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Sommario del 18/02/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Esercizi spirituali. Il card. Ravasi: cultura odierna spesso amorale, la Parola di Dio indica i veri valori
  • La Chiesa è di Cristo: l’eredità più forte di Benedetto XVI
  • Il cardinale Comastri: dal Papa una grande lezione in un mondo di persone arroccate sul potere
  • Il Papa affida al cardinale Versaldi il governo della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione
  • Il card. Sarah in Giordania per fare il punto sugli aiuti umanitari ai profughi siriani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iraq. Al Qaeda rivendica attentati contro sciiti. Mons. Warduni: situazione terribile, non c'è più sicurezza
  • L'Onu: vertici di Damasco sospettati di crimini di guerra. Assad: vinceremo
  • L'Ue dice sì alla missione europea di addestramento delle forze armate del Mali
  • Le istituzioni proteggano l'infanzia: manifesto di "Telefono Azzurro" in vista delle elezioni
  • Memoria liturgica del Beato Angelico. Benedetto XVI: "L'arte trasmetta la fede al mondo"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Tanzania: sgomento e dolore a Zanzibar per l'assassinio di un sacerdote
  • Ecuador: Correa rieletto presidente
  • Siria: per i sequestrati la Chiesa non paga riscatti, ma offre preghiere
  • Egitto: nasce il Consiglio delle Chiese cristiane
  • India: carestia e siccità per migliaia di villaggi nel Marathwada
  • India: il governo condanna 100 medici per aborti selettivi e feticidi femminili
  • Pakistan: è morto mons. Anthony Lobo, vescovo emerito di Islamabad
  • Indonesia. North Sulawesi, emergenza alluvioni: 15 morti e migliaia di sfollati
  • Bulgaria: scelti i tre metropoliti candidati per l'elezione del nuovo patriarca
  • Canada: Campagna di Quaresima di 'Sviluppo e pace'
  • Val di Fiemme: Mondiali di sci completamente eco-sostenibili
  • Il Papa e la Santa Sede



    Esercizi spirituali. Il card. Ravasi: cultura odierna spesso amorale, la Parola di Dio indica i veri valori

    ◊   Benedetto XVI e la Curia Romana sono impegnati da ieri sera negli Esercizi Spirituali per la Quaresima. Durante tutta la settimana sono sospese le altre attività del Papa. Stamani, nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, sono proseguite le meditazioni predicate dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, sul tema: “Ars orandi, ars credendi. Il volto di Dio e il volto dell’uomo nella preghiera salmica”. Il servizio di Benedetta Capelli:

    La preghiera è respiro, aria, pensiero, grido al Signore e amore per Dio. Questo susseguirsi di definizioni – contenute nei Salmi - è stato al centro della prima meditazione del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Ieri pomeriggio nella Cappella Redemptoris Mater, dinanzi al Papa e alla Curia Romana, il porporato ha proposto un’immagine biblica per rappresentare il futuro della presenza di Benedetto XVI nella Chiesa, una presenza contemplativa, come quella di Mosè che sale sul monte a pregare per il popolo d'Israele che giù nella valle combatte contro Amalek:

    “Questa immagine rappresenta la funzione principale – sua - per la Chiesa, cioè l’intercessione, intercedere: noi rimarremo nella ‘valle’, quella valle dove c’è Amalek, dove c’è la polvere, dove ci sono le paure, i terrori anche, gli incubi, ma anche le speranza, dove lei è rimasto in questi otto anni con noi. D’ora in avanti, però, noi sapremo che, sul monte, c’è la sua intercessione per noi”.

    Poi l’evocazione del silenzio dell’anima per entrare nella prima meditazione: un liberarsi dai rumori della vita quotidiana:

    "Penso che anche per noi gli Esercizi, questi momenti, sono un po’ come liberare l’anima dal terriccio delle cose, anche dal fango del peccato, dalla sabbia delle banalità, dalle ortiche delle chiacchiere che, soprattutto in questi giorni, occupano ininterrottamente le nostre orecchie”.

    Parola rivelatrice di Dio e parola creatrice: è su queste due direttrici che si è articolata stamani la seconda meditazione del cardinale Ravasi. Il porporato ha ribadito il primato della grazia divina dalla cui sorgente nasce la preghiera e la fede; in principio c’è la teofania, la rivelazione che è parola:

    “Qual è il primo volto con cui Dio si presenta? La rivelazione prima di Dio è nella Parola. La sua grazia si affida alla Parola. Ed è significativo notare che proprio l’incipit assoluto dell’Antico e del Nuovo Testamento è scandito dalla Parola. Dio disse: ‘Sia la luce e la luce fu’. La creazione è dunque un evento sonoro, è una Parola, la realtà paradossalmente più umana, quella realtà che è estremamente fragile – perché una volta detta si spegne – ma al tempo stesso ha un’efficacia particolare, perché senza la parola non esisterebbe la comunicazione”.

    Ad ispirare stamani la riflessione del cardinale Ravasi, il salmo 119, nel quale la Parola è guida all’interno della nebbia, “lampada per i miei piedi è la tua parola”. Una luce che spezza le tenebre in particolare nella cultura di oggi che – afferma il porporato – è in un orizzonte fluido, incerto, dove si celebra l’amoralità, l’assoluta indifferenza per cui “non c’è più distinzione tra dolce e amaro” e dove tutto è genericamente grigio. Pertanto il confronto con la Parola è essenziale, essa ci indica la vera scala dei valori, “spesso calibrata solo sulle cose, sul denaro, sul potere”. Parola che è pure annuncio ma anche principio di fiducia. Nel Salmo 23, c’è poi la condivisione della strada – Dio è pastore che guida il gregge e che è, allo stesso tempo, compagno di viaggio – elementi che rimarcano il valore della grazia: verità da un lato e amore dall’altro. Unica la meta – conclude il cardinale - ovvero il Tempio, la mensa imbandita, il sacrificio di comunione dunque la celebrazione della liturgia:

    “La Parola come prima grande epifania che è cantata nel Salterio e che io, pregando, scopro. Sento non soltanto le mie parole che risuonano, c’è anche la Parola di Dio che risuona in me”.

    Al centro della terza meditazione, sempre stamani, la teofania del Creatore che opera proprio attraverso la sua prima epifania, la Parola. Il creato – evidenzia il cardinale Ravasi - è “una diversa parola di Dio”, “contiene una musica teologica silenziosa” aveva precisato il commentatore tedesco del Salterio Gunkel, “un messaggio che non conosce parole sonore o echi e che però percorre tutto l’universo”. E’ il Salmo 19 a ribadire come gli spazi astrali siano “narratori” dell’opera creatrice di Dio. Necessario quindi tornare a contemplare:

    “L’assenza dello stupore nell’uomo contemporaneo è segno di superficialità. E’ chino solo sull’opera delle sue mani, è incapace di alzare gli occhi verso il cielo, di ammirare in profondità i due estremi dell’universo e del microcosmo. E questo ha fatto così che l’uomo, privo di contemplazione, ha deturpato la terra, usandola soltanto strumentalmente. Non ha più il senso della terra come sorella”.

    Parte della meditazione è stata poi dedicata al dialogo tra fede e scienza – tema amato dal teologo Ratzinger - due magisteri non sovrapponibili, distinti ma non totalmente separati. La fede risponde ai perché; la scienza ai come. E’ Pascal, secondo il cardinale Ravasi, a sintetizzare sugli eccessi da evitare: “escludere la ragione, non ammettere che la ragione”; e allo stesso tempo è il filosofo ad indicare una via: “le cose umane bisogna capirle per poterle amare, mentre le cose divine bisogna amarle per capirle”. “Devi gettarti prima nel mare della fede – aggiunge il porporato – e poi cominciare a navigare, credere e comprendere si incrociano necessariamente”. Via della preghiera quindi e via della teologia che procedono “in contrappunto e non in opposizione”. L’armonia delle due strade è esaltata simbolicamente nel Salmo 19 con il duplice sole: astro che sfolgora nel cielo e la Parola di Dio come sole:

    “Quindi il sole fiammeggia nel cielo e ci parla della rivelazione cosmica. Ma c’è poi la Parola di Dio che è l’altro sole, che ci illumina in pienezza. Ecco, parola rivelatrice e parola creatrice”.

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    La Chiesa è di Cristo: l’eredità più forte di Benedetto XVI

    ◊   Qual è l’immagine che Benedetto XVI ha della Chiesa? Quale eredità lascerà al suo successore? Sono questi alcuni degli interrogativi che molti si pongono, nei media e non solo. In realtà, sarebbe sufficiente ascoltare quello che il Papa sta dicendo in questi giorni per avere una risposta. “La Chiesa è di Cristo”, ha affermato con forza. La Chiesa ha bisogno di “rinnovarsi nello spirito”, ha ribadito ieri. A dieci giorni dalla fine del suo Pontificato, riprendiamo dunque alcuni passaggi degli ultimi interventi di Benedetto XVI nel servizio di Alessandro Gisotti:

    “Per il bene della Chiesa”. Dall’inizio del suo ministero petrino, Benedetto XVI lo ha testimoniato con i suoi gesti, con le sue parole, con la sua stessa persona. Il bene della Chiesa prima di tutto, perché la Chiesa non appartiene a noi, neppure a Pietro. La Chiesa è di Cristo. Ed è questo il significato più profondo della sua rinuncia:

    “Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza (…) Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura”. (Udienza generale, 13 febbraio 2013)

    Ma se la Chiesa è di Cristo, allora sono inconciliabili con Essa i protagonismi, le divisioni, il mettere l’io davanti a Dio. Significativamente, Benedetto XVI rinuncia al suo ministero in Quaresima, tempo forte di penitenza, conversione e rinnovamento spirituale. Un rinnovamento che inizia con la denuncia del male che strappa le vesti di Cristo:

    “Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti”. (Rito delle Ceneri, 13 febbraio 2013)

    La visione del Papa per l’avvenire della Chiesa non è pessimista. Tutt’altro. Benedetto XVI sa e ci ricorda che “il futuro è di Dio” e che la Chiesa è viva, è “sempre giovane” perché Cristo è vivo, “Egli è veramente risorto”. Bisogna allora guardare con fiducia al futuro, vivere quello spirito pentecostale che aveva contraddistinto il Concilio Vaticano II, bussola sicura per la Chiesa nel mare agitato della contemporaneità:

    “Noi siamo andati al Concilio non solo con gioia, ma con entusiasmo. C'era un’aspettativa incredibile. Speravamo che tutto si rinnovasse, veramente che venisse una nuova Pentecoste, una nuova era della Chiesa”. (Incontro con i sacerdoti romani, 14 febbraio 2013)

    Una nuova era della Chiesa che inizia ritornando al cuore dell’avvenimento cristiano: l’incontro con Gesù. Ecco qual è l’unico vero programma che Benedetto XVI ci affida per il futuro: mettersi in ascolto della parola e della volontà del Signore e lasciarsi guidare da Lui:

    “La Chiesa, che è madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a riorientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore. In questo Anno della fede la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base della nostra vita e della vita della Chiesa”. (Angelus, 17 febbraio 2013)

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    Il cardinale Comastri: dal Papa una grande lezione in un mondo di persone arroccate sul potere

    ◊   La Chiesa sta vivendo con trepidazione questi ultimi giorni di pontificato di Benedetto XVI: in tanti fedeli c’è tristezza e stupore. Come leggere questo momento così particolare della nostra storia? Sergio Centofanti lo ha chiesto al cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e arciprete della Basilica di San Pietro:

    R. - Quando ho appreso la notizia delle inattese dimissioni del Santo Padre Benedetto XVI, ho provato il dolore intenso che si prova nel momento in cui si avverte che una persona cara sta uscendo improvvisamente dal nostro orizzonte. Tutti abbiamo un cuore e il cuore si affeziona alle persone, questo è evidente ed è giusto. Però, subito dopo, mi è sembrato di sentire una brezza soave che veniva da lontano e mi portava il profumo inconfondibile della paglia di Betlemme. Sì, il profumo dell’umiltà di Dio. Ho sentito nitidamente in questo momento le parole di Gesù, parole non invecchiate da 2000 anni di storia ma ancora vive nelle vene della Chiesa. Esse stupendamente ci dicono: imparate da me che sono mite e umile di cuore. Come mi è apparso bello e confortante scoprire che queste parole fresche e giovani uscivano dal gesto delle dimissioni di Benedetto XVI e davano a tutti una grande lezione! In un mondo popolato da persone arroccate sul potere, incapaci di allentare la morsa dallo scettro, avide di salire e salire sempre di più, come è evangelico e controcorrente il gesto di colui che dice onestamente: perdonatemi non ho più le forze, Gesù chiami un altro al timone della Chiesa, io mi ritiro senza potere nel silenzio e nella preghiera. Il grande oratore francese, Jacques Bénigne Bossuet, sul finire del XVII secolo, amaramente esclamava: vi meravigliate se sembra che Dio si sia nascosto, vi meravigliate? Dio si trova a disagio in un mondo di orgogliosi, perché gli orgogliosi non possono capire il vocabolario dell’umiltà che Dio ha stampato a Betlemme. Oggi, concludeva Bossuet, trovare una persona veramente umile è un fatto più unico che raro. Ebbene, noi l’abbiamo trovata. Noi possiamo dire che oggi una persona umile c’è. Una persona veramente umile e coraggiosamente umile è Benedetto XVI. Grazie, Papa Benedetto! Hai dato un colpo all’orgoglio di tutti! Il mondo è sorpreso, sì, la Chiesa è edificata, tutti siamo chiamati a tenerne conto e Dio dal cielo sorride perché un raggio della sua luce è riuscito a sciogliere la fitta nebbia della superbia umana. E la Chiesa continua il suo cammino, sorretta dalla certezza che Gesù resta sempre al timone della barca, senza interruzione, e questo basta per renderci ottimisti.

    D . – Cosa ci lasciano questi otto anni di pontificato?

    R. – Ci lasciano una grande eredità. Papa Benedetto è un uomo che ci ha insegnato a leggere la storia della Chiesa con il criterio della continuità. Alcuni volevano leggere il Concilio Vaticano II come una frattura. Giustamente Papa Benedetto ha detto: no, nella Chiesa non ci sono fratture, c’è una crescita, uno sviluppo, ma sempre nella continuità. Duemila anni di storia sono duemila anni di storia di una comunità che è viva e che è coerente con l’acqua che esce dalla sorgente, che esce da Gesù. Non solo. Papa Benedetto ci ha dato una visione molto spirituale del suo ruolo e del suo pontificato. Non ha fatto altro che richiamarci alla sorgente del Vangelo perché la Chiesa ringiovanisce, non prendendo spunto dalle mode del momento ma ritrovando la freschezza delle origini, ritrovando la fedeltà al Vangelo e quindi purificandosi, togliendo tutta la polvere che i secoli possono aver depositato sul suo volto. La giovinezza della Chiesa è togliere questa polvere e ritrovare il volto giovane della Pentecoste.

    D. – Nei suoi incontri personali col Papa, quale immagine le rimane?

    R. – La grande bontà, la grande semplicità e anche la capacità di mettere a proprio agio. Ogni volta che mi sono trovato a parlare con il Papa io l’ho sentito veramente come un padre, come un padre buono, un padre desideroso di trasmettere agli altri il fuoco del Vangelo che ha nel cuore e credo che questo è un ricordo che porterò per sempre.

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    Il Papa affida al cardinale Versaldi il governo della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione

    ◊   A seguito della visita apostolica effettuata da mons. Filippo Iannone alla Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione, il Papa ha deciso, il 15 febbraio scorso, di affidare il governo di questo Istituto religioso al cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, nominandolo delegato pontificio. In tale veste – riferisce la Sala Stampa vaticana - il cardinale Versaldi avrà il compito di guidare l'Istituto religioso e di indirizzare le strutture sanitarie da esso gestite verso un possibile risanamento economico, escludendo tuttavia una partecipazione della Santa Sede in tali opere.

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    Il card. Sarah in Giordania per fare il punto sugli aiuti umanitari ai profughi siriani

    ◊   Da domani a giovedì 21 febbraio, il presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, cardinale Robert Sarah, e il segretario del dicastero, mons. Giampietro Dal Toso, si recheranno in Giordania, dove sono stati invitati ad intervenire in occasione del Forum regionale delle Caritas del Medio Oriente - Nord Africa - Corno d'Africa. “L’incontro – riferisce un comunicato di Cor Unum - costituirà anche un’importante occasione per fare il punto sugli aiuti umanitari portati dagli organismi caritativi cattolici, in particolare la Caritas, ai profughi e alle vittime del violento conflitto in Siria. Saranno infatti presenti i rappresentanti di tutte le Caritas della regione, oltre a rappresentanti delle Chiese locali. La situazione a livello umanitario in quel Paese e in tutta la regione è ormai insostenibile. Alcune stime – prosegue il comunicato - giungono a parlare di 1 milione di rifugiati, oltre 2,5 milioni di sfollati, quasi 100mila morti direttamente imputabili alle violenze e innumerevoli altri, il cui numero non è neppure quantificabile, indirettamente causati dall’impoverimento complessivo della popolazione, indotto principalmente dalla guerra stessa. Il rigido inverno sta ulteriormente contribuendo molto a questo triste bilancio delle sofferenze di un popolo, stremato soprattutto nelle sue fasce sociali più deboli e vulnerabili”. Durante tale viaggio, il cardinale e il segretario visiteranno anche località dove sono ospitate persone, in fuga dai combattimenti in Siria. La visita ai rifugiati sarà organizzata con Caritas Giordania e con altre realtà caritative cattoliche attive nell'assistenza e negli interventi umanitari. Inoltre, durante la visita, è previsto un incontro con il Re di Giordania, Abd Allāh II ibn al-Husayn.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La via di Dio e la via dell'uomo: oltre centomila persone in Piazza San Pietro per esprimere affetto e gratitudine a Benedetto XVI. Nell'informazione vaticana, un articolo di Cristian Martini Grimaldi su tutte le voci della piazza: turisti, cibernauti e pragmatici.

    In prima pagina, l'udienza del Papa al presidente del Consiglio dei ministri italiano, Mario Monti.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, gli sciiti sotto attacco in Iraq.

    Parola degna di fede: in cultura, anticipazione degli interventi - in occasione del convegno annuale a Milano - del preside della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, monsignor Pierangelo Sequeri, e di Giuseppe Angelini, ordinario di Teologia morale fondamentale nella stessa Facoltà.

    Novità dentro le cose solite: Samuel Fernandez sulla "Verbum Domini" e l'allargamento della ragione.

    Non può esserci carità senza fede: Serafino M. Lanzetta su Benedetto XVI, la Quaresima e la sfida della nuova evangelizzazione.

    Quello scandalo di non adattarsi al mondo: la scelta dello scorso 11 febbraio commentata sui giornali e in rete.

    Su "Focus" e sul "Corriere della Sera" Peter Seewald racconta Papa Ratzinger.

    Un articolo di Emilio Ranzato dal titolo "Se il pubblico non sa scegliere": a una scadente edizione del festival del cinema di Berlino non corrisponde una diminuzione di interesse e partecipazione.

    Per liberare l'anima dal terriccio delle cose e della banalità: nell'informazione religiosa, la seconda giornata degli esercizi spirituali alla presenza di Benedetto XVI.

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    Oggi in Primo Piano



    Iraq. Al Qaeda rivendica attentati contro sciiti. Mons. Warduni: situazione terribile, non c'è più sicurezza

    ◊   Sono stati rivendicati dall’Isi, organizzazione terroristica che fa capo ad al Qaeda, gli attentati che hanno scosso l’Iraq nelle ultime 48 ore con un bilancio di almeno 30 morti e 120 feriti. Nel mirino soprattutto la capitale Baghdad, dove secondo la polizia sono esplose 13 autobombe in 6 diversi quartieri. In mattinata anche l’attacco contro un oleodotto nella raffineria di Baji, che ha messo fuori uso l’impianto. Al microfono di Cecilia Seppia la preoccupazione di mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad:

    R. – La situazione non è facile. E’ una situazione molto dolente, terribile, perché ormai non c’è alcuna sicurezza da noi.
    D. – Tredici autobombe esplose solo a Baghdad, in quartieri a maggioranza sciita. Quindi, ancora una volta, dietro a queste azioni c’è la faida perenne, la lotta per il potere tra sunniti e sciiti…

    R. – Bisogna allontanarsi dagli interessi personali, partigiani, anche religiosi e confessionali. Questo solo il Signore lo potrebbe fare: dare la grazia, affinché possano vedere solo il bene dell’Iraq e la tranquillità del popolo iracheno.

    D. – I sopravvissuti a queste esplosioni, avvenute per lo più in mercati e quindi in zone molto frequentate, hanno riferito di uno scenario di guerra. Come stanno reagendo le autorità e soprattutto la Chiesa, anche nei confronti dei fedeli: cosa si dice loro per incoraggiarli, per tranquillizzarli?

    R. – Certamente il governo è a disagio: tutto questo non è certo buono per la sua stabilità, per il suo operato. Questa cosa non finirà! Bisogna avere uno spirito di sacrificio, bisogna avere uno spirito capace di allontanarsi dagli interessi personali: tutti vogliono solo il bene personale… Questo è egoismo! D’altra parte siamo in Quaresima e noi preghiamo per la pace. Non abbiamo nient’altro: i nostri fedeli soffrono; i nostri cittadini soffrono; i nostri bambini soffrono; gli anziani, i malati e i giovani soffrano. Perciò chiediamo la grazia del Signore. Io dico solo: noi vogliamo la pace, allora preghiamo e cerchiamo la pace. Adesso specialmente, in questo periodo di Quaresima, noi diciamo ai nostri fedeli di pregare, di andare avanti con fiducia nel Signore.

    D. – Come stanno vivendo i cristiani questo momento in Iraq: qual è la situazione, la condizione dei cristiani, che sappiamo essere una minoranza nel Paese?

    R. – Non ci sono azioni particolari contro i cristiani. Certamente tutto questo influisce sull’ambiente generale del Paese. Purtroppo il fenomeno dell’emigrazione è ancora in atto, perché vedendo queste disgrazie, si domandano: chi garantisce la nostra vita? Chi garantisce la sicurezza della nostra famiglia?

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    L'Onu: vertici di Damasco sospettati di crimini di guerra. Assad: vinceremo

    ◊   Alcuni leader del regime siriano sono sospettati di aver compiuto gravi crimini di guerra nel Paese. Lo afferma la commissione d’inchiesta dell’Onu nel suo ultimo rapporto presentato oggi a Ginevra, chiedendo l'intervento della Corte penale internazionale. Intanto - secondo la stampa libanese - il presidente Assad ribadisce che la Siria “è sulla strada della vittoria nella guerra mondiale contro di essa”. Il governo di Damasco, invece, ha smentito le cifre delle Nazioni Unite sugli sfollati: non sarebbero 600mila – ha detto il premier Wale Halqi - ma meno di 200mila. In questo quadro, a Bruxelles, i ministri degli Esteri dell’Unione Europea discutono sul rinnovo delle sanzioni contro la Siria, con la Gran Bretagna che preme per agevolare il rifornimento di armi ai ribelli. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Maurizio Simoncelli membro di Archivio Disarmo:

    R. – Intanto ci sono delle normative a livello europeo, e nel nostro caso italiano, che sono molto stringenti sulle esportazioni di armi a Paesi in conflitto, soprattutto dove non c’è rispetto dei diritti umani. E sappiamo quello che sta avvenendo da due anni ormai in Siria. Dall’altro lato, non possiamo dimenticare la posizione che ha assunto lo stesso presidente Obama, in contrasto con tutta la sua dirigenza, dal ministro della Difesa alla Cia e così via, quando ha bloccato ogni ipotesi di fornitura di armi ai ribelli. Da più parti – non solo da parte di Israele o degli Stati Uniti, ma da parte di diversi Paesi - ci sono numerose perplessità ad appoggiare la rivolta siriana fino in fondo, perché ci sono degli evidenti pericoli di un rafforzamento di gruppi armati di tipo jihadista.

    D. – L’Onu ritiene che tra i vertici di Damasco vi siano sospetti criminali di guerra. Che valenza può avere questa constatazione?

    R. – Sicuramente questo è un dato – direi - abbastanza accertato, che va forse accertato giuridicamente e, giustamente, attraverso gli organi competenti. Questo può portare sì ad una serie di interventi, ma dobbiamo tener presente che, purtroppo, mi sembra che in questa guerra non ci siano stati da una parte i buoni e dall’altra parte i cattivi. Anche le azioni di vero e proprio terrorismo, attuate con esplosioni di autobombe, che hanno fatto larga strage di civili, mi sembrano siano state compiute da una parte e dall’altra. Certamente le forze governative hanno responsabilità maggiori, rispetto a quelli che possono essere gruppi, attualmente incontrollabili, dell’opposizione.

    D. – Secondo lei, c’è spazio per la trattativa, come ha detto il mediatore internazionale Brahimi?

    R. – Siamo ancora di fronte ad uno degli ennesimi tentativi e certamente non so quanto riuscirà a portare risultati. Non è la prima volta che le Nazioni Unite intervengono in questo modo. In questi 22 mesi, però, finora, ogni trattativa è di fatto fallita.

    D. – Questa volta, però, Brahimi ha fatto riferimento anche a personalità di spicco del regime...

    R. – Sì, probabilmente questo è connesso al fatto che il regime di Hassad si senta progressivamente sempre più in difficoltà. Recentemente le forze ribelli sono riuscite a conquistare anche delle basi aeree, riuscendo ad impadronirsi di aerei non distrutti. E teniamo presente che l’aeronautica è la forza principale della supremazia attuale delle forze governative. La difficoltà, quindi, che probabilmente in questo momento sta vivendo il regime di Hassad, può ammorbidire le posizioni sinora tenute e permettere, agevolare forse, l’avvio di una trattativa.

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    L'Ue dice sì alla missione europea di addestramento delle forze armate del Mali

    ◊   Il Consiglio Europeo dei ministri degli Esteri ha formalmente approvato la missione militare europea di addestramento delle forze armate del Mali. La decisione politica era stata presa a dicembre. Alcuni esperti ed il primo contingente di 70 militari è già arrivato nella capitale Bamako l'8 febbraio scorso, mentre nelle prossime settimane saranno inviati altri 400 militari. Intanto un appello per la stabilità del Mali è arrivato dagli Stati del Sahara e del Sahel, nel corso di un summit in Ciad. Nella comunità internazionale, invece, si cerca il consenso su quali forme d’intervento adottare nel Paese quando sarà avvenuto il disimpegno della Francia: il rischio è che i gruppi jihadisti mantengano delle sacche di resistenza in territorio maliano. Ascoltiamo, al microfono di Davide Maggiore, l’analisi di Marco Massoni, docente di relazioni internazionali all’American University of Rome:

    R. – Sembra quasi che le cose si debbano avverare così come le si ipotizzava già qualche anno fa. Vale a dire, de facto, un santuario islamista, filo-qaedista, nei territori settentrionali del Mali al confine con Nigeria e Algeria, come se i confini dell’Azawad, del sedicente Stato indipendente, si fossero compressi laddove i jihadisti avevano eletto domicilio. Sicuramente il passaggio di consegne dei francesi alla forza internazionale condotta dagli africani e poi in un secondo momento, non così lontano, a una missione di peace-keeping Onu, che è stata formalmente richiesta da parte di Parigi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dà vita a una sorta formale di disimpegno francese che non significa però disattenzione da parte dell’Eliseo.

    D. - Abbiamo accennato alla possibilità di una missione Onu, ma la comunità internazionale è abbastanza concorde su questo o ancora ci sono punti di frizione?

    R. – Il consenso era crescente a livello internazionale e mai come in questo caso, quello del Sahel e del Mali, nello specifico anche in Europa, nelle cancellerie europee, aveva trovato consenso un’azione unitaria, poi l’intervento francese o comunque l’accelerarsi degli eventi ha creato colli di bottiglia. Immagino che ci sia presto un ritorno a una voce unica da parte dell’Europa, o almeno lo auspico fortemente, sta di fatto che non dobbiamo escludere ovviamente altri maggiorenti. E’ importante che anche Russia e Cina in ambito del Consiglio di Sicurezza avallino questa ipotesi e che poi si allarghi sempre più il consenso per il progetto dell’Onu, cioè una strategia di largo respiro per i prossimi decenni a venire, di reintegro delle sacche marginalizzate di popolazione che vivono nell’immenso Sahel.

    D. – E’ stata da poco annunciata la data delle elezioni in Mali per il mese di luglio, è una data realistica o le divisioni politiche e tra politici e esercito a Bamako ancora impediscono uno scenario del genere?

    R. – Evidentemente ci sono tensioni, probabilmente non è realistica ma già indicare una data di massima, aiuta a fare emergere le criticità, le contraddizioni o le difficoltà della politica interna nella capitale, Bamako, che tende ad essere messa in secondo piano rispetto agli accadimenti militari. E’ un errore, o comunque non è sempre opportuno fare così, perché non dobbiamo leggere le criticità del Mali solo attraverso la lente di un intervento militare, resosi comunque sia necessario, bensì fare attenzione a quanto accade nella capitale. Questo perché è vero che potrebbero essere escluse le regioni settentrionali ma la vita politica del Paese continua.

    D. - Lo scenario regionale - il Maghreb è in un rinnovato stato di agitazione - potrebbe in un qualche modo influire sulla situazione maliana?

    R. – Evidentemente i confini, anche da un punto di vista fisico, molto porosi fra questi Stati, e soprattutto i confini immateriali fra culture politiche in transizione, come quelle resesi interpreti della primavera araba a nord e quelle del Sahel - che possono subire, anche solo come suggestione, un effetto contagio - sono da guardare con attenzione, tenendo conto di un fatto: è una normale dialettica quella che sta accadendo anche nei Paesi rivieraschi sud del Mediterraneo, da un punto di vista di conflitto politico, a cui assistiamo tutti i giorni come in Egitto, in Libia e in Tunisia.

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    Le istituzioni proteggano l'infanzia: manifesto di "Telefono Azzurro" in vista delle elezioni

    ◊   Tutti i bambini nati in Italia siano cittadini italiani, qualunque sia la nazionalità dei loro genitori. E’ una delle priorità indicate da Telefono Azzurro nel “Manifesto per l’infanzia in Italia”, presentato oggi a Roma alle forze politiche e alla società civile in vista delle prossime elezioni politiche, in programma il 24 ed il 25 febbraio. Al dibattito hanno partecipato rappresentanti politici dei principali partiti italiani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Un incremento della spesa finanziaria dell’Italia in favore di famiglia e minori, l’istituzione di un Ministero per l’infanzia e l’adolescenza, più fondi per aiutare le piccole vittime di abusi, maggiori investimenti per l’educazione, la sicurezza e la tutela dei diritti di bambini e adolescenti. Si snoda attraverso questi punti cruciali il documento, stilato da Telefono Azzurro, per stimolare un dibattito affinché la questione minorile sia centrale in campagna elettorale e nel prossimo programma di governo. Il commento di Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro:

    "Purtroppo, sul tema dell’infanzia, si investono poche risorse economiche e mancano delle politiche a medio e lungo temine. Questo è quello che noi vorremmo evitare, dando anche sempre più il nostro appoggio a tutte quelle forze politiche che vogliono invece trasformare questo tipo di impegno in politiche che possano essere concrete e dalla parte dei più piccoli".

    Possiamo confidare, in questa difficile fase storica, su un’adeguata risposta della politica alle istanze di Telefono Azzurro?

    "Di fatto, abbiamo avuto la risposta di molte persone della politica - fra l’altro anche di candidati importanti - che hanno aderito al Manifesto. Diciamo che c’è sensibilità su questi temi. Abbiamo deciso che l’ultimo giorno prima del silenzio elettorale, pubblicheremo i nomi di tutti candidati e di tutte le forze politiche che hanno sostenuto e sostengono questo impegno. Questo perché vorremmo poi rivederli dopo le elezioni e verificare se quelle dichiarazioni fatte, vengono in qualche modo accolte concretamente. A noi interessa la concretezza delle risposte ai bisogni reali".

    E’ necessaria una pronta risposta anche dalla società civile. Tra le priorità nel Manifesto è prevista, in particolare, la creazione di una rete integrata di servizi e associazioni non profit per sostenere le famiglie.

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    Memoria liturgica del Beato Angelico. Benedetto XVI: "L'arte trasmetta la fede al mondo"

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica del Beato Angelico, patrono degli artisti ed emblema del pittore al servizio della fede. Varie le occasioni in cui Benedetto XVI ha evidenziato la funzione evangelizzatrice dell'arte: "Il vero artista - ha scritto il Papa - è custode della bellezza del mondo e grazie alla sua particolare sensibilità estetica può cogliere più di altri la bellezza della fede": suo compito è "indicare la via Pulchritudinis", ovvero attraverso il Bello condurre l'uomo a Dio. Al microfono di Paolo Ondarza ascoltiamo le riflessioni di Rodolfo Papa, docente di Estetica alla Pontificia Università Urbaniana di Roma:

    R. – Il Beato Angelico nella sua vita ha mostrato come la via della santità possa passare anche attraverso un’espressione artistica. Si diceva che dipingesse in ginocchio. Non solo, ma ha sempre interpretato il magistero domenicano (egli stesso era domenicano, ndr) attraverso l’arte. L’arte, quindi, è uno strumento di predicazione, come del resto è sempre stato per l’arte cristiana, soprattutto quella che va dal ‘200 al ‘700, fino ad arrivare ad oggi. C’è, infatti, un filo rosso che continua nei secoli e continuerà sempre, ma che, però, ai nostri giorni, viene percepito da alcuni ambienti come superato.

    D. – L’Anno della Fede sprona, invece, gli artisti a continuare a parlare di fede all'uomo del XXI secolo...

    R. – Sì, con quella chiave di lettura che mirabilmente ha dato il Pontefice, dicendo che non dobbiamo pensare, né il Vaticano II né tutto il pensiero della Chiesa, come in contrapposizione rispetto ad altre epoche storiche. Non c'è una visione discontinua del ruolo dell'arte, ma una visione continua. Questo è quello che penso sia il testamento che Benedetto XVI dà alla Chiesa, in questo momento “grave”, come dice, ma di grandissima speranza.

    D. – Benedetto XVI lo ha detto più volte: il vero artista è custode della bellezza del mondo e grazie alla sua particolare sensibilità estetica, può cogliere più di altri la bellezza della fede, quindi esprimerla di nuovo e comunicarla: indicare quella “via pulchritudinis”, capace di guidare la mente e il cuore verso Dio. L’arte non è, dunque, compiacimento, ma vocazione, scaturita dalla contemplazione del Vero e del Bello, che è Dio...

    R. – Sì, Benedetto XVI ha insistito su questi concetti fondamentali e li ha disseminati in moltissimi testi, che ha scritto in questi otto anni, sottolineando appunto che, come dice peraltro il Concilio Vaticano II, ci sono degli elementi che sono imprescindibili, come l’affermazione della verità, attraverso la bellezza, per il bene. Questo è il centro dell’arte, soprattutto dell’arte cristiana. Ovviamente l’arte procura un piacere intellettuale anche visivo, ma questo è un mezzo per arrivare a dire la verità e quindi affermare Cristo.

    D. – In un momento storico, segnato da crisi sociale, economica, morale, ha detto Benedetto XVI: “La bellezza può aiutare l’umanità a rialzare lo sguardo”...

    R. – Sì, perché la bellezza serve da ancella per indicare la verità. Senza la verità, senza la percezione che esista la verità e che si possa conoscere la verità, non c’è possibilità di uscita da un momento di crisi. La soluzione la si può trovare se si arriva a conoscere la verità. La verità, da sempre, è affermata "sommamente" attraverso la bellezza.

    D. – Il Conclave si svolgerà come da tradizione nella Cappella Sistina. Gli affreschi di Michelangelo e dei pittori del ‘400 accompagnano un momento fondamentale per la vita della Chiesa...

    R. – Qui bisogna citare Giovanni Paolo II: la teologia portata da quegli affreschi, la verità custodita in quegli affreschi, attraverso la bellezza, saprà insieme allo Spirito Santo operare sul cuore, sull’anima e sulla mente dei cardinali e quindi offrire alla Chiesa e al mondo un nuovo pastore, capace di guidare saldamente la Chiesa nei prossimi anni.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Tanzania: sgomento e dolore a Zanzibar per l'assassinio di un sacerdote

    ◊   Shock e dolore per l’assassinio di un sacerdote cattolico sono stati espressi nell’isola di Zanzibar sia dai membri della piccola comunità cristiana che da tanti musulmani: lo dice all'agenzia Misna mons. Augustine Shao, il vescovo locale, all’indomani dell’agguato avvenuto nel cuore della “città vecchia”. Secondo una ricostruzione fornita da responsabili di polizia e confermata da mons. Shao, padre Evarist Mushi è stato ucciso a colpi di pistola mentre stava parcheggiando l’automobile di fronte all’ingresso della sua parrocchia di San Giuseppe. Erano le 7 di mattina e il sacerdote doveva dire la messa della prima domenica di quaresima. A ucciderlo sarebbero stati alcuni uomini che lo attendevano e che sarebbero poi fuggiti in motocicletta. Secondo il quotidiano della Tanzania The Guardian, in relazione all’omicidio la polizia ha già fermato tre sospetti. Sulle possibili motivazioni dell’agguato, però, non ci sono molti elementi. Una fonte della Misna che ha conosciuto personalmente padre Mushi ricorda che il religioso era stato a lungo impegnato in un programma di lotta all’Aids frutto di una collaborazione tra la Chiesa locale e i rappresentanti della comunità musulmana. L’impegno di padre Mushi a favore del dialogo interreligioso è sottolineato anche dal vescovo, secondo il quale però negli ultimi tempi nell’isola e nell’arcipelago di Zanzibar il tradizionale clima di apertura e confronto tra le culture è apparso per certi versi a rischio. “La maggioranza dei musulmani vuole la pace e il dialogo – sottolinea mons. Shao – ma negli ultimi due anni è cresciuto il peso di gruppi estremisti che secondo il governo riceverebbero finanziamenti dall’estero”. Uno dei nomi più ricorrenti è Uamsho, “risveglio” in lingua swahili, una formazione nata nel 2001 che si batte per una piena autonomia dell’arcipelago dalla Tanzania. A Zanzibar l’agguato di ieri non è il primo contro un religioso cattolico. A Natale alcuni sicari avevano sparato a padre Ambrose Mkenda, che era rimasto ferito. Rispetto alla Tanzania l’arcipelago gode di uno statuto di semi-autonomia. Lo scorso anno era stato teatro di disordini dopo l’arresto di Sheikh Ponda Issa Ponda, dirigente di un’organizzazione ritenuta da fonti della Misna “estremista e non rappresentativa degli orientamenti della maggioranza dei musulmani”. (R.P.)

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    Ecuador: Correa rieletto presidente

    ◊   Come previsto è stato riconfermato al potere il Presidente uscente Raffael Correa, forte del 57% delle preferenze, mentre il principale sfidante, il banchiere Guillermo Lasso, è rimasto fermo al 23%. I dati finora diffusi - riferisce l'agenzia Misna - sono relativi allo spoglio del 50% delle schede elettorali delle presidenziali e legislative di ieri. Lontano, al terzo posto, c’è l’ex Presidente Lucio Gutiérrez (2003-2005) che ha ottenuto soltanto il 5,9% dei consensi, seguito dal miliardario Álvaro Noboa che non ha superato il 3%; gli altri quattro candidati si attestano tra l’uno e il 3% dei voti espressi. Lasso ha già riconosciuto “una vittoria che merita rispetto”, quella ottenuta dall’economista 49 enne. Affacciatosi al palazzo presidenziale di Quito, il rieletto Correa si è impegnato ad “approfondire la sua rivoluzione cittadina”, rafforzando il controllo dello Stato sull’economia, riducendo ulteriormente il tasso di povertà e promettendo di rilanciare l’Alleanza Bolivariana per i popoli di Nuestra América (Alba). A capo dello Stato dal gennaio 2007, Correa è al suo terzo e ultimo mandato dopo essere già stato riconfermato alle elezioni anticipate del 2009. Sono attesi per le prossime ore i risultati delle legislative in merito alle quali, finora, il Consiglio nazionale elettorale (Cne) non si è ancora espresso. Correa ha invece fatto riferimento alla possibile conquista di una confortevole maggioranza dei 137 seggi in palio, che potrebbe servirgli per far approvare dall’Assemblea nazionale una riforma agraria, nuove regole per lo sfruttamento minerario e una legge sull’informazione, che sta già alimentando polemiche. (R.P.)

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    Siria: per i sequestrati la Chiesa non paga riscatti, ma offre preghiere

    ◊   La Chiesa siriana, in tutte le sue articolazioni e comunità, non ha mai pagato e mai pagherà riscatti per i cristiani sequestrati. I fedeli chiedono alla comunità internazionale un sostegno per fermare la disumana pratica dei sequestri, verso tutti i cittadini siriani, e invitano i confratelli cristiani del mondo a offre preghiere e sacrifici spirituali per le vittime. E’ quanto riferiscono all’agenzia Fides autorevoli fonti nella Chiesa cattolica in Siria, specificando che qualsiasi campagna di “redenzione” dei rapiti (attualmente sono due i sacerdoti in mano a bande di sequestratori) è una campagna di natura del tutto spirituale e non implica alcuna raccolta di fondi. Padre Alberto Barattero, dei Missionari del Verbo Incarnato, in una nota pervenuta a Fides, rimarca che i religiosi della sua fraternità non si adoperando nella “raccolta di denaro” per i sequestrati, ma che proseguono l’impegno di solidarietà verso famiglie, cristiane e non, che soffrono povertà e sfollamento a causa del conflitto. (R.P.)

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    Egitto: nasce il Consiglio delle Chiese cristiane

    ◊   I massimi rappresentanti delle confessioni cristiane presenti in Egitto si sono riuniti stamattina presso la cattedrale copta ortodossa di san Marco, nel quartiere cairota di al- Abbasiya, per sottoscrivere gli statuti del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane. Alla riunione fondativa del nuovo organismo hanno partecipato i capi delle 5 diverse compagini ecclesiali presenti in Egitto (copta-ortodossa, cattolica, greco-ortodossa, anglicana e evangelica), ognuno alla guida di una delegazione di cinque rappresentanti per ogni Chiesa. Presenti, tra gli altri, il Patriarca copto-ortodosso Tawadros II, quello copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak e Theodoros II, Patriarca greco-ortodosso di Alessandria. “Il nuovo organismo” spiega all'agenzia Fides mons. Kiryllos William, vescovo copto-cattolico di Assiut “servirà a procedere insieme nel cammino ecumenico, e a esprimere una posizione comune nel dialogo e nella convivenza con i non cristiani. Ci sarà certo occasione di promuovere attraverso di esso iniziative comuni sul piano sociale e culturale”. Secondo il vescovo Kyrillos, il nuovo consiglio “non avrà un profilo strettamente politico e non potrà certo esercitare autorità vincolante sulla vita interna delle singole Chiese”. Non di meno, la sua creazione è un fatto rilevante per l'avvenire delle comunità cristiane in Egitto, e conferma la sensibilità ecumenica del nuovo Patriarca copto-ortodosso, insediatosi lo scorso novembre: “Tawadros” nota Anba Kyrillos “ha dato il suo pieno appoggio per arrivare presto a inaugurare questo nuovo organismo, la cui istituzione era stata messa in cantiere già prima della sua elezione”. Intanto, nella giornata di domenica, alcune centinaia di cristiani copti ortodossi si sono recati in corteo davanti alla sede della Corte Suprema per manifestare la propria protesta davanti all'attacco incendiario subito venerdì 15 febbaio dalla chiesa di Mar Girgis ad opera di un gruppo di militanti islamisti, nel governatorato di Fayoum. (R.P.)

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    India: carestia e siccità per migliaia di villaggi nel Marathwada

    ◊   Il governo centrale dell'India ha identificato 100 medici che saranno condannati per aver condotto aborti selettivi e feticidi femminili in tutto il Paese. L'indagine è partita dal ministero per la Salute, che attraverso l'Associazione medica nazionale ha individuato i trasgressori del Pre-conception & Pre-Natal Diagnostich Techniques Act 1994, legge che rende illegale l'uso di particolari esami per determinare il sesso del feto. In base al decreto, gli indagati rischiano dai 6 mesi ai 5 anni di carcere, oltre a una multa e la sospensione (o cancellazione) della licenza. All'agenzia AsiaNews il dr. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia accademia per la vita, considera "positiva" la mossa del ministero per la Salute, perché "usare forti deterrenti può aiutare a prevenire simili forme di discriminazione e a punire i colpevoli". Il medico ricorda lo studio "Children in India 2012: a Statistical Appraisal", pubblicato dal Centro statistico nazionale, secondo il quale almeno 3 milioni di bambine sono scomparsi nel 2011 a causa di aborti selettivi e infanticidi femminili. "Questa perdita - nota - avrà conseguenze morali, sociali ed economiche molto negative. Anche la scelta del sesso [del nascituro] è espressione di mancanza di rispetto verso le donne, e una delle cause dell'aumento dei crimini contro di esse". Purtroppo, sottolinea, "in India c'è questa preferenza culturale verso il figlio maschio, in molti casi legata a ragioni economiche". Per tradizione infatti, una ragazza deve essere istruita e data in moglie, ma può trovare marito solo fornendo una dote consistente (in denaro, gioielli e beni materiali di vario tipo). Anche da sposata una donna non sarà rispettata finché non dà alla luce un bambino. Inoltre, in alcune province dell'India vi è ancora l'usanza del sati, il rogo della vedova sulla pira funebre del marito defunto. Secondo la tradizione indù, un rituale volontario che attesta la devozione verso il consorte; in realtà, un modo per liberarsi del "peso" economico di una donna rimasta sola. Anche una diffusa "cultura della morte", sottolinea il dr. Carvalho, "è causa di aborti selettivi e infanticidi femminili. La Chiesa cattolica invece si impegna a promuovere una cultura della vita attraverso il proprio ministero dell'educazione e della salute. In questo modo è possibile proteggere la vita e la dignità delle bambine, e creare un contesto che difenda, valorizzi e incoraggi le giovani donne, oltre a opporsi alle tante forme di discriminazione e violazione dei loro diritti". Al contrario di quanto si possa pensare, aborti selettivi e feticidi femminili sono diffusi anche tra le famiglie di ceto medio-alto. "Secondo un recente studio intitolato Skewed Sex Rations in India: Physician, Heal Thyself - spiega il dr. Carvalho - in India le famiglie di medici hanno più figli maschi che femmine". (R.P.)

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    India: il governo condanna 100 medici per aborti selettivi e feticidi femminili

    ◊   Il governo centrale dell'India ha identificato 100 medici che saranno condannati per aver condotto aborti selettivi e feticidi femminili in tutto il Paese. L'indagine è partita dal ministero per la Salute, che attraverso l'Associazione medica nazionale ha individuato i trasgressori del Pre-conception & Pre-Natal Diagnostich Techniques Act 1994, legge che rende illegale l'uso di particolari esami per determinare il sesso del feto. In base al decreto, gli indagati rischiano dai 6 mesi ai 5 anni di carcere, oltre a una multa e la sospensione (o cancellazione) della licenza. All'agenzia AsiaNews il dr. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia accademia per la vita, considera "positiva" la mossa del ministero per la Salute, perché "usare forti deterrenti può aiutare a prevenire simili forme di discriminazione e a punire i colpevoli". Il medico ricorda lo studio "Children in India 2012: a Statistical Appraisal", pubblicato dal Centro statistico nazionale, secondo il quale almeno 3 milioni di bambine sono scomparsi nel 2011 a causa di aborti selettivi e infanticidi femminili. "Questa perdita - nota - avrà conseguenze morali, sociali ed economiche molto negative. Anche la scelta del sesso [del nascituro] è espressione di mancanza di rispetto verso le donne, e una delle cause dell'aumento dei crimini contro di esse". Purtroppo, sottolinea, "in India c'è questa preferenza culturale verso il figlio maschio, in molti casi legata a ragioni economiche". Per tradizione infatti, una ragazza deve essere istruita e data in moglie, ma può trovare marito solo fornendo una dote consistente (in denaro, gioielli e beni materiali di vario tipo). Anche da sposata una donna non sarà rispettata finché non dà alla luce un bambino. Inoltre, in alcune province dell'India vi è ancora l'usanza del sati, il rogo della vedova sulla pira funebre del marito defunto. Secondo la tradizione indù, un rituale volontario che attesta la devozione verso il consorte; in realtà, un modo per liberarsi del "peso" economico di una donna rimasta sola. Anche una diffusa "cultura della morte", sottolinea il dr. Carvalho, "è causa di aborti selettivi e infanticidi femminili. La Chiesa cattolica invece si impegna a promuovere una cultura della vita attraverso il proprio ministero dell'educazione e della salute. In questo modo è possibile proteggere la vita e la dignità delle bambine, e creare un contesto che difenda, valorizzi e incoraggi le giovani donne, oltre a opporsi alle tante forme di discriminazione e violazione dei loro diritti". Al contrario di quanto si possa pensare, aborti selettivi e feticidi femminili sono diffusi anche tra le famiglie di ceto medio-alto. "Secondo un recente studio intitolato Skewed Sex Rations in India: Physician, Heal Thyself - spiega il dr. Carvalho - in India le famiglie di medici hanno più figli maschi che femmine". (R.P.)

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    Pakistan: è morto mons. Anthony Lobo, vescovo emerito di Islamabad

    ◊   I cattolici pakistani piangono la scomparsa del vescovo emerito di Islamabad-Rawalpindi mons. Anthony Lobo, deceduto nelle prime ore della mattinata dopo una lunga malattia. La notizia della morte ha suscitato viva commozione fra i fedeli della capitale e del Paese, che ricordano l'enorme contributo fornito dal prelato nel campo dell'educazione, un problema annoso in Pakistan con profondi ritardi strutturali e culturali. Mons. Lobo - riferisce l'agenzia AsiaNews - era conosciuto e apprezzato anche per il lavoro svolto nella pastorale e nell'opera di evangelizzazione. Nato il 4 luglio 1937 a Karachi (provincia del Sindh), nel sud del Paese, egli ha compiuto i primi studi all'istituto di San Patrizio, per poi approfondire l'istruzione religiosa nel seminario cittadino di Cristo Re. Egli ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale, sempre a Karachi, l'8 gennaio 1961; oltre 20 anni più tardi, l'8 giugno del 1982 il Beato papa Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo ausiliare della metropoli. Infine, il 28 maggio 1993 il trasferimento nella capitale, in qualità di vescovo di Islamabad-Rawalpindi, carica che ha mantenuto fino alle dimissioni "per motivi di salute" del 18 febbraio 2010, sostituito da mons. Rufin Anthony. Fra le varie cariche e qualifiche ricoperte nel corso degli anni ricordiamo: presidente della Commissione per l'istruzione in Pakistan; segretario generale della Conferenza episcopale pakistana; presidente del Comitato per l'istruzione, in seno alla Federazione dei vescovi dell'Asia; membro del senato accademico della Shah Abdul Latif University e della Sindh University; membro del Comitato direttivo di Oasis. Per i fedeli egli ha saputo infondere coraggio in un periodo difficile per i cristiani del Pakistan. Come sottolinea il rettore del collegio di Santa Maria, padre Samson Simon Sharaf, mons. Lobo ha portato "luce, educazione, umiltà di spirito" alla diocesi, fornendo un grande contributo nel campo "della religione e dell'istruzione", oltre ad aver promosso molte opere nel sociale. Mons. Rufin Anthony, attuale vescovo di Islamabad-Rawalpindi, è "profondamente triste" per la scomparsa di mons. Lobo che ha contribuito a rafforzare lo spirito e la fede dei pakistani. Il prelato annuncia che i funerali si terranno il 20 febbraio e invita la comunità alla preghiera. (R.P.)

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    Indonesia. North Sulawesi, emergenza alluvioni: 15 morti e migliaia di sfollati

    ◊   Le forti piogge cadute negli ultimi due giorni a Manado, capoluogo provinciale del North Sulawesi, hanno provocato alluvioni, frane e smottamenti che hanno causato la morte di almeno 15 persone e migliaia di sfollati. Il bilancio è ancora provvisorio - riferisce l'agenzia AsiaNews - e alcune fonti non ufficiali riferiscono di 17 vittime e più di 8mila senzatetto. La popolazione è fuggita dalle abitazioni, invase da acqua e fango, cercando rifugio nelle zone più elevate della città. La situazione di emergenza non è ancora rientrata, numerose famiglie sono tuttora prive di cibo e acqua potabile. Questa mattina le acque hanno iniziato a ritirarsi in molte aree del capoluogo provinciale, mostrando i danni provocati in tutta la loro devastante portata. Diverse strade principali di Manado sono tuttora impraticabili, le abitazioni inagibili e le persone hanno trovato un alloggio di emergenza nelle tende e altri luoghi di fortuna. Sh Sarundajang, governatore del North Sulawesi, ha lanciato un appello a tutti, chiedendo la massima collaborazione per far fronte al disastro naturale nel più breve tempo possibile; da anni, ricordano gli esperti, non si verificavano episodi di simile portata ed entità nella zona. Il primo obiettivo, avverte l'alto funzionario, è "garantire un riparo temporaneo agli sfollati". A preoccupare ancor più le autorità locali, il fatto che il disastro di Manado è passato sotto silenzio in Indonesia e nessuno strumento di comunicazione nazionale ha riportato la notizia, nonostante i sette quartieri sommersi, le vittime, di cui quattro bambini, e le migliaia di senzatetto. La provincia indonesiana - Paese musulmano più popoloso al mondo - di North Sulawesi è abitata da moltissime comunità cristiane e cattoliche, di molto superiori in proporzione al resto del Paese; la presenza è tale che il capoluogo Manado è considerato la città "cristiana" della provincia, per l'altissimo numero di comunità protestanti mentre i cattolici sono circa il 3% (in linea con il dato nazionale). (R.P.)

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    Bulgaria: scelti i tre metropoliti candidati per l'elezione del nuovo patriarca

    ◊   Dopo lunghe votazioni il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara ha nominato i tre metropoliti dai quali domenica 24 febbraio sarà eletto il nuovo patriarca della Bulgaria. Sono Galaktion, metropolita di Stara Zagora, Gavril (Gabriele), metropolita di Lovech, e Neofit, metropolita di Russe. 63 anni, il metropolita Galaktion ha conseguito specializzazioni nell’Accademia spirituale di Mosca e nell’Istituto ecclesiale orientale nella città di Regensburg in Germania. È stato anche responsabile della cattedrale-duomo di Sofia “Alexander Nevski”. Il metropolita Gavril (63 anni) è uno dei quattro membri del Santo Sinodo che non hanno avuto nessun legame con i servizi segreti, è stato rappresentante della Chiesa bulgara presso il Patriarcato di Mosca, presiede il Consiglio ecclesiale supremo che si occupa degli affari economici della Chiesa. Il metropolita Neofit (68 anni), secondo diversi opinionisti il candidato più conforme, è stato il primo decano della Facoltà di teologia all’Università di Sofia “San Clemente d’Ocrida” dopo la riapertura nel 1991. Ha partecipato a diversi eventi promossi dalla Chiesa cattolica in Bulgaria. Il patriarca sarà eletto tramite votazione segreta con maggioranza di 2/3 dei presenti da un apposito concilio religioso-popolare, composto dai 15 metropoliti, da tutti i vescovi, da rappresentati eletti dai fedeli di ogni diocesi (3 chierici e 2 laici per diocesi) e da rappresentanti dei maggiori monasteri. Il nuovo patriarca succederà al patriarca Maxim morto all'età di 98 anni nel novembre dello scorso anno. (R.P.)

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    Canada: Campagna di Quaresima di 'Sviluppo e pace'

    ◊   Impegnato da più di 45 anni in favore delle persone più vulnerabili nei Paesi del sud del mondo, l’organismo “Sviluppo e pace” della Conferenza episcopale canadese invita i fedeli ad una campagna di solidarietà per la Quaresima. L’iniziativa, avviata mercoledì delle Ceneri ed in programma fino al 31 marzo, domenica di Pasqua, pone l’accento sul lavoro di partenariato in Africa, Asia, America latina e Medio Oriente, in cui è spesso a rischio la dignità umana. “Quest’anno – spiega Michael Casey, direttore generale di Sviluppo e pace – lo slogan della nostra campagna di Quaresima, ‘Dignità umana, più che mai’, celebra la dignità di tutti gli esseri umani, poiché essa è il centro dei nostri valori, ci ispira ad agire, in quanto organismo della Chiesa cattolica canadese, per donare e sostenere coloro che condividono con noi questo principio umano fondamentale”. “La Quaresima 2013 – continua Michael Casey – ci offre una bella occasione per ricordare che, senza dignità umana, nessun progresso è possibile”. Il momento culminante della Campagna sarà domenica 17 marzo, detta anche ‘Domenica solidale’, in cui si terrà una colletta in tutte le parrocchie del Paese. Non solo: quest’anno, la Campagna invita i fedeli a digiunare il Venerdì santo proprio per dare un segnale forte di solidarietà. (I.P.)

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    Val di Fiemme: Mondiali di sci completamente eco-sostenibili

    ◊   E’ partito ieri da Trento il press-tour dei giornalisti promosso dall’Organizzazione non governativa per il sistema di certificazione forestale più diffuso al mondo (Pefc), in occasione dei prossimi mondiali di sci nordici che si disputeranno, da domani al 3 marzo, in Trentino, nella zona della Val di Fiemme. Saranno dei mondiali di sci nordico completamente eco-sostenibili quelli che inizieranno domani in Val di Fiemme: tutti i materiali usati per questo evento - dalle strutture sportive alla carta dei comunicati fino al podio dei vincitori - avranno un’anima verde, poiché è stato utilizzato solo legname proveniente da foreste locali certificate Pefc. Marino Simoni, presidente del Consorzio dei comuni trentini, incontrando ieri il gruppo dei giornalisti in visita nei luoghi delle gare, ha ribadito “l’importanza di queste risorse per l’evento. Un messaggio, questo, che il Trentino vuole lanciare a tutti: la salvaguardia dell’ambiente e la valorizzazione dell’economia locale può ripartire anche dai mondiali di sci”. (Da Cavalese, Trentino, Marina Tomarro)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 49

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.