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Sommario del 17/02/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus: smascherare le tentazioni che strumentalizzano Dio per il potere e i propri interessi
  • Preghiera, vicinanza e commozione per il Papa tra i fedeli in Piazza San Pietro
  • Esercizi Spirituali. Il card. Ravasi: affiderò alla Bibbia il mio saluto a Benedetto XVI
  • Esercizi Spirituali. La Radio Vaticana trasmetterà le meditazioni del card. Ravasi
  • Benedetto XVI riceve Monti. Il premier italiano: grati al Papa per il suo magistero religioso e morale
  • Il Patriarca di Venezia: il Papa ci insegna che non si occupano posti, si serve la Chiesa
  • Martinez: Benedetto XVI continua il suo ministero nella forma della preghiera
  • La diocesi di Roma prega per il suo vescovo: segno di vicinanza e ringraziamento a Benedetto XVI
  • Mons. Paglia all’Onu: “La famiglia, risorsa vitale per la società”
  • Oggi in Primo Piano

  • In Mozambico, iniziativa del Cuamm a favore delle madri sieropositive
  • In Islanda il governo vieta la pornografia online
  • A Pescara, mostra sull'Anno della Fede. Mons. Valentinetti: l'arte porta a Dio
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Pakistan: sale a 83 morti il bilancio dell’attentato a Quetta
  • Siria: Brahimi invita governo e opposizione a colloqui in sede Onu
  • Serie di attentati in Iraq, almeno 28 morti
  • Nigeria: rapiti 7 stranieri dipendenti di una ditta di costruzioni
  • Elezioni presidenziali a Cipro e in Ecuador
  • Tanzania: sacerdote ucciso vicino alla sua chiesa a Zanzibar
  • Congo: migliaia di sfollati a causa delle minacce dei militari
  • Sudan: più diritti ai contadini anche grazie alle radio locali
  • Vescovi in Kenya: le elezioni non ci devono mai più dividere
  • Egitto: aumentano le violenze verso i bambini di strada, orfani, abbandonati
  • Scossa di terremoto nel Lazio, anziana muore d’infarto
  • Festival del Cinema di Berlino. Orso d'oro al film romeno "Child's pose"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus: smascherare le tentazioni che strumentalizzano Dio per il potere e i propri interessi

    ◊   La Quaresima ci insegna che la fede in Dio è "il criterio-base" della vita della Chiesa. E’ quanto affermato da Benedetto XVI all’Angelus in Piazza San Pietro, il primo dopo l’annuncio della sua rinuncia al ministero petrino. Parlando a decine di migliaia di fedeli che lo hanno salutato con affetto e commozione, il Papa ha sottolineato che, se siamo uniti a Cristo, non dobbiamo avere paura di combattere il male. In un tweet, intorno alle 12.30, il Pontefice ha quindi ribadito che la “Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come base della nostra vita e della vita della Chiesa”. Tanti gli striscioni in piazza con attestazioni di vicinanza e gratitudine. Nel saluto ai pellegrini, il Papa ha dunque ringraziato quanti stanno pregando per lui, per la Chiesa e per il prossimo Papa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La Quaresima, iniziata con il Rito delle Ceneri, è “tempo di conversione e penitenza” che deve riorientarci “decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore”. Benedetto XVI ha iniziato così la sua meditazione sul Vangelo domenicale che parla delle tentazioni di Gesù nel deserto. Ed ha sottolineato che la Chiesa, madre e maestra, “chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito”:

    “In questo Anno della fede la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base della nostra vita e della vita della Chiesa. Ciò comporta sempre una lotta, un combattimento spirituale, perché lo spirito del male naturalmente si oppone alla nostra santificazione e cerca di farci deviare dalla via di Dio”.

    Il Papa ha quindi osservato che Gesù viene condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo al momento di “iniziare il suo ministero pubblico”:

    “Gesù dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni sono anche false immagini dell'uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone”.

    Gli evangelisti Matteo e Luca, ha poi osservato, presentano le tentazioni diversificandole per ordine, ma la loro natura non cambia:

    “Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri interessi, dando più importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari.”

    “In questo modo - ha aggiunto - Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce”:

    “In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?”

    Le tentazioni, ha proseguito, fanno parte della “discesa” di Gesù nella nostra condizione umana, “nell’abisso del peccato e delle sue conseguenze”. Una discesa che Gesù ha compiuto sino agli “inferi dell’estrema lontananza da Dio”. In questo modo, ha affermato, Gesù è dunque “la mano che Dio ha teso all’uomo, alla pecorella smarrita per riportarla in salvo”:

    “Non abbiamo dunque paura di affrontare anche noi il combattimento contro lo spirito del male: l’importante è che lo facciamo con Lui, con Cristo, il Vincitore. E per stare con Lui rivolgiamoci alla Madre, Maria: invochiamola con fiducia filiale nell’ora della prova, e lei ci farà sentire la potente presenza del suo Figlio divino, per respingere le tentazioni con la Parola di Cristo, e così rimettere Dio al centro della nostra vita”.

    Al momento dei saluti, nelle diverse lingue, Benedetto XVI ha ringraziato quanti stanno pregando per lui e per la Chiesa in questi giorni, manifestando affetto e vicinanza. In spagnolo ha chiesto di continuare a pregare per il prossimo Papa. In tedesco, ha invitato i fedeli ad essere vicini a lui e alla Curia Romana, soprattutto in occasione dell’inizio degli esercizi spirituali. Infine, un caloroso saluto ai pellegrini italiani, con un pensiero speciale ai fedeli e cittadini di Roma:

    “Grazie di essere venuti così numerosi! Anche questo è un segno dell’affetto e della vicinanza spirituale che mi state manifestando in questi giorni. Saluto in particolare l’Amministrazione di Roma Capitale, guidata dal Sindaco, e con lui saluto e ringrazio tutti gli abitanti di questa amata Città di Roma”.

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    Preghiera, vicinanza e commozione per il Papa tra i fedeli in Piazza San Pietro

    ◊   Piazza San Pietro era oggi gremita di fedeli: tanta gioia e commozione per un Angelus davvero particolare. Emozioni e sentimenti che ci racconta nel suo servizio Massimiliano Menichetti:

    R. - Sono e sono stata molto legata a lui, alla sua figura e lo sostengo moltissimo nella preghiera.

    R. – Questo di oggi è stato un incontro bellissimo che ci ha rafforzato nella fede. Sono arrivato in Piazza dalle prime ore delle mattina e c’era pochissima gente, poi piano piano si è riempita. É - come dire - un crescendo continuo che porta le persone a Gesù.

    R. – Penso che ci sia tristezza, però credo anche che siamo tutti figli della Chiesa e un figlio deve sempre stare insieme a suo padre, anche con il sostegno della preghiera, e avere fiducia in questo, perché la Chiesa è nelle mani di Dio.

    D. - Che cosa ha significato per lei essere qui oggi?

    R. - L’unità della Chiesa. Questa è la prima cosa, poi la vicinanza al Successore di Pietro. Personalmente sono ancora un po’ turbato da questa scelta, però anche questo turbamento mi ha spinto a venire qui a vedere il Papa, perché - come lui stesso dice - la Chiesa viene prima di tutto.

    R. - Io sono venuta per vederlo. È così commovente.

    In piazza famiglie, giovani, anziani, decine e decine le bandierine colorate sventolate sotto la finestra del Papa. E poi gli striscioni, come a far dialogare la piazza con Benedetto XVI. “Grazie santità!”, recitavano alcuni “L’incredibile libertà di un uomo afferrato da Cristo”, molti con la scritta: “Ci mancherai”, e ancora “Ti abbiamo tanto amato”, “Grazie umile lavoratore nella vigna di Cristo”.

    R. - Come abbiamo scritto qui, lo abbiamo sempre amato tantissimo e continueremo a pregare per lui.

    R. - Per me oggi è una grande festa, perché quest’uomo ci ha messo davanti alla sua grande amicizia con Gesù. È stupendo vedere come qui ci siano persone non solo da tutte le città d’Italia, ma anche dal mondo. C'è il saluto in tutte le lingue che ti riporta sempre alla cristianità intera.

    D. - Qual è il tuo augurio per lui?

    R. - Di continuare, con la preghiera, ad accompagnare la Chiesa così come ha fatto finora.

    D. - Personalmente cosa ha portato al Papa oggi?

    R. - Il mio cuore.

    R. - Sono vice parroco in una parrocchia. Ho portato i suoi figli a salutare il padre al quale vogliono tanto bene e che non dimenticheranno mai.

    R. - Un saluto, per accompagnarlo.

    R. - Io ho portato il mio cuore e la mia gratitudine. Lo farò anche domenica prossima, sarò qui in modo da essere vicino a lui il più possibile. Grazie Santo Padre!

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    Esercizi Spirituali. Il card. Ravasi: affiderò alla Bibbia il mio saluto a Benedetto XVI

    ◊   Come ricordato dal Papa, all'Angelus, iniziano stasera alle 18, nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, gli Esercizi spirituali quaresimali per il Papa e la Curia Romana. Gli Esercizi, che termineranno sabato 23, sono uno degli ultimi impegni del Pontificato di Benedetto XVI e saranno predicati dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Il tema degli Esercizi sarà “Ars orandi, ars credendi. Il volto di Dio e il volto dell’uomo nella preghiera salmica”. Fabio Colagrande ha chiesto al porporato se, dopo la notizia della rinuncia da parte del Papa, abbia modificato in qualche modo le meditazioni preparate:

    R. - Ho pensato soltanto di fare un particolare saluto iniziale, come è già stato fatto dal cardinale decano e dal cardinale segretario di Stato, ma un saluto, in questo caso, che io vorrei affidare alla Bibbia. Cercherò, cioè, un’immagine che rappresenti idealmente il futuro della presenza di Benedetto XVI nella Chiesa, come una presenza di sfondo, che continua ad essere tale proprio nella dimensione verticale, cioè nella dimensione del sentiero d’altura, dove egli andrà ora, che è proprio quello della contemplazione, della preghiera per la Chiesa, del ministero fatto attraverso l’intercessione nei confronti della comunità che lui prima aveva diretto.

    D. – Che bilancio fare del Pontificato di Benedetto XVI per quanto riguarda il dialogo con le altre culture? Glielo chiedo proprio come presidente del dicastero, che di questo si occupa dal punto di vista pastorale...

    R. – Credo che l’elemento più significativo, il primo in assoluto, sia quello del Cortile dei Gentili, perché rappresenta una realtà che è partita proprio dalle sue parole, che è stata – io lo posso testimoniare, come responsabile di questa istituzione – seguita da lui sempre con grande interesse, con grande partecipazione, e perché rappresenta forse il modello necessario di confronto tra i valori, in un momento in cui tutti i valori sono diventati “grigi”, oppure semplicemente sono accantonati. Un secondo elemento, direi, è certamente quello dell’essersi interessato anche del rapporto con l’arte. Abbiamo avuto occasione di eventi significativi, come quello della Sistina, come quello dei suoi 60 anni di sacerdozio. Sono proprio elementi che mostrano come la Chiesa voglia ritornare ancora alla grandezza del dialogo con il bello, non soltanto con il vero. E poi direi anche, però, il rilievo che ha dato al problema del rapporto tra fede e ragione. Quindi la cultura è stata un elemento indispensabile, credo, per decifrare anche il suo Pontificato. Tutto quello che noi facciamo, per esempio nel campo del dialogo con la scienza, nel campo del rapporto con la gioventù, con le nuove culture giovanili - e non dimentichiamo che l’ultimo incontro, l’ultima Plenaria di Dicastero che ha fatto era proprio attorno al tema delle culture giovanili - tutto questo non è nient’altro che la declinazione di quel binomio fondamentale fede-ragione che a lui è particolarmente caro. Tutti questi elementi sono elementi che sicuramente, anche il nuovo Pontefice considererà nel suo piano pastorale, perché sono, alla fine, il ritratto dell’impegno ecclesiale nel mondo.

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    Esercizi Spirituali. La Radio Vaticana trasmetterà le meditazioni del card. Ravasi

    ◊   La Radio Vaticana offrirà, a partire da oggi, fino a sabato 23 febbraio le Meditazioni svolte dal cardinale Gianfranco Ravasi in occasione degli Esercizi Spirituali che si terranno in Vaticano. Le Meditazioni saranno disponibili, poco dopo il pronunciamento, su un canale podcast ad esse dedicato e raggiungibile attraverso la Home Page in italiano nel sito Internet della Radio Vaticana (www.radiovaticana.va/ravasies2013.xml)

    Inoltre la Radio trasmetterà, alle ore 19.50, tutti i giorni, a partire da lunedì 18 febbraio, sulle frequenze di MHz 105 Fm e KHz 585 Om, la Meditazione pronunciata dal card. Ravasi alle ore 9.00 della mattina. Questa sera, sarà trasmessa, sempre alle ore 19.50, la Meditazione prevista alle ore 18, inizio degli Esercizi Spirituali.

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    Benedetto XVI riceve Monti. Il premier italiano: grati al Papa per il suo magistero religioso e morale

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, ieri sera, in udienza privata il presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Mario Monti, per un incontro di commiato particolarmente cordiale e intenso. Il prof. Monti, si legge in un comunicato della Sala Stampa vaticana, ha manifestato al Papa “ancora una volta la gratitudine e l’affetto del popolo italiano per il suo altissimo magistero religioso e morale e per la sua attenzione partecipe ai problemi e alle speranze dell’Italia e dell’Europa”.

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    Il Patriarca di Venezia: il Papa ci insegna che non si occupano posti, si serve la Chiesa

    ◊   Ad una settimana dall’annuncio della rinuncia al ministero petrino, è sempre tanto l’affetto e la vicinanza che le diocesi di tutto il mondo stanno dimostrando nei confronti di Benedetto XVI. Al microfono di Isabella Piro, la riflessione del Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia:

    R. – Ho capito ancora di più la grandezza di quest’uomo e di questo sacerdote, perché con questo gesto della rinuncia al Pontificato ha fornito un insegnamento importantissimo: non si occupano i posti, bensì si serve la Chiesa.

    D. – La grandezza di Benedetto XVI è quindi proprio nella sua umiltà?

    R. – Sì, proprio nella sua umiltà, che è la vera umiltà cristiana, mai separata dal coraggio; è una fierezza umile di dire Gesù Cristo. E questo è stato il modo in cui il Papa ha detto, ancora una volta, Gesù Cristo: un modo umile e fiero.

    D. – I fedeli della sua diocesi, la diocesi di Venezia, come hanno reagito alla notizia della rinuncia di Benedetto XVI?

    R. – Con grande dolore; alcuni li ho sentiti addirittura sgomenti ed ho compreso ancora di più quanto questo Papa, così pacato, così riservato, avesse fatto profondamente breccia nell’animo di molti fedeli. E parlo di persone adulte, vigorose, abituate alle difficoltà della vita, impegnate in ambiti professionali difficili. Quindi credo che veramente sia un uomo che rimarrà a lungo nel cuore della gente, anche per questo gesto.

    D. – In un messaggio ai fedeli, lei ha sottolineato la libertà racchiusa nel gesto del Papa, “la libertà che non si misura nell’affermazione di sé, ma nell’obbedienza ad un dovere che deriva dalla consapevolezza della propria missione”. Quindi, l’atto di rinuncia di Benedetto XVI rientra in quest’ottica?

    R. – Benedetto XVI è sempre stato molto consequenziale, molto fedele a quello che diceva, alla sua impostazione generale. Penso che, appunto, questo gesto sia stato proprio la conseguenza di un ascolto che il Papa ha continuamente con il Signore.

    D. – Che Chiesa lascia Benedetto XVI dopo quasi otto anni di Pontificato?

    R. – Una Chiesa che ha vissuto degli anni difficili: Benedetto XVI ha raccolto un’eredità grande e gravosa, sia per la grandezza del suo predecessore, ma anche per i problemi che erano rimasti e che ha cercato di affrontare, anche con molto coraggio, cercando di andare alla radice delle questioni. Ho l’impressione che questo Pontificato rimarrà più di quanto molti pensano.

    D. – Quando Benedetto XVI ha visitato Venezia, nel 2011, lei non era ancora Patriarca della città, ma ha avuto modo di incontrare il Papa in altre occasioni…

    R. – Sì. L’ho sempre trovato un uomo che cerca di mettere a proprio agio l’interlocutore; pur essendo un grande teologo, ha sempre parlato della fede come la fede dei bambini. Ecco: mi è sempre sembrato che da lui trasparisse questa immediatezza, questa semplicità, questo guardare l’altro, interessarsi all’altro. Questa è stata la mia sensazione.

    D. – Quali sono i suoi auspici per il nuovo Papa e per il futuro della Chiesa?

    R. – Che il nuovo Papa risponda a quella che è la domanda fondamentale di Gesù, cioè: “Mi vuoi più bene degli altri?”. Potrà essere teologo, pastore, comunicatore… sono tutte cose molto secondarie. Non che non siano importanti, ma sono cose secondarie. La cosa fondamentale, l’auspicio e la preghiera è che sia un pastore e un uomo che vuole bene al Signore più degli altri. Penso che questa sia la garanzia perché il nuovo Papa possa continuare l’opera di Benedetto XVI.

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    Martinez: Benedetto XVI continua il suo ministero nella forma della preghiera

    ◊   All’Angelus domenicale, Benedetto XVI ha invitato la Chiesa e i fedeli a rinnovarsi spiritualmente e a riorientarsi verso Dio. Un'esortazione che risuona particolarmente forte in un periodo come la Quaresima. Roberta Barbi ha raccolto in proposito la riflessione di Salvatore Martinez, presidente nazionale del "Rinnovamento nello Spirito Santo":

    R. - La Chiesa e il mondo hanno bisogno di rinnovamento. Cosa significa rinnovarsi nello spirito? Significa riordinare e riorientare la propria vita. Nel rapporto tra l’uomo e Dio c’è un "terzo incomodo" - ci ha spiegato il Santo Padre - cioè il male. L’immagine delle tre tentazioni che Gesù vince, indica al cristiano di ogni tempo cosa dobbiamo fare per vincere il male con il bene e per non lasciarci vincere dal male. E mi pare che in questo senso ci sia anche la lettura autentica di questo tempo di Quaresima, e dentro il tempo di Quaresima, della scelta del Santo Padre. Non è la scelta di un Pontefice che si arrende, che si ritira, che abbandona la Barca di Pietro, come qualcuno avrebbe voluto sostenere, o come molti credenti smarriti in questo momento sono portati a pensare. È un Pontefice che in questo dinamismo del combattimento spirituale - come egli ha ricordato nell’Angelus - non si stanca di combattere e sceglie di continuare questo ministero nella forma prima e più pura della preghiera.

    D. - Come sta vivendo il "Rinnovamento nello Spirito Santo" il gesto di Benedetto XVI di rinunciare al ministero petrino?

    R. - È una scelta che sorprende, che certamente colpisce, commuove, ma che rientra pienamente nella linearità che Benedetto XVI ci ha consegnato all’inizio del suo Pontificato: ha spiegato che non bastano soltanto le parole, le opere, la preghiera e la sofferenza - sono i quattro requisiti di un Pontificato - ma servono anche il vigore del corpo, dell’animo e la serena coscienza di aver fatto tutto quello che si poteva. Il ritenersi, il definirsi - come egli ha fatto - incapace di proseguire nell’amministrazione del ministero petrino, sono l’espressione della sua grandezza non della sua debolezza. Non è un uomo che si lascia vincere, ma che vince in questo modo. Questa espressione di una stanchezza legata all’avanzare degli anni, non ci deve far pensare a un Pontefice che dinanzi alle difficoltà abbandona il timone della barca.

    D. - Il movimento ha indetto un "tempo speciale" di preghiera in sostegno del Papa e della Chiesa che coinvolgerà tutte le diocesi d’Italia: ci saranno iniziative particolari?

    R. - Il Papa dice: “Mi ritiro a pregare”. E allora noi ci uniamo a lui nella preghiera. Sarà "Pontefice della preghiera". Noi vogliamo tenere vivo questo ponte nei giorni di preparazione e, poi, nei giorni del Conclave: per quattro settimane, 52 diocesi d’Italia per ogni settimana, ininterrottamente giorno e notte, faranno intercessione con lodi e suppliche per questo tempo, perché l’ascolto dello Spirito sia fecondo. Il primo di questi turni sarà proprio nella parrocchia di Sant’Anna, in Vaticano, così che l’immagine di una sede che rimane vacante a partire da quell’ora, possa essere riempita di attenzioni e di preghiere per tutta la Chiesa.

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    La diocesi di Roma prega per il suo vescovo: segno di vicinanza e ringraziamento a Benedetto XVI

    ◊   Oggi, in tutte le chiese della diocesi di Roma, sarà pronunciata una speciale preghiera dei fedeli per Benedetto XVI. L’iniziativa è stata promossa dal cardinale vicario Agostino Vallini e vuole essere un segno di ringraziamento della diocesi al suo vescovo. Sul significato di questa iniziativa, Federico Piana ha intervistato padre Giuseppe Midili, direttore dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma:

    R. - L'iniziativa è stata promossa dal cardinale vicario e dai vescovi ausiliari per rispondere al desiderio di tanti fedeli che volevano testimoniare vicinanza, affetto, ma soprattutto comunione di preghiera al loro vescovo. Quindi abbiamo pensato di formulare un unico testo che fosse pronunciato in tutte le celebrazioni eucaristiche domenicali della diocesi in modo da testimoniare anche un momento di comunione.

    D. - Perchè è importante stringerci in questo momento così delicato, così particolare, a Papa Benedetto XVI?

    R. - E' un po' un desiderio che è scaturito dal cuore. Certamente lui è un esempio, è stato un modello per tutti noi, anche un modello di capacità di affrontare le situazioni della vita quotidiana, la capacità di analizzare la propria vita, di rispondere alla propria vocazione in maniera piena e cosciente.

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    Mons. Paglia all’Onu: “La famiglia, risorsa vitale per la società”

    ◊   Si è incentrato sulla famiglia, “risorsa vitale per la società”, l’intervento all'Onu dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. All’incontro, organizzato dalla Missione permanente della Santa Sede e dal Pontificio Consiglio per la Famiglia e inserito nell’ambito del 20.mo anniversario dell’Anno internazionale della famiglia nonché nel contesto del 30.mo anniversario della Carta dei diritti della famiglia, ha partecipato anche l’arcivescovo Francis Chullikatt, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Mons. Paglia, che ha rivolto un pensiero di vicinanza a Benedetto XVI e alla sua scelta di rinunciare al ministero petrino, ha sottolineato che la famiglia rappresenta il fondamento per la società umana e che la tutela dei diritti della stessa è cruciale nella formulazione delle politiche governative.

    “Hanno tentato di eliminarla perché intesa come relitto del passato e ostacolo all’emancipazione dell’individuo e alla creazione di una società più libera – ha detto il presule – ma posso dirvi senza esitazione che la famiglia", occupa "il primo posto nel cuore dei popoli del mondo, nonostante i tanti attacchi cui viene sottoposta”. Fondamentale in proposito, secondo il presule, la stabilità delle relazioni familiari: “Un bene importante, laddove manca tutti i membri della famiglia sono a rischio”. “Le famiglie naturali sperimentano la solidarietà tra le generazioni con molta più frequenza rispetto ad altre forme di vita comune – ha continuato – i bambini che vivono con i propri genitori godono di una salute fisica e psicologica migliore e sperimentano maggiore fiducia e speranza nella vita”. Infine, l’arcivescovo Paglia ha posto l’accento su famiglia e lavoro: “La famiglia costituisce una risorsa incredibilmente ricca per il mondo del lavoro – ha detto – più di quanto quest’ultimo avvantaggi la famiglia. In altri termini il lavoro ‘sfrutta’ la risorsa famiglia senza tenere sufficientemente in conto le esigenze della vita familiare”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Oggi in Primo Piano



    In Mozambico, iniziativa del Cuamm a favore delle madri sieropositive

    ◊   “Donne per la vita”. Queste parole sintetizzano il progetto di un gruppo di madri sieropositive della città di Beira, in Mozambico, che hanno costituito un’associazione per aiutare altre donne ad andare oltre i problemi sanitari e sociali dovuti all’Aids. A illustrare il contesto in cui nasce l’iniziativa, al microfono di Davide Maggiore, è Andrea Atzori, delegato per le relazioni internazionali di “Medici con l’Africa–Cuamm” che sostiene il progetto:

    R. – Beira è una realtà urbana, è la seconda città del Paese, ha circa 600 mila abitanti e ha diversi problemi sanitari, ma è soprattutto l’alta prevalenza di Hiv a spiccare. Raggiunge, infatti, quasi il 25 per cento della popolazione. Quindi una persona su quattro è sieropositiva. Questo chiaramente ha un impatto drammatico sulla salute delle persone e, soprattutto, mette a dura prova i servizi sanitari, che devono fornire il trattamento antiretrovirale e tutta una serie di servizi sanitari a supporto di queste persone sieropositive. La città di Beira si caratterizza anche per avere una popolazione che appartiene a fasce più povere, quindi alle zone periferiche della città, dove oltre all’alta prevalenza, ci sono difficoltà di accesso ai servizi sanitari di base.

    D. – In questo contesto nasce l’associazione “Kuplumussana”, che il Cuamm ha deciso di sostenere...

    R. – Nasce innanzitutto dall’intervento dei Medici con l’Africa-Cuamm, che era concentrato nelle unità sanitarie. Lavorando nelle unità sanitarie si è capito che i servizi sanitari non erano sufficienti per coprire tutti i bisogni di queste persone e serviva un intervento di tipo comunitario, vicino alle persone, nelle loro comunità e nei quartieri della città. Per questo si è iniziato a dialogare con le persone sieropositive, soprattutto con le donne sieropositive. Si è iniziato con un gruppo molto piccolo, per poi arrivare a costituire un’associazione che si chiama “Kuplumussana”. L’associazione lavora con i servizi sanitari, per facilitare e aiutare le persone ad avvicinarsi al test, quindi a capire se sono sieropositive o no, per facilitare l’accesso al trattamento antiretrovirale, che mantiene in vita queste persone, e poi per fare in modo che anche nei momenti più importanti, come quello della gravidanza, si sappia se una donna è sieropositiva, faccia, dunque, tutto il trattamento e partorisca in strutture protette, dove vengano dati farmaci, che diano una buona chance ai bambini di nascere sieronegativi.

    D. – Come, concretamente, l’Associazione “Kuplumussana” fa questo?

    R. – Le donne sieropositive sono una quarantina. L’associazione si coordina con i servizi sanitari. Quando il servizio sanitario ha bisogno del loro aiuto, nel caso una persona sotto trattamento lo abbia sospeso e quindi sia “sparita”, non si trovi più, loro vanno a ricercarla nelle comunità e le spiegano l’importanza di continuare il trattamento. Oppure, prima ancora, fanno delle attività di sensibilizzazione nelle comunità, dicendo quanto sia importante fare il test per sapere se si è sieropositivi o meno. Fanno un’opera di sensibilizzazione anche verso i mariti, in modo che anche la coppia sappia se è sieropositiva o meno. Oppure supportano le donne, in quelle situazioni in cui vivono in abbandono, perché il marito le ha abbandonate, dopo aver scoperto che sono sieropositive o in situazioni di violenza o, comunque, di indigenza. Quindi, è proprio una completa integrazione tra quello che è il servizio sanitario e quello che invece è anche il supporto psicosociale.

    D. – Qual è l’importanza in questa società dell’elemento femminile? Perché puntare sulle donne per questo progetto?

    R. – Spesso le donne sono le più povere e a volte hanno più difficoltà ad accedere ai servizi sanitari; chi ha lavorato in Africa sa che la donna è il vero motore dell’economia locale, la vera forza delle comunità africane. Bisogna lavorare perché le donne accedano ai servizi sanitari. La donna, anche quando è sieropositiva, quindi con l’Hiv, grazie ai farmaci oggi ha buone chance di dare alla luce bambini sieronegativi, e questo vuol dire una generazione libera dall’Hiv.

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    In Islanda il governo vieta la pornografia online

    ◊   L'Islanda si appresta a diventare la prima democrazia occidentale a censurare del tutto la pornografia online. Il Paese nordico, che conta poco meno di 320 mila abitanti, sta promuovendo misure per impedire la visione e il download di video e immagini pornografiche dal computer di casa, dalla console portatile e dallo smartphone. Si vuole tutelare la salute e il benessere di bambini, adolescenti e donne, dichiara il ministro degli Interni, Ögmundur Jónasson, spiegando che “in particolare la pornografia violenta ha effetti molto nocivi sui giovani e può avere un evidente collegamento con i casi di crimine violento sulle donne”. Delle possibilità tecniche di realizzare i blocchi ai siti hard, Fausta Speranza ha parlato con Marco Lombardi, docente di Politiche della sicurezza presso l’Università del Sacro Cuore di Milano:

    R. – Io credo sia estremamente difficile, per una molteplicità di ragioni. Innanzitutto, sul piano tecnologico, riuscire a mettere dei filtri efficaci sulla Rete per oltrepassare i blocchi è solo questione di tempo, a mio parere. Un filtro può essere "perforato" da chi ha una certa abilità. Poi, c’è un problema ideologico, a mio vedere: nel momento in cui si cerca di bloccare la Rete, tutto il mondo della Rete insorge, perché per definizione la Rete deve essere libera. Quindi, indipendentemente da quello che si cerca di bloccare, non si fa un discorso sul merito, ma sulla presupposta libertà che la Rete deve avere. C’è, quindi, un ostacolo ideologico. Poi, c’è anche un ostacolo normativo, perché uno dei grossi problemi che si stanno affrontando è quello di capire chi ha diritto di “normare” lo spazio virtuale. Le nostre sono leggi che si basano ancora sull’idea di Stato territoriale. La Rete è invece qualcosa che viaggia tra gli Stati, che hanno un territorio, e si pone altrove. Io sono quindi molto scettico che si riesca, per queste tre ragioni – tecnologica, ideologica e normativa – a fare qualcosa di efficace, che blocchi i percorsi in Rete.

    D. – Precisamente, si parla di bloccare l’accesso ai siti hard e rendere illegale l’uso delle carte di credito islandesi, per accedere agli indirizzi a pagamento delle pagine con contenuto offensivo...

    R. – Dura poco, se anche si riesce. Alcuni Paesi lo hanno già effettuato e in alcuni Emirati Arabi è già così. Significa avere delle liste di web che vengono filtrate a livello nazionale. La porta di servizio si trova, però, molto rapidamente. Quindi, si supereranno i filtri e sarà del tutto inutile.

    D. – Può, comunque, avere questo provvedimento del governo islandese il valore di una provocazione che riapre il dibattito?

    R. – Sicuramente sì. Direi che valga la pena pensarci, indipendentemente dalla specifica focalizzazione sulla pornografia. Credo sia importante un dibattito intorno ad Internet, fatto con calma e non con tanta spinta ideologica. Capire chi ha diritto di “normare”, chi ha diritto di controllare per lo meno quali sono i confini del territorio virtuale, credo sia un ragionamento opportuno da fare. Tanta della nostra cultura, tutte le nostre relazioni oggi passano attraverso la Rete e di conseguenza una riflessione adeguata sui fruitori della stessa, assieme a chi dovrebbe governarla, credo sia opportuno. Se vuole una conclusione ultima, però, direi che alla fine, in questo territorio ci vuole consapevolezza e ci vuole capacità da parte di chi questi territori li percorre. Intendo dire, gli utenti della rete devono essere educati ad assumere la loro responsabilità mentre camminano, fanno browsing attraverso la Rete. Io sono sempre più convinto, dunque, che in questi nuovi territori più che le norme restrittive contino le politiche educative.

    D. – Proprio anche dal punto di vista dell’utente, può essere importante ricordarsi che queste imprese, le imprese di pornografia, risultano essere le più redditizie sul web. Forse, quindi, anche come valore culturale dovremmo interrogarci su cosa ci facciamo con lo strumento tecnologico della Rete, che come tutti gli strumenti può avere usi diversi...

    R. – Assolutamente sì e non dimentichiamo anche – lei ha usato la parola strumento tecnologico – che siamo all’interno di strumenti o di sistemi che sono socio-tecnici. Ricordiamo che le tecnologie non hanno la responsabilità ultima. la responsabilità ultima ce l’ha chi usa le tecnologie. Sta agli uomini che navigano nella Rete assumersi le loro responsabilità.

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    A Pescara, mostra sull'Anno della Fede. Mons. Valentinetti: l'arte porta a Dio

    ◊   Nell’Anno della Fede, anche una mostra itinerante come strumento di catechesi e di missione per arrivare a tutti. E’ l’esposizione "Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristiani": fino al 22 febbraio nella Sala Pozzi della Chiesa Beata Vergine Maria del Rosario di Pescara. Ma qual è il valore di questa iniziativa? Irene Pugliese lo ha chiesto a mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara:

    R. - Il valore è quello di far riscoprire attraverso l’arte tutto ciò che sono i valori della vita interiore, dare spazio alla bellezza perché con la bellezza sicuramente la vita interiore risorge a vita nuova e risorgendo a vita nuova si apre all’infinito, si apre all’assoluto. Dunque si apre anche alla possibilità di incontrare il Dio dei nostri padri e acquisire una fede forte e matura che deve essere orientata dentro un cammino di tutti i giorni. Ci sono poi momenti particolari, come questo della contemplazione di una mostra itinerante, che richiamano fortemente l’impegno a crescere nella fede.

    D. – Partiamo dal nome della mostra: “Videro e credettero, la bellezza e la gioia di essere cristiani”. Da che cosa è stato suggerito?

    R. – E’ stato suggerito fondamentalmente dallo stesso percorso ritrattistico, partendo dall’icona di Giovanni e Pietro che corrono al Sepolcro, quando si dice che Giovanni arrivò per primo ma non entrò e poi quando finalmente entrò vide e credette. Videro e credettero perché la Risurrezione era alla loro portata. Credettero in quel momento che il Signore non era più nella tomba ma era diventato il Dio dei viventi.

    D. – Com’è strutturata l’esposizione?

    R. - Con pannelli che si possono contemplare, vedere, accompagnati da guide che faranno la loro parte catechetica. D’altra parte la mediazione è sempre importante, la fede si passa di mano in mano e quindi la mediazione umana è fondamentale per entrare e penetrare nel Mistero che essi vogliono far smettere.

    D. – E’ un’occasione di condivisione e testimonianza comune dei cristiani di un territorio, di un ambiente?

    R. – Sì, è occasione di testimonianza e di condivisione perché la fede condivisa, la fede portata cuore a cuore, si propaga e diventa capace di essere accolta anche da altre persone.

    D. – Un metodo utile che può coinvolgere anche i giovani?

    R. – Lo speriamo vivamente, perché ci sarà anche spazio alla visita delle scuole. Speriamo che possano in qualche modo usufruire di questa opportunità per poter apprendere qualcosa di buono e soprattutto per poter ripensare la loro storia alla luce della fede.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Pakistan: sale a 83 morti il bilancio dell’attentato a Quetta

    ◊   È salito a 83 morti e oltre 200 feriti il bilancio del terribile attentato che, ieri, ha insanguinato il mercato della città di Quetta, capitale della provincia del Beluchistan, in Pakistan. L’esplosione è stata causata da un comando a distanza e ha ucciso molte donne e bambini, per la maggior parte della comunità sciita degli Hazara: nel Paese sono stati proclamati tre giorni di lutto, mentre negli ospedali della città resta lo stato d’emergenza dato dall’elevato numero di feriti in gravi condizioni. L’attentato è stato rivendicato dalla sigla Lashkar-e-Jhangvi, attiva dal 1996, che ha messo a punto diversi attacchi anche nel vicino Afghanistan. Purtroppo non è la prima volta che la città di Quetta è teatro di massacri: il mese scorso l’esplosione di un’autobomba causò la morte di un centinaio di persone. L’attentato è stato fortemente condannato dal presidente Zardari che ha chiesto alle autorità locali di assistere i feriti e le famiglie delle vittime. (R.B.)

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    Siria: Brahimi invita governo e opposizione a colloqui in sede Onu

    ◊   In Siria, non si arresta il conflitto tra il regime di Assad e gli oppositori. Anche oggi si registrano scontri in varie parti del Paese. Intanto l'inviato di Onu e Lega araba Brahimi ha invitato il governo siriano e l'opposizione a incontrarsi per colloqui che, almeno nella fase iniziale, potrebbero svolgersi in una sede delle Nazioni Unite. Oltre 70mila sono i morti in quasi due anni di conflitto: nelle ultime 48 ore, secondo gli attivisti dell'Osservatorio nazionale per i diritti umani, oltre 300 persone, in maggioranza sunniti, sono state rapite da gruppi armati nella sola provincia di Idlib, nel Nordovest del Paese. Intanto la capitale Damasco e buona parte del Sud della Siria, ieri sera, sono stati colpiti da un blackout a causa di un “problema con le linee dell'alta tensione”. (M.M.)

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    Serie di attentati in Iraq, almeno 28 morti

    ◊   Una serie di autobomba, almeno 13, mentre 3 ordigni sono stati disinnescati, è esplosa oggi in quartieri prevalentemente sciiti della capitale irachena Baghdad. Secondo fonti locali almeno 28 persone sono morte e una settantina sono rimaste ferite. Le esplosioni sono avvenute in molti quartieri centrali e settentrionali: Sadr City, Habibiya, Qahira, e in almeno altri due distretti della città. Secondo fonti di polizia, la maggior parte degli obiettivi sarebbero mercati all’aperto. Rimane, inoltre, il coprifuoco a Tal Afar, città a circa 80 km a ovest di Mosul, dopo l'attacco, di ieri, in cui è stato ucciso un alto ufficiale dei servizi d'intelligence. (M.M.)

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    Nigeria: rapiti 7 stranieri dipendenti di una ditta di costruzioni

    ◊   Almeno sette dipendenti dell’azienda di costruzioni libanese "Setraco" sono stati rapiti questa notte a Jama, a 200 km da Bauchi, nella Nigeria del nord, da un gruppo di uomini armati non ancora identificati. Lo riferisce la polizia locale, specificando che la loro guardia del corpo è stata uccisa. Secondo la televisione britannica Sky News, alcuni dei sequestrati sarebbero stranieri provenienti da Gran Bretagna, Grecia e Libano, mentre la Farnesina ha già confermato la presenza di un italiano tra gli ostaggi, attivando l'Unità di crisi. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che segue la vicenda attraverso l'ambasciatore ad Abuja, ha fatto sapere che la priorità è "l'incolumità dell'ostaggio". (R.B.)

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    Elezioni presidenziali a Cipro e in Ecuador

    ◊   Hanno aperto alle 7 di questa mattina e chiuderanno alle ore 18 i 1799 seggi elettorali nei quali i circa 560mila greco-ciprioti aventi diritto, voteranno il loro nuovo presidente. Secondo i dati sull'affluenza, alle ore 12, aveva votato il 38.9% degli aventi diritto, una percentuale leggermente in calo rispetto alla tornata elettorale precedente. Unidici i candidati in totale, ma solo tre sembrano avere concrete speranze di successo: Nicos Anastasiaeds, il leader di centrodestra favorito nei sondaggi con il 40%, Stavros Malas, ministro uscente della Salute, e Giogos Lillikas, ex deputato del Partito comunista. Per la prima volta da molti anni, il nodo cruciale della campagna elettorale non è stata la questione della riunificazione dell’isola di Cipro, divisa dal 1974 in seguito all’invasione del nord da parte della Turchia, bensì la grave crisi economica. Un eventuale ballottaggio si svolgerà domenica 24 febbraio. Urne aperte anche in Ecuador, dove a correre per le presidenziali sono 7 candidati, ma il favorito dovrebbe essere il presidente uscente Rafael Correa, 49 anni, in carica dal 2007. (R.B.)

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    Tanzania: sacerdote ucciso vicino alla sua chiesa a Zanzibar

    ◊   Un sacerdote cattolico, padre Evarist Mushi, è stato ucciso questa mattina a Stone Town, capitale dell’arcipelago di Zanzibar, in Tanzania. Secondo la ricostruzione dei fatti fornita dal portavoce della polizia, due uomini hanno avvicinato il prete nei pressi della sua chiesa, dove stava per celebrare la Messa domenicale, e gli hanno sparato alla testa, ma non è ancora chiaro se alla base del gesto ci sia un movente legato all’odio religioso. L’isola, a maggioranza islamica, non è nuova a episodi del genere: il giorno di Natale un gruppo di uomini armati ferì gravemente un sacerdote, mentre lo scorso novembre alcuni aggressori gettarono acido sul volto e sul petto di un religioso musulmano. (R.B.)

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    Congo: migliaia di sfollati a causa delle minacce dei militari

    ◊   Circa un terzo della popolazione di Punia, una cittadina di 53.000 abitanti nella provincia di Maniema (est della Repubblica Democratica del Congo, è stato costretto a fuggire nella foresta o in altre località nella vicinanza. Lo denuncia un funzionario dell’Ufficio di Coordinamento per gli Affari Umanitari dell’Onu (Ocha). Secondo un comunicato inviato all’agenzia Fides, la popolazione afferma di essere stata minacciata da militari dell’esercito regolare sulla base della propria origine etnica. L’Ocha afferma che a causa delle minacce dei militari le normali attività commerciali e le scuole della città sono rimaste paralizzate. Gli sfollati inoltre sono privi di tutto: cibo, assistenza medica, alloggi e servizi igienici. Tra il 12 e il 14 febbraio il Programma Alimentare Mondiale (Pam) ha inviato per via aerea 20 tonnellate di cibo, sufficienti però solo per sfamare 8.000 persone per 5 giorni. Il Pam sta cooperando con la Caritas locale per identificare tra gli sfollati le persone più bisognose e sta pianificando un altro invio di aiuti alimentari. (R.P.)

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    Sudan: più diritti ai contadini anche grazie alle radio locali

    ◊   Programmi radio nelle lingue locali del Sud Sudan spiegheranno ai contadini le leggi in vigore e i loro diritti: lo dice all'agenzia Misna Jamus Joseph, uno dei coordinatori dell’Alleanza nazionale per la terra, al termine di un incontro che ha riunito a Juba decine di delegati provenienti da tutto il paese. “Per far conoscere ai contadini la Legge sulla terra e le politiche del governo – dice Joseph – abbiamo scelto la radio, uno strumento fondamentale anche perché la maggioranza della popolazione del Sud Sudan non sa né leggere né scrivere”. In un Paese esteso più o meno come la Francia, che conta 10 milioni di abitanti - riporta l'agenzia Fides - questa campagna di informazione e sensibilizzazione ha raggiunto finora 70.000 persone. Un primo risultato, reso possibile grazie al lavoro delle decine di organizzazioni non governative che fanno parte dell’Alleanza. “I volontari – racconta Joseph – hanno girato gli Stati, le contee, i payam e i bor, cercando di far tappa in tutti i villaggi”. Il primo obiettivo è far conoscere la Legge sulla terra, un testo in vigore dal 2009 che divide la proprietà in pubblica, comunitaria e privata. Secondo Joseph, le norme in vigore sono “piuttosto buone” perché riconoscono la centralità dei villaggi. Ma il problema, sottolinea il coordinatore dell’Alleanza, è che la legge è spesso aggirata e violata. Lo dimostra il fenomeno del “land grabbing”, l’affitto di grandi estensioni di terra da parte di società straniere interessate alla produzione agricola o allo sfruttamento forestale su larga scala. Con l’Ong norvegese Norwegian People’s Aid, due anni fa Joseph ha lavorato a un rapporto che chiarisce l’ampiezza del fenomeno. Secondo lo studio, soprattutto dopo la fine della guerra civile (1983-2005) i “ladri di terra” hanno messo le mani su una superficie equivalente al 9% del territorio del Sud Sudan. “Nonostante la legge fissi a 30 anni il limite di tempo per le concessioni a fini agricoli e a 60 quelle per lo sfruttamento delle foreste – dice Joseph – molti dei contratti prevedono affitti per 99 anni”. (R.P.)

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    Vescovi in Kenya: le elezioni non ci devono mai più dividere

    ◊   “L’intera leadership della Chiesa cattolica adotterà un atteggiamento non di parte nelle prossime elezioni perché come Chiesa siamo interessati all’unità di tutti i keniani”. Lo ha dichiarato mons. Zacchaeus Okoth, arcivescovo di Kisumu e presidente della Commissione episcopale “Giustizia e Pace”, nel lanciare la campagna quaresimale “Un Kenya unito e pacifico- il cambiamento che voglio vedere”, a meno di un mese dalle elezioni parlamentari e presidenziali. Secondo quanto riporta l’agenzia Cisa di Nairobi, mons. Okoth, ha lanciato un appello ai politici perché instillino nei keniani la necessità di elezioni pacifiche. L’appello è reso necessario dalle violenze post-elettorali scoppiate a fine dicembre 2007 e durate alcuni mesi che portarono alla morte di migliaia di persone. “Non fate sanguinare il Kenya. Il Kenya è più grande di qualsiasi ambizione personale. Dobbiamo cercare di costruire un Kenya pacifico e unito. Le elezioni non ci devono mai più dividere” ha sottolineato l’Arcivescovo. “Per ottenere l’unità nazionale, come keniani dobbiamo accettare, apprezzare e rispettare le differenze sociali, culturali e religiose a livello individuale, di gruppo e di popolazioni” ha concluso Mons. Okoth. (R.P.)

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    Egitto: aumentano le violenze verso i bambini di strada, orfani, abbandonati

    ◊   Lo scenario che si incontra camminando per le vie de Il Cairo è di tanti piccoli senza tetto che vagano vittime di violenze sessuali e sottoposti all’uso di sostanze stupefacenti. Vivono in condizioni di povertà e pericolo. Nonostante non ci siano dati ufficiali su quanti siano, le ultime stime del Centro di Ricerca Sociale e Criminale Egiziano, riportano che il 36% dei bambini di strada hanno subito abusi sessuali, violenze e altre pratiche coercitive come la prostituzione. Alcuni hanno la fortuna di finire in Centri di accoglienza. Uno di questi Centri, gestito dalla Ong Hope Village, si trova nel distretto di Nasser dove vivono una ventina di minori, mangiano, dormono studiano e giocano negli spazi condivisi. La Ong - riporta l'agenzia Fides - è presente in varie città del Paese e, ogni anno riesce ad assistere in media quasi 6 mila bambini bisognosi, orfani, abbandonati o con famiglie in difficoltà economiche. La maggior parte di loro sono stati vittime di violenze sessuali e alcuni necessitano di cure mediche per gli strascichi fisici e psicologici che si portano dietro. I carnefici tendono a cercare i più giovani perchè pensano di avere meno possibilità di contrarre malattie come l’Aids. La situazione si complica quando le bambine violentate rimangono incinte. Ad aggravare il fenomeno contribuiscono l’insicurezza delle strade e l’instabilità politica del Paese. Sebbene esistano pene detentive per i responsabili di queste violenze, quelle attuali non sono sufficienti. (R.P.)

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    Scossa di terremoto nel Lazio, anziana muore d’infarto

    ◊   Una scossa di terremoto di magnitudo 4.8 sulla Scala Richter ha colpito, ieri sera, intorno alle 22.16 il Sud della Regione Lazio, con epicentro tra Sora e Isola Liri. La Ciociaria è ritenuta un’area a forte rischio sismico ed è particolarmente monitorata in quanto si è attivata geologicamente in seguito al sisma dell’Aquila del 6 aprile 2009. La scossa, piuttosto superficiale essendosi verificata a 10.7 km di profondità, è stata perciò avvertita in un’area molto ampia: dai quartieri Sud di Roma come l’Eur, fino a Pescara, ed è stata seguita, dopo poco più di un’ora, da un’altra scossa di magnitudo 2.3. Tanta paura tra la popolazione: una donna di 63 anni di Isola Liri, cardiopatica, è morta, mentre circa 400 persone, riversatesi in strada a Sora, hanno trascorso la notte nelle due strutture d’assistenza allestite dal Comune. Non si registrano, comunque, danni particolari anche se il sindaco della cittadina ha annunciato che domani scuole e uffici resteranno chiusi per consentire le valutazioni iniziate questa mattina con la chiusura delle chiese. Centinaia le segnalazioni arrivate ai vigili del fuoco e molta paura anche nell’aquilano, dove la terra è tornata a tremare intorno alle 2 di notte con una scossa di magnitudo 3.7 e due successive più lievi. E a proposito del terremoto dell’Aquila, ieri il tribunale del capoluogo abruzzese ha inflitto tre condanne a quattro anni di reclusione e una a due anni e sei mesi nel processo di primo grado per il crollo della Casa dello studente, struttura simbolo della maxi inchiesta seguita al sisma. (R.B.)

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    Festival del Cinema di Berlino. Orso d'oro al film romeno "Child's pose"

    ◊   Cronaca di un Palmarès annunciato. Il 63.mo Festival di Berlino si conclude con l’annuncio e la consegna dei premi, che quest’anno – stante il ridotto numero di opere di qualità in concorso – non ha fatto che fotografare l’esistente. I premi assegnati, sia quelli della giuria ecumenica o quelli della giuria internazionale, rispecchiano i giudizi della critica. Al di là di una valutazione che concerne la gerarchia dei premi, i film che hanno ottenuto dei riconoscimenti sono sicuramente i migliori di questa edizione. "Gloria" del cileno Sebastian Leilo, ritratto agrodolce di una cinquantenne separata in cerca d’amore, ha convinto i membri della giuria ecumenica che lo hanno premiato “per avere ricordato, in modo gradevole e contagioso, che la vita è una celebrazione cui tutti sono invitati, al di là della loro età o condizione sociale, e che la sua complessità è soltanto una sfida ulteriore a viverla pienamente”. Ma anche la giuria internazionale ha voluto riconoscere i pregi di questo film assegnando alla sua protagonista, Paulina Garcia, il premio per la migliore attrice. Le strade delle due giurie si sono incrociate anche su un altro titolo del Concorso, "An episode in the life of an iron picker" del bosniaco Danis Tanovic, odissea disperata di una famiglia gitana alla ricerca di un’ospedale che salvi una vita. Gran premio della giuria internazionale e Premio per il miglior attore, il film ha ottenuto anche una menzione speciale dalla giuria ecumenica “per aver messo in luce persone spesso invisibili, descrivendo la loro dignità, la loro sopportazione, la loro invicibile volontà di vivere”. Il Palmarès del Festival di Berlino è completato dal Premio Alfred Bauer a "Vic+Flo ont vu un ours" del canadese Denis Côté, dal premio per la miglior regia all’americano David Gordon Green, autore di "Prince Avalanche", e dal premio per la miglior sceneggiatura andato a Jafar Panahi, cineasta iraniano agli arresti domicilari nel suo Paese, per il film "Pardé". Ed è soprattutto completato dal suo premio principale, l’Orso d’oro andato a "Child’s pose" di Calin Peter Netzer, storia dello smisurato amore di una madre verso il proprio figlio e al contempo ritratto amaro e feroce dell’alta borghesia romena, un film che riflette lo spirito dei tempi e soprattutto riconferma la grande vitalità del cinema romeno contemporaneo. La fine di un festival è sempre triste. Le sale e le strade della Berlinale si svuotano, restano i sogni e i sentimenti, che i film, belli o brutti che siano, hanno dispensato per dieci giorni. La vita continua. Il cinema anche. (Da Berlino, Luciano Barisone)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 48

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.