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Sommario del 26/07/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Messa del Papa a Sumaré: i nonni trasmettono sapienza, sono il “vino buono” della società
  • Gmg. Papa Francesco, tweet ai giovani: "Che festa indimenticabile a Copacabana!"
  • I giovani a Rio: con Papa Francesco per mostrare la nostra gioia di essere cristiani
  • La favela abbraccia il Papa: fame di giustizia e fame di Dio. Il parrocco di Varginha: "è stato speciale"
  • Padre Lombardi: Papa commosso nella favela, non previsto viaggio in Argentina nel 2014
  • La fede non è un frullato, non annacquatela: così il Papa ai giovani argentini
  • Stasera a Copacabana la Via Crucis dei giovani con il Papa
  • Spostate a Copacabana Veglia e Messa della Gmg, Guaratiba inagibile per maltempo
  • Nomine episcopali in India e Bolivia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La polizia: 78 morti nell'incidente ferroviario in Spagna. Arrestato il macchinista
  • Egitto. Attesa per nuove manifestazioni, custodia cautelare per Morsi
  • Tunisia: omicidio del leader dell’opposizione, ministro accusa salafiti
  • Save the children propone ddl per minori immigrati non accompagnati
  • Presentata la 70.ma Mostra del cinema di Venezia
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Uzbekistan. Raid della polizia e multe salatissime per chi detiene testi sacri
  • L’allarme delle ong: in Sudan in atto una profonda islamizzazione
  • Cina. A Ling Shou nuovo centro per la formazione alla fede
  • Papua Nuova Guinea. Il vescovo: i religiosi siano una sola voce contro le ingiustizie
  • India. Giovani studenti-calciatori spagnoli a servizio in un orfanotrofio di Mumbai
  • Indonesia: 9 nuove ordinazioni, segno di una Chiesa molto vitale
  • Singapore: incontro di giovani cristiani battisti in comunione con la Gmg di Rio
  • Gmg. Veglia a Pescara per le vittime dell’esplosione nella fabbrica di fuochi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messa del Papa a Sumaré: i nonni trasmettono sapienza, sono il “vino buono” della società

    ◊   “Che il Signore benedica i nostri nonni” e ci permetta di “invecchiare con sapienza” per poterla trasmettere agli altri. È l’auspicio formulato da Papa Francesco alla Messa celebrata questa mattina a Sumaré, nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria dei genitori della Vergine, Gioacchino e Anna, e in molte nazioni del mondo si festeggiano i nonni. A concelebrare l’Eucaristia col Papa vi erano alcuni Padri gesuiti presenti a Rio de Janeiro. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Avere la saggezza di sentirsi un “anello della catena” della storia del mondo, che è iniziata prima e proseguirà in futuro, un futuro sul quale “scommettere” quello dei nipoti. È questo che ci si aspetta dai nonni ed è questo – ha affermato Papa Francesco – che certamente furono Anna e Gioacchino, i nonni di Gesù, che “accettarono di essere un anello della catena” nella storia della salvezza. Una “promessa”, che come genitori della Vergine, poterono solo “salutare da lontano”, ma alla quale “cedettero” con “umiltà”. Un atteggiamento che, da una diversa prospettiva, è riscontrabile in tutti i nonni del mondo:

    “I nonni hanno questo, che quando vedono il nipote scommettono sulla vita e sul futuro e desiderano la cosa migliore per il nipote, la cosa migliore. Oggi ci farà bene pensare ai nostri nonni; quando siamo nati, tutto il bene che hanno voluto per noi e la sapienza che ci hanno trasmesso, perché i nonni in un Paese sono quelli che devono trasmettere la sapienza, no? E la lasciano come eredità. Chiedere al Signore che benedica molto i nostri nonni: loro sono stati un anello nella vita”.

    Papa Francesco ha chiesto con insistenza a Cristo di benedire questa capacità dei nonni di donare senza pretese l’esperienza maturata a chi viene dopo di loro. “E che a noi – ha proseguito riferendosi ai suoi confratelli Gesuiti – doni la grazia di invecchiare con sapienza, di invecchiare con dignità, per poter essere nonni ‘materiali’ o i consacrati spirituali”:

    “Trasmettere sapienza. Che noi si possa essere come il buon vino, che quando invecchia migliora: è più buono! Il vino cattivo diventa aceto. Che noi si possa essere come il buon vino. Che noi si possa invecchiare con sapienza, per poter trasmettere sapienza. E anche chiedere la grazia di non credere che la storia finisca con noi, perché non è neanche cominciata con noi: la storia continua. E che ci doni anche un pochino di umiltà, per poter essere anello della catena e poterlo credere”.

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    Gmg. Papa Francesco, tweet ai giovani: "Che festa indimenticabile a Copacabana!"

    ◊   Oltre un milione di sorrisi, un milione di saluti e lacrime, un milione di benvenuto al Papa, in un’apoteosi che ha stretto in un affettuoso abbraccio i giovani e Papa Francesco, che in un tweet di oggi ha scritto: "Che festa indimenticabile di accoglienza a Copacabana! Dio vi benedica tutti". Questo dunque il clima che si è respirato ieri sera sulla celebre spiaggia di Rio de Janeiro, nella cerimonia di accoglienza per Papa Francesco e i giovani di tutto il mondo giunti nella Giornata mondiale della gioventù. Ai ragazzi di il Santo Padre ha detto: “La fede è rivoluzionaria”. Il servizio di Salvatore Sabatino:

    Una notte illuminata dalla gioia. Copacabana esplode quando arriva Papa Francesco. Lungo i tre chilometri di Avenida Atlantica, il lungo, affettuoso abbraccio del mondo; dei giovani venuti dai 5 continenti:

    “Vocês estão mostrando que a fé de vocês é mais forte que o frio e a chuva”... Vejo em vocês a beleza do rosto jovem de Cristo e meu coração se enche de alegria!”.

    ''Voi – ha detto il Papa nel suo saluto iniziale riferendosi al maltempo che in questi giorni ha colpito Rio – dimostrate che la fede è più forte del freddo e della pioggia''. “Vedo in voi – ha continuato – “la bellezza del volto giovane di Cristo e il mio cuore si riempie di gioia!”.

    Papa Francesco ha poi ricordato la prima Giornata mondiale della gioventù a livello internazionale, celebrata nel 1987 in Argentina, nella sua Buenos Aires. Ha poi rivolto il pensiero a Sophie Morinière, la giovane francese che ha perso la vita nel tragico incidente nella Guyana francese:

    "Los invito a hacer un instante de silencio y de oración a Dios, nuestro Padre, por Sophie, los heridos y sus familiares”.

    Ha invitato a fare un minuto di silenzio e rivolgere a Dio la preghiera per Sophie, per i feriti e per i familiari.

    “Quest’anno – ha proseguito – la Giornata ritorna, per la seconda volta, in America Latina. E voi, giovani, avete risposto in tanti all'invito del Papa Benedetto XVI, che vi ha convocato per celebrarla:

    “A él se lo agradecemos de todo corazón!”.

    “Lo ringraziamo con tutto il cuore!”.

    Il Pontefice ha poi rivelato di aver chiesto a Benedetto XVI di accompagnarlo con la preghiera a Rio e il Papa emerito ha accolto con gioia questa richiesta: ora è davanti alla tv per seguire questo evento.

    Poi, rivolgendosi alla sterminata platea di giovani, giunti a Rio da tutto il mondo ha detto: “Oggi siete qui, anzi oggi siamo qui, insieme, uniti per condividere la fede e la gioia dell’incontro con Cristo, dell’essere suoi discepoli":

    “Esta semana, a Río se convierte en el centro de la Iglesia, en su corazón vivo y joven, porque ustedes han respondido con generosidad y entusiasmo …”.

    “Questa settimana, Rio diventa il centro della Chiesa, il suo cuore vivo e giovane, perché voi avete risposto con generosità e coraggio all’invito che Gesù vi ha fatto di rimanere con Lui, di essere suoi amici”.

    Ha poi proseguito: “Il treno di questa Giornata mondiale della gioventù è venuto da lontano e ha attraversato tutta la nazione brasiliana seguendo le tappe del progetto ‘Bota fé – Metti fede’. Oggi sono venuto – ha aggiunto – per confermarvi in questa fede, la fede nel Cristo vivente che dimora in voi, ma sono venuto anche per essere confermato dall'entusiasmo della vostra fede!”. I vescovi a volte hanno problemi che li rendono tristi:

    “Que feo es un obispo triste. Que feo, que es. Para que mi fe no sea triste he venido aquí para contagiarme con el entusiasmo de ustedes”.

    “Che brutto è un vescovo triste! – ha esclamato – “e perché non sia triste, ha continuato, sono venuto qui per essere contagiato da voi”.

    Un pensiero sincero, inoltre, a quanti non sono potuti venire a Rio de Janeiro, ma sono collegati per mezzo della radio, della televisione e di internet. A loro ha detto: "Benvenuti a questa grande festa della fede!".

    “Irmãos e amigos, bem-vindos à vigésima oitava Jornada Mundial da Juventude, nesta cidade maravilhosa do Rio de Janeiro!”.

    “Fratelli e amici, benvenuti alla XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù, in questa meravigliosa città di Rio de Janeiro!”.

    Dopo una performance artistica, cinque giovani in rappresentanza di tutti i continenti hanno salutato il Papa. Poi, il Pontefice ha tenuto il suo discorso partendo dal brano del Vangelo che parla della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor.

    Se da una parte, allora, è Gesù che ci accoglie, dall’altra anche noi dobbiamo accoglierlo:

    “Ponernos a la escucha de su palabra, porque precisamente acogiendo a Jesús Cristo, Palabra encarnada, es como el Espíritu nos transforma, ilumina el camino del futuro..”.

    “Dobbiamo metterci in ascolto della sua parola perché è proprio accogliendo Gesù Cristo, Parola incarnata, che lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per camminare con gioia”.

    Il Papa chiede: "Ma che cosa possiamo fare?":

    “Bote fe, bote esperança, bote amor! Todos juntos: Bote fé, bote esperança, bote amor!”.

    "Metti fede, metti speranza, metti amore! Tutto insieme: Metti fede, metti speranza, metti amore!”.

    “In chi riponiamo la nostra fiducia?, chiede ancora. “In noi stessi, nelle cose, o in Gesù?”. “Noi tutti – ha detto – siamo tentati molte volte” di essere il centro dell’universo:

    “De creer que nosotros solos construimos nuestra vida, o pensar que el dinero, el poder es lo que da la felicidad”.

    "Di credere che siamo solo noi a costruire la nostra vita o che essa sia resa felice dal possedere, dai soldi, dal potere. Ma tutti sappiamo che non è così! Certo l’avere, il denaro, il potere possono dare un momento di ebbrezza, l’illusione di essere felici, ma, alla fine, sono essi che ci possiedono e ci spingono ad avere sempre di più, a non essere mai sazi”.

    E ha ripreso: “Metti Cristo” nella tua vita, riponi in Lui la tua fiducia e non sarai mai deluso!".

    “La fe en nuestra vida hace una revolución que podríamos llamar copernicana, porque nos quita del centro y pone en él el centro a Dios”.

    “La fede compie nella nostra vita una rivoluzione che potremmo chiamare copernicana, ci toglie dal centro e lo ridona a Dio; la fede ci immerge nel suo amore che ci dà sicurezza, forza e speranza".

    "All’apparenza sembra che non cambi nulla, ma nel più profondo di noi stessi tutto cambia. La fede è rivoluzionaria. Siete disposti a entrare in questa onda della rivoluzione della fede? Solo entrando, la tua vita ha senso e così sarà feconda”. Il Papa ha poi concluso:

    “Que bien ser estar aquí, poniendo a Cristo, la fe, la esperanza, el amor que él nos da”.

    “E’ bello per noi stare qui, mettere Cristo nella nostra vita, mettere la fede, la speranza, l’amore che Lui ci dona”.

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    I giovani a Rio: con Papa Francesco per mostrare la nostra gioia di essere cristiani

    ◊   Nonostante il freddo e la pioggia, erano dunque oltre un milione, sulla spiaggia di Copacabana i giovani arrivati dai cinque continenti per far sentire a Papa Francesco tutto il loro calore e la loro gioia. Il servizio di Marina Tomarro:

    "Bote fe-Metti fede" e la tua vita avrà un sapore nuovo. Metti fede, metti speranza, metti amore e il tuo cammino sarà gioioso, perché incontrerai tanti amici che camminano con te”. Le parole di Papa Francesco risuonano lungo tutta la spiaggia di Copacabana, invasa da oltre un milione di giovani accorsi, sperando di poterlo vedere, anche se da lontano, magari attraverso uno dei tanti maxischermi sparsi sul lungomare. Ma questi ragazzi come hanno vissuto questo atteso incontro? Ascoltiamo alcuni di loro:

    R. – Veniamo da Buenos Aires. Ci siamo preparati quasi due mesi per poter essere qui, per poter accompagnare il Santo Padre. Vogliamo mostrare la gioia di essere cristiani.

    D. – Ieri mattina, il Papa ha incontrato i giovani argentini: quali sono le parole che ti rimarranno nel cuore?

    R. – Ha detto di cercare di non essere esclusi e questa cosa mi ha fatto pensare. Non è essere esclusi: nel senso di essere tutti inclusi nella fede e non nel senso di sentirsi esclusi dalla società… Non sentirsi esclusi di partecipare la fede al altri, considerarsi qualcosa di importante: per Dio siamo importanti!

    D. – Cosa porterai in Argentina di queste giornate?

    R. – Soprattutto la gioia, la gioia di tanti giovani che vediamo, e una grande speranza che tanti giovani radunati per un solo obiettivo: manifestare Gesù agli altri, a se stessi e accompagnare il nostro Santo Padre.

    R. – Per me, l’emozione comunque sempre grande, anche visto dal contesto e da tutte queste persone, questi ragazzi che sono qua. E’ bello sapere che siamo qua tutti per lo stesso motivo. Questo è veramente emozionante!

    R. - Veniamo dalla diocesi di Torino. Siamo una cinquantina, la maggior parte giovani. L’emozione è grande per il motivo di incontrare il nostro pastore, il Papa. E’ un grande dono questo Papa!

    R. – E’ bello vedere che la gioia nella fede è condivisa da tante, tante persone, che si ritrovano su questa spiaggia nonostante il freddo. Abbiamo fatto tanti chilometri a piedi, ma siamo arrivati qua, a Copacabana, per ascoltare le parole del Papa che sicuramente saprà trasmetterci qualcosa di forte.

    D. – Come le stai vivendo queste giornata?

    R. – Bene. Le stiamo vivendo bene, anche se sono molto stancanti. Ma siamo un bel gruppo e riusciamo a condividere le fatiche e ad essere contenti lo stesso.

    R. – Con la felicità e la gioia di essere una Chiesa viva. Forse qui riusciamo a capire davvero l’aspetto dell’universalità di questa Chiesa: non è la nostra parrocchia, non è magari la nostra città, ma è qualcosa di mondiale che abbraccia tutto il mondo.

    D. – Il Papa vi ha invitato a seguire le orme di Cristo. Allora come rispondiamo a questa esortazione di Papa Francesco?

    R. – Ci mettiamo in ascolto e prepariamo i cuori per questo compito, sicuramente difficile, e speriamo che questa Giornata mondiale ci possa aiutare, attraverso le catechesi, a capire come seguire queste orme e la sua strada.

    R. – Veniamo da Saint Louis e la nostra emozione è molto grande, perché è la prima volta che il Papa viene ed è il primo Papa dell’America Latina. Siamo molto felici di stare qui, con i nostri amici e con tutti, perché siamo qui - tutti giovani - per poter dimostrare la nostra fede in Gesù e per pregare per tutto il mondo.

    R. – Siamo qui, pieni di speranza. Per noi vuol dire, dire un “sì” al Papa e a quello che lui ci chiede.

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    La favela abbraccia il Papa: fame di giustizia e fame di Dio. Il parrocco di Varginha: "è stato speciale"

    ◊   Grande accoglienza per il Papa ieri, nella favela di Varginha. Papa Francesco ha esortato a impegnarsi per la giustizia sociale, perché ci sono ancora troppe disuguaglianze, ma nello stesso tempo ha invitato a difendere la vita e la famiglia e a promuovere la dimensione spirituale dell'essere umano. Commovente la sosta nella casa di una famiglia della favela. Da Rio, Roberto Piermarini:

    "Vocês não estão sozinhos, a Igreja está com vocês, o Papa está com vocês...
    "Non siete soli, la Chiesa è con voi, il Papa è con voi ...".

    Così Papa Francesco a Varginha, periferia Nord di Rio, una delle 700 favelas della metropoli. Un universo di emarginazione e povertà, una delle "periferie del mondo" care al “dolce Cristo in Terra”, come lo ha definito una giovane coppia nell’indirizzo di saluto. Nella favela, tra casupole colorate, baracche e viuzze impervie tirate a lucido per l’occasione, il Papa ha pregato commosso nella chiesetta di San Girolamo Emiliani, ha stretto mani, ha benedetto bambini. E’ entrato in un’umile casa e, con la famiglia che lo ha accolto, ha pregato ed ha posato per una foto.

    “Padre Francesco!”, lo hanno acclamato “gli ultimi di Varginha”, come i suoi poveri delle baraccopoli di Buenos Aires. E il Papa, felice e a suo agio in questa realtà, ha esaltato la loro solidarietà, “una parola – ha detto – spesso dimenticata o taciuta perché scomoda”:

    "Não é a cultura do egoísmo, do individualismo, que frequentemente regula...
    "Non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile, ma la cultura della solidarietà; vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello”.

    “Solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!”. Quindi, l’appello a chi possiede più risorse e alle autorità a impegnarsi per la giustizia sociale: “Non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale!”, ha detto:

    "Ninguém pode permanecer insensível às desigualdades que ainda existem...
    Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo!”.

    Il Papa ha poi incoraggiato gli sforzi della società brasiliana per integrare anche i più sofferenti e bisognosi, attraverso la lotta alla fame e la miseria. Riprendendo il Documento di Aparecida, in cui c’è la mano dell’allora cardinale Bergoglio, Papa Francesco ha detto che la Chiesa difende i poveri “contro le disuguaglianze sociali ed economiche che gridano al cielo” e che dare il pane a chi ha fame è un atto di giustizia. Ma nel mondo c’è una fame più profonda, “la fame di una felicità che solo Dio può sanare”. E ha ricordato i beni immateriali che reggono una nazione: come il dono della vita, la famiglia, l’educazione integrale, la sicurezza. Infine, una parola ai giovani a non scoraggiarsi anche davanti a ingiustizie e corruzione e a non perdere la fiducia e la speranza. I poveri di Varginha, che dalla favela vedono all’orizzonte le braccia spalancate del Cristo Redentore del Corcovado, oggi hanno ricevuto l’abbraccio misericordioso del “dolce Cristo in Terra”.

    Un commento a caldo, dopo la toccante visita del Santo Padre nella favela di Varginha, è quello del parroco, padre Marcio Queiroz, raccolta dal nostro inviato Roberto Piermarini:

    R. - E’ stato un qualcosa di molto speciale. Non solo il Santo Padre si è sentito a suo agio, ma anche la gente: si è sentita molto amata e rispettata, nel senso proprio dell’attenzione che lui ha dato a ciascuno di loro. Un qualcosa di molto, molto speciale!

    D. - Lei che è il parroco, cosa l’ha colpita di più del discorso del Papa?

    R. - La parola che mi è rimasta nel cuore è stata “solidarietà”. Quando lui richiamava a questa solidarietà, a questa responsabilità che noi dobbiamo avere l’uno con l’altro. Questo mi è rimasto in testa e nel cuore, anche per i suoi gesti e per le sue parole.

    D. - Che dono è stato fatto al Papa durante la visita?

    R. - La comunità ha preparato un quadro, utilizzando tutti materiali riciclabili: hanno realizzato il suo stemma. Quando lo ha visto, abbiamo capito che è rimasto contento proprio per la creatività e per le cose che erano lì e che parlavano, giustamente, della vita di quella comunità.

    D. - La famiglia che ha ospitato il Papa - per poco tempo, ovviamente - nella sua casa, quando è stata avvertita, come ha reagito?

    R. - Sono stati avvertiti ieri, verso la mezzanotte: ho telefonato per avvertirli. Sono rimasti molto contenti, ma anche molto preoccupati. Essendo una famiglia molto grande vi erano anche familiari che non abitavano lì, ma che erano venuti per questo momento, per la visita del Santo Padre alla comunità. Sono rimasti tutti stupefatti… “Cosa facciamo? - mi hanno chiesto- Ci sono tante persone?”. Ho detto loro: “Non fa niente. state tutti lì…”. E così è stato. C’era una bambina di 15 giorni e c’era una signora di 93 anni: quindi il Santo Padre ha potuto veramente visitare una famiglia numerosa, tipicamente brasiliana.

    D. - Chi era, invece, la coppia che ha rivolto l’indirizzo di saluto al Papa?

    R. - Sono due giovani, figli della comunità: hanno vissuto tutta la loro vita lì, dando la loro vita per la Chiesa. Sono catechisti e ora si sono sposati da circa 6-7 mesi. Mi è sembrato proprio un modello molto bello da presentare, perché hanno avuto modo di vivere tutta questa relazione con molta purezza, in accordo con quanto la Chiesa chiede. Per loro non è mai stato pesante compiere la volontà di Dio. Ecco, perché li ho scelti!

    D. - Durante la visita del Papa abbiamo visto a Varginha i volontari della favela collaborare con la Polizia. E’ cambiato il clima a Varginha?

    R. - Sì, sì. Abbiamo veramente una realtà molto diversa. Adesso, con queste parole del Santo Padre, che ha giustamente parlato di questa pacificazione, credo che questo sia molto importante. Deve nascere dentro ognuno di noi questa solidarietà: ritorno, appunto, al discorso iniziale, chiedendo di vivere questa pacificazione che nasce dal cuore di ognuno.

    D. - Spenti i riflettori su Varginha, resteranno i problemi delle favelas o le autorità dovranno fare qualcosa adesso?

    R. - Sicuramente le autorità hanno molto da fare. La gente è brava e fa già la sua parte, ma le autorità adesso dovranno fare qualcosa. dovranno sicuramente ascoltare anche il Santo Padre, che ha fatto loro un richiamo: ha espresso loro il suo desiderio di poter vedere delle politiche pubbliche, che possano aiutare queste persone a superare questa condizione di povertà.

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    Padre Lombardi: Papa commosso nella favela, non previsto viaggio in Argentina nel 2014

    ◊   Quella di oggi sarà una giornata densa di appuntamenti per Papa Francesco. Prima della Via Crucis a Copacabana, prevista nella tarda serata italiana, ci saranno altri momenti importanti come la confessione di alcuni giovani, il pranzo con diversi ragazzi che partecipano alla Gmg e anche l’incontro riservato con cinque detenuti. Appuntamenti dei quali ha parlato ieri padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, nel consueto briefing di fine giornata con i giornalisti che seguono il raduno di Rio. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Per Papa Francesco, sarà una giornata ancora una volta all’insegna dell’incontro e dell’abbraccio con i giovani. Per la seconda volta dall’inizio del suo Pontificato – la prima è stata nel corso della visita alla parrocchia di Prima Porta – il Santo Padre confesserà nel Parco Quinta da Boa Vista alcuni ragazzi della Gmg, così come a Madrid fece Benedetto XVI. A seguire l’incontro con alcuni giovani detenuti. Padre Federico Lombardi:

    “E’ un incontro molto piccolo, con soli cinque giovani, però mi sembra la terza tappa specifica di attenzione ai giovani che soffrono. Ha voluto lui questo incontro con alcuni detenuti e mentre viaggiavamo in aereo mi ha detto che potevo rendere noto il fatto che il Papa, ogni due settimane, telefona ad un gruppo di giovani detenuti a Buenos Aires con cui è rimasto amico e in contatto. Quindi, questo tema del rapporto con i giovani detenuti per lui è molto significativo e lo avevamo visto anche in occasione del Giovedì Santo, quando ha voluto andare a Roma a vedere il carcere giovanile, dove ha celebrato la lavanda dei piedi”.

    Poi, il pranzo del Papa con 12 giovani – un ragazzo e una ragazza in rappresentanza dei cinque continenti – e due giovani brasiliani. Successivamente racconteranno la loro esperienza nella consueta conferenza stampa con i giornalisti, prevista alle 14.45 ora locale. Ancora forte resta l’eco della giornata di ieri, segnata dalla cerimonia di benvenuto al Papa a Copacabana, ma anche dalla tappa nella favela di Varginha:

    “Vorrei notare due cose. Una, mi pare che il Papa, durante la permanenza nella piccola cappella, fosse veramente molto commosso e avesse le lacrime agli occhi. Mi sembrava che fosse un momento di grandissima emozione e commozione del Papa. La seconda, poi, quando siamo entrati nella piccola casa della famiglia: era una stanza di quattro metri per cinque, una casa molto piccola, c’erano dentro almeno 20 persone, forse di più. E anche lì, il momento era di grandissima commozione. Una delle cose più belle è stata quando hanno messo in braccio al Papa tutti i piccoli bambini che c’erano: li ha presi tutti in braccio, uno per uno, e li ha benedetti. Poi, hanno fatto anche una preghiera insieme, un Padre Nostro e un Ave Maria: quindi un momento di grande spiritualità”.

    Dopo la visita alla favela, il Papa ha incontrato i giovani argentini nella cattedrale di Rio de Janeiro e lì ha esortati a fare “lio”: un termine che padre Lombardi spiega così:

    “Il Papa ha detto ai giovani: ‘Cosa mi aspetto da voi? Che facciate chiasso, che facciate rumore, che facciate casino!’. Questo nel senso di uscire dal chiuso: è il suo messaggio classico della missionarietà per chi non ha paura di cambiare, di fare novità. Anche se crea qualche sconcerto, qualche disordine, è necessario per andare in terre nuove ad annunciare il Signore”.

    Nel corso della conferenza stampa, è stato poi annunciato lo spostamento a Copacabana di due appuntamenti della Gmg che avrebbero dovuto tenersi a Guaratiba: la veglia di preghiera con i giovani e la Santa Messa di domenica:

    “Nel corso del pomeriggio, nel primo pomeriggio, c’è stata una riunione degli organizzatori con le autorità in cui hanno valutato la situazione del ‘Campus Fidei’ dopo tutti questi giorni di pioggia. Quindi, hanno valutato che non era prudente per i giovani dover passare lì la veglia, la notte e la giornata, essendo molto difficile o praticamente impossibile asciugare questo posto, anche se adesso, come speriamo, pioverà di meno o smetterà di piovere. Quindi, hanno chiamato il Papa e l’organizzatore dei viaggi papali, Alberto Gasbarri, per sapere il loro parere. Naturalmente, hanno detto che se gli addetti all’organizzazione supponevano che fosse bene rinunciare erano perfettamente d’accordo”.

    Infine, padre Lombardi ha annunciato che nel 2014 non è previsto alcun viaggio di Papa Francesco in Argentina e, nonostante non siano state decise date e posti per il prossimo anno, è presumibile che il Pontefice visiterà altri continenti. Molti giornalisti poi hanno sollecitato il portavoce vaticano sull’energia mostrata da Papa Francesco nel corso di questi giorni in terra brasiliana:

    “Papa Francesco ci dà l’impressione di questa vitalità molto grande. Vedendolo, ho l’impressione che l’energia sia quasi inesauribile. Non approfitta dei tempi in cui potrebbe riposare un po’, a metà della giornata: fa sempre qualche altra cosa. Prendiamola come una grazia di Dio e come una situazione che dobbiamo seguire e vedere fino a che punto riusciamo a seguirlo e fino a che punto lui avrà tutta questa energia da darci”.

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    La fede non è un frullato, non annacquatela: così il Papa ai giovani argentini

    ◊   “La fede non è un frullato, non annacquatela!". In un fuori programma carico di emozioni e di affetto, il Papa si è così rivolto ai giovani argentini presenti alla Gmg, che ha voluto incontrare ieri nella Cattedrale di Rio de Janeiro di ritorno dalla visita alla Comunità di Varginha. Migliaia le persone assiepate lungo il tragitto e nello spazio antistante la Cattedrale. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    E' l’imponente Cattedrale di Rio de Janeiro con le sue immense vetrate colorate ad accogliere la comunità argentina presente alla Gmg che si stringe intorno al suo Papa, che ha fortemente voluto questa occasione unica. Ci sono anche i vescovi della Conferenza episcopale, che il cardinale Bergoglio ha guidato per anni a Buenos Aires prima di partire per Roma. Con loro l’abbraccio è fraterno, è emozionante, è quasi un ritorno a casa. “Questa gioventù desidera vivere e costruire un mondo più solidale e giusto, ed è qui per ascoltare le sue parole”, sottolinea mons. José María Arancedo, presidente dei vescovi argentini, presentando la platea. E la risposta di Papa Francesco non si fa attendere. Prende la parola e subito rivela ai presenti cosa si attende da questa Gmg:

    "Quiero que la iglesia salga a la calle, quiero que nos defendamos…"
    "Voglio che la Chiesa esca per le strade; voglio che ci difendiamo da tutto quello che è mondanità, comodità, clericalismo, dall’essere chiusi dentro di noi: le parrocchie, i collegi, le istituzioni sono fatte per stare in mezzo alla gente, se non lo fanno diventano una Ong, e la Chiesa non può essere una Ong!”.

    In una civiltà che è passata al “culto del dio denaro” si assiste, spiega il Papa, a una sorta di “eutanasia nascosta” nei confronti di due elementi vitali: i giovani, esclusi a causa della mancanza di lavoro e gli anziani a cui non è consentito parlare né agire. Ecco allora l’esortazione del Pontefice:

    "Los jóvenes tienen que salir a luchar por los valores, a luchar por esos…"
    "I giovani devono uscire a lottare per i valori, per questi valori, e gli anziani devono aprire la bocca. Anziani, aprite la bocca e trasmetteteci la saggezza dei popoli. Nel popolo argentino, io chiedo di cuore agli anziani, non esitate ad essere la riserva culturale del nostro popolo che trasmette la giustizia, che trasmette la storia, che trasmette i valori, che trasmette la memoria del popolo".

    “La fede in Gesù Cristo non è uno scherzo: è uno scandalo!”, sottolinea con forza il Papa. “Che Dio si sia fatto uno di noi, che sia morto in Croce, è uno scandalo. La Croce continua ad essere scandalo, ma è l’unico cammino sicuro, quello della Croce, l’Incarnazione di Gesù”. Da qui, l’ultimo vibrante appello a non annacquare la fede:

    "Por favor, no licuen la fe en Jesucristo. Hay licuado de naranja…
    Per favore, non frullate la fede in Gesù Cristo. C’è il frullato di arancia, c’è il frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore non bevete frullato di fede. La fede è intera, non si frulla. E’ la fede in Gesù. E’ la fede nel figlio di Dio, fatto uomo, che mi ha amato ed è morto per me".

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    Stasera a Copacabana la Via Crucis dei giovani con il Papa

    ◊   La folla oceanica di giovani arrivati da tutto il mondo a Rio de Janeiro questo pomeriggio, alle 18 ora locale, si riunirà nuovamente sul Lungomare di Copacabana per la Via Crucis. Tredici Stazioni si trovano lungo il percorso di 900 metri presso il Viale Atlantico, mentre l’ultima, la 14.ma, sarà rappresentata sul palco centrale dove si troverà Papa Francesco, che rivolgerà un discorso ai ragazzi presenti. Il servizio di Debora Donnini:

    Copacabana, luogo simbolo di festa e divertimento, questo pomeriggio si raccoglierà in preghiera trasformandosi in una grande Via Crucis a cielo aperto, all’ombra del Cristo del Corcovado che domina Rio de Janeiro. Il cammino percorso da Gesù a Gerusalemme, dalla condanna a morte alla deposizione nel Sepolcro, sarà rivissuto dalla folla di giovani provenienti dai quattro angoli del pianeta attraverso le 13 stazioni dislocate lungo il Viale Atlantico e l’ultima sul palco centrale. Ad animare la celebrazione di circa un’ora e un quarto, saranno 280 persone, fra artisti e volontari. La rappresentazione di ciascuna stazione si svolgerà contemporaneamente lungo la Via Crucis e sul palco davanti al Papa.

    A segnare ogni tappa sarà una meditazione legata ai problemi, alle sofferenze e alle domande esistenziali dei giovani di oggi: l’essere missionari, la conversione. Interverrà un volontario di una comunità di persone che lottano per uscire dalla tossicodipendenza, che chiederà al Signore di insegnargli a essere come il Buon Samaritano per raccogliere l’uomo che giace sulla strada. La quarta meditazione vedrà una donna ricordare le battaglie per difendere la vita dal concepimento alla morte naturale. E ancora interverrà un seminarista, una persona parlerà delle “vittime della cultura della morte”, come le donne che si prostituiscono, le famiglie che vivono nella miseria, i malati senza cure, gli anziani, i giovani senza lavoro. Infine, ci sarà una coppia di innamorati che sottolineerà come le passioni non sono fondamenti sicuri, ma si costruisce sulla roccia solo quando le fondamenta sono l’amore.

    E ancora, si toccherà il tema delle donne sofferenti, parlerà uno studente e poi un giovane utente dei social network per chiedere al Signore di insegnare ai ragazzi i modi per evangelizzare il “continente digitale” e metterli anche in guardia contro la dipendenza e la confusione fra ciò che è reale e ciò che è virtuale. Quindi, si parlerà dei giovani detenuti, delle malattie terminali, parlerà un giovane con disabilità uditiva e infine si chiederà qualcosa per tutte le nazioni del mondo: dalla pace alla libertà religiosa, dal superamento della secolarizzazione attraverso l’annuncio e della violenza, fino al rimanere presenti anche in mezzo alle persecuzioni e al sentire più impellente la necessitò di diffondere il Vangelo. Le meditazioni sono state scritte da due sacerdoti dehoniani, padre Zezinho (José Fernandes de Oliveira) e padre Joãozinho, (João Carlos Almeida), noti in Brasile per il loro impegno con i giovani. Silvonei Protz ha chiesto proprio a padre Joãozinho come sia arrivato a scrivere queste meditazioni:

    “Posso dire che è stato un po’ un caso fortuito, perché mons. Orani (arcivescovo di Rio de Janeiro) aveva chiesto a padre Zezinho di fare le meditazioni; padre Zezinho è un simbolo della pastorale giovanile in Brasile. Possiamo dire che lui ha “re-inventato” la comunicazione con la gioventù negli anni Sessanta-Settanta. Probabilmente è stato ancora uno dei precursori della stessa pastorale giovanile. Quindi, mons. Orani aveva chiesto a padre Zezinho di preparare la Via Crucis, ma proprio in questo periodo padre Zezinho ha avuto un ictus. Poi, piano piano, ha ripreso alcune delle sue funzioni. In seguito, è stato proprio lui a chiamarmi per esprimere il suo desiderio di fare comunque le meditazioni. Successivamente, lo stesso Mons. Orani mi ha chiamato per aiutarlo. Tutto questo è successo sei mesi fa, a settembre. Ci abbiamo messo un mese: ogni giorno facevamo una stazione. E’ stata proprio la Via Crucis di padre Zezinho e di Gesù insieme. Così abbiamo composto la Via Crucis della “gioventù solidale”, che è stata approvata dal Vaticano. Ora viene rappresentata a livello scenico, ma non è stato facile, perché sistemare quasi due milioni di giovani su una spiaggia, sulla strada a Copacabana, a seguire la Croce, e fare di questo momento un momento di preghiera, non è impresa da poco. E’ importante coinvolgere i giovani di tutto il mondo, non è una Via Crucis latinoamericana, ma a modo nostro è sul giovane solidale, che non è il “giovane”, ma è Gesù: perché Gesù è il giovane solidale che ha preso su di sé le nostre croci, il nostro peso, le nostre piaghe”.

    La regia dell’evento è ad opera di Ravel Cabral, Ulysses Cruz è il direttore generale e ad interpretare Maria sarà l’attrice brasiliana Cássia Kiss. All’evento sarà presente anche la Guardia d’onore della Croce Pellegrina che, con 20 giovani in rappresentanza dei cinque Continenti, sarà responsabile di portare uno dei simboli della Gmg fino al palco principale. L’accompagnamento musicale della Via Crucis è ispirato all’opera di Beethoven.

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    Spostate a Copacabana Veglia e Messa della Gmg, Guaratiba inagibile per maltempo

    ◊   La pioggia che non ha dato tregua in questi giorni a Rio de Janeiro ha fatto una "vittima" illustre, l'area di Guaratiba. La grande spianata con il palco monumentale, capace di ospitare due milioni di giovani, è diventata inagibile per il maltempo e dunque impossibile da utilizzare per il duplice atto finale della Gmg, la Veglia del Papa con i giovani di domani sera e la Messa della domenica mattina. I particolari nel servizio da Rio di Roberto Piermarini:

    Quello che si temeva da qualche giorno a Rio è stato confermato dal Comitato organizzatore locale della Gmg: la Veglia e la Messa conclusiva della Gmg si terranno sulla spiaggia di Copacabana e non sulla spianata di Guaratiba. La decisione è stata presa oggi a causa della fitta pioggia che è caduta copiosa in questi giorni a Rio e che ha allagato l’area campestre pronta ad accogliere l’ultimo atto della Gmg, che era stata ribattezzata “Campus Fidei”. I primi segnali di un possibile cambiamento erano arrivati già la settimana scorsa quando la pioggia aveva trasformato il fondo della spianata in un mare di fango. Gli organizzatori erano convinti che il bel tempo avrebbe asciugato il terreno ma le piogge incessanti di questi giorni hanno reso la spianata un acquitrino e rallentato anche i lavori del grande podio.

    L’area di Guaratiba poteva ospitare più di 2 milioni di giovani. La spiaggia di Copacabana ha già ospitato martedì sera la Messa di apertura della Gmg presieduta dall’arcivescovo di Rio mons. Tempesta, mentre oggi (ieri - ndr.) ospiterà la Festa di accoglienza di Papa Francesco e domani (oggi - ndr.) la Via Crucis. La splendida lunga striscia di spiaggia di 4 chilometri di Copacabana, teatro dei grandi eventi pubblici di Rio, dovrà ora accogliere il milione e mezzo di giovani (secondo le ultime stime) e potrebbe non essere sufficiente perché molti gruppi di pellegrini giungeranno a Rio gli ultimi due giorni della Gmg.

    La rinuncia di Guaratiba comporta certamente dei problemi logistici: dalla collocazione degli oltre 4.500 bagni chimici, ai 32 posti di ristoro allestiti al Campus Fidei; dai 600 lavandini alle 500 fontanelle; dai 177 serbatoi per garantire la distribuzione dell’acqua, al servizio di depurazione; dai trasporti che dovranno assorbire i movimenti in città dei pellegrini, al parcheggio per i migliaia di pullman che hanno trasportato i vari gruppi.

    Inoltre ,dovranno essere allestite le colonne per l’amplificazione ed i maxischermi per dare la possibilità a tutti i giovani di seguire l’evento. Si dovrà quindi rinunciare allo spettacolare palco di Guaratiba, dell’architetto Joao Uchoa, ispirato alle grandi cattedrali gotiche. Il cambiamento è stato causato da motivi di forza maggiore e gli organizzatori dovranno fare tutto in fretta per rendere possibile gli ultimi eventi della Gmg. La città di Rio, che si sarebbe svuotata per la Veglia e la Messa ai Guaratiba, non sembra delusa del cambiamento e si dice pronta ad accogliere tutti i giovani giunti in città.

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    Nomine episcopali in India e Bolivia

    ◊   In India, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sambalpur, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Lukas Kerketta, S.V.D.. Al suo posto, ha nominato il sacerdote Niranjan Sual Singh, del clero di Cuttack-Bhubaneswar, finora docente di Teologia e moderatore dei seminaristi nell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar. Mons. Niranjan Sual Singh, è nato il 20 luglio 1961, a Kottama, Diocesi di Berhampur, Orissa. Iniziò le scuole nel villaggio natale e poi proseguì gli studi presso la Vijai High School di Raikia. Dopo gli studi nel Seminario minore St. John Vianney di Calcutta, ha proseguito la Filosofia presso il Papal Seminary di Pune. Ha conseguito la maturità commerciale presso l’Adivasi College di Balliguda e ha compiuto gli studi di Teologia presso il Khristo Jyoti Mohavidyaloyo Regional Theologate di Sason. Ha conseguito un Master in Letteratura Inglese presso l’Università di Berhampur, un Master in Teologia presso il Vidya Jyoti di Delhi ed un Dottorato in Teologia Sistematica presso l’Università Urbaniana di Roma. È stato ordinato sacerdote il 29 aprile 1991, per l’Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar. Dopo l’Ordinazione sacerdotale ha ricoperto più volte gli incarichi di assistente parrocchiale, è stato docente presso il Khristo Jyoti Mohavidyaloyo Regional Theologate di Sason; nel 2002-2005 ha studiato a Roma per il dottorato. Tornato in patria è stato ancora docente presso il Khristo Jyoti Mohavidyaloyo Regional Theologate di Sason, animatore dell’apostolato laicale Village Adoption and Tuition, animatore del Dialogue and Ecumenism.

    La diocesi di Sambalpur (1951), è suffraganea dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar. Ha una superficie di 37.254 kmq e una popolazione di 7.565.323 abitanti, di cui 42.656 sono cattolici. Ci sono 22 parrocchie servite da 131 sacerdoti (48 sacerdoti diocesani e 83 religiosi), 122 fratelli religiosi, 278 suore e 28 seminaristi.

    Sempre in India, il Pontefice ha nominato vescovo della diocesi di Rourkela, il sacerdote Kishore Kumar Kujur, del clero di Sambalpur, docente di Sacra Scrittura presso il Seminario Regionale dell’Orissa. Mons. Kishore Kumar Kujur, è nato il 6 gennaio 1964, a Gaibira, Diocesi di Rourkela, Orissa. Si è diplomato al Saint Francis de Sales College di Nagpur ed è entrato nel Seminario Minore di Sambalpur nel 1980. Ha poi svolto, dal 1982 al 1984, l’Orientation presso il St. John’s Regional Seminary, continuando gli studi filosofici al St. Charles Seminary di Nagpur, dal 1984 al 1987. Ha completato gli studi teologici al Khristo Jyoti Mohavidyaloyo Regional Theologate di Sason. Ha un Baccellierato in Lettere, una Licenza e un Dottorato in Sacra Scrittura. È stato ordinato sacerdote il 7 febbraio 1993 ed è incardinato nella Diocesi di Sambalpur. Dopo l’Ordinazione sacerdotale ha ricoperto l’incarico di assistente parrocchiale, ha studiato a Roma per la Licenza al Biblicum; è stato quindi docente di Sacra Scrittura presso il Seminario Regionale dell’Orissa, responsabile dei Seminaristi della Diocesi di Sambalpur, ha ulteriormente perfezionato gli studi per il dottorato a Roma all’Angelicum, quindi è ha ricoperto l’incarico di docente di Sacra Scrittura presso il Seminario Regionale dell’Orissa, membro del Collegio dei Consultori e membro del Consiglio Presbiterale.

    La Diocesi di Rourkela (1979), suffraganea dell'Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, ha una superficie di 9.675 kmq e una popolazione di 1.829.000 abitanti, di cui 238.085 sono cattolici. Ci sono 41 parrocchie servite da 164 sacerdoti (79 diocesani, 85 religiosi), 183 fratelli religiosi, 372 suore e 24 seminaristi maggiori.

    In India, Papapa Francesco ha nominato vescovo della Diocesi di Diphu, il sacerdote Paul Mattekatt, del clero di Diphu, parroco e direttore della scuola cattolica a Japrajan. Mons. Mattekatt, è nato in Kerela il 1° giugno 1961. Il candidato proviene da una famiglia cattolica di rito Siro-Malabarese. Ha studiato al St. Paul’s Seminary, al St. Anthony’s College e al Christ the King College di Shillong. Ha, poi, svolto il periodo di “regency” nelle parrocchie di Dokmoka e Chokihola, insegnando nelle locali scuole parrocchiali e svolgendo il tirocinio pastorale nei villaggi. Ha completato la Teologia al Papal Seminary di Pune. Il 31 dicembre 1988 è stato ordinato sacerdote per la Diocesi di Diphu, da poco eretta per divisione dell’Arcidiocesi di Shillong-Guwahati. Dopo l’Ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale della Holy Family Parish, Japralangso, e Vice-Preside della locale scuola parrocchiale; segretario del Vescovo e Cancelliere diocesano di Diphu; ha studiato per la Licenza in Diritto Canonico a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana e Diploma di specializzazione in Diritto Canonico presso la stessa Università. Nel corso degli studi superiori ha anche trascorso un breve periodo in Inghilterra, al St. Anselm Institute di Kent, ove ha conseguito un Diploma in Pastoral Counselling. Al rientro in India è stato Economo diocesano e Direttore del Social Work Office; vicario parrocchiale della Christ Iyoti Parish a Dokmoka; parroco della Holy Family Parish, Japrajan, e Preside dell’annessa scuola parrocchiale. È anche Presidente della Confraternita Sacerdotale della Diocesi di Diphu.

    La Diocesi di Diphu (1983), suffraganea dell'Arcidiocesi di Guwahati, ha una superficie di 15.222 kmq e una popolazione di 1.178.809 abitanti, di cui 57.165 sono cattolici. Ci sono 22 Parrocchie, servite da 55 sacerdoti (29 diocesani e 26 religiosi), 5 Fratelli Religiosi, 156 suore e 9 seminaristi. La Diocesi di Diphu, è vacante dal 9 aprile 2011, a seguito del trasferimento dell’Ecc.mo Mons. John Moolachira all’Arcivescovo Coadiutore di Guwahati.

    In Bolivia, Papa Francesco ha nominato vescovo della diocesi di El Alto mons. Eugenio Scarpellini, trasferendolo dall'ufficio di ausiliare di El Alto. Mons. Scarpellini è nato l’8 gennaio 1954 a Verdellino (Bergamo, Italia). Ha studiato filosofia e teologia nel Seminario Papa Giovanni XXIII di Bergamo (1972-1978). È stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1978 ed incardinato nella diocesi di Bergamo. L’11 gennaio 1988 è stato inviato in Bolivia come sacerdote fidei donum. Dopo l’ordinazione presbiterale ha ricoperto i seguenti ministeri: a Bergamo è stato Vicario Parrocchiale a Boltiere e a Nembro; nell’arcidiocesi di La Paz è stato Parroco a Villa Copacabana e in Salvador; Economo e Membro del Consiglio Economico del Seminario Maggiore, Economo Generale dell’arcidiocesi e Direttore Generale del Collegio Marien Garten. È stato anche Presidente della Fondazione "Mario Parma" per i bambini neurolesi. È stato Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, Coordinatore delle Pontificie Opere Missionarie per l’America Latina e Segretario Generale Aggiunto della Conferenza Episcopale Boliviana. Il 15 luglio 2010 è stato nominato Vescovo titolare di Bida ed Ausiliare della Diocesi di El Alto. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 9 settembre successivo. Attualmente ricopre l'incarico di Segretario Generale in seno alla Conferenza episcopale boliviana.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Con i poveri e con i giovani: in prima pagina, un editoriale del direttore sul viaggio del Papa.

    Come don Bosco e don Orione: stralci dal libro “Con Papa Francesco. Le chiavi del suo pensiero” di Mariano Fazio, vicario dell’Opus Dei per l’Argentina.

    Icone di terra e di sabbia: Giovanna Parravicini sull’arte sacra contemporanea di Irina Zaron e Sergej Antonov, in dialogo permanente con una cultura visiva millenaria.

    I nuovi schiavi: anticipazione dell’articolo di Francesco Occhetta - in uscita su “Civiltà Cattolica” - sul traffico di esseri umani.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “L’Iraq e il rischio di uno Stato incompiuto”.

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    Oggi in Primo Piano



    La polizia: 78 morti nell'incidente ferroviario in Spagna. Arrestato il macchinista

    ◊   Sarebbe un 25.enne originario della Sicilia ma residente in Germania con i genitori la presunta vittima italiana dell'incidente di Santiago. 78 i morti accertati secondo le forze dell’ordine. Intanto la polizia ha arrestato il macchinista del treno. Alessandro Guarasci.

    Oggi, è il primo dei tre giorni di lutto nazionale proclamati in Spagna in seguito al disastro ferroviario di Santiago de Compostela di mercoledì sera. Ancora non è stata fissata la data dei funerali delle 78 vittime, in quanto 13 non sono ancora state identificate. L’inchiesta ha messo in luce che il macchinista del treno, ancora in ospedale ma in ora in arresto, aveva ricevuto un allarme sonoro per velocità eccessiva e o non ha frenato o lo ha fatto in ritardo. In effetti, il treno andava a 190 chilometri orari contro gli 80 massimi consentiti su quel tratto di linea. Un incidente che in Italia non sarebbe potuto avvenire, dice il segretario del sindacato dei macchinisti Orsa, Alessandro Trevisan:

    "In Italia noi abbiamo un sistema che è tra i più avanzati al mondo, per il quale laddove il treno superi i limiti previsti dalla linea, il treno si ferma".

    Il sistema europeo "Ertms" è stato introdotto per la prima volta proprio in Italia e copre la rete Alta Velocità; poi per le linee intercity e pendolari c'è un altro meccansimo che monitora e interviene sulla velocità del treno. Ci sono però ancora aspetti da migliorare, soprattutto sul fronte del materiale rotabile. Ancora Trevisan:

    "Noi dobbiamo ancora migliorare il materiale rotabile, indubbiamente, soprattutto nel settore delle merci, perché con i nuovi treni anche il trasporto regionale oggi ha treni di buona qualità. Quindi abbiamo soprattutto il problema dei carri che vengono dall'estero, nel caso specifico dei treni merci".

    Insomma, il problema sono gli standard internazionali, non sempre applicati in modo uniforme.

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    Egitto. Attesa per nuove manifestazioni, custodia cautelare per Morsi

    ◊   Giornata di attesa in Egitto, per le nuove manifestazioni annunciate dalle parti che si stanno fronteggiando da settimane, quelle a sostegno del nuovo governo e le altre schierate in difesa dell'ex presidente Morsi. Al Cairo, dove si registrano i primi scontri, la Procura ha deciso per la custodia cautelare proprio nei confronti di Morsi, mentre le Nazioni Unite lanciano un appello per la sua liberazione, già invocata da Stati Uniti e Unione Europea. Il servizio di Roberta Barbi:

    Sale la tensione in Egitto, dove questa sera, al termine della preghiera per il terzo venerdì del mese sacro del Ramádan, sono previste imponenti manifestazioni. Le forze di sicurezza presidiano piazza Tahrir e l’area intorno al palazzo presidenziale, mentre la Fratellanza ha indetto una trentina di marce che confluiranno alla moschea di Rabaa al Adawiya. Intanto, la Procura del Cairo ha disposto 15 giorni di custodia cautelare per il deposto presidente Morsi, che dal 3 luglio è detenuto in una località segreta e a quanto pare è stato già interrogato. Su di lui pendono accuse di rapimenti e atti ostili durante le evasioni di massa dalle carceri egiziane nel 2011 e di spionaggio per conto di Hamas, che ha smentito ogni coinvolgimento e condannato con forza la decisione. Anche la Fratellanza parla di detenzione illegale, perché Morsi non ha avuto un avvocato difensore e grida a un ritorno al passato degno del regime di Mubarak. Un netto no alla violenza è stato ribadito oggi dal vicepresidente egiziano, el Baradei, mentre il segretario generale dell’Onu, Ban ki-moon, ha lanciato un appello per la liberazione di Morsi. L’amministrazione Obama, infine, ha fatto sapere che non si pronuncerà sull’ipotesi di “golpe” in Egitto, perché questo la costringerebbe a tagliare gli aiuti al Paese.

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    Tunisia: omicidio del leader dell’opposizione, ministro accusa salafiti

    ◊   L'arma da fuoco utilizzata per uccidere ieri in Tunisia l'esponente dell'opposizione laica, Mohamed Brahmi, è la stessa con la quale il 6 febbraio scorso fu freddato, Chokri Belaid, altro leader delle forze d'opposizione. Lo ha reso noto il ministro dell'Interno tunisino, indicando come principale sospettato l’esponente salafita, Boubacar Hakim, già ricercato per contrabbando di armi dalla Libia. Dopo l’agguato, alcuni esponenti politici dell’opposizione avevano puntato il dito contro il partito islamista al governo Ennahda. Intanto, oggi trasporti fermi e negozi chiusi per lo sciopero generale indetto dai maggiori sindacati. Ma cosa sta succedendo in Tunisia? Marco Guerra lo ha chiesto a Umberto Melotti, docente di Sociologia politica alla Sapienza ed esperto di islam e terrorismo:

    R. – E’ difficile confermare o smentire la sensazione di un mandante morale delle forze islamiste per questo omicidio. Certo che la situazione è tale da fare pensare a una reazione di quel tipo. Il Paese è da poco entrato in una fase tendenzialmente più democratica di quanto non fosse al tempo del regime di Ben Alì. Queste situazioni violente, purtroppo, sono presenti in circostanze di cambio e di transizione. Diciamo che ci sono confronti e conflitti molto aspri, non ancora metabolizzati da una cultura democratica diffusa e radicata.

    D. – Dopo l’Egitto con i Fratelli musulmani e la Tunisia con Hennada, stiamo assistendo al fallimento dell’islam politico…

    R. – Io non ho mai creduto tanto al successo dell’islam politico, per la verità. Se di fallimento si vuole parlare, la cosa non mi meraviglia affatto. In realtà, ciò che aveva suscitato l’entusiasmo della popolazione era stata una vera e propria rivoluzione che in varie forme ha toccato molti dei Paesi del Nordafrica. Questa rivoluzione era più contro l’assetto di potere esistente nei suoi aspetti economici e nei suoi aspetti politici. Ovviamente, alcune di queste forze affiancavano anche una reazione di carattere culturale, e fra queste – per l'appunto – vi erano le componenti più vicine al dettato radicale dell’islam, vissuto anche come contrapposizione alla visione del mondo importata dall’Occidente. Vi sono tante spinte diverse, per questo accennavo agli elementi contraddittori. E’ difficile, oggi, effettuare una prognosi su quelle che saranno le forze che sapranno affermarsi e dare quindi un futuro a queste richieste di rinnovamento del Paese che, per il momento, sono ancora estremamente ambigue.

    D. – Ma la piazza contesta prima i leader autocratici e poi le formazioni islamiste, ma anche i militari…

    R. – Le situazioni economiche, sono quelle che hanno fatto precipitare la situazione, non soltanto agli inizi del movimento nel 2011: io ricordo che in Tunisia, ma anche in Algeria, erano stati movimenti proprio per il pane a dare il via alle proteste, é una delle spinte che da tempo erano presenti nel Paese. Pesa anche l’esasperazione dovuta all’alto tasso di disoccupazione, per la difficoltà di trovare lavoro per i giovani che, in virtù degli studi compiuti, dell’occidentalizzazione, degli strumenti di comunicazione internazionale che hanno, sono abituati a nutrire speranze che si confrontano direttamente con quelle dei Paesi europei con cui vi sono particolari rapporti.

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    Save the children propone ddl per minori immigrati non accompagnati

    ◊   Save the Children ha presentato la prima proposta per un disegno di legge organico per la protezione e la tutela dei minori stranieri non accompagnati in Italia. L’iniziativa ha raccolto l’adesione trasversale di deputati competenti dei principali gruppi parlamentari, che si sono impegnati a presentare un ddl e a sostenerne l’iter fino all’approvazione in parlamento. I particolari nell’intervista che Federica Baioni ha realizzato a Montecitorio con Rafaela Milano, direttore dei Programmi Italia – Europa di Save the Children:

    R. – Questa necessità è nata dal campo. Noi ogni giorno, come Save the children, assieme ad altre associazioni e organizzazioni di volontariato, siamo al fianco di tanti ragazzi, a volte poco più che bambini, che arrivano in Italia da soli da Paesi molto lontani dopo viaggi terribili e non trovano un sistema organico di accoglienza. Quindi, una volta giunti in Europa, vivono ulteriori rischi, quando invece avrebbero bisogno proprio di una particolare protezione. Questa legge nasce proprio per colmare questi gap e per avere un sistema organico di protezione ed accoglienza.

    D. – Qual è il primo punto, la prima zona d’ombra, che manca nel nostro sistema legislativo italiano?

    R. – La prima zona d’ombra riguarda proprio l’identità del minore straniero, perché talvolta si tratta di ragazzi adolescenti. Si tratta di accertare la loro età per capire se sono minori o meno. I metodi utilizzati per fare questo accertamento sono molto diversi, a volte contraddittori. Quindi, ci capita di incontrare minorenni all’interno di strutture come i Cie (Centri di identificazione ed espulsione - ndr) o come i Cara (Centri accoglienza richiedenti asilo - ndr) – dove assolutamente non dovrebbero stare – proprio per un errore nell’identificazione. Questi ragazzi non sono numeri, vanno presi in carico. Chiediamo che per ciascuno di loro ci sia una cartella sociale che lo segua nel suo percorso in Italia, proprio perché bisogna pensare a un sostegno personalizzato per ogni ragazzo e per ogni ragazza che arriva nel nostro Paese.

    D. – Si chiamano appunto "minori invisibili". Voi li avete seguiti per tanti anni con i vostri progetti legati all’accoglienza. Chi sono oggi i minori invisibili?

    R. – Sono, per esempio, ragazzi che vengono dall’Afghanistan dopo un viaggio terribile che, a secondo delle rotte, passa per la Grecia dopo essere passato per l’Iraq. Sono ragazzi che talvolta hanno contratto un debito di viaggio molto forte e quindi sono facilmente preda anche di circuiti di illegalità e di sfruttamento, perché hanno un immediato bisogno di guadagno. Noi viviamo, attraverso la presenza dei minori stranieri non accompagnati, anche le crisi del mondo, perché si tratta di fughe dai percorsi di conflitto. Adesso, per esempio, ci sono tanti ragazzi che vengono dalla Siria. Quindi, si vivono le criticità del mondo dal punto di vista di un bambino e di un adolescente a cui magari proprio la famiglia ha detto di scappare, di andar via, e paga per cercare di farlo imbarcare.

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    Presentata la 70.ma Mostra del cinema di Venezia

    ◊   Presentata la 70.ma edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, che si svolgerà al Lido dal 28 agosto all’8 settembre. Molti i Paesi invitati, molti gli autori noti e molti i registi al loro esordio. Un unico tema declinato nei diversi generi e stili: la crisi dell’uomo contemporaneo, l’immagine di una società dal volto tragico. Il servizio di Luca Pellegrini:

    La Biennale di Venezia, che da settant’anni organizza la Mostra del Cinema, ha attraversato porzioni significative di storia italiana, ne ha vissuto stagioni felici e momenti di crisi. Riflettendo sul passato e sul presente, il suo presidente, Paolo Baratta, individua la caratteristica principale che l’ha resa e mantenuta una delle Istituzioni più stimate e seguite al mondo:

    “Quello che si è riusciti a fare in tanti anni, valorizzando e avvalendosi di tutta la storia che deriva da questi 70 anni, dalla Mostra del cinema e ancora di più dalla lunga storia della mostra d’arte: facendo tesoro di questo, si è potuti restare fedeli alla propria missione, rinnovando ogni anno il modo di svilupparla. L’avere mantenuto alto non soltanto l’impegno organizzativo, gli investimenti, le risorse, ma quella che io chiamo l’integrità dell’istituzione - e cioè la fedeltà alla sua missione, a non lasciarsi distrarre da tentazioni possibili, dall’eventismo di stampo commerciale - ha prodotto questo straordinario effetto: la stima e la fiducia del mondo nell’istituzione culturale. La cultura produce nei confronti del resto del sistema effetti che non sono facilmente misurabili. Quindi, la stima e la fiducia che il mondo ha nei confronti dell’istituzione cultura sono la base assoluta perché lo scambio possa continuare ad alto livello e continuare in modo efficace”.

    Quanto al cinema, è il direttore, Alberto Barbera, a parlare di Mostra che ha preso coscientemente dei rischi. Con opere che avvicinano grandi autori come Gianni Amelio, Terry Gilliam, Stephen Frears, Miyazaki, Tsai Ming-liang e Amos Gitai a giovani per la prima volta in competizione, come la regista teatrale Emma Dante o il documentarista Gianfranco Rosi o l’eclettico James Franco. Un cinema del XXI secolo, come conferma il direttore della Mostra:

    “Il cinema è un corpo esploso, frammentato, i cui frammenti vanno un po’ in tutte le direzioni. E’ un cinema alla ricerca di un nuovo equilibrio, di un nuovo paradigma. E’ un cinema che è sotto la spinta soprattutto dell’evoluzione digitale da un lato e delle difficoltà economiche che caratterizzano l’industria del cinema un po’ dappertutto. E’ un cinema che sta esplorando nuove modalità, nuovi modelli, nuovi linguaggi, nuove estetiche, che sta segnando il passo, a volte tentando un ritorno all’indietro, ma nello stesso tempo è un cinema che guarda al futuro. Non è sicuramente un organismo morto o moribondo. E’ un organismo vitalissimo che cerca di combattere la crisi, che cerca di trovare il modo di uscirne, di stabilire nuovi paradigmi, di stabilire un nuovo rapporto con il pubblico. Allora, credo che questo sia l’elemento determinante e l’elemento caratterizzante di questa Mostra, imprevedibile in larga misura: è vero che ci sono alcuni grandi autori, alcuni nomi attesi, ma è una Mostra un po’ inaspettata, fatta di esordienti, di talenti non ancora conosciuti e riconosciuti, fatta di film che sulla carta è difficilissimo prevedere cosa siano. E che saranno sorprese, perché anche quando pensi di immaginare cosa possano essere, poi scopri che sono qualcos’altro”.

    Cinema che esplora, amplifica, racconta la crisi dell’uomo e della società contemporanei:

    “Il cinema è sempre stato in qualche modo l’antenna più sensibile, perché era la forma di comunicazione più diffusa, più frequentata dal pubblico, dagli spettatori, che influenzava nel modo più profondo e più intenso anche tutte le altre forme di espressione e di comunicazione. Quindi, ha sempre avuto questo ruolo e oggi non lo ha perso, anche se ha perso la centralità che possedeva nel sistema dei media. Però, continua a essere un punto di riferimento. Il fatto che il cinema abbia mantenuto inalterata questa capacità di riflettere, in un modo o nell’altro, di rispecchiare quello che sta succedendo nella società contemporanea è un altro segnale di questa vitalità. Che poi questo rispecchiarsi sia spesso drammatico, addirittura tragico, passi attraverso metafore, racconti e situazioni estreme, radicali, provocatorie - che utilizzano elementi della cronaca quotidiana come la violenza sulle donne, la violenza sui bambini, la necrofilia, la prostituzione che sono temi con cui la cronaca ci obbliga a fare i conti tutti i giorni - che li utilizzi all’interno di un contesto più profondo, più articolato che è di riflessione, che è di approfondimento, che è di denuncia, questo è l’altro elemento di grande interesse di questa Mostra”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Uzbekistan. Raid della polizia e multe salatissime per chi detiene testi sacri

    ◊   La polizia dell’Uzbekistan sta effettuando in questi giorni raid nelle case della popolazione del villaggio di Tuyabuguz, nei pressi della capitale Tashkent, a caccia di libri sacri musulmani o cristiani. Il diritto nazionale uzbeko, infatti, vieta il possesso di tali libri nel caso in cui “questi siano collegati all’estremismo e incitino all’odio”, ma al tempo stesso non contempla raid di tale violenza. La popolazione appartenente a queste religioni ha talmente paura che molti – soprattutto anziani che vivono solo della loro pensione – hanno proceduto a distruggere autonomamente copie della Bibbia o del Corano prima che venissero trovate dagli agenti. La notizia è stata riportata ad AsiaNews dall’Associazione "Forum 18", che si occupa di tutela della libertà religiosa nell’Asia centrale e riferisce di quattro persone ritenute “colpevoli” di detenzione di testi sacri, tra cui una coppia cristiana costretta a pagare una multa pari a due anni di pensione. Secondo l’Associazione, e contro quanto stabilito dalla legge, la polizia agisce in base all’opinione di sedicenti esperti del settore che definiscono “estremisti” tutti i libri ritrovati e usano le multe come deterrente alla pratica religiosa, soprattutto ai danni degli anziani, in cui il sentimento religioso è maggiormente radicato. (R.B.)

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    L’allarme delle ong: in Sudan in atto una profonda islamizzazione

    ◊   La vita è sempre più dura per le minoranze religiose in Sudan, specialmente da quando il Sud è diventato Stato indipendente, due anni fa. Da allora, il presidente sudanese, Omar al-Barish, ha più volte espresso l’intenzione di rafforzare la sharia, rendendo il Paese al 100% islamico (ora lo è al 98%). Così, è stata data una stretta anche alla legge sull’apostasia – l’abbandono dell’islam e la conversione a un’altra religione – che nel Paese è punibile con la pena di morte, anche se nessuno è stato giustiziato per questo reato negli ultimi 20 anni. Ben 170 persone, però, sono state arrestate con queste accuse tra il 2011 e il 2012. Alcune ong raccontano, attraverso la Fides, soprattutto la storia di un cristiano dei Monti Nuba, portato in carcere a Khartoum nel febbraio scorso e a lungo interrogato con l’accusa di essere uno dei ribelli appostati nell’area, contro i quali il Paese sta conducendo da due anni una campagna militare. Tutti i suoi beni e i suoi documenti sono stati confiscati ed è stato costretto a rivelare i nomi dei suoi conoscenti convertitisi al cristianesimo. Il gruppo "Barnaba team", da anni impegnato nella difesa dei cristiani e della libertà religiosa nel mondo, conferma l’allarme sulla progressiva islamizzazione del Sudan, dove le chiese vengono demolite, le scuole cristiane chiuse, i cristiani arrestati o espulsi dai luoghi di lavoro, le pubblicazioni sequestrate. Nell’aprile scorso, il governo aveva annunciato che non saranno più concesse autorizzazioni edilizie per la costruzione di edifici ecclesiastici. (R.B.)

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    Cina. A Ling Shou nuovo centro per la formazione alla fede

    ◊   La parrocchia di Ling Shou, vicino a Shi Jia Zhuang, nella provincia dell’He Bei, sta costruendo un nuovo centro per la formazione della fede che “non sarà solo a servizio della parrocchia – dichiara a Fides il parroco don Li – ma sarà un centro per la formazione della fede e per l’evangelizzazione aperto a tutta la zona e ad altri distretti, con un programma sistematico ben organizzato per formare nuovi evangelizzatori e promuovere lo spirito del Concilio Vaticano II”. Alla costruzione dell’edificio hanno partecipato i fedeli, portando le loro capacità di muratori, elettricisti ecc., facendo risparmiare alla parrocchia l’equivalente di 70 mila euro. Ling Sghou è una comunità molto viva: ogni estate si organizzano corsi di catechismo, formazione alla fede, ma anche musica sacra e compiti estivi per i ragazzi. Natale e Pasqua sono circostanze preziose d’incontro e attività di consolidamento della fede e recentemente è stata inoltre attivata una biblioteca con sale di lettura per avvicinare i fedeli e renderli protagonisti della vita comunitaria. (R.B.)

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    Papua Nuova Guinea. Il vescovo: i religiosi siano una sola voce contro le ingiustizie

    ◊   I religiosi siano “una voce sola, profetica, pronta a denunciare le ingiustizie”. Così mons. Francesco Sarego, vescovo di Goroka, a Papua Nuova Guinea, esorta i circa duemila tra religiosi e religiose di Ordini e Congregazioni, sia maschili che femminili, presenti sul territorio, a svolgere la propria missione nell’arcipelago. Il presule, che appartiene alla famiglia missionaria dei Verbiti, chiede una maggiore presenza nelle questioni sociali che toccano la vita della nazione – come l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo o la pena di morte – e indica tra i principali problemi del Paese le uccisioni legate alla stregoneria. “I religiosi parlano attraverso l’azione” – sottolinea all'agenzia Fides suor Marie Turner, che vive e opera a Papua – ricordando l’impegno dei religiosi nei campi del sociale accanto alle vittime della violenza, ai disabili, ai malati di Aids, ai vagabondi, ai senzatetto e a coloro che hanno problemi legati alle dipendenze. (R.B.)

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    India. Giovani studenti-calciatori spagnoli a servizio in un orfanotrofio di Mumbai

    ◊   È una sorta di Gmg “diversa” quella che 19 ragazzi spagnoli del centro dell’Opus Dei di Saragozza, in Spagna, stanno vivendo in questi giorni a Dadar, nel cuore di Mumbai, in India, dove stanno prestando servizio nell’orfanotrofio maschile di Our Lady’s Home. I giovani, tutti studenti universitari che giocano anche insieme a calcio nella squadra dell’Atletico Madrid, sono entusiasti dell’esperienza che stanno facendo, cioè insegnare il calcio e l’uso del computer ai piccoli ospiti: “Non si tratta solo di dare – commentano – stiamo ricevendo ancora di più da questi ragazzi che arricchiscono le nostre vite con la loro allegria nonostante le difficoltà e le sfide della loro vita. Questo orfanotrofio è così diverso da come l’avevamo immaginato: c’è una tale speranza e felicità!”. Ad AsiaNews, inoltre, spiegano come abbiano intrapreso questo viaggio raccogliendo l’invito che San Josemaria Escrivà (il fondatore dell’Opus Dei) faceva sempre: “Un’università deve educare i suoi studenti ad avere senso di servire la società”. L’orfanotrofio in questione esiste da 53 anni e si prende cura di bambini poveri o abbandonati di ogni casta e religione. In tutto ne ha accolti 1804, attualmente ne ospita 125 ragazzi tra i 6 e i 18 anni. (R.B.)

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    Indonesia: 9 nuove ordinazioni, segno di una Chiesa molto vitale

    ◊   Nonostante sia il Paese islamico più popoloso al mondo, in Indonesia la Chiesa è molto vitale, soprattutto nel campo delle vocazioni e registra, nel solo mese di luglio, l’ordinazione di 9 nuovi sacerdoti, tutti provenienti dai seminari della Provincia indonesiana della Compagnia di Gesù. La cerimonia si è svolta nella parrocchia di Sant’Antonio a Kotabaru, nel cuore di Yogyakarta, in Central Java, ed è stata celebrata dall’arcivescovo di Semarang, Johannes Pujasumarta, che da Twitter ha invitato tutta la comunità a pregare “per i seminaristi Gesuiti, affinché diventino bravi sacerdoti fino alla morte”. Giorni fa, altri tre seminaristi sono stati ordinati in città: appartenevano ai missionari della Sacra Famiglia. Il vescovo di Purwokerto, Julianus Sunarka, ne ha ordinati altri tre. Anche il futuro fa ben sperare: cinque nuovi sacerdoti provenienti dai seminari salesiani prenderanno i voti ad agosto, sempre a Yogyakarta, mentre in ottobre sarà la volta di cinque o sei seminaristi della diocesi di Semarang. In Indonesia - precisa AsiaNews - dei 237 milioni di abitanti, solo l’11.8% è cristiano. I cattolici sono il 2.3%, con tremila sacerdoti in 37 diocesi. (R.B.)

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    Singapore: incontro di giovani cristiani battisti in comunione con la Gmg di Rio

    ◊   Stanno vivendo una loro Giornata mondiale della gioventù, a Singapore, i circa duemila giovani cristiani battisti riuniti in questi giorni nel piccolo Stato asiatico per la XVI Conferenza mondiale. L’evento, comunica il Consiglio mondiale delle Chiese attraverso la Fides, è in pieno spirito di comunione con la Gmg cattolica in corso in Brasile, anche per quanto riguarda le tematiche affrontate: la giustizia e la pace e il contributo che i giovani possono dare in questi campi. L’opportunità di “un incontro spirituale con Cristo vivo, attraverso un culto vibrante, la proclamazione della Scrittura, la formazione e la condivisione di esperienze”: questo è l’obiettivo dell’evento, nell’intenzione dell’ente organizzatore, ossia l’Alleanza battista mondiale. L’appuntamento è caratterizzato da un approccio “social”, cioè un ampio spazio viene dato alle tecnologie e ai social network, e prevede molti seminari, tra cui uno intitolato “Perché la pace? Di chi è la giustizia?”. La Conferenza, nel corso della quale i giovani battisti hanno dato “una significativa testimonianza di gioia”, si colloca come una specie di preparazione all’Assemblea generale del Consiglio mondiale delle Chiese, che si terrà dal 30 ottobre all’8 novembre a Busan, in Corea del Sud, sul tema “Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace”. (R.B.)

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    Gmg. Veglia a Pescara per le vittime dell’esplosione nella fabbrica di fuochi

    ◊   È confermata per domani sera nello Stadio comunale di Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara, la veglia di preghiera in comunione con la Giornata mondiale della gioventù in corso a Rio. “Doveva essere un’occasione di gioia – ha commentato l’arcivescovo di Pescara-Penne, mons. Tommaso Valentinetti, ricordando quanto avvenuto ieri nella fabbrica di fuochi d’artificio a Villa Cipressi – ma ora, oltre a essere un momento di preghiera per sentirsi in comunione con il Papa e i giovani presenti a Rio, sarà anche un modo per unirci al dolore di una città e di una famiglia straziate dalle morte di Alessio e dei suoi cari, sperando, contro ogni speranza, di ritrovare ancora i parenti dispersi del ragazzo”. Ieri, infatti, nell’esplosione della fabbrica a gestione familiare – la cui messa in sicurezza non è ancora stata completata – sono rimaste uccise quattro persone, tra cui il 22.enne Alessio Di Giacomo, e tre sono i parenti dispersi, che le forze dell’ordine disperano ormai di trovare vivi. Il programma dell’iniziativa prevede anche un momento d’animazione, la catechesi e la celebrazione dell’atto penitenziale, poi la Veglia in collegamento con Rio de Janeiro. Il giorno dopo la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Michele Arcangelo e il collegamento video con il Brasile per l’omelia del Santo Padre. L’obiettivo dell’iniziativa, spiega il presule, è condividere il momento con i tanti giovani presenti e con quelli rimasti a casa, che comunque “continuano a muoversi e uscire dalla propria terra, dalle proprie convinzioni e hanno il coraggio di riflettere sulla propria interiorità e sul proprio modo di essere e di operare”. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 207

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.