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Sommario del 01/06/2013
Papa Francesco: non sono le opere sociali che fanno la Chiesa ma lo scandalo della Croce
◊ “La Chiesa non è un’organizzazione di cultura”, ma è “la famiglia di Gesù”: è quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che i cristiani non devono avere vergogna di vivere con lo scandalo della Croce e li ha esortati a non lasciarsi "intrappolare dallo spirito del mondo". Alla Messa, concelebrata dal cardinale arcivescovo dell’Avana Jaime Lucas Ortega y Alamino, ha preso parte un gruppo di Gentiluomini di Sua Santità. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Con quale autorità fai queste cose? Papa Francesco ha svolto la sua omelia partendo dalla domanda rivolta a Gesù dagli scribi e dai sommi sacerdoti. Ancora una volta, ha osservato, vogliono tendere “una trappola” al Signore, cercando di portarlo “all’angolo” di farlo sbagliare. Ma qual è, si chiede il Papa, il problema che questa gente aveva con Gesù? Sono forse i miracoli che faceva? No, non è questo. In realtà, ha affermato, “il problema che scandalizzava questa gente era quello che i demoni gridavano a Gesù: ‘Tu sei il Figlio di Dio, Tu sei il Santo!”. Questo “è il centro”, questo scandalizza di Gesù: “Lui è Dio che si è incarnato”. Anche a noi, ha proseguito, “ci tendono trappole nella vita”, ma ciò che “scandalizza della Chiesa è il mistero dell’Incarnazione del Verbo”. E "questo non si tollera, questo il demonio non lo tollera”:
“Quante volte si sente dire: ‘Ma, voi cristiani, siate un po’ più normali, come le altre persone, ragionevoli!’. Questo è un discorso da incantatori di serpenti, proprio: ‘Ma, siate così, no?, un po’ più normali, non siate tanto rigidi …’. Ma dietro a questo c’è: ‘Ma, non venite con storie, che Dio s’è fatto uomo’! L’Incarnazione del Verbo, quello è lo scandalo che c’è dietro! Noi possiamo fare tutte le opere sociali che vogliamo, e diranno: ‘Ma che brava, la Chiesa, che buona l’opera sociale che fa la Chiesa’. Ma se noi diciamo che noi facciamo questo perché quelle persone sono la carne di Cristo, viene lo scandalo. E quella è la verità, quella è la rivelazione di Gesù: quella presenza di Gesù incarnato”.
E “questo è il punto”, ha sottolineato Papa Francesco: “Sempre ci sarà la seduzione di fare cose buone senza lo scandalo del Verbo Incarnato, senza lo scandalo della Croce”. Dobbiamo invece “essere coerenti con questo scandalo, con questa realtà che fa scandalizzare”. E’ “meglio così: la coerenza della fede”. Il Papa ha, quindi, rammentato quanto afferma l’Apostolo Giovanni: “Quelli che negano che il Verbo è venuto nella carne sono dell’anticristo, sono l’anticristo”. D’altronde, ha detto ancora, “soltanto quelli che dicono che il Verbo è venuto nella carne sono dello Spirito Santo”. Papa Francesco ha dunque affermato che “ci farà bene a tutti noi pensare questo: la Chiesa non è un’organizzazione di cultura, anche di religione, anche sociale”:
“La Chiesa è la famiglia di Gesù. La Chiesa confessa che Gesù è il Figlio di Dio venuto nella carne: quello è lo scandalo, e per questo perseguitavano Gesù. E alla fine, quello che non aveva voluto dire Gesù, a questi – ‘Con che autorità fai questo?’ – lo dice al Sommo sacerdote. ‘Ma, alla fine di': Tu sei il Figlio di Dio?’ – ‘Sì!’. Condannato a morte, per quello. Questo è il centro della persecuzione. Se noi diventiamo cristiani ragionevoli, cristiani sociali, cristiani di beneficienza soltanto, quale sarà la conseguenza? Che non avremo mai martiri: quella sarà la conseguenza”.
Quando invece noi cristiani diciamo questa verità, che “Il Figlio di Dio è venuto e si è fatto carne”, quando noi – ha proseguito il Papa – “predichiamo lo scandalo della Croce, verranno le persecuzioni, verrà la Croce” e ciò “sarà buono”, “così è la nostra vita”:
“Chiediamo al Signore di non avere vergogna di vivere con questo scandalo della Croce. E anche la saggezza: chiediamo la saggezza di non lasciarci intrappolare dallo spirito del mondo, che sempre ci farà proposte educate, proposte civili, proposte buone ma dietro a quelle c’è proprio la negazione del fatto che il Verbo è venuto nella carne, dell’Incarnazione del Verbo. Che alla fine è quello che scandalizza quelli che perseguitano Gesù, è quello che distrugge l’opera del diavolo. Così sia”.
Il Papa chiude il mese mariano: "Come Maria portiamo agli altri Gesù, senza indugio"
◊ Ascoltare, decidere e agire sull’esempio della Madonna. Così Papa Francesco a conclusione del mese mariano in Piazza San Pietro dopo la recita del Rosario guidata dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana, nella festa della Visitazione di Maria. Il Santo Padre, presente fin dall'inizio della preghiera, ha esortato ad andare senza indugio verso gli altri, soprattutto verso i più bisognosi, portando loro aiuto, comprensione, carità e, come Maria, ciò che abbiamo di più prezioso: Gesù e il suo Vangelo. Paolo Ondarza:
A conclusione del mese mariano Papa Francesco invita tutti a mettersi alla scuola di Maria, che con realismo, umanità, concretezza seppe ascoltare, decidere, agire. La Vergine insegna al mondo contemporaneo, spesso distratto, l’ascolto della volontà di Dio:
"Attenzione: non è un semplice 'udire' superficiale, ma è l’ascolto fatto di attenzione, di accoglienza, di disponibilità verso Dio. Non è il modo distratto con cui a volte noi ci mettiamo di fronte al Signore o agli altri: udiamo le parole, ma non ascoltiamo veramente".
Maria – prosegue il Santo Padre - è attenta alla voce di Dio e sa cogliere il significato profondo dei fatti:
"Questo vale anche nella nostra vita: ascolto anche della realtà quotidiana, attenzione alle persone, ai fatti perché il Signore è alla porta della nostra vita e bussa in molti modi, pone segni nel nostro cammino; a noi la capacità di vederli".
Maria – aggiunge Papa Francesco – è poi “maestra” di decisione. Dopo l’ascolto delle parole dell’Angelo, la Vergine medita nel suo cuore, quindi decide senza affanno, ma anche senza esitazione di andare controcorrente perché “nulla è impossibile a Dio”:
"Nella vita è difficile prendere decisioni, spesso tendiamo a rimandarle, a lasciare che altri decidano al nostro posto, spesso preferiamo lasciarci trascinare dagli eventi, seguire la moda del momento; a volte sappiamo quello che dobbiamo fare, ma non ne abbiamo il coraggio o ci pare troppo difficile perché vuol dire andare controcorrente".
Dalla decisione all’azione. Maria – spiega il Papa - ha chiaro cosa Dio le chiede e non indugia, non ritarda, va in fretta dalla cugina Elisabetta che, come rivelato dall’angelo, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio. La Vergine esce da se stessa e porta alla parente quanto ha di più prezioso: Gesù.
"A volte, anche noi ci fermiamo all’ascolto, alla riflessione su ciò che dovremmo fare, forse abbiamo anche chiara la decisione che dobbiamo prendere, ma non facciamo il passaggio all’azione. E soprattutto non mettiamo in gioco noi stessi muovendoci 'in fretta' verso gli altri per portare loro il nostro aiuto, la nostra comprensione, la nostra carità; per portare anche noi, come Maria, ciò che abbiamo di più prezioso e che abbiamo ricevuto, Gesù e il suo Vangelo, con la parola e soprattutto con la testimonianza concreta del nostro agire".
Rivolto alla Madre del Salvatore, esempio di ascolto, decisione e azione, Papa Francesco ha quindi pronunciato questa preghiera:
"Maria, donna dell’ascolto, rendi aperti i nostri orecchi; fa’ che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesù tra le mille parole di questo mondo; fa’ che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo, ogni persona che incontriamo, specialmente quella che è povera, bisognosa, in difficoltà. Maria, donna della decisione, illumina la nostra mente e il nostro cuore, perché sappiamo obbedire alla Parola del tuo Figlio Gesù, senza tentennamenti; donaci il coraggio della decisione, di non lasciarci trascinare perché altri orientino la nostra vita. Maria, donna dell’azione, fa’ che le nostre mani e i nostri piedi si muovano 'in fretta' verso gli altri, per portare la carità e l’amore del tuo Figlio Gesù, per portare, come te, nel mondo la luce del Vangelo. Amen".
L'abbraccio del Papa ai piccoli malati del Gemelli: "I bambini sono quelli che Gesù ama di più!"
◊ Gioioso e commovente incontro ieri sera, nella Cappella della Casa di Santa Marta, tra il Papa e un gruppo di 22 bambini, gravemente malati, ospiti del reparto di Oncologia Pediatrica del Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma. I bambini erano accompagnati dai loro genitori e da rappresentanti del personale del Gemelli e da volontari dell’Unitalsi, dalle religiose e dai sacerdoti che li seguono e li accompagnano in pellegrinaggi a Lourdes o a Loreto. In tutto circa 70 persone. Il servizio di Sergio Centofanti:
L’incontro si è svolto in un clima di grande semplicità, di preghiera, commozione e gioia. Tra i presenti anche tre sorelline, tutte e tre malate, con i loro genitori. In occasione di un pellegrinaggio a Lourdes i bambini del gruppo avevano inviato al Papa i loro disegni della Grotta, accompagnandoli con una lettera in cui avevano offerto al Papa di venire a pregare con lui. Dopo il segno della croce e il saluto di pace del Papa e la recita del Padre nostro, una bimba, Michelle Nugnes, ha detto queste parole:
"Caro Papa Francesco, sono proprio contenta di essere qui a casa tua con gli amici del Gemelli, i medici, i volontari, e con i sacerdoti che ci accompagnano a Lourdes con l'Unitalsi. E' bello poterti vedere davvero e non come alla televisione! A Lourdes abbiamo pregato per te, ti abbiamo disegnato la grotta della Madonna, come nostro dono. Ti promettiamo che pregheremo ancora e ti chiediamo di pregare per tutti i bambini malati del Gemelli e del Mondo. Benedici tutte le mamme e i papà, perché possano avere sempre un sorriso bello come il tuo".
Il Papa ha quindi dialogato in modo molto semplice con i piccoli, rivolgendo alcune domande:
Papa Francesco: “Cosa fa Gesù, quando trova un bambino che piange? Cosa fa? Si ferma? Gesù si ferma. Perché? Perché i bambini sono quelli che Gesù ama di più! Così è Gesù. E Gesù è vicino a tutti noi, oggi; a tutti voi che siete venuti qui. Davvero! Gesù è qui, con noi! Gesù è qui con noi?”.
Bambini: “Siiii!”
Papa Francesco: “E Gesù ci vuole bene?”
Bambini: “Siii!”
Papa Francesco: “A tutti?”
Bambini: “Siii!”
Papa Francesco: Sempre! Gesù ci vuole bene. A tutti. Perché è vicino a noi e cammina con noi nella vita: quando siamo felici, quando abbiamo problemi … ma sempre Gesù è vicino a noi”.
I bambini hanno offerto al Papa dei piccoli doni e dopo un’Ave Maria recitata insieme, il Papa ha impartito la benedizione, che – ha detto - è “come un abbraccio di Dio” perché “quando il sacerdote benedice Dio ci abbraccia” e “in questo momento - ha sottolineato - Gesù viene da voi e vi abbraccia”. Poi ha chiesto ai bambini di pregare per lui. Infine, come di consueto, ha salutato con grande affetto singolarmente tutti i presenti, ogni bambino con i suoi genitori. Insieme è stata cantata l’Ave Maria di Lourdes.
◊ Stamani Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano il presidente dell’Uruguay, José Alberto Mujica Cordano, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “I cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - hanno permesso uno scambio d’informazioni e di riflessioni sulla situazione socio-politica del Paese e sul suo ruolo nella Regione. In tale prospettiva sono stati affrontati temi di comune interesse, come lo sviluppo integrale della persona, il rispetto dei diritti umani, la giustizia e la pace sociale. Non si è mancato di rilevare il contributo apportato dalla Chiesa cattolica al dibattito pubblico su tali questioni, nonché alla pace internazionale, come pure il suo servizio all’intera società, specialmente nell’ambito assistenziale ed educativo”. Dopo l’incontro – ha riferito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi – il Papa si è detto “molto contento di aver incontrato un uomo saggio”.
Tweet del Papa: nell'Anno della Fede la Chiesa sia famiglia che porta l'amore di Dio
◊ Nuovo tweet di Papa Francesco lanciato queta mattina dal suo account @Pontifex. Questo il testo: “In quest’Anno della Fede, chiediamo al Signore che la Chiesa sia sempre più una vera famiglia che porti l’amore di Dio a tutti”.
Il Papa nomina il card. Vegliò membro della Pontificia Commissione della Città del Vaticano
◊ Papa Francesco ha nominato membro della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano il Cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Papa ha nominato difensore del Vincolo del Tribunale della Rota Romana il sacerote Michele Fiorentino, finora addetto di Segreteria presso la Prefettura della Casa Pontificia.
Il Pontefice ha nominato vicario giudiziale del Tribunale Ecclesiastico dello Stato della Città del Vaticano padre Donald Kos, dei Frati Minori Conventuali. Nel suddetto Tribunale, Papa Francesco ha inoltre nominato giudice mons. Antonio Nicolai, nonché promotore di Giustizia ad interim difensore del Vincolo padre Luigi Sabbarese, della Congregazione degli Scalabriniani.
Il Papa ha nominato vicario giudiziale del Tribunale di Appello costituito presso il Vicariato di Roma il Reverendo Mons. Vittorio Gepponi. Inoltre, il Pontefice ha nominato vicario giudiziale del Tribunale Ordinario esistente presso il Vicariato di Roma mons. Sławomir Oder.
Questa domenica l'adorazione eucaristica presieduta dal Papa in contemporanea mondiale
◊ Nella solennità del Corpus Domini, questa domenica, Papa Francesco presiederà dalle 17 alle 18, nella Basilica di S. Pietro, una speciale adorazione eucaristica che si estenderà in contemporanea in tutto il mondo, coinvolgendo cattedrali e parrocchie di ogni diocesi. A Roma la parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret, dove l’adorazione eucaristica perpetua è una realtà da oltre due anni, la giornata sarà scandita dalla preghiera in comunione con il Santo Padre. Amedeo Lomonaco ha intervistato il parroco, don Massimiliano Nazio:
R. – La nostra parrocchia è in comunione con questa adorazione. Però, in aggiunta, noi vogliamo imparare un po’ dal Papa e quindi metteremo un maxischermo in una sala attigua alla chiesa, pregheremo con lui dal maxischermo, mentre nella cappella ci sono persone a fare l’adorazione. E poi, celebriamo la Messa e subito dopo un altro momento di adorazione comunitario e poi partirà la processione del Corpus Domini nelle vie del quartiere.
D. – Parliamo proprio dell’adorazione eucaristica perpetua nella parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret, una realtà da oltre due anni …
R. – Sì, dal 27 febbraio 2011. Fu inaugurata da mons. Paolo Schiavon, vescovo del settore sud di Roma, ed è un miracolo perché 24 ore su 24 ci sono volontari fissi – circa 300 – che assicurano la presenza nella cappella del Santissimo Sacramento. Poi, è aperta a tutti.
D. – Tra l’altro, avete anche invitato il Santo Padre, Papa Francesco, a venire ad adorare il Signore nella chiesa …
R. – Eh, sì, tutte le parrocchie di Roma lo vogliono, e allora ho avuto la possibilità di chiedere al cardinale Agostino Vallini di invitare il Papa. Ha detto: “Ma, tutti lo vogliono!”. “Ma noi lo vogliamo di notte!”. E’ rimasto sorpreso … Gli ha fatto questa richiesta, speriamo che possa venire! Il Papa ha sorriso … Perché di notte, in effetti, ci sono delle grazie speciali: per le persone sole, abbandonate, che vivono questi momenti di solitudine, incontrare il Signore è qualcosa di straordinario! Abbiamo assistito ad un miracolo: la gente risponde. Al di là di ogni aspettativa, persone che magari frequentano in maniera blanda la parrocchia, vengono attratte dall’adorazione.
D. – A proposito di grazie speciali: dove è nato questo desiderio di cominciare questo cammino dell’adorazione nella parrocchia di Santa Giovanna Antida?
R. - Ormai 25 anni fa, ho partecipato ad un’adorazione senza sapere cosa fosse. Nel 1988, ero lontano dalla Chiesa; mi ero avvicinato grazie al Cammino neocatecumenale. C’era questa adorazione, tutti in ginocchio davanti a questa "cosa" bianca … Non sapevo veramente cosa fosse. E lì ho ricevuto una grazia che ancora dura e che non avevo neanche chiesto. Questo per dire che l’adorazione è incontrare Cristo vivente: non è tanto importante cosa dire, ma cosa Lui fa a noi. Come ha detto il Papa alla veglia di Pentecoste: io sono lì, Lui mi guarda; anche se mi addormento, Lui mi guarda. C’è un “Lui”, c’è una persona che ti guarda ed è Gesù Cristo vivo.
D. – E’ proprio per incontrare Gesù Cristo vivo, estendiamo l’invito a venire nella parrocchia di Santa Giovanna Antida ad adorare il Signore. Tra l’altro, ci sono vari strumenti che si possono utilizzare, no?
R. – Certo. Chiaramente, tutti sono invitati: è aperta a tutti, l’adorazione. Per informazioni, per partecipare si può anche consultare un sito: www.adorazioneeucaristica.it, ci sono dei testi sull’adorazione, preghiere dell’adorazione. E’ un sito molto ricco. E’ un bel sito che hanno fatto dei parrocchiani volontari, non certo io. Non sono capace di farlo …
Sono dunque circa 300 le persone che adorano, giorno e notte, Gesù-Eucaristia nella cappella della Chiesa romana Santa Giovanna Antida Thouret. Questa la testimonianza di uno degli adoratori, Alessandro:
R. – Poter adorare il Signore ha arricchito di senso la mia vita. Tra l’altro, qualche mese fa sono stato molto male, quasi in fin di vita, ma ho vissuto quei momenti difficili in grande serenità, perché il Signore mi ha dato la forza e mi sono affidato completamente a Lui. E’ immenso il dono che ricevo ogni settimana, da due anni, e l’ora davanti al Santissimo è diventata l’ora per eccellenza. Io so che Lui è presente in quell’Ostia: anzi, è quell’Ostia. Ringrazio il Signore e colgo l’occasione per invitare tutti ad adorare il Santissimo nella nostra chiesa di Santa Giovanna Antida Thouret.
D. – E’ molto importante che cresca il numero degli adoratori…
R. – Soprattutto è importante essere presenti davanti al Santissimo nelle ore notturne, ore di grande ricchezza spirituale. Gli adoratori della nostra parrocchia, che adorano il Signore di notte, ricevono grandi doni. La stanchezza è superata da un ristoro ineguagliabile per l’anima. Per tanti, nelle lunghe notti insonni non c’è alcuno spazio per fare luce nel proprio cuore. Ci sono molte persone che si sentono chiamate alla preghiera proprio nelle ore della notte, ore ricche di grazia in cui l’incontro con Dio è autentico, senza alcuna distrazione.
◊ Dalla sua urna il volto di Padre Pio ci aiuta a scoprire il volto pieno di misericordia di Gesù: così il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nell’omelia della Celebrazione eucaristica per l’inizio dell’Ostensione permanente del corpo di San Pio da Pietrelcina. Migliaia di persone hanno preso parte alla Messa che è stata celebrata nella chiesa a lui dedicata a San Giovanni Rotondo. Al termine, il cardinale Amato si è recato nella chiesa inferiore dove è sostato un momento in preghiera davanti al corpo di Padre Pio, custodito in una teca di vetro. Il servizio di Debora Donnini:
La grazia della conversione a Dio, la possibilità della vittoria sui propri vizi, la preghiera per se e per i propri cari: sono di doni che il pellegrino, che si accosta all’urna di Padre Pio, chiede e meditando sulle stimmate del frate “si ricorda che gli inevitabili affanni della vita lo portano più vicino a Dio”. Nell’omelia il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ripercorre il significato delle reliquie e della loro venerazione. Da oggi, infatti, sarà visibile per sempre il corpo di Padre Pio, che, custodito in un’urna di vetro, resterà nell’intercapedine del plinto centrale della chiesa inferiore intitolata al Santo. I frati cappuccini, d’accordo con la Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, hanno attuato tale iniziativa nell’Anno della Fede per rinnovare i benefici spirituali suscitati nella precedente Ostensione, dal 24 aprile del 2008 al 24 settembre del 2009, allora avvenuta nella cripta del vicino Santuario di Santa Maria delle Grazie. Il 21 giugno del 2009 vi si era recato anche Benedetto XVI. “ Ma – ricorda il porporato - è soprattutto l’apertura alla speranza il dono che Padre Pio fa ai fedeli che lo visitano e lo pregano”:
"La speranza, tanto necessaria oggi, è un invito ad avere fiducia nel Padre celeste e nella sua illimitata Provvidenza che, come provvede all’erba del campo e agli uccelli del cielo, così ha cura di ogni persona umana, soprattutto dei sofferenti, dei poveri, dei bisognosi, degli afflitti, che sono la vera immagine del suo Figlio diletto”.
Il pellegrinaggio all’urna di Padre Pio sembra rispondere all’esortazione di Gesù: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. “Ed è qui, a San Giovanni Rotondo – prosegue il cardinale Amato – che egli si fece maestro e testimone della mitezza e dell’umiltà di Cristo”:
“L’altare e il confessionale furono le stazioni sante della sua evangelizzazione, fatta di preghiera, di perdono e di carità. Con l’opportuna Ostensione del suo corpo, padre Pio vuole essere più vicino a noi. Vuole che lo guardiamo in faccia e che anche lui possa guardarci negli occhi”.
Dalla sua urna dunque Padre Pio continua a svolgere “il suo apostolato di bene” e chi viene a venerarlo “continuerà a trovare in lui accoglienza, comprensione”, “perdono dei peccati”. Padre Pio, infatti, “continua ad avere una grande passione per i problemi concreti delle persone, alle quali intende restituire conforto”. E il frate che trascorse più di 50 anni in questo luogo, se prima ascoltava le persone dalle prime ore del mattino all’imbrunire, “ora - dice il porporato - è disponibile ventiquattro ore su ventiquattro”: “anche oggi - afferma - il suo cuore è un vulcano sempre acceso pe lodare Dio e per amare il prossimo”:
“Dalla sua urna egli continuerà ad accogliere e a consolare chi piange e chi è afflitto dalla malattia, ma anche a rimproverare gli indolenti e i peccatori incalliti, ai quali rivolge severe parole di conversione e di cambiamento di vita”.
Ma il punto focale è la misericordia, di fronte ad una cultura che a volte tende a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia, sottolinea il cardinale Amato ricordando che “al cuore dell’uomo , che spesso ospita odio e peccato, Dio risponde col suo cuore misericordioso, che ospita solo amore, comprensione, accoglienza e perdono”:
“Il volto di Padre Pio ci aiuta a scoprire il volto di Gesù, un volto pieno di misericordia e di perdono. Un volto che dice: 'Venite a me voti tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò'. E’ questa la parola di Gesù che Padre Pio ci ripete oggi dalla sua urna. Facciamone tesoro”.
Al termine della celebrazione, il cardinale Amato si è recato nella cripta adornata con gli splendidi mosaici di padre Ivan Rupnic. Qui, dopo che è stato sollevato il velo che copriva la teca di vetro, si è fermato un momento in preghiera e ha incensato il corpo del Santo, l’umile frate di Pietrelcina.
Il card. Turkson a Dortmund: l’impresa etica è al servizio del bene comune
◊ L’interesse della Chiesa per il mondo dell’economia e dell’impresa è ancora maggiore alla luce della grave crisi in atto. Lo ha sottolineato il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della settima Giornata degli imprenditori, a Dortmund in Germania. Le linee guida fornite dai documenti del magistero e dalla dottrina sociale della Chiesa, ha spiegato il porporato, vogliono essere di sostegno agli imprenditori affinché il loro impegno sia indirizzato al perseguimento del bene comune nella quotidiana gestione degli affari. Il manuale che il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha elaborato raccogliendo le riflessioni del magistero pontificio sull’etica nelle attività di impresa non è tuttavia indirizzato esclusivamente agli imprenditori, ma anche a coloro che formano i futuri leader economici; e, dunque, docenti e studenti degli istituti commerciali. La formazione etica dei futuri leader rappresenta – spiega il cardinale Turkson – un grande obiettivo. La Chiesa parte da un concetto di impresa molto positivo. L’imprenditore, afferma Turkson, è innanzitutto un innovatore e l’impresa nel contesto dell’economia di mercato, se ben regolamentata e al servizio del bene comune, può contribuire allo sviluppo materiale e spirituale dell’intera società. Il cardinale Turkson ha infine indicato il contributo importante che le associazioni di imprenditori cattolici danno nell'affermare e sviluppare questa visione dell’economia e del commercio. (A cura di Stefano Leszczynski)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Donna controcorrente: alla chiusura del mese di maggio in piazza San Pietro il Pontefice parla della testimonianza di Maria.
Lo scandalo dell’Incarnazione: Messa del Pontefice a Santa Marta.
Con lo sguardo fisso sull’essenziale: in prima pagina, l’arcivescovo Rino Fisichella sull’adorazione eucaristica, domani, in contemporanea mondiale.
A cinquant’anni dalla morte di Giovanni XXIII, intervista del vice direttore all’arcivescovo Loris Francesco Capovilla.
In rilievo, nell'informazione internazionale, la Siria: i bambini le principali vittime della crisi.
In merito alla mostra, a Milano “Milan-Inter ’63. La leggenda del Mago e del Paròn”, Gianni Rivera e Sandro Mazzola ricordano rispettivamente Nereo Rocco ed Helenio Herrera.
Più cinese che italiano: a trent’anni dalla morte il cardinale Jozef Tomko ricorda monsignor Lorenzo Bianchi.
Il mensile “donne chiesa mondo”.
Il Libano rinvia le politiche. Mons. El Hachem: il conflitto in Siria durerà a lungo
◊ Il parlamento libanese ha deciso di rinviare di 17 mesi le elezioni politiche, in programma per il 16 giugno, a causa delle tensioni provocate dal conflitto in Siria e per l'impossibilità di raggiungere un accordo su una nuova legge elettorale. E' la prima volta che ciò avviene dai tempi della guerra civile, durata dal 1970 al 1990. Rammarico è stato espresso dall’Ue, mentre anche oggi 16 razzi provenienti proprio dalla Siria sono caduti sul territorio libanese nei pressi della frontiera, senza provocare vittime. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente il vescovo emerito di Baaldek, mons. Munjed El Hachem, membro del Sinodo dei vescovi maroniti, già nunzio apostolico dei Paesi del Golfo:
R. – Certamente, è una decisione triste, perché quello che distingue il Libano da tutti i Paesi della regione è la democrazia. Purtroppo, i deputati non si sono messi d’accordo su una nuova legge elettorale, che è stata imposta dalla Siria quando ha governato il Libano per trent’anni, perché praticamente dal 1975 fino al 1999 il Libano è stato governato effettivamente dai siriani.
D. – Ma che cosa ha impedito, secondo lei, che si arrivasse a un accordo?
R. – Certamente, quello che sta accadendo in Siria: se il regime di Assad cade, la parte che oggi in Libano sostiene il regime di Assad, che rappresenta quasi la metà del Paese, perde. Se il regime di Assad vince, accadrebbe invece il contrario. Dunque, c’è una parte dei libanesi che vuole aspettare l’esito della situazione in Siria. Certo, ci sono degli avvenimenti in alcune zone del Libano, soprattutto a Tripoli e anche lungo la frontiera nord del Libano: anche oggi, come tutti i giorni, ci sono missili lanciati dal territorio siriano contro il territorio libanese. Il Libano non è stato capace, concretamente e praticamente, di impedire ai libanesi di combattere in Siria e far entrare armi.
D. – Ma com’è possibile questo coinvolgimento del Libano?
R. – Prima di tutto, per una parte dei libanesi stessi e dei siriani, il Libano è una creazione artificiale, non sarebbe dovuta esistere. Il Libano - secondo loro - fa parte della Siria: per quelli che combattono in Siria - Hezbollah o altri - il Libano fa parte del mondo arabo, del mondo islamico, della nazione islamica. Mentre per l’altra parte, e soprattutto per i cristiani, il Libano è un Paese indipendente, ha delle frontiere ben delimitate. Immaginiamo che solo da due anni la Siria, dopo tante esitazioni e tanti rifiuti, ha finalmente accettato che venissero stabilite relazioni diplomatiche tra Libano e Siria.
D. – C’è paura che il Libano possa essere coinvolto nelle violenze della Siria più di quanto lo è ora?
R. – Certamente. C’è una grande paura. Però, gli Stati Uniti e l’Europa, così come anche la Russia e la Cina e altri, vogliono che il Libano rimanga fuori.
D. – Poi, c’è anche la questione dei profughi siriani...
R. – Si dice che ogni giorni entrino 17 mila siriani in Libano. Un peso enorme. Immagini che in Libano c’è più di un milione di siriani, al di là dei 300-400 mila operai siriani che erano già in Libano e che lavoravano già in Libano. Su una popolazione di 3 milioni e mezzo, un quarto sono profughi siriani: è gente che rischia di morire di fame, perché non hanno niente. E’ una situazione drammatica da ogni punto di vista.
D. – Quanto durerà, secondo lei, il conflitto in Siria?
R. – Durerà. Forse non 19 anni come è durata la guerra in terra libanese. Non 7 anni come è durata la successione in Iraq. Ma certamente durerà, anche perché le grandi potenze non hanno voglia di trovare una soluzione per quanto sta accadendo in Siria. Una cosa che si deve capire è che nei Paesi del Medio Oriente e nei Paesi arabi non c’è una decisione autonoma del Paese stesso o dei cittadini del Paese stesso: tutto quello che avviene in questi Paesi è influenzato dalla situazione internazionale. La situazione in Siria non viene decisa dai siriani, ma viene decisa e viene imposta in gran parte dalle potenze straniere estere.
Iraq, oltre mille vittime nelle violenze a maggio. Mons. Warduni: continua esodo dei cristiani
◊ Sono oltre mille le persone uccise e circa 2.300 quelle rimaste ferite in Iraq a maggio, in seguito a una nuova fiammata di scontri nel Paese. Il bilancio, il più grave dal 2008, è stato reso noto dalla missione delle Nazioni Unite in Iraq che chiede al governo di “mettere fine allo spargimento di sangue”. L’Iraq resta dunque nelle sabbie mobili di una grave crisi politica e di sicurezza, aggravata dalle proteste della minoranza sunnita contro il governo del primo ministro Nuri al-Maliki, accusato di attuare una politica discriminatoria nei loro confronti. Sui motivi di questa ennesima ondata di violenze Marco Guerra ha intervistato il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni:
R. - Nessuno dice perché si fanno queste cose: sono interessi, sono cose differenti, ma non di religione, perché questi sono sunniti e questi sono sciiti… Ma perché ciascuno pensa solo per se stesso! Ci saranno poi le elezioni e anche lì ciascuno penserà solo ai propri interessi! Sua Beatitudine, il nostro Patriarca, Sua Beatitudine Louis Sako, ha voluto un’iniziativa di riconciliazione e anche il capo religioso sciita Seid Hammar el Katim ha voluto radunare oggi i capi sia dei partiti, sia dei gruppi, sia delle confessioni per provare a sciogliere almeno un po’ il ghiaccio fra di loro. Quindi la questione degli interessi e l’egoismo influiscono, purtroppo, su questa nostra situazione.
D. - Come si vive nell’insicurezza?
R. - E’ una cosa terribile, veramente… Tutti hanno paura e si vedono, qualche volta, anche le strade quasi vuote; molti hanno paura di andare in chiesa… E’ una situazione veramente terribile!
D. - La Chiesa come sta vivendo questa situazione e la comunità cristiana continua la sua diaspora all’estero?
R. - Prima di tutto, come Chiesa, preghiamo: chiediamo al buon Dio di darci questa pace. L’esodo - certamente - continua: specialmente adesso che siamo alla fine delle scuole, ci si aspetta che tanti partiranno, purtroppo…
D. - La comunità internazionale come può aiutare l’Iraq?
R. - Prima di tutto non vendendo le armi, cercando poi di favorire la riconciliazione e aiutando coloro che sono qui e non facendo in modo di agevolare l’esodo.
Turchia: proteste e scontri contro il governo di Erdogan
◊ Sono ripresi questa mattina, dopo un iniziale momento di calma, gli scontri tra manifestanti e polizia a Istanbul, in Turchia. Teatro dei disordini la centralissima piazza Taksim, in cui gli ecologisti manifestano contro la trasformazione di Gezi Park in un centro commerciale. I dettagli nel servizio di Roberta Barbi:
Una ventina di feriti e circa 60 arresti è il bilancio degli scontri di ieri a Istanbul tra la polizia e coloro che si oppongono all’abbattimento dei 600 alberi di Gezi Park – l’ultimo polmone verde rimasto in città – che il governo di Erdogan vuole sostituire con un tempio dello shopping e una nuova moschea. Non è più solo una protesta ecologista, quella che sta incendiando la Turchia e che si è allargata da Istanbul alla capitale Ankara, e poi a Bodrum, a Smirne e Konya, al grido di “piazza Taksim è dappertutto”, ma una reazione alla “strisciante omogenizzazione neo-ottomana dal sapore islamico”, che secondo gli oppositori il governo sta attuando con arroganza, grazie anche ai successi economici ottenuti.
I manifestanti, che si ispirano alle proteste degli indignados europei e americani, nella notte hanno attraversato il ponte sul Bosforo raggiungendo la parte europea della città sventolando bandiere ed esibendo lattine di birra in sfida alle restrizioni notturne sul consumo di alcolici. In mattinata, poi, nuovo lancio di lacrimogeni da parte della polizia nel tentativo di disperderli. L’uso eccessivo della forza è stato denunciato da Amnesty International, mentre sulla questione è intervenuta anche l’Unione Europea attraverso il commissario per l’allargamento, Stefan Fule, che ha ricordato come la Turchia, in quanto Paese candidato all’ingresso, sia tenuto a rispettare il diritto di espressione e manifestazione dei propri cittadini. Inflessibile, però, il premier Erdogan è apparso in tv ribadendo che il suo governo “farà quanto necessario per garantire la sicurezza delle persone e delle loro proprietà”.
◊ Ancora dati allarmanti sul lavoro in Italia: secondo la Cgil ci vorranno 13 anni per tornare al livello del Pil del 2007, 63 per recuperare i livelli occupazionali pre-crisi. Lo denuncia la Cgil che ieri, insieme a Cisl e Uil, ha firmato con la Confindustria uno storico accordo sulla rappresentanza per mettere fine alla stagione degli accordi separati. “Un ottima notizia, premessa per rilanciare un piano industriale di cui l’Italia ha urgente bisogno”, commenta il presidente delle Acli Gianni Bottalico. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. - Il fatto che Confindustria e sindacati abbiano siglato questo accordo è un segnale di grande responsabilità e quindi siamo estremamente contenti. E’ la condizione perché ci si metta intorno a un tavolo, perché l’esigenza di questo Paese è quella di lanciare un grande piano industriale di rilancio per il Paese.
D. - Che la crisi sia grave ce lo confermano anche i dati diffusi dalla Cgil, secondo i quali se il Paese intercettasse la ripresa ci vorrebbero comunque 13 anni per tornare al Pil del 2007 e addirittura 63 per tornare ai livelli di occupazione precedenti la crisi…
R. - Guardi, al di là del dato che possiamo anche discutere, comunque c’è questa tendenza ed è una tendenza preoccupante. Da una parte, noi dobbiamo rilanciare un grande piano industriale per questo Paese, per il rilancio e per la ripresa del lavoro che non c’è - perché questo è il vero tema! - e, dall’altra, accanto ad un piano industriale anche un grande piano di rivisitazione di un nuovo modello di welfare, perché abbiamo bisogno di tenere insieme questo Paese.
D. - Rilanciare un piano industriale significa anche tener conto della competitività con quei Paesi - ad esempio asiatici - dove il lavoro costa molto meno e quindi i prodotti che ci giungono sono sicuramente di più facile accesso, più vantaggiosi?
R. - Assolutamente sì! Noi abbiamo rilanciato, in questi giorni, il tema della competitività e della giusta competitività. E’ difficile immaginare che ci possa essere una giusta ed equa competitività tra chi sfrutta il lavoro e chi rispetta il lavoro; tra chi rispetta l’ambiente e chi, invece, non rispetta l’ambiente. Perché non tassare i prodotti che importiamo da questi Paesi che non rispettano alcune di queste caratteristiche? Ripeto: il rispetto degli orari di lavoro, il giusto salario e la giusta paga, il rispetto dell’ambiente. Tassare questi prodotti potrebbe essere un’azione politica molto forte, accrescere una consapevolezza da parte dei consumatori e soprattutto credo anche che possa servire per lanciare in Europa e nel mondo la questione della giusta concorrenza. Quindi è giusto che tutti ambiscano a giusti diritti e non che tutti si vada verso la penalizzazione dei diritti.
D. - E’ un discorso che non solo, quindi, tutela il lavoro in Italia - ma che intercetta anche la difesa dei diritti umani. Se pensiamo che nelle ultime ore è giunta dalla Cina, da parte di un’organizzazione (la China Labor Watch che ha sede negli Stati Uniti) che si batte per la difesa dei diritti umani, la notizia di un ragazzino di 14 anni morto mentre lavorava in una fabbrica, dove gli operai sono sottoposti a turni minimi di 12 ore, con la possibilità di straordinari fino ad altre dodici ore…
R. - Vede, questo ci deve indignare e deve indignare particolarmente i cattolici. Io ho sempre davanti le nostre Encicliche e credo che da Papa Wojtyla a Papa Ratzinger e oggi a Papa Francesco ci abbiamo tutti spronato e ci spronino a questa responsabilità: recuperare la dignità del lavoro, la centralità della persona umana. Quindi noi abbiamo la responsabilità politica di agire, perché queste cose non avvengano più.
D. - Il consumatore chiaramente è allettato da un prodotto che costa poco. il consumo critico può non essere sufficiente?
R. - Non è sufficiente, perché bisogna considerare che Paesi come l’Italia si stanno impoverendo e i prodotti a basso costo allettano sempre più persone. Allora la domanda è: ma noi alimentiamo il mercato dello sfruttamento o prendiamo un’azione politica precisa? Io dico, da cattolici, non possiamo non far sì che le persone non accedano ad alcuni prodotti, ma dall’altra non possiamo neanche immaginare che possiamo calpestare i diritti solo perché così riusciamo a fornire prodotti a basso costo alla popolazione. C’è questo rischio di contraddizione sul quale dobbiamo stare molto attenti.
Stati Uniti: apre la 49^ edizione del Congresso Mondiale di Oncologia
◊ Al via, a Chicago, negli Stati Uniti, la 49.ma edizione del Congresso Mondiale di Oncologia. Quattro giorni di intensi lavori per fare il punto sulla ricerca e sulle principali novità messe in campo per sconfiffere i tunori. Da Chicago, ci riferisce il nostro inviato, Salvatore Sabatino:
Sono 30 mila gli esperti giunti a Chicago da tutto il mondo per il 49.mo meeting annuale dell'Asco, la Società americana di Oncologia Clinica. Straordinario momento di confronto tra le diverse società scientifiche, che per quattro giorni presentano le nuove sfide per combattere i tumori. Non a caso, lo slogan scelto dagli organizzatori è “Costruire Ponti per vincere il cancro”. Ponti, che vuol dire sinergia tra gruppi di ricerca, e unione delle forze per dire una volta e per tutte addio ai tumori, ma che vuol dire anche impegno e sforzo concreto per arrivare a risultati che possano cambiare la storia della medicina. E’ il caso della medicina personalizzata, vera rivoluzione delle cure oncologiche, perché capace di prendere meglio di mira obiettivi precisi del cancro e cellule immunitarie. Diversi studi – tra gli oltre 5.000 presentati – suggeriscono anche che è possibile risparmiare ai pazienti inutili effetti collaterali e ridurre allo stesso tempo i costi". Non mancano, poi, i dati sulla diffusione dei tumori nel mondo: nel 2013, si prevede che il cancro farà 7,6 milioni di vittime e questo numero è destinato ad aumentare fino a 12 milioni l'anno dal 2030. Infine, un forte appello a non tagliare i fondi alla ricerca: la battaglia contro il cancro non può permettersi di rallentare per mancanza di risorse.
E uno dei tumori più diffusi al mondo è sicuramente quello al colon retto. Le cure che lo riguardano sono particolarmente innovative e sono state presentate al Congresso mondiale di Oncologia a Chicago. Il nostro inviato negli Stati Uniti, Salvatore Sabatino, ha intervistato Fortunato Ciardiello, docente di Oncologia medica presso la seconda Università di Napoli:
R. – La guarigione avviene soprattutto nei pazienti che hanno una malattia iniziale, cioè ancora limitata al grosso intestino – al colon e al retto – in cui è possibile un intervento chirurgico radicale, quindi viene asportata completamente la massa tumorale e i linfonodi interessati. Poi, un gruppo di pazienti in cui i linfonodi sono coinvolti dalla malattia, quindi sono metastatici, ma in cui il trattamento precauzionale con la chemioterapia per circa sei mesi aumenta le probabilità di guarigione.
D. – Ecco, anche in questo caso – ovviamente – la diagnosi precoce è importantissima, cioè prima si riesce a diagnosticare e meglio è …
R. – Certo: infatti, più piccola è la malattia iniziale, maggiori sono le chance di un intervento radicale. Ma cosa dobbiamo raccomandare alla popolazione in generale? Che all’età di 50 anni andrebbe eseguita per la prima volta una colonscopia di screening in tutti gli individui.
D. – Ovviamente, ci sono delle novità importantissime per quanto riguarda le cure, ma soprattutto per i tumori in fase metastatici, e questi risultati li state presentando proprio qui, a Chicago. Quali sono queste novità?
R. – Certamente, negli ultimi 10-15 anni c’è stato uno sviluppo enorme dei trattamenti medici per il miglioramento della prognosi del tumore al colon-retto metastatico. Tra le novità più importanti che verranno presentate in questi giorni a Chicago, vi sono dati importanti sull’utilizzo di farmaci cosiddetti a "bersaglio molecolare", cioè rivolti a specifiche alterazioni molecolari, tipiche delle cellule tumorali. In particolare, uno di questi farmaci è rivolto contro il cosiddetto "recettore contro il fattore di crescita epidermico", che blocca l’attivazione del recettore e in questo modo uccide la cellula tumorale.
D. – Possiamo parlare di una vera rivoluzione? Siamo stati abituati, fino a questo momento, a parlare di chemioterapia un po’ uguale per tutti; adesso invece ci stiamo avvicinando sempre di più ad una terapia personalizzata, cioè che viene adattata al profilo genetico del paziente …
R. – Certo, anche se voglio essere un po’ più cauto: parlare di rivoluzione in oncologia è sempre un po’ rischioso. Certamente, quello che abbiamo è un miglioramento lungo la lunga strada che porta alla personalizzazione del trattamento basato sulle caratteristiche genetiche del tumore.
D. – Insomma, quando si potrà arrivare ad una cura?
R. – Noi, una cura la facciamo da sempre: cura, infatti, significa cercare di far vivere meglio ed a lungo il paziente. Questo tipo di domanda, cioè quando si arriverà ad una cura in termini di guarigione, per quanto riguarda la malattia metastatica, ha già una risposta iniziale. Nei pazienti con malattia metastatica limitata al fegato, in cui è possibile ottenere una riduzione della massa tumorale mediante un trattamento efficace, è possibile ottenere un intervento chirurgico radicale che in circa il 30-50% dei pazienti si traduce in lunga sopravvivenza o guarigione.
A Vicenza il nono Festival biblico. Mons. Sanna: il Papa insegna che la fede libera
◊ La nona edizione del Festival biblico è stata aperta questa mattina Vicenza. I relatori, fino al 9 giugno prossimo, si alterneranno per proporre riflessioni ispirate al tema principale "Se conoscessi il dono di Dio. Fede e libertà secondo le Scritture". Da secoli, il rapporto tra fede e libertà è oggetto di analisi e confronti. A proporne una lettura è uno dei relatori al Festival, il vescovo di Oristano, mons. Ignazio Sanna, presidente del Comitato Cei pr gli Studi di teologia e scienze religiose. Antonella Palermo lo ha intervistato:
R. – In effetti, una obiezione che viene fatta comunemente, è che un credente in quanto credente, siccome vincolato a Comandamenti, a precetti e a dogmi non può essere libero. Allora, io direi che per dare una risposta vera, corretta e autentica occorre precisare anche lo stesso concetto di libertà. Il concetto biblico di libertà dove lo troviamo? Noi lo troviamo in un testo conciliare, nella Gaudium et Spes, che pone come fondamento della libertà umana l’essere creati a immagine di Dio. Sappiamo poi che in seguito al peccato questa libertà è stata ferita ed impedita, non è scomparsa, ovviamente. Però, è chiaro che è una libertà impedita ed è allora appunto attraverso l’opera di Gesù che questa diventa una libertà "liberata".
D. – Quando si parla di libertà, chiaramente pensiamo subito alla possibilità di autodeterminarci: è reale o è una utopia?
R. – Io direi che nel Vangelo c’è proprio una indicazione molto significativa che parla del rispetto dell’altro. Il limite della libertà cioè non è tanto l’altro in quanto altro, ma è l’amore per l’altro. Il concetto di autonomia che viene adesso veicolato da questo individualismo esasperato, in effetti è puramente teorico. Se uno fa un piccolo esame di come considera se stesso, si rende conto che spesso è condizionato dal giudizio degli altri: pensa di essere libero nelle sue scelte, nei suoi orientamenti, nelle sue decisioni e invece si rende conto che è influenzato o dalla moda, o dall’opinione comune o dai parenti o dagli amici, per cui questa autonomia, indubbiamente, va anche gestita. In questo caso bisogna avere proprio il coraggio – il Papa lo ha detto molte volte – di andare contro corrente.
D. – Il messaggio di libertà che ci giunge con questo nuovo Pontificato come possiamo esprimerlo sinteticamente?
R. – Intanto, lo stesso linguaggio che usa Papa Francesco lo direi un linguaggio "inclusivo". Il fatto che lui saluti dicendo “buongiorno” o “buonasera”, lui, che si rivolge a tutti indistintamente, a prescindere dalla loro appartenenza ecclesiale o dal loro convincimento religioso … In fondo, se lui dice: “Sia lodato Gesù Cristo”, gli risponde il devoto e il cattolico. Una seconda cosa è che lui, in questo periodo, ha centrato il suo magistero sul concetto di misericordia. La parola "misericordia" è quella che ricorre di più nella Sacra Scrittura, e quindi è ciò che rappresenta in qualche modo la natura, l’essenza di Dio. E Dio misericordia vuol dire che ci libera, perché la grande schiavitù che noi abbiamo è il complesso di colpa, quando noi non siamo capaci di vergognarci. Il Papa dice: abbiate il coraggio di vergognarvi, di essere umili e allora sarete liberi interiormente.
D. – Come si concilia il progetto di Dio sulle nostre esistenze con l’anelito alla libertà?
R. – Si dice che il pronome “io” sia quello più detestabile. Dobbiamo imparare ad usare il pronome “noi”. Ecco: e allora, qual è il modo concreto con cui io vivo la mia libertà? Se permetto che la mia vita sia orientata da Dio. Allora, in quel caso veramente io sono libero interiormente e so che non sono al servizio di una idea o di un programma: sono in compagnia di una persona. In quel caso, allora, io veramente sono libero perché mi sento amato, mi sento capito … Direi che sia questo uno dei punti fondamentali in cui posso conciliare la presenza di Dio nella mia vita e la mia libertà interiore.
Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
◊ Nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù invita i discepoli a dar da mangiare alla folla che lo ha seguito in una zona deserta. Ci sono solo cinque pani e due pesci: su di essi Gesù recita la benedizione e poi li fa distribuire:
“Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, Prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
La solennità del Corpo e Sangue di Cristo nasce dalla pietà popolare dei secoli XIII-XIV. La prima celebrazione ebbe luogo a Liegi nel 1246 e la festa del “Corpus Domini” venne istituita per tutta la Chiesa da Papa Urbano IV nel 1264. Al “Festum Eucharistiae”, come era anche chiamata, venne unita poi una solenne processione. La Solennità, celebrata per secoli il secondo giovedì dopo Pentecoste (ed ora di domenica), è sempre stata un giorno di culto e di autentiche espressioni d’arte, di cui oggi, specie tra le giovani generazioni, non rimane quasi memoria. La Chiesa, ”nata dall’Eucaristia”, con questa festa ci porta a quell’ultima cena in cui Gesù istituisce il Sacrificio Eucaristico del Suo Corpo e del Suo Sangue, a quel banchetto pasquale in cui Cristo viene mangiato, noi veniamo saziati e ci viene dato un anticipo della vita celeste. Il Vangelo fa presente la moltiplicazione dei pani e dei pesci, compiuta da Gesù, per sfamare i 5 mila uomini che lo stavano ascoltando. Ai discepoli, preoccupati per tutta quella gente che rischia di restare abbandonata a se stessa, Gesù risponde: “Dategli voi da mangiare” e, per evitare l’anonimato della folla, ordina di farli sedere per gruppi di cinquanta. Poi prende i cinque pani e i due pesci e, con gesto e parola eucaristica, alza gli occhi al cielo, recita su di essi la benedizione e li va dando ai suoi discepoli perché li distribuiscano alla folla. Questo gesto e questa parola di benedizione costituiscono il cuore di ogni Eucaristia: il Suo Corpo è offerto in sacrificio (spezzato), il Suo Sangue versato, perché anche oggi possiamo mangiarne, esserne saziati e ne avanzi per portare a tutti gli uomini della terra, Cristo, il pane che non perisce, ma sazia la loro fame di felicità.
Pakistan. Cresce la preoccupazione dei cristiani per la legge sulla blasfemia
◊ Quale futuro per i cristiani del Pakistan? Dopo le recenti elezioni che hanno portato al potere il partito Pakistan Muslim League-Nawaz e fatto diventare nuovo premier Nawaz Sharif, molti cristiani – la maggior parte dei quali risiede nel Punjab – è scettica. In una conferenza tenutasi a Lahore il 30 maggio, un gruppo di leader politici cristiani ha detto che i fedeli sono preoccupati per il loro futuro. Fra i nodi problematici principali, hanno spiegato, c’è sicuramente, quello della legge di blasfemia, spesso usata per colpire le minoranze cristiane. Nadeem Anthony, avvocato cristiano, dichiara a Fides: “La maggior parte dei cristiani non nutre grandi speranze nel futuro governo di Sharif, a causa del suo approccio religioso conservatore e dei legami con i gruppi fondamentalisti. Sharif è stato anche a favore della legge sulla blasfemia, che è una delle principali cause di problemi dei cristiani in Pakistan”, ricorda. Finché la legge sulla blasfemia non sarà revocata o modificata – rileva - i cristiani soffriranno come in passato. Ad aggravare la situazione giunge anche la pubblicazione di un nuovo rapporto sul grave attacco anticristiano a Gojra in cui furono bruciati vivi 8 cristiani nel 2009, tra cui due bambini. Il testo, pervenuto anche all’agenzia Fides, indica tra i responsabili della strage alcuni esponenti del Pakistan Muslim League-Nawaz, all’epoca appena eletto al governo della provincia del Punjab in cui avvenne l’eccidio. L’attacco del 31 luglio fu interpretato come una “punizione di massa” con centinaia di case cristiane date alle fiamme per accuse infondate di blasfemia, nell’indifferenza più totale delle forze dell’ordine. Per le famiglie cristiane non ci fu scampo contro la folla inferocita di circa settemila persone che sferrò l’attacco e anche se negli anni successivi il governo del Punjab si occupò di ricostruire le case, ben 50 di quelle famiglie decisero di lasciare definitivamente il Paese. Un altro grave capitolo legato alla vicenda è quello dell’impunità: per l’episodio solo 17 persone sono state accusate di omicidio e 113 sospettati di aver preso parte al massacro, ma tutte vennero rilasciate dopo pochi mesi: “I testimoni sono stati sistematicamente intimiditi e ridotti al silenzio”, ha detto il direttore esecutivo della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale pakistana, Peter Jacob. (R.B.)
Croazia. Conclusa la raccolta di firme per il referendum sul matrimonio
◊ “Volete che nella Costituzione della Repubblica di Croazia venga introdotta la norma che il matrimonio è un’unione di vita tra un uomo e una donna?”. Questo il quesito che dovrebbe essere sottoposto al giudizio del popolo tramite referendum – il primo d’iniziativa popolare nella storia del Paese – qualora venisse riconosciuta la raccolta di firme conclusa domenica scorsa dall’iniziativa “U ime obitelji” (“Nel nome della famiglia”) che riunisce diverse realtà civili e associazioni. L’obiettivo, spiegato dalla coordinatrice Željka Markić, è di “promuovere il matrimonio tra uomo e donna quale valore fondamentale della società, nonché garanzia permanente di protezione legale dei bambini, del matrimonio e della famiglia”. L’iniziativa mira anche a prevenire l’equalizzazione delle convivenze omosessuali con il matrimonio tradizionale e a impedire l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali: si chiede che la norma venga inserita nella Costituzione in modo da non poter essere cambiata solo da una modifica della legge sulla famiglia. Secondo i sondaggi del movimento, il 90% dei croati sarebbe favorevole all’iniziativa appoggiata anche dalla Conferenza episcopale croata, dalla Chiesa ortodossa e dalla Comunità islamica locale, tanto che hanno firmato più di 710mila persone (ancora non sono stati resi noti i dati ufficiali). La raccolta firme è stata attaccata da molte associazioni omosessuali e ostacolata dal governo che, oltre ad aver cambiato in corso d’opera il numero di firme necessarie (da 380mila a 450mila, includendo i croati residenti all’estero che non avevano diritto a firmare), ha poi sostenuto che l’iniziativa popolare non potrà essere sufficiente a cambiare la Costituzione, per cui ci vorrà anche un passaggio parlamentare. (R.B.)
Colombia. Vescovi: bene accordo governo-Farc sulla ridistribuzione delle terre
◊ Soddisfazione da parte dei vescovi colombiani per la firma dell’accordo preliminare tra i rappresentanti del governo del presidente Santos e i membri delle Farc sul tema dell’equa ridistribuzione delle terre, siglato nei giorni scorsi a Cuba. “Un tema, quello della terra, fondamentale per costruire una pace autentica – scrive in una lettera il presidente della Conferenza episcopale della Colombia e arcivescovo di Bogotà, cardinale Rubén Salazar Gómez – speriamo che il patto raggiunto possa tradursi nella realizzazione di una politica efficace per lo sviluppo agricolo e insieme tuteli come priorità i diritti delle famiglie contadine”. I presuli hanno poi molto insistito sul tema della costruzione della pace in una “Colombia riconciliata che impone a tutti un dialogo trasparente per cercare il bene comune dei colombiani”. Il documento dei vescovi, citato dall’Osservatore Romano, rileva l’attenzione che la Chiesa ha sempre avuto per le vittime della violenza, perché la pace “necessariamente passa per il riconoscimento della dignità delle vittime della violenza e attraverso la tutela efficace dei loro diritti alla verità, alla giustizia e al risarcimento". Questa la richiesta specifica dei vescovi: che nel processo possano essere ascoltate anche le voci delle vittime di tutte le parti, perché si tratta di coloro che hanno maggiormente sofferto nel conflitto. Infine un appello alla giustizia, affinché determini il giusto risarcimento, nella speranza che si trovino sbocchi “giuridici e politici in grado di facilitare il reinserimento nella società degli attori armati evitando, però, qualsiasi impressione di impunità”. “La pace, anelito permanente annidato nel cuore dell’uomo – conclude il cardinale Salazar Gómez – è un dono da chiedere a Dio e va custodito e accolto nella vita di ciascuno”. (R.B.)
Aumentano i bambini di strada in Messico, chiude centro per minori in Paraguay
◊ Sono già 18mila e in continuo aumento, soprattutto a causa della crisi: parliamo del fenomeno dei bambini di strada, che in Messico è particolarmente grave nonostante l’esistenza di programmi governativi che offrono loro la possibilità di frequentare la scuola e propongono ai loro genitori lavori che consentono qualche entrata economica. Infatti, riferisce l’agenzia Fides, secondo le stime del Sistema per lo Sviluppo integrale della famiglia, nello Stato del Messico spesso sono proprio le famiglie a far sì che i piccoli continuino a mendicare per le vie della città anziché farsi un’istruzione. I minori, quindi, continuano a essere sfruttati anche quando possono godere di una borsa di studio, alla quale i genitori preferiscono un lavoro qualsiasi o addirittura l’elemosina in strada che li espone, però, al rischio della violenza fisica, psicologica e sessuale. Rischiano la stessa sorte i bambini ospitati nel centro Hogar santa Teresa di Ciudad del Este, in Paraguay, che ha appena chiuso per mancanza di fondi. Il centro, dove operavano quattro volontari, si occupava dei bambini senza casa dello Stato dell'Alto Paranà appartenenti al gruppo etnico minoritario indigeno Guaraní Mbya, fornendo pasti caldi e un riparo per la notte a loro e alle famiglie che vivevano nei pressi della stazione degli autobus. (R.B.)
India. Bimba di 11 anni bruciata viva per aver denunciato un furto in un orto
◊ Infanticidio brutale e senza senso nel villaggio di Balinali, Stato orientale dell’Orissa, in India, dove una bambina di 11 anni è stata cosparsa di benzina e data alle fiamme per aver deunciato un furto avvenuto in un orto. Rinki Behera, questo il nome della piccola vittima, si era introdotta mercoledì scorso in un campo con alcune amichette e aveva rubato alcuni melograni. Nonostante le raccomandazioni da parte dei genitori delle amiche di non rivelare nulla a nessuno, il giorno dopo la bambina ha fato i nomi delle sue complici al contadino proprietario del campo che subito si è andato a lamentare con le famiglie. Per tutta risposta, le madri delle altre si sono introdotte a casa di Rinki trovandola sola, l’hanno immobilizzata e le hanno dato fuoco. La bambina è morta immediatamente: a nulla sono valsi i soccorsi giunti sul posto allertati dalla nonna, la prima a scoprire il corpo bruciato. Le due donne sono state arrestate. (R.B.)
Nuovi tornado su Oklahoma City, 5 morti e 70 feriti
◊ Una nuova ondata di maltempo con grandine e venti fino a 145 km orari ha causato la formazione di cinque nuovi tornado che hanno colpito Oklahoma City, in particolare il sobborgo di Moore, già gravemente piegato dal tornado che lo scorso 24 maggio provocò la morte di 24 persone tra cui 9 bambini. Il bilancio, per ora provvisorio, di questa nuova tragedia, è di cinque morti e una settantina di feriti, di cui almeno tre gravi tra cui un bambino. E un altro bambino, assieme a sua madre, è morto a causa del capovolgimento del suv a bordo del quale viaggiavano ad opera del vento, nei pressi della città, mentre altre due vittime si registrano a Union City e una a El Reno, verso ovest. Nell’area del Midwest è stato dichiarato lo stato d’emergenza ed evacuato l’aeroporto, mentre le forze dell’ordine invitano la popolazione a mettersi al riparo. La situazione più critica si rileva in queste ore sulla Intestate 40, l’arteria stradale che taglia in due il Midwest e che è stata parzialmente chiusa al traffico. Nella zona oltre 190mila persone sono rimaste senza corrente elettrica, mentre le inondazioni seguite alle forti piogge hanno ucciso tre persone in Arkansas. La perturbazione si sta ora spostando verso il Missouri. (R.B.)
Messa per l’Europa in ricordo dell’evangelizzazione dei Santi Cirillo e Metodio
◊ “Il messaggio di Cirillo e Metodio è più che mai d’attualità perché si fonda sull’incontro, sul dialogo e sulla scoperta dell’altro e contribuisce a un’Europa moderna, capace di esprimere al tempo stesso le ricchezze della tradizione orientale e occidentale”. Così gli organizzatori spiegano all’agenzia Sir Europa l’iniziativa intrapresa: promuovere una celebrazione eucaristica per il prossimo 18 giugno nella Cattedrale di Strasburgo in ricordo dei 1150 anni dell’arrivo dei Santi Cirillo e Metodio nella Grande Moravia come evangelizzatori. Si tratta di “una delle date più importanti nella storia del nostro continente, profondamente segnato dall’opera di questi Santi, padri della cultura di molte nazioni europee – affermano le rappresentanze permanenti della Santa Sede, della Repubblica Ceca, della Slovacchia e la stesa diocesi di Strasburgo nel presentare l’evento – un anniversario che vogliamo celebrare con spirito di fraternità e condivisione”. La “Messa per l’Europa” sarà presieduta dall’arcivescovo di Strasburgo, mons. Jean-Pierre Grallet, e vi parteciperanno l’arcivescovo di Praga, cardinale Dominik Duka, e l’osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, mons. Aldo Giordano. (R.B.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 152