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Sommario del 12/02/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Vigilia della Quaresima: la Messa delle Ceneri celebrata dal Papa in San Pietro
  • Benedetto XVI, il coraggio dell’umiltà
  • Padre Lombardi: il nuovo Papa si sentirà sostenuto dalla preghiera di Benedetto XVI
  • Mons. Giordano: Benedetto XVI indica all'Europa la via per uscire dalla crisi, ritrovare la sua identità
  • La Comunità ebraica romana: con il Papa sempre sulla stessa lunghezza d'onda
  • Islam in Italia: sorpresa e grande rispetto per la decisione del Papa
  • Giorello: continui il dialogo con i non credenti voluto da Benedetto XVI
  • Mons. Molinari: il ricordo emozionante della visita del Papa a L'Aquila post-terremoto
  • Zamagni: ripensare il modello di sviluppo, straordinaria eredità di Benedetto XVI
  • A Piazza San Pietro l'affetto dei fedeli per il Papa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • La "tristezza" del Patriarca ortodosso ecumenico Bartolomeo I per la rinuncia del Papa
  • Cattolici di Hong Kong e della Cina pregano per Benedetto XVI
  • Filippine. Il card. Tagle: il gesto del Papa esempio di umiltà, onestà e coraggio
  • Pakistan: il Papa baluardo della libertà religiosa e guida per la Chiesa
  • Musulmani indonesiani: “rispetto” per il Papa, artefice del dialogo interreligioso
  • Le reazioni in Terra Santa alla rinuncia del Papa
  • Comece: "La chiarezza della teologia del Papa" ha segnato la Chiesa
  • Il card. Romeo: no a superficiali strumentalizzazioni sulla rinuncia del Papa
  • La gratitudine di Taizé al Papa per il suo incontro con i giovani
  • Aleppo: due sacerdoti cristiani rapiti dai ribelli, nessuna notizia dai sequestratori
  • Vaticano: ripristinati i pagamenti con carte di credito
  • Il Papa e la Santa Sede



    Vigilia della Quaresima: la Messa delle Ceneri celebrata dal Papa in San Pietro

    ◊   La Chiesa vive oggi la vigilia d’inizio della Quaresima e la Messa delle Ceneri che presiederà domani sarà per Benedetto XVI l’ultima, grande celebrazione nella Basilica di San Pietro. Per questo motivo, prevedendo un massiccio afflusso di fedeli, i riti sono stati spostati dalle Basiliche romane di Sant’Anselmo e Santa Sabina in quella vaticana, dove il Papa giungerà alle 17. In questi anni, Benedetto XVI ha molto approfondito il valore della conversione, tipico di questo periodo liturgico. Alessandro De Carolis ne ricorda alcune riflessioni:

    La Quaresima è la porta che immette in una dimensione che fa brillare tutto ciò che è tipicamente cristiano – conversione personale, carità verso il prossimo, sobrietà di vita – in modo serrato e con più intensità, come diamanti nella vetrina di un gioielliere. Ma a nulla varrebbero – una confessione in più, un’elemosina, un digiuno – se anche nel cuore, oltre che sulla testa, non si depositasse un pugno di cenere, se cioè ognuno di quei gesti non fosse frutto di un consapevole atto di umiltà di fronte a Dio e non, come per il fariseo del Vangelo, una sofferenza esibita per un pugno di applausi. Questo ha insegnato Benedetto XVI, il Papa umile, perché da sempre orientato a cercare l’amore di Dio:

    “Conversione consiste nell’accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall’amore. Questa non è dipendenza ma libertà. Convertirsi significa allora non inseguire il proprio successo personale - che è una cosa che passa - ma, abbandonando ogni umana sicurezza, porsi con semplicità e fiducia alla sequela del Signore perché per ciascuno Gesù diventi, come amava ripetere la beata Teresa di Calcutta, il mio tutto in tutto".

    La destinazione dell’uomo “è più alta”, ha ripetuto il Papa, ricordando che “non siamo noi che abbiamo fatto noi stessi” e che “l’essere umano non è l’architetto del proprio destino eterno”. In altre parole, la conversione…

    “…non è una semplice decisione morale, che rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù. Convertirsi e credere al Vangelo non sono due cose diverse o in qualche modo soltanto accostate tra loro, ma esprimono la medesima realtà”.

    Ma certo, l’umiltà è virtù “difficile”. Un capo che si china per molti è il segno della sconfitta, l’atto sociale di un “perdente”. Questo perché, ha affermato in diverse circostanze Benedetto XVI, si dimentica che la vita cristiana non è tanto una legge da ossequiare, ma l’incontro con una Persona, Gesù. E c’è solo un modo per imparare a entrarvi in contatto, la preghiera. Ce lo ha insegnato il Papa, che anche in questo è un maestro:

    “La Chiesa sa che, per la nostra debolezza, è faticoso fare silenzio per mettersi davanti a Dio, e prendere consapevolezza della nostra condizione di creature che dipendono da Lui e di peccatori bisognosi del suo amore; per questo, in Quaresima, invita ad una preghiera più fedele ed intensa e ad una prolungata meditazione sulla Parola di Dio”.

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    Benedetto XVI, il coraggio dell’umiltà

    ◊   All’indomani dello storico annuncio di Benedetto XVI di rinunciare al ministero di Successore di Pietro dal 28 febbraio prossimo, tutti i giornali del mondo parlano oggi di grande gesto di umiltà del Papa. Nel servizio di Alessandro Gisotti, riproponiamo dunque alcune meditazioni del Papa sulla virtù dell’umiltà. Una virtù che Joseph Ratzinger ha testimoniato e continua testimoniare in modo illuminante anche con la decisione di ieri:

    Sono “un umile lavoratore nella vigna del Signore”, “chiedo perdono per tutti i miei difetti”. Sono passati quasi 8 anni tra queste due affermazioni di Benedetto XVI eppure sembrano pronunciate nella stessa occasione. Coraggio ed umiltà. Due virtù, apparentemente distanti che invece, è la testimonianza del Papa, nel cristiano sono naturalmente e intimamente connesse. D’altro canto, ci vuole coraggio ad essere umili, perché “l’umiltà è soprattutto verità”. Questa virtù, osserva il Pontefice, “non appare tra le virtù precristiane”. E’ una “virtù nuova, la virtù della sequela di Cristo”. Ma non si tratta di un’utopia, tutt’altro:

    “L’accettare l’altro, che forse è più grande di me, suppone proprio questo realismo e l’amore della verità; suppone accettare me stesso come ‘pensiero di Dio’ così come sono, nei miei limiti e, in questo modo, nella mia grandezza”. (Incontro con i parroci, 23 febbraio 2013)

    “Accettare me stesso e accettare l’altro vanno insieme”, è l’esortazione che il Papa rivolge ai suoi parroci di Roma e con loro a tutti i fedeli. E aggiunge che “le piccole umiliazioni” che dobbiamo vivere quotidianamente “aiutano ognuno a riconoscere la propria verità ed essere così liberi” dalla “vanagloria che è contro la verità e non mi può rendere felice e buono”:

    “Accettare e imparare questo, e così imparare ad accettare la mia posizione nella Chiesa il mio piccolo servizio come grande agli occhi di Dio. E proprio questa umiltà, questo realismo rende liberi”.

    “Se sono arrogante, se sono superbo - è il monito del Papa - voglio sempre piacere e se non ci riesco sono misero, sono infelice e devo sempre cercare questo piacere”. Ecco allora che l’umiltà mi dà coraggio e mi rende libero:

    “Quando invece sono umile ho la libertà anche di essere in contrasto con un’opinione prevalente, con pensieri di altri, perché l’umiltà mi dà la capacità, la libertà della verità. E così, direi, preghiamo il Signore perché ci aiuti ad essere realmente costruttori della comunità della Chiesa”.

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    Padre Lombardi: il nuovo Papa si sentirà sostenuto dalla preghiera di Benedetto XVI

    ◊   Il Papa sta bene, non ha rinunciato perché malato, ma solo per la fragilità dovuta all’invecchiamento. Lo ha ribadito il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in un nuovo briefing con i giornalisti. Confermato tutto il calendario degli appuntamenti fino al 28 febbraio, ultimo giorno del Pontificato di Benedetto XVI, ma non ci sarà l’Enciclica sulla fede. Massimiliano Menichetti:

    Nessuna malattia specifica ha colpito il Santo Padre e nessun’altra tensione ha determinato la sua “decisone storica” di rinunciare al ministero petrino. Padre Federico Lombardi torna a ribadire ai giornalisti il perché delle dimissioni del Papa. Motivi legati esclusivamente alla fragilità dell’invecchiamento, all’impossibilità di governare al meglio la Chiesa. Una decisione - ha detto - non improvvisata, lucida, frutto di ‘grande riflessione davanti a Dio’ e che rende Benedetto XVI molto sereno.

    “Irrilevante sotto ogni punto di vista - ha puntualizzato padre Lombardi - la sostituzione delle batterie del pacemaker, notizia rilanciata dalla stampa italiana, che Ratzinger aveva già da cardinale”.

    Il direttore della Sala Stampa, confermando ancora una volta che l’agenda di Benedetto XVI non subirà variazioni fino al 28 febbraio, data in cui inizierà la Sede vacante, ha invitato a prestare attenzione a cosa dirà il Papa nei prossimi giorni, a partire da domani: sia all’udienza generale, sia alla celebrazione delle Ceneri in San Pietro. Evento, quest’ultimo, spostato in Basilica, da Santa Sabina sull’Aventino per accogliere più fedeli e i tanti cardinali che parteciperanno, di fatto, all’ultima “grande concelebrazione del Papa”.

    Poi, giovedì, ci sarà l’incontro-conversazione con il clero romano, nell’Aula Paolo VI, dove Papa Benedetto parlerà a braccio, probabilmente “della sua esperienza nel Concilio Vaticano II”.

    Confermati anche tutti gli altri appuntamenti come le visite ad limina dei vescovi italiani, le udienze ai presidenti di Romania e Guatemala, gli Angelus domenicali, il suo intervento alla fine degli esercizi spirituali e l’ultima udienza del 27 febbraio, che “potrebbe tenersi in Piazza San Pietro”. Padre Lombardi ha poi evidenziato che non ci sarà più l’attesa Enciclica sulla fede:

    “Non era ad un punto di preparazione tale da poter, in un tempo così breve, essere tradotta, pubblicata, messa a punto definitivamente. Quindi, questo rimane un documento che avevamo atteso ma che verosimilmente non avremo, per lo meno non nella forma normale dell’Enciclica. Se poi dopo ci sarà qualche altro modo o riflessione in cui Benedetto XVI ci farà partecipi delle sue riflessioni sulla fede, benissimo. Però, l’Enciclica come tale, pubblicata dal Papa in carica non possiamo aspettarcela entro la fine del mese di febbraio”.

    Il direttore della Sala Stampa ha anche spiegato che il viaggio a Cuba e Messico, a causa della fatica, ha costituito per Benedetto XVI una tappa di maturazione verso la rinuncia al ministero, ma non già una decisione definitiva in tal senso.

    Ai giornalisti non è stato fornito alcun dettaglio su come si chiamerà o vestirà Benedetto XVI una volta rientrato in Vaticano, dopo la permanenza a Castel Gandolfo: questioni che non sono ancora state definite. Verosimilmente escluso che “tornerà cardinale”, sicuramente “sarà Vescovo emerito di Roma” anche se, per ora, non ci sono formule ufficiali. L’anello petrino – ha detto padre Lombardi – potrebbe essere spezzato come da prassi.

    Confermato che il Papa non avrà alcun ruolo nel prossimo conclave; e poi che sono iniziati in novembre i lavori di restauro del monastero in Vaticano dove risiederà e che un tempo era occupato da suore di clausura . Poi, sollecitato dai cronisti sulla realtà di due Papi in Vaticano, ha aggiunto:

    “E’ una situazione nuova, avere un Papa che ha fatto la rinuncia, nella Città del Vaticano: credo che non ci sarà assolutamente alcun problema per il suo successore. Anzi, probabilmente, il successore si sentirà sostenuto dalla preghiera, da una presenza intensa di amore e di partecipazione da parte della persona che più di tutte nel mondo può capire e partecipare alle preoccupazioni del suo successore”.

    Benedetto XVI - è stato precisato - cesserà nelle sue funzioni alle ore venti del ventotto febbraio, ovvero quando “ordinariamente” il Papa termina la sua attività, prima di ritirarsi in preghiera, e poi riposare.

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    Mons. Giordano: Benedetto XVI indica all'Europa la via per uscire dalla crisi, ritrovare la sua identità

    ◊   La notizia della rinuncia del Papa ha avuto particolare risonanza nell'ambito delle istituzioni europee. Fausta Speranza ha intervistato mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa:

    R. – Joseph Ratzinger quando è stato eletto alla Cattedra di Pietro ha scelto il nome di Benedetto. E’ chiaro, quindi, il riferimento al compatrono d’Europa, è chiaro il riferimento al patriarca del monachesimo occidentale. Così ha detto tutto il suo interesse per la questione della diffusione del cristianesimo nel nostro continente e per le radici cristiane irrinunciabili per il presente e per il futuro delle nostre terre. Credo, soprattutto, che il Papa stia accompagnando la ricerca dell’uomo europeo: una ricerca certamente difficile, una ricerca inquieta. Si può citare il compagno di viaggio di Papa Benedetto XVI, che è Sant’Agostino. Si può dire che l’Europa ha un cuore inquieto e che il Papa conosce le domande dell’uomo europeo, le accompagna e soprattutto vuole indicarne la meta. La meta è l’incontro personale con Gesù di Nazareth, con la persona di Gesù di Nazareth.

    D. – L’Europa è in crisi: crisi economica, crisi di valori, crisi anche di gestione politica. Papa Benedetto XVI più volte aveva messo in allarme su alcuni meccanismi dell’economia, che non erano per servire davvero la persona, l’uomo. E poi c’è tutto il valore spirituale del suo insegnamento. Che dire di questo?

    R. – Forse, molto prima di altri, il Papa ha saputo indicare il cuore della crisi dell’Europa. Noi sappiamo di essere davanti ad una crisi che è quasi sistemica e rimanda a problemi di pensiero, a problemi culturali. Il Papa ha individuato un cuore della crisi, dove ci sarebbe il rischio per l’Europa di uscire addirittura di scena, dal gioco planetario, economico e soprattutto culturale nel fatto che l’Europa rischia di perdere la sua identità. Quindi ha focalizzato il problema nell’identità europea. Questa identità che, secondo Benedetto XVI, starebbe nell’incontro avvenuto nella storia dell’Europa tra la ragione scientifica, la ragione filosofica, la ragione giuridica e la ragione contenuta nel cristianesimo. Il fatto che la modernità progressivamente abbia separato le due ragioni, che l’Europa rischi di scegliere solo una ragione di tipo astratto prescindendo dalla ragione del cristianesimo, questo sarebbe il suo rischio, sarebbe il suo pericolo.

    D. – Lei, mons. Giordano, è osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa e si trova a Strasburgo, dove c’è anche il Palamento europeo, quindi altre istituzioni europee. Ci può dire qualcosa della risposta che c’è stata all’annuncio di Benedetto XVI di questa scelta così difficile, ma così forte per il bene della Chiesa?

    R. – Le parole che io ho sentito nell’ambito delle istituzioni europee sono: “coraggio”, “responsabilità”, “generosità, “umiltà” e anche, in particolare, “libertà”, legata forse al termine dell’umiltà. In genere c’è stata una grande emozione, accompagnata anche da sofferenza e ammirazione, direi quasi unanime, per la coerenza di questa scelta. Mi sembra sia emersa anche un’espressione di gratitudine, in molte persone. Forse più profondamente qualcuno si è anche interrogato se questa scelta del Papa non ci obblighi ad un profondo esame di coscienza sia all’interno della Chiesa ma anche come Paesi europei; se sia una scelta storica che ci mette davanti alla domanda “dove vogliamo andare?”. Ci si chiede se Benedetto XVI voglia soprattutto dirci che noi siamo in una storia che, se vuole avere un futuro, deve, da una parte, radicarsi nella sua tradizione. A me piace molto che il Papa insista molto sul fatto che noi siamo dei “preceduti”, che altri ci hanno preceduti e che veniamo da una tradizione, veniamo da una storia. In questa grande onda storica in cui ci inseriamo, noi abbiamo gli elementi per interrogarci su quali contributi l’Europa può dare al futuro, recuperando una fedeltà per la nostra vocazione, recuperando una fedeltà per la ricchezza che l’Europa ha maturato nei secoli.

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    La Comunità ebraica romana: con il Papa sempre sulla stessa lunghezza d'onda

    ◊   Un interlocutore e un amico. Questo è Benedetto XVI per la comunità ebraica di Roma che si unisce al coro di voci che rinnovano al Papa, dopo la sua rinuncia, sentimenti di vicinanza. Lo confermano le parole del Rabbino Capo della capitale, Riccardo di Segni al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. - C’è la sorpresa certo, c’è decisamente una solidarietà umana per la difficoltà della scelta che è stata fatta, ma c’è anche il rammarico che una personalità così importante e con la quale eravamo in buoni rapporti, in qualche modo, scompaia dalla scena. Nei vari incontri che ho avuto sono rimasto impressionato dalla statura intellettuale e dalla sua curiosità di studioso. Con lui è sempre stato possibile stabilire un confronto su temi culturali, ideologici e biblici e questo ha creato una lunghezza d’onda di comunicazione molto interessante. È importante che, al di là degli elementi di divisione, esista l’amicizia. Adesso, quindi, con questa assenza improvvisa, rimane l’augurio di poter continuare ad avere rapporti fecondi.

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    Islam in Italia: sorpresa e grande rispetto per la decisione del Papa

    ◊   La notizia delle dimissioni di Benedetto XVI ha trovato eco in tutto il mondo e ha toccato profondamente credenti e non. In particolare, gli appartenenti alle grandi religioni monoteiste si sentono partecipi di un momento così particolare nella vita della Chiesa cattolica. Adriana Masotti ha raccolto i commenti di due esponenti dell’Islam in Italia. Ascoltiamo per primo il dott. Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia che ospita la Moschea di Roma:

    R. - La mia prima reazione è stata di incredulità. Ma una volta confermata la notizia, l’incredulità ha lasciato spazio alla sorpresa. Vorrei cogliere l’occasione, a nome del Centro islamico culturale d’Italia, per esprimere al Papa i nostri auguri più fervidi, e anche come credenti invochiamo Dio affinché lo sostenga in questo momento, in cui ha fatto una scelta difficile, ricordando sempre - come credente - che la misericordia di Dio è infinita.

    D. - Lei ha avuto modo di conoscere, di incontrare personalmente Benedetto XVI?

    R. - L’ho incontrato tre volte in circostanze diverse. Quello che mi colpisce di questa scelta è soprattutto la dimensione di umanità e di umiltà che vengono dal Successore di San Pietro. È una cosa straordinaria, un messaggio importantissimo.

    D. - Cosa le viene in mente riguardo questo Pontificato e in particolare rispetto al dialogo con l’islam?

    R. - Le relazioni con l’islam - come sappiamo tutti - hanno incontrato qualche difficoltà, ma non mi pare che questo sia il momento per tirare le conclusioni. Quello che possiamo fare oggi è aiutare il Papa e garantirgli un’uscita serena e tranquilla.

    D. - Una cosa su cui il Papa è ritornato spesso è stato l'impegno delle religioni per la pace, la condanna ad ogni tipo di fondamentalismo…

    R. - Questa posizione è condivisibile da tutti i credenti e anche dagli uomini e dalle donne di buon senso. Dunque, questo è il cammino giusto. Il suo invito deve essere un impegno comune - un cammino comune, direi - perché non è detto che dobbiamo soltanto dialogare: bisogna camminare e guardare nella stessa direzione, perché siamo tutti sulla stessa barca, in quanto famiglia umana e in quanto credenti.

    Il commento di Izzeddin Elzir, presidente dell’Ucoii, l'Unione comunità islamiche d’Italia:

    R. – Ho accolto la notizia come tutti quanti, credo, con sorpresa. Da una parte, questo è un atto di coraggio, di grande responsabilità e dall’altra il Papa, in questa sua scelta che va comunque rispettata, ha dimostrato grande umiltà e grande umanità.

    D. - Quali sono i suoi sentimenti pensando a Papa Benedetto XVI e anche al suo Pontificato, in particolare riguardo ai rapporti con l’islam?

    R. - Certamente, nei rapporti fra due realtà diverse, in questo caso il mondo islamico e il mondo cattolico, ma come in qualsiasi rapporto, ci sono momenti alti e momenti bassi. In questo periodo abbiamo avuto momenti difficili, ma ci sono stati anche momenti di grande fiducia. Mi piacerebbe ricordare la ricorrenza della preghiera ad Assisi, dove il Papa ha voluto raccogliere di nuovo insieme tutte le fedi per una preghiera interreligiosa, la preghiera di Assisi.

    D. – C’è stato poi anche il viaggio in Turchia, dove il Papa è entrato nella Moschea Blu di Istanbul e ha pregato insieme all’imam e agli islamici che erano presenti…

    R. – Anche questo è stato un altro momento molto importante, in cui il Papa ha dimostrato che un cristiano può entrare dentro una moschea e può addirittura pregare la sua preghiera. Credo che noi abbiamo bisogno di ricordare questi esempi positivi.

    D. - Lei ha avuto occasione di incontrare personalmente Benedetto XVI?

    R. – Sì, diverse volte. Una persona umile, una persona saggia, tranquilla, profonda, che non guarda la facciata delle cose, ma va in profondità e cerca di capire e di incoraggiare il lavoro che si fa per il dialogo interreligioso.

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    Giorello: continui il dialogo con i non credenti voluto da Benedetto XVI

    ◊   Il filosofo della scienza Giulio Giorello, in quanto studioso non credente, ha preso parte a una delle tappe del Cortile dei Gentili, invitato dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi. Ecco la sua reazione alle dimissioni del Papa al microfono di Francesca Sabatinelli:
    R. - La mia impressione è stata di sconcerto. Un grande punto interrogativo: perché? Però, direi, che se si deve parlare di coraggio questo sta nel fatto di aver cambiato la tradizione perché, a parte il famoso "caso" di Celestino V, non si era mai visto che un Papa desse le dimissioni. Ci vuole, secondo me, una grande coraggio per andare contro una tradizione consolidata in nome di un interesse che, evidentemente, Joseph Ratzinger ha considerato superiore. Quindi, in questo, sta secondo me il coraggio di questa decisione che credo importante per la vita della Chiesa cattolica romana: è una grande "rottura" con il passato, nello stesso tempo è un’indicazione che riguarda la vita della Chiesa ma è, soprattutto, prendersi una grande responsabilità personale, perché naturalmente c’è chi leggerà questo come un segno di rinnovamento, altri come un segno di crisi. Forse si tratta di entrambe le cose. D’altra parte, in molte lingue la parola “crisi” indica non solo una situazione di pericolo, ma anche di grande potenzialità, un’occasione per il futuro. Probabilmente la grande fede, non in se stesso, perché siamo tutte creature fragili, ma nello Spirito del Signore è stato un elemento che ha senza dubbio influito in questa decisione.

    D. - Da laico lei con quali occhi guarda a questo gesto di Benedetto XVI?

    R. - Per un occhio laico la Chiesa cattolica, ma io direi qualunque istituzione ecclesiale, anche le Chiese protestanti ad esempio, sono, in quanto istituzioni, un fatto politico, nel senso nobile del temine, cioè nel senso di qualcosa che riguarda la vita civile delle persone, non soltanto la dimensione spirituale strettamente personale. Nel caso della tradizione, non solo cattolica ma direi cristiana, questo doppio livello è stato lievito talvolta della storia politica della Chiesa, talvolta ha creato enormi problemi. Ha, però, permesso di definire nuovi ruoli. Sotto questo profilo, quindi, forse un laico è più portato a pensare che prevalga la tendenza a legarsi all’istituzione, mentre Benedetto XVI ha avuto la capacità di staccare i due ruoli. Questo è un punto molto importante, una componente di quel coraggio di cui parlavamo prima.

    D. – Lei, filosofo non credente, è stato invitato a partecipare ad una delle tappe del Cortile dei Gentili. Noi sappiamo che per Benedetto XVI il dialogo con i non credenti è stato sempre molto importante. Ricordiamo come fu il Papa ad invitare alcuni esponenti di non credenti nel 2011 ad Assisi, durante l’incontro con le altre religioni. Come vede questa scelta per la vita della Chiesa?

    R. - Questo è un punto su cui Benedetto XVI ha più volte insistito con il Cortile dei Gentili e con tutta una serie di altre iniziative. Quanto resterà di quest’opera? Da chi e come sarà ripresa? Questi sono punti problematici del futuro della Chiesa cattolica romana. La mia speranza è che questo dialogo fecondo continui nel rispetto di tutte le parti coinvolte.

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    Mons. Molinari: il ricordo emozionante della visita del Papa a L'Aquila post-terremoto

    ◊   Tra i momenti più significativi e toccanti del Pontificato di Benedetto XVI si ricorda la visita nella arcidiocesi dell’Aquila, il 28 aprile 2009, pochi giorni dopo il terremoto che distrusse il capoluogo abruzzese e il suo territorio. Giancarlo La Vella ne ha parlato con l’arcivescovo della città, mons. Giuseppe Molinari:

    R. - Ricordo molto bene quel giorno, soprattutto la sosta che fece alla Basilica di Collemaggio. Guardò con molta attenzione l’edificio, devastato dal sisma: c’era l’urna con il corpo di San Celestino e vi posò il suo pallio.

    D. - Quel pallio tra poco avrà un posto speciale…

    R. - Sì. Attendiamo che la Basilica di Collemaggio venga restaurata. Comunque il pallio, per adesso, lo conservo personalmente e poi sarà collocato insieme all’urna al momento giusto. Quest’anno abbiamo una celebrazione per ricordare il settimo centenario dalla Canonizzazione di San Celestino. Vogliamo sottolineare questo anniversario già il 5 maggio, concludendo con la notissima “Festa della Perdonanza celestiniana”, che cade il 28 e il 29 agosto.

    D. - Quali immagini, quali momenti rimarranno nel suo cuore degli incontri avuti con Papa Benedetto XVI, ultimo dei quali la recente visita ad Limina

    R. - Sono stati incontri sempre molto belli, molto umani, molto affettuosi. Io ricordo che, durante la prima visita ad Limina, fu paterno, affabile, ci mise a nostro agio. Poi gli altri incontri, durante i quali diceva: “Ma noi già ci conosciamo!”. Ricordo in particolar modo l’ultimo incontro, la visita ad Limina del 17 gennaio scorso, dove tra l’altro alla fine mentre lo salutavo, gli ho detto: “Santità, questa è l’ultima visita ad Limina”, e lui guardandomi: “Già! Hai compiuto 75 anni!”. E io: “ Preghi tanto per me” e lui di rimando: “Anche lei preghi per me”.

    D. - Un uomo di grande cultura, di grande spiritualità. In che modo voi continuerete a seguire il suo pensiero e il suo esempio?

    R. - Io sono stato sempre molto attento, interessato e ammirato già ai tempi dell’opera teologica dell’allora teologo Raztzinger, poi cardinale Ratzinger. Su di me, ha avuto sempre un fascino particolare. Secondo me, quello che ha fatto, lo ha fatto per seguire la Parola del Signore. Lui racconta, nel libro dell’amico giornalista tedesco: "Spesso il Signore mi ha chiesto delle cose diverse da quelle che mi aspettavo, che sognavo...”. Così sognava di fare il teologo e si è trovato a fare il vescovo, poi pensava di fare il pastore in una diocesi e invece si è trovato a fare il prefetto della Congregazione della Fede. Pensava di riposarsi una volta finito il servizio alla Congregazione della Fede e invece lo aspettava questo incarico grande come capo supremo della Chiesa. Adesso, forse il Signore gli ha indicato questa strada, che non è fuggire dalle responsabilità, ma è continuare a servire la Chiesa in un altro modo. Il Signore gli ha fatto capire che si può servire la Chiesa in tanti modi, anche scegliendo il silenzio, la preghiera e indubbiamente in tutto questo c’è anche il senso della Croce e del sacrificio.

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    Zamagni: ripensare il modello di sviluppo, straordinaria eredità di Benedetto XVI

    ◊   Una delle eredità che lascia Benedetto XVI è l’Enciclica “Caritas in Veritate”, pubblicata nel giugno 2009, in cui enumera alcune distorsioni dello sviluppo: “un'attività finanziaria mal utilizzata e per lo più speculativa – scrive il Pontefice – gli imponenti flussi migratori, spesso solo provocati e non poi adeguatamente gestiti, lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra”. E’ un messaggio particolarmente attuale in questo momento di crisi economica. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Stefano Zamagni, docente di Economia Politica presso l’Università di Bologna:

    R. – Ovviamente, la notizia mi ha molto colpito, ma ne comprendo le ragioni profonde. Questo Papa sarà certamente ricordato ora, come è ovvio, ma anche per lungo tempo nel futuro perché ha aperto un nuovo ciclo nella Dottrina sociale della Chiesa. Potremmo dire che come la "Centesimus Annus" del Beato Giovanni Paolo II chiude il ciclo della modernità, la "Caritas in Veritate" apre quel ciclo della cosiddetta post-modernità, cioè di una società che deve fare i conti con quei due fenomeni di portata epocale che sono da un lato la globalizzazione e dall’altro la rivoluzione delle nuove tecnologie: le tecnologie infotelematiche. Bene, con la "Caritas in Veritate", Benedetto XVI dimostra il suo acume, la sua capacità di "intelligere", cioè di guardare dentro le cose e di capire perché è giunto il momento di non più mettere pezze di un tipo o dell’altro ai malfunzionamenti e del mercato e dello Stato, come è stato fatto in generale finora, ma di ripensare sia il modello di sviluppo – non per nulla il sottotitolo dell’Enciclica è: “Per uno sviluppo umano integrale”, dove la parola chiave è l’ultima, integrale – e dall’altro, di rivedere anche i modi con cui il mercato come istituzione socio-economica funzioni e di modificare le relazioni di potere che nel mercato si agitano. In questo caso, l’Enciclica esce nel 2009: a fine giugno del 2009, la crisi economico-finanziaria era da poco iniziata ma il Papa dimostra di avere colto il nucleo fondamentale di questa crisi, e cioè l’incapacità di dirigere le risorse – in questo caso finanziarie – verso l’obiettivo del bene comune.

    D. – C’è un altro passaggio, particolarmente importante, di questa Enciclica, quando il Pontefice evidenzia che le cause del sottosviluppo non sono primariamente di ordine materiale, ma sono da ricercare innanzitutto nella volontà, nel pensiero e ancor più nella mancanza di fraternità tra gli uomini ed i popoli …

    R. – Esatto! Questa, infatti, è l’altro elemento caratteristico. Innanzitutto, il capitolo terzo dell’Enciclica reca per titolo: “Fraternità, sviluppo …”: questa è la prima volta che appare ufficialmente in una Enciclica di Dottrina sociale della Chiesa. Le altre, quelle precedenti, tendevano a parlare piuttosto di solidarietà. Il Papa dice: “La fraternità è molto, ma molto più forte della solidarietà”, nel senso che una società fraterna è anche solidale, e viceversa non è vero. L’altro è che oggi la povertà, la miseria, gli sfruttamenti non sono conseguenza della scarsità di risorse, come era ad esempio all’epoca di Leone XIII con la Rerum Novarum, ma queste situazioni che gridano vendetta in alcuni casi sono la conseguenza sia della mancanza di fraternità, e quindi una crisi spirituale intesa in questo senso, sia del fatto che le istituzioni economiche, cioè le regole del gioco economico sono obsolete, in certi casi, e sbagliate in altri casi. Ecco perché il Papa dice: “La povertà c’è sempre stata, però un conto è essere poveri quando manca il pane, mancano le risorse di base; altro conto è tenere le persone nella povertà pur nell’abbondanza, solo perché le istituzioni che sono quelle che regolano il trasferimento dei beni, dei servizi e in generale delle ricchezze, funzionano con effetti perversi.

    D. – Al di là dell’enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI ha poi detto, in numerosi discorsi, che la crisi economica si fonda su una crisi etica. Qual è l’impulso che ha dato e che potrà dare in futuro, con questo suo messaggio?

    R. – Questo Papa ha spiegato, soprattutto agli economisti – dimostrando di avere probabilmente un acume superiore a tanti di essi – che le crisi sistemiche sono di due tipi: dialettiche, le une, e entropiche, le altre. Le crisi dialettiche sono quelle che discendono da un conflitto, di un tipo o dell’altro; e in qualche modo, superato il conflitto si supera la crisi. Quella di oggi è una crisi entropica, cioè una crisi di senso: entropica vuol dire questo. Quando la società nel suo complesso, e in particolare la sfera economica al suo interno, perde il senso, che vuol dire la direzione di marcia, non sa più dove andare; quando cioè la finanza diventa fine a se stessa; quando il gioco economico è guidato dall’avidità e via discorrendo. Ecco perché il messaggio non solo nell’Enciclica, ma nei documenti successivi, è importante. Si rivolge a tutti: ai politici, agli uomini di scienza e agli operatori. “Badate – dice il Papa – non pensiate che aggiustando quell’aspetto tecnico su un fronte o sull’altro, che pure è necessario, uscirete dalla crisi. Infatti, poiché la crisi è di natura entropica bisogna ridare senso. Se noi non troviamo un senso nuovo, una direzione di marcia nuova, fra un po’ di anno ritorneremo ad una situazione – mutatis mutandis – analoga”. Ecco perché il contributo che ha dato questo Papa rimarrà per lungo tempo a venire.

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    A Piazza San Pietro l'affetto dei fedeli per il Papa

    ◊   All’indomani della rinuncia del Papa al ministero petrino, Piazza San Pietro è affollata di giornalisti, fotografi, operatori televisivi e moltissimi pellegrini. Tra questi ultimi i sentimenti più forti sono di vicinanza, sostegno e affetto per Benedetto XVI. Ascoltiamo alcune voci raccolte da Benedetta Capelli:

    “Mi dispiace molto!"

    “Ha avuto un grande coraggio!”.

    “Gli auguri migliori per quello che ha fatto”.

    “Lo salutiamo tutti. Siamo veneti. Ci dispiace tantissimo, speriamo che cambi idea...”.

    “Il sentimento che mi ha preso è stato quello di una grande sorpresa e poi ho detto: guarda quanta umiltà ha quest’uomo, un uomo di scienza, ma soprattutto un uomo di grande fede. E ho detto grazie al Signore perché mi ha dato l’esempio che non sono le cose grandi che fanno l’uomo grande ma sono le cose semplici, come il gesto che lui ha fatto, sorprendendo tutti. Le dico un grazie che viene dal cuore di tante persone. Questo uomo di Dio ci ha portato vicino a Dio, ho sentito questo. “Grazie, Santità, perché la sua vita è stata una vita data alla Chiesa e a tutto il mondo”.

    “Ho venduto per 40 anni santini del Papa, ho un negozio. Quando lui era cardinale, alle 2 precise, dopo mangiato, faceva un giretto a piedi, arrivava in fondo a Via della Conciliazione, girava e tornava in Vaticano. A volte scherzando, gli dicevo: “Eccellenza, buongiorno, sta bene? ha mangiato bene oggi?”. Lui diceva: “Sì”. Gli piaceva la cucina romanesca… Insomma per noi i Papi sono stati tutti bravi… Ha l’età mia!”.

    “Il suo è stato un compito molto difficile, essere stato Papa dopo Giovanni Paolo II. Mi sono emozionata molto a venire qui, ad ascoltarlo, a vederlo dalla finestra”.

    “Per noi è stata una notizia shock. In un primo momento ho provato sgomento, paura e dispiacere… Gli auguro di aver fatto la scelta giusta, ma sicuramente è stato così”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, il vice direttore sulle "vie nuove" di Benedetto XVI.

    Rispetto e gratitudine: nelle reazioni all'annuncio della rinuncia al papato stima e riconoscenza dei leader mondiali per l'opera svolta dal Pontefice. L'omaggio alla profondità del grande pensatore, alla sincerità del grande credente, alla passione del pacificatore. Il Grazie di cristiani, ebrei e musulmani.

    Il mondo degli intellettuali si confronta con la decisione di Benedetto XVI: le valutazioni di Lucetta Scaraffia (da "Il Messaggero"), Giuliano Ferrara (da "Il Foglio") e di Enzo Bianchi (da "La Stampa"), con una rassegna della stampa internazionale.

    Un messaggio di speranza: il cardinale segretario di Stato e altri porporati sulla rinuncia al pontificato.

    Nella casa del Papa: a Marktl am Inn l'inviato Mario Ponzi sulla riconoscenza e la preghiera dei fedeli bavaresi.

    "Discriminazione" significa anche riconoscere le differenze: Fabrice Hadjadj riguardo al dibattito sul matrimonio e il diritto di adozione per le coppie omosessuali.

    La forza delle donne che si avvicinano ai muri: Giulia Galeotti su una rassegna cinematografica organizzata a Roma dalla Fondazione Konrad Adenauer e dall'Institut francais - Centre Saint-Louis.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    La "tristezza" del Patriarca ortodosso ecumenico Bartolomeo I per la rinuncia del Papa

    ◊   “Tristezza” del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I per la rinuncia di Papa Benedetto XVI annunciata ieri. Le ha espresse in una nota diffusa oggi dal Patriarcato: Benedetto XVI - scrive il Patriarca “amico” di papa Ratzinger - “avrebbe potuto con la sua saggezza e con la sua esperienza, dare ancora tanto alla Chiesa e al mondo. Papa Benedetto XVI - si legge nella nota ripresa dall'agenzia Sir - ha posto la sua impronta indelebile sulla vita e sulla storia della Chiesa Cattolica Romana, non solo nel suo breve pontificato, ma anche attraverso il suo lungo contributo dato come teologo e membro della gerarchia della Chiesa, così come attraverso il suo prestigio universalmente riconosciuto. I suoi scritti parleranno per lungo tempo attraverso la sua profonda erudizione teologica, la sua conoscenza dei Padri della Chiesa indivisa, il suo contatto con la realtà contemporanea e il suo interesse per i problemi dell‘uomo. Noi, ortodossi, lo consideriamo come un amico della nostra Chiesa e come un fedele servitore della causa dell‘unità di tutti, e ci rallegriamo di saperlo in buona saluta e di essere informati del suo lavoro teologico”. Il patriarca si lascia andare “con affetto” ad un ricordo personale, della visita di Benedetto XVI al Fanar 6 anni fa e dei numerosi incontri avuti con lui. E anche dal Fanar, giunge l’augurio perché “il Signore designi un degno successore alla guida della Chiesa sorella di Roma”. (R.P.)

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    Cattolici di Hong Kong e della Cina pregano per Benedetto XVI

    ◊   Passato un momento di "sgomento", i cattolici di Hong Kong e della Cina popolare hanno deciso di lanciare momenti pubblici e privati di preghiera per Benedetto XVI. La notizia delle dimissioni del papa è giunta nel mondo cinese nel pieno delle festività per il Nuovo anno lunare. Ad Hong Kong - riporta l'agenzia AsiaNews - gli uffici pubblici rimangono chiusi fino al 13 febbraio. Ieri, comunque, l'Ufficio di comunicazioni sociali della diocesi ha diffuso un comunicato. In esso si mette in luce il "cuore pesante" con cui la diocesi ha accettato la conferma della notizia sulle dimissioni di Benedetto XVI. Nella dichiarazione si ricorda che il card. John Tong di Hong Kong chiede a tutti i cattolici della diocesi di pregare in modo speciale per l'elezione del nuovo Papa. "Questo è l'Anno della fede e i cattolici dovrebbero mostrare la loro fede e fiducia nell'Onnipotente, perché Dio continui a guidare e benedire la Chiesa aiutandola a superare ogni tipo di difficoltà". Avvisi sui luoghi e tempi per incontri pubblici di preghiera saranno diffusi quanto prima. Nella Cina popolare, alcuni cattolici hanno detto all'agenzia AsiaNews che all'inizio essi erano scioccati dalla notizia e pensavano che fosse non vera. Uno di essi aggiunge: "Noi ringraziamo il Papa per aver servito la Chiesa così a lungo". Un sacerdote commenta: "Questo Papa è un grande esempio per tutti. Il suo gesto di dimettersi ci insegna il significato del sacrificio fino allo svuotamento del potere. In questo egli è come Gesù Cristo che si sacrifica per gli altri per vincere la morte con la vita". (R.P.)

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    Filippine. Il card. Tagle: il gesto del Papa esempio di umiltà, onestà e coraggio

    ◊   Per il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, le dimissioni di Benedetto XVI sono state "una sorpresa che ha portato molta tristezza fra sacerdoti e fedeli della Chiesa filippina". In un messaggio pubblicato sul sito della Conferenza episcopale il porporato racconta che "ci siamo sentiti come dei bambini aggrappati a un padre che sta dando loro l'addio. Ma la tristezza lascia il posto all'ammirazione per l'umiltà del Papa, l'onestà, il coraggio e la sincerità. Il suo desiderio fondamentale - continua il card. Tagle - è stato quello di promuovere il bene più grande della Chiesa. Sappiamo che il ministero del Papa non è un compito facile. Quindi ringraziamo il Santo Padre Benedetto XVI, che è stato eletto Papa all'età piuttosto avanzata di 78 anni e che in questi ultimo otto anni ha saputo guidare la Chiesa con il suo insegnamento, semplicità e dolcezza". Il cardinale invita tutti i cattolici filippini a pregare per Benedetto XVI, prendendo come una testimonianza la sua scelta di dedicare i prossimi anni al servizio della Chiesa in una vita di raccoglimento dedita alla meditazione e alla preghiera. Il porporato chiede anche di pregare per i cardinali incaricati di eleggere un nuovo Papa nel prossimo conclave. "In questo Anno della fede - conclude - cerchiamo di fissare lo sguardo su Gesù Buon Pastore. Con Lui e lo Spirito vivificante, ci incamminiamo verso il Padre e il Regno di Dio ricchi di speranza e di amore". (R.P.)

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    Pakistan: il Papa baluardo della libertà religiosa e guida per la Chiesa

    ◊   L'annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI ha sorpreso non solo i vertici della Chiesa in Pakistan, ma al tempo stesso le più alte cariche di governo e le personalità di spicco all'interno del panorama musulmano moderato. In molti, soprattutto nel mondo islamico, si sono chiesti come fosse possibile per un Papa dimettersi dal proprio ruolo, quali procedure regoleranno la successione e hanno auspicato che il nuovo Pontefice continui l'opera volta al dialogo interreligioso promossa da Benedetto XVI. Tuttavia, cristiani e musulmani all'unisono hanno elogiato "l'atto di coraggio e onestà", di una personalità che gode di profonda "stima" nel Paese asiatico e sul piano internazionale. Paul Bhatti, cattolico, ministro federale per l'Armonia nazionale afferma che la notizia delle dimissioni "ha sorpreso e intristito ma, dopo aver ascoltato il discorso di Benedetto XVI, ho potuto cogliere nel profondo il suo coraggio, onestà e senso di responsabilità. Ricordiamo - ha detto - il suo impegno per le minoranze in Pakistan e la libertà religiosa nel mondo; in ogni episodio di persecuzione anti-cristiana, lui è sempre intervenuto con la preghiera e parole di conforto. Ricordo ancora la sua commozione dopo l'assassinio di mio fratello Shahbaz (Bhatti, ministro per le Minoranze ucciso dagli estremisti islamici nel marzo 2011), quando lo ha definito fin da subito un "martire". Anche i media pakistani, i colleghi di governo e i leader musulmani - prosegue Paul Bhatti - sono rimasti molto colpiti, dispiaciuti e in qualche modo incuriositi dalla legge che ne prevede le dimissioni. In molti già chiedono del futuro papa e auspicano che potrà avere la stessa "attenzione" al mondo islamico e al dialogo interreligioso di Benedetto XVI". Per mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad/Rawalpindi Benedetto XVI è stato per noi "una fonte di ispirazione e un uomo dal grande coraggio. Per il sottoscritto è stato un grandissimo onore servire la Chiesa sotto la leadership e la guida di una personalità con una visione così profonda del mondo e della fede". Dal canto suo mons. Sebastian Shaw, arcivescovo di Lahore sostiene che Benedetto XVI è stato "un simbolo di unità e di pace. Il suo amore profondo per la Chiesa, per il popolo di Dio è stato rimarchevole". (R.P.)

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    Musulmani indonesiani: “rispetto” per il Papa, artefice del dialogo interreligioso

    ◊   Cristiani e musulmani indonesiani sono "colpiti" dalle dimissioni di Benedetto XVI ma, al tempo stesso, manifestano "apprezzamento e profondo rispetto" per la scelta coraggiosa del Papa. In attesa del conclave - riferisce l'agenzia AsiaNews - l'auspicio ricorrente è che il nuovo Pontefice possa proseguire il percorso di "riavvicinamento" islamo-cristiano "promosso e rafforzato" proprio da Papa Ratzinger nel corso degli anni. Tuttavia, l'aspetto che forse più di tutti è rimasto impresso è la "decisione meditata nel profondo" di rinunciare al "potere" in quanto esso è funzionale "al servizio della Chiesa" e necessita di grande vigore fisico e mentale. Din Syamsuddin, esperto di islam e presidente di Muhammadiyah afferma che la decisione del Papa "è totalmente sincera, merita profondo rispetto e apprezzamento. Ricordo di aver incontrato Benedetto XVI in quattro diverse occasioni, nel contesto di eventi volti a promuovere il dialogo interreligioso; ne conservo ancora oggi un bellissimo ricordo, per l'immagine di un grande Pontefice che, con coraggio e tanta buona volontà, voleva creare armonia e buone relazioni con il mondo musulmano. Un proposito che dobbiamo raccogliere e rafforzare nel futuro. Dal canto suo Siti Musdah Mulia, presidente dell'Indonesian Conference on Religion and Peace si dice scioccata e commossa dalla notizia e considera il gesto del Papa un segno di grande umiltà e un monito per le società moderne, ovvero che il potere non è eterno. Guardando al bene dei suoi fedeli e della Chiesa - ha detto - egli ha dato prova di un grande senso di responsabilità. (R.P.)

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    Le reazioni in Terra Santa alla rinuncia del Papa

    ◊   Il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, con i vescovi ausiliari e tutti i sacerdoti e i fedeli della diocesi di Terra Santa salutano “con molta riconoscenza il coraggio, la saggezza morale e l’umiltà” di Benedetto XVI che ha servito con dedizione la Chiesa per quasi 8 anni. In una nota diffusa ieri il patriarcato ricorda il viaggio del Papa in Terra Santa nel 2009 e a Cipro nel 2010, “eventi - si legge - con un forte simbolismo per i cristiani, ma anche per gli ebrei e per i musulmani”. “E’ con molta gioia ed anche con speranza che i cristiani di Terra Santa e del Medio Oriente - prosegue il testo - hanno ricevuto l’Esortazione apostolica ‘Ecclesia in Medio Oriente’, attraverso di essa i cristiani d’Oriente hanno potuto apprezzare i consigli e le istruzioni al fine di essere in questa regione e nel mondo comunione e testimonianza”. La diocesi del patriarcato latino, “con emozione, preghiera e raccoglimento, ringrazia dal profondo del cuore Benedetto XVI per il suo affetto paterno ed il suo impegno per la pace in Terra Santa e augura al Santo Padre che la Vergine Maria lo accompagni in questa decisione e nel tempo di riposo che lo attende”. Dal canto suo il Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, afferma che Benedetto XVI "è stato sempre molto vicino a noi. Ha compiuto un grande viaggio; ci ha dato i suoi discorsi; ha guidato il Sinodo e donato l'esortazione apostolica sulle Chiese del Medio Oriente. Sono certo che l'attenzione della Santa Sede verso la Terra Santa continuerà". (R.P.)

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    Comece: "La chiarezza della teologia del Papa" ha segnato la Chiesa

    ◊   “Questa decisione suscita in me, in qualità di presidente della Comece, profondo rispetto e allo stesso tempo profondo dispiacere. È con grande coinvolgimento che Benedetto XVI ha guidato, per otto anni, la Chiesa universale e l’ha segnata in maniera decisiva con la chiarezza della sua teologia”. Così ha scritto il cardinale tedesco Reinhard Marx, presidente della Comece, in un comunicato diffuso da Bruxelles nella serata di ieri. “La sua riflessione teologica, che ha sempre cercato di coniugare fede e ragione, Chiesa e politica, ha permeato i più importanti discorsi teologici e filosofici alla Westminster Hall a Londra, davanti al Bundestag tedesco o a Washington. Egli era preoccupato in maniera particolare per il rischio che l’Europa corre di dimenticare le proprie radici cristiane e di perdere così la propria anima”. E il cardinale tedesco conclude: “Siamo pieni di riconoscenza al Santo Padre per la sua azione piena di benedizioni alla guida della Chiesa cattolica, ricordando i numerosi e preziosi incontri con lui durante il suo pontificato. Vogliamo continuare a lasciarci ispirare dalla significativa teologia di Benedetto XVI per il futuro della Chiesa. Noi, vescovi della Comece, siamo uniti a lui nella preghiera. Resteremo in comunione spirituale con lui anche dopo il suo ritiro”. (R.P.)

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    Il card. Romeo: no a superficiali strumentalizzazioni sulla rinuncia del Papa

    ◊   “Come Padre e Pastore di questa Santa Chiesa che è in Palermo, mi faccio interprete dei sentimenti di tutta la comunità diocesana: accogliamo questa sovrana decisione del Santo Padre, figlie e figli miei carissimi, con quella stessa fede che, in questo particolare anno di grazia siamo tutti spronati a professare e confermare, specie nei momenti di smarrimento e confusione”. Così all'agenzia Sir il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo. “Esprimiamo filiale vicinanza al Santo Padre Benedetto XVI, nel cui ministero abbiamo sempre confidato per trovare in lui il Successore di Pietro che confermasse la nostra fede”, aggiunge il porporato, che evidenzia che ciò si è reso visibile nella visita pastorale che egli ha compiuto il 3 ottobre 2010 a Palermo, nella quale, con volto gioioso, ha avuto modo di affermare: “Il vescovo di Roma va dovunque per confermare i cristiani nella fede, ma torna a casa a sua volta confermato dalla vostra fede, dalla vostra gioia, dalla vostra speranza!”. Il cardinale invita ad assicurare “al Papa Benedetto XVI la nostra preghiera, perché il Signore lo ricolmi di tutte le grazie necessarie per portare il peso di questa difficile e sofferta decisione, e perché essa stessa non sia oggetto di superficiali strumentalizzazioni ma sia accolta nell’unica prospettiva da tenere presente, quella del bene della Chiesa”. (R.P.)

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    La gratitudine di Taizé al Papa per il suo incontro con i giovani

    ◊   Frère Alois, priore della comunità ecumenica di Taizé, esprime al Papa “gratitudine per la fiducia che ha sempre dimostrato nei confronti della nostra comunità”. Appena poche settimane fa - riferisce l'agenzia Sir - il 29 dicembre, il Papa ha accolto “calorosamente” la comunità di Taizé a Roma, per pregare insieme alle “decine di migliaia di giovani del nostro incontro europeo”. “Durante questo momento di raccoglimento- continua Alois- eravamo rivolti insieme vero la Croce di Cristo. Questa era come l’immagine di tutto il suo ministero: cercare di sensibilizzare i cristiani su quello che è al centro della fede. Mi disse un giorno quanto apprezzasse il fatto che, a Taizé, i giovani fossero rivolti verso ciò che è essenziale. Quando gli chiesi cosa fosse essenziale, rispose: un rapporto personale con Dio.” Secondo il priore di Taizè, non è facile in questo momento di grandi cambiamenti immaginare il volto della Chiesa di domani. “Papa Benedetto XVI ha voluto, attraverso le sue lettere encicliche e i suoi insegnamenti, focalizzare tutto il suo ministero sui fondamenti della fede. È solo da lì che la Chiesa può scoprire come vivere nel mondo contemporaneo”. (V.C.)

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    Aleppo: due sacerdoti cristiani rapiti dai ribelli, nessuna notizia dai sequestratori

    ◊   Il 9 febbraio, due sacerdoti, Michel Kayyal, armeno cattolico e Maher Mahfouz, sono stati rapiti ad Aleppo da un gruppo di ribelli armati. Lo riferisce l’agenzia Fides, che fornisce anche dettagli sulla dinamica del sequestro. I due si trovavano sulla strada verso Damasco. Stando alle dichiarazioni di Boutros Marayati, l’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, i religiosi stavano viaggiando su un autobus pubblico, insieme ad altre persone. Si dirigevano verso la casa salesiana di Kafrun, insieme a padre Charbel, sacerdote salesiano. “Trenta chilometri fuori da Aleppo, i ribelli hanno fermato il mezzo, controllato i documenti dei passeggeri e poi hanno fatto scendere solo i due sacerdoti, portandoli subito via con se.” Sebbene, prima di allontanarsi, abbiano detto che avrebbero fatto sapere le loro condizioni, né l’arcivescovo né i familiari hanno ricevuto notizie. Non sono ancora chiari l’obiettivo del rapimento e la fazione di appartenenza dei sequestratori. Secondo l'agenzia AsiaNews, si tratterebbe di un gruppo vicino agli estremisti islamici. L’episodio ha allarmato la comunità cristiana della città. Fonti anonime hanno dichiarato che la violenza aumenta ogni giorno. “I miliziani islamici uccidono chiunque sia sospettato di avere legami con il regime, comprese donne e bambini. Nei quartieri, la gente paragona questi mesi alla conquista ottomana di Aleppo avvenuta cinque secoli fa”. Da settimane la popolazione denuncia la presenza dei gruppi armati islamici di al-Nousra – temuti anche dal Free Sirian Army - che mirano a trasformare la Siria in uno Stato islamico. Lo scorso sei febbraio, le milizie hanno fatto irruzione nel quartiere cristiano di Jdeideh, dove lo scorso novembre gli estremisti avevano distrutto la più importante chiesa evangelica della città. Nelle fila di al-Nousra si contano anche militanti provenienti da paesi stranieri, tra cui Indonesia e Filippine. A confermarlo sarebbe un comunicato diffuso su internet dai leader di Abu Sayyaf, un movimento estremista islamico filippino, legato agli ambienti di al-Quaeda. Il messaggio incita tutti i musulmani ad andare in Siria e a sacrificare la propria vita in nome dell’islam. In quasi 24 mesi di guerra, sono state uccise oltre 60 mila persone. Gli scontri tra esercito e ribelli continuano. Ieri sera, un’autobomba ha provocato la morte di 13 persone sul lato turco del posto di blocco di Cilvegozu, a circa 100 km a nord ovest di Aleppo, al confine tra Turchia e Siria. Alcuni mesi fa, l’area adiacente al fianco siriano è stata conquistata dai ribelli. Questa zona rappresenta la principale via di uscita per i civili siriani che fuggono dalla guerra. (V.C.)

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    Vaticano: ripristinati i pagamenti con carte di credito

    ◊   Al termine del briefing odierno, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha annunciato che “è di nuovo attivo il servizio di pagamento a mezzo carte di credito nello Stato della Città del Vaticano. I pellegrini e i turisti che ogni giorno visitano la Basilica di San Pietro e lo Stato della città del Vaticano possono di nuovo usufruire degli ordinari servizi di pagamento anche per i Musei Vaticani. Il servizio di pagamento è garantito da Aduno SA, società svizzera, prestatore di servizi di pagamento con consolidata esperienza di settore sul mercato europeo”.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 43

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.