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Sommario del 11/02/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: rinuncio al ministero petrino, età e fatica mi impediscono di assolverlo al meglio
  • Padre Lombardi: grandissima testimonianza di libertà spirituale del Papa
  • Napolitano: un gesto di straordinario coraggio
  • Il cardinale Bagnasco: dolore e profonda gratitudine dei vescovi italiani
  • Rinuncia del Papa: commozione in Baviera per la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato
  • Mons. Forte: il Papa ha guidato la Chiesa con trasparenza e amore per la verità
  • Il vescovo di Carpi: affetto, preghiera e riconoscenza per Benedetto XVI
  • I vaticanisti sulle dimissioni del Papa: gesto umile e di grande responsabilità
  • Stupore, stima e affetto per il Papa dai fedeli in Piazza San Pietro
  • Benedetto XVI, il Papa della gioia
  • Nomina episcopale negli Stati Uniti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Dimissioni Papa: reazioni della Comunione anglicana e del Consiglio Mondiale delle Chiese
  • Le reazioni del mondo ebraico e islamico alle dimissioni del Papa
  • Speranza e fiducia in Africa dopo l'annuncio del Papa
  • America Latina: stupore e dirette on line all'annuncio del Papa
  • Dalle Chiese europee il grazie al Papa per il suo "servizio fedele e coraggioso"
  • La Chiesa tedesca. Il Papa un esempio luminoso di autentico senso di responsabilità
  • La reazione di mons. Louis Raphael I Sako, patriarca caldeo d'Iraq
  • Siria: le reazioni alla dimissioni del Papa dell'arcivescovo greco-melchita di Aleppo
  • Cardinale di Mumbai: le dimissioni del Papa, segno del suo immenso amore per la Chiesa
  • Sud Corea. Vescovo di Daejeon: “Vicini al Papa, un grande atto di fede”
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: rinuncio al ministero petrino, età e fatica mi impediscono di assolverlo al meglio

    ◊   Benedetto XVI ha annunciato a sorpresa questa mattina al Collegio cardinalizio la rinuncia al ministero petrino a partire dalle 20 del prossimo 28 febbraio, data e ora dalle quali la Santa Sede sarà considerata “vacante” e potrà essere convocato il nuovo Conclave. La notizia, che ha immediatamente fatto il giro dei media mondiali, è stata comunicata dal Papa durante il Concistoro ordinario pubblico delle ore 11, nel quale dovevano essere trattate le Cause di canonizzazione di un gruppo di martiri e di due religiose. Tra i motivi principali della scelta di Benedetto XVI la constatazione che le sue “forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    "Decisionem magni momenti pro Ecclesiae vitae..."
    “Una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa”. È la semplice, dirompente introduzione destinata a passare alla storia di questo Pontificato e dei venti secoli che lo hanno preceduto. Davanti ai suoi confratelli del Collegio cardinalizio, Benedetto XVI è diretto: il Concistoro riguardava tre Canonizzazioni ma il motivo della riunione è ben altro e il Papa spiega senza preamboli i motivi che lo hanno spinto a un passo che conta rarissimi precedenti in duemila anni.

    "Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata..."
    “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza – afferma con voce chiaramente emozionata Benedetto XVI – che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando”. Tuttavia, riconosce con franchezza, “nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”.

    Un’affermazione netta, che segna uno spartiacque nella cronologia del Pontificato iniziato poco meno di otto anni fa. “Ben consapevole della gravità di questo atto – asserisce Benedetto XVI – con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice”.

    Le ultime parole di questa comunicazione sono di gratitudine per i primi collaboratori che lo hanno circondato e sostenuto in questi anni, i cardinali. “Carissimi Fratelli – dice loro il Papa – vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora – prosegue – affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua Santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda – soggiunge – anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio”.

    Al termine di queste parole di Benedetto XVI, nella comprensibile sorpresa di quegli istanti, è stato il decano del Collegio delle porpore, il cardinale Angelo Sodano, a esprimere a nome di tutti un saluto carico di affetto al Papa:

    “Santità, amato e venerato successore di Pietro, come un fulmine a ciel sereno, ha risuonato in quest’aula il suo commosso messaggio. L’abbiamo ascoltato con senso di smarrimento, quasi del tutto increduli. Nelle sue parole abbiamo notato il grande affetto che sempre Ella ha portato per la Santa Chiesa di Dio, per questa Chiesa che tanto Ella ha amato. Ora permetta a me di dirle a nome di questo cenacolo apostolico, il collegio cardinalizio, a nome di questi suoi cari collaboratori, permetta che le dica che le siamo più che mai vicini, come lo siamo stati in questi luminosi 8 anni del suo pontificato. Il 19 aprile del 2005, se ben ricordo, al temine del Conclave, io le chiesi, con voce anche trepida da parte mia, ‘Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?’, ed Ella non tardò, pur con trepidazione, a rispondere dicendo di accettare confidando nella grazia del Signore e nella materna intercessione di Maria, Madre della Chiesa. Come Maria, quel giorno Ella ha detto il suo “Si” ed ha iniziato il suo luminoso pontificato nel solco della continuità, di quella continuità di cui Ella tanto ci ha parlato nella storia della Chiesa, nel solco della continuità coi suoi 265 predecessori sulla cattedra di Pietro, nel corso di duemila anni di storia, dall’apostolo Pietro, l’umile pescatore di Galilea, fino ai grandi papi del secolo scorso, da San Pio X al beato Giovanni Paolo II. Santo Padre, prima del 28 febbraio, come lei ha detto, giorno in cui desidera mettere la parola fine a questo suo servizio pontificale fatto con tanto amore, con tanta umiltà, prima del 28 febbraio, avremo modo di esprimerle meglio i nostri sentimenti. Così faranno tanti pastori e fedeli sparsi per il mondo, così faranno tanti uomini di buona volontà, insieme alle autorità di tanti Paesi. Poi ancora in questo mese avremo la gioia di sentire la sua voce di pastore, già mercoledì nella giornata delle Ceneri, poi giovedì col clero di Roma, negli Angelus di queste domeniche, nelle udienze del mercoledì. Ci saranno quindi tante occasioni ancora di sentire la sua voce paterna. La sua missione però continuerà. Ella ha detto che ci sarà sempre vicino con la sua testimonianza e con la sua preghiera. Certo, le stelle nel cielo continuano sempre a brillare e così brillerà sempre in mezzo a noi la stella del suo pontificato. Le siamo vicini, Padre Santo, e ci benedica”.

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    Padre Lombardi: grandissima testimonianza di libertà spirituale del Papa

    ◊   Un atto di grande coraggio che ha sorpreso tutti. Così in sintesi il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi, nel briefing subito dopo la notizia della rinuncia del Papa. Padre Lombardi ha affermato che “Benedetto XVI rispetterà gli impegni già in calendario per il mese di febbraio, compresi l'udienza generale di mercoledì prossimo e l'Angelus di domenica". Massimiliano Menichetti:

    “Il Papa ci ha preso un po’ di sorpresa”. “Una dichiarazione breve ascoltata con il fiato sospeso credo che la massima parte dei presenti non avesse informazione di quello che stava per annunciare”. Così in sintesi padre Federico Lombardi nel briefing con la stampa dopo la rinuncia espressa da Bendetto XVI. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha ripreso il testo letto dal Papa al termine della celebrazione del Concistoro. Ha sottolineato che è stata una “decisione personale profonda presa in preghiera di fronte al Signore da cui ha ricevuto la missione che sta svolgendo”.

    “Il Papa - ha detto – ha compiuto l’esame di coscienza sulle sue forze in rapporto al ministero". Ha escluso che alcuno stato emozionale, “condizione di salute”, o “evento difficile” lo abbia indotto a questa scelta. Benedetto XVI - ha proseguito padre Lombardi - “ha rilevato in sé un calo del vigore negli ultimi mesi” e quindi “uno squilibrio tra i compiti da affrontare e le forze di cui si sente di disporre”.

    Ribadendo che tale decisione è in linea con il canone 332 del Codice di diritto canonico, ha ricordato che il Santo Padre rimarrà nel pieno delle sue funzioni fino alle ore venti del prossimo 28 febbraio, poi inizierà la Sede vacante; Benedetto XVI si trasferirà a Castel Gandolfo, successivamente sarà nell’ex monastero delle suore di clausura in Vaticano, dedicandosi alla preghiera e riflessione. Rispondendo alle tante domande dei giornalisti ha escluso che il Papa parteciperà al Conclave e che “entro Pasqua ci potrebbe essere” un nuovo successore di Pietro. “Una situazione nuova” ha detto il direttore della Sala Stampa che non si verificava da secoli. Padre Lombardi ha poi espresso la sua personale ammirazione per la decisone del Papa:

    “Oltre a quello che ha detto il cardinale Sodano, sottolineo anche una grandissima ammirazione, perché questo significa un grande coraggio, una grande libertà di spirito, una grande consapevolezza della sua responsabilità e del suo desiderio che il ministero del governo della Chiesa sia esercitato nel modo migliore e con questo mi pare che ci dia una grandissima testimonianza di libertà spirituale. Ho grandissima ammirazione per questo atto che, come tutti gli atti che vengono fatti per la prima volta, dopo centinaia di anni, richiede evidentemente coraggio e una grande determinazione. Allo stesso tempo è chiaro che non è una decisione improvvisata”.

    Una motivazione coerente - ha aggiunto – in linea con il libro intervista “Luce del mondo” conversazione con Peter Seewald, in cui lo stesso Santo Padre, rispondendo a due domande sull’ipotesi della rinuncia, aveva spiegato che “quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado mentalmente, fisicamente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, ha il diritto, ed in alcune circostanze" anche il dovere di dimettersi, ma anche che la rinuncia era possibile, solo in un momento di serenità, fuori da situazioni di difficoltà per la Chiesa.

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    Napolitano: un gesto di straordinario coraggio

    ◊   ''Un grande coraggio e da parte mia grandissimo rispetto''. Così il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha commentato la notizia della rinuncia al ministero petrino da parte di Benedetto XV. Si erano incontrati solo pochi giorni fa durante il concerto offerto dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in occasione delll’84.mo anniversario dei Patti lateranensi. Proprio da quest’ultimo incontro parte il pensiero del capo dello Stato:

    “Era un colloquio nel quale traspariva come fosse provato, come fosse anche consapevole di una fatica difficilmente sostenibile. Credo che il suo sia stato un gesto di straordinario coraggio e di straordinario senso di responsabilità, perché anche il tenere sulle proprie spalle un mandato così straordinariamente impegnativo, come quello del Pontefice della Chiesa cattolica, deve fare i conti anche con il prolungarsi della vita non sempre in condizioni egualmente sostenibili. Grande coraggio, grande generosità, e da parte mia moltissimo rispetto”.

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    Il cardinale Bagnasco: dolore e profonda gratitudine dei vescovi italiani

    ◊   “Una decisione che ci lascia con l’animo carico di dolore e di rincrescimento; ancora una volta Benedetto XVI ha offerto esempio di profonda libertà interiore”. Il cardinale Angelo Bagnasco – presente al Concistoro per la canonizzazione dei martiri d’Otranto – ha appreso dalle parole stesse del Papa la scelta di lasciare, per l’età avanzata, il Pontificato dal prossimo 28 febbraio. E, con la certezza che “il Signore Risorto, Pastore dei pastori, continua ad essere il nocchiero della Chiesa”, assicura al Papa “la profonda gratitudine e l’affettuosa vicinanza dei Vescovi italiani per l’attenzione costante che ha avuto per il nostro Paese e per la guida sicura e umile con cui ha indirizzato la barca di Pietro”.

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    Rinuncia del Papa: commozione in Baviera per la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato

    ◊   Anche ad Altötting, in Baviera, la notizia della rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI ha scosso i tanti fedeli giunti al Santuario mariano per celebrare la Giornata Mondiale del Malato, nell’odierna memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes. In mattinata la Messa celebrata da mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, e l’annuncio che sarà la Terra Santa ad ospitare nel 2016 la prossima Giornata Mondiale del Malato che avrà come tema: “Affidarsi a Gesù come Maria ‘Fate quello che vi dirà!’ (Gv 2, 5)”. Sulla rinuncia del Papa, ascoltiamo lo stesso mons. Zimowski al microfono della nostra inviata Christine Seuss:

    R. - Noi sappiamo che sulle spalle di ogni Santo Padre c’è anche un gran peso. Forse lui non si è più sentito di portare questo peso, era troppo pesante per lui. E’ una decisione molto coraggiosa ma aggiungo che senza la preghiera, senza il consiglio di Dio, dello Spirito Santo, lui sicuramente non avrebbe mai fatto questo. Ammiriamo il Santo Padre per questa decisione, preghiamo per lui. Sicuramente, per il Papa che verrà, lui sarà un grande consigliere e pregherà anche per il suo successore.

    D. – Celebrare questa Giornata Mondiale del Malato ad Altötting che è molto vicina ai luoghi della gioventù del Papa, che significato assume proprio nel giorno in cui il Papa si è dimesso?

    R. – Forse è anche un segno perché quando io ho parlato con il Santo Padre, lui ha indicato questo luogo. Nessuno sapeva che questa giornata avrebbe avuto un’altra dimensione, un po’ sofferente per noi. Ho visto, infatti, che ciascuno di noi era un po’ commosso, ho visto le lacrime negli occhi delle suore italiane, dei laici e anche dei medici, di tutti insomma perché lo apprezziamo molto.

    D. – Il suo augurio personale per Benedetto XVI?

    R. – Vorrei dire che sono molto vicino a lui già da tanti anni. Per 19 anni ho lavorato con lui nella Congregazione per la Dottrina della Fede, lui mi ha consacrato vescovo. Per quasi 4 anni, abbiamo lavorato insieme per i malati, per gli operatori sanitari… Vorrei dire al Santo Padre che sarò forse ancora più vicino adesso, pregherò sempre per lui e gli sarò sempre vicino. Spero che il Papa, prima del 28 febbraio, mi conceda udienza e sicuramente parleremo di questa giornata meravigliosa qui ad Altötting.

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    Mons. Forte: il Papa ha guidato la Chiesa con trasparenza e amore per la verità

    ◊   Sulla scelta di Benedetto XVI si sofferma anche l'arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, che ricorda come il precedente più noto di rinuncia al ministero petrino provenga dalla sua regione:

    R. – L’esempio più famoso viene proprio dall’Abruzzo, Celestino V, Pietro da Morrone, che fu eletto nel conclave a Collemaggio all’Aquila e che poi dopo un mese si sarebbe dimesso. Ma, adesso, a parte la memoria storica di questo precedente, che proprio Papa Benedetto aveva ricordato in occasione delle celebrazioni centenarie di Celestino, io voglio esprimere un senso di profondo amore nei confronti di questo Papa che ha saputo guidare la Chiesa non solo con una straordinaria lucidità teologica ma anche con una prova di fede, di trasparenza, di autenticità, di amore alla verità, anche a prezzo di sofferenze personali che sono di esempio a tutti noi. Io vedo in questo atto - che non mi sorprende perché conoscendo quest’uomo questo grande uomo di fede, questo teologo, capisco quello che egli ha voluto esprimere anche nelle parole con cui ha annunciato la sua rinuncia - io vedo in questo Papa un esempio luminoso di come l’amore a Cristo e alla Chiesa per un uomo di fede, un pastore in modo speciale, va al di sopra di tutto. Questo Papa ci ha detto, con le parole rivolte ai cardinali, che pur essendo consapevole che si governa la Chiesa anche pregando e soffrendo, egli, ben profondo conoscitore del nostro tempo, sa che in un tempo come il nostro, con tutte le sfide e le difficoltà che la Chiesa è chiamata ad affrontare, i rapidi mutamenti e le questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di Pietro non c’è il Vangelo, ci vuole vigore del corpo e dell’anima: “Un vigore che - egli dice - in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”. Dunque, un atto di straordinaria onestà, di fede profonda, di amore vero a Cristo e alla Chiesa che non può che lasciarci commossi e ammirati e nello stesso tempo fiduciosi che il Divino Pastore continuerà a aiutare la sua Chiesa e ci darà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per navigare sulle onde del tempo.

    D. – L’annuncio delle dimissioni dal Pontificato è avvenuto in un clima di consapevolezza da parte del Papa, di piena libertà e con una dichiarazione pubblica. Cosa ci dice, al riguardo, il codice di Diritto canonico ?

    R. – Quello che è logico e cioè che va naturalmente rispettata, profondamente, la sua decisione, la sua volontà, che fissata la data di conclusione del Pontificato - il Papa l’ha fissata al 28 febbraio alle ore 20.00 - la Sede di Pietro è "vacante" e quindi si procede a quello che nel caso di "Sede vacante" ci chiede il diritto della Chiesa: la convocazione di un Conclave e la elezione del nuovo Papa. Dunque, nulla cambia rispetto a ciò che avviene in caso di morte di un Papa, con la differenza che, in questo caso, il Papa che lascia il ministero si ritira in preghiera e continua a sostenere la Chiesa con la preghiera. Egli non avrà più un ruolo pubblico neanche nel Conclave. Sarà semplicemente un testimone straordinario di fede e di amore della Chiesa, come lo è stato in tutto il suo ministero, ma direi in una maniera singolare, straordinaria e, per me - lo ripeto - commovente in questo gesto del tutto inaspettato.

    D. - Sul piano storico, che significato hanno le dimissioni di un Papa per il cristianesimo? Si tratta di un avvenimento che indebolisce la Chiesa, oppure rilanciano l’azione dello Spirito Santo per rafforzarla ?

    R. – Questo Papa aveva parlato dell’ipotesi di dimissioni nei suoi dialoghi con il giornalista tedesco Seewald ed egli aveva detto chiaramente che mai si sarebbe dimesso in un momento in cui la Chiesa si fosse trovata come "agnello di fronte ai lupi", cioè in un momento come è stato quello terribile della tempesta riguardo agli abusi sessuali. Dunque, questo significa paradossalmente che se il Papa oggi è arrivato a questa decisione è perché ritiene non solo che le sue forze non siano sufficienti a governare la Chiesa, ma anche che la Chiesa in questo momento non naviga in acque così tempestose da pensare che un ritiro dal Pontificato possa essere uno shock devastante. Il Papa ci dimostra due cose: da una parte di amare la Chiesa, il Cristo, fino al punto di mettersi da parte perché sente fisicamente di non poterli servire come vorrebbe, come dovrebbe. Dall’altra parte, di aver fiducia che la Chiesa saprà vivere questa fase di transizione con grande fede in Dio sostenuta dallo Spirito.

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    Il vescovo di Carpi: affetto, preghiera e riconoscenza per Benedetto XVI

    ◊   Il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina, aveva incontrato recentemente il Papa durante la sua visita "ad Limina". Giancarlo La Vella gli ha chiesto come abbia accolto la notizia della rinuncia di Benedetto XVI:

    R. - La notizia mi ha profondamente turbato. Ed ha turbato non solo me, ma anche tutta la mia Chiesa, un ulteriore atto che il Signore ci chiede di metterci nelle sue mani. Personalmente sono molto legato a questo Pontificato, rispetto la decisione del Santo Padre, però questo mi porta anche a riflettere sul fatto che personalmente mi sento orfano in questo momento, perché si era instaurato un legame profondo - non solo per gli anni che ho lavorato in Segreteria di Stato - ma anche una sintonia dal punto di vista spirituale, della visione della fede e della Chiesa proposta dal Santo Padre. In questo momento non posso che dire: “Signore sia fatta la tua volontà!” continuando ad assicurare al Santo Padre il mio affetto, la mia preghiera, ed anche la riconoscenza per tutto quello che in questi sette anni di Pontificato ha realizzato ed ha fatto per la Chiesa e per il mondo intero.

    D. - Proprio pochi giorni fa il suo incontro con Benedetto XVI in occasione della visita ad Limina dei vescovi emiliani. Quali momenti, quali immagini porterà con sè di questo dialogo col Papa?

    R. - Dialogo di un padre con un figlio, un padre che si è interessato, si è preoccupato. Adesso credo anche di poter dire questo - prima mi sembrava indiscreto - anche attraverso la radio: ha detto che si sarebbe interessato a trovare una soluzione riguardo il problema del Palazzo vescovile di Carpi che è stato distrutto dal terremoto. E questo solo per fare un esempio dell’attenzione del Santo Padre. Questo è il ricordo che io conservo. Nello stesso tempo ringrazio il Signore: forse siamo stati tra gli ultimi vescovi che il Papa ha accolto. La caratteristica umana di questo Pontefice sarà ricordata per la sua accoglienza e per la sua umanità. Ci si sentiva come di trovarsi di fronte al proprio padre, poter parlare liberamente, dimenticando che invece ti trovavi davanti al Successore di Pietro e al Vicario di Gesù Cristo, e questa era proprio la sua grande capacità, quella di mettere a proprio agio le persone che incontrava.

    D. - Un padre vicino ai suoi figli, soprattutto nei momenti di difficoltà, ricordiamo per voi c’è stato il sisma ...

    R. - Segno di questa paternità è stato proprio la visita che il Papa ha compiuto da noi ad un mese esatto dal disastroso sisma, per venire a consolare e a portare una parola di conforto alle persone, ai sacerdoti e allo stesso vescovo. Credo che per noi Benedetto XVI rimarrà comunque un punto di riferimento indelebile ed insostituibile.

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    I vaticanisti sulle dimissioni del Papa: gesto umile e di grande responsabilità

    ◊   La notizia delle dimissioni del Papa ha colto di sorpresa i molti vaticanisti che, ogni giorno, frequentano la Sala Stampa vaticana. Benedetta Capelli ha raccolto alcuni commenti:

    Espressioni di stupore sui volti dei tanti giornalisti esperti di Vaticano che in questi anni di Pontificato hanno seguito Benedetto XVI nei viaggi apostolici e nella sua attività quotidiana. La vaticanista dell’Ansa, Giovanna Chirri:

    R. - Veramente è stata una cosa inaspettatissima ed anche accolto con una certa incredulità. Prima il Papa ha letto la formula per i martiri di Otranto, poi ha cominciato a parlare in latino con voce solenne, anche se serena pur avendo il volto un po’ stanco. Io ho capito che si stava dimettendo, ma non ci volevo credere. Quindi, è stato molto inaspettato e mi ha molto addolorato; prima ho cercato di avere conferme, dopodiché - appurato che era vero - mi è venuto pure da piangere...

    D. – Da vaticanista cosa ti lascia questo Papa e questo viaggio che hai fatto insieme a lui?

    R. – Credo che sia un “grandissimo”, avvicinabile sicuramente ai Padri della Chiesa. Una persona di una grande umiltà e nello stesso tempo con una grande capacità di parlare di Dio; parlare di Dio in tutti i modi agli uditori più diversi, ai giovani, agli intellettuali. Una grande capacità di “dire Dio” al mondo moderno.

    D. – Ci sono parole molto dolci in questo suo saluto, anche questo è un tratto che lo ha caratterizzato...

    R. – Sì, l’ha caratterizzato sicuramente, come l’assumersi sempre la responsabilità di quello che faceva, meditare sempre molto le sue decisioni e pensare al suo modo di essere in rapporto agli altri. “Vi annuncio una decisione grave – ha detto - ho pensato che in un mondo così veloce io non ce la facevo più ad andare al passo. Lo faccio per il bene della Chiesa”.

    Una notizia che ha avuto vasta eco in tutto il mondo soprattutto in quei Paesi visitati da Benedetto XVI, Valentina Alazraki, corrispondente in Italia per il network messicano Televisa:

    R. - Sono sorpresa perché non me lo aspettavo ora, ma non sono sorpresa per il fatto che lui abbia presentato le sue dimissioni. In qualche modo lo aveva anticipato e lo ha scritto; aveva fatto capire che il giorno in cui lui riteneva giusto - il giorno in cui un Papa non si sentisse più in grado di guidare la Chiesa - l’opzione che ha è quella di presentare le sue dimissioni. Quindi, in qualche maniera penso che lui ce lo aveva anticipato. Non sono sorpresa nella sostanza ma sono sorpresa nella modalità e che sia stato oggi, perché non c’era stato nulla che ci annunciasse un peggioramento delle sue condizioni.

    D. – Che cosa resta di questo Papa anche nel Paese dal quale tu vieni?

    R. – Abbiamo avuto la gioia di essere stati visitati, finalmente nel 7.mo anno di Pontificato e, anche se è stata una visita breve, sicuramente resterà un ricordo importantissimo. Sono contenta che il Papa sia potuto venire da noi e soprattutto che la gente abbia potuto conoscerlo più da vicino.

    D. – Da vaticanista cosa ti lascia?

    R. – Mi lascia tanti viaggi, mi lascia un Pontificato molto interessante e purtroppo mi lascia anche l’idea di un Pontificato che, purtroppo - per cose di cui lui non era assolutamente responsabile – è stato marcato anche da moltissime crisi e da moltissimi momenti difficili.

    Anche sulla stampa italiana sono stati in molti ad evidenziare l’improvvisa decisione del Papa. Roberto Monteforte, vaticanista dell'Unità:

    R. – Io penso, sia stata una decisione inattesa. Almeno per me, inattesa; per molti colleghi, inattesa. Abbiamo visto il Pontefice in condizioni fisiche non straordinarie, ma ha anche un’età: 86 anni. Qui c’è una scelta di grande libertà, di grande coraggio, di grande rispetto di sé e verso la Chiesa intera, mi sembra. Quindi, un atto di grande responsabilità, abbastanza inedito, perché bisogna andare a Celestino V oppure ad alcune ipotesi, mai praticate: Paolo VI, Giovanni Paolo II … avevano prospettato questa possibilità, poi hanno fatto una scelta diversa.

    D. – Un tratto di questo Pontificato, qual è stato?

    R. – La dinamica della fede, la persona, la razionalità che deve coniugarsi con la dimensione della fede e quindi un linguaggio che deve parlare a tutti. E’ stato comunque un richiamo vigile alla difesa della dimensione umana.

    Grande l’emozione anche in John Allen, vaticanista del giornale americano National Catholic Reporter:

    R. - Io direi un po’ scioccante, ovviamente, perché non ci sono tanti precedenti nella storia, e anche perché non c’erano grandi indicazioni. Anzi, è stato previsto un viaggio in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù, altri progetti, iniziative … Twitter. Tutto questo ha creato l’impressione che il Papa fosse ancora in forze e preparato per andare avanti. Quindi, è un grande shock. Ma mi sembra anche un segno di grande responsabilità di Benedetto XVI, un gesto di umiltà, di disponibilità per una nuova stagione per la Chiesa.

    D. – Cosa lascia, qual è il tratto più evidente del Pontificato di Benedetto XVI, soprattutto per un vaticanista?

    R. – Ovviamente, Benedetto è un grande Papa insegnante. E’ stato un Pontificato pieno di insegnamenti, di approfondimenti della dottrina cristiana, anche del ruolo della Chiesa, delle persone di fede nella post-modernità. Secondo me su questo livello, cioè sull’analisi acuta e profonda intellettuale di Benedetto su questo incrocio tra fede e ragione, è lì, secondo me, forse, il suo contributo più profondo.

    D. – Un ricordo personale di lui?

    R. – La sua semplicità. Essendo un Papa è una figura globale, una “rockstar” in un certo senso. Ma personalmente ogni volta che ho avuto l’opportunità di incontrarlo, di parlarci, ho avuto sempre l’impressione di parlare con una persona molto semplice, molto mite, molto umile, molto aperta, molto normale.

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    Stupore, stima e affetto per il Papa dai fedeli in Piazza San Pietro

    ◊   La notizia della rinuncia di Benedetto XVI ha ovviamente colto di sorpresa anche i tanti pellegrini in Piazza San Pietro. Ascoltiamo le voci raccolte da Gabriella Ceraso e Amedeo Lomonaco:

    R. – Ci siamo rimasti un po’ male. Proprio il giorno che abbiamo visitato la Basilica …

    R. – Eh sì, un vuoto, non me l’aspettavo …

    R. – E’ abbastanza dura …

    R. – Non credevamo alla notizia!

    R. – Sono sconvolto!

    R. – Ora è il momento di di sostenerlo. Tutti i cristiani debbono sostenerlo e … pregare per lui.

    R. – E’ un grande dolore sapere che lui se ne va e non poterlo più sentire, non poter più meditare sulle sue parole. Per me è stato un grandissimo Papa!

    R. – Penso che sia un modo di governare che dovrebbe far riflettere. Quando non c’è mai il coraggio di lasciare al momento giusto: questa è una cosa che si ritrova in tantissime situazioni: la difficoltà di lasciare. Quando il ruolo è più importante del servizio … E’ un messaggio: è un messaggio in cui si dice che governare nella Chiesa è solo ed esclusivamente servizio.

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    Benedetto XVI, il Papa della gioia

    ◊   Oggi, dunque, la decisione di Benedetto XVI di rinunciare al ministero di Romano Pontefice a partire dal 28 febbraio. Nel servizio di Alessandro Gisotti ripercorriamo alcuni dei momenti salienti del suo Pontificato:

    “Preghiamo con insistenza il Signore, perché dopo il grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il suo cuore”. E’ la mattina del 18 aprile 2005. In una Basilica Vaticana gremita di fedeli, il cardinale decano Joseph Ratzinger celebra la Missa pro eligendo Pontifice. Negli occhi e nei cuori dei porporati, che si apprestano ad eleggere il 264.mo Successore di Pietro, sono ancora impresse le immagini del funerale di Karol Wojtyla, il Papa che per 27 anni ha guidato con indomito coraggio la Barca di Pietro. In molti osservano che è stato proprio il suo collaboratore più stretto a celebrare le esequie e ora la Messa che precede l’apertura del Conclave. Sembra quasi un ideale passaggio di consegne. Una sensazione che trova conferma il giorno dopo, quando al termine di un Conclave tra i più veloci della storia recente, il cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez pronuncia la formula dell’Habemus Papam:

    “Annuntio vobis, gaudium magnum, habemus Papam!”

    Sono le 18.45, il mondo conosce il nome del nuovo Papa. E’ Joseph Ratzinger che da questo momento e per sempre sarà Benedetto XVI. Come il suo amato predecessore, anche il nuovo vescovo di Roma non si limita ad una benedizione “muta” dalla Loggia Centrale della Basilica petrina. Vuole subito rivolgersi ai fedeli che gremiscono Piazza San Pietro e a tutti coloro che attraverso i media, e per la prima volta anche via Internet, attendono con trepidazione di sentire la voce del Papa. Le prime brevi parole di Benedetto XVI danno al tempo stesso la cifra della persona e una visione del suo ministero:

    “Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”. (19 aprile 2005)

    Fin dai primi passi, si delinea il profilo di un “pastore mite e fermo” che con umiltà serve la verità evangelica, come ricorda il suo stesso motto episcopale: Cooperatores Veritatis. E come sottolinea nella Messa di inizio Pontificato, il 24 aprile del 2005. Oltre 300 mila persone affollano Piazza San Pietro e via della Conciliazione. In un’omelia interrotta dagli applausi ben 37 volte, il Papa delinea quale sia il suo programma di Pontificato:

    “Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire le mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”. (24 aprile 2005)

    “Chi crede – soggiunge – non è mai solo”. E ribadisce: “La Chiesa è viva. E la Chiesa è giovane”, perché “porta in sé il futuro del mondo”. Sembra così un fatto provvidenziale che il primo viaggio internazionale del nuovo Papa, programmato dal suo predecessore, sia proprio per una Gmg per di più in Germania, terra natale di Joseph Ratzinger. Chi pensava che le Giornate Mondiali della Gioventù fossero un’esclusiva del suo ideatore deve presto ricredersi. A Colonia, un milione di giovani prega con il Papa: impressionante il raccoglimento con il quale questa moltitudine di ragazzi vive la Veglia con l’Adorazione Eucaristica. I giovani del mondo si ritrovano con il Papa anche a Sydney, nel 2008, e poi a Madrid, nel 2011. Il Pontefice esorta i giovani a non vergognarsi di essere cattolici e ricorda che “solo da Dio viene la vera rivoluzione”, la rivoluzione dell’amore. Cosa rappresentano dunque le Gmg per Benedetto XVI? E’ il Papa stesso a confidarlo, mentre è in volo verso l’appuntamento di Madrid:

    “Direi che queste Gmg sono un segnale, una cascata di luce; danno visibilità alla fede, alla presenza di Dio nel mondo e creano così il coraggio di essere credenti”. (18 agosto 2011)

    Per essere questa luce nel mondo però, avverte il Papa, i giovani cattolici devono anche essere pronti ad andare “controcorrente” rispetto alle mode del momento e agli stili di vita dominanti. Quella del laicismo che vuole emarginare la fede nella sfera privata è una delle grandi sfide affrontate da Benedetto XVI. Del resto, proprio nella Messa precedente il Conclave, il cardinale Ratzinger aveva messo in guardia dalla “dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”. Il Papa non si attesta su posizioni di retroguardia. Anzi, soprattutto dopo che – nel gennaio 2009 – gli viene impedito di parlare all’università “La Sapienza” di Roma, sottolinea il ruolo di una “laicità positiva” che sappia valorizzare la dimensione religiosa. Istituisce, così, nel 2010, un dicastero per la Nuova Evangelizzazione col fine di combattere “l’eclissi di Dio” nei Paesi di antica tradizione cristiana. Incontra gli artisti nella Cappella Sistina. E lancia l’idea di un “Cortile dei Gentili”, iniziativa che verrà realizzata dal dicastero della cultura:

    “Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto”. (21 dicembre 2009)

    Il Papa, grande estimatore di Sant’Agostino, è convinto che “l’opzione cristiana” sia “anche oggi quella più razionale e quella più umana”. La fede, dunque, deve essere accompagnata da una grande fiducia nella ragione. Su questo terreno, parlando - nel marzo del 2006 - ai parlamentari del Partito Popolare Europeo, Benedetto XVI individua tre emergenze, specialmente per l’uomo occidentale: la tutela della vita, la difesa della famiglia, la libertà educativa. Si tratta, evidenzia, di valori “non negoziabili”. E non perché confessionali, ma perché “iscritti nella stessa natura umana e perciò comuni a tutta l’umanità”. Sono temi questi che - assieme alla pace, alla difesa degli ultimi, alla libertà religiosa - pervadono il Magistero del Papa: le sue omelie, i suoi discorsi e i suoi documenti. Il Papa teologo stupisce per il linguaggio semplice e diretto delle sue Encicliche: Deus Caritas est, sull’amore cristiano (2006); Spe Salvi, sulla speranza cristiana (2007) e Caritas in Veritate (2009) sullo sviluppo umano integrale. Quest’ultima suscita un grande interesse a livello mondiale. Nel pieno della crisi economica, scoppiata nel 2008 negli Usa e presto propagatasi in tutto il mondo, il Papa offre la sua originale riflessione per rimettere la persona al centro delle dinamiche economiche e finanziarie:

    “Non dobbiamo dimenticare, infatti, come ricordavo nell’Enciclica Caritas in veritate, che anche nel campo dell’economia e della finanza ‘retta intenzione, trasparenza e ricerca dei buoni risultati sono compatibili e non devono mai essere disgiunti. (10 dicembre 2011)

    Oltre alle tre Encicliche, il Papa pubblica anche 4 Esortazioni apostoliche post-sinodali e 19 motu proprio, tra cui il Summorum Pontificum sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970. Numerose le lettere pubblicate in diverse occasioni, tra cui spicca quella rivolta - nel 2007 - ai cattolici in Cina. Un gesto inedito che sottolinea la vicinanza del Papa ai fedeli del grande Paese asiatico. Ma durante il suo Pontificato, Joseph Ratzinger pubblica anche testi più personali: si tratta del libro-intervista “Luce del Mondo” e soprattutto della trilogia su Gesù di Nazareth, nella quale il Papa offre la sua ricerca di credente sulla figura storica di Gesù. In entrambe i casi si tratta di un best seller mondiale. Né meno importante è lo sforzo che il Papa compie per annunciare il Vangelo su vecchi e nuovi media:

    “Oggi siamo chiamati a scoprire, anche nella cultura digitale, simboli e metafore significative per le persone, che possano essere di aiuto nel parlare del Regno di Dio all’uomo contemporaneo”. (28 febbraio 2011)

    Benedetto XVI rilascia interviste ad emittenti radiofoniche, invia sms ai ragazzi delle Gmg, risponde a domande in tv in occasione del Venerdì Santo. Si collega, via satellite, con gli astronauti della stazione spaziale internazionale. E firma un editoriale per il Financial Times. Soprattutto, incoraggia i media vaticani e cattolici in generale ad evangelizzare il Web. E lo fa dando l’esempio. Nel dicembre 2012, infatti, il Papa approda su Twitter con il suo account @Pontifex in 9 lingue, dal latino all’inglese, per diffondere – come scrive in un Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali – la “luce gentile della fede” nella Rete. Prima ancora di entrare nel “continente digitale”, il Papa visita tutti e 5 i “continenti geografici”. Compie 24 viaggi internazionali, alcuni di portata storica come negli Stati Uniti dove si reca all’Onu e a Ground Zero a New York, in Terra Santa e Giordania e poi nel Libano dove incontra i giovani siriani travolti dalla guerra. Ancora nel Regno Unito, dove pronuncia un memorabile discorso a Westminster Hall e a Berlino dove, primo Papa, parla al Bundestag. Toccante e indimenticabile la visita del Papa, figlio della Germania, nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau:

    “Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco, e proprio per questo devo e posso dire come lui: non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco”. (29 maggio 2006)

    Il Papa ribadirà più volte l’urgenza di non far cadere nell’oblio l’orrore della Shoah. Un appello che si fa ancor più pressante dopo le dichiarazioni negazioniste del vescovo lefebvriano Williamson. Del resto, animato dalla volontà di realizzare la piena unità della Chiesa, non lesinerà sforzi nel dialogo con la Fraternità San Pio X. L’impegno ecumenico è proprio uno dei punti forti del Pontificato: il Papa incontra ad Istanbul il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, che ricambia con una visita a Roma; apre una nuova fase di rapporti con il Patriarcato ortodosso di Mosca. A Erfurt, nel convento agostiniano di Martin Lutero, incontra la chiesa evangelica tedesca. Quindi, con la Costituzione Anglicanorum Coetibus, istituisce un Ordinariato per gli anglicani che vogliano rientrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Grande impegno il Papa dedica anche al dialogo con le altre religioni, superando pure difficoltà e iniziali incomprensioni. E’ il caso soprattutto del rapporto con i musulmani. Parlando all’università di Ratisbona, nel settembre del 2006, Benedetto XVI cita un pensiero dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo sull’Islam, che suscita veementi reazioni nel mondo musulmano, culminate in attacchi contro le comunità cristiane in diversi Paesi. Il Papa, pochi giorni dopo, spiega le reali intenzioni di quella citazione:

    “La mia intenzione era ben diversa: partendo da ciò che Manuele II successivamente dice in modo positivo, con una parola molto bella, circa la ragionevolezza che deve guidare nella trasmissione della fede, volevo spiegare che non ragione e violenza, ma religione e ragione vanno insieme”.

    Sono parole che non restano inascoltate. Poco dopo, infatti, 38 saggi e guide religiose islamiche, che diventeranno poi 138 e infine 216, scrivono una lettera aperta al Papa per trovare un terreno comune d’incontro tra cristiani e musulmani. E’ l’inizio di una nuova stagione di dialogo, nella carità e nella verità, che vivrà uno dei suoi momenti più forti, anche simbolicamente, con la visita di Benedetto XVI alla Moschea Blu di Istanbul. Non meno significative le visite del Papa alle sinagoghe di Roma, Colonia e New York e la Giornata per la Pace ad Assisi, nell’ottobre 2011, aperta non solo agli uomini di fede, ma anche ai non credenti. Gli anni del Pontificato di Benedetto XVI vedono anche lo scatenarsi di nuove persecuzioni che fanno della comunità cristiana la più perseguitata al mondo. Violenze che colpiscono duramente i cristiani nello Stato indiano dell’Orissa, Pakistan, Nigeria, Nord Africa, Sud Est Asiatico. E in Medio Oriente, come viene sottolineato nel Sinodo dei vescovi per la regione:

    “Così le parole e i pensieri del Sinodo devono essere un forte grido rivolto a tutte le persone con responsabilità politica o religiosa perché fermino la cristianofobia; perché si alzino a difendere i profughi e i sofferenti e a rivitalizzare lo spirito della riconciliazione”. (20 dicembre 2010)

    Se, dunque, la Chiesa è scossa all’esterno dalle persecuzioni, all’interno viene sconvolta dallo scandalo degli abusi sessuali su minori perpetrati da sacerdoti e religiosi. E’ una piaga che in alcuni Paesi - come Stati Uniti e Irlanda - è già emersa nel Pontificato di Giovanni Paolo II. Ma il fenomeno esplode in modo eclatante proprio mentre la Chiesa sta celebrando l’Anno sacerdotale, voluto da Benedetto XVI nel 150.mo della morte di San Giovanni Maria Vianney:

    “E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti, soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario”. (11 giugno 2010)

    Il Pontefice affronta con determinazione questa emergenza che sfigura il volto della Chiesa. Incontra personalmente le vittime degli abusi nei suoi viaggi a Malta, Stati Uniti, Australia e Regno Unito. Momenti commoventi che toccano profondamente il cuore del Papa. Scrive una Lettera pastorale ai fedeli in Irlanda. E soprattutto emana delle nuove regole sui casi di abusi che rendono più veloci e più severe le procedure per punire quanti si siano macchiati di questo orrendo delitto:

    “Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere. (20 dicembre 2010)

    Una fermezza che contraddistingue anche il processo di rinnovamento, voluto dal Papa, nella gestione dello Ior e delle attività economiche vaticane. Con la stessa volontà di trasparenza affronta, nel 2012, la penosa vicenda di “Vatileaks” culminata nella condanna, per sottrazione di documenti personali, del suo aiutante di Camera a cui poi concederà la grazia andando personalmente a visitarlo in carcere. In continuità con il Pontificato precedente, anche Benedetto XVI proclama Beati e Santi alcune grandi figure della Chiesa da don Guanella a padre De Veuster, da don Gnocchi a Rosmini, da Mary MacKillop a Charles de Foucauld e Kateri Tekakwitha, la prima Santa pellerossa. Nel cuore di tutti resta la Beatificazione di Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro, a cui partecipano oltre 2 milioni di fedeli. Nell’omelia, Benedetto XVI si rivolge in prima persona al suo amato Predecessore e amico:

    “Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua – ti preghiamo – a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto in questa piazza… Oggi ti preghiamo: Santo Padre, ci benedica! Amen”. (1 maggio 2011)

    Per aiutare i fedeli ad approfondire le ragioni della speranza cristiana, il Papa indice alcuni Anni speciali: oltre al già ricordato Anno sacerdotale, celebra un Anno Paolino, nel bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti. Quindi, nel 50.mo dell’inizio del Concilio Vaticano II, promuove un Anno della Fede. Il Concilio, osserva il Papa, è ancora una “bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto”. D’altro canto, già nel suo primo discorso alla Curia, nel dicembre 2005, sottolinea che il Concilio va letto “nel rinnovamento” e “nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa”, non c’è discontinuità nella vita ecclesiale:

    “La Chiesa è, tanto prima quanto dopo il Concilio, la stessa Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica in cammino attraverso i tempi”. (22 dicembre 2005)

    Tempi che vedono il riproporsi della tragedie della guerra e del terrorismo in tante aree del pianeta. Il Papa si spende senza risparmio per la fine dei conflitti: con la preghiera innanzitutto. Ma anche con appelli di pace, in particolare per l’Iraq, la Siria, la Terra Santa, il Congo e il Mali. E, ancora, con iniziative diplomatiche e invio di aiuti materiali. Impegno, quest’ultimo, che rappresenta una mano tesa anche alle popolazioni colpite da catastrofi naturali. Il Papa, attraverso il dicastero “Cor Unum”, è in prima linea negli aiuti alla popolazione di Haiti, sconvolta dal terremoto del gennaio 2010. Altra emergenza, di tutt’altro genere, è quella della difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Non si contano gli interventi di Benedetto XVI che mettono l’accento sulla centralità della famiglia nella vita della Chiesa e della società. Appelli che risuonano ancor più vibranti nei due Incontri Mondiali delle Famiglie a cui partecipa: a Valencia nel 2006 e a Milano nel 2012. In quest’ultima occasione, il Papa chiede alla Chiesa, a tutti i livelli, di non far sentire estranei quanti vivono la ferita di una separazione o di un divorzio:

    “Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono ‘fuori’ anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia; devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa”. (2 giugno 2012)

    Intellettuale finissimo, il Papa ama anche scherzare. Anzi, un tratto del carattere di Joseph Ratzinger è proprio l’umorismo che lo accomuna ad uno dei suoi scrittori preferiti: Chesterton. Un esempio di questo suo buon umore, anche tra le difficoltà, lo si vede qualche giorno dopo la frattura di un polso, durante il suo soggiorno valdostano di Les Combes, nel 2009:

    “Purtroppo il mio angelo custode non ha impedito il mio infortunio, seguendo certamente ‘ordini superiori’… Forse il Signore voleva insegnarmi maggiore pazienza ed umiltà, darmi più tempo per la preghiera e per la meditazione”. (29 luglio 2009)

    La gentilezza è un altro tratto che tutti apprezzano nel Papa, che siano potenti o ultimi della Terra. Una gentilezza d’animo sempre accompagnata da quell’umiltà che aveva richiamato all’inizio del suo ministero petrino. “Sento viva la consapevolezza – aveva detto poco dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro – di non dover portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo”. Pensiero che ribadisce in più occasioni durante il suo Pontificato:

    “E sempre più sento che da solo non potrei portare questo compito, questa missione. Ma sento anche come voi lo portiate con me: così sono in una grande comunione e insieme possiamo portare avanti la missione del Signore”. (19 aprile 2006)

    Pastore umile, mite e fermo per amore della Chiesa, Benedetto XVI ha davvero guidato la Barca di Pietro in acque calme e tempestose verso il porto sicuro della fede in Gesù Cristo.

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    Nomina episcopale negli Stati Uniti

    ◊   Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’Ordinariato Militare degli Stati Uniti d’America Mons. Robert J. Coyle, del clero della diocesi di Rockville Centre, finora parroco della Corpus Christi Parisha Mineola, assegnandogli la sede titolare di Zabi. Mons. Robert J. Coyle è nato il 23 settembre 1964 a Brooklyn, New York. Ha compiuto gli studi Teologici presso il Seminario Immaculate Conceptiona Huntington, New York, conseguendo il titolo di Master of Divinity e di Master of Arts. Il 25 maggio 1991 è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Rockville Centre. Nel 1997 ha seguito un corso per gli Ufficiali nella Marina presso il Naval Education and Training Center a Newport in Rhode Island. Ha svolto diversi uffici pastorali: dal 1991 al 1999 è stato vicario parrocchiale fino al suo ingresso nell’Ordinariato come Cappellano Militare dove ha prestato servizio per dieci anni. In seguito è stato nominato parroco della Corpus Christi Parish ed ha continuato come Cappellano riservista. Come Cappellano ha ottenuto il rango di Commander.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Benedetto XVI lascia il pontificato: l'annuncio del Papa durante il Concistoro. All'interno, la conferenza stampa e le reazioni internazionali.

    In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo “Il futuro di Dio”.

    Un articolo sulla ricorrenza dell'11 febbraio, la firma dei Patti lateranensi.

    Scesi dal soglio di Pietro: in cultura, tutte le volte che un Papa ha rinunciato (o dovuto rinunciare) al suo ministero dall'età tardoantica a oggi.

    Un figlio degli anni Trenta davanti alla crisi della civiltà: nel centenario della nascita Paolo Pombeni ricostruisce in un libro l’avventura politica di Giuseppe Dossetti.

    Unanimità parola chiave del concilio panortodosso: il Patriarcato di Mosca ribadisce l’importanza del principio del consenso di tutte le Chiese.

    Dialoghi con Atenagora: Olivier Clément presenta un libro sulla figura del Patriarca di Costantinopoli.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Dimissioni Papa: reazioni della Comunione anglicana e del Consiglio Mondiale delle Chiese

    ◊   Papa Benedetto XVI “ha dimostrato a noi tutti cosa può essere in concreto la vocazione della Sede di Roma, una testimonianza su scala universale del Vangelo e un messaggero di speranza”. Il neo arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, leader della Comunione anglicana nel mondo - riferisce l'agenzia Sir - è il primo nel mondo ecumenico a prendere la parola per dire “a mio nome, a nome dei miei predecessori arcivescovi e di tutti gli anglicani sparsi nel mondo” “grazie a Dio” per il ministero che Benedetto XVI ha svolto “con grande dignità, visione e coraggio. Nel suo insegnamento e nei suoi scritti - prosegue l’arcivescovo Welby - egli ha saputo affrontare con mente teologica creativa e notevole le questioni di oggi. Noi, che apparteniamo alle famiglie cristiani siamo consapevoli dell’importanza di questa testimonianza e ci uniamo ai nostri fratelli e sorelle cattoliche nel ringraziare Dio per l’ispirazione e la sfida del ministero di Papa Benedetto. Preghiamo che Dio lo benedica nel ritiro con salute e pace nel corpo e nel cuore, abbiamo fiducia nello Spirito Santo che ha la responsabilità di eleggere il suo successore”. Le dimissioni di Benedetto XVI sono accolte con parole di “rispetto e apprezzamento” anche dal segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, il rev. Olav Fykse Tveit. “Dobbiamo rispettare pienamente la decisione di Papa Benedetto XVI di dimettersi”, dice il rev. Tveit dalla sede del Wcc di New York dove è in visita. “Con profondo rispetto, abbiamo visto come egli abbia preso la responsabilità e i pesi del suo ministero in età avanzata, in un momento molto impegnativo della Chiesa. Esprimo tutto il mio apprezzamento per il suo amore e per l’impegno speso per la Chiesa e il movimento ecumenico. Chiediamo a Dio che lo benedica in questo momento e in questa fase della sua vita e che guidi e benedica anche la Chiesa cattolica romana in questo tempo importante di transizione”. Il rev. Tveit ricorda infine che Benedetto XVI conosce molto bene il Consiglio Mondiale delle Chiese essendo stato membro tra la fine degli anni ’60 e agli inizi degli anni ’70 della Commissione Wcc “Fede costituzione” come professore di teologia all’università di Tubinga. (R.P.)

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    Le reazioni del mondo ebraico e islamico alle dimissioni del Papa

    ◊   Il rabbino capo d'Israele, Yona Metzeger, ha lodato oggi il ruolo di Benedetto XVI per rafforzare i rapporti interreligiosi, commentando la notizia dell'annuncio delle sue dimissioni. Durante il suo pontificato "vi sono state le migliori relazioni mai avute fra la Chiesa e il Rabbinato, speriamo che questo orientamento continui" - ha detto il rabbino Metzeger, citato dalla stampa israeliana - "penso che meriti un gran riconoscimento per l'avanzamento dei rapporti inter religiosi fra il giudaismo, la cristianità e l'islam". Interpellato dall'agenzia Ansa, il rabbino-capo (ashkenazita) Yona Metzger ha poi detto, attraverso il proprio portavoce, di essere rimasto del tutto sorpreso dalla notizia odierna. A Papa Benedetto XVI, ha aggiunto, ''auguriamo una ottima salute e lunga vita. Lo ringraziamo per quanto ha fatto negli anni di Pontificato, una missione nel corso della quale ha operato per avvicinare le religioni e per diffondere la causa della pace nel mondo. Gli siamo grati - ha precisato il rabbino Metzger - per essere rimasto fedele alla strategia del suo predecessore (Giovanni Paolo II) di rafforzare i legami col popolo ebraico e con il rabbinato di Gerusalemme. Papa Benedetto XVI - ha rilevato - ha fatto molto per impedire e ridurre l'antisemitismo. Inoltre la questione della pace israelo-palestinese era particolarmente vicina al suo cuore''. Dal canto suo il gran imam di al Azhar, principale istituzione teologica sunnita musulmana, Ahmad el Tayyeb, e' rimasto ''scosso'' dalla notizia delle dimissioni di Papa, ricevuta durante una riunione a porte chiuse per eleggere il nuovo gran Mufti d'Egitto. Lo riferisce all'Ansa una fonte di al Azhar. (R.P.)

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    Speranza e fiducia in Africa dopo l'annuncio del Papa

    ◊   Sorpresa, ma anche rispetto per una scelta che esprime “profondo amore” per la Chiesa e magari la speranza di un nuovo Papa proveniente dalle “vibranti” realtà ecclesiali del Sud del mondo: vescovi e religiosi raggiunti dall'agenzia Misna in Africa hanno accolto così oggi l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI. “È stato uno shock, nessuno se lo aspettava, in 600 anni non era mai accaduto” dice subito monsignor Matthew Man-oso Ndagoso, vescovo della diocesi nigeriana di Kaduna. Già poche ore dopo l’annuncio del Papa, però, la sorpresa diventa comprensione delle ragioni che hanno spinto a un passo tanto grave. “Benedetto XVI – sottolinea monsignor Ndagoso – ha fatto un atto di profondo amore per la Chiesa: non voleva che a guidarla fosse una persona priva, per motivi di salute, della forza necessaria”. Il vescovo è fiducioso che il prossimo Papa possa continuare il lavoro intrapreso da Benedetto XVI, in particolare rispetto all’Africa. “L’attenzione del Papa per il continente – evidenzia monsignor Ndagoso – è testimoniata dalla convocazione del Sinodo del 2009 e dall’enfasi posta nell’esortazione post-sinodale Africae Munus sulla necessità di un impegno per la riconciliazione, la giustizia e la pace”. Sorpresa, comprensione e fiducia sono parole ricorrenti in molti paesi. Secondo Sebat Ayelé, un missionario eritreo che dirige a Kampala la rivista comboniana Leadership, la Chiesa dell’Uganda è “sotto shock”. Un sentimento, questo, che unisce il nord, il sud, l’est e l’ovest del continente e che è reso più acuto dalle difficoltà del mondo d’oggi. Alla Misna lo conferma padre Leonard Chiti, direttore nello Zambia del Centro gesuita per la riflessione teologica. “Benedetto XVI – dice il religioso – sente il bisogno che la Chiesa sia guidata da una persona nel pieno delle energie perché è profondamente consapevole della difficoltà delle sfide da affrontare: dalle accuse di abusi sessuali alla spinta verso la secolarizzazione della società nel mondo occidentale, dai problemi della globalizzazione alle incognite dei mutamenti climatici”. (R.P.)

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    America Latina: stupore e dirette on line all'annuncio del Papa

    ◊   In pochi si aspettavano la notizia delle dimissioni di Benedetto XVI e di sicuro nessuno era preparato. Tanto è vero che la stessa Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) nelle prime dichiarazioni alla stampa esprime sorpresa e si riserva di diffondere tra qualche ora un comunicato ufficiale. Il Brasile era stato il primo Paese latinoamericano ad essere visitato dal Pontefice nel maggio del 2007: in quell’occasione il Papa inaugurò la V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano al santuario di Aparecida, la patrona del Brasile. E proprio in Brasile avrebbe dovuto fare ritorno quest’anno in occasione della Giornata della Gioventù. Le ultime visite erano invece toccate a Messico e Cuba, nel marzo dello scorso anno. In Messico, prima ancora dei vertici religiosi, è stato Miguel Ángel Mancera Espinosa, capo del governo del Distretto federale, a esprimere “sorpresa” per la decisione di Benedetto XVI aprendo allo stesso tempo all’ipotesi dell’elezione di un Papa latinoamericano, un fatto che sarebbe inedito nella storia della Chiesa. Più lenti invece i media cubani a dare la notizia. L’annuncio è arrivato oltreoceano quando ancora il continente doveva svegliarsi. Il differente fuso orario non ha però fatto da ostacolo al rilancio di una notizia immediatamente diventata copertina di quasi tutti i quotidiani del continente. In America centrale, El Nuevo Diario del Nicaragua ha ricordato che si tratta del primo caso del genere negli ultimi 600 anni. Il Papa rinuncia “por falta de fuerzas” è il titolo dell’argentino La Nacion, mentre in Cile, El Mercurio dà la possibilità ai propri lettori di seguire la diretta online direttamente dal Vaticano. Oscar Godoy, ambasciatore del Cile in Italia, in un’intervista a Radio Cooperativa ha espresso così tutto il suo stupore: “Non c’erano opinioni o dicerie per cui si potesse pensare che il Papa fosse vicino a prendere una decisione di questo tipo”. Godoyha poi ricordato l’ultimo discorso udito personalmente dal Pontefice: “Emotivo e forte”. (R.P.)

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    Dalle Chiese europee il grazie al Papa per il suo "servizio fedele e coraggioso"

    ◊   Il ringraziamento “per il servizio fedele e coraggioso con il quale ha guidato la Chiesa in questianni” è venuto oggi a Benedetto XVI dalla presidenza del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), dopo la notizia della sua rinuncia al Soglio di Pietro. In un messaggio indirizzato al Papa e ripreso dall'agenzia Sir, il cardinale presidente Peter Erdo, e i suoi due vice, il cardinale Angelo Bagnasco e mons. Jòzef Michalik, rendono grazie “al Signore per il suo ricco magistero, per i suoi messaggi, la cura con cui ha sempre accompagnato i vescovi europei e la sua testimonianza personale di fede e fiducia nel Signore, nella quale ha espresso un così grande amore per tutta la Chiesa”. Il messaggio termina con l’assicurazione da parte del Ccee di “vicinanza spirituale” e la garanzia di “continuare a servire la Chiesa con lo stesso entusiasmo e la stessa fede” insegnata da Benedetto XVI. (R.P.)

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    La Chiesa tedesca. Il Papa un esempio luminoso di autentico senso di responsabilità

    ◊   “La notizia delle dimissioni del nostro Santo Padre mi ha colpito profondamente”: così mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) e arcivescovo di Friburgo, commenta l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI. “Papa Benedetto dà a tutto il mondo un esempio luminoso di autentico senso di responsabilità e di amore vivo per la Chiesa. Cristo, attraverso i cardinali, gli ha affidato il soglio petrino. Nel momento in cui le sue forze diventano insufficienti a svolgere il servizio richiesto per la Chiesa, egli si ritira con una decisione presa davanti a Dio. Si tratta di un grande gesto umano e religioso”. Noi vescovi tedeschi, ha proseguito l’arcivescovo, “ringraziamo il Santo padre per il servizio reso sul soglio petrino e siamo pieni di grande rispetto e ammirazione per la sua decisione”. Mons. Zollitsch ha ribadito che “Papa Benedetto è un grande docente della nostra Chiesa. Ha sempre avuto un desiderio costante, presente in tutta la sua vita e le sue opere: riconciliare fede e ragione. Papa Benedetto è un Pontefice da tanti punti di vista: ha voluto costruire ponti tra fede e ragione, ponti per arrivare a Dio, ponti tra le confessioni e le religioni, per preparare la via della pace al mondo e donare crescita al regno di Dio”. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca ha poi fatto riferimento all’enciclica “Caritas in veritate”, definendola “una Magna Charta di una globalizzazione riuscita, orientata il più possibile all’equità sociale e alla conservazione del creato”. Per mons. Zollitsch la Chiesa tedesca è “profondamente riconoscente a Papa Benedetto per le sue opere e per il suo instancabile impegno. Il Papa tedesco consegnerà ora il remo della Chiesa a qualcun altro. Ci mancherà. Ma ci resterà molto di lui, poiché egli ha forgiato la teologia e la Chiesa in modo durevole, come costruttore di ponti, come pastore del suo gregge, come scienziato e docente”. “Sappiamo che continuerà a mettere la sua forza vitale a servizio delle persone - ha affermato mons. Zollitsch - invocando la benedizione di Dio e assicurando le preghiere dei vescovi tedeschi al Papa”. (R.P.)

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    La reazione di mons. Louis Raphael I Sako, patriarca caldeo d'Iraq

    ◊   "È stato un modello per tutti noi, cattolici e non cattolici e dobbiamo stimarlo ancora di più per questo gesto di umiltà e grandezza". È quanto sottolinea all'agenzia AsiaNews il neo patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako, commentando la notizia delle dimissioni di Benedetto XVI. Egli ha incontrato nei giorni scorsi il Papa all'indomani della nomina a capo della Chiesa caldea in sostituzione di Emmanuel III Delly, per sopraggiunti limiti di età. E già dal saluto dei giorni scorsi con i vescovi caldei, erano emerse modifiche al protocollo consueto: "Quando ci ha ricevuti - racconta Mar Louis Raphael I - di solito vi è una celebrazione, poi il discorso del Papa cui segue quello del Patriarca, ma stavolta ci hanno detto che non si sarebbe tenuto. Da lì ho capito che era stanco e che faticava a reggere il peso e la fatica". Tuttavia, continua il patriarca Sako, Benedetto XVI "ha mostrato tutta la sua grandezza al mondo, la meraviglia dei suo animo, compiendo un gesto che tutti noi dobbiamo imitare quando il fisico e lo spirito impediscono di continuare". Il Papa ha compiuto un passo "che tutta la storia ricorderà, a partire da noi uomini del clero e della Chiesa. Troppe volte non vogliamo lasciare la sede anche quando non possiamo compiere il nostro dovere. Il Pontefice ha ricordato una volta di più che la sede è fatta per servire, non per essere serviti". Nei giorni scorsi, in una lunga intervista rilasciata all'agenzia AsiaNews, il nuovo Patriarca ha parlato dell'incontro con Benedetto XVI all'indomani dell'elezione, sottolineando a più riprese l'attenzione di Benedetto XVI all'Iraq e ai cristiani. Il Papa "si è detto 'molto contento' per l'unità che è emersa all'interno dell'episcopato caldeo e mi ha rivolto un appello, perché restiamo sempre - come in passato - un ponte per tutti, fra cristiani e musulmani e fra cittadini irakeni". Delle parole del Pontefice, ha sottolineato Mar Louis Raphael I, ciò che più lo ha colpito è che sgorgavano "dal cuore e non dalla penna". (R.P.)

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    Siria: le reazioni alla dimissioni del Papa dell'arcivescovo greco-melchita di Aleppo

    ◊   "Benedetto XVI è stato un uomo coraggioso - afferma mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo di Aleppo per la Chiesa greco-melchita - che non ha avuto paura di difendere la verità di fronte al mondo. È stato il primo e per molti mesi l'unico a lanciare appelli per una fine della guerra in Siria, attraverso il dialogo e la diplomazia. Noi siamo molto grati per quello che ha fatto per la nostra Chiesa e per la nostra popolazione martoriata dal conflitto. La sua visita in Libano è stata un esempio emblematico della sua sincera vicinanza. Ci dispiace molto che abbia presentato le dimissioni, ma abbiamo fede nella sua saggezza e nella sua profonda spiritualità che lo ha portato a questa scelta. Negli anni di pontificato - afferma il presule - lui ha sempre mostrato un amore alla Chiesa e a Gesù Cristo senza mezze misure. Egli è stato un Papa straordinario in un momento molto difficile per il mondo e per i cattolici. Ha saputo esprimere ciò che la Chiesa pensava. La volontà di Dio senza timidezza ed esitazione, anche con espressioni semplici e forti di verità, chiarezza e trasparenza. Nel suo discorso a Regensburg si è rivolto per la prima volta ai musulmani indicando la strada dei valori fondamentali e della ragione per un vero dialogo fra le fedi in grado di contrastare il dilagare del fondamentalismo islamico. Oggi, l'estremismo di cui parlava il Papa è diventata una realtà non più isolata. Esso dilaga e rischia di distruggere i Paesi del Medio Oriente, in particolare la Siria. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo - afferma mons. Jeanbart - e di parlare insieme a lui in privato una volta sola. Avevo scritto un libro sulla vita di Giovanni Paolo II in arabo ed ero giunto a Roma per donarglielo. Sono stato commosso di essere ricevuto da lui, nonostante ci fossero dietro di me molti vescovi e persone importanti. Ricordo ancora con commozione quei momenti e soprattutto la sua capacità di ascoltare. In questi anni - conclude l'arcivescovo greco-melchita di Aleppo - egli è stato un vero padre e un pastore per tutti i vescovi e i sacerdoti, soprattutto per i cristiani del Medio Oriente". (R.P.)

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    Cardinale di Mumbai: le dimissioni del Papa, segno del suo immenso amore per la Chiesa

    ◊   "È con assoluta sorpresa mista a tristezza che accogliamo la notizia delle dimissioni del nostro amato Santo Padre. Benedetto XVI è un uomo di Dio santo e profondamente spirituale, sorretto da una fede incrollabile e un brillante acume teologico. È stato coraggioso eppure gentile, un brillante accademico, e al tempo stesso dotato di solide e umili fondamenta etiche e spirituali". Così il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci), commenta all'agenzia AsiaNews l'annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI. "Le ragioni che il Papa dà - sottolinea il porporato - riflettono in modo chiaro l'umiltà e la grandezza del Papa. È una kenosis, egli si spoglia di tutti i suoi poteri e della sua autorità per amore della Chiesa". Ieri il card. Gracias era presente alla messa per il 50mo anniversario dell'erezione a basilica minore del santuario di Nostra Signora della salute a Velankanni (Tamil Nadu), a cui il card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli ha partecipato in veste di inviato speciale del Papa. "Proprio ieri sera - ricorda l'arcivescovo di Mumbai - ho chiesto pubblicamente al card. Filoni di riferire al Santo Padre che tutti in India pregavano per la sua salute, perché potesse avere la forza e la grazia per continuare il ministero petrino". "L'eredità del Papa - conclude il presidente della Cbci - è enorme, egli ha guidato la Chiesa con intuizione profetico, incredibile zelo e solide basi teologiche. Questo storico evento, le sue dimissioni, è un segno dell'immenso amore del Santo Padre per la Chiesa, e ogni sua azione è guidata da un'intensa preghiera personale e di riflessione per il bene della Santa Madre Chiesa. L'India ama Benedetto XVI". (R.P.)

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    Sud Corea. Vescovo di Daejeon: “Vicini al Papa, un grande atto di fede”

    ◊   La Chiesa coreana, in comunione con la Chiesa universale, "rispetta totalmente la coscienza del Santo Padre. Quando il Papa stesso riflette in maniera così seria su sé stesso e sulla fedeltà piena a Dio e alla Chiesa non si può in alcun modo mettere in discussione il senso del suo gesto". Lo dice all'agenzia AsiaNews il vescovo di Daejeon, mons. Lazzaro You Heung-sik, commentando le dimissioni di Benedetto XVI. Secondo il presule "la Chiesa, e intendo non solo i vescovi e i cardinali ma anche tutto il popolo di Dio, deve prendere questa decisione per quello che è. Dobbiamo amare il nostro pontefice e fare, come ha fatto lui, un atto di fede nel Signore. Nell'Anno della Fede che lui stesso ha convocato possiamo affidarci solo alla nostra fede". (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 42

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