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Sommario del 10/05/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: la gioia del cristiano non è l’allegria di un momento, ma un dono di Gesù
  • Il Papa al Patriarca copto ortodosso Tawadros II: il dialogo ci avvicina alla piena unità
  • Il Patriarca Tawadros: molto bello l'incontro col Papa, fa bene alle nostre Chiese
  • I vertici della Ccce in Vaticano. Il card. Erdö: il Papa è accanto ai cristiani dell'Europa
  • Incidente al Porto di Genova. Il Papa: vicino al dolore che ha colpito l’intera città
  • Lourdes, Diaconia 2013. Il Papa: aprite le porte delle comunità perché siano segno di amore per i più poveri
  • Il Papa nomina i cardinali Cordes, Rodé e Bozanic suoi inviati in prossimi eventi ecclesiali in Europa
  • La Lev pubblica 4 libri del card. Bergoglio. Mons. Toso: occasione per rivitalizzare la fede
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vigilia del voto in Pakistan: ancora sangue e minacce di azioni kamikaze
  • La Turchia accusa Damasco: usa armi chimiche. Mosca disponibile a Conferenza di pace
  • La missione delle Suore Poverelle riaccende la speranza degli orfani in Malawi
  • Raoul Wallenberg primo cittadino onorario dell’Australia per iniziativa degli ebrei ungheresi
  • Quando la panchina non è più una "barriera": iniziativa solidale in Trentino
  • "In Turchia sulle orme di Paolo": un libro sull'impegno missionario dell'Apostolo delle Genti
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria. Domani Giornata mondiale di preghiera delle Chiese cristiane per la pace
  • La Giornata della Chiesa diocesana di Lisbona dedicata nel 2013 ai catechisti
  • Forum ecumenico per la pace in Colombia promosso dai vescovi
  • Usa. Il cardinale Dolan sugli immigrati: “Una sofferenza che deve finire”
  • Lunedì a Roma l’apertura dell’assemblea generale delle Pom
  • Corea del Sud. In pensione il medico che da 33 anni curava i lebbrosi
  • Bangladesh. A Dacca donna estratta viva dalle macerie dopo 16 giorni
  • Capo Verde. Restaurate le antiche tombe degli ebrei a Praia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: la gioia del cristiano non è l’allegria di un momento, ma un dono di Gesù

    ◊   “Il cristiano è un uomo e una donna di gioia”: è quanto sottolineato da Papa Francesco stamani nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che la gioia del cristiano non è l’allegria che viene da motivi congiunturali, ma è un dono del Signore che riempie dentro. Alla Messa, concelebrata dall’arcivescovo di Mérida, Baltazar Enrique Porras Cardozo, e dall'abate primate dei benedettini Notker Wolf, ha preso parte un gruppo di dipendenti della Radio Vaticana accompagnati dal direttore generale, padre Federico Lombardi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il cristiano sia un testimone della vera gioia, quella che dà Gesù. E’ quanto affermato da Papa Francesco che, nella sua omelia, ha messo l’accento sull’atteggiamento gioioso dei discepoli, tra l’Ascensione e la Pentecoste:

    “Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. Questo ci insegna Gesù, ci insegna la Chiesa, in questo tempo in maniera speciale. Che cosa è, questa gioia? E’ l’allegria? No: non è lo stesso. L’allegria è buona, eh?, rallegrarsi è buono. Ma la gioia è di più, è un’altra cosa. E’ una cosa che non viene dai motivi congiunturali, dai motivi del momento: è una cosa più profonda. E’ un dono. L’allegria, se noi vogliamo viverla tutti i momenti, alla fine si trasforma in leggerezza, superficialità, e anche ci porta a quello stato di mancanza di saggezza cristiana, ci fa un po’ scemi, ingenui, no?, tutto è allegria … no. La gioia è un’altra cosa. La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. E’ come una unzione dello Spirito. E questa gioia è nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre”.

    L’uomo gioioso, ha proseguito, è un uomo sicuro. Sicuro che “Gesù è con noi, che Gesù è con il Padre”. Ma questa gioia, si chiede il Papa, possiamo “imbottigliarla un po’, per averla sempre con noi?”:

    “No, perché se noi vogliamo avere questa gioia soltanto per noi alla fine si ammala e il nostro cuore diviene un po’ stropicciato, e la nostra faccia non trasmette quella gioia grande ma quella nostalgia, quella malinconia che non è sana. Alcune volte questi cristiani malinconici hanno più faccia da peperoncini all’aceto che proprio di gioiosi che hanno una vita bella. La gioia non può diventare ferma: deve andare. La gioia è una virtù pellegrina. E’ un dono che cammina, che cammina sulla strada della vita, cammina con Gesù: predicare, annunziare Gesù, la gioia, allunga la strada e allarga la strada. E’ proprio una virtù dei grandi, di quei grandi che sono al di sopra delle pochezze, che sono al di sopra di queste piccolezze umane, che non si lasciano coinvolgere in quelle piccole cose interne della comunità, della Chiesa: guardano sempre all’orizzonte”.

    La gioia è “pellegrina”, ha ribadito. “Il cristiano canta con la gioia, e cammina, e porta questa gioia”. E’ una virtù del cammino, anzi più che una virtù è un dono:

    “E’ il dono che ci porta alla virtù della magnanimità. Il cristiano è magnanimo, non può essere pusillanime: è magnanimo. E proprio la magnanimità è la virtù del respiro, è la virtù di andare sempre avanti, ma con quello spirito pieno dello Spirito Santo. E’ una grazia che dobbiamo chiedere al Signore, la gioia. In questi giorni in modo speciale, perché la Chiesa si invita, la Chiesa ci invita a chiedere la gioia e anche il desiderio: quello che porta avanti la vita del cristiano è il desiderio. Quanto più grande è il tuo desiderio, tanto più grande verrà la gioia. Il cristiano è un uomo, è una donna di desiderio: sempre desiderare di più nella strada della vita. Chiediamo al Signore questa grazia, questo dono dello Spirito: la gioia cristiana. Lontana dalla tristezza, lontana dall’allegria semplice … è un’altra cosa. E’ una grazia da chiedere”.

    Oggi, ha poi concluso Papa Francesco, c’è un motivo bello di gioia per la presenza a Roma di Tawadros II, Patriarca di Alessandria. E’ un motivo di gioia, ha sottolineato, “perché è un fratello che viene a trovare la Chiesa di Roma per parlare”, per fare assieme “un pezzo di strada”.

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    Il Papa al Patriarca copto ortodosso Tawadros II: il dialogo ci avvicina alla piena unità

    ◊   Preghiera, dialogo e volontà di costruire un rapporto “nell’amore vicendevole” consentiranno di compiere “passi verso la piena unità”. È la convinzione che Papa Francesco ha espresso questa mattina nel ricevere in udienza in Vaticano il Patriarca della Chiesa copto ortodossa. Un’udienza storica, a 40 anni dal primo incontro tra Paolo VI e Shenouda III, che sancì l’inizio di un cammino teologico condiviso tra le due Chiese. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    L’amicizia e il confronto teologico e dottrinale sono figli della stagione post-conciliare, ma la radice spirituale da cui scaturisce la vicinanza è molto più antica e ha il colore del sangue dei martiri che furono i primi testimoni dell’unità del corpo ecclesiale. Sono i due punti che Papa Francesco sviluppa al cospetto di Tawadros II, che porta il titolo di 118.mo Papa di Alessandria e della Sede di San Marco, ovvero della città e dell’evangelista che sono all’origine della Chiesa copto ortodossa. Al suo capo, accolto nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, Papa Francesco esprime subito “grande gioia” definendo l’incontro “un vero momento di “grazia”:

    “L’odierna visita rafforza i legami di amicizia e di fratellanza che già uniscono la Sede di Pietro e la Sede di Marco, erede di un inestimabile lascito di martiri, teologi, santi monaci e fedeli discepoli di Cristo, che per generazioni e generazioni hanno reso testimonianza al Vangelo, spesso in situazioni di grande difficoltà".

    Vengo “dal Paese del Nilo”, da una Chiesa antica di 19 secoli e da una terra patria del monachesimo, ricorda Tawadros II nel suo indirizzo di saluto, ricambiando la gioia di Papa Francesco, invitandolo nel suo Paese e avanzando una proposta:

    “May this visit of love and brotherhood be the first…
    Mi auguro che questo possa essere il primo di una lunga serie di incontri di amore e fratellanza tra le due grandi Chiese. Perciò propongo che il 10 maggio di ogni anno si celebri la festa dell’amore fraterno tra la Chiesa cattolica e quella copto ortodossa”.

    L’idea di una festa congiunta è l’ulteriore passo nella scia di quanto compiuto il 10 maggio 1973, quando Paolo VI e il predecessore di Tawadros, Papa Shenouda III, firmavano la “Dichiarazione comune” ponendo – rammenta Papa Francesco – la “pietra miliare” del dialogo ecumenico bilaterale copto-cattolico:

    “Siamo lieti di poter oggi confermare quanto i nostri illustri Predecessori solennemente dichiararono, siamo lieti di riconoscerci uniti dall’unico Battesimo, di cui è espressione speciale la nostra comune preghiera, la quale anela al giorno in cui, compiendosi il desiderio del Signore, potremo comunicare all’unico calice (...) Sono convinto che, con la guida dello Spirito Santo, la nostra perseverante preghiera, il nostro dialogo e la volontà di costruire giorno per giorno la comunione nell’amore vicendevole ci consentiranno di porre nuovi e importanti passi verso la piena unità”.

    Certo, soggiunge Papa Francesco, “siamo anche consapevoli che il cammino che ci attende è forse ancora lungo”. E tuttavia, su quanto già raggiunto e simboleggiato dai “luminosi momenti” che fin qui hanno costellato una progressiva e intensa comunione – tra i quali il Pontefice annovera anche l’incontro nel 2000 al Cairo tra Shenouda III e Giovanni Paolo II, pellegrino del Giubileo – si staglia una ulteriore garanzia. Che non nasce, afferma, da un istante di festa ma da quello che definisce “ecumenismo della sofferenza”:

    “Come il sangue dei martiri è stato seme di forza e di fertilità per la Chiesa, così la condivisione delle sofferenze quotidiane può divenire strumento efficace di unità. E ciò è vero, in certo modo, anche nel quadro più ampio della società e dei rapporti tra cristiani e non cristiani: dalla comune sofferenza, possono infatti germogliare, con l’aiuto di Dio, perdono e riconciliazione”.

    Al termine dell’incontro, Papa Francesco e Tawadros II si sono raccolti in preghiera comune nella Cappella Redemptoris Mater di Palazzo Apostolico, caratterizzata fra l’altro dalla recita del Padre Nostro e dalla “Preghiera della pace”. Nel pomeriggio, alle 17, il Patriarca copto sarà in visita al Colosseo, quindi alle 20 cenerà a Santa Marta in Vaticano.

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    Il Patriarca Tawadros: molto bello l'incontro col Papa, fa bene alle nostre Chiese

    ◊   Al termine dell’udienza con Papa Francesco, il Patriarca Tawadros II ha parlato dell'incontro col Pontefice al microfono di Philippa Hitchen:

    R. – It has been a fantastic meeting, and I feel that I have taken a special…
    E’ stato un incontro fantastico. Ho avuto la sensazione di un incontro particolarmente gradevole con Papa Francesco e questo è bene per i rapporti tra le due Chiese.

    D. – L’ha invitato in Egitto?

    R. – Yes, yes…
    Sì, certo …

    D. – E qual è stata la sua risposta?

    R. – He accepted this invitation to visit Egypt…
    Ha accettato l’invito a visitare l’Egitto e stabilirà il momento opportuno.

    D. – Come descriverebbe le relazioni tra le diverse Chiese cristiane in Egitto? E’ recente l’istituzione, da parte sua, di un Consiglio: è un’evoluzione molto importante, no?

    R. – The Coptic Church is member in the Middle East Council of Churches…
    La Chiesa copta è membro del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, nel Consiglio delle Chiese di tutta l’Africa, ma non c’è un Consiglio delle Chiese in Egitto. Per questo, dopo lunga discussione tra le diverse Chiese, abbiamo istituito questo Consiglio nello scorso febbraio. Di questo Consiglio fanno parte cinque membri. Fra noi ci sono buoni rapporti, ci sono tante visite reciproche, incontri, lezioni e saranno realizzate anche tante attività nel prossimo futuro.

    D. – Quanto è importante questa collaborazione più stretta tra le Chiese cristiane, alla luce delle grandi difficoltà affrontate da voi e da altre Chiese oggi in Egitto?

    R. – This Council makes one voice for all Christians…
    Questo Consiglio dà vita a un’unica voce per tutti i cristiani e questa voce si sentirà non soltanto in Egitto, ma in tutto il Medio Oriente. Questo per noi è molto importante: lavorare insieme in campi d’azione diversi. Questo è importante per i nostri popoli, ovunque essi siano.

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    I vertici della Ccce in Vaticano. Il card. Erdö: il Papa è accanto ai cristiani dell'Europa

    ◊   Prima udienza privata oggi da Papa Francesco per la Presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Cce) guidata dal cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest. Libertà religiosa, ecumenismo, questioni etico-sociali rilevanti per i cristiani d’Europa e delle aree limitrofe al centro del colloquio e della conferenza stampa che ne è seguita nella sede della nostra emittente. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    “E’ stato un incontro stupendo”, in cui abbiamo potuto raccontare al Papa tutte le nostre attività e i nostri progetti. Così il cardinale Péter Erdö sull’udienza appena conclusa con Papa Francesco:

    “Soprattutto, per la forte impressione di essere accolti di cuore, cioè con grande interesse, con apertura e con grande incoraggiamento. E’ stato un conforto, un rinforzo per noi, una gioia particolare”.

    Il Papa è stato interessato in particolare dalla tematica ecumenica su cui, dice il porporato, si è mostrato molto sensibile. “C’è bisogno di promuovere la vicinanza reciproca”, ha detto Papa Francesco. Ancora il cardinale Erdö:

    “Dal punto di vista non solo strategico, ci sono dei problemi. Ma questa è anche un’occasione per far vedere nei fratelli cristiani delle altre confessioni la sensibilità per certi aspetti morali”.

    Centrale per i vescovi europei, anche a colloquio con il Pontefice, la tematica religiosa declinata nei termini di libertà e riconciliazione. Se ne parlerà, sottolinea il cardinale Erdö, all’incontro del Patriarcato ecumenico del 17 e 18 maggio a Istanbul, per ricordare i 1700 anni dell’Editto di Milano, e all’Assemblea plenaria della Ccee il prossimo ottobre a Bratislava, dal titolo "Dio e lo Stato. Europa tra laicità e laicismo". A questo proposito, il presidente Ccee Erdö ha sottolineato le preoccupazioni emerse dalla relazione sulla cristianofobia ricevuta dall’Osservatorio europeo per le discriminazione e l’intolleranza religiosa. “Non si tratta di un fenomeno isolato”, afferma il porporato, citando pericolose tendenze legislative e ingerenze dei governi in Europa sul tema:

    “Per esempio, vogliono inserire nella prassi di diversi gruppi religiosi la circoncisione, che volevano vietare alcuni tribunali in Europa, oppure la carne kosher, che è vietata in alcuni Paesi …”.

    Immancabili i riferimenti alle situazioni dei cristiani perseguitati in Egitto e in Siria: il Consiglio, spiega il cardinale Erdö, ha pubblicato diverse lettere – per esempio ai cristiani copti d’Egitto e al Patriarca di Alessandria – per ribadire la propria vicinanza. Forte l’appello lanciato poi per il rilascio dei due Metropoliti ortodossi rapiti in Siria da diversi giorni, “una provocazione”, l’ha definita il cardinale Erdö, cui rispondere con una “parola di speranza e con il dialogo”:

    “Speriamo si possa trovare una soluzione attraverso il colloquio, attraverso il dialogo, non soltanto per la loro posizione personale, ma anche per la situazione disumana di crisi che si trova in quel Paese”.

    Da non dimenticare anche la difficile situazione dei vescovi di Bosnia Erzegovina, ridotti a minoranza, che chiedono sostegno concreto alla comunità internazionale. Ancora il cardinale Erdö:

    “Sono rimasti il 5%, come scrivono, in alcune zone: solo il 5% della popolazione, e quelli che vorrebbero tornare non possono tornare. C’è uno sterminio davanti ai nostri occhi ed è nostro dovere ricordare, parlare, scrivere del fatto che questa è una grande ingiustizia. E’ vero che c’è stato l’accordo di Dayton, ma loro dicono chiaramente che oltre la Dichiarazione non si fa niente”.

    Continuiamo a lavorare intensamente per la riconciliazione dei popoli d’Europa e all’interno delle società, hanno spiegato i vescovi, mostrando grande apprezzamento per la mobilitazione svoltasi in Francia contro la legge sui matrimoni e le adozioni per le coppie gay: “Un risveglio delle coscienze che la Chiesa sostiene”, afferma il cardinale Erdö. Per l’Italia è stato il cardinale Angelo Bagnasco, vicepresidente della Ccee, a tornare sull’idea che la Chiesa ha della famiglia - con i suoi punti di riferimento indispensabili quale “zoccolo duro della società” - e sul diritto, da salvaguardare, della cittadinanza per chi arriva in Europa e si integra con questa realtà. Il Consiglio ha voluto infine ribadire anche l’adesione della presidenza alla campagna europea "Uno di noi", che domenica prossima sarà ricordata in tutte le parrocchie italiane. La richiesta è che non vengano finanziate le sperimentazioni sugli embrioni umani, soggetti pieni di diritto. L’essenza dell’iniziativa, nelle parole del cardinale Angelo Bagnasco:

    “Un gesto concreto e propositivo, perché la coscienza europea non perda se stessa rispetto al valore fondamentale del riconoscimento, della difesa e della promozione della vita umana in tutte le sue espressioni e in tutte le sue fasi”.

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    Incidente al Porto di Genova. Il Papa: vicino al dolore che ha colpito l’intera città

    ◊   Cordoglio di Papa Francesco per la tragedia al Porto di Genova che ha provocato la morte di 7 persone, mentre proseguono le ricerche di due dispersi. In un telegramma indirizzato al cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, il Papa esprime la sua “profonda partecipazione al dolore che colpisce l’intera città”. Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa assicura “fervide preghiere di suffragio per quanti sono tragicamente morti” e “invoca dal Signore una pronta guarigione per tutti i feriti”. Papa Francesco affida infine “alla materna protezione della Vergine della Guardia”, Patrona di Genova, “quanti sono colpiti dal drammatico evento”.

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    Lourdes, Diaconia 2013. Il Papa: aprite le porte delle comunità perché siano segno di amore per i più poveri

    ◊   Aprite le porte delle vostre comunità perché, “animati dal sacramento dell’amore, queste diventino luoghi di incontro e di carità per tutti quelli che cercano una mano fraterna”: è quanto afferma il Papa in un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, inviato ai partecipanti all’Incontro nazionale “Diaconia 2013” in corso a Lourdes in Francia. All’iniziativa, che si svolge sul tema “Serviamo la fraternità. Vivere una Chiesa con i poveri”, aderiscono un centinaio di movimenti assistenziali cattolici coordinati dal Consiglio per la solidarietà della Conferenza episcopale francese. “Confortati dalla forza delle prime parole e dai primi gesti di Papa Francesco - spiegano i promotori dell’evento - questo incontro permetterà di testimoniare come la Chiesa in Francia si fa vicina ai poveri”. Nel messaggio si sottolinea che l’attuale “grave crisi finanziaria, economica ed ecologica” sta colpendo in modo particolare i più vulnerabili. In questo contesto, “la Chiesa, seguendo Cristo, si unisce e accompagna tutti coloro che sono schiacciati dalle prove della vita”. Il suo contributo “in questo mondo in crisi, è di apportare un amore creativo”, guidato dalle fede, lontano da quelle ideologie individualiste che aggravano ulteriormente la povertà. “D’altra parte – conclude il messaggio – un’identità cattolica non è mai stata un ostacolo al collaborare con gli altri o per servire alle frontiere del nostro mondo” perché “Cristo ha voluto che i cristiani siano luce del mondo” e “segno della bontà, della compassione e della paterna tenerezza di Dio per ogni persona”.

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    Il Papa nomina i cardinali Cordes, Rodé e Bozanic suoi inviati in prossimi eventi ecclesiali in Europa

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto i vescovi della Conferenza episcopale del Piemonte, in Visita ad Limina.

    Il Papa ha nominato il cardinale Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum, Suo Inviato Speciale alla celebrazione di chiusura del Congresso Eucaristico Nazionale della Germania, che avrà luogo a Köln il 9 giugno 2013.

    Il Pontefice ha nominato il cardinale Franc Rodé, C.M., Prefetto emerito della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del 1150° anniversario dell'arrivo dei Santi Cirillo e Metodio in territorio slovacco, che avrà luogo a Nitra (Repubblica Slovacca) il 5 luglio 2013.

    Papa Francesco ha nominato il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagreb (Croazia), Suo Inviato Speciale alla celebrazione del 1150° anniversario dell'arrivo dei Santi Cirillo e Metodio in territorio ceco, che avrà luogo a Velehrad (Repubblica Ceca) il 5 luglio 2013.

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    La Lev pubblica 4 libri del card. Bergoglio. Mons. Toso: occasione per rivitalizzare la fede

    ◊   Presentazione questo pomeriggio, nell’Aula Magna della Lumsa a Roma, di quattro volumi pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana. Si tratta di scritti dell’allora card. Bergoglio e di Papa Francesco, con gli interventi tra il 13 marzo, data dell’elezione, e il primo aprile. “Varcare la soglia della fede”; "Vi chiedo di pregare per me"; "Solo l’amore ci può salvare" e infine "Noi come cittadini, noi come popolo. Verso un bicentenario in giustizia e solidarietà (2010-2016)", i titoli. A presentare quest’ultimo testo, scritto dal cardinale Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, nell’approssimarsi della celebrazione del secondo centenario dell’indipendenza dell'Argentina, mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Adriana Masotti lo ha intervistato:

    R. – Debbo dire che l’obiettivo del denso saggio del cardinale Bergoglio, che ora è Papa Francesco, è di favorire la rinascita della politica e della vita democratica in Argentina, coinvolgendo tutte le classi sociali, ma in particolare i gruppi dirigenti, ai quali si rivolge specialmente nella conclusione. In sostanza, quello che viene detto dal cardinale Bergoglio nel 2010, a proposito dell’uscita dalla crisi di quel Paese, è valido, cambiate certe condizioni, anche per i Paesi europei e anche per l’Italia. Emerge l’urgenza di un impegno di riflessione e di educazione alla cittadinanza partecipativa e societaria. Oggi tutto inclina a forme di democrazia populista e oligarchica, che non si preoccupano della giustizia sociale e dell’emancipazione di ogni cittadino. L’attuale crisi della democrazia può essere superata sollecitando i cittadini e i popoli a vivere la loro vocazione al bene comune. Ciò, all’atto pratico, significa superare quel mero individualismo, egoista e utilitarista, consumista e amorale che domina tutto. Esso invade l’ethos della gente, infetta il comportamento dei settori, sottopone l’economia e la finanza all’assoluto del breve termine, riduce la politica ad occupazione di posti di comando, per servire gli interessi individuali, e così la democrazia – sottolinea il cardinale Bergoglio – diventa ostaggio di dirigenti lontani dal bene della gente, di gruppi di potere incapaci di parlarsi. La società è lasciata in balia delle diseguaglianze e delle povertà crescenti. Ci si rassegna ad un’idea di democrazia a metà o addirittura la si sospende. Si giustificano la povertà e il sottosviluppo come strutturalmente necessari per il mercato. Si è incapaci di un progetto strategico di sviluppo per tutti e di partecipazione internazionale.

    D. – In tema di democrazia si parla oggi di democrazia a bassa intensità. Quali le prospettive invece per una democrazia più vera?

    R. – La democrazia cui si deve puntare è quella ad alta intensità, ovvero la democrazia sostanziale - così diciamo qui in Occidente - e partecipativa, sempre più allargata sul piano sociale. Il cardinale Bergoglio, in sostanza, impiega le formule usate dai teorici della democrazia partecipativa che la contrappongono alla democrazia a bassa intensità. La democrazia partecipativa presuppone libertà, uguaglianza, giustizia sociale, sviluppo integrale per tutti. I cittadini che sono lasciati nella povertà – e l’attuale crisi economica finanziaria ha fatto crescere la povertà nel mondo – sono praticamente emarginati dalla democrazia che prevede non solo la scelta dei propri rappresentanti, ma anche la possibilità di dare il proprio contributo attraverso il lavoro alla realizzazione del bene comune e quindi attraverso molteplici strade associative, economiche, culturali. Una democrazia partecipativa deve allora – secondo il cardinale Bergoglio – creare le condizioni sociali atte a promuovere e tutelare i diritti di tutti i cittadini, specie dei più poveri, per consentire loro di essere costruttori del proprio destino e protagonisti della democrazia.

    D. – Quale luce ci dà l’intervento del cardinale Bergoglio per capire come la Chiesa tutta oggi deve atteggiarsi nei confronti del sociale?

    R. – In sostanza, ci offre un’ulteriore occasione per riflettere sulla necessità di una nuova evangelizzazione del sociale. In vista di avere cittadini attivi, testimoni credibili della novità di vita che ci porta Gesù Cristo, Redentore universale, occorre che sia approfondita, celebrata e vissuta la dimensione sociale della fede. Senza questo è impossibile che i credenti possano disporre, oltre a profonde motivazioni di impegno nel sociale, di un nuovo pensiero, di un nuovo umanesimo, così necessari per il rinascimento della vita politica e democratica odierna.

    D. – Oggi vengono presentati quattro libri, alcuni del cardinale Bergoglio, ma anche più recenti, con le omelie di Papa Francesco. Una così rapida pubblicazione di questi scritti vuole rispondere ad un interesse dei fedeli, della gente, di conoscere meglio il Papa, secondo lei?

    R. – Sicuramente sì, ma anche all’urgenza di rivitalizzare la fede, l’evangelizzazione e una presenza credibile dei credenti nel sociale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Ecumenismo della sofferenza: Papa Francesco riceve la visita di Sua Santità Tawadros II capo della Chiesa copta ortodossa d'Egitto.

    Obiettivo democrazia per il Pakistan al voto: in prima pagina, Gabriele Nicolò sulle legislative di domani.

    Speranze e impegno di pace per la Colombia: nell'informazione internazionale, intervista di Pierluigi Natalia al presidente Juan Manuel Santos.

    Timoniere coraggioso: intervista di Andrea Galli allo storico canadese Robert Ventresca sul suo ultimo libro dedicato alla figura di Pio XII (tra gli studiosi la leggenda nera è in via di superamento).

    Un articolo di Isabella Farinelli dal titolo "La storia in cinque chilometri": a Firenze una nuova casa per la memoria dell'Europa.

    Volando sulla laguna con l'archetto in mano: Marcello Filotei sull'Helicopter String Quartet di Stockhausen che apre il Festival internazionale di musica contemporanea della Biennale di Venezia.

    Preti del concilio: l'arcivescovo Agostino Marchetto su come la riforma nella continuità si realizza nel ministero presbiterale.

    I cristiani d'Orissa chiedono ancora giustizia: a cinque anni dall'ultima ondata di attacchi dei fondamentalisti indù.

    Nessuno è così povero da non avere niente da dire: a Lourdes l'incontro "Diaconia 2013" promosso dalla Conferenza episcopale francese.

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    Oggi in Primo Piano



    Vigilia del voto in Pakistan: ancora sangue e minacce di azioni kamikaze

    ◊   Ancora sangue e violenza in Pakistan, alla vigilia delle elezioni. Nelle ultime ore in due distinti attacchi sono morte 15 persone nelle zone tribali al confine con l’Afghanistan. E in un distretto è arrivato l’annuncio della proibizione del voto alle donne. Ieri, in pieno giorno è stato sequestrato il figlio dell'ex premier e leader del Partito del popolo pachistano (Ppp) Gilani. E in una lettera i talebani annunciano “azioni kamikaze” proprio per domani, giorno di apertura delle urne. Dell’importanza di queste elezioni generali che sono le più incerte e violente della storia recente del Pakistan, Lidia O’Kane, ha parlato con padre Robert Mc Culloch, sacerdote della Società di San Colombano per le missioni estere, missionario in Pakistan da oltre 32 anni:

    R. – It’s a very historical significant event in the political life of Pakistan …
    E’ un evento storico ed importante nella vita politica del Pakistan come Paese: il fatto che ci sia stato questo completamento, coronato di successo, da parte del governo precedente – un governo civile che ha lavorato per cinque anni – e non solo. Infatti, c’è stata anche una transizione di successo che ha portato a queste elezioni. Questo dà un’indicazione in merito alla maturità del procedimento politico in Pakistan; in realtà, la dice lunga anche sulla maturità riguardo alla comprensione del ruolo dei militari nel tessuto della vita del Pakistan: significa che non è necessario che intervengano quando nasce un problema o si verificano delle difficoltà nell’arena politica, perché affrontare questi ricade ora nell’ambito delle responsabilità del processo politico. Ecco: queste sono le elezioni che ci troviamo di fronte. Credo che la convinzione della gente in Pakistan che queste elezioni debbano svolgersi comunque è l’elemento che ha superato la violenza attuale. Ma ci sono ostilità grandissime sia all’interno degli stessi partiti politici, sia tra i partiti politici.

    D. – Parliamo della comunità cattolica in Pakistan …

    R. – I would say, first of all, there is a problem within Pakistan, that they themselves …
    Direi prima di tutto che c’è un problema all’interno del Paese, ed è che i cristiani stessi non sono sufficientemente organizzati, per quanto riguarda il voto, in modo da poter essere in grado di influenzare le elezioni. Se poi si osserva la situazione dei partiti, è necessario considerare la situazione – dal punto di vista dei cristiani – partendo da fatti passati e dalla retorica del presente, e poi vedremo quali saranno i risultati. Prendiamo ad esempio Imran Khan: nel suo partito è un leader molto carismatico; ma è un leader carismatico che sa "suonare qualsiasi tipo di musica" per qualsiasi tipo di uditorio che vuole sentire quella specifica musica. In un messaggio particolare rivolto ai giovani della classe media emergente a Karachi dirà una cosa; alle genti delle zone tribali e nelle zone frontaliere del Nord del Pakistan dirà un’altra cosa … Recentemente, ancora, circa due settimane fa, nel Punjab meridionale, egli ha pensato di riesumare la retorica esclusivista ed escludente dei dittatori militari, ponendo quella domanda: “Cosa significa Pakistan?”, e per risposta ha citato una risposta musulmana, dicendo – in altre parole: “Pakistan significa uno Stato islamico”. Ecco, quindi questo tipo di incertezze da parte di vari leader in realtà credo che rappresentino una minaccia per i cristiani in Pakistan.

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    La Turchia accusa Damasco: usa armi chimiche. Mosca disponibile a Conferenza di pace

    ◊   I ribelli siriani, che hanno rapito quattro caschi blu dell'Onu sulle alture del Golan, hanno diffuso un video in cui spiegano che la loro azione è stata mossa da ragioni di sicurezza. I soldati, di nazionalità filippina, sarebbero trattenuti per proteggerli dai combattimenti tra i ribelli e gang di criminali fedeli al presidente Bashar Al-Assad. Intanto, il premier turco Erdogan ha accusato Damasco di utilizzare armi chimiche. Da parte sua, il premier britannico Cameron è giunto a Mosca per un incontro con il presidente Putin. Al centro del faccia a faccia proprio la situazione siriana; Mosca ha dato una nuova disponibilità per riavviare il processo di risoluzione politica, mentre la Francia, in linea con Washington, ribadisce che un futuro della Siria con Assad è fuori discussione. Insomma, qualcosa si sta muovendo dopo mesi di impasse. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Lorenzo Trombetta, dell’Ansa di Beirut:

    R. – La Russia già in passato ha dato disponibilità per ospitare una Conferenza internazionale, o per sponsorizzare una Conferenza internazionale basata sui principi che sono molto vicini a quelli del regime del presidente Bashar Al-Assad. Principi che non prevedono una esclusione immediata del rais di Damasco dal potere. Il fatto che adesso anche gli Stati Uniti abbiano detto sì ad una Conferenza internazionale - che forse, secondo fonti informate, dovrebbe tenersi i primi di giugno a Ginevra – questo non vuol dire che la situazione sarà risolta. Significa innanzitutto che stanno prendendo tempo, perché da qui all’inizio di giugno passeranno altre settimane con altri bilanci giornalieri di morti in Siria; e poi anche i presupposti di questa Conferenza internazionale sono per adesso molto vaghi: si parla di una transizione politica senza veramente fissarne i punti nel dettaglio, senza capire come questa transizione politica potrà verificarsi e tra l’altro i vari partner interni, regionali, non sono poi così d’accordo sui termini di questa transizione politica.

    D. – A peggiorare la situazione c’è il fatto che molti dei ribelli – almeno secondo le informazioni che arrivano dalla Siria – si siano alleati con Al Musra, un gruppo definito dagli Stati Uniti terroristico per essere vicino, molto vicino ad Al-Qaida. Non rischia questo di complicare la situazione sul fronte della fornitura delle armi ai ribelli da parte dei Paesi occidentali?

    R. – I Paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, hanno nei mesi scorsi tentato di inviare armi ad alcune frange - che loro definiscono moderate - del fronte dei ribelli, in particolare nella regione meridionale confinante con la Giordania. Negli ultimi giorni abbiamo avuto notizie confermate che invece queste armi e queste munizioni non sono arrivate così copiosamente, tant’è vero che i ribelli della Siria meridionale si sono dovuti ritirare da un’importante cittadina. Per quanto riguarda le frange che gli occidentali non considerano “buone” – perché si mostrano con dei principi ostili all’Occidente - questo è un po’ il frutto di un assenteismo della comunità internazionale che ha spinto nelle braccia di questi qaedisti, jihadisti – alcuni anche stranieri - una società civile siriana che prima ha cercato di protestare in modo pacifico, poi si è rivolta alle armi. Con quelle stesse armi poi si è rivolta a quelli che per noi sono considerati un po’ il “diavolo”, ma se nessuno li aiutava era molto difficile che si rivolgessero a qualcun altro; in fondo i soldi, le armi ed anche gli altri mezzi sono arrivati dalle forze del Golfo che sono le più oscurantiste.

    D. – Intanto, in Libano, Hezbollah
    rinvigorisce l’alleanza e dice: “Aiuteremo la Siria a liberare il Golan”. Il Libano dunque torna ad essere un protagonista della crisi siriana, anche se ovviamente crescono anche i rischi con queste dichiarazioni…

    R. – Le dichiarazioni di Nasrallah, leader del movimento sciita filo-iraniano, cadono in un momento in cui il presidente Bashar Al-Assad è in grande difficoltà, dopo i raid aerei israeliani, dopo i massacri compiuti all’inizio di maggio nella regione costiera, massacri evidentemente compiuti su una base confessionale, per ripulire confessionalmente una regione che forse domani sarà usata come rifugio di Al-Assad e dei suoi alleati. È ovvio che Nasrallah, Hezbollah e l’Iran stanno adesso cercando di alzare almeno a livello retorico la tensione, ma questo non vuol dire alzare di fatto la tensione sul terreno. Non credo, e nessuno lo crede qui in Libano, che Hezbollah possa veramente sostenere una sedicente resistenza siriana sul Golan, non è mai esistita di fatto; tra l’altro quella regione del Golan è sempre più occupata da ribelli siriani anti Assad che hanno una forte retorica jihadista anti-israeliana ed anti-occidentale. Quindi, caso mai bisogna guardarsi - dal punto di vista israeliano ed occidentale – da queste nuove formazioni che molto più di Assad hanno intenzione di attaccare e forse addirittura di liberare – come dicono nei loro proclami – il Golan occupato da Israele. Hezbollah sta facendo soltanto un servizio a Bashar Al-Assad, almeno retorico; sta alzando la voce ma non credo che Hezbollah abbia interesse ad impegnarsi su di un altro fronte.

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    La missione delle Suore Poverelle riaccende la speranza degli orfani in Malawi

    ◊   Nel Malawi flagellato da Aids e malattie, un centro gestito da religiose assiste gli orfani e i bambini disabili, i più fragili in assoluto. Il servizio di Chiara Merico:

    Perdere i genitori o nascere con una disabilità, fisica o mentale, per un bambino del Malawi può significare la morte. In questo poverissimo Paese africano, decine di migliaia di bambini restano orfani poco dopo la nascita, altri invece – affetti da gravi problemi di salute – non possono contare sull’aiuto dei familiari. A loro è dedicato il Centro di Kankao, a pochi chilometri da Balaka; la struttura gestita dalle Suore Poverelle, accoglie una trentina di orfani da 0 a 3 anni e altrettanti bimbi e ragazzi con gravissime disabilità. Quando i cancelli del Centro si aprono, l’impressione è fortissima: decine di bimbi con gravi patologie si fanno incontro ai visitatori come possono, cercando la loro attenzione con ogni mezzo. Al Centro praticano fisioterapia grazie ai macchinari arrivati dall’Italia e hanno la possibilità di frequentare la scuola, poco distante. Un altro edificio ospita invece i bambini orfani: alcuni hanno appena poche settimane di vita, altri sono sieropositivi dalla nascita, ma tutti vengono accuditi con amore dalle educatrici. Resteranno al Centro di Kankao fino ai tre anni e dopo torneranno al villaggio di origine, dove verranno affidati ai parenti. Per alcuni, invece, il futuro sarà in un altro Paese, grazie alle adozioni interaizonali. Per tutti, la strada verso una vita migliore passa dal Centro delle Poverelle di Kankao.

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    Raoul Wallenberg primo cittadino onorario dell’Australia per iniziativa degli ebrei ungheresi

    ◊   Il 6 maggio scorso, con una cerimonia ufficiale, il governo australiano ha attribuito il titolo di primo cittadino onorario del Paese a Raoul Wallenberg, il diplomatico svedese scomparso nel 1978 che durante la Seconda Guerra Mondiale salvò decine di migliaia di ebrei nell’Ungheria occupata dai nazisti. Alla cerimonia hanno partecipato i sopravvissuti ungheresi salvati da Wallenberg e che da decenni vivono in Australia. Sull’evento Marta Vertse ha sentito mons. János Székely, vescovo ausiliario di Esztergom-Budapest, co-presidente del Consiglio Cristiano-Ebraico in Ungheria:

    “Per iniziativa di ebrei ungheresi, che vivono in Australia e furono salvati dalla fucilazione da Raul Wallenberg, l’Australia ha dato cittadinanza onoraria a Raul Wallenberg. Si tratta di un avvenimento storico, visto che Wallenberg è il primo cittadino onorario del Paese. Il diplomatico svedese è stato uno dei più importanti personaggi vissuti durante la Seconda Guerra Mondiale, e salvò la vita di migliaia di ebrei a Budapest nel 1944-45. Nella capitale magiara troviamo una statua di Wallenberg e diverse strade portano il suo nome. (E’ già anche cittadino onorario di Budapest). Il governo ungherese ha deciso che l’anno prossimo, il 2014, sarà dedicato alla commemorazione dell’Olocausto in Ungheria. Come co-presidente del Consiglio Cristiano-Ebraico, abbiamo deciso insieme con il rabbino capo di Szeged, Zsolt Markovics, di prendere parte attivamente agli eventi di quest’ anno commemorativo. Da una chiesa luterana di Budapest (Deák tér), dove alcuni ebrei vennero nascosti e così salvati, organizzeremo una fiaccolata fino alla grande Sinagoga di Budapest, per pregare insieme, cristiani e ebrei – per le vittime dell’Olocausto, per la pace e rispetto reciproco fra tutte le religioni e popoli. Il Consiglio Cristiano-Ebraico da anni partecipa alla giornata di preghiera alla fine della Settimana per l’unità dei cristiani, quando noi, cristiani e ebrei, preghiamo insieme. Sono momenti forti di fratellanza, che costruiscono e fortificano ponti nella società”.

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    Quando la panchina non è più una "barriera": iniziativa solidale in Trentino

    ◊   Un incontro casuale tra una persona disabile in carrozzina con la Cooperativa sociale “Il Gabbiano”, che a Trento si occupa di dare lavoro alle persone disagiate attraverso la realizzazione di articoli per esterni e giardini. Nasce da qui l’idea di creare delle panchine per disabili, dove solidarietà ed ecologia camminano insieme. Oggi, questi sedili sono collocati in quasi tutto il territorio trentino e prodotti con legno certificato Pefc, il “Programme for Endorsement of Forest Certification” (Programma per il Riconoscimento di schemi di Certificazione Forestale). Ma come sono strutturati? Marina Tomarro ne ha parlato con Sandro Nardelli, presidente della cooperativa “Il Gabbiano”:

    R. – L’idea è molto semplice, quella di rendere una panchina accessibile a tutti. Abbiamo costruito un gruppo arredo, un tavolo con una panchina completa e una seconda panchina l’abbiamo spezzata a metà. Invece che due panchine ci sono due sgabelli, in modo che in mezzo ci può passare un passeggino, nel caso di una famiglia, oppure una carrozzina, quindi l’idea in sé è molto semplice. Però, è un’idea che parte dal fatto di avere attenzione per tutti. Con il Consorzio dei Comuni, l’idea è quella di portare in ogni comune, perlomeno, ad avere un’area completamente sbandierata e accessibile, anche con le nostre panchine.

    D. - Queste panchine sono state realizzate con il legno certificato, perché questa scelta?

    R. – Il progetto è complessivo, la Cooperativa “Il Gabbiano” lavora con persone che sono in difficoltà, aiutate a inserirsi nel mercato del lavoro. Questo prodotto è un lavoro che rende più accessibile e più bella la vita anche a chi ha difficoltà di ambulare. Allo stesso tempo, c’è un’attenzione anche al territorio, ai problemi dell’ecologia. Quindi, il legno certificato con cui viene prodotta è legno Trentino, in cui tutta la catena di produzione è controllata e certificata.

    In proposito, ascoltiamo il commento di Marino Simoni, presidente del Consorzio dei Comuni trentini:

    R. – Sono importanti per tutto il territorio del Trentino, perché vogliono esprimere un nuovo modo di garantire l’accessibilità al territorio e permettere a tutti, in particolare a chi oggi è più disagiato, l’accessibilità al territorio e in particolare il territorio vocato al turismo. Io credo sia una grande scommessa, da una parte, di quel nuovo concetto di turismo sostenibile ma anche, e dall’altra, di riscoperta dei grandi valori che hanno sempre animato la terra trentina.

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    "In Turchia sulle orme di Paolo": un libro sull'impegno missionario dell'Apostolo delle Genti

    ◊   “In Turchia sulle orme di Paolo” è il libro di Giovanni Uggeri, ordinario di Topografia Antica all’Università “La Sapienza” di Roma, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e presentato di recente al Collegio Bellarmino. 344 pagine per comprendere in maniera approfondita il contesto ambientale, storico e religioso nel quale l’Apostolo delle Genti ha operato per annunciare, nell’attuale Turchia, la nuova fede. Ma quali le principali tappe compiute da san Paolo? Ascoltiamo lo stesso Uggeri, al microfono di Elisa Sartarelli:

    R. - Diciamo che Paolo è sì originario di Tarso, ma aveva viaggiato molto anche prima della sua esperienza cristiana, cioè prima della chiamata sulla via di Damasco, perché aveva studiato a Gerusalemme. Anche dopo la chiamata, prima dei viaggi missionari canonici, era arrivato fino in Arabia, era tornato a Damasco, a Gerusalemme. I viaggi di cui si parla nel libro, sono invece i tre grandi viaggi missionari che sono descritti negli Atti degli Apostoli. Il primo è limitato esclusivamente alla parte meridionale dell’Anatolia, cioè entro l’attuale Turchia; il secondo attraversa tutta la Turchia e poi riguarda anche la Grecia; il terzo è analogo, però ha un lungo soggiorno ad Efeso che allora era la capitale dell’Asia. Quindi Paolo passa dalla capitale dell’Oriente - che era Antiochia, dove aveva insegnato all’inizio insieme a Barnaba, dove poi si recherà anche Pietro - alla capitale dell’Asia. Poi il suo desiderio è quello di predicare nella capitale del mondo, che allora era Roma. Ecco perché insiste per essere deferito all’imperatore, cosa che gli riesce dopo la prigionia a Cesarea di Palestina. Dopo la prigionia, infatti, Paolo viene portato a Roma, dove avrà l’opportunità di predicare e dove poi subirà il martirio.

    D. – Oltre alla descrizione di questi viaggi, nel suo libro si parla anche di monumenti classici…

    R. - I monumenti di età Classica sono tantissimi, ma non sono una novità. Lo scopo del libro non è quello di descrivere questi monumenti, che sono naturalmente accennati per completezza, ma di segnalare la presenza di una grande eredità cristiana, e come queste città abbiano tutte un ritaglio cristiano anche monumentale, monumenti che magari sono trascurati dai turisti. Ad esempio, tutti conoscono l’Artemision di Efeso, perché era una delle “sette meraviglie del mondo”, ma bisogna anche ricordare la grande Basilica di San Giovanni Evangelista, dove è sepolto San Giovanni Evangelista, poi la chiesa dove Maria fu dichiarata Madre di Dio, la Casa di Maria... Quindi mettere in evidenza questi monumenti che interessano i cristiani, e che sono il risultato di quella predicazione condotta da Paolo già a metà del primo secolo, che aveva fatto sì che la Turchia fosse il Paese dove il Cristianesimo era maggiormente diffuso.

    D. - Quindi monumenti paleocristiani…

    R. - Sì, monumenti paleocristiani, che sono molto più numerosi di quello che si pensa, non soltanto nelle grandi città che furono le mete di Paolo, ma spesso anche in località minori che di solito non si visitano ma che hanno bei monumenti ancora ben conservati risalenti ai primi secoli del cristianesimo.

    D. - Come è nata l’idea di parlare del percorso intrapreso dall’Apostolo delle Genti?

    R. - Perché la predicazione di Paolo è quella che ha introdotto il cristianesimo nell’Anatolia, nella Turchia. Quindi seguendolo abbiamo non solo il piacere di ripercorrere l’esperienza e l’avventura nella predicazione di Paolo, ma di ritrovare le strade che egli ha percorso, di ritrovarne le città, i monumenti che esistevano allora, ai tempi di Paolo - la metà del Primo Secolo dopo Cristo - e quello che è nato dalla predicazione di Paolo, cioè la trasformazione della città in città cristiane con le grandi basiliche, le chiese, ecc.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria. Domani Giornata mondiale di preghiera delle Chiese cristiane per la pace

    ◊   Domani, sabato 11 maggio 2013, sarà celebrata la Giornata mondiale di preghiera delle Chiese cristiane per la pace in Siria. È la prima volta che tutte le comunità cristiane presenti nel Paese martoriato dalla guerra si mobilitano insieme pregando secondo quattro intenzioni: il ritorno della pace, la liberazione di tutti gli ostaggi, il sostegno ai bambini traumatizzati dalla guerra e gli aiuti umanitari per i profughi. La Giornata è stata battezzata “la preghiera del cuore spezzato” e vi aderiranno oltre una dozzina di Chiese di diverse denominazioni. “Dovremo limitarci a riunioni locali attraverso tutto il Paese, nelle case, nei luoghi d’incontro e nelle chiese – scrivono i cristiani di Siria – perché è troppo rischioso spostarsi nelle zone di combattimento. Tutte le confessioni saranno rappresentate”. Anche il Patriarca della Chiesa greco cattolica melchita, Gregorios III Laham, ha lanciato un appello per la “partecipazione alla preghiera di domani": la pace in Libano, in Siria e in Terra Santa, ha detto "è un requisito per la pace regionale e mondiale, che realizza la convivenza e la possibilità di vivere insieme”. Nel frattempo, questa sera alle 19 a Roma, nella Basilica di Santa Maria in Cosmedin, sarà celebrata una Messa solenne per il rilascio di mons. Yohanna Ibrahim e mons. Paul Yazigi, i due vescovi ortodossi rapiti in Siria il 22 aprile scorso. Lo racconta ad AsiaNews padre Mtanoius Hadad, apocrisario patriarcale di Gregorios III Laham: “I cristiani in Siria non sono una Chiesa o una minoranza da difendere – spiega – ma un elemento costitutivo del popolo siriano”. Alla Messa della comunità greco-melchita di Roma, in cui saranno letti passi delle omelie dei due vescovi ortodossi e un messaggio del Patriarca, prenderanno parte anche mons. Ilarion Capucci, vescovo emerito di Gerusalemme per i melchiti, e mons. Matteo Maria Zuppi, vescovo ausiliare di Roma per il centro storico. Secondo il sacerdote, la celebrazione eucaristica non servirà soltanto a pregare per i due vescovi e degli altri ostaggi ancora nelle mani dei rapitori, ma anche per concentrare l’attenzione pubblica su un conflitto ormai fuori controllo in un Paese in cui sunniti, sciiti, cristiani e drusi hanno sempre vissuto insieme. Una convivenza che dura da 13 secoli, in Siria, dove sono sorte le prime comunità cristiane. Infine, ha posto l’accento sul grande interesse dimostrato da Papa Francesco per le Chiese orientali: “I cristiani di Siria sentono la sua vicinanza – ha testimoniato – ciò aiuta tutta la comunità e i sacerdoti a restare e spinge molti emigrati all’estero a tornare nelle loro diocesi d’origine”. “Senza cristiani – ha concluso – il Medio Oriente verrà distrutto, perché noi siamo il ponte che unisce l’occidente con la cultura araba e la religione musulmana”. (A cura di Roberta Barbi)

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    La Giornata della Chiesa diocesana di Lisbona dedicata nel 2013 ai catechisti

    ◊   In occasione dell’Anno della Fede, il Patriarcato di Lisbona ha deciso di conferire uno speciale diploma ai catechisti della città che hanno compiuto 25 anni di missione. La consegna dei diplomi – riferisce l’agenzia Ecclesia – avverrà domenica 26 maggio, in occasione dell’annuale Giornata della Chiesa diocesana, alla presenza del Patriarca di Lisbona, cardinale José da Cruz Policarpo. “La giornata – spiega il direttore del Dipartimento per la Catechesi di Lisbona, padre Paul Mischief – vuole esprimere la nostra gratitudine ai tanti che con amore e spirito di servizio hanno mantenuto viva la fiamma della fede nelle loro parrocchie”. L’iniziativa s’inserisce nell’ambito delle celebrazioni dell’Anno della Fede, che vede come protagonisti proprio “gli educatori della fede”. La Giornata darà il via alla "Settimana della Fede" che sarà celebrata nella capitale portoghese fino alla Festa del Corpus Domini, il 2 giugno prossimo. In una lettera inviata a tutte le parrocchie, il cardinale Policarpo ha esortato i fedeli a partecipare numerosi all’evento del 26 maggio, al quale interverrà in mattinata tenendo una relazione dal titolo “Le sfide dell’evangelizzazione”. Nel programma, figura anche la presentazione di alcune “Testimonianze su nuovi modelli di trasmissione fede”. (L.Z.)

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    Forum ecumenico per la pace in Colombia promosso dai vescovi

    ◊   Avanzare proposte in accordo con i valori del Vangelo, cioè basate sul perdono e la riconciliazione, ma anche impostare una strategia comune con tutti gli attori coinvolti nel processo di pacificazione sociale: sono queste la speranze con cui si svolgerà a Bogotà, il 18 e 19 maggio prossimi, il Forum ecumenico per la Pace in Colombia. L’evento, al quale è prevista la partecipazione di circa 500 persone, darà l’avvio alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nel Paese, che si terrà dal 19 al 26 maggio. L’iniziativa – come riporta una nota inviata alla Fides – è della Conferenza episcopale locale, profondamente impegnata sul tema attraverso il proprio Comitato ecumenico che intende coinvolgere nell’evento anche i team di negoziatori e i rappresentanti della società civile che hanno già avviato iniziative proprie. L’obiettivo è mandare un messaggio forte al governo nazionale, ma anche ai guerriglieri delle Farc e degli altri gruppi attivi come Eln e Epl, facendo arrivare loro il desiderio di pace che anima tutto il popolo colombiano. (R.B.)

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    Usa. Il cardinale Dolan sugli immigrati: “Una sofferenza che deve finire”

    ◊   La Chiesa statunitense torna a schierarsi in difesa degli immigrati in un incontro del presidente della Conferenza episcopale locale e arcivescovo di New York, cardinale Timothy Dolan, svoltosi l’8 maggio scorso, in coincidenza con l’inizio dei lavori del Comitato del Senato Usa che deve discutere il progetto di riforma della legge sulla migrazione. “Ora è il momento di affrontare la questione – ha esclamato il porporato, le cui parole sono riportate dall’agenzia Fides – ci sono persone che vengono deportate e un numero imprecisato di famiglie che vengono divise; esseri umani che continuano a morire nel deserto americano. Questa sofferenza deve finire”. Il cardinale – che è anche il pastore dell’arcidiocesi della città con forse la maggiore presenza di immigrati nel mondo – ha ricordato l’impegno della Chiesa locale nell’assistenza agli immigrati, ospitati presso le parrocchie e nei vari programmi di servizio sociale, negli ospedali e nelle scuole che la Chiesa gestisce. Alla Conferenza erano presenti anche il presidente del Comitato dei vescovi sulla migrazione e arcivescovo di Los Angeles, mons. José Horacio Gomez, e il presidente del Comitato per le Comunicazioni e vescovo di Salt Lake City, mons. John Wester. (R.B.)

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    Lunedì a Roma l’apertura dell’assemblea generale delle Pom

    ◊   Si apriranno lunedì 13 per chiudersi, poi, sabato 18 maggio, i lavori dell’Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom), ospitati nella Casa di esercizi dei Salesiani a Roma, che comprenderanno anche l’udienza di Papa Francesco la mattina di venerdì 17 maggio. Come da programma, il benvenuto è affidato al discorso del cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, seguito dall’intervento del segretario aggiunto del medesimo dicastero e presidente delle Pom. Secondo quanto riportato dall’agenzia Fides, i primi due giorni dell’evento saranno riservati alla sessione pastorale, dopo di che avrà luogo la sessione amministrativa con la presentazione delle relazioni dei segretari generali delle quattro Pom che presenteranno il rendiconto dell’anno trascorso, la previsione di bilancio 2013 e le richieste di sussidio ai diversi progetti che sono pervenute. Tra le testimonianze in programma, quella del segretario generale della Pontificia Opera della propagazione della Fede, padre Timothy Lehane, dell’incaricato dell’amministrazione, mons. Silvano Rossi, del segretario generale della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo, mons. Jan Dumon, del segretario della Pontificia Opera per l’Infanzia missionaria, J. Baptistine Ralamboarison, e del segretario generale della Pontificia Unione missionaria, padre Vito Del Prete. Uno spazio sarà dedicato anche alla presentazione dell’attività dell’agenzia Fides. (R.B.)

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    Corea del Sud. In pensione il medico che da 33 anni curava i lebbrosi

    ◊   Ha annunciato il suo ritiro il 6 maggio, all’età di 82 anni, Kang Dae-gun, il dentista cattolico sudcoreano che in 33 anni di onorata carriera, nella sua clinica nel quartiere Seodaemun-gu a Seul, ha curato oltre 15 mila lebbrosi, per un totale di cinquemila impianti e operazioni effettuate nonostante l’altissimo rischio di contagio. La sua storia, riportata da AsiaNews, è raccontata dal segretario dell’arcidiocesi della capitale sudcoreana. Il medico – che ha raccontato di aver deciso di dedicare la propria vita ai lebbrosi dopo averne visto uno cacciato da una clinica privata della città nel 1979 – in attività ha sempre rifiutato qualunque riconoscimento, ma dopo l’annuncio della sua pensione, una folla di pazienti e sostenitori si sono presentati in clinica per rendergli omaggio e ringraziarlo. Tra loro suor Emma Freisinger, anche lei da anni impegnata con i lebbrosi, che gli ha consegnato una targa commemorativa. A chi gli chiedeva perché lo facesse, il medico – la cui attività inizialmente fu osteggiata dalla famiglia – ha sempre risposto: “Il defunto cardinale Kim una volta mi ha detto che l’amore viene dal cuore: le sue parole mi hanno aiutato a realizzare quanto sia importante amare gli altri davvero dal cuore. Nel tempo ho ricevuto tanta gioia e tanto amore, così tanto che non lo riesco a esprimere a parole, sono certo che dedicherei di nuovo la mia vita per intero a questo lavoro”. (R.B.)

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    Bangladesh. A Dacca donna estratta viva dalle macerie dopo 16 giorni

    ◊   È sopravvissuta per 16 giorni sotto le maceria del Rana Plaza di Dacca, il palazzo in cui avevano sede diverse fabbriche tessili crollato il 24 aprile scorso, una donna estratta viva oggi dai soccorritori alle 15 ora locale del Bangladesh. La donna si chiama Named Remshi ed è stata individuata perché dopo aver udito la presenza dei soccorsi, ha iniziato a chiamare aiuto e a piangere. Si trovava in uno spazio tra una colonna e una trave in un sottoscala e probabilmente è andata avanti bevendo l’acqua che è stata pompata all’interno dell’edificio e sfamandosi con le razioni di cibo inserite nei primi giorni dopo il crollo, quando furono estratti dalle macerie centinaia di persone. Il bilancio della tragedia, tuttavia è molto pesante: 1.035 i morti, secondo l’Unità di crisi dell’esercito bengalese, molti dei quali estratti che erano già scheletri. La donna, condotta in ospedale dopo averle somministrato ossigeno, acqua e biscotti, da un primo esame medico appare in buone condizioni di salute. Intanto, proseguono le ricerche dei dispersi. (R.B.)

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    Capo Verde. Restaurate le antiche tombe degli ebrei a Praia

    ◊   Le antiche tombe ebraiche presenti nel cimitero di Varzea a Praia, capitale dell’arcipelago di Capo Verde, sono state recentemente restaurate grazie al contributo del re del Marocco, Mohamed VI, da tempo impegnato nella tutela della tradizione sefardita – originaria delle penisola iberica – degli emigrati ebrei, che in gran numero nel XIX secolo lasciarono il Marocco diretti proprio a Capo Verde. Alla cerimonia di inaugurazione dopo il restauro, riferisce all’agenzia Misna il presidente della Fondazione Usa "Cape Verde Jewish Heritage Project", Carol Castiel, “hanno partecipato oltre cento discendenti della comunità ebraica locale, insieme con il rabbino capo di Lisbona, il sindaco di Praia e un delegato reale di Mohamed VI”. Il rispetto per le culture differenti e il grande spirito d’accoglienza che caratterizza i capoverdiani è sottolineato da padre Gilson Frede, cappuccino originario di Praia: “Una tradizione che la vicenda degli ebrei conferma: si sono integrati alla perfezione, tanto che ancora oggi i loro discendenti conservano i cognomi originali pur professando la fede cattolica”. Gli ebrei arrivarono nelle isole scappando dalle persecuzioni a Tangeri, Tetouan, Tabat ed Essaouira, e qui vissero in pace. “Oggi nell’arcipelago non c’è neppure una sinagoga aperta – dice padre Ottavio Fasano, missionario italiano a Capo Verde da molti anni – ma i resti e i segni dei luoghi di culto di questa comunità arrivata da lontano si possono trovare su più di un’isola”. (R.B.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 130

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.