Lunedì le Congregazioni generali dei cardinali. Padre Lombardi: "Benedetto XVI è sereno"
  • Mons. Fisichella: in Benedetto XVI la bellezza e la gioia del credere
  • Mons. Forte: quello di Benedetto XVI è uno straordinario magistero di fede
  • Kiko Argüello: per noi Benedetto XVI è stato più che un padre. Siamo pieni di gratitudine
  • Gli ultimi 18 giorni del Pontificato di Benedetto XVI
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Onu: serve accordo Usa-Russia per risolvere la crisi in Siria
  • Usa: intervento di Obama a favore del riconoscimento delle unioni gay
  • Roma, partorisce il figlio e lo butta nel cassonetto. Intervista con Carlo Casini
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria. Il nunzio mons. Zenari: la diplomazia è l'unico sentiero per porre fine al conflitto
  • Unicef: stop alla strage di bambini in Siria
  • Congo: nel Nord Kivu scontri nel Rutshuru
  • Mali: la Cedeao per una missione di pace Onu
  • I vescovi della Nigeria in difesa della dignità umana
  • Etiopia. Mathias eletto nuovo Patriarca della Chiesa ortodossa locale
  • Il saluto della Chiesa canadese a Benedetto XVI
  • Germania: ieri celebrazione di ringraziamento per il Papa
  • La vicinanza dei cappuccini a Benedetto XVI
  • Iraq. Attentato a sud di Baghdad, almeno 5 morti
  • Secondo giorno di scontri in Bangladesh, almeno 40 morti
  • Malaysia: blitz della polizia contro un gruppo armato, almeno 14 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: "Non sono più Pontefice ma un semplice pellegrino"

    ◊   Dalle 20.00 di ieri sera, la Sede di Pietro è “vacante” e, dalla stessa ora, Benedetto XVI è Papa emerito della Chiesa universale. Al momento del suo commiato a Castel Gandolfo, verso le 17.40 del pomeriggio di ieri, davanti alle migliaia di persone che lo acclamavano con affetto e commozione, Benedetto XVI si è definito “un semplice pellegrino", giunto all’ultima tappa della sua esistenza. Dopo il saluto, la gente ha atteso fino alle 20.00 quando la Guardia svizzera ha cessato dal suo servizio rientrando in Vaticano, e lasciando la custodia del Palazzo alla Gendarmeria vaticana. Sulla cronaca di un pomeriggio storico e denso di emozioni, il servizio della nostra inviata a Castel Gandolfo, Gabriella Ceraso:

    Un coro si leva sulla piazza di Castel Gandolfo quando è già buio: “Viva il Papa”, gridano. Sono le 20.00, subito dopo un lungo applauso accompagna il picchetto della Guardia svizzera che lascia il suo servizio all’imponente portone del Palazzo apostolico che lentamente si chiude. E’ l’ultimo gesto ufficiale, solenne, di fine Pontificato e di conclusione di una giornata epocale seguita dalle televisioni di tutto il mondo, una giornata che resta indimenticabile. Sui Colli albani erano iniziati, nelle prime ore del pomeriggio, pellegrinaggi che da tutto il territorio hanno portato migliaia di persone a recitare il Rosario e a cantare sulla piazza con lo sguardo rivolto alla loggia esterna del Palazzo Apostolico, fino alle 17.40, quando la finestra si è aperta e Benedetto XVI è apparso sereno e sorridente per l’ultima volta in veste di Pontefice:

    "Cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del Creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto!".

    Gli applausi lo hanno interrotto più volte quasi a non farlo terminare. In migliaia annuivano e con gli striscioni dicevano: “Caro Papa ci mancherai”, “La tua umiltà ti ha reso più grande”, “Siamo tutti con te”. Sui volti, gioia e commozione quando Benedetto XVI è tornato sulla scelta di questi ultimi giorni:

    "Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più Sommo Pontefice della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia".

    La benedizione è il suo ultimo dono per tutti. Poi il saluto più famigliare:

    "Grazie, buona notte! Grazie a voi tutti!".

    Benedetto XVI si volta e sparisce agli occhi di del mondo, dopo quasi otto anni di guida paterna. Ora siamo nella sede vacante ma le impressioni di questa giornata rimangono forti in tutti. Ascoltiamo alcune testimonianze:

    "Ha commosso tanto! Speriamo che il Signore lo accompagni".

    "Innanzitutto, ringraziamento, naturalmente, e poi tante preghiere per il prossimo successore di Benedetto XVI".

    "Il Papa come sempre è stato dolcissimo. Ha fatto sentire tutto il suo affetto per una Chiesa che vuole veramente amare fino all’ultimo momento della sua vita. Questo ci dà tanto coraggio".

    "Per l’ultima volta ha messo al centro la Chiesa, il suo amore per la Chiesa".

    "E’ stato contento e gioioso come sempre nel sentire un popolo di cristiani così vicino".

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    Roma e la Città del Vaticano salutano Benedetto XVI al suono delle campane di San Pietro

    ◊   La storia di un pomeriggio memorabile era cominciata alle 17.07, quando dal Vaticano si è alzato in volo verso Castel Gandolfo l’elicottero con a bordo Benedetto XVI, accompagnato dal suono delle campane di San Pietro e di Roma. Poco prima alcuni cardinali, presuli e i dipendenti avevano salutato Benedetto XVI nel Cortile di San Damaso, tra applausi e grande commozione. Alle 20, ora dell'inizio della Sede vacante, è stato sigillato l'appartamento papale. Il servizio di Debora Donnini:

    Un tramonto luminoso ma velato dalle lacrime di tante persone saluta Benedetto XVI quando l’elicottero sul quale è a bordo si alza alla volta di Castel Gandolfo. Sono da poco passate le 17.00 e le campane di San Pietro iniziano a suonare mentre l’elicottero volteggia sul Vaticano. In piazza San Pietro, numerose persone lo salutano, commosse così come commossi, poco prima, erano stati quanti gli avevano rivolto un saluto nel cortile di San Damaso: i dipendenti vaticani e alcuni prelati, che gli hanno rivolto un lungo applauso. Qui a salutarlo sono stati i superiori della Segreteria di Stato, guidati dal cardinale Tarcisio Bertone. Ad accompagnarlo il cardinale vicario Agostino Vallini e il cardinale Angelo Comastri, vicario per la Città del Vaticano. Il suo segretario, mons. Georg Gaenswein, in lacrime, così come lacrime scorrono sul viso dell’autista che si inginocchia prima di aprire lo sportello dell’auto che lo porterà all’eliporto, sempre in Vaticano, dove viene accolto dal cardinale decano, Angelo Sodano e dal cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato. Benedetto XVI tornerà in Vaticano come Papa emerito, fra circa due mesi, per risiedere nel monastero "Mater Ecclesiae". Sulle mura vaticane, alle spalle dell’eliporto, appare uno striscione "Grazie, Vergelt's Gott", cioè "Dio vi benedica". Anche dalla terrazza di Castel Sant’Angelo la gente saluta il Papa. Gli occhi del mondo sono puntati su quel piccolo mezzo di trasporto che sorvola Roma, il Colosseo e San Giovanni in Laterano, come mostrano le suggestive immagini del Centro Televisivo Vaticano. Anche dal Campidoglio si leva il saluto e tre rintocchi della Patarina, la storica campana della Torre del Palazzo senatorio. In piazza il sindaco Gianni Alemanno e i consiglieri insieme a tanti cittadini e turisti. Con affetto e commozione, Roma e la Città del Vaticano salutano Benedetto XVI che a sua volta poco prima di partire in volo aveva lanciato il suo ultimo tweet: “Grazie - ha scritto - per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita”.

    Alle ore 20 sono stati posti i sigilli all'appartamento papale. Ora la luce della finestra dello studio papale è spenta ma in piazza e nei dintorni di San Pietro ci sono ancora tante persone che pregano. Abbiamo raccolto alcune voci:

    R. – Io sono passato da qui anche la scorsa settimana e ho visto la stessa piazza. Vederla adesso, con tanti pellegrini di diverse nazionalità che guardano lassù, in cerca di un punto di riferimento, è molto diverso rispetto alla settimana scorsa, quando l’ho vista con il Papa ancora nello studio e c’era la luce accesa, lassù. Ora staremo vicini al Papa emerito nella preghiera e con lui pregheremo insieme per il nuovo Pontefice.

    D. – Quali sentimenti prova in questo momento?

    R. – Sicuramente di gratitudine e di vicinanza al Papa emerito.

    R. –Vi ha colpito vedere l’elicottero in volo?

    R. – Assolutamente! Una cosa così non s’era mai vista! Entrerà nella storia proprio anche l’immagine dell’elicottero …

    R. – Sicuramente, è una grande emozione per tutti. Però il Papa emerito – come ha detto – continuerà ad essere presente e sarà vicino anche al nuovo Pontefice.

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    Ctv, sequenze memorabili di fine Pontificato. Mons. Viganò: a parlare era il viso del Papa

    ◊   A trasferire direttamente dalla cronaca alla storia e alla memoria la giornata di ieri hanno certamente contribuito le splendide immagini con le quali il Centro Televisivo Vaticano ha documentato il congedo di Benedetto XVI dal Vaticano, fino al suo arrivo a Castel Gandolfo e all’inizio della Sede vacante. Una serie di sequenze indimenticabili, realizzate con l'obiettivo principale di “far parlare” il volto del Papa, come spiega il direttore del Ctv, mons. Dario Viganò, intervistato da Alessandro De Carolis:

    R. – Abbiamo seguito il criterio che nasce un po’ anche dalla responsabilità di consegnare al mondo intero un tratto di storia della Chiesa. Il criterio è stato quello di costruire un racconto che tenesse in evidenza il fatto straordinario di una scelta che è diventata immediatamente un evento. Questo però senza mai cercare la spettacolarizzazione o l’eccessiva patinatura. Abbiamo cercato di costruire un racconto che fosse capace di restituire alcune immagini anche di vicinanza del Papa, come la scelta di prendere il Papa nel momento in cui stava uscendo dall’appartamento, così come accompagnarlo dentro casa a Castel Gandolfo: quasi una sorta di congedo da parte dello spettatore a Città del Vaticano e anche un accompagnamento nell’ordinario nel quotidiano del Papa a Castel Gandolfo. Dall’altra parte, abbiamo cercato di mettere in atto una regia che fosse una sorta di documentario. La scelta è stata un po’ documentaristica: il motivo per cui abbiamo piazzato le telecamere nel torrione San Giovanni, nei Giardini vaticani, abbiamo scelto di seguire il viaggio del Papa con un elicottero, è proprio quello di documentare un tratto di storia.

    D. – Quante forze sono state impegnate nella diretta di ieri e come avete curato tecnicamente la regia?

    R. - Ieri avevamo 19 telecamere, quattro regie mobili e poi la super-regia nella Città del Vaticano. Ieri, erano impegnate quasi 40 persone. Abbiamo potuto contare su un team che ha alcune caratteristiche particolari, certamente sono grandi professionisti, ma accanto a questo c’è un legame e un affetto profondo per la figura del Papa e una passione di lavorare per tutta la Chiesa.

    D. - La regia era interamente curata dal Centro televisivo vaticano?

    R. - Sì, tutte le immagini che sono state viste, a parte le personalizzazioni, sono sempre del Centro televisivo vaticano, che certo lavora in stretta collaborazione con la Radio Vaticana per l’audio. Questo garantisce che ci sia un rispetto degli ambienti vaticani, una uniformità e qualità delle immagini e soprattutto che non si ceda a questi sguardi, a volte veramente molto ricercati e anche un po’ curiosi, che tutto sommato non rendono neppure ragione della questione che c’è in gioco.

    D. - Eppure, anche al semplice spettatore è sembrato di assistere ad una produzione di tipo cinematografico…

    R. – Noi abbiamo puntato molto su una regia che facesse "parlare" i volti e la figura del Papa. Questo ha segnato molto, perché vuol dire avvicinare le persone a un uomo che, paradossalmente, proprio dal momento in cui ha detto che lasciava il ministero è entrato in maniera indelebile nel cuore di tutti, anche dei non credenti. Da qui, la scelta di stare molto sul corpo, sul viso, sulle mani, sullo sguardo… C’è un po’ di cinema nel senso che c’è il desiderio di restituire la verità di un uomo: il cinema forse non la restituisce, però racconta molto.

    D. - Tante le immagini memorabili. Qual è la "sua" immagine, quella che porterà con sé di questo 28 febbraio 2013?

    R. – Con un po’ di commozione – seguivo dal pullman-regia – quando l’elicottero del Papa ha sganciato la terra dell’eliporto alla città del Vaticano. Quel momento è un momento di non ritorno. Un’immagine non tra le più belle, dal punto di vista visivo, ma per me è quella più suggestiva, che mi ha segnato profondamente. E’ la prima volta che inizia una Sede Vacante in cui suonano le campane ed è accompagnata dalla gioia di sapere che c’è un uomo che, come egli stesso dice, per sempre servirà la Chiesa, ora come Mosè sul monte ritirato a pregare per la Chiesa di Gesù.

    D. - Il suo esordio alla guida del Centro Televisivo Vaticano ha praticamente coinciso con questa fase eccezionale della vita della Chiesa. Che cosa significa dirigere l’ordinario di un servizio nella straordinarietà della transizione tra due Pontificati?

    R. – Credo che quello che stiamo facendo è un servizio per le televisioni. Sentiamo che c’è una grande responsabilità nel fatto che sia solo il Centro Televisivo Vaticano – così come per voi della Radio Vaticana – che accede alla Santa Sede e al Papa e quindi ha la possibilità di dare un servizio di informazione alle televisioni, perché in questo modo noi stiamo dando la possibilità di una vicinanza a tutto il mondo. Noi, per esempio, addirittura inviamo una cassetta a una televisione in Tanzania gestita da due suore, una piccola televisione, con il plico diplomatico: questo per dire che tutti devono avere la possibilità di sentirsi uniti alla Sede di Pietro, poterne ascoltare la Parola e, al presente, anche cercare di capire che cosa succede concretamente in questi giorni di Sede vacante. Stiamo cercando di registrare le immagini in HD dei luoghi del Conclave, dei percorsi che faranno i cardinali, della Sistina, sempre attenti più al senso ecclesiale, piuttosto che la curiosità di un documentario sull’arte o su altre cose.

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    Padre Spadaro: la fine del Pontificato evento unico anche nel mondo digitale

    ◊   Tra gli ultimi atti di Benedetto XVI, prima della fine suo ministero petrino, anche un tweet sul suo account @pontifex. “Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno – ha scritto il Pontefice – possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita”. Alle ore 20, dunque, l’account che ha superato proprio ieri i tre milioni di follower, è stato sospeso in concomitanza con l’inizio della Sede vacante. Sulla reazione del mondo digitale alla fine del Pontificato, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”:

    R. - La Rete ha reagito ampiamente a questa presenza del Papa, a questi ultimi giorni del Papa. La presenza sui network sociali è stata una presenza molto importante, molto interessante, anche dal valore simbolico. Il Papa ha compreso da fine teologo, ma direi anche da teologo della comunicazione che la comunicazione oggi sta cambiando, sta radicalmente cambiando nella sua forma: da trasmissione pura e semplice sta diventando una condivisione di un messaggio. Quindi, se il Vangelo va comunicato, non può essere solo trasmesso e la Chiesa non può essere - diciamo - soltanto un’emittente, ma va condiviso. Il Papa ha accettato, quindi, di essere presente nei network sociali che hanno reagito vivacemente alla notizia della sua rinuncia. Un esempio può essere il fatto che sono nati tutta una serie di hashtag in varie lingue per ringraziare Benedetto XVI. Qualche giorno fa si è proprio levata una sorta di “nuvola”, di tweets taggati con le espressioni “Thanks Benedict”; “Obrigado Bento” e così poi anche in spagnolo, in tedesco, in tutte le lingue e ovviamente anche “Grazie Benedetto” in italiano.

    D. - Quali sono le parole che più ricorrono nei tweet di Benedetto XVI e che ci danno anche un po’ l’indicazione di quali sono i messaggi e, a questo punto, anche l’eredità che vuole lasciare il Papa nella Rete e soprattutto su Twitter?

    R. - La parola centrale che ricorre di continuo è la parola Dio: costruendo questa tag cloud cercando di comprendere l’uso delle parole, la quantità e la ricorrenza di queste parole all’interno dei suoi tweet. Certamente, la parola Dio è la parola assolutamente centrale. Dopo Dio, la parola che ricorre più spesso è “sempre”, che è qualcosa di straordinario, confermato anche dalla tag cloud che si forma leggendo le parole dell’ultimo suo discorso, della sua ultima udienza, dove questo "per sempre" ritorna spesso: quindi la dimensione di continuità, di radicamento, di solidità che riguarda la sua missione, ma che riguarda soprattutto la presenza di Dio come roccia della Chiesa. Vorrei aggiungere che nel suo ultimo discorso ai cardinali, la parola centrale invece è stata “Chiesa”: direi che tutti gli ultimi discorsi di Benedetto XVI sono stati centrati proprio sulla Chiesa, come a voler passare il testimone. Ecco, io direi che più che una rinuncia, questa di Benedetto XVI, mi sembra che sia proprio il passaggio di un testimone.

    D. - Questa rinuncia di Benedetto XVI passerà alla storia anche come un evento mediatico di valore e di significato impressionante, che forse ancora non riusciamo bene a cogliere. Di certo è che ieri, dalla televisione alla radio, alle diverse modalità di comunicazione sul web, Benedetto XVI era presente al mondo…

    R. - La gente si è molto interrogata. E’ un evento unico, di fatto un evento storico, di fronte al quale la gente - ma direi anche i giornalisti - si è trovata spiazzata: è un evento difficilmente addomesticabile. Io penso che ci vorrà ancora del tempo per comprendere quello che è avvenuto e come questo gesto sia stato importante, perché indica in fondo l’importanza del ministero petrino e l’importanza del governo della Chiesa, come anche indica, con grande chiarezza, che oggi ci sono sfide nel mondo che vanno affrontate con coraggio e con cuore aperto.

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    Da tutto il mondo stima e gratitudine per Benedetto XVI

    ◊   La fine del Pontificato è stata scandita, in tutto il mondo, anche da parole di gratitudine, stima e affetto nei confronti di Benedetto XVI. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il presidente statunitense Barack Obama - rende noto il segretario di Stato americano, John Kerry - “ringrazia Benedetto XVI per la sua leadership” e per “il modo in cui ha fatto sentire la sua voce su molte questioni”. Il presidente del Brasile, la signora Dilma Rousseff, ricorda in una nota “la storica decisione” di scegliere Rio de Janeiro come sede della prossima Giornata mondiale della gioventù. Riconoscenza e gratitudine anche dalla cancelliera tedesca ,Angela Merkel, che ieri sera ha partecipato a Berlino, nella cattedrale cattolica di Santa Edvige, a una Messa di ringraziamento per il Pontificato di Benedetto XVI. Il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, ricorda poi che Benedetto XVI ha affrontato “una serie di pressanti preoccupazioni del mondo moderno”, tra cui quella “dell'etica nelle relazioni economiche del nostro mondo globalizzato”. Il nunzio apostolico in Russia, mons. Ivan Jurkovic, sottolinea infine che il Pontificato di Benedetto XVI ha segnato un momento importante e positivo nel dialogo tra cattolici e ortodossi.

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    Lunedì le Congregazioni generali dei cardinali. Padre Lombardi: "Benedetto XVI è sereno"

    ◊   “Il Santo Padre è sereno” lo ha detto padre Lombardi nel briefing con i giornalisti precisando che Bendetto XVI, da Castel Gandolfo, ha visto in serata come le tv hanno raccontato il pomeriggio di ieri. Confermato anche che la prima Congregazione generale dei cardinali è stata convocata per lunedì 4 marzo alle 9.30. Escluso, verosimilmente, che nello stesso giorno possa essere stabilito l’inizio del Conclave. Massimiliano Menichetti:

    Benedetto XVI sta bene ed è sereno: lo ha confermato padre Federico Lombardi, che ai giornalisti ha spiegato di aver potuto parlare al telefono con mons. Georg Gaenswein, segretario del Papa emerito. Il direttore della Sala Stampa vaticana, ha riferito che Benedetto XVI in serata "ha seguito come le televisioni hanno raccontato le tante emozioni del pomeriggio di ieri” e che “ha apprezzato il buon lavoro e la buona informazione”. Poi, dopo la cena, una passeggiata all’interno del Palazzo apostolico, quindi la preghiera prima del riposo:

    “Nei giorni passati, il Papa suonava il pianoforte alla sera, dopo la cena - e questo anche nelle settimane scorse - come segno, direi, della distensione e della serenità del suo animo. Ieri sera, in particolare, mons. Georg non lo ha sentito suonare, ma pensa che nei giorni prossimi riprenderà sicuramente”.

    La giornata di oggi - ha spiegato – trascorrerà nella preghiera, leggendo i tanti messaggi che gli sono arrivati e la consueta passeggiata nei giardini. Padre Lombardi ha anche detto che Benedetto XVI ha portato con se alcuni libri, tra i quali “L’estetica teologica” di Hans Urs von Balthasar.

    Confermato poi che per lunedì 4 marzo sono state convocate, nell’Aula nuova del Sinodo, in Vaticano, la prima e la seconda Congregazione generale dei cardinali. I porporati dovranno stabilire la data del Conclave":

    “Non è deciso e non dovete neanche aspettarvi lunedì la decisione sul giorno di inizio del Conclave, perché i cardinali devono cominciare a far camminare, diciamo a mettere in moto la loro riflessione, le loro riunioni. Quindi non è certo nella prima Congregazione del mattino e non è prevedibile neanche in quella del pomeriggio già una decisione del Collegio dei cardinali sul giorno del Conclave”.

    "In questo periodo non ci saranno altre Messe solenni, se non la Missa pro eligendo Pontifice" ha evidenziato padre Lombardi. E' stato poi mostrato attraverso un video realizzato dal Ctv cosa è accaduto ieri sera alle ore 20.00 in Vaticano: mentre la chiusura della porta del Palazzo di Castel Gandolfo, visivamente, metteva fine al pontificato di Benedetto XVI, la Camera Apostolica guidata dal Camerlengo, il cardinale Tarcisio Bertone, insieme ai suoi collaboratori, procedevano alla chiusura, con sigilli, dell’appartamento del Papa emerito. Queste le parole del porporato:

    “All’inizio della sede vacante, ci ritroviamo come Camera Apostolica. Cordialmente vi saluto e, fin da ora, vi ringrazio per la vostra presenza e la vostra collaborazione”.

    Sigillato anche l’ascensore interno del Palazzo che porta dalla Seconda alla Terza loggia che il Papa usa per le udienze. E oggi, alle ore 12.30, i sigilli sono stati apposti anche all’appartamento pontificio del Palazzo del Laterano.

    Infine, è stato confermato anche che sono stati già emessi i francobolli della sede vacante e un annullo che riguarda la rinuncia di Benedetto XVI. Per le monete invece bisognerà attendere i tempi tecnici di conio, previsti in “alcune settimane”.

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    Mons. Fisichella: in Benedetto XVI la bellezza e la gioia del credere

    ◊   Benedetto XVI e è stato anche un grande innovatore e gli otto anni circa di Pontificato lo dimostrano. Per esempio, la scelta di creare un dicastero della Nuova Evangelizzazione è stata storica, anzi “profetica”, secondo il suo presidente, l'arcivescovo Rino Fisichella. Le sue parole al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – E’ stata un’intuizione profetica, perché il Papa ha voluto esprimere, in questo momento storico, l’esigenza e l’urgenza per la Chiesa di riprendere in mano la sua missione, che la fa esistere o meno, cioè quella di annunciare il Vangelo, quella di mostrare la bellezza e la gioia di dover credere. Dall’altra parte, però, è anche profetico perché indubbiamente impegna la Chiesa a ritrovare se stessi, a non immettersi e seguire – forse – la voce delle sirene che costantemente il mondo ci offre, allettante, ma essere capaci ancora una volta di saper guardare all’essenziale della vita.

    D. – Quando fu eletto otto anni fa, gravava un po’ lo stigma del “conservatore”. E’ stato un Papa che ha rinnovato la Chiesa, invece…

    R. – Certamente. Ci sono gesti innovativi di per se stessi. Basti pensare a un Papa che scrive libri su Gesù di Nazareth e dice: “Guardate, è un mio studio personale: potete criticarmi”. E’ un Papa che riporta di nuovo l’esigenza di entrare in profondità nella comprensione del Concilio Vaticano II. E’ un Papa che incontra ripetutamente le comunità non cattoliche – gli ebrei – entra in una moschea a piedi scalzi… Un Benedetto XVI che sorprende e che mostra una umanità talmente profonda e talmente semplice da essere proprio disarmante.

    D. – Infine, la rinuncia: sicuramente, il gesto più sorprendente. Il Papa, nella sua ultima udienza generale, ha voluto quasi rispondere a certe perplessità, e ha detto: “Io non scendo dalla Croce”...

    R. – Sì, non solo ha detto: “Io non scendo dalla Croce”, per indicare anche che la sua è una vita del “per sempre”, dedicata a Cristo e a seguire dove lui vuole. Papa Benedetto ha compreso che proprio per questo suo amore per la Chiesa, il tutto che doveva dare deve essere dato in un altro modo. Il silenzio della riflessione, e io direi della contemplazione. Sentiremo ancora di più, a mio avviso, la sua presenza, proprio perché diventa più spirituale e più profonda nella preghiera.

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    Mons. Forte: quello di Benedetto XVI è uno straordinario magistero di fede

    ◊   “Un uomo di Dio”: così mons. Bruno Forte arcivescovo di Chieti Vasto, tratteggia la figura di Benedetto XVI. Al microfono di Tiziana Campisi, il presule si sofferma sull’eredità che il Papa, da oggi emerito, lascia alla Chiesa e al prossimo Successore di Pietro:

    R. - Io insisto nel dire che Benedetto XVI è stato il Papa dell’assoluto primato di Dio e della fede. E' il Papa che ha voluto riformare in chiave spirituale la Chiesa: così è stato, per esempio, di fronte alle ferite della pedofilia o del "Vatileaks", ma così è stato anche nel suo messaggio positivo. Le sue Encicliche sono centrate sui temi della vita teologale, la speranza e la carità: ne era in preparazione anche una sulla fede. Si può dire che tutto il suo magistero è stato uno straordinario magistero di fede. Dunque, il Papa che verrà eredita questa mistica, che peraltro è - non diversamente da quella di Giovanni Paolo II - una mistica del servizio, una mistica però parimenti legata al primato dell’amore.

    D. - Cosa dobbiamo ancora capire di Benedetto XVI?

    R. - Io credo che Benedetto XVI sia molto più semplice di quello che, a volte, i media hanno voluto presentare: è un uomo di Dio, è un uomo che vuole che la Chiesa piaccia a Dio e tutte le sue scelte si comprendono in questa luce di assoluta libertà, di assoluta trasparenza, derivante dal confrontarsi con l’unica misura per cui valga la pena di vivere e di morire, che è quella della volontà di Dio. Se non si capisce questo, Papa Benedetto resta un enigma incomprensibile, come forse lo è stato per tanti. Ora, forse proprio grazie alla rinuncia, a molti si sono aperti gli occhi e la verità luminosa della fede di questo Papa è emersa come un messaggio di vita e di speranza per la Chiesa e per il mondo intero.

    D. - Come accompagnerà i suoi fedeli in questa particolare stagione, che la Chiesa sta vivendo?

    R. - Ho cercato di testimoniare a tutti una grande serenità e una grande fiducia. Mi sembra che il Conclave che si sta per vivere, sarà un Conclave di una sorpresa che probabilmente stupirà il mondo, ma che però darà anche il segnale di quello di cui la Chiesa ha veramente bisogno e ci aiuterà a percorre le vie, antiche e nuove al tempo stesso, che il Signore apre per la sua Chiesa.

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    Kiko Argüello: per noi Benedetto XVI è stato più che un padre. Siamo pieni di gratitudine

    ◊   Gratitudine e affetto a Benedetto XVI sono stati espressi in questi giorni anche da Movimenti ecclesiali e nuove comunità. In proposito Debora Donnini ha intervistato Kiko Argüello, l'iniziatore del Cammino neocatecumenale, una realtà di iniziazione cristiana nata in Spagna nel anni '60 e che oggi è presente in circa 1.400 diocesi sparse in 124 Paesi:

    R. – Il Papa ha compiuto questo atto di amore per la Chiesa, veramente un atto eroico, e Dio gli darà il cento per uno: a lui, come persona, in questo tempo in cui va a pregare per la Chiesa. Diceva Santa Teresa d’Avila: "quando un cristiano prega trema il mondo"… perché tutto è possibile. Questo per noi è una garanzia, che il Papa adesso vada a pregare. Speriamo che venga un Papa, un Apostolo come lui. Giovanni Paolo II ha detto che nel Terzo millennio si sarebbe dovuta evangelizzare l’Asia: pensiamo a milioni e milioni e milioni di cinesi che non conoscono Gesù Cristo, sotto l’ateismo; il Vietnam, pensiamo al Laos, alla Cambogia.

    D. – In un comunicato, il Cammino neocatecumenale ha espresso gratitudine a Benedetto XVI per il suo magistero e per quanto ha fatto per il Cammino. Cosa ha rappresentato Benedetto XVI per lei e per questa esperienza di iniziazione cristiana?

    R. – In questo comunicato abbiamo espresso quello che sentiamo, cioè una costernazione ed una sofferenza per questa rinuncia, perché per noi è stato più che un padre, è stato buonissimo … E’ stata una cosa sorprendente, come è stato buono con noi. Quando era ancora professore a Tubinga, io sono andato a trovarlo, perché molti suoi allievi erano italiani. Quindi, sono andato lì, mi ha presentato sua sorella, abbiamo cenato insieme. Poi ci ha dato una lettera bellissima per due parroci, suoi amici, di Monaco, che hanno aperto il Cammino. Dopo ha fatto una cosa meravigliosa. Vedendo l’importanza, oggi, di aprire un’iniziazione cristiana per aiutare i cristiani ad avere una fede più adulta, perché sappiano rispondere all’attuale momento di secolarizzazione, a tutto un ambiente tremendo – pensiamo all’Europa che è come se stesse vomitando il cristianesimo, non solo per i matrimoni omosessuali, c’è il divorzio express che in Spagna ha portato ai divorzi ovunque! Ogni quattro minuti in Spagna una persona divorzia - allora, il Papa ha capito che bisognava studiare teologicamente quello che noi diciamo. Ha istituito una Commissione teologica e noi abbiamo consegnato tutti i nostri scritti, cioè tutto quello che noi utilizziamo per fare catechesi nelle parrocchie, i contenuti delle diverse tappe per il rinnovamento del Battesimo: parola per parola, 3.100 pagine, sono stati studiati 13 volumi. E se qualche frase poteva essere fraintesa, l’abbiamo cambiata. Ci hanno detto anche di aggiungere tutti i riferimenti al Catechismo della Chiesa cattolica. Ci ha aiutato molto. Noi siamo una realtà sorta dopo il Concilio Vaticano II per attuare il Concilio e anche per la Nuova evangelizzazione. Abbiamo quasi 100 seminari missionari, più di 800 famiglie in missione. Siamo sorpresi di quello che Dio sta facendo con noi! E siamo pieni di gratitudine a questo Papa, non sappiamo come ringraziarlo.

    D. – Benedetto XVI, come lei ha ricordato, ha conosciuto il Cammino neocatecumenale già nel 1974, a Tubinga; poi, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha esaminato i contenuti delle catechesi; nel 2008 è venuta l’approvazione definitiva degli Statuti e poi, l’anno scorso, delle celebrazioni dei Passaggi del Cammino. Quindi, è stato un Papa molto importante per il Cammino, in quanto ha segnato alcune tappe strutturali …

    R. – Importantissimo! Dice Cristo: “Amatevi, amatevi come io vi ho amato!”. Allora, una comunità dev’essere una comunità nella quale possiamo conoscerci e dare segni concreti di amore: amore in una dimensione sorprendente, la dimensione della Croce. “Amatevi come io vi ho amato”, vuol dire: amatevi al di là della morte. Il “nemico” a volte è la moglie, il marito, i figli, tutti siamo un po’ nemici quando siamo diversi: sapere amare il nemico lasciandosi crocifiggere dai suoi difetti, questo è essere cristiano!

    D. – Centrale nel Magistero di Benedetto XVI è anche la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Ecco, questo della famiglia per il Cammino è un punto molto importante, tant’è vero che sono state inviate centinaia di famiglie in tutto il mondo per la nuova evangelizzazione …

    R. – La famiglia cristiana salva la Chiesa e salva la società. L’Istituto Giovanni Paolo II dell’Università Lateranense ci ha conferito il dottorato honoris causa, con tre motivazioni. La prima, perché, hanno sottolineato, avete obbedito all’Humanae Vitae. Paolo VI ha detto, nella Humanae Vitae, che ogni atto coniugale dev’essere aperto alla vita. I fratelli che sono entrati nel Cammino hanno visto che era vero, che il matrimonio acquistava una luce enorme! E da queste famiglie numerose con 10, con 12 figli nascono tantissime vocazioni. E dopo, abbiamo visto che la comunità salva la famiglia. Se c’è una famiglia, ad esempio, che entra un po’ in crisi, immediatamente tutta la comunità li aiuta: la famiglia non è sola. E l’aver tanti figli ci ha portato ad avere tanti giovani, però abbiamo visto che questi giovani erano a rischio, perché tutto l’ambiente è un ambiente contrario alla Rivelazione. Allora abbiamo pensato che fosse urgente compiere in ogni famiglia una sorta di celebrazione domestica, nella quale passare la fede ai figli. Così la domenica tutta la famiglia si riunisce e si pregano i salmi, e tutti cantano. E poi si apre una Parola della Bibbia e i genitori domandano ai figli come quella parola illumini la loro realtà. Insegnare ai figli che la Parola (come dice il salmo) è "lampada ai nostri passi", questa è una cosa assolutamente importante per la Chiesa: che ogni famiglia cristiana abbia un momento di incontro nel quale i genitori dialoghino con i figli e i figli parlino dei problemi che riscontrano nella scuola, all’università.

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    Gli ultimi 18 giorni del Pontificato di Benedetto XVI

    ◊   Ripercorriamo gli ultimi intensi 18 giorni del Pontificato di Benedetto XVI in questo servizio di Sergio Centofanti:

    “Plena liberate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri…renuntiare …”

    Benedetto XVI annuncia ai cardinali riuniti in Concistoro la sua decisione: la rinuncia al ministero petrino. E’ il giorno della memoria della Vergine di Lourdes: il prossimo 16 aprile, memoria di Santa Bernadette, compirà 86 anni. Le forze che diminuiscono non gli consentono di proseguire adeguatamente nel ministero. Affida la Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Cristo. Anche questi ultimi 18 giorni ci mostrano la sua grande fede. Queste le sue parole nell’udienza generale del 13 febbraio:

    “Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. … Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà”.

    Nella catechesi ricorda che “non è il potere mondano che salva, ma il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore”. Invita a “dare a Dio il primo posto”. Durante la Messa per il Mercoledì delle Ceneri parla della necessità della conversione, che è opera della misericordia di Dio, in un mondo che spesso vuole solo condannare:

    “In effetti, anche ai nostri giorni, molti sono pronti a “stracciarsi le vesti” di fronte a scandali e ingiustizie – naturalmente commessi da altri –, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio ‘cuore’, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta”.

    Invita i credenti a non deturpare il volto della Chiesa con divisioni e individualismi. La testimonianza “sarà sempre più incisiva – afferma – quanto meno cercheremo la nostra gloria”. Il 14 febbraio incontra i sacerdoti di Roma parlando a braccio per 45 minuti sul Concilio, senza nemmeno una esitazione. Ricorda le speranze per una nuova Pentecoste della Chiesa, che – dice – è una “realtà vitale” che entra nella nostra anima:

    “Noi siamo la Chiesa, la Chiesa non è una struttura; noi stessi cristiani, insieme, siamo tutti il Corpo vivo della Chiesa. E, naturalmente, questo vale nel senso che noi, il vero ‘noi’ dei credenti, insieme con l’Io di Cristo, è la Chiesa; ognuno di noi, non ‘un noi’, un gruppo che si dichiara Chiesa. No: questo ‘noi siamo Chiesa’ esige proprio il mio inserimento nel grande ‘noi’ dei credenti di tutti i tempi e luoghi”.

    All’Angelus del 17 febbraio, sottolinea che la conversione comporta un vero “combattimento spirituale”:

    “In ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?”.

    Al termine degli Esercizi spirituali, il 23 febbraio, spiega che la “verità è bella” perché Dio è bellezza. Ma il maligno vuole sporcare questa bellezza per rendere irriconoscibile il Creatore: così il Figlio di Dio è coronato di spine e crocifisso:

    “E tuttavia proprio così, in questa figura sofferente del Figlio di Dio, cominciamo a vedere la bellezza più profonda del nostro Creatore e Redentore; possiamo, nel silenzio della ‘notte oscura’, ascoltare tuttavia la Parola. Credere non è altro che, nell’oscurità del mondo, toccare la mano di Dio e così, nel silenzio, ascoltare la Parola, vedere l’Amore”.

    Oltre 100mila persone partecipano all’ultimo Angelus, il 24 febbraio. Benedetto XVI torna a spiegare il suo gesto di “salire sul monte” della preghiera:

    “Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”.

    Nell’ultima udienza generale, il 27 febbraio, davanti a oltre 150mila fedeli, Benedetto XVI ricorda i momenti di gioia del suo pontificato, ma anche quelli in cui le acque sono erano agitate e il Signore sembrava dormire:

    “Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare”.

    Ha voluto l’Anno della fede proprio per rafforzare la nostra fiducia in Dio:

    “Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano”.

    Poi, ancora una volta, spiega la sua rinuncia:

    “Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi… Non abbandono al croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso”.

    Incontrando ieri per l’ultima volta i cardinali, ha una parola per il Conclave:

    “Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza”.

    L’ultimo abbraccio è per i fedeli di Castel Gandolfo: Benedetto XVI non è più Pontefice della Chiesa cattolica, ma un semplice pellegrino che inizia “l’ultima tappa del suo pellegrinaggio sulla terra”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Come un semplice pellegrino: a Castel Gandolfo l'ultimo saluto di Benedetto XVI ai fedeli. All'interno, reazioni, commenti e testimonianze di gratitudine da tutto il mondo.

    Come le pagine di un libro: Mario Ponzi sulle ultime immagini del pontificato.

    Nell'informazione internazionale, in primo piano l'economia: Washington accelera sul debito, appello di Obama per un'intesa sui taglio alla spesa pubblica.

    A Baires guidati da Claudia: in cultura, Giulia Galeotti sulla capitale argentina attraverso l'opera di Piñero.

    Quel triangolo diventato un quartetto: Wojciech Ponikiewski, Ambasciatore della Repubblica di Polonia in Italia, sulla rassegna cinematografica dedicata ai Paesi del Gruppo di Visegrád all’Istituto Polacco.

    Così diversi, così amici: Silvia Guidi su «Pierre et Mohamed» di Adrien Candiard dedicato alla vita del vescovo di Orano.

    Alla ricerca del tempo sacro: Sandra Isetta su Jacques Le Goff e la «Legenda aurea» di Jacopo da Varazze.

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    Oggi in Primo Piano



    Onu: serve accordo Usa-Russia per risolvere la crisi in Siria

    ◊   All’indomani del vertice degli “Amici della Siria” non mancano critiche e polemiche per quanto deciso dagli 11 Paesi che sostengono la "Coalizione nazionale siriana", l’opposizione ad Assad. A preoccupare soprattutto lo stanziamento, voluto da Washington, di 60 milioni di dollari da destinare ad aiuti umanitari e militari, ma solo ai fini dell’addestramento dei ribelli. Dura la reazione di Mosca che ammonisce: l’esito del summit incoraggia gli estremisti a prendere il potere con l’uso della forza. Dal canto suo, il mediatore di Onu e Lega Araba Brahimi definisce un accordo tra Usa e Russia come unica via possibile per uscire dalla crisi. Intanto sul campo proseguono le violenze: i ribelli hanno accusato il regime di Assad per un massacro di civili – 72 persone – avvenuto lunedì in un villaggio nei pressi di Aleppo. Cecilia Seppia ha sentito Luca Gambardella, giornalista esperto dell’area mediorientale per Equilibri.net:

    R. - Coloro che si aspettavano una reale svolta da questo incontro degli “Amici della Siria”, da questa conferenza di Roma, sono rimasti parzialmente delusi: in primo luogo, l’opposizione siriana, la quale si aspettava delle armi che potessero essere fornite direttamente ai gruppi armati.

    D. - Il mediatore internazionale Brahimi ha detto che solo un accordo Usa-Russia può risolvere la crisi… Qual è il ruolo degli Stati Unti nella Conferenza degli “Amici della Siria” e in questo scenario?

    R. – Credo che un accordo Usa-Russia a questo punto sia fondamentale. Gli Stati Uniti stanno mantenendo un basso profilo, e lo hanno testimoniato anche con questa Conferenza di Roma per motivi soprattutto geopolitici e interessi strategici. Non ci dimentichiamo che gli Stati Uniti in questo momento stanno riprendendo i negoziati con la Russia per la questione del nucleare. Allo stesso tempo, c’è l’abbandono delle truppe statunitensi dall’Afghanistan tramite il territorio russo. Per questo, qualsiasi decisione che viene presa in merito alla Siria da parte degli Stati Unti, deve essere controbilanciata da un’intesa diplomatica con la Russia stessa, vale a dire il principale alleato della Siria e di Assad.

    D. – Qualcosa è stato fatto ieri. Gli Stati Uniti hanno stanziato 60 milioni di dollari di aiuti umanitari e militari, ma solo ai fini dell’addestramento e quindi non parliamo di armi, la notizia però non è piaciuta alla Russia…

    R. - La cifra di 60 milioni di dollari è sicuramente una somma non particolarmente elevata. L’unica novità è che questi aiuti vengono rivolti direttamente non soltanto alla popolazione civile ma anche ai gruppi armati, e quindi per la prima volta gli Stati Uniti intendono relazionarsi direttamente con gruppi armati, e tra questi – ovviamente - ci sono quei gruppi che fanno parte o che sono collegati a movimenti islamisti e quindi difficilmente controllabili dall’Occidente. E da questo, appunto, derivano una serie di critiche e dubbi sulle misure che gli Stati Uniti e tutte le forze occidentali interessate stanno intraprendendo nei confronti della Siria che portano a pensare che l’Occidente rischi di creare una "nuova Libia". Diciamo che si sta creando una vera e propria competizione già da diversi mesi tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali che supportano gli “Amici della Siria” e Paesi come il Qatar o l’Arabia Saudita che - ormai da molto tempo - forniscono armi e carri armati all’opposizione siriana la quale appunto si aspettava un atteggiamento quanto meno simile da parte degli Stati Uniti.

    D. - Al Khatib, leader dell’opposizione ha chiesto l’impegno per l’apertura di corridoi umanitari, ha chiesto armi per sostenere i ribelli e ha poi parlato della questione delle armi chimiche come un “finto problema”, una minaccia che non esiste, che però di fatto, resta un deterrente per un intervento internazionale in Siria...

    R. - La questione delle armi chimiche è stata comunque provata da diversi video abbastanza attendibili. Anche la questione della deterrenza è abbastanza controversa, nel senso che l’uso di queste armi non convenzionali e l’uccisione di decine di migliaia di civili dovrebbe già di per sé rappresentare una deterrenza, se vogliamo estendere la deterrenza come un motivo valido per poter intervenire. La questione è di opportunità e di interessi. Ci sono diversi interessi che riguardano Siria. Ritengo ch uno dei motivi principali che ha portato a questo stallo sia stato anche la concorrenza portata avanti dai Paesi del Golfo, i quali invece si sono dimostrati molto più pronti rispetto agli Stati Uniti nel fornire direttamente armi ai gruppi armati.

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    Usa: intervento di Obama a favore del riconoscimento delle unioni gay

    ◊   Controversa presa di posizione della Casa Bianca a favore delle unioni tra persone dello stesso sesso. Il presidente, Barack Obama, ha chiesto alla Corte Suprema di dichiarare incostituzionale la messa al bando delle unioni in California, in quanto violerebbe il 14.mo emendamento della Costituzione sull'uguaglianza. Questa iniziativa spiana la strada alle unioni omosessuali anche negli Stati che non le riconoscono. I vescovi americani in più occasioni si sono detti contrari al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Carlo Cardia, docente di Storia dei Rapporti tra Stato e Chiesa all’Università Roma Tre:

    R. - Verifichiamo una pressione della Casa Bianca su questioni che dovrebbero essere lasciate quantomeno alla dialettica democratica. Non dimentichiamo che in molti Stati è stata consentita l'unione tra persone dello stesso sesso, però vi sono stati dei referendum che hanno poi abrogato queste norme. L’intervento di Obama tende proprio a bloccare l’esito di questi referendum, perché chiede alla Corte di dichiarare ogni legge che neghi il diritto a queste uinioni incostituzionale. Quindi, una pressione forte, quella di Obama, che si interpone anche nelle scelte popolari. Questo è un po' il vulnus dell’intervento presidenziale, perché mette tutto il suo peso su queste questioni. Questo non fa che accentuare un dissidio, un contrasto, un conflitto con chiese e con organizzazioni che vogliono mantenere, invece, il carattere naturale del matrimonio, come unione fra uomo-donna. A questo punto, vediamo che non si tratta più di riconoscimento dei diritti, ma dell’inserimento di una realtà del tutto diversa alla convivenza all’interno del matrimonio naturale. Questo è un cammino che appare in qualche modo programmato, che con insistenza ha cominciato a smantellare, piano piano, quello che era l’orizzonte della famiglia naturale. Purtroppo, questo avviene non solo negli Stati Uniti, ma anche in altri Paesi occidentali.

    D. - Una decisione, quella di Obama, che a questo punto alza i toni del dibattito con la Chiesa cattolica?

    R. - Sì. Teniamo presente che a difesa della famiglia naturale non c'è solo la Chiesa cattolica, ma anche diverse comunità ebraiche e le comunità protestanti, che hanno chiesto di rivedere queste conclusioni. Si tratta quindi di un’ulteriore lacerazione di quello che dovrebbe essere un sentire comune, tradizionale, e non perché è legato alla tradizione, ma perché legato a tutta la storia dell’uomo. In questo senso, la decisione di Obama è molto preoccupante.

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    Roma, partorisce il figlio e lo butta nel cassonetto. Intervista con Carlo Casini

    ◊   Ha partorito di nascosto in casa, nell'abitazione della sorella, e poi ha condannato a morte il suo neonato chiudendolo in un sacchetto di plastica e vagando per ore prima di gettarlo in un cassonetto dell’Ospedale San Camillo. Questa volta è Roma il teatro dell’allucinante ripetizione di un gesto che vanta ormai troppi precedenti. La sua autrice, una donna romana 25.enne, è stata arrestata dalla polizia con l’accusa di infanticidio. Al microfono di Federico Piana, il presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, ribadisce che una mamma che non voglia tenere il figlio ha la facoltà di affidarlo anonimamente, senza essere perseguita dalla legge:

    R. – La sensazione è quella di un dolore, di un dolore grande per il bambino morto, ma anche per la mamma, però. Per il bambino, che poteva essere salvato facilmente: oggi, c’è una legge che consente di lasciare in anonimato un bambino in ospedale, senza rischi per la mamma per la salvezza del bambino. Ci sono anche quelle che noi chiamiamo “culle per la vita”: anche a Roma ci sono. Ora, questa mamma si trova incriminata e mi fa pena anche lei: chissà che anche questa povera donna si sia trovata nella condizione di non sapere quello che stava facendo… Però, anche lì, è arrivata al parto, come? E’ certamente una donna che si è sentita sola, che avrà tenuto nascosta la gravidanza, che non ne ha parlato con nessuno…

    D. – A questo proposito, dove sono la famiglia, le persone che le vogliono bene? Nessuno si accorge? Nessuno vede?

    R. – Io so che anche per l’aborto è la stessa storia: il comune denominatore è la solitudine. Se si riesce a rompere la solitudine, i problemi si risolvono. Ci sono possibilità alternative. La società, attraverso queste “culle della vita”, dimostra che i bambini non si devono buttare via. E se una mamma non ce la fa, la società apre le braccia. Ci sono famiglie pronte ad accogliere.

    D. – Secondo lei, però, non servirebbe qualcosa di più, oltre alla legge? Perché la legge anche se c’è sembra non funzionare: i casi sono tanti, non è la sola donna che ha compiuto questo gesto così drammatico…

    R. – Sì, in questi ultimi anni ce ne sono stati tanti, questo è l’ultimo anello della catena. Quando si dice che i bambini non contano nulla, che sono grumi di cellule e sono considerati solo “in potenza” – quando ti insegnano perfino all’Università che si può compiere l’aborto post-natale – allora qui c’è tutta una cultura da ricostruire. Si capisce che c’è un problema educativo di grandissimo respiro.

    D. – Cosa spinge, secondo lei, una mamma che porta a termine una gravidanza, a uccidere il proprio figlio? C’è anche un aspetto psicologico?

    R. – E’ conosciuta la “crisi post-partum”: lo stesso Comitato nazionale di bioetica si è occupato di questo. C’è un lungo ed elaborato parere che riguarda proprio la sindrome post-partum, in cui effettivamente per un periodo di tempo breve ci può essere una crisi depressiva nella donna, nella madre, anche quando la gravidanza l’abbia voluta, ma che si trovi improvvisamente di fronte a questa novità assoluta che la sconvolge. Questo è il caso in cui la società si deve fare accanto, deve stare in piedi, deve dire: “Non ti lasciamo sola, non sarai sola”. La funzione soprattutto degli organismi di volontariato specializzati e di strutture pubbliche, che siano in modo trasparente, limpido, univoco a servizio della vita e della maternità.


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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria. Il nunzio mons. Zenari: la diplomazia è l'unico sentiero per porre fine al conflitto

    ◊   "Si vedono all'orizzonte timidi germogli per un futuro dialogo fra ribelli e regime. Non lasciamo che queste piccole aperture vengano chiuse". È quanto afferma all'agenzia AsiaNews mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco che sottolinea l'intenzione di alcune fazioni ribelli e membri del regime di spingere verso una futura cessazione delle ostilità. "Fino ad ora la possibilità è ancora molto flebile - puntualizza il diplomatico vaticano - e basta poco per farla tramontare". Per mons. Zenari "favorire la via diplomatica è l'unico sentiero per porre fine alla scia di sangue" che ha causato la morte di oltre 70mila persone e almeno un milione di sfollati. In Siria lo scontro fra ribelli ed militari di Bashar al-Assad si fa sempre più duro. Ieri, colpi di mortaio hanno colpito l'Università di Damasco e la grande moschea degli Omayyadi, fra i più importanti e antichi edifici religiosi dell'islam sunnita. Gli attacchi sono una risposta ai recenti raid aerei dell'esercito su Aleppo. Per mons. Mario Zenari la situazione umanitaria è tragica e con poche soluzioni per rifornire di aiuti la popolazione. "La Chiesa - afferma - è in prima linea nel soccorrere profughi e sfollati, ma la sue forze si concentrano soprattutto in Libano e Giordania". Il vescovo cita il recente incontro delle Caritas di Medio Oriente e Africa del nord, tenutosi la scorsa settimana ad Amman e presieduto dal card. Robert Sarah, presidente del Pontificio consiglio Cor Unum. "Al momento - spiega mons. Zenari - la Chiesa sta valutando insieme alle altre organizzazioni di aumentare gli aiuti all'interno del Paese. Ma per fare ciò dovrà affrontare enormi difficoltà". Secondo il prelato, le aree sotto assedio, come Aleppo, hanno un estremo bisogno di beni di prima necessità e medicinali, ma fino ad ora è stato impossibile raggiungerle. A ciò si aggiungono le trafile burocratiche imposte dal governo che vietano l'ingresso di beni alimentari per evitare che finiscano nelle mani dei ribelli. (R.P.)

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    Unicef: stop alla strage di bambini in Siria

    ◊   Ancora bambini vittime di stragi in Siria. Secondo quanto riportano alcune agenzie, a Safira, a Sud di Aleppo, sarebbero stati ritrovati corpi di 42 persone, tra questi bambini di età compresa tra gli 8 mesi e i 12 anni. “Apprendiamo della morte di bambini in Siria proprio durante l’incontro dei Paesi Amici della Siria, svoltosi a Roma questa mattina - ha dichiarato Giacomo Guerrera, presidente Unicef Italia - nei giorni scorsi abbiamo denunciato la morte di almeno 70 bambini a causa di attacchi missilistici nelle zone residenziali di Aleppo. Non possiamo più continuare a essere testimoni di una crisi che da due anni martorizza il Paese e che ha coinvolto fino a 1.184.000 bambini”. “Accogliamo con speranza l’impegno preso dai ministri presenti al Summit sulla Siria, appena concluso, a dare maggiore assistenza umanitaria alla Siria. Auspichiamo che priorità sia data ai più piccoli”, ha affermato Guerrera, che ha esortato i cittadini italiani “ad aiutare i bambini siriani”. L’Unicef in Siria - riferisce l'agenzia Sir - è impegnata nella sanità, nutrizione, igiene, istruzione, protezione dell’infanzia e fornitura di generi di primo soccorso. Sino ad ora, nel Paese sono stati vaccinati 1.3 milioni di bambini contro il morbillo e assicurato accesso ad acqua potabile a 26.158 persone e sostegno psicosociale a oltre 32.000 bambini. Purtroppo dei 68 milioni di dollari richiesti per coprire l’emergenza solo il 20% risulta attualmente coperto. (R.P.)

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    Congo: nel Nord Kivu scontri nel Rutshuru

    ◊   Almeno 37 vittime, di cui dieci civili, e 70 feriti: sono pesanti i primi bilanci diffusi dai media congolesi dopo gli scontri in corso da due giorni nel territorio di Rutshuru tra l’esercito regolare e un gruppo armato noto come Alleanza dei patrioti per un Congo libero e sovrano (Apcls). I combattimenti si sono concentrati attorno alla località di Kitshanga, a 80 km da Goma, capoluogo del Nord Kivu (est). L’emittente locale Radio Okapi ha riferito che le Forze armate regolari congolesi (Fardc), che hanno perso sette soldati, avrebbero ripreso il controllo della località. Oggi - riferisce l'agenzia Misna - colpi d’arma da fuoco sporadici si sono fatti sentire alle porte di Kitshanga, dove almeno dieci civili hanno perso la vita e una sessantina ha riportato ferite; una trentina di abitazioni sarebbe stata incendiata. Circa 3000 persone avrebbero abbandonato la propria abitazione per trovare rifugio nei pressi di una base locale della Missione Onu in Congo (Monusco). Testimoni locali hanno raccontato che i miliziani dell’Apcls avrebbero tentato mercoledì di attaccare un campo di sfollati a Kayé, che ospita cittadini congolesi rientrati dal Rwanda, accusandoli dell’uccisione di uno dei loro capi. L’assalto sarebbe stato bloccato dall’esercito regolare, dando il via ai combattimenti durati 48 ore. Attivi nel Nord Kivu dal 2011, i ribelli dell’Apcls ambiscono al controllo di miniere di cassiterite. Dal mese scorso i suoi uomini si sarebbero concentrati all’est di Kitshanga mentre le Fardc controllona la parte occidentale della località. I pesanti scontri si sono verificati a pochi giorni dalla firma ad Addis Abeba di un accordo regionale per l’Est del Congo, che prevede la creazione di una “brigata di intervento” di sostegno alla Monusco, che verrà dispiegata al confine col Rwanda per “imporre la pace”. Lo scenario già instabile del Nord Kivu è ulteriormente complicato da una scissione all’interno della ribellione del Movimento del 23 marzo (M23): due ali in rivalità si sono riposizionate attorno a Rutshuru, alimentando la paura tra i civili per possibili nuove violenze. Proprio oggi il capo militare dell’M23 Sultani Makenga ha destituito dalle sue funzioni di coordinatore politico del movimento Jean-Marie Runiga. (R.P.)

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    Mali: la Cedeao per una missione di pace Onu

    ◊   Creare le condizioni per trasformare la forza africana dispiegata in Mali in missione di mantenimento della pace dell’Onu: è questa la principale decisione presa dai capi di Stato della Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) riuniti per due giorni a Yamoussoukro, capitale amministrativa della Costa d’Avorio. Al termine del vertice è stato riconfermato per un anno il mandato del capo di Stato ivoriano Alassane Dramane Ouattara alla presidenza dell’organismo regionale. “In questa prospettiva auspico uno stretto coordinamento tra Cedeao, Unione Africana, autorità maliane e Consiglio di sicurezza per delineare un mandato in conformità con gli obiettivi di mantenimento della pace e di lotta al terrorismo” ha dichiarato Ouattara. Inoltre, nel comunicato finale viene chiesto a Bamako di dispiegare l’esercito maliano su tutto il territorio nazionale e sottolineato che prima di ogni forma di dialogo deve intervenire il disarmo dei gruppi ribelli; un riferimento specifico alla ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) che potrebbe sedersi ad un tavolo negoziale col governo centrale. Sulla carta - riferisce l'agenzia Misna - la forza africana, forte a pieno regime di 8000 uomini, nell’ambito della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma) dovrebbe subentrare ai soldati francesi dell’operazione Serval e sostenere il contingente ciadiano, attualmente in prima linea per ristabilire la sicurezza all’estremo nord del paese. Mentre era in corso il vertice di Yamoussoukro, a New York i 15 Stati membri del Consiglio di sicurezza hanno chiesto al segretario generale Ban Ki-moon di presentare entro fine marzo un rapporto sulle condizioni e i termini di un dispiegamento di Caschi blu dell’Onu in Mali. Un tale scenario sarà possibile solo dopo che le autorità maliane avranno indirizzato una richiesta formale alle Nazioni Unite con la quale sollecitano l’invio di un’operazione di peacekeeping. Intanto il rappresentante speciale dell’Unione Africana in Mali e capo della Misma, l’ex presidente burundese Pierre Buyoya, ha avvertito che “non bisogna lasciare incompiuto il lavoro nel nord del Paese”, suggerendo che “il ritiro francese sia progressivo”. Buyoya ha assicurato che le truppe africane “lavorano già in stretta collaborazione con l’esercito francese così da subentrare alle forze di Parigi se queste dovessero ritirarsi tra un mese, due o tre”. Dal canto suo l’Unione Europea si è impegnata ad attuare in Mali un intervento “comune, coerente e globale per far fronte a tutte le sfide in materia di sviluppo” ha dichiarato il commissario Andris Piebalgs. Bruxelles sta organizzando per il mese di maggio una conferenza internazionale dei donatori. (R.P.)

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    I vescovi della Nigeria in difesa della dignità umana

    ◊   Omicidio, genocidio, aborto, eutanasia, suicidio, mutilazioni, torture fisiche e mentali, pressioni psicologiche indebite e condizioni di vita subumane come l’imprigionamento arbitrario, la deportazione e la schiavitù, la prostituzione e il traffico di donne e minori e condizioni di lavoro degradanti. Sono tutte violazioni alla dignità umana che vanno fortemente condannate. Questa la sintesi del messaggio dei vescovi della Nigeria al termine della loro plenaria che aveva per tema “La fede e la dignità dell’essere umano”. Nel documento pervenuto alla Fides, firmato dal presidente e dal segretario della Conferenza episcopale locale, rispettivamente mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos, e mons. Alfred Martins, arcivescovo di Lagos, si sostiene che la difesa della dignità dell’uomo è un obbligo di fede. Ogni azione commessa contro di essa è un atto contro Dio. “Questi crimini avvelenano la civiltà e sviliscono i suoi autori più delle loro vittime - scrivono i presuli – la Nigeria deve far fronte a serie minacce alla dignità umana”. Tra queste, i vescovi indicano il malgoverno, l’insicurezza, la corruzione, il collasso morale, le violazioni dei diritti dei cittadini per discriminazioni su base etnica, piuttosto che religiosa, sessuale o di provenienza geografica. Infine, i vescovi denunciano le violenze perpetrate da Boko Haram. L’ultimo attentato, ieri, a Maiduguri, nel nordest del Paese, contro un veicolo militare, in cui sono rimasti feriti un soldato e due civili. (R.B.)

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    Etiopia. Mathias eletto nuovo Patriarca della Chiesa ortodossa locale

    ◊   L’arcivescovo del monastero di Gerusalemme, Abune Mathias è il sesto Patriarca della Chiesa ortodossa d’Etiopia. Originario del Tigray, 79 anni, è stato eletto ieri con 500 degli 806 voti – precisa Misna - e sostituirà Abuna Paulos, scomparso nell’agosto scorso e assieme al quale fu costretto a fuggire dal Paese all’epoca del governo di Manghistu Haile Mariam. La cerimonia di consacrazione del nuovo Patriarca si terrà domenica nella cattedrale della Santa Trinità ad Addis Abeba. L’Etiopia ha circa 81 milioni di abitanti, di cui il 41% islamici; la Chiesa ortodossa locale conta 40 milioni di fedeli e ha eletto il suo primo Patriarca nel 1959. (R.B.)

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    Il saluto della Chiesa canadese a Benedetto XVI

    ◊   Anche la Chiesa canadese ha salutato ieri Benedetto XVI con celebrazioni di ringraziamento per il suo Pontificato: alle 12 locali, corrispondenti alle 20 di Roma, l’ora in cui Benedetto XVI ha terminato il suo ministero petrino, il presidente dei vescovi, mons. Richard Smith, ha concelebrato una Messa speciale nella cattedrale di Edmonton, insieme con 20 presuli della regione Nord e Ovest del Canada riuniti per la loro assemblea plenaria regionale. All’Assemblea hanno partecipato anche i sacerdoti e i fedeli dell’arcidiocesi e quelli dell’eparchia ucraina di Edmonton. Altri eventi speciali per la fine del Pontificato, inoltre, sono stati organizzati a Vancouver, Toronto, Ottawa, Gatineau e Québec. Dopo l’annuncio della rinuncia, la Conferenza episcopale canadese ha pubblicato una serie di istruzioni liturgiche in inglese e in francese per le diocesi canadesi da utilizzare durante il periodo di Sede Vacante e nei giorni immediatamente successivi all’elezione del nuovo Pontefice. I sussidi in questione si basano sulle indicazioni contenute nella presentazione generale del nuovo Messale Romano. (L.Z.)


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    Germania: ieri celebrazione di ringraziamento per il Papa

    ◊   Nella cattedrale di St. Hedwig, a Berlino, l’arcivescovo Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha celebrato ieri sera una messa nazionale di ringraziamento per Benedetto XVI. Vi hanno partecipato - riferisce l'agenzia Sir - la cancelliera Angela Merkel e diversi ministri del governo tedesco. “Per Joseph Ratzinger il papato non è mai stato un obiettivo carrieristico. Nell’elezione dei cardinali egli ha riconosciuto la volontà di Dio e si è sempre sentito, fin dall’inizio, servitore della Chiesa”, ha detto Zollitsch nell’omelia. “A decidere non è un calcolo di potere, ma la domanda: come servire la verità? Come servire affinché la Chiesa sia vicina alle persone e a Cristo?”. Ancora Zollitsch: “Benedetto XVI ci ha regalato un pontificato spirituale, segnato dalla profondità teologica e dall’ampiezza intellettuale”; “in lui incontriamo un sapiente testimone e un convincente sapiente del Vangelo; un predicatore di grande talento; un instancabile costruttore di ponti tra scienza e fede vissuta. In lui si uniscono fede e conoscenza, intelletto e calore del cuore. Egli non prevarica, egli persuade”. A concelebrare l’arcivescovo di Berlino, cardinale Rainer Maria Woelki, il nunzio Jean-Claude Périsset e numerosi vescovi tedeschi. (R.P.)

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    La vicinanza dei cappuccini a Benedetto XVI

    ◊   “Non mancherà la preghiera dei frati cappuccini per Benedetto XVI”. È quanto assicurava fr. Mauro Jöhri, ministro generale dell’Ordine nel suo messaggio inviato l’11 febbraio scorso, il giorno della rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino. Il ministro generale, interpretando i sentimenti di tutti i frati cappuccini, esprimeva la gratitudine per “questo nuovo insegnamento di vita, di fede e di umiltà” nel quale le parole pronunciate da Benedetto XVI nel primo giorno del suo Pontificato assumono una luce nuova e chiara, “un semplice, umile lavoratore nella vigna del Signore”. “Nell’ultimo giorno del suo Pontificato, noi frati cappuccini, sentendoci un’unica famiglia sparsa in tutto il mondo, ma unita strettamente alla Santa Sede apostolica di Roma, vogliamo ringraziare Papa Benedetto per la sua chiara testimonianza di un’amicizia con Gesù vissuta con fede profonda e umiltà”. “Porteremo nel nostro cuore le sue parole rivolte al nostro ministro, pronunciate nell’udienza privata concessa a fra’ Mauro il 5 gennaio 2007, ‘vivete il carisma di San Francesco con gioia!’; la seconda come impegno più concreto: ‘impegnatevi a vivere la povertà sia spiritualmente che materialmente e vedrete che avrete ancora vocazioni. Non saranno così numerose come nei tempi passati, perché le famiglie stesse sono formate da nuclei più piccoli, ma avrete certamente delle vocazioni’”. “Ci ricorderemo dei vari incontri con Benedetto XVI nei luoghi in cui i cappuccini sono presenti: Manoppello, Altötting , Assisi, Loreto, Meryem Ana di Efeso in Turchia e San Giovanni Rotondo – racconta ancora - ringraziamo per i molteplici Beati cappuccini proclamati durante il suo Pontificato e per la fiducia nei nostri confronti manifestata con le nomine di tanti nostri fratelli come vescovi in diverse parti del mondo, nei luoghi che a noi si addicono di più: piccoli, sperduti, con difficoltà di vario genere e con la chiamata di alcuni dei nostri confratelli a cariche importanti e alla partecipazione alle sessioni del sinodo dei vescovi”. “Raccogliamo, infine, con gratitudine e impegno, l’invito di Benedetto XVI a vivere il nostro carisma con gioia, pregando sia per lui, sia per i cardinali che si accingono a eleggere il suo successore – conclude - ci accompagnano le sue parole pronunciate all’ultima udienza generale di mercoledì scorso: un testamento pieno di fede e di speranza”. “Un testamento che ci ricorda che solo la parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Sulla Tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai anche con tutte le mie debolezze… Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma e Sua”. (A cura di padre Egidio Picucci)

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    Iraq. Attentato a sud di Baghdad, almeno 5 morti

    ◊   Sono almeno cinque i morti e 45 i feriti di un nuovo attentato avvenuto oggi in Iraq ad al-Diwaniyah, capoluogo della provincia centromeridionale di al-Qadisiyyah a circa 150 km a sud di Baghdad. Questa la dinamica dei fatti riportata da alcune tv arabe che citano fonti della polizia locale: due autobomba sono esplose nei pressi di un mercato di ovini, particolarmente affollato oggi che è una giornata festiva. Già ieri una serie di attacchi avevano insanguinato i dintorni della capitale, causando complessivamente 23 vittime e 61 feriti. L’intero mese di febbraio è stato segnato da attentati dinamitardi a causa di scontri tra le comunità sciite e sunnite. Il bilancio è di circa 200 vittime. (R.B.)

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    Secondo giorno di scontri in Bangladesh, almeno 40 morti

    ◊   È di almeno 40 morti, tra cui tre agenti, e oltre 800 feriti il bilancio del secondo giorno consecutivo di scontri, in Bangladesh, tra la polizia e i sostenitori del partito islamico Jamaat-e-Islami. Ad innescare le violenze la sentenza, nel tardo pomeriggio di ieri, di condanna a morte per il leader della formazione, Delwar Hossain Sayeedi, accusato di crimini di guerra durante il conflitto del 1971. Il verdetto, riferisce AsiaNews, ha scatenato l’ennesimo sciopero nazionale, cui sono seguite violenze e disordini in diverse città del Paese, con case e templi indù dati alle fiamme ed esplosioni di diversi ordigni. Oggi, in occasione della preghiera del venerdì islamico, la polizia ha rafforzato i controlli, mentre la Islamic Foundation, che fa capo al ministero per gli Affari religiosi, ha invitato tutti alla calma. La tensione in Bangladesh tra la maggioranza indù e la comunità musulmana è tornata ad alzarsi il 5 febbraio scorso, quando attivisti e blogger hanno iniziato a chiedere al governo la pena di morte per gli accusati di crimini di guerra che ha portato, il 18 febbraio, all’approvazione in Parlamento di una modifica al codice che ora consente la pena capitale. Sayeedi, dunque, è stato condannato per 19 capi d’imputazione tra cui omicidio di civili innocenti, collaborazione con l’esercito pakistano in uccisioni e torture di persone disarmate, incendi dolosi e stupri. E’ accusato anche di aver costretto fedeli indù a convertirsi all’Islam e ad aver eseguito confische di beni e proprietà della comunità indù. (R.B.)

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    Malaysia: blitz della polizia contro un gruppo armato, almeno 14 morti

    ◊   Almeno 14 persone, due agenti e 12 membri del gruppo armato, sono rimaste uccise oggi nel blitz della polizia malaysiana contro alcuni filippini che da oltre due settimane occupavano un villaggio isolato nello Stato di Sabah. Il gruppo di 180 uomini, di cui 30 armati, era formato dai seguaci musulmani di Jamamul Kiriam III, che rivendica di essere il sultano di Sulu, isola nel sudovest delle Filippine, poco lontano da Sabah appunto, nell’isola del Borneo. L’operazione è scattata dopo le dichiarazioni del primo ministro della Malaysia, Najib Razak, e ha portato a una decina di arresti, mentre altri sono riusciti a scappare. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 60


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