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Sommario del 14/01/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Vescovi di Abruzzo e Molise dal Papa. Mons. Bregantini: condivisione, non contrapposizione per superare la crisi
  • Testimoniare coraggiosamente l'amore di Dio in ogni ambiente: così il Papa agli agenti di polizia
  • Mons. Müller: la grande qualità di Benedetto XVI, fine teologo compreso da tutti
  • Il cardinale Turkson: la Chiesa luce del mondo per la giustizia e la pace
  • Il cardinale Vegliò: migrazioni, speranza e opportunità
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Crisi in Mali, ribelli conquistano Diabaly. E' emergenza profughi
  • Egitto: da rifare il processo a Mubarak per le violenze in piazza Tahrir
  • Influenza negli Usa: è allarme anche in Europa? Il parere dell'esperto
  • Dati Eurostat: cala la produzione industriale in Europa, specie in Italia
  • Francia, nozze gay. Il giurista Cardia: si lede il diritto dei bambini
  • Mons. Solmi: manifestazione di Parigi importante perché trasversale
  • A Roma 36 nuove "Pietre d'inciampo" in memoria delle vittime della Shoah
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Appello Unicef per la strage di bambini in Siria
  • La Chiesa in India dopo un nuovo caso di stupro: la sfida è l’educazione
  • Libertà religiosa, nuova stretta in Kirghizistan
  • Repubblica Centrafricana: il governo firma accordo con i ribelli
  • Myanmar: nel Kachin la Chiesa al fianco degli sfollati
  • A Pechino Forum di studi Cattolici sul Concilio Vaticano II
  • Filippine: le scuole riaprono dopo il tifone ma manca ancora l’elettricità
  • Haiti: segni di speranza dopo il terremoto: la storia del giovane Roody
  • Messico: primo pellegrinaggio al Santuario di Guadalupe dedicato all'incontro con i giovani
  • Messico: parroco costretto a blindare la parrocchia per la violenza
  • Rep. Dominicana. La Chiesa contro l'analfabetismo, iniziativa per 850 mila persone
  • India: 10 milioni di pellegrini indù per il Kumbh Mela
  • Caritas Roma: al via le iscrizioni per il Corso di formazione al volontariato
  • Diocesi di Agrigento missione per infondere la speranza alle famiglie
  • Las Vegas: presentata una custodia per "sterilizzare" gli smartphone
  • Il Papa e la Santa Sede



    Vescovi di Abruzzo e Molise dal Papa. Mons. Bregantini: condivisione, non contrapposizione per superare la crisi

    ◊   Prosegue la visita “ad Limina” dei vescovi italiani. Dopo i presuli della sua Diocesi di Roma, stamani Benedetto XVI ha iniziato ad incontrare i membri della Conferenza episcopale di Abruzzo e Molise. Tra di essi, oggi c’era anche mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, che ha presentato al Papa le luci e le ombre della sua regione. Antonella Palermo lo ha intervistato:

    R. - Le luci di un popolo mite, buono, attento che ascolta ancora molto la voce della Chiesa che ha tradizione antiche, con chiese molto belle e che ha un’ intensa onestà di fondo. Però dall’altra parte troviamo anche i drammi del presente, specialmente la crisi che ci coinvolge e travolge tutti, in particolar modo quella che riguarda il settore agroindustriale: c’è la fatica nel mantenere le stalle aperte, la capacità dei nostri giovani di restare nei nostri Paesi perché fanno fatica a trovare un lavoro e si vedono costretti a emigrare in Germania o in Australia. Si torna all’emigrazione degli anni ’50 - ’60. Questo pone interrogativi molto grandi sul futuro della regione. Ovviamente c’è anche il cambiamento dei valori morali che si vede specialmente all’interno della famiglia, un tempo molto solida, ed oggi esposta a grandi ed insidiose tentazioni. L’altra esperienza riguarda la realtà sociopolitica che ancora fa fatica a volare alto; ci sono ancora troppi interessi, contrapposizioni…

    D. – Quali riflessioni fare alla vigilia di queste elezioni sia regionali che politiche?

    R. - Noi non possiamo certamente dare indicazioni di natura partitica. Non è compito nostro; è nella libertà del cristiano, nella sua vocazione battesimale come laico. Ecco perché noi non abbiamo indicato nessuno, abbiamo solo suggerito un metodo che si rifà a Toniolo, cioè “una casa sociale” - perché così l’abbiamo immaginata - come lui la chiama, fatta di piani e livelli diversi. Abbiamo proposto così che al primo piano ci sia sempre come dato fondativo la spiritualità che motiva, al secondo piano l’etica che verifica, al terzo piano poniamo la cultura che progetta, al quarto piano la politica che realizza, e al quinto - solo al quinto - l’economia che compie. Con questa presentazione, che poi si trova sostanzialmente nella Caritas in veritate e nella Dottrina sociale della Chiesa, noi diamo indicazioni perché i progetti specifici, o meglio, i programmi dei partiti, siano intessuti di luce, di positività, di coraggio, di motivazioni alte. Sono suggerimenti soprattutto di metodo e di alcuni contenuti. Poi toccherà ai singoli partiti poter essere capaci di fare programmi ben dettagliati. La cosa che ci interessa è soprattutto il metodo, non contrapposizione, esclusione, ma condivisione e capacità - davanti ai problemi di un territorio così piccolo - di non staccarsi, né frastagliarsi, ma di coordinarsi.

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    Testimoniare coraggiosamente l'amore di Dio in ogni ambiente: così il Papa agli agenti di polizia

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, stamani in udienza, i dirigenti e il personale dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Vaticano. Un’occasione tradizionale che ha offerto l’opportunità al Papa di ringraziare quanti sono impegnati nella tutela dell’ordine pubblico in Piazza San Pietro come anche nelle visite pastorali a Roma e in Italia. Il Papa ha, quindi, invitato gli agenti di polizia a testimoniare l’amore di Dio anche nel loro ambiente di lavoro ed ha ribadito che il buon ordine è fondamentale per costruire una vita sociale pacifica. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Stima, apprezzamento e gratitudine: sono i sentimenti che Benedetto XVI ha espresso agli agenti di polizia che prestano servizio presso il Vaticano. Il Papa ha messo l’accento sullo stile del loro impegno che, ha osservato, attesta anche le “buone relazioni che esistono tra l’Italia e la Santa Sede”. Ed ha aggiunto:

    “Auspico di cuore che la vostra fatica, compiuta non di rado con sacrificio e rischi, sia sempre animata da una salda fede cristiana, che è indubbiamente il più prezioso tesoro e valore spirituale, che le vostre famiglie vi hanno affidato e che voi siete chiamati a trasmettere ai vostri figli”.

    Ha quindi soggiunto che l’Anno della Fede è un’opportunità anche per “riandare al messaggio del Vangelo e farlo entrare in modo più profondo” nelle coscienze e nella vita quotidiana. E li ha incoraggiati a testimoniare “coraggiosamente l’amore di Dio in ogni ambiente” anche in quello del loro lavoro. Ha così richiamato il suo ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: in ogni persona umana, ha detto, “il desiderio di pace è aspirazione essenziale” e coincide con “il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata”:

    “Sia la vostra presenza, cari amici, una garanzia sempre più valida di quel buon ordine e di quella tranquillità, che sono fondamentali per costruire una vita sociale pacifica e composta, e che, oltre a esserci insegnati dal messaggio evangelico, sono segno di autentica civiltà”.

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    Mons. Müller: la grande qualità di Benedetto XVI, fine teologo compreso da tutti

    ◊   Ho conosciuto poche persone nella vita con una tale ampiezza di vedute e preparazione intellettuale: il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’arcivescovo Gherard Ludwig Müller, parla in questi termini di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI e del suo magistero, prima e dopo l'elezione al Soglio di Pietro. Il prefetto – impegnato da tempo a redigere l’opera omnia del Pontefice – ha presentato nei giorni scorsi, per i tipi della Libreria Editrice Vaticana, il libro “Ampliare l’orizzonte della ragione” allo scopo di offrire “una lettura” di quanto prodotto dal Papa teologo. Mons. Müller ne traccia un ritratto, nell'intervista di Alessandro De Carolis:

    R. - Ha fatto un lungo cammino nella sua vita e nelle sue riflessioni. Ha incominciato a 15 anni, oggi ne ha 85: duanqe, sono 70 anni di riflessione profonda e di meditazione. Ci sono state tante esperienze nella sua vita: da giovane, ha vissuto l’esperienza del nazionalsocialismo e del fascismo, della guerra, di varie vicende della vita umana... Per questo, non è mai stato un intellettuale che vive nella sua torre d’avorio, ma è presente nella vita di tutti gli uomini, profondamente inserito nella storia del ventesimo secolo, ma anche di quello attuale. È uno dei pochi uomini ad avere un così ampio orizzonte: conosce lo sviluppo della filosofia in Europa, a partire dai greci, dai romani, per finire con i filosofi moderni. Conosce poi la storia della Chiesa, le domande e le sfide poste dalle scienze naturali di oggi. Io conosco poche persone che hanno questa profondità di pensiero, tanto necessaria oggi.

    D. - In questi anni di servizio, in veste di Pontefice, Benedetto XVI ha dimostrato che anche un grande teologo sa parlare la lingua della gente comune, trovando espressioni nuove per le verità antiche della fede. Cosa la colpisce di questo aspetto?

    R. - Diciamo così: Gesù Cristo è il Verbo di Dio, ma quando è venuto in questo mondo ha parlato in maniera molto semplice, al cuore di tutti gli uomini. Ha parlato ai farisei, ai grandi intellettuali del suo mondo, del suo tempo, ma ha sempre testimoniato il grande rispetto che Dio ha per tutti gli uomini. Per questo, è necessario e molto importante che tutti i teologi siano pastori, che si rivolgano a tutti gli uomini, poiché Dio non ama solo gli intellettuali, le persone geniali, ma tutti gli uomini.

    D. - In un paragrafo del libro lei affronta il tema dei linguaggi dei nuovi media. Cosa coglie di rilevante nel Magistero specifico di Benedetto XVI?

    R. - La fede e la Rivelazione sono modi che Dio usa per comunicare con noi. Attraverso questi mezzi di comunicazione noi possiamo comunicare, non in maniera ideologica - che cioè voglia influenzare la gente contro la ragione - ma per avere un dialogo aperto alla verità, perché solo la verità può salvare gli uomini e non la propaganda.

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    Il cardinale Turkson: la Chiesa luce del mondo per la giustizia e la pace

    ◊   “La giustizia e la pace sociali”: il tema di una Conferenza in corso dal 9 gennaio a Port-Gentil, in Gabon. Presente all’incontro il cardinale Peter K.A. Turkson, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la pace, che nel suo intervento stamane ha tracciato il filo rosso dell’impegno della Chiesa, dai primordi ai tempi attuali, per le sorti e lo sviluppo dell’umanità nel corso della storia. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Luce del mondo per la giustizia e la pace in ambito sociale ed economico”. Questo il compito della Dottrina sociale della Chiesa che affonda il suo pensiero – ha ricordato il cardinale Turkson – nell’Antico Testamento e nel ministero di Gesù e si sviluppa nelle opere di uomini e donne religiosi che nei secoli fondano case per i poveri, rifugi per viaggiatori, orfanotrofi, ospedali, scuole in tutto il mondo, segno di carità e misericordia e in epoca moderna trova espressione nei documenti ufficiali, a partire dalla Rerum Novarum di Leone XIII, del 1891, alla Quadragesimo Anno di Pio XI, del 1931, alla Pacem in Terris di Giovanni XXIII, del 1964, alla Gaudium et spes e alla Dignitatis humanae, frutto del Concilio Vaticano II del 1965, alla Popolorum progressio e alla Octogesima adveniens di Paolo VI, del 1967 e 1971, alla Laborem exercens e Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II, del 1981 e 1987, per arrivare alla Caritas in veritate di Benedetto XVI del 2007.

    Di certo il contesto storico – ha sottolineato il porporato – cui si è riferito l’insegnamento sociale della Chiesa è sempre mutato: dalla miseria dei lavoratori nel corso della rivoluzione industriale all’emergenza del marxismo, dalla decolonizzazione all’avvento del terzomondismo, dalla caduta del Muro di Berlino alle trasformazioni politiche nell’Europa dell’est, dalla globalizzazione, al sottosviluppo e alla crisi finanziaria, economica, ecologica, morale e antropologica odierna.

    Nell’evoluzione costante del mondo – ha chiarito il cardinale Turkson – la Chiesa ha sempre posto “l’uomo e il suo sviluppo integrale al centro di tutti i sistemi di pensiero”. “L’attività umana – ha concluso il porporato – che costruisce la città terrestre, è un’anticipazione della città universale di Dio”, quando “s’ispira all’amore e alla giustizia, mira al benessere dell’uomo, nella sua integrità, e di tutte le persone, e non solo di alcuni.”

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    Il cardinale Vegliò: migrazioni, speranza e opportunità

    ◊   “Dire che i migranti tentano soltanto di trovare un miglioramento alla loro situazione semplifica troppo la realtà”. Sono parole del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ieri, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, ha presieduto la celebrazione eucaristica nella parrocchia Santa Lucia a Roma con i principali gruppi di migranti presenti in Italia: brasiliani, filippini, latinoamericani, polacchi, rumeni e ucraini. Tema della giornata e del Messaggio del Papa per la Giornata di quest’anno è stato "Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza". Un tema – ha detto il cardinale Vegliò – che ci spinge a pensare alla moltitudine di persone che nel mondo odierno si trovano in una situazione tra la "disperazione di un futuro impossibile da costruire" e il "desiderio di una vita migliore". Nel loro pellegrinaggio esistenziale verso un futuro migliore, i migranti portano con sé sentimenti di fede e di speranza. “In verità – ha sottolineato il presule – nell’intimo del cuore, essi “nutrono la fiducia di trovare accoglienza, di ottenere un aiuto solidale e di trovarsi a contatto con persone che, comprendendo il disagio e la tragedia dei propri simili, e anche riconoscendo i valori e le risorse di cui sono portatori, siano disposte a condividere umanità e risorse materiali con chi è bisognoso e svantaggiato”. Al centro della riflessione del cardinale Vegliò, anche la prospettiva di un miglioramento della qualità della vita dei migranti che – ha spiegato – “è legato a coloro che i migranti incontrano nelle nuove realtà in cui vengono accolti”. “Nei momenti della sofferenza e della solitudine – ha sottolineato – quanto è importante incontrare persone che aprono il cuore alla speranza e alla vita”. E poi anche la considerazione delle occasioni per i cristiani di essere missionari. “Nel contesto delle migrazioni odierne, anche se non tutti i migranti considerano il loro viaggio come un andare verso Dio, in un certo modo – ha spiegato – è proprio nelle persone che ancora non conoscono che essi possono scoprire Dio stesso che tende loro la mano”. “Ciò – ha aggiunto – si vede particolarmente nei Paesi di tradizione cristiana, dove i migranti possono sperimentare la genuina bontà di molte realtà ecclesiali, che li accolgono e li aiutano”. (F.S.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il cielo aperto sopra i bambini: nella Cappella Sistina Benedetto XVI battezza venti neonati.

    Nell'informazione internazionale, un articolo, da Parigi, di Patrice de Plunkett sulla Francia in piazza a favore della famiglia naturale: centinaia di migliaia di persone nella capitale chiedono il ritiro del disegno di legge sul matrimonio tra omosessuali.

    Solidarietà tra le fiamme: da Brisbane, Stefano Girola sull'Australia alle prese con devastanti incendi.

    Il cardinale in fuga dalla tormentata Spagna: in cultura, Vicente Carcel Orti ricorda quando Vidal y Barraquer, segnato dagli orrori della persecuzione, scrisse a Franco.

    E l'orso cedette lo scettro al leone: Giovanni Cerro riguardo alla ricerca di Michel Patoureau sui bestiari del medioevo.

    Collezionista e monsignore: Silvia Guidi sulla raccolta di stampe di Arrigo Arrigoni al Museo Bernareggi di Bergamo.

    Impressionista fuori dagli schemi: Sandro Barbagallo recensisce la mostra alla Schirn Kunshalle di Francoforte caratterizzata dal rinnovato interesse per l'opera di Gustave Caillebotte.

    Per illustrare i testi cristiani: Carl Nordenfalk e l'arte del libro dal V secolo all'XI.

    Quanta Roma nella vita del santo dei lombardi: Michela Beatrice Ferri sugli stetti legami tra san Carlo Borromeo e suo fratello Federico e la città del Papa, che al vescovo di Milano ha dedicato tre chiese.

    Quello stile di servizio impreziosito dalla fede: nell'informazione vaticana, la gratitudine del Papa all'Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano per la particolarità dell'impegno profuso.

    Amore è il nome stesso di Dio: all'Angelus il Pontefice ricorda la giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

    La mancanza di fede è il male più grande del nostro tempo: l'omelia del cardinale Giovanni Battista Re per l'inizio del giubileo eucaristico della diocesi di Orvieto-Todi.

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    Oggi in Primo Piano



    Crisi in Mali, ribelli conquistano Diabaly. E' emergenza profughi

    ◊   Quarto giorno di operazioni francesi nel nord del Mali contro i jihadisti che controllano la zona di Awazad. A sostenere logisticamente le truppe francesi anche Stati Uniti, Gran Bretagna e Danimarca, mentre la Germania ha escluso l’invio di soldati. Sempre più drammatica la situazione dei profughi. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

    E’ la Nato stessa ad accogliere con favore l'intervento militare francese in Mali, per strappare il Nord agli islamisti che controllano il terrotorio. L’Alleanza ribadisce di non aver ricevuto, per ora, alcuna richiesta di aiuto da Parigi per fronteggiare la crisi. L’Unione Europea, dal canto suo, sta valutando una missione di addestramento, non operativa. Intanto, sul terreno da quattro giorni continuano i combattimenti nel nord del Paese contro i jihadisti che hanno deciso e attuato l’avanzata verso sud, nelle zone controllate dal governo. Occupata, secondo fonti locali, la città di Diabaly, situata a 400 km della capitale, Bamako. I bilanci parlano di oltre 60 jihadisti uccisi nei bombardamenti francesi di ieri sulla città di Gao. Il Movimento nazionale di liberazione dell'Azawad, composto in maggioranza da tuareg laici, nel frattempo fa sapere che lotterà contro il terrorismo, per evitare che la guerra coinvolga la popolazione civile che intanto cerca riparo nei paesi limitrofi. In questo scenario, l'Ecowas, l'organismo che riunisce 15 nazioni dell'Africa occidentale, ha convocato per venerdì possimo nella capitale della Costa d'Avorio, Abidjan, un vertice straordinario dedicato esclusivamente alla crisi maliana.

    Sulla situazione abbiamo raggiunto telefonicamente a Bamako, capitale del Mali, Alberto Fascetto, cooperante della Ong Cisv (Comunità impegno servizio volontariato):

    R. – Al momento, i bilanci della guerra sono in dubbio. Il governo maliano afferma di avere ormai il controllo sulla cittadina di Konna, nella quale è iniziato lo scontro tra le forze maliane e i ribelli islamici. Viceversa, i ribelli affermano di avere ancora il controllo sulla cittadina e di non aver subito danni a cose o a persone. Di sicuro, c’è il deflusso della popolazione civile che dalla regione di Mopti - soprattutto dalle zone che stanno subendo i raid aerei, come le città di Gao e di Doventza - si sta spostando negli Stati limitrofi: Mauritania, Burkina Faso, ma anche le regioni a sud di Mopti.

    D. – Di quante persone stiamo parlando, secondo stime?

    R. – Ultimamente, 50 mila. In ottobre erano 200 mila, ma dall’inizio della crisi alimentare, della crisi politico-territoriale e della crisi attuale, non escluderei si tratti di mezzo milione di persone in tutta l’area.

    D. - Queste persone che si spostano nei Paesi limitrofi vengono poi assistite, curate e ricevute? Qual è la loro condizione?

    D. – I governi limitrofi, con l’aiuto delle agenzie Onu, quindi soprattutto Unhcr e Pam, hanno attivato campi profughi, danno tende e viveri… Invece, quello che ottengono le famiglie che decidono di lasciare le loro case e spostarsi verso il sud del Mali, è una semplice accoglienza delle famiglie stesse del Mali. Al momento il governo del Mali non ha i mezzi e le forze per aiutare le famiglie che si spostano dal nord al sud.

    D. – Qual è la situazione invece al sud del Paese, a Bamako?

    R. – Il governo, due giorni fa, ha dichiarato lo stato d’urgenza, che consiste di fatto in un aumento dei controlli e in una maggiore presenza dell’esercito e della polizia. Oggi, sono state chiuse le scuole e vietate le manifestazioni di piazza fino a nuovo ordine. Sono arrivati anche mezzi blindati leggeri dell’esercito francese. La popolazione è preoccupata per la guerra. La maggior parte ha accolto con sollievo l’intervento di Parigi e quello della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, per la gente un intervento avrebbe dovuto esserci già da mesi. C’è poi una parte minoritaria della popolazione che vede l’arrivo della Francia in chiave neocolonialista, però, la maggior parte vede di buon occhio un intervento della comunità internazionale, perché l’esercito maliano, da solo, non sarebbe stato in grado di bloccare gli islamisti.

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    Egitto: da rifare il processo a Mubarak per le violenze in piazza Tahrir

    ◊   All’indomani della visita in Egitto del presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, si registra ancora tensione nel Paese per la decisione, ieri, della Corte di Cassazione di rifare il processo contro l’ex presidente Hosni Mubarak. Il rais era stato condannato all’ergastolo per il coinvolgimento nell’uccisione di migliaia di manifestanti durante le proteste del 2011 che portarono alla caduta del regime. Ma c’era da attenderselo? Benedetta Capelli ha girato la domanda a Paolo Gonzaga, giornalista esperto di questioni egiziane:

    R. - Credo che fosse da attenderselo. Con la rivoluzione, non è cambiato tutto in Egitto, ma forse la cosa principale ad essere cambiata è la mentalità delle persone. Lo Stato, le sue istituzioni che sono rimaste un po' così com’erano. Anche buona parte della magistratura è rimasta com’era.

    D. - C’è ancora una sorta di influenza dell’entourage di Mubarak sulla politica egiziana?

    R. - Sì, assolutamente. Soprattutto dal punto di vista degli uomini d’affari e di regime da una parte. Dal punto di vista dell’esercito, rimane in buona parte ancora legato a Mubarak, dal punto di vista della polizia, soprattutto, rimane totalmente fedele a Mubarak e in questi due anni non ha svolto nessuna delle sue funzioni rimanendo tendenzialmente all’interno delle questure rifiutandosi di lavorare, il che ha portato anche alla situazione attuale di caos che si vive in Egitto.

    D. - Il presidente Morsi ha annunciato che le elezioni legislative si terranno tra tre mesi. Come arriva al voto il capo della Stato e la sua formazione, i Fratelli musulmani?

    R. - I Fratelli musulmani hanno perso molta della loro popolarità. Credo che abbiano fatto numerosi errori e che il presidente Morsi non abbia analizzato per bene il blocco sociale che lo ha eletto. È stato eletto con i voti di tutti coloro che erano contro il vecchio regime. Questi otto milioni di voti li ha presi da persone che volevano cambiare e che avevano creduto che i Fratelli musulmani fossero davvero quella formazione democratica, con un background islamico con il quale si presentavano. Invece purtroppo poi abbiamo avuto tutti la cattivissima sorpresa di scoprire che i Fratelli musulmani di oggi sono molto più simili a un Hamas palestinese che Akp turca. Per cui la delusione è stata forte da parte delle tante persone che avevano votato i Fratelli musulmani nelle prime elezioni, perché erano un po’ l’unica formazione - storicamente radicata - che aveva fatto opposizione.

    D. - Dall’altra parte l’opposizione sembra essere uscita compatta dalla battaglia sul testo costituzionale. Su questo fronte cosa attendersi dal voto?

    R. - Tutte le opposizioni erano molto divise, perché abbiamo uno spettro di opposizioni che va dal centro, da Amr Moussa che è stato appunto il leader della Lega araba, a persone con tendenze conservatrici, fino ai socialisti rivoluzionari. Quindi abbiamo uno spettro dell’opposizione estremamente ampio. Questa situazione - come dicevo - ha unito tutte le opposizioni nel Fronte di salvezza nazionale. Credo che queste riusciranno a vincere. Tra l’altro, anche alcuni degli ex espulsi dei Fratelli musulmani oggi sono con le opposizioni.

    D. - L’Egitto è proprio sull’orlo del default. Tra poco saranno due anni dall’inizio di Piazza Tahrir….

    R. - Oggi con il prestito da parte del Fondo monetario internazionale di 4,8 miliardi di dollari, firmato qualche giorno fa, già iniziano ad implementare le politiche che il Fondo sta obbligando a fare, quindi tagli dei sussidi, dei finanziamenti sul carburante… Questo sta provocando un aumento dei prezzi che non potrà che esasperare ulteriormente una popolazione ormai esasperata, perché dopo due anni dalla rivoluzione la situazione economica è più che tragica perché l’Egitto non ha più né il turismo che è una delle principali fonti di entrata, né le rimesse dall’estero, perché la crisi ha purtroppo tagliato anche questo tipo di entrata. L’industria è quasi ferma, l’economia è veramente agli sgoccioli.

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    Influenza negli Usa: è allarme anche in Europa? Il parere dell'esperto

    ◊   E’ allarme influenza in tutti gli Stati Uniti. Dopo Boston, anche a New York è stato dichiarato lo stato di emergenza. Almeno 20 bambini sono morti e più di 3.700 americani sono stati finora ricoverati in ospedale. E' un’epidemia “imprevedibile”, ha confessato il responsabile dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie. Ma l’allarme lanciato oltreoceano è reale o è stato un po’ troppo amplificato? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano:

    R. – E’ difficile parlare di influenza, ormai: si è sempre tacciati di esagerare o di sminuire. Questo perché la patologia è di interesse generale, mediatico ed è un problema reale; e gli Stati Uniti lo stanno dimostrando. In effetti, quella che stiamo vivendo è una stagione ancor più intensa di quanto non ci aspettassimo, grazie – purtroppo – alla presenza di tre virus che stanno diffondendosi. Loro, negli Usa, sono in un fase già avanzata dell’epidemia, mentre noi qui in Europa siamo ancora in attesa, siamo nella fase di salita del numero dei casi di vera influenza.

    D. – C’è la possibilità che questa influenza così aggressiva giunga, dunque, anche in Europa?

    R. – Bisognerà vedere quali sono le condizioni di contorno, ovvero come sarà l’andamento della temperatura, come sarà quindi la prossima stagione invernale che faciliterà o meno la diffusione e l’incremento del numero di casi previsti.

    D. – Però, c’è anche da specificare che l’influenza in sé non uccide, se non in casi in cui i pazienti abbiano altre patologie importanti …

    R. – Bisogna ribadirlo proprio alla luce degli allarmismi, dei dubbi e della corretta percezione da parte del pubblico. L’influenza è una malattia banale per la gran parte delle persone; è una malattia che si risolve in tre-quattro giorni, è l’occasione per saltare un compito in classe, un impegno gravoso, per guadagnare qualche coccola. Purtroppo, però, colpisce tanti e l’influenza non va sottovalutata in particolare nei soggetti fragili: quindi persone che hanno problemi cardiaci e respiratori per le quali diventa un elemento che complica la patologia di base. Questo lo si sapeva, non lo si è mai ben percepito e non è facile, quindi, avere un approccio di comunicazione che dica: non sottovalutiamo le cose, ma non urliamo all’emergenza.

    D. – Questo discorso ci introduce all’argomento della vaccinazione che è sempre molto importante. Quando è necessario vaccinarsi? E poi, i vaccini sono sicuri?

    R. – La vaccinazione è un approccio utile per tutti; diventa di provata efficacia ed utilità soprattutto nei soggetti più fragili per i quali l’influenza, appunto, può essere elemento di maggiori complicanze. In Italia e in Europa c’è un movimento “negazionista” dell’opportunità delle vaccinazioni e questo in generale, anche per quanto riguarda l’infanzia, ed è un peccato rispetto ad una percezione, invece, negativa di una realtà di sicurezza e soprattutto, appunto, di efficacia – in particolare, stiamo parlando della vaccinazione antinfluenzale – che diventa utile per chi vuole evitare giorni di assenteismo, se è lavoratore; ma è un’opportunità per evitare le complicanze della quota d’influenza nei soggetti fragili.

    D. – Vediamo quest’anno l’allarme negli Stati Uniti; ma anche negli anni passati erano stati lanciati allarmi – pensiamo all’“aviaria”, per esempio – che poi si sono dimostrati senza fondamento. Secondo lei, ci sono interessi economici alla base di questi allarmi?

    R. – Sicuramente, nel marasma della comunicazione mediatica si inseriscono gli interessi di tanti, anche interessi commerciali; ma non devono essere visti come un aspetto da demonizzare, ma come un problema di sanità pubblica che esiste. Quindi: non è facile comunicare, e lo vediamo anche riguardo ad altre emergenze. L’emergenza neve, i tifoni negli Stati Uniti dove il decisore politico è sempre sulla graticola e comunque vada, sbaglia. Nell’ambito della sanità, per quanto riguarda l’“aviaria” e, più recentemente la “suina”, c’erano segnali di allarmi e bisognava valutarne la rilevanza. Poi, per fortuna, il primo segnale che era di maggiore emergenza rispetto a quanto è poi avvenuto, è stato governato. Però, purtroppo, nella percezione della popolazione, gestito male – io dico nel miglior modo rispetto alla possibilità.

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    Dati Eurostat: cala la produzione industriale in Europa, specie in Italia

    ◊   La produzione industriale a novembre in Europa è calata dello 0,3%. In Italia è scesa dell'1%. Sono i dati diffusi da Eurostat che mettono in luce il terzo calo consecutivo nell’ultimo periodo. Il calo si registra anche nella comparazione con i dati di un anno fa. Per capire se è tutta colpa della crisi o se ci sono altri fattori da mettere in luce Fausta Speranza ha intervistato il prof. Matteo Càroli, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università Luiss:

    R. – Non è solo un problema di crisi. Stanno venendo al pettine i nodi di una strategia industriale che in questi anni forse è stata poco attenta o comunque non sufficientemente attenta alle esigenze di competitività delle produzioni manifatturiere nel nostro Paese.

    D. – Qualche esempio che ci faccia capire meglio?

    R. – L’esempio concreto l’abbiamo nella produzione industriale di autoveicoli, che mi pare sia stato uno dei settori che ha sofferto di più. E’ chiaro che produrre automobili in Europa è sempre più difficile, perché il mercato europeo non cresce, anzi è in decrescita, e quindi diventa fondamentale creare le condizioni nel territorio perché la produzione manifatturiera di automobili sia competitiva. Questo significa flessibilità del lavoro, significa riduzione di tutti i costi, gli oneri indiretti che le imprese devono sostenere. Significa sviluppo di maggiore efficienza anche amministrativa a favore delle imprese.

    D. – In definitiva, sta dicendo che se la produzione industriale cala non è solo colpa della congiuntura economica della crisi, ma anche di politiche industriali non lungimiranti…

    R. – Riterrei di sì. La crisi ovviamente ha colpito il potere di acquisto delle persone e quindi ha ridotto i consumi, come sappiamo anche da dati recenti. E’ evidente che dipende sicuramente da questa crisi, nel senso che la crisi ha enfatizzato un problema di competitività che nel nostro Paese deve essere risolto in tempi rapidissimi. Dobbiamo tornare ad essere competitivi nel territorio dove produrre, dove fare attività manifatturiera.

    D. – Si parla di banche che hanno ricevuto soldi dalla Bce ma piuttosto che sostenere le imprese, le industrie nei vari Paesi si sono preoccupate di fare cassa e comprare titoli. Questo discorso che vale senz’altro per le imprese, vale anche in qualche modo per le industrie?

    R. – Le banche hanno superato o stanno superando una fase molto difficile. Era fondamentale lo scorso anno aiutarle a raggiungere e a ritornare a un equilibrio economico. Da adesso in poi, sarà essenziale che il sistema bancario giochi la sua parte credendo nei progetti di sviluppo delle imprese e soprattutto supportando quel vastissimo numero di imprese manifatturiere che stanno per rinnovarsi, per rilanciarsi, in questa fase di difficoltà dei mercati. Quindi, è chiaro che il ritorno delle banche al finanziamento delle imprese è un elemento fondamentale, direi quasi doveroso, per le banche stesse.

    D. – Un’Europa che arranca, l’Italia in particolare?

    R. – Noi siamo poco competitivi rispetto a molti Paesi emergenti ma anche rispetto ad altri Paesi europei. Faccio un esempio. In questi 15 anni – quindi non è un problema solo di questi ultimissimi anni – la produttività del nostro Paese si è fermata, mentre quella nei Paesi partner, nei principali Paesi europei, è cresciuta. Bisogna fare in modo che le imprese tornino a investire e a essere competitive nel nostro Paese. In questo momento, lo sono meno di quello che possono esserlo in altri Paesi europei. Se non si sciolgono i nodi, peraltro abbastanza conosciuti – il problema della minore produttività, il problema della scarsa flessibilità, il problema della burocrazia dei costi indiretti e pesantissimi derivanti dalla burocrazia pubblica – se non si risolvono questi problemi, la produzione industriale nel nostro Paese continuerà a diminuire anche quando ci sarà una ripresa dei mercati e la disoccupazione continuerà ad aumentare.

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    Francia, nozze gay. Il giurista Cardia: si lede il diritto dei bambini

    ◊   Grande partecipazione ieri alla manifestazione in Francia in difesa del matrimonio fra uomo e donna. Secondo gli organizzatori sono state almeno 800mila le presenze, mentre la prefettura parla di 340mila persone. La “Manifestazione per tutti” - questo il nome che le è stato dato - ha evitato qualsiasi tono omofobo e vuole convincere il presidente Hollande a non legalizzare matrimoni tra persone dello stesso sesso con diritto all’adozione, il cosiddetto “matrimonio per tutti”. Il testo della proposta di legge sarà esaminato a fine mese in Parlamento. Debora Donnini ha chiesto al giurista Carlo Cardia, docente di diritto ecclesiastico all'Università Roma Tre, quali siano le sue impressioni sulla manifestazione:

    R. - Credo che si tratti della prima manifestazione di massa, in un grande Paese occidentale, dove si evidenzia la divisione della società su una proposta, che ormai è una proposta precisa, depositata in Parlamento. Quindi, una manifestazione che rende esplicita di fronte a tutti la divisione delle opinioni su un tema che è diventato caldissimo da quando è stato introdotto in alcuni ordinamenti. Diciamo che aver fatto questa manifestazione indica la volontà di non cedere su questo punto. Certamente, bisogna osservare una cosa: non è una manifestazione confessionale, perché vi sono una serie di soggetti laici, cattolici, protestanti, ebrei, alcune categorie anche di sindaci che hanno annunciato la loro opposizione a questa ipotesi. Questo, da una parte, rende il problema più acuto, ma dall’altra, più interessante, perché fa vedere come la società si divida a diversi livelli su questa tematica.

    D. - Secondo lei, questa questione dei matrimoni tra persone omosessuali e della possibilità di adozione, in fondo, non tocca la questione profonda del diritto naturale?

    R. - Io direi qualche cosa di più. Tocca un’esperienza di tutti gli esseri umani, che si perpetua da quando esiste la storia. Il diritto naturale in fondo richiede un minimo di elaborazione intellettiva, un minimo di elaborazione normativa; noi qui stiamo toccando alcuni aspetti della naturalità dell’uomo, della donna e del bambino e credo che per la prima volta il diritto si stia arrogando il potere di intervenire e cambiare gli elementi di natura. Questa, forse, è l’obiezione più forte che spinge persone di diversissimo orientamento culturale, religioso, politico, a reagire di fronte a questa ipotesi.

    D. – Anche perché se non c’è un ancoraggio con il diritto naturale tutto potrebbe essere permesso, un giorno, a livello legale…

    R. – Noi stiamo per permettere quasi tutto in alcuni ordinamenti. Pensiamo all’ipotesi dell’eutanasia per i malati di mente. Lì non c’è nemmeno il filtro della volontà individuale, ma una decisione della società che ritiene che quel tipo di vita non sia dignitosa. Noi stiamo arrivando a forzare quello che è il ciclo naturale, pre-giuridico, quindi un ciclo naturale rispetto al quale la legge dovrebbe astenersi dall’intervenire. Il problema è che il passo ulteriore è stato quando si è voluto utilizzare un istituto che non ha nulla a che vedere con la convivenza omosessuale, e lo si è forzato fino a farvi rientrare rapporti che sono di tutt’altro genere. Faccio un esempio molto concreto. Uno dei punti nodali del relativismo è quello di dire: noi chiediamo cose per noi, non tocchiamo interessi di nessun altro, perché volete negarci ciò che è un nostro diritto, quando questo diritto non viola il diritto di nessun altro? Benissimo, nel matrimonio delle persone omosessuali questa cosa decade, perché il matrimonio degli omosessuali porta con sé necessariamente, per un motivo logico, l’adozione di bambini. Allora, il diritto dei bambini viene colpito: ci sono altri che sono interessati e che forzatamente sono fatti rientrare nella soddisfazione degli interessi di alcuni.

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    Mons. Solmi: manifestazione di Parigi importante perché trasversale

    ◊   La manifestazione di Parigi in difesa della famiglia e contro il progetto di legge socialista su nozze e adozioni gay ha colpito non solo per i numeri ma forse soprattutto per la partecipazione variegata all’evento: si sono, infatti, riuniti sono una sola bandiera cattolici, musulmani, ebrei ed esponenti del mondo laico. Fabio Colagrande ha sentito mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma e presidente della Commissione Cei per la Famiglia e la Vita:

    R. - Credo che sia rilevante questa manifestazione popolare, perché trasversale, quindi promossa non soltanto dai cattolici: il matrimonio è un fatto di relazione uomo-donna ed è nello stesso tempo pieno di un grande valore sociale. Pertanto, il venire a snaturare radicalmente il matrimonio nel valore dell’incontro relazionale uomo-donna con la prospettiva di generare significa porre un grave problema alla società e direi anche un vulnus nei confronti del suo futuro. Quindi, ritengo che sia stata una manifestazione che, certo, attiene al valore stesso del matrimonio contro altre forme di unioni che col matrimonio non c’entrano, ma sia stato anche un atto di grande responsabilità sociale, direi, di amore alla società.

    D. - Il progetto di legge, al quale sembra l’Eliseo continuerà a dare seguito, rimette in discussione molti articoli del codice civile francese e chiede di cambiare certi termini come “padre”, “madre”, “marito” e “moglie”, con termini più neutri come “genitori” e “sposi”. Questo è un aspetto importante…

    R. – Certamente, siamo davanti al porre un insieme di situazioni contro il valore e l’identità della persona umana che è determinata sessualmente in quanto uomo e in quanto donna e da questo ne scaturisce il valore non solo semantico ma anche dell’essere e del definirsi “madre” e “padre”, oltre che il valore della donazione reciproca. Nei momenti in cui c’è questa radicale messa in discussione della identità della persona, ritenendo che tutto sia ascrivibile alla libertà intesa in senso assoluto o ai condizionamenti culturali e sociali, nel momento in cui si fa questo, quasi come effetto domino, vengono a cadere il valore della paternità e quindi il termine “padre”, per la maternità il termine “madre”, e viene messa anche in discussione quella relazione reciproca che è una donazione generante.

    D. - Infine, qual è la sua opinione circa la possibilità di riconoscere alle coppie di omosessuali altri tipi di diritti individuali supplementari, diritti che riguardano per eempio l’eredità?

    R. – Credo che si debba operare sui diritti della persona in quanto tale, che pertanto possa scegliere in modo libero della possibilità di essere assistito, in caso di malattia, o di poter attribuire i propri beni ad una persona scelta, al di là di precedenti forme di unione matrimoniale. Allora, si lavora e si opera sulla persona in quanto tale. Io metterei anche in evidenza che accanto ai diritti ci sono precisi doveri: doveri nei confronti eventualmente della propria famiglia ma anche doveri nei confronti di terzi. Ritengo, comunque, che questo sia un tema estremamente delicato sotto il profilo dell’identità e del valore della persona, ma anche sotto il profilo sociale. Pertanto necessita di una riflessione forte e non deve essere portato avanti a colpi sensazionali o a mostrare queste situazioni in termini eclatanti.

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    A Roma 36 nuove "Pietre d'inciampo" in memoria delle vittime della Shoah

    ◊   Al via oggi a Roma la messa in opera di 36 nuove "Pietre d’inciampo" in memoria di cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. In tutta Europa sono oltre 22 mila le Stolperstein, questo il nome delle targhe d’ottone della dimensione di un sampietrino, realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig. Poste davanti alla porta di casa in cui abitò il deportato, queste pietre sono state oggetto negli ultimi anni di atti vandalici. Al microfono di Paolo Ondarza sentiamo Adachiara Zevi, curatrice del progetto:

    R. – Si tratta di un sampietrino, come i tanti che tappezzano le nostre strade, che però si distingue dagli altri per il fatto che la superficie è lucente: ecco perché attira l’attenzione. Da qui il nome “pietra d’inciampo”, perché si inciampa, non fisicamente, ma visivamente ed emotivamente.

    D. – Situati nei pressi della casa da cui i deportati sono stati prelevati, interrompono la continuità del cammino a voler ricordare che su quei fatti non è permesso sorvolare …

    R. – Quando si inciampa in una pietra, e poi si legge l’iscrizione, si ha come un soprassalto: così, all’improvviso, ci si trova di fronte ad un nome, un cognome, un anno di nascita e quello della deportazione, poi l’anno e il luogo della morte … Ci si chiede: cosa è successo?

    D. – Queste pietre d’inciampo sono un potente antidoto alla rimozione, al revisionismo e al negazionismo. Va ricordato che sono state esse stesse oggetto di atti vandalici negli ultimi anni …

    R. – Sono un pugno nello stomaco, e la gente non vuole sapere! La gente vuole girare la testa dall’altra parte … Questa mattina abbiamo cominciato, riponendo un sampietrino alla memoria di Augusto Sperati, che avevamo posto l’anno scorso, ma che era stato divelto.

    D. – Ma perché ancora oggi si vuole cancellare la memoria, dimenticare quanto è accaduto?

    R. – Per poter fare le stesse cose ai danni di altri.

    D. – Le pietre d’inciampo restituiscono la dignità perduta da queste persone…

    R. – Soprattutto, è un modo di restituire dignità di persona a persone che – non dimentichiamolo! – erano state ridotte ad un numero entrando nei campi di concentramento, seppelliti in fosse comuni. Pensate – è impressionante! – quando noi installiamo queste pietre, ci sono intere famiglie che si riuniscono, a volte per la prima volta, e trovano un luogo, che prima non avevano, dove ricordare i loro cari.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Appello Unicef per la strage di bambini in Siria

    ◊   “Ogni giorno, oramai da quasi due anni, assistiamo sgomenti alla morte di migliaia di bambini vittime innocenti della guerra civile in Siria. Anche ieri 14 bimbi sono stati uccisi da raid di inusitata forza e violenza”. La popolazione è in ginocchio, stremata dalla guerra e dalle condizioni metereologiche che, specie per i migliaia di siriani sfollati, rendono le condizioni di vita davvero difficili. “L'Unicef dall'inizio delle ostilità lavora all'interno ed all'esterno della Siria per garantire agli oltre 1,5 milioni di bambini colpiti dal conflitto assistenza psicologica, protezione, beni di prima necessità, acqua e cibo. Ma la situazione non sembra migliorare e la notizia della morte di bambini giunge oramai quotidiana davanti ai nostri occhi rendendo noi tutti inermi, senza parole. “Si sta uccidendo un'intera generazione - dichiara il Presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera aggiungendo odio ad altro odio e di questo passo il futuro non garantirà risultati migliori". Per questo motivo - prosegue Guerrera - "mi rivolgo con angoscia e speranza al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinché si unisca all'Unicef nell'opera di sensibilizzazione dei cittadini italiani verso un conflitto, quello siriano, che sembra non finire mai, le cui morti pesano come macigni sulle coscienze di noi tutti. Attraverso la sua forza e autorevolezza auspichiamo si levi un appello al nostro Paese a non voltare lo sguardo di fronte all'ennesimo eccidio della storia, all'ennesima guerra che produce morte e disperazione. Chiediamo al Presidente Giorgio Napolitano - conclude Giacomo Guerrera – “di unirsi a noi, alle Ong e a tutti gli operatori di pace impegnati in Siria per ribadire con forza la centralità dei dettami della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza spesso calpestati e vilipesi per logiche di cui a farne le spese, con la vita, sono i bambini. Non lo possiamo permettere. Non lo dobbiamo permettere”. (A.L.)

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    La Chiesa in India dopo un nuovo caso di stupro: la sfida è l’educazione

    ◊   In India, Paese scosso da un ennesimo caso di stupro avvenuto nel Punjiab, i vescovi ribadiscono “la sacralità della vita e l’urgenza di uno sforzo nel campo dell’educazione, per combattere questa pratica che degrada la dignità della donna”. “Tutto il Paese, istituzioni, comunità religiose - spiega all’agenzia Fides padre Dominc D’Abreo, portavoce della Conferenza episcopale dell’India - stanno lavorando e devono continuare ad impegnarsi per garantire diritti e dignità di ogni persona”. “Il fenomeno degli stupri deve essere monitorato, il Paese ne sta prendendo coscienza e sta compiendo degli sforzi. La Chiesa in questo campo offre il suo contributo: Abbiamo sempre difeso e difenderemo la dignità della donna, il rispetto e la sacralità della vita. La sfida oggi è quella dell’educazione, che va impartita ai bambini e ai giovani, centrandola sul rispetto della vita di ogni essere umano. Su questo versante – sottolinea - la fede cristiana pone il rispetto della vita al vertice dei valori umani. Saremo sempre dalla parte di chi è privato della sua dignità, di chi viene emarginato o subisce abusi nella società. La Chiesa in India – aggiunge padre Dominc D’Abreo – parla in favore degli oppressi e incoraggia tutti a compiere maggiori sforzi per combattere il fenomeno dello stupro e costruire una società migliore”. In tal senso, la ‘Giornata di giustizia per la parità uomo-donna’, che si terrà il 27 gennaio a Mumbai, sarà un segno per tutto il Paese. “Sarà un momento molto importante per offrire una luce alla nazione e incoraggerà tutta la popolazione a seguire questa luce. Non chiediamo la pena di morte, perché crediamo che la vita sia sempre sacra. Chiediamo – conclude padre Dominc D’Abreo - che chi commette un reato odioso come lo stupro, sia punito severamente per dire a tutta la società quanto sia grave”. (A.L.)

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    Libertà religiosa, nuova stretta in Kirghizistan

    ◊   In Kirghizistan la Commissione per gli Affari religiosi, in collaborazione con il Comitato nazionale per la sicurezza (Nsc), potrebbe introdurre “nuove pene” con l'obiettivo di limitare ancor di più la pratica religiosa. È quanto riferisce a Forum 18 - dietro anonimato - un funzionario della Nsc, secondo cui le direttive sono contenute all'interno di una serie di emendamenti al Codice per i reati di natura civile e amministrativa. E’ previsto, in particolare, un incremento delle attività soggette a punizione o perseguibili "a livello potenziale" dalla legge. Il testo è tornato al vaglio degli esperti del ministero della Giustizia, per ulteriori aggiustamenti prima di procedere alla discussione e alla successiva approvazione. Tra le attività oggetto di "attenzione" nella nuova stesura della norma – riferisce l'agenzia AsiaNews - vi è anche il "proselitismo" e "qualsiasi altra attività missionaria illegale". Tuttavia, il campo di applicazione della legge è sempre più vasto e intende colpire in modo diretto le tasche dei fedeli. L'inasprimento delle sanzioni, infatti, è più marcato nell'ambito delle multe e delle sanzioni in denaro previste negli emendamenti al codice. In un Paese povero, questo significa incutere terrore e bloccare, di fatto, qualsiasi pratica religiosa passibile di indagine. Un pericolo confermato da Galina Kolodzinskaia, del Consiglio interreligioso locale, che non nasconde la "grandissima preoccupazione" per questi provvedimenti. "Se [la norma] verrà adottata - aggiunge - verranno certamente applicate le punizioni. Per noi sono un modo attraverso cui le autorità potranno raccogliere denaro, prelevandolo dalle casse delle comunità religiose".Fra i vari articoli oggetto di revisione vi è anche il 395, che punisce la mancata registrazione delle organizzazioni religiose o la violazione delle procedure. Sanzioni sono previste anche in caso di incontri di preghiera "in luoghi non appropriati". (A.L.)

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    Repubblica Centrafricana: il governo firma accordo con i ribelli

    ◊   Nella Repubblica Centrafricana il governo di Bangui e i ribelli della coalizione Seleka hanno firmato un accordo per il cessate-il-fuoco e la creazione di un governo di unità nazionale a Libreville. Lo riferiscono fonti di stampa aggiungendo che l’intesa prevede anche lo scioglimento dell’attuale Parlamento, ma non le dimissioni del presidente Francois Bozizé. In base all’accordo, si terranno elezioni legislative entro un periodo di transizione di 12 mesi durante i quali a guidare il governo sarà un primo ministro proveniente dall’opposizione. Bozizé – ricorda l’agenzia Misna - resterà in carica fino alla fine del suo mandato, nel 2016, ma non potrà revocare il nuovo primo ministro durante il periodo di transizione. Quest’ultimo e tutti i membri del nuovo esecutivo non potranno candidarsi alle presidenziali al termine del mandato di governo. Il governo acconsente inoltre al ritiro di tutte le forze militari straniere entrate in territorio centrafricano, tra cui i soldati sudafricani, ad eccezione delle Forze africane di interposizione (Fomac). Prevista, inoltre, la liberazione dei miliziani arrestati durante l’offensiva. La coalizione di Seleka si è impegnata a ritirarsi dalle città conquistate nelle ultime settimane e ad abbandonare la lotta armata. In quasi un mese di offensiva, i ribelli sono giunti a 75 chilometri da Bangui, arrivando a minacciare la stabilità della ex colonia francese, ricca di risorse minerali. (A.L.)

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    Myanmar: nel Kachin la Chiesa al fianco degli sfollati

    ◊   Acqua, medicine, tende, vestiti e libri scolastici: è l’aiuto che la diocesi di Banmaw porta ogni giorno a oltre 13.000 persone costrette a lasciare le loro case per via del conflitto tra le Forze armate e i separatisti dell’Esercito per l’indipendenza del Kachin, in corso nel nord del Myanmar da ormai un anno e mezzo. In una testimonianza inviata all'agenzia Misna, mons. Raymond Gam sottolinea che scontri sul terreno e bombardamenti aerei hanno provocato finora almeno 75.000 sfollati. Circa 45.000 hanno trovato riparo in campi allestiti nella città di Banmaw, cuore di un’ampia diocesi al confine con la Cina. “Esprimo la mia gratitudine nei confronti di tutti i generosi donatori – scrive il vescovo – per le loro preghiere e il sostegno alle vittime della guerra civile nello Stato di Kachin”. Il conflitto è aumentato di intensità dal mese scorso. Ad alcuni raid dell’aviazione militare sarebbe seguito, oggi, un bombardamento sulla principale città sotto il controllo dei ribelli. La notizia è stata diffusa da un portavoce dell’Esercito per l’indipendenza del Kachin e, almeno per ora, è priva di conferme. Secondo la ricostruzione dei ribelli, tre colpi di mortaio sono caduti in un quartiere centrale di Laiza. Nel bombardamento avrebbero perso la vita tre persone, tra le quali un ragazzo di 15 anni e una donna anziana. Il conflitto nello Stato di Kachin sta continuando nonostante alcune riforme politiche avviate in Myanmar, in particolare l’entrata in carica di un governo civile dopo decenni di regime militare. Un anno fa a suscitare qualche speranza era stata anche la firma di un accordo di pace tra l’esecutivo e un altro gruppo ribelle, attivo nelle regioni meridionali abitate in prevalenza dall’etnia Karen. (R.P.)

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    A Pechino Forum di studi Cattolici sul Concilio Vaticano II

    ◊   I 50 anni del Concilio Vaticano II. Questo il tema centrale del V Forum di Studi Cattolici per giovani studiosi cinesi 2012, tenutosi recentemente a Pechino e organizzato dal “Beijing Institute for the Study of Christian Culture”. Il Forum – riferisce l’agenzia Fides - è stato l’occasione per la presentazione di una cinquantina di tesi e per una serie una quarantina di interventi di giovani studiosi cinesi. Mons. Peter Zhao, vicario della diocesi di Pechino, direttore del “Beijing Institute for the Study of Christian Culture” ha presieduto l’apertura e la chiusura dei tre giorni di studio. Il Forum si è articolato in 5 sezioni: la teologia del Concilio Vaticano II; il cattolicesimo e la società moderna; il cattolicesimo e l’educazione moderna; la storia del cattolicesimo; l’opera caritativa della Chiesa cattolica. Diversi illustri studiosi sono intervenuti durante il dibattito. Tra questi il prof. Jean-Paul Wiest, che si è soffermato sulla storia e l’eredità del Concilio Vaticano II, e Eamonn O'Brien, dei missionari colombani, direttore dell’Istituto dello scambio culturale tra Inghilterra e Cina. Il “Beijing Institute for the Study of Christian Culture” organizza dal 2008 il Forum annuale, riscuotendo una sempre più numerosa partecipazione di autorevoli accademici e studiosi del cristianesimo. Durante il dibattito, i partecipanti hanno offerto anche una serie di proposte utili per la missione evangelizzatrice nell’odierna società cinese. Tutti i testi presentati al Forum vengono pubblicati nel Journal of Catholic Studies, volume edito periodicamente dall’Istituto. (A.L.)

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    Filippine: le scuole riaprono dopo il tifone ma manca ancora l’elettricità

    ◊   Dopo il passaggio del devastante tifone Bopha, che ha colpito il Paese di recente, migliaia di bambini dell’isola meridionale di Mindanao stanno rientrando a scuola, in ritardo rispetto alla ripresa delle lezioni nel resto del paese. Il 7 dicembre 2012 era stato dichiarato lo stato di calamità. La riapertura delle scuole dopo le vacanze di Natale - riporta l'agenzia Fides - è slittata visto che molti edifici sono stati usati come centri di evacuazione. Secondo le stime, 569 scuole, sia elementari che secondarie, sono state danneggiate o completamente distrutte e 231.681 sono gli studenti colpiti. Nei dipartimenti di Boston, Cateel e Baganga, nella parte orientale della provincia di Davao, sono rimaste in piedi solo 2 scuole. In alcune aree neanche una. Bopha si è abbattuto su Mindanao il 4 dicembre 2012 colpendo 6 milioni e 300 mila persone e facendo registrare oltre 2 mila tra morti e dispersi. Distrutte 200 mila abitazioni. Il tifone ha causato violente inondazioni in particolare nella parte orientale della provincia di Davao Orientale, in quella di Surigao del Sur e Compostela Valley. A distanza di un mese, l’elettricità non è ancora stata ripristinata, molte scuole sono costrette a dipendere dai generatori, e la pioggia continua a cadere ostacolando le operazioni di risanamento. L'8 gennaio l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari (Ocha) ha lamentato il precario sostegno psico-sociale a favore dell’istruzione e degli scolari. Molte persone si dicono anche preoccupate per l’effetto a lungo termine che la tempesta potrebbe avere nel campo. (R.P.)

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    Haiti: segni di speranza dopo il terremoto: la storia del giovane Roody

    ◊   Haiti, tre anni dopo il devastante terremoto, è un Paese ancora lacerato da enormi difficoltà. Ma non mancano storie che infondono speranza, nonostante siano segnate da profonde sofferenze. E’ il caso di un giovane studente che era iscritto alla facoltà di ingegneria presso l’Università di Haiti al momento del sisma, arrivato poi in Italia grazie all’impegno della Camillian Task Force. Roody ha 24 anni, è rimasto senza un braccio e senza una gamba a causa del terremoto. “Dopo la forte scossa – ricorda il giovane - ho trascorso due notti sotto le macerie fino a quando ho sentito rumore di elicotteri, ero certo che mi avrebbero trovato”. Purtroppo negli ospedali non c’erano posti e sono tornato a casa per qualche giorno senza ricevere alcuna cura. Quando gli arti hanno iniziato ad infettarsi – spiega Roody - con mio padre sono andato alle tende che la Marina Militare aveva allestito e un soldato mi disse che avrei perso il piede. Dopo l’iniziale sconforto, mi sono affidato alle cure dei medici di bordo che mi hanno amputato un braccio e una gamba. Su quella nave – aggiunge - ho incontrato un padre Camilliano che ha chiesto a noi feriti se ci sarebbe piaciuto andare in un posto più sicuro e così la sera ci hanno portati all’Ospedale Saint Camille, dove hanno iniziato a prendersi cura di noi, gratuitamente. Senza di loro – continua Roody le cui parole sono state riprese dall’agenzia Fides – non avrei potuto sostenere le spese per le cure, hanno provveduto alla protesi, costruita ad Haiti, grazie alla quale ho ripreso a camminare. Nell’ospedale ho incontrato fratel Luca Perletti, che mi ha chiesto se volessi continuare gli studi altrove. Così il 9 ottobre 2011, i Camilliani mi hanno portato in Italia e, ottenuti i documenti dalla mia università di Haiti, ora studio a Milano, dove ho incontrato i volontari dell’associazione della Misericordia che mi stanno aiutando. Voglio finire gli studi – conclude Roody - e cercare un lavoro possibilmente in Italia o in un Paese dove per me è più facile camminare e lavorare”. (A.L.)

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    Messico: primo pellegrinaggio al Santuario di Guadalupe dedicato all'incontro con i giovani

    ◊   “In questo mondo che cambia in continuazione, dove ci sono moltitudini di persone che si aggirano senza un senso profondo della vita, ci sono altrettanti che portano nel cuore grandi aneliti e speranze”. Queste le parole del cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Messico, nell’omelia della celebrazione del primo pellegrinaggio del 2013 al Santuario della Madonna di Guadalupe, dove più di 25 mila fedeli si sono radunati intorno ai giovani, protagonisti dell’evento. “L’incontro con le nuove generazioni” è stato il motto proposto dall’arcivescovo Rivera per invocare la protezione e il successo della Missione Giovanile 2013 convocata per il 9 febbraio prossimo, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro. “Siate i benvenuti, la nostra chiesa a bisogno di voi” ha detto il porporato ricordando le grandi sfide dei cristiani dinanzi alle diverse realtà che minacciano la dignità del matrimonio, della famiglia e della stessa vita umana. “L’Anno della Fede - ha aggiunto - ci invita a essere difensori e promotori dei valori istituzionali che danno un significato alla vita, sono il sostegno della società e aprono le porte allo sviluppo integrale della persona, chiamata da Dio alla felicità e alla santità”. Centinaia di giovani hanno partecipato alla camminata mariana portando le immagini della Vergine “Morena” e di san Juan Diego, insieme alle reliquie di San Filippo di Gesù, il primo santo messicano, patrono dei giovani. (A cura di A. Tufani)

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    Messico: parroco costretto a blindare la parrocchia per la violenza

    ◊   Tutto intorno c'è un muro alto cinque metri, di cemento armato, le cui pareti sono a prova di bombardamenti e di autobomba. Sono stati anche collocati dei blocchi di metallo alle finestre per impedire ai proiettili vaganti di penetrare in chiesa e colpire i fedeli. Inoltre nove guardie percorrono il perimetro 24 ore su 24. Non si tratta di una caserma o di un’ambasciata, ma della parrocchia di Santa Teresa d'Avila, che si trova a Colonia Mirasol, 2° settore, a ovest di Monterrey, in Messico. Il parroco, padre Scott Michael McDermott Eichhorst, si è visto costretto a prendere queste misure di sicurezza straordinarie in seguito agli eventi violenti verificatisi negli ultimi due anni. Ci sono stati molti morti innocenti a causa degli scontri tra le bande o fra l'esercito e i gruppi di delinquenti. "Uno di questi scontri è durato circa 40 minuti ... c'era il caos – racconta il parroco -. La gente non sapeva quello che stava accadendo. Proprio per questo motivo, per avvertire immediatamente i fedeli di quello che avviene fuori, abbiamo messo dentro la chiesa due semafori”. Il rosso indica scontri, morti o mobilitazione della polizia armata; il giallo, veicoli sospetti o persone armate fuori della chiesa; il verde significa via libera e che la strada è sicura. Secondo la nota inviata all’agenzia Fides, in questa parrocchia ogni domenica si celebrano 15 Sante Messe a cui partecipano in totale circa 8 mila persone. Intanto la violenza nel Paese non si ferma. Secondo le statistiche della Procura Generale della Giustizia dello Stato, solo nel settembre 2012 sono state assassinate 87 persone, per un totale di 1.107 morti registrati in Messico nell'anno 2012. A tale numero ufficiale si devono aggiungere i casi non dichiarati. (R.P.)

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    Rep. Dominicana. La Chiesa contro l'analfabetismo, iniziativa per 850 mila persone

    ◊   Con un editoriale dedicato alla Campagna nazionale di Alfabetizzazione pubblicato da "Camino", il settimanale cattolico nazionale dell’arcidiocesi di Santo Domingo, la Chiesa cattolica dominicana plaude all'iniziativa del governo che riguarda 850 mila persone. “Ogni dominicano che ami la patria deve contribuire alla vittoria contro l'analfabetismo” si legge nell'editoriale, che poi incoraggia i 50 mila volontari che hanno la responsabilità diretta di accompagnare le persone interessate nei 75 mila centri di formazione sparsi in tutto il territorio nazionale. “Aspettiamo dalla Comunità nazionale una totale dedizione a questa nobile causa. Nessuno può restare fuori con pretesti di scopo politico, personale, o per qualsiasi altro motivo ingiustificato che impedisca la realizzazione di questa missione così importante e necessaria” precisa l'editoriale. Secondo la nota dell’arcidiocesi inviata all’agenzia Fides, questa campagna è iniziata il 7 gennaio, nel contesto delle celebrazioni del bicentenario della nascita di Juan Pablo Duarte, fondatore della nazione. Secondo dati raccolti da Fides, l'analfabetismo nella Repubblica Dominicana comprende circa il 25% della popolazione, con una diversità fra la situazione della città a confronto con le zone rurali e il sud del paese. Nella provincia di Elías Piña, ad esempio, il 30.5% della popolazione non sa leggere né scrivere. La regione di Enriquillo (province di Independencia, Barahona, Baoruco e Pedernales) registra il 14.7% di analfabeti. La capitale, Santo Domingo, presenta solo il 5.3% di analfabeti. L’abbandono della scuola è sempre più frequente nelle zone rurali piuttosto che nelle città. La Repubblica Dominicana ha 9,445.281 abitanti, secondo dati del IX Censimento nazionale dicembre 2010. (R.P.)

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    India: 10 milioni di pellegrini indù per il Kumbh Mela

    ◊   Oltre 10 milioni di pellegrini sono attesi oggi per la prima giornata del Kumbh Mela, il più grande festival della religione indù che si svolge ogni 12 anni. Dall'alba di questa mattina, centinaia di migliaia di pellegrini si sono già immersi nelle fredde acque del Sangam, punto in cui confluiscono i fiumi sacri del Gange, dello Yamuna e del Saraswati, nella città di Allahabad (Uttar Pradesh). Per 55 giorni, fedeli indù provenienti da tutta l'India si riverseranno nella zona, per celebrare l'evento considerato “il più grande raduno dell'umanità sulla Terra”. Come da tradizione, il festival è stato aperto da una lunga processione di sadhu (asceti) ricoperti di cenere colorata. Per accogliere i pellegrini, la città di Allahabad ha allestito 14 ospedali da campo con 243 medici a disposizione. A causa dell'alto livello di inquinamento del Gange e dello Yamuna – ricorda l’agenzia AsiaNews - la scorsa settimana le autorità hanno vietato alle fabbriche che sorgono ai lati dei fiumi di scaricare i propri rifiuti nelle acque. Secondo la tradizione, l'immersione nel Sangam laverà via i peccati e aiuterà i fedeli a raggiungere la salvezza. Alta l’allerta sicurezza: in tutte le strade principali della città sono stati allestiti posti di blocco della polizia. Oltre 30 mila gli agenti dislocati in varie zone per controllare il regolare svolgimento della festa. (A.L.)

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    Caritas Roma: al via le iscrizioni per il Corso di formazione al volontariato

    ◊   Iniziano oggi - fino al 22 febbraio - le iscrizioni al Corso base di formazione al volontariato promosso dalla Caritas diocesana di Roma. Il corso, dieci incontri gratuiti strutturati in moduli base e in approfondimenti, inizierà il 25 febbraio per concludersi il 19 aprile 2013. La formazione offerta dalla Caritas “è indirizzata non solo a quanti vogliono svolgere un servizio nei Centri della propria organizzazione, ma anche a coloro interessati ad approfondire le tematiche e gli aspetti del volontariato”. Le lezioni - rende noto il Sir - comprendono sia approfondimenti teorici che esperienze di tirocinio e saranno tenute da operatori Caritas e da esperti del mondo del volontariato e dei servizi sociali pubblici e privati. Si svolgeranno in orari diversi e sedi dislocate in tutta la città per favorire il più possibile la partecipazione. Chi lo desidera, al termine del corso, potrà operare come volontario nei 36 Centri della Caritas diocesana in attività in favore dei senza dimora, dell’integrazione dei cittadini immigrati, nella promozione della solidarietà al fianco dei giovani in difficoltà, dei carcerati e dei malati di Aids. Per le iscrizioni ci si può rivolgere al settore volontariato della Caritas diocesana di Roma, telefono 06.88815150, dal lunedì al venerdì ore 9.00-14.00. (A.L.)

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    Diocesi di Agrigento missione per infondere la speranza alle famiglie

    ◊   Per “Riscoprire il dono della fede e infondere la speranza”, nell’Anno della fede, la Chiesa di Agrigento invita le comunità parrocchiali della diocesi, a vivere “il momento straordinario della Missione alle famiglie”, perché “ogni famiglia e ogni singola persona possa in seguito avviare un progetto unitario di Pastorale familiare per tutta la diocesi”. Da oggi a sabato 19 gennaio sono previsti incontri per presentare il lavoro di Missione diocesana alle famiglie. “La Pastorale familiare attraverso la Missione – riferisce l'agenzia Sir - vuole essere presente e prossima ad ogni singola famiglia, sia nella gioia sia nella sofferenza”. “Vuole essere particolarmente accogliente e misericordiosa nei confronti delle famiglie che vivono difficoltà di ogni genere, perché tutti si sentano membra vive della Chiesa. In questo tempo di crisi che investe tutta la società, dalla cultura all’economia, dalla politica alla fede - si legge nella presentazione ufficiale dell’iniziativa a cura dei direttori dell’Ufficio per la Pastorale familiare, Letizia e Giovanni Minuta e don Lillo Argento - si vuole portare, attraverso la missione, l’annuncio sempre nuovo del Vangelo alle famiglie per una nuova sfida: riscoprire il dono della fede e infondere la speranza”. (A.L.)

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    Las Vegas: presentata una custodia per "sterilizzare" gli smartphone

    ◊   Lo smartphone è uno strumento di diffusione delle infezioni? La risposta è affermativa, secondo alcuni studi pubblicati sul Journal of Applied Microbiology. In base alla ricerca, sono circa 8000 agenti patogeni sulla superficie dei cellulari e sulle custodie protettive. Fra questi, almeno il 30% va a finire nelle mani dell'utilizzatore, trasformandosi in una fonte di infezione. Per risolvere il problema, è stata ideata una custodia, presentata al ‘Ces’ di Las Vegas, la mostra dell’elettronica di consumo attualmente in corso in Nevada. La custodia, capace di distruggere i batteri presenti sui cellulari, al momento è disponibile solo per iPhone e Blackberry. Secondo i ricercatori, è in grado di “sterilizzare” gli smartphone impedendo la diffusione di batteri o virus, come quello influenzale. Ma per il momento si tratta solo di un prototipo, un primo passo prima della possibile commercializzazione. (A.L.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 14

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