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Sommario del 28/12/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Delegazione siriana in Vaticano porta messaggio di Assad al Papa
  • Festa della Santa Famiglia. Mons. Paglia: distruggere la famiglia significa distruggere la società
  • Messe a Santa Marta. Falasca: sono il cuore della visione ecclesiale di Papa Francesco
  • Tweet del Papa: Maria è tutta bella perché è piena di grazia
  • Nomina episcopale di Papa Francesco in India
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Scontri islamisti-polizia al Cairo, incendiata facoltà dell'Università al-Azhar
  • L'arcivescovo di Tangeri: Ceuta e Melilla, no alla politica del respingimento
  • Cina: allentata la politica sul figlio unico, stop ai campi di lavoro
  • Un 2013 diffficile per la Comunità internazionale: la riflessione di Fulvio Scaglione
  • Comunità di Taizé: a Strasburgo la gioia e la preghiera dei giovani europei
  • Economia italiana, bilancio di un anno difficile. Le prospettive per il 2014: ripresa senza occupazione?
  • Napoli, nasce la prima birra artigianale prodotta da persone con disagio psichico
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: raid aereo governativo su Aleppo, morti 20 civili secondo l'opposizione
  • Egitto, il portavoce della Chiesa cattolica: popolazione esasperata dal terrorismo islamico
  • Yemen: attaccato oleodotto nel Sud, produzione interrotta
  • Libia: arrestati e poi rilasciati 4 militari Usa vicino a Tripoli
  • Corea del Nord, i cristiani celebrano di nascosto il Natale in tunnel sotterranei
  • India: incendio su treno in Andra Pradesh, almeno 26 vittime
  • Migliaia di persone in preghiera a Madrid per la Giornata della Santa Famiglia
  • Pellegrinaggio dell'Azione Cattolica italiana in Terra Santa
  • Torino: l'arcivescovo Nosiglia in visita ai campi rom sottolinea l'importanza dell'istruzione
  • Indonesia: dopo anni, ancora senza chiesa una comunità cristiana del West Java
  • Contrasto alla povertà. Ceis: necessaria concertazione con associazionismo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Delegazione siriana in Vaticano porta messaggio di Assad al Papa

    ◊   Questa mattina, il segretario di Stato, mons. Pietro Parolin, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, hanno ricevuto una delegazione del governo siriano composta dal ministro di Stato Joseph Sweid, accompagnato da Hussam Eddin Aala, vice ministro direttore per l’Europa presso il Ministero degli Esteri, già ambasciatore presso la Santa Sede. E’ quanto riferisce in una dichiarazione il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. La delegazione ha portato un messaggio del presidente Assad per il Santo Padre e ha illustrato la posizione del governo.

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    Festa della Santa Famiglia. Mons. Paglia: distruggere la famiglia significa distruggere la società

    ◊   All’Angelus di questa domenica, in occasione della Festa della Santa Famiglia, Papa Francesco pronuncerà una speciale preghiera per la famiglia da lui composta. Durante la preghiera mariana è previsto anche un video-collegamento che unirà Piazza San Pietro con i fedeli presenti nella Basilica dell’Annunciazione a Nazaret, nella Santa Casa di Loreto e nella Basilica della Sagrada Familia di Barcellona. Su questa Giornata ascoltiamo mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, al microfono di Stefano Leszczynski:

    R. – E’ una Giornata voluta dal Papa nel giorno della festa della Famiglia di Nazareth, che viene celebrata contemporaneamente a Nazareth, dove Gesù ha vissuto 30 anni, a Loreto – la casa dove Gesù è cresciuto – e a Barcellona, dove quel grande artista che era Gaudí ha creato il Santuario della Sagrada Familia, che è davvero una delle bellezze di questo nostro tempo. E il Papa, a mezzogiorno si unirà ai tre Santuari, nel momento della recita dell’Angelus, per una preghiera comune. A me pare un’esperienza particolarmente significativa, perché si tratta di sottolineare la decisività della famiglia da quella di Nazareth. Potremmo dire: “Gesù è il Figlio di Dio, è il Creatore stesso, eppure anche Lui, venendo sulla Terra, ha avuto bisogno della famiglia”. E’ ovvio che viene da dire immediatamente: se così Lui, quanto più noi! E credo che sottolineare oggi la dimensione centrale della famiglia nella vita e dei singoli, e delle società oltre che della Chiesa, sia quanto mai significativo.

    D. – Quali sono gli ostacoli che la famiglia deve affrontare oggi?

    R. – Ma, io direi questo: anzitutto, va rivendicata una realtà maggioritaria, che è quella delle famiglie “padre-madre-figli”. Purtroppo, nessuno ne parla; spesso sono sfruttate, la politica le dimentica, l’economia le sfrutta, la cultura le bastona … e tuttavia, sono la risorsa più importante delle nostre società. In realtà, è proprio la dimenticanza della politica che si organizza senza pensare alla famiglia, per cui – ad esempio – il fidanzamento è diventato una decisione che si sposta sempre più avanti negli anni. Ci si sposa – e quindi ci si fidanza – quando le cose sono sistemate, e così il matrimonio diventa la fine e non l’inizio di un progetto a due. La cultura, poi, sta indebolendo ogni legame per cui un legame “per sempre” rischia di diventare inconcepibile. Ma indebolire la famiglia vuol dire indebolire la società. E’ sintomatico che stiano crescendo in Europa, come numero, le famiglie cosiddette unipersonali: il rischio che si vada verso una società de-familiarizzata, è un rischio terribile, perché poi vuol dire che alla fine si sta bene soltanto da soli. Ma questa è l’uccisione della società – direi, della stessa antropologia …

    D. – Ci sono anche tante sfide che attendono la Chiesa nei confronti della famiglia …

    R. – Io direi che la Chiesa sta dando – con Papa Francesco ma anche con i precedenti, particolarmente Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto – indicazioni su come ci si debba porre di fronte alla famiglia. Infatti, il Papa convoca tutta la Chiesa a mettere al centro delle sue preoccupazioni la famiglia. Infatti, è vero oggi che la famiglia lasciata sola è come in balìa di una cultura che le è nemica: ecco perché è indispensabile che, pur nella trasformazione della famiglia, ci si renda conto che se essa viene distrutta, viene distrutta la stessa società. Non possiamo lasciar correre in maniera rassegnata una cultura individualista che elimina il “noi”, a incominciare dal primo che tutti incontriamo appena nati, quel “noi” della famiglia che è come un genoma che poi sostiene e solidifica le città, le nazioni, i popoli fino alla famiglia dei popoli. Ecco perché parlare di famiglia, oggi, non vuol dire parlare di un aspetto: vuol dire parlare dell’intera società. E ce n’è bisogno.

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    Messe a Santa Marta. Falasca: sono il cuore della visione ecclesiale di Papa Francesco

    ◊   E’ notizia di ieri che, da gennaio prossimo, le parrocchie romane potranno partecipare, con dei piccoli gruppi, alle Messe di Papa Francesco a Casa Santa Marta. Proprio queste Messe quotidiane, con le omelie di cui per prima offre una sintesi la nostra emittente, sono – ad unanime giudizio – tra le più belle novità del Pontificato di Papa Francesco. Per una riflessione al riguardo, Alessandro Gisotti ha intervistato la giornalista Stefania Falasca, legata a Jorge Mario Bergoglio da una lunga amicizia:

    R. – Ormai, dopo nove, dieci mesi del suo Pontificato abbiamo visto che costituiscono un riferimento, un appuntamento atteso, anzitutto per il cammino della fede di tutti, cammino quotidiano. Io credo che possiamo riassumere l’importanza di questo, che costituisce indubbiamente una novità del Pontificato di Francesco in tre punti. Primo, che si vede anche nella Evangellii gaudium, Francesco ha voluto mettere in evidenza il primato della Parola, dell’annuncio. Secondo è che sono al cuore della riforma stessa che sta attuando Francesco. E terzo è che sono paradigmatiche, non solo del suo Magistero, ma proprio della visione ecclesiale che ci sta prospettando Francesco.

    D. – Quanto sono importanti, proprio per il pastore Bergoglio, le Messe con la gente, con il Popolo di Dio? Ovviamente, quanto erano, anche, importanti per lui prima di essere eletto alla Cattedra di Pietro?

    R. – Questo è proprio insito nel suo essere anzitutto sacerdote. Bergoglio ha sempre dato un’importanza predominante alla preparazione delle omelie, importanza che significa – come ha spiegato anche nella Evangelii gaudium – quel momento del tu per tu con la Parola, del lasciarsi illuminare da questa. Tutto il suo momento prima della Messa del mattino è dedicato a questo momento spirituale, come lui lo chiama. Ma perché? Perché, lui dice questo: che la Chiesa esiste per proclamare, per essere voce del suo Sposo. E questa Parola, oltre che con la voce, si proclama con la vita. Tant’è che dice anche che un predicatore che non si prepara è disonesto: parla di disonestà e che è un irresponsabile verso i doni che ha ricevuto! Quando l’ho sentito, in occasione dell’uscita dell’Esortazione apostolica, gli ho chiesto quali fossero le parti per lui importanti, oltre alla prima che è appunto quella dell’annuncio. Lui ha detto: ci sono questa e la parte finale, ma la parte importante è la parte centrale che ho voluto dedicare all’omelia.

    D. – Dopo i dipendenti vaticani, ora anche i fedeli romani potranno partecipare alle Messe di Santa Marta. Si vede qui proprio in modo concreto quel binomio "vescovo e popolo" con cui Francesco si è presentato al mondo, il 13 marzo scorso …

    R. – Certamente. E’ un’esigenza vitale per lui, la celebrazione eucaristica al mattino: questa ferialità, questa quotidianità, questa dimensione familiare... perché è la quotidianità della fede che aiuta la fede. Queste omelie traggono tutte ispirazione dalla lettura, si articolano alla luce dei passi della Scrittura, per aprirsi al cammino della Chiesa nella storia degli uomini, secondo l’intento che è stato anche quello del Concilio. In questo, lui sta attuando il Concilio. Lui ha iniziato con i suoi collaboratori, cioè con le persone che sono in Vaticano; ma lui è il Vescovo di Roma e quindi la Parola e quello che rappresenta la sua Messa quotidiana lo apre alla città di cui è vescovo. Proprio questa mattina ho ricevuto un dono che mi ha mandato: sono i romanzi di Bernanos, che peraltro ha citato nella Evangelii gaudium... Soprattutto in questo contesto mi sembra significativo. Infatti, Bernanos ha portato dentro la Chiesa, attraverso le più abbandonate parrocchie della campagna, il grido di milioni di anime che non sempre avrebbero avuto la possibilità di trovare una mano che le aiutasse, una parola che le affrancasse dal deserto in cui trascorrevano la loro esistenza. Io credo che questa apertura alle parrocchie e alle persone delle parrocchie di Roma significhi anche questo per Bergoglio.

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    Tweet del Papa: Maria è tutta bella perché è piena di grazia

    ◊   “Maria, nostra Madre, è tutta bella perché è piena di grazia”. E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account @Pontifex seguito da oltre 11 milioni di follower.

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    Nomina episcopale di Papa Francesco in India

    ◊   In India, il Papa ha eretto la nuova diocesi di Sultanpet, in India, per divisione delle diocesi di Coimbatore e Calicut, rendendola suffraganea della sede metropolitana di Verapoly, e ha nominato primo vescovo di Sultanpet, il rev.do Peter Abir Antonisamy, del clero di Pondicherry e Cuddalore, direttore dell’Emmaus Spirituality Centre.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il dialogo al tempo di Francesco: in un'intervista al cardinale Jean-Louis Tauran il bilancio dell'anno che si conclude.

    In prima pagina, un editoriale di Gualtiero Bassetti dal titolo "Il vero dono": nella luce del Natale la festa della santa famiglia di Nazareth.

    Pace a rischio anche in Libano: sempre più pesanti le ricadute del conflitto siriano sui fragili equilibri del Paese.

    Un articolo Maurizio Gronchi dal titolo "Studi la materia e trovi lo spirito": il gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin dal Monitum alla riabilitazione.

    Un presepe in cattedra: Fabrizio Bisconti sul programma iconografico che decora il seggio d'avorio dell'arcivescovo Massimiano, capolavoro dell'arte bizantina.

    Un articolo di Piero Benvenuti dal titolo "La stella di Natale è scomparsa".

    Marta, Costantino e l'altalena: Oddone Camerana su nipote e nonno tra gioco e incidenti domestici.

    La fede è una vetta che si scala in molti modi: Gaetano Vallini recensisce la mostra "Le vie del sacro" di Kazuyoshi Nomachi, fotoreporter di punta del National Geographic.

    Tutto parte dalla famiglia: si celebra domani con diverse iniziative, in varie parti del mondo, la festa dedicata a Gesù, Maria e Giuseppe.

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    Oggi in Primo Piano



    Scontri islamisti-polizia al Cairo, incendiata facoltà dell'Università al-Azhar

    ◊   Un giovane islamista è stato ucciso negli scontri avvenuti questa mattina all’Università del Cairo di al-Azhar tra la polizia e un gruppo di studenti vicini ai Fratelli Musulmani, dopo che quest’ultimi avevano chiuso l’accesso al campus per protesta. La tv di Stato ha inoltre mostrato due edifici dell’ateneo dati alle fiamme. Sale così a 6 morti il bilancio delle violenze scoppiate al termine della preghiera del venerdì, dopo la messa al bando – decisa dal governo mercoledì scorso - del movimento del deposto ex presidente Morsi. Per un commento sulla situazione, Marco Guerra ha intervistato Francesca Paci, giornalista della Stampa ed esperta d’area:

    R. – La situazione non sarà tranquilla sicuramente fino – quantomeno – al referendum, il 14 e il 15 gennaio, quando appunto si voterà la bozza della nuova Costituzione. Io ho l’impressione, da quello che sta accadendo in questi giorni, che - un po’ perché l’esercito non glielo permette, un po’ perché forse è una nuova tattica - scontri come quelli dell’estate scorsa, con tanti, tanti, tanti morti, non si verificheranno nuovamente perché mi pare che in questo momento le proteste siano suddivise in piccoli gruppi. Cioè, non c’è stata l’occupazione di uno spazio come fu a luglio e ad agosto a Nasser City, la piazza Rabaa; ora è come se fosse uno stillicidio quotidiano.

    D. – Perché si è arrivati al punto di iscrivere la Fratellanza tra le organizzazioni terroristiche? Non è una decisione che complica il già turbolento scenario egiziano, come sottolineano tutte le diplomazie occidentali che invece chiedono un processo inclusivo?

    R. – Certamente non lo facilita. In realtà, quello che poi si dice all’interno del Paese è che siano i Fratelli Musulmani che abbiano deciso essere più conveniente la via dello scontro. Non che ci fosse una grande voglia di includerli, però è anche vero che ai Fratelli Musulmani questo conviene. Cioè: se fossero stati inclusi in un Paese che li aveva voluti messi da parte, che peso avrebbero avuto? Questo per dire che certamente non c’è stata la volontà di includerli, ma anche da parte loro c’è stata più la volontà di approfittare della marginalizzazione che di provare a partecipare, come invece hanno fatto i salafiti, che sono balzati sul processo di transizione.

    D. – I sondaggi danno un largo consenso ai militari. Quindi ad animare le proteste degli ultimi giorni, è una piccola minoranza violenta, o c’è dell’altro?

    R. – In piazza, chi ci sono? Ci sono chiaramente i sostenitori dei Fratelli Musulmani, una componente islamista che è assolutamente furiosa con questa Costituzione, e poi ci sono forze rivoluzionarie liberal, tipo il Movimento 6 aprile, i cui membri sono stati arrestati, e tipo i socialisti rivoluzionari, più alcuni singoli piccoli gruppetti, che invece sono rivoluzionari della prima ora di Piazza Tahrir, ma che sin da questa estate hanno protestato contro questo modo di mettere fuori gioco la Fratellanza in maniera così violenta e che temono oggi un ritorno ai tempi di Mubarak, cioè una presa di potere da parte dei militari. Però, non stiamo parlando di una protesta di piazza dell’entità di quella che ci fu quando fu cacciato Mubarak...

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    L'arcivescovo di Tangeri: Ceuta e Melilla, no alla politica del respingimento

    ◊   In questi giorni sono stati arrestati circa 120 immigrati africani che cercavano di entrare clandestinamente a Ceuta e Melilla, enclave spagnole in Marocco. Nel novembre scorso il governo spagnolo ha deciso di reintrodurre il filo spinato con lame nella barriera che divide il Marocco da queste due città: barriera che provoca profonde ferite agli immigrati che tentano comunque di oltrepassare il confine. Respinte dalle forze di sicurezza, tantissime persone restano invece bloccate in territorio marocchino e si nascondono sulle alture circostanti. Una situazione drammatica denunciata da mons. Santiago Agrelo Martinez, arcivescovo di Tangeri, al microfono di Olivier Bonnel:

    R. - La denuncia la facciamo perché qui ci troviamo di fronte a un gruppo di persone grande, debole, fatto di uomini giovani, di giovani donne e ragazze, anche bambini, alcune di queste ragazze sono incinte e si trovano spesso a vivere nei boschi senza alcun tipo di protezione. Abbiamo la fortuna - io penso – dell’aiuto umanitario delle autorità che ci permettono di arrivare nei boschi a portare qualcosa per il sollievo di questa umanità. Ma non possiamo accontentarci di questo.

    D. – Qual è la posizione della Chiesa?

    R. - Noi crediamo, come Chiesa, che si tratti di persone che debbono essere non soltanto o non tanto respinte alle frontiere, quanto aiutate affinché possano arrivare al traguardo che cercano nella loro vita. Noi crediamo che abbiano il diritto di cercare un futuro, un futuro per loro stessi e per le loro famiglie. Crediamo che abbiano questo diritto! Crediamo anche che non si possa rispondere al diritto di queste persone semplicemente con una politica di rifiuto, che ha poi delle conseguenze terribili per gli emigranti. Penso inoltre che queste politiche non siano, tra l’altro, in alcun modo efficaci per gli stessi Paesi europei, che le adottano proprio perché - io ritengo - non riescono a fermare queste persone.

    D. – Persone spinte a emigrare dalla disperazione …

    R. - Il problema è che queste persone pur di poter arrivare dove vogliono, arrivano ad assumere dei rischi tanto grandi: sono molti quelli che muoiono cercando di emigrare … E questo non è accettabile per la coscienza! Non è accettabile né il modo in cui vivono, né il modo in cui sono trattati, né il modo in cui la politica chiude le porte, perché non chiude soltanto le frontiere: chiudendo le porte, chiude il futuro a questi uomini e a queste donne. Quindi per la Chiesa è una sfida. La Chiesa si potrebbe accontentare di portare loro qualche coperta, anche dei medicinali e del cibo… Potrebbe, forse, accontentarsi… Ma penso che non debba farlo! Penso che non debba!

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    Cina: allentata la politica sul figlio unico, stop ai campi di lavoro

    ◊   In Cina, cambia la politica del figlio unico e viene abolito il sistema della rieducazione attraverso i campi di lavoro. Queste le decisioni formalizzate oggi dall’Assemblea nazionale del popolo, il massimo organo legislativo, che ha confermato le decisioni prese a novembre dal Comitato centrale del partito comunista. I dettagli nel servizio di Davide Maggiore:

    Molti commentatori definiscono storiche le due riforme, varate oggi: la legge sul figlio unico – che viene allentata, ma non abolita - era in vigore dal 1980, mentre il sistema dei campi di lavoro, il cosiddetto laojiao, era stato introdotto nel 1957. Le direttive sulla politica del figlio unico verranno applicate gradualmente e il potere decisionale in materia sarà delle autorità provinciali: in generale, dovrebbe crescere di circa 10 milioni il numero di famiglie a cui sarà permesso di avere due figli, perché saranno incluse anche quelle in cui è figlio unico uno solo dei coniugi e non entrambi. Secondo l’agenzia Xinhua, l’effetto sarà “un leggero aumento delle nascite”. Dal punto di vista demografico, comunque, la Cina sta cambiando: la popolazione si sta riducendo di quasi 3,5 milioni di persone l’anno e nel 2050 oltre un cinese su 4 avrà più di 65 anni. In più, la preferenza delle famiglie per i figli maschi ha provocato una serie di aborti selettivi nei confronti delle femmine. Il risultato è che oggi, ogni 100 donne, ci sono in Cina 115 uomini: secondo i demografi, 24 milioni di questi non potranno trovare moglie nei prossimi anni. Per quanto riguarda il sistema dei campi di lavoro – che prevedeva la possibilità di una detenzione amministrativa fino a quattro anni senza processo – viene invece abolito perché ufficialmente considerato “superfluo” viste le “nuove leggi sulla pubblica sicurezza”. Tutte le pene inflitte fino all’abolizione, è stato specificato, restano valide, ma il periodo residuo di detenzione non dovrà essere scontato. Secondo le ultime stime, il sistema dei laojiao riguarderebbe 260 campi e 160 mila detenuti.

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    Un 2013 diffficile per la Comunità internazionale: la riflessione di Fulvio Scaglione

    ◊   Il 2013 volge al termine: è stato un anno denso di avvenimenti e crisi politiche, sociali ed economiche di vaste proporzioni sulla scena mondiale; pochi i successi diplomatici. Purtroppo non sono mancate anche catastrofi naturali che hanno messo in ginocchio le Filippine, l’Australia, la Somalia, con migliaia di morti e sfollati. A preoccupare ancora la Comunità internazionale è la sempre irrisolta questione israelo-palestinese, il riaccendersi delle “primavere arabe” e la guerra in Siria. Con Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, partiamo proprio da questo scenario per tracciare un primo bilancio. L’intervista è di Cecilia Seppia:

    R. - Il quadro che troviamo in Medio Oriente è quello di uno scontro armato, di una guerra combattuta tra sunniti e sciiti che attraversa ormai tutta la Regione, dal Libano alla Siria all’Iraq, con modalità diverse, ma sempre all’ombra della stessa bandiera che è appunto quella di questo conflitto. Naturalmente la situazione più grave - anche per il numero delle vittime - è quella della Siria, e come ben conosciamo siamo ormai a 125 mila morti, con ripercussioni sull’intero sistema geopolitico mondiale.

    D. – Forse in questo scenario, un aspetto positivo per quanto riguarda quest’area, è l’accordo sul nucleare iraniano, con Teheran che per la prima volta autorizza controlli da parte di ispettori internazionali nelle centrali in cui si arricchisce l’uranio …

    R. - Certamente questa è una bella prospettiva! E parlo di prospettiva perché, come si sa, è un accordo provvisorio che deve durare al massimo sei mesi per essere poi sostituito da un accordo più definitivo. Paradossalmente, proprio le prospettive di una distensione tra gli Stati Uniti in primo luogo, l’Occidente in generale, e l’Iran dall’altra parte, sembrano avere inasprito il conflitto di cui si parlava prima nel Medio Oriente, perché il ritorno dell’Iran non più nel ruolo di semplice e puro "Stato canaglia", ma di interlocutore diplomatico politico per quanto riguarda il Medio Oriente non piace a tutti, e in particolare, non piace all’Arabia Saudita.

    D. - Altro protagonista in negativo, il Continente africano colpito dal dilagare del fanatismo islamista che alimenta i conflitti interni; penso alle stragi in Mali, in Centrafrica, in Nigeria … E i conflitti di altra natura in Congo, quello recentissimo del Sud Sudan …

    R. - Certamente nel 2013 l’Africa ha fatto dei passi indietro soprattutto da due punti di vista specifici che però non sono secondari. Il primo, la persecuzione dei cristiani che continua imperterrita in tutto il mondo e in Africa si è accentuata; il secondo, è che proprio questi conflitti hanno riattizzato delle pulsioni colonialiste, in particolare da parte della Francia; comunque sono Paesi che hanno subìto anche nel corso di queste guerre intestine atrocità notevolissime e crudelissime ai danni della popolazione.

    D. - Passiamo all’America e all’evidente perdita di influenza che gli Stati Uniti hanno avuto in quest’anno colpiti al cuore dal Datagate, il più grande scandalo informatico della storia recente, con forti proteste sia di nemici che di alleati storici …

    R. - Secondo me, il Datagate ha rivelato due cose: primo, che - dal punto di vista degli interessi delle potenze - gli amici non esistono; esistono dei nemici e dei Paesi che possono essere amici ma che comunque - appunto come si è visto - vengono ugualmente spiati ricevendo lo stesso trattamento dei gruppi terroristici. L’altro aspetto secondo me, è che - a dispetto di quanto ci viene raccontato quotidianamente, e cioè che tutto questo serve a combattere il terrorismo - in realtà lo spionaggio internazionale ha come primo obbiettivo le questioni economiche.

    D. - Cina e il Continente asiatico, la scalata di Pechino che consolida il suo ruolo di grande potenza economica e dà il via anche a grandi riforme interne con l’entrata in vigore definitiva dell’allentamento della politica del figlio unico, più l’abolizione dei campi di lavoro e di rieducazione …

    R. - Il regime cinese, che è criticato e criticabilissimo per una miriade di aspetti, ha però - bisogna riconoscerlo - questa capacità di pensare avanti, di guardare molto avanti e di anticipare i fenomeni. Lo abbiamo visto anche dal punto di vista dell’espansione economica di Pechino: pensiamo alla penetrazione in Africa, alla caccia alle risorse naturali che Pechino ha lanciato in Africa molto prima che qualcuno pensasse, di fare altrettanto. E questo allentamento della politica del figlio unico, come la consacrazione del mercato non più come struttura importante ma fondamentale dell’atteggiamento cinese verso l’economia, dimostrano ancora una volta che Pechino sa commettere atroci errori, ma sa anche poi riflettere sugli errori commessi e guardare avanti.

    D. - Chiudiamo con l’Europa, fiaccata da questioni politiche interne. Nota dolente la funzione secondaria che il Vecchio continente ha avuto nella soluzione delle grandi crisi mondiali e poi i contrasti tra europeisti ed euroscettici sul fronte economico, tra fautori ed avversari dell’austerità, e poi il ruolo egemonico della Germania …

    R. - Per l’Europa si può dire esattamente il contrario di quanto si è detto per la Cina: l’Europa manifesta e continua a manifestare - purtroppo - un’assoluta incapacità di guardare avanti, di avere uno sguardo lungo sulla realtà dei fenomeni internazionali. Ci ritroviamo così con un continente che ha una moneta unica, delle strutture in comune e tutto il resto è ancora molto frammentato, diviso da gelosie nazionali. È ovvio che in questo danno collettivo i più solidi e i più seri - diciamolo pure - poi alla fine emergono. È il caso della Germania, che ha saputo - non dimentichiamolo - varare più di dieci anni fa una serie di riforme che poi sono risultate decisive. Detto questo, è chiaro che il ruolo egemonico della Germania necessita di essere moderato e temperato. Dopo di che, il dibattito su austerità o crescita è - a mio modesto parere - assolutamente ridicolo, perché non ci può essere crescita per Paesi che sono nello sprofondo di un debito gigantesco come l’Italia, la Spagna, il Portogallo e come è stata, fino a qualche tempo fa, l’Irlanda.

    D. –Oltre alla ripresa economica e alla fine dei conflitti, un auspicio per il 2014 potrebbe essere quello di provare a sanare questo deficit di giustizia sociale che purtroppo c’è in molte parti del mondo, e augurarci che il 2014 sia l’anno dei diritti umani…

    R. – Assolutamente sì! Io credo che anche questo faccia parte di quella politica del doppio standard per cui siamo estremamente sensibili nei confronti di alcune tragedie ed estremamente insensibili nei confronti di altre. Per il 2014, il mio personalissimo augurio, è che si raggiunga un livello minimo, decente di garanzie per tutti a dispetto del colore politico, e ovviamente del colore della pelle e del credo religioso.

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    Comunità di Taizé: a Strasburgo la gioia e la preghiera dei giovani europei

    ◊   Migliaia di giovani di tutta l’Europa sono arrivati a Strasburgo, in Francia, per il 36.mo Incontro della Comunità di Taizé, che si conclude il primo gennaio. I ragazzi, accolti dalle famiglie, vivono in questi giorni momenti di preghiera e riflessione. Tanti anche i messaggi inviati per l’occasione. Oltre a quello di Papa Francesco, è arrivato, fra gli altri, quello di Hilarion, Metropolita di Volokolamsk, che porta il saluto del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill. Nel messaggio si ricorda che l’unificazione dell’umanità sulla base di interessi puramente economici è irrealizzabile ma che ciò che è impossibile all’uomo è possibile a Dio. Cristo infatti trasforma coloro che lo amano in “uomini nuovi”. Anche l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha rivolto un messaggio nel quale invita a chiedere a Cristo tutti i giorni di vivere la Sua vita in noi in modo che tutti possano vedere che la cosa migliore che possiamo fare è quella di incontrare Gesù Cristo. Quello di quest’anno non è il primo incontro a cui partecipa Laura Carzaniga, 35 anni, che opera come volontaria nell’organizzazione. Debora Donnini le ha chiesto quale clima si respiri in questo momento a Strasburgo:

    R. - C’è un clima bellissimo! Oggi dall’Italia sono arrivati 1.300 giovani, ma da tutta l’Europa stanno arrivando altre 23 mila persone. Noi siamo qui da due giorni, perché stiamo collaborando come volontari nell’organizzazione e abbiamo già assaporato questo bellissimo clima di accoglienza. Siamo ospitati in un paesino fuori Strasburgo e viviamo da una vedova veramente gentilissima, che ospita quattro ragazzi. Abbiamo già partecipato a diverse preghiere con i frères. Sono state preghiere molto raccolte, molto belle.

    D. - Questi incontri a cui hai partecipato negli anni passati, cosa ti hanno dato?

    R. - Mi hanno lasciato tantissime cose. Innanzitutto, c’è uno scambio che va al di là: a parte l’esperienza personale - quindi la preghiera, la fede - c’è soprattutto questo scambio con le persone degli altri Paesi. Inoltre, siamo in una cittadina dove ci sono due chiese, una cattolica e una protestante. Siamo ospitati nella parte cattolica, ma per domenica hanno già organizzato un pranzo tutti insieme con la chiesa protestante per vivere questa convisione.

    D. - Il Papa nel messaggio che vi ha indirizzato dice che l’Europa ha bisogno del vostro impegno, del vostro coraggio, della vostra fede. Secondo lei, i giovani che stanno arrivando e che sono arrivati a Strasburgo come vivono questo momento?

    R. - I giovani sono arrivati pieni di entusiasmo e secondo me - anche da quello che ho visto qui in accoglienza - pieni di voglia di mettersi al servizio per aiutare i tanti giovani che sono arrivati qui per la prima volta a fare questa esperienza.

    D. - Di che età sono i ragazzi?

    R. - Mediamente vanno addirittura dai 16 anni fino ai 30 - 35 quelli più grandi, che fanno appunto i responsabili. La maggior parte ha circa 20 anni.

    D. – Nel messaggio per voi il Papa sottolinea anche che la missione che vi siete prefissati per tutto il 2014 è quella di cercare la comunione visibile tra tutti coloro che amano Cristo. Questo risuona in modo molto forte negli incontri dei giovani organizzati dalla Comunità di Taizé…

    R. - Sì, perché qui si respira proprio questa voglia di ricercare la figura di Cristo. Anche ieri frère Alois, nella sua riflessione a noi volontari, ha detto di pregare per questo incontro affinché si cerchi la fede e affinché lo Spirito Santo ci aiuti nella ricerca di questa fede.

    Tra i giovani italiani presenti a Strasburgo anche Francesca Brazzale, 28 anni, che da 6 anni partecipa a questi incontri organizzati dalla Comunità di Taizé. Debora Donnini le ha chiesto cosa le hanno lasciato questi momenti:

    R. - Mi hanno lasciato una grandissima esperienza di incontro con persone diverse, di diversi Paesi, con le famiglie che mi hanno accolto in questi anni. Poi, mi hanno lasciato una grande ricchezza personale perché i momenti di preghiera e silenzio ti danno la possibilità di prenderti dello spazio per te stessa e riflettere sulla tua vita.

    D. – Ci sono momenti anche di comunione tra i ragazzi, di condivisione e ci sono anche momenti di preghiera. In che senso ti hanno aiutato per la tua vita?

    R. – Nei momenti di condivisione, ho potuto confrontarmi con miei coetanei che vengono da ogni parte d’Europa. Viviamo uno stile di preghiera che ho potuto imparare, che è comunque uno stile di preghiera molto riflessivo, che lascia momenti per te stesso, di silenzio, in cui si può meditare sui canti e sulle letture bibliche che vengono proposte, sui Salmi. Quindi, riflettere anche sulla propria vita alla luce della Parola di Dio.

    D. – Papa Francesco nel messaggio che ha rivolto ai partecipanti a questo incontro della Comunità di Taizè auspica che, attraverso la vostra testimonianza, lo spirito di pace e riconciliazione del Vangelo possa diffondersi. Questo ha visto che si è realizzato anche dagli incontri precedenti?

    R. – Secondo me sì, perché in questi incontri si vedono 30 mila persone di nazionalità diverse, che magari fanno anche fatica a capirsi dal punto di vista linguistico, ma che lavorano insieme. Anche quando ci sono criticità, difficoltà nessuno è mai arrabbiato o urla agli altri e si riesce a condividere tutta la vita quotidiana senza ostacoli. La Comunità di Taizè chiede sempre di portare a casa questo spirito che si vive. Secondo me, se tutti noi potessimo portare nella nostra vita quotidiana un po’ di questo spirito - nella scuola, nel lavoro, nello studio - si riuscirebbe a vivere in modo più pacifico anche nel nostro piccolo, oltre che nella dimensione internazionale della pace.

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    Economia italiana, bilancio di un anno difficile. Le prospettive per il 2014: ripresa senza occupazione?

    ◊   Il 2014 dovrebbe essere l’anno della ripresa per l'Italia. Il governo punta a una crescita dell’1% ma secondo la maggior parte degli economisti il Prodotto interno lordo non crescerà più dello 0,7% e il timore è che a questo non corrisponda una ripresa dell’occupazione. Alessandro Guarasci:

    Il 2013 è stato un nuovo anno orribile. Il Pil è calato dell’1,8%, la disoccupazione ha raggiunto il 12,5% e i ragazzi senza lavoro oramai sono 663mila. Il governo per il 2014 ha previsto la decontribuzione per chi assume un giovane, il taglio del cuneo fiscale e incentivi alla ripresa. Le aziende chiedono che si intervenga con maggiore decisione sulla spesa pubblica. Manlio D’Agostino, vicepresidente dell’Unione Imprenditori e Dirigenti Cristiani:

    “Noi abbiamo un tesoro che dobbiamo riuscire a valorizzare, che è la piccola e media impresa. Purtroppo, molto spesso si è parlato di privilegi, di casta, di politica e non si è fatto caso al fatto che la riduzione della spesa pubblica non è un togliere a qualcuno, ma un riequilibrare un sistema che in questo momento penalizza chi produce e chi ha una funzione sociale essenziale e importantissima”.

    Se il Paese deve ripartire lo deve fare dal Sud. Dal 2007 ad oggi sono stati persi 43 miliardi di ricchezza e la disoccupazione colpisce un giovane su due. Sentiamo Daniele Rossi, imprenditore calabrese della "Caffè Guglielmo":

    “C’è una pressione fiscale che credo in questo momento sia il vero nemico delle imprese: non si può pagare più del 70 per cento di tasse! Ci sono due fattori fondamentali per l’impresa in questo momento: l’internazionalizzazione e avere dei talenti italiani all’interno delle proprie aziende. Credo che queste siano le alternative per fare formazione all’interno delle aziende con – ovviamente – l’aiuto delle università: perché credo che alla base ci debba essere una grande sinergia tra università e imprenditoria”.

    Secondo Unioncamere, la ripresa sarà guidata dai soliti noti: Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte.

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    Napoli, nasce la prima birra artigianale prodotta da persone con disagio psichico

    ◊   Nasce a Napoli la prima birra artigianale prodotta da persone con disagio psichico. Il progetto pilota è stato realizzato dal gruppo del centro diurno riabilitativo-psicosociale “Lavori in corso”, che opera nel rione Sanità della città partenopea. La birra si chiama "Antesaecula" e prende il nome dalla strada che ospita il centro. Marina Rossano, responsabile del centro "Lavori in corso" spiega come è nata l’idea, al microfono di Maria Cristina Montagnaro:

    R. - Questo progetto è nato, più che altro, dall’idea di combattere il pregiudizio: vuole contrastare il pregiudizio dello stigma secondo il quale le persone che hanno problemi di disagio psichico non possono fare determinate cose, come ad esempio, la produzione di una birra. Inoltre, è nato perché l’idea della birra è un’idea che nasce ovviamente dal grano e quindi è un elemento di vita; è una proposta di trasformazione, perché noi abbiamo scelto un grano che è in via di estinzione. Quindi, è una posposta di trasformazione da un qualcosa che sta per scomparire, ad una vitalità, una metafora della trasformazione di quello che è uno stato psicologico; da una condizione di estremo disagio ad un riappropriarsi della dignità umana e della vita.

    D. - Per quanto tempo hanno lavorato queste persone?

    R. - Per nove mesi, giusto il tempo della gestazione di una birra che è stata resa possibile e realizzata dalla cooperativa sociale "Era" e dal gruppo "Gesco" in collaborazione con il birrificio artigianale "Karma", il quale ha messo a disposizione la propria struttura e le competenze necessarie per la formazione degli addetti alla produzione. Quindi, il nostro è partito come percorso riabilitativo, ma si è sviluppato ovviamente all’esterno della nostra struttura in un birrificio a norma.

    D. - Come è cambiata la vita di queste persone che hanno partecipato al progetto?

    R. - È cambiata radicalmente perché - come dicevano alcuni dei nostri pazienti - si definiscono cittadini ma fino ad un certo punto. Nella realizzazione di questo progetto loro si sono sentiti cittadini fino in fondo, e quindi hanno riconquistato una dignità. Oltre il piacere e ovviamente l’entusiasmo di fare questa esperienza, che ha dato molto sul piano delle emozioni, questa esperienza è stata fondante per il discorso della propria cittadinanza attiva.

    D. - Dove si può acquistare la birra artigianale?

    R. - Abbiamo quattro punti vendita. Per ora tutto a Napoli. Poi, se il progetto va avanti, saranno altri a doversene occupare, perché noi siamo un’equipe che lavora relativamente al percorso riabilitativo.

    D. - Com’è la situazione in quartieri a rischio come quello del Rione Sanità dove voi vi trovate ad operare?

    R. - È un quartiere che ha due volti: un quartiere che ovviamente la cronaca conosce bene, ma allo stesso tempo è un quartiere di grandissima generosità. Pensi che questo progetto è stato realizzato grazie all’aiuto economico di un’associazione di quartiere "Vivi quartiere" che opera nel Rione Sanità.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella prima Domenica di Natale, la Chiesa celebra la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. La liturgia ci propone il Vangelo in cui un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:

    «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

    Sulla festa della Santa Famiglia ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    Il Natale ha spezzato l’oscurità della notte. Negozi, strade, paesi, città sono rivestite di luminarie, che spesso non hanno nulla a che fare col Natale cristiano, anche se manifestano il bisogno di luce che c’è in ogni uomo. “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna”, grida S. Giovanni (1 Gv 1,5). E questa luce, Dio, è venuto a noi. È venuta a noi la Vita divina. Il cristianesimo – insieme all’ebraismo – è questa cultura della luce e della vita. La volontà di Dio è illuminare, è dare vita, lo Spirito di Dio, mediante il Figlio suo Gesù Cristo. Questa “cultura della luce e della vita” non è accolta, anzi è aggredita ogni giorno dalla “cultura della morte”. Oggi più che mai questo rifiuto si manifesta nell’aggressione alla donna e alla famiglia. Proprio per questo è importante riscoprire ciò che oggi celebriamo: la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, una famiglia voluta da Dio, un dono di Dio per noi; ha un’urgenza impressionante per questa nostra generazione. Davanti all’”ideologia dei generi”, che confonde fin dall’infanzia il dono di essere donna e madre, o di essere uomo e padre, sostituendo la natura con la cultura di una innaturale uguaglianza di tutti, davanti alla violenza delle alchimie di tanti laboratori farmaceutici, è fondamentale innalzare la luce della vita, il dono della Famiglia di Nazaret. Che nelle tenebre di questa cultura, che porta alla morte, che è morte, torni a splendere la Luce, l’amore di Dio manifestato in Gesù.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: raid aereo governativo su Aleppo, morti 20 civili secondo l'opposizione

    ◊   Continua a fare vittime il conflitto in Siria: almeno venti civili, tra cui una donna e due bambini, sarebbero morti oggi ad Aleppo in un raid dell’aviazione governativa. Ad affermarlo è l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione vicina all’opposizione. Secondo questa ricostruzione, sarebbero stati colpiti da barili carichi di esplosivo un mercato e un’area nei pressi di un ospedale. Intanto l’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ha reso noto che la scadenza per la rimozione dell’arsenale chimico siriano, originariamente fissata al 31 dicembre, dovrà probabilmente essere spostata in avanti, a causa dei combattimenti in corso e delle cattive condizioni meteo. (D.M.)

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    Egitto, il portavoce della Chiesa cattolica: popolazione esasperata dal terrorismo islamico

    ◊   Sale la tensione in Egitto dopo i recenti attacchi terroristi contro la stazione di polizia di Mansoura (il Cairo) e l'esplosione a bordo di un autobus di linea a vicino a Nasr City a pochi metri dall'Università islamica di al-Azhar. In vista del Natale ortodosso (7 gennaio) cresce anche il timore degli attentati contro i cristiani copti che, dopo la proclamazione dei Fratelli Musulmani come "gruppo terrorista" da parte del governo, rischiano una nuova ondata di violenza simile a quella avvenuta il 14 agosto scorso. Intervistato da AsiaNews, padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, sottolinea che "il rischio di violenze è alto e lo è anche la paura fra la popolazione cristiana. Tuttavia questo clima non ha impedito ai cattolici di celebrare il Natale e lo stesso avverrà per i copti-ortodossi". In questi giorni esercito e polizia hanno iniziato a pianificare varie misure di sicurezza per proteggere i luoghi di culto dove il prossimo 7 gennaio si terranno i festeggiamenti per il Natale ortodosso. In molti temono manifestazioni violente e attacchi in occasione della seconda seduta del processo contro l'ex presidente islamista Mohamed Morsi prevista per l'8 gennaio 2014. Tawadros II, patriarca della Chiesa copta-ortodossa, starebbe valutando con la polizia la possibilità di anticipare le funzioni religiose per meglio difendere i luoghi di culto da eventuali attacchi terroristi. P. Greiche sottolinea che il Paese è ormai martoriato dal terrorismo islamico: "Ogni giorno vi è un attacco, ma quello contro la stazione di polizia è stato il più terribile con 15 morti e decine di feriti. I Fratelli Musulmani si sono ormai alleati con i gruppi terroristi islamici legati ad al-Qaeda responsabili dei numerosi attentati nella penisola del Sinai". "Gli islamisti - nota il sacerdote - stanno cercando di seminare il terrore fra la popolazione, per poter influenzare il risultato del referendum che si terrà fra il 14 e il 15 gennaio 2014". Secondo il portavoce della Chiesa cattolica, il Paese è ostaggio di una piccola minoranza violenza e le persone sono stanche di questo clima. "Dopo l'esplosione dell'autobomba alla stazione di polizia di Mansoura - continua - la popolazione ha assaltato diversi negozi di proprietà dei Fratelli Musulmani. La società è esasperata da questi gruppi terroristi". L'inserimento dei Fratelli Musulmani nella lista dei gruppi terroristi da parte del governo egiziano ha aumentato il rischio di atti terroristi. P. Greiche nota però che quanto accaduto non ha nulla di straordinario. "Fino al 2005 - afferma - i Fratelli Musulmani erano nella lista dei gruppi terroristi di Stati Uniti ed Europa e in seguito sono stati misteriosamente riabilitati. Ora essi sono semplicemente tornati nella lista, perché i loro atti e i loro comportamenti sono propri dei movimenti terroristi". Nei quartieri poveri del Cairo – riferisce AsuiaNews- la paura e lo sconforto colpiscono in modo indistinto musulmani e cristiani. La maggior parte delle chiese copte sorgono in quartieri a maggioranza musulmana. Al Cairo e nelle grande città la polizia è in grado di proteggere la popolazione, ma dove le autorità non sono presenti gli estremisti islamici dettano legge. Lo scorso 23 ottobre nel villaggio di Tarshoub (Beni Suef, Alto Egitto), centinaia di islamisti aizzati da un imam appartenente ai Fratelli Musulmani hanno assaltato le abitazioni della minoranza cristiana, imponendo la chiusura della chiesa. A scatenare la reazione degli islamisti è stata la nomina di un nuovo parroco. Finora la polizia non ha arrestato gli aggressori e la chiesa resta chiusa.

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    Yemen: attaccato oleodotto nel Sud, produzione interrotta

    ◊   Nello Yemen, è stato attaccato e messo fuori uso da un gruppo tribale l’importante oleodotto che collega il giacimento di Massila – nel Sud-Est del Paese – alla costa. Gli attentatori hanno sabotato l’impianto – che ha una portata di 120 mila barili al giorno ed è gestito da diverse società straniere - con dell’esplosivo, provocando l’interruzione della produzione. È la prima volta che questo particolare oleodotto viene preso di mira, ma attacchi simili non sono rari: secondo fonti tribali citate dall’agenzia Reuters, questa specifica azione sarebbe da considerarsi una rappresaglia per la morte di un capo locale, avvenuta questo mese ad un checkpoint militare; l’attentato arriva inoltre a due giorni dal blitz con cui alcuni miliziani avevano occupato un edificio del locale ministero del Petrolio. Intanto, è salito a 19 morti il bilancio della strage avvenuta ieri nella provincia meridionale di al Dhalea, dove un proiettile esplosivo è caduto su una tenda che ospitava la veglia funebre di un militante separatista locale provocando anche il ferimento di 23 persone. (D.M.)

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    Libia: arrestati e poi rilasciati 4 militari Usa vicino a Tripoli

    ◊   In Libia, quattro militari statunitensi sono stati arretati e poi rilasciati dopo essere stati tenuti in custodia per alcune ore. Secondo la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Jennifer Psaki, al momento dell’arresto i quattro militari erano impegnati in attività “di preparazione nel campo della sicurezza” nei pressi di Sabratha, a una sessantina di chilometri da Tripoli. Secondo il New York Times, i quattro erano parte del personale dell’ambasciata statunitense nella capitale libica. La situazione del Paese resta comunque instabile. Secondo fonti della sicurezza locale, a Bengasi, tre uomini armati hanno ucciso un ufficiale delle forze aeree nel distretto di al-Salam. L’attacco è simile, per la dinamica, a quello costato la vita, giovedì ad un altro militare (D.M.)

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    Corea del Nord, i cristiani celebrano di nascosto il Natale in tunnel sotterranei

    ◊   I cristiani della Corea del Nord "hanno celebrato il Natale in tunnel sotterranei nascosti alle autorità. Hanno rischiato la vita, così come continuano a rischiare la vita ogni volta che pregano”. A parlare – riferisce AsiaNews - è Han Min, esule dal regime di Pyongyang, che grazie all'aiuto di una chiesa protestante è riuscito a fuggire dalla persecuzione e si è convertito. “Anche se qui in Corea del Sud ci sono molte chiese – sottolinea - i cristiani del Sud non hanno idea di quanto siano ferventi le preghiere di quelli del Nord". Han fa parte della chiesa Durihana di Seoul. Da circa 14 anni la sua comunità è impegnata nell'aiutare coloro che vogliono lasciare la parte nord della penisola: in questo periodo sarebbero stati aiutati circa 1000 nordcoreani. Scappati in Cina, sono passati nell'Asia sud-orientale per poi arrivare a Seoul.

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    India: incendio su treno in Andra Pradesh, almeno 26 vittime

    ◊   Strage su un treno in India a causa di un incendio. Sono stati almeno 26 i morti e 15 i feriti sull’espresso che viaggiava tra Bangalore e Nanded, quando sono divampate le fiamme. Il convoglio si trovava a pochi chilometri dalla stazione di Anantpur, nello Stato meridionale di Andra Pradesh. I 65 passeggeri del vagone andato a fuoco stavano dormendo, ma alcuni di loro sono riusciti ad attivare l’allarme e una quarantina si sono messi in salvo attraverso i finestrini: secondo l’agenzia Pti, a provocare le fiamme potrebbe essere stato un corto circuito elettrico. Per verificare l’identità delle vittime sarà necessario un test del Dna, ma – secondo le prime notizie – ci sono anche due bambini. Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha espresso il suo cordoglio per le vittime attraverso un messaggio su Twitter. Il governo ha anche annunciato il pagamento di indennizzi alle famiglie delle vittime e ai feriti (D.M.)

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    Migliaia di persone in preghiera a Madrid per la Giornata della Santa Famiglia

    ◊   Si sono radunate a Madrid, nella Piazza Colón, migliaia di famiglie di tutta Europa per celebrare la festa della Sacra Famiglia, un evento che - ricorda il Sir - è diventato una tradizione per rendere omaggio e ricordare l’importanza della famiglia nella gioia natalizia. Il motto scelto per questa VII edizione è: “La famiglia, un luogo privilegiato”, frase tratta dalle parole di Papa Francesco rivolte ai giovani della Gmg di Rio di Janeiro il 26 luglio scorso, nella festa dei santi Gioacchino e Anna. Le giornate della festa sono fitte di appuntamenti e attività che si svolgono nella Piazza Colòn e nei Giardini del “Descubrimiento”. Qui le famiglie - genitori e figli, nonni e nipoti - si riuniscono per pregare insieme davanti al Santissimo Sacramento per l’istituzione della famiglia, per le famiglie povere, per i bambini senza tetto, per le madri in difficoltà, e per tante persone maltrattate e abbandonate. Trentatré ore per pregare davanti al Santissimo anche per il rispetto del diritto alla vita incondizionatamente e per le intenzioni che i fedeli portano nel loro cuore. Nei dintorni della piazza sono disposti dei confessionali per ricevere il Sacramento della riconciliazione, com’era già stato fatto per la Gmg di Madrid 2011 con grande successo. Tra gli interventi, quello di Kiko Argüello (iniziatore del Cammino neocatecumenale) che presenterà le famiglie che saranno benedette prima della loro partenza per la missione ad gentes in diverse parti del mondo. La Santa Messa conclusiva sarà concelebrata da numerosi vescovi spagnoli, europei e di altri continenti insieme nel ribadire la trascendenza delle famiglie cristiane e il loro contributo al bene comune della società. (D.M.)

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    Pellegrinaggio dell'Azione Cattolica italiana in Terra Santa

    ◊   Inizia il 30 dicembre il Pellegrinaggio nazionale dell’Azione Cattolica italiana in Terra Santa per la pace e la fraternità. A guidarlo sarà il presidente dell’associazione ecclesiale, Franco Miano, accompagnato da una delegazione di collaboratori e responsabili diocesani e nazionali. In programma, gli incontri con il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, con mons. Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico, con mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale latino per Israele a Nazareth, con padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa. Il pellegrinaggio farà tappa in alcuni luoghi legati alla visita compiuta da Paolo VI 50 anni fa, primo Pontefice a tornare in Terra Santa dopo San Pietro: tra questi, l’Istituto ecumenico di Tantur, l’Università Cattolica e l’Istituto pontificio “Effatà”. Si tratta di un appuntamento che intende raccogliere l’invito di Papa Francesco a pregare per la pace in Medio Oriente e nel mondo.

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    Torino: l'arcivescovo Nosiglia in visita ai campi rom sottolinea l'importanza dell'istruzione

    ◊   Questa mattina l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha visitato il campo rom di corso Tazzoli e incontrato 85 bambini che vivono nel campo, incoraggiando le famiglie a sostenere il loro inserimento nella scuola e i bambini a frequentarla. Lo riferisce l'agenzia Sir. “Lo sforzo di tutti - dice il direttore della Migrantes diocesana, Sergio Durando - è quello di costruire alternative alle situazioni di degrado e alle discariche a cielo aperto in cui molte volte vivono le popolazioni rom”. “La presenza del vescovo e la sua attenzione ai bambini – aggiunge Durando - ci spinge a lavorare per costruire città in cui nessun bambino debba crescere nel fango e tutti possano trovare nella scuola un’occasione di socializzazione, di crescita, di costruzione del futuro”. Mons. Nosiglia ha trascorso un momento conviviale nel campo. Il vescovo ha regalato ad ogni bambino un quaderno, per indicare l’importanza della scuola nel percorso di crescita. “La nascita di Gesù che abbiamo appena celebrato è un dono per tutti, che va annunciato e condiviso”, dice ancora il direttore Migrantes a proposito della visita. E oggi l’arcivescovo di Torino visiterà anche un secondo campo Rom, in Lungo Stura Lazio. (D.M.)

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    Indonesia: dopo anni, ancora senza chiesa una comunità cristiana del West Java

    ◊   Un rifugio temporaneo invece della chiesa, sotto sequestro da anni: qui hanno celebrato le festività natalizie i fedeli indonesiani della Yasmin Church, comunità cristiana protestante di Bogor, nel West Java, senza perdere la speranza che - un giorno – il luogo di culto possa essere riaperto. Come riporta Asia News, due anni fa le autorità del distretto hanno requisito l’edificio, usato da tempo dalla comunità per le funzioni del fine settimana e delle feste principali. Il sequestro era stato motivato col pretesto di presunte irregolarità nei permessi di costruzione, ma si inserisce nel quadro delle pressioni esercitate da una frangia estremista islamica locale, che non intende concedere pari diritti e libertà di culto alla piccola ma consistente minoranza religiosa. Nel 2006 le autorità distrettuali avevano concesso tutti i permessi di costruzione previsti dalla legge, per poi revocarli: le pressioni in questo senso si sono dimostrate più forti anche di due sentenze della Corte suprema indonesiana, che ha dato ragione ai fedeli della Yasmin Church ordinando il dissequestro della struttura e la riapertura al culto. Tuttavia, le autorità locali non hanno ancora dato corso al verdetto dei giudici. Mentre l’ingresso nella chiesa resta impossibile, racconta Dori Susanto, 60enne componente della comunità "ormai da diverso tempo siamo costretti a nasconderci", vagando "da un luogo all'altro". La donna aggiunge che "continueremo a farlo" sino a che non verrà restituito il "nostro luogo di culto legittimo". La comunità protestante ha celebrato le funzioni natalizie dei giorni scorsi in un riparo di fortuna, provvisto di tetto ma senza mura perimetrali, circondati da almeno 300 uomini fra polizia e membri della sicurezza. Poco lontano, islamisti e membri di gruppi radicali osservavano la scena. Tuttavia, i fedeli non si sono lasciati intimorire e hanno voluto partecipare numerosi agli incontri. "Stiamo facendo la cosa giusta – hanno affermato alcuni di loro - e non siamo affatto impauriti". Una posizione confermata dal leader e portavoce Bona Sigalingging, secondo cui i membri sono decisi e risoluti a continuare all'aperto e in luoghi di emergenza le celebrazioni, finché non verrà restituito loro il luogo di culto. “Le attività religiose sotterranee - aggiunge - sono un chiaro segnale per il governo”, ricordando che “in una nazione considerata democratica” non può vigere ancora “la pratica discriminatoria di sigillare i luoghi di culto". Alle celebrazioni natalizie della Yasmin Church ha partecipato anche un leader islamico di primo piano della zona, il quale ha sottolineato che è dovere dei musulmani "mantenere legami con gli altri", minoranze religiose comprese. (D.M.)

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    Contrasto alla povertà. Ceis: necessaria concertazione con associazionismo

    ◊   Aprire a Roma “un tavolo di confronto e di concertazione con tutto l’associazionismo impegnato nel welfare nella nostra città”. Lo chiede, come riporta il Sir, Roberto Mineo, presidente del Ceis (Centro Italiano di Solidarietà) di don Mario Picchi, in merito alla notizia degli 800 milioni annunciati dal Governo Letta per il 2014 nel contrasto alla povertà, di cui una parte dovrebbero essere destinati alla città di Roma. “Grande notizia - commenta Mineo - quella dei fondi stanziati dal Governo per il contrasto alle povertà, ma in attesa di sapere quante risorse verranno destinate alla Capitale crediamo necessario lanciare un appello affinché, per l’utilizzo di questi fondi, venga aperto un tavolo di confronto e di concertazione”. “Un metodo - ad avviso del presidente del Ceis - che consideriamo sempre più necessario per rafforzare una vera rete di solidarietà che deve vedere protagonista il Campidoglio”. “Nelle nuove povertà - aggiunge Mineo - dobbiamo inserire anche le dipendenze sia da droghe, sia dal gioco d’azzardo. Ci auguriamo che anche per questo delicato settore ci sia un’adeguata attenzione e soprattutto il coinvolgimento di chi come noi ogni giorno è impegnato in prima linea”. (D.M.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 362

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.