Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 27/12/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI pranza con Papa Francesco a Santa Marta
  • Il Papa ai giovani di Taizé: l'Europa ha bisogno del vostro impegno e della vostra fede
  • P. Lombardi: Papa Francesco ha messo con forza la Chiesa in movimento
  • Da gennaio, le parrocchie romane potranno partecipare alle Messe del Papa a Santa Marta
  • Tweet del Papa: "La gioia del Vangelo sia sempre nei vostri cuori". Superati gli 11 milioni di follower
  • Mons. Bruno Forte: resistenza cristiana necessaria di fronte a pensieri egemonici in Occidente
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Attentato a Beirut: 8 morti, ucciso l’ex ministro delle Finanze Shatah
  • Turchia: proteste per lo scandalo corruzione, mano dura di Erdogan
  • Ucraina: arrestati tre uomini accusati del pestaggio della repoter filo-europea
  • Don Soddu: vivere la gioia del Natale, entrando in relazione con i poveri
  • Finita la protesta delle bocche cucite a Ponte Galeria. Il cappellano: "Servono regole e tempi certi"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Egitto: scontri tra pro e anti Morsi. Kerry critica messa al bando dei Fratelli Musulmani
  • Somalia: attentato in un ristorante di Mogadiscio, almeno 8 vittime
  • Thailandia: bus precipita in una scarpata, 29 morti
  • Afghanistan: kamikaze contro convoglio Isaf, uccisi 3 militari
  • Appello di Gregorio III ai cristiani del Medio Oriente: non emigrate!
  • Stati Uniti. Annullata condanna di mons. Lynn, i vescovi: continua impegno Chiesa per tutela minori
  • L’arcivescovo di Yangon: l’appello del Papa alla fraternità, unica via per la pace in Myanmar
  • Sri Lanka: raduno di Natale per profughi tamil e bambini orfani
  • Funerali di mons. Brumanis, voce storica del Programma Lettone della Radio Vaticana
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI pranza con Papa Francesco a Santa Marta

    ◊   Benedetto XVI si è recato oggi a Santa Marta per pranzare insieme a Papa Francesco. In occasione della sua recente visita per gli auguri natalizi presso la residenza del Papa emerito, il Pontefice aveva invitato il suo predecessore per un pranzo a Casa Santa Marta in questi giorni festivi. Oltre ai rispettivi segretari, sono stati invitati anche il segretario per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti, e mons. Bryan Wells, assessore per gli Affari generali della Segreteria di Stato, presenti in questi giorni in Vaticano.

    inizio pagina

    Il Papa ai giovani di Taizé: l'Europa ha bisogno del vostro impegno e della vostra fede

    ◊   L’Europa “ha bisogno del vostro impegno, del vostro coraggio e della vostra fede” per superare i momenti difficili che ancora vive: è quanto afferma il Papa nel suo messaggio ai giovani che si riuniranno a partire da domani a Strasburgo, in occasione del 36.mo incontro europeo promosso dalla Comunità ecumenica di Taizé. Papa Francesco definisce fortemente simbolico l’incontro di quest’anno che si svolge contemporaneamente in due diverse Nazioni, in Francia e in Germania, nelle regioni dell’Alsazia e dell’Ortenau: “una terra lacerata da guerre che hanno fatto innumerevoli vittime, ma anche una terra che porta una grande speranza, quella della costruzione della famiglia europea”. La missione che vi siete prefissati per tutto il 2014 – ricorda il Papa ai giovani – è quella di “cercare la comunione visibile tra tutti coloro che amano Cristo”. “Voi – afferma ancora Papa Francesco – siete coscienti che la divisione tra i cristiani rappresenta un grande ostacolo per la realizzazione della missione affidata alla Chiesa e che la credibilità dell’annuncio cristiano sarebbe assai più grande se i cristiani riuscissero a superare le loro divisioni”. Il Papa – si legge nel messaggio – “condivide con voi la convinzione che sia possibile imparare molto gli uni dagli altri, in quanto le realtà che ci uniscono sono numerose”. Concludendo il messaggio ai giovani di Taizé, Papa Francesco auspica che attraverso la loro “testimonianza, lo spirito di pace e di riconciliazione” evangelici possano diffondersi tra i nostri contemporanei. I ragazzi, provenienti da tutta l’Europa, vengono accolti dalle famiglie e fino al primo gennaio vivranno momenti di preghiera e riflessione. Debora Donnini ha chiesto a frère Alois, priore di Taizé, quale sia il cuore dell’incontro di quest’anno:

    R. - Ci sono due cose che vogliamo vivere insieme: la prima è vedere la Chiesa come una grande amicizia, che dobbiamo allargare a tutti i cristiani. Oggi dobbiamo metterci insieme, tutti i cristiani, per far capire al mondo il messaggio del Vangelo. La seconda cosa è la riconciliazione tra gli uomini. Ci sono tanti conflitti. Qui a Strasburgo, pensiamo alla riconciliazione tra la Francia e la Germania e in Europa. E questo cammino per costruire un mondo nella riconciliazione deve continuare.

    D. - Cosa sono le quattro proposte per il 2014 di cui parlerete?

    R. - Si tratta di questa comunione della Chiesa che vogliamo approfondire durante tutto quest’anno a Taizé. Le quattro proposte possono aiutarci in questo. La prima proposta è quella di andare nelle comunità locali, nelle parrocchie. Noi non vogliamo creare un movimento di Taizé, ma i giovani devono trovare la comunione nella parrocchia e nei movimenti che esistono. La seconda proposta è quella di allargare le frontiere della Chiesa: non soltanto ritrovarci tra di noi, ma andare verso gli altri, verso poveri. La terza proposta è quella di pregare insieme agli altri in piccoli gruppi. La Chiesa è questa grande comunità, ma dobbiamo trovare il modo di condividere maggiormente con gli altri. Infine, la quarta proposta è la riconciliazione tra i cristiani.

    D. - Ogni mattina, questi ragazzi provenienti da tutta Europa, si ritroveranno in più di 200 parrocchie per la preghiera. Poi, nel pomeriggio, ci saranno alcuni momenti di riflessione. Al centro della vostra riflessione ci sarà appunto il tema della riconciliazione...

    R. - Sì. Ma sono diversi i temi che tratteremo nel pomeriggio. Parleremo della povertà; ci sarà un incontro anche nella sinagoga e con musulmani qui a Strasburgo nella moschea. Affronteremo temi concreti per concretizzare la riconciliazione e la comunione.

    D. - Oggi la gioventù europea è segnata da una parte dalla difficoltà dell’occupazione, di trovar lavoro - in modo diverso a seconda dei Paesi – e dall’altra parte, vive una situazione di forte secolarizzazione, con perdita di valori, difficoltà nella fede … Cosa pensa possa aiutare di più i giovani d’oggi?

    R. - La crisi materiale, la mancanza di lavoro, la precarietà: questa è anche una crisi delle persone, dei valori. Che senso ha la mia vita? Questa domanda è molto forte tra i giovani. Come costruire un futuro? E per questo, dobbiamo approfondire la fiducia nella fede, nella vita e negli altri. Aspettiamo 2.500 giovani provenienti dall’Ucraina, che in questo momento si trovano in grandi difficoltà. Si domandano cosa ne sarà del futuro del loro Paese. Dobbiamo iniziare ad ascoltarci gli uni gli altri per trovare in questo comunione l’incoraggiamento.

    inizio pagina

    P. Lombardi: Papa Francesco ha messo con forza la Chiesa in movimento

    ◊   La rinuncia di Benedetto XVI, l’elezione di Papa Francesco. Il 2013 è stato un anno davvero straordinario per la vita della Chiesa. Per un bilancio, a partire proprio dal gesto profetico di Papa Benedetto, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana e della nostra emittente:

    R. – E’ una scelta che ha segnato quest’anno e continuerà a segnare anche le prossime epoche della Chiesa. Io penso, infatti, che avrà sue conseguenze per quanto riguarda i prossimi Pontificati. E’ un’apertura di una strada, diciamo di una possibilità, che, come diceva bene Benedetto, proprio nella sua motivazione alla rinuncia, è connessa anche ai tempi che noi stiamo vivendo. Non tanto, quindi, ad una sua semplice situazione personale, quanto alla collocazione nei tempi con l’accelerazione, l’accumulo dei problemi che pongono. E questo è stato visto dal Papa con grande lucidità e con grande umiltà, proprio per dare la possibilità di una guida, che lui ha definito di rinnovato vigore, alla Chiesa. Cosa che effettivamente è avvenuta ed è avvenuta in un modo impressionate e inaspettato.

    D. – Papa Francesco è diventato in pochissimo tempo una figura familiare, a livello mondiale e, cosa che colpisce, non solo tra i cristiani. E’ possibile fare un bilancio o per lo meno trovare una chiave di lettura per questi suoi primi nove mesi di Pontificato?

    R. – Certamente la rispondenza dei gesti e delle parole di Papa Francesco nel mondo di oggi è assolutamente impressionante. Io penso che abbia risposto ad un’attesa profonda permanente dell’umanità intera, che è quella del bisogno, del desiderio dell’amore dell’umanità, del perdono, di un rapporto sincero, vicino che sia di conforto e di incoraggiamento. Quindi, qualcosa che ha toccato le corde più profonde della sensibilità e della personalità umana in generale, perché questo ha operato veramente in tutti i continenti, in tutti i Paesi, in tutte le situazioni diverse di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo. Io credo che la lettura più semplice sia anche la più vera, cioè avere concentrato l’annuncio sull’amore di Dio, sulla sua misericordia, sulla sua vicinanza a tutti, sul suo desiderio di bene e di salvezza per tutte le sue creature. E’ qualcosa che è stato capito ed è stato anche capito per l’efficacia dei gesti e delle parole semplici con cui è stato detto. L’abolizione, quindi, delle barriere tra la persona del Papa e la gente che egli ha incontrato è stato capito molto semplicemente e direttamente da tutti. Io credo che vada letta così questa rispondenza. Il Papa risponde, perché interpreta effettivamente l’amore di Dio Padre per tutte le sue creature.

    D. – Fin dai primi gesti e dalle prime parole, Papa Francesco ha suscitato delle aspettative immense, in ambito ecclesiale e non solo. Cosa ci si può attendere dunque per il prossimo anno, anche pensando alle importanti riunioni del Consiglio degli Otto?

    R. – Io credo che noi dobbiamo attendere e sperare che questo grande impulso di rinnovamento, di efficacia dell’annuncio del messaggio cristiano essenziale, che Papa Francesco ha operato, possa diffondersi nella Chiesa, perché per ora è qualcosa che noi vediamo a Roma e che è molto concentrato attorno alla sua persona; anche se sappiamo che in tanti Paesi del mondo la gente è tornata a confessarsi, a partecipare alle celebrazioni religiose. C’è, quindi, un diffondersi ad onda di questo effetto di vicinanza dell’amore di Dio tramite la Chiesa. Questo, però, va sviluppato: deve diventare veramente un po’ lo stile con cui la Chiesa annuncia. E Papa Francesco, in un certo senso, dà un esempio, dà un modello di rapporto pastorale, che va poi diffuso e che deve diventare abituale un po’ in tutte le parti della Chiesa. Questo è quello che noi dobbiamo attenderci e sperare. Le fatidiche modifiche strutturali, le riforme di cui tanto si parla servono o valgono intanto in quanto aiutano questo, cioè intanto in quanto le strutture, gli strumenti o le organizzazioni sono effettivamente al servizio dello spirito e dell’annuncio del Vangelo. Questo è quello che Papa Francesco intende come riforma: rendere gli strumenti e le strutture più adatte alla missione della Chiesa; missione della Chiesa di annuncio del Vangelo e di annuncio fino alle frontiere di questo mondo, nelle periferie, di cui egli tanto parla, in rapporto con i poveri, con le persone che hanno più bisogno della vicinanza dell’amore del Signore e della testimonianza di Dio. Ecco, allora, noi possiamo sperare che il Consiglio degli otto cardinali o altre consultazioni lo possano ottenere. A mio avviso, però, deve essere assolutamente chiaro, che è un aspetto secondario, un aspetto che viene dopo e al servizio del “primum”, che è l’annuncio del Vangelo e la missione della Chiesa. Questo è in cammino, appunto. Il Papa ha messo in moto diverse consultazioni, diverse commissioni per rendere più trasparente, più efficace la testimonianza delle strutture, anche per quello che riguarda il Vaticano, le sue strutture amministrative. Il problema vero, però, è quello del rapporto tra lo spirito e i suoi strumenti di espressione: le strutture e le organizzazioni.

    D. – Francesco è il primo Papa gesuita della storia. Cosa vuol dire per lei essere tra i suoi più stretti collaboratori; cosa le sta dando personalmente il Santo Padre?

    R. – Io colgo una sintonia molto profonda tra la spiritualità del Papa ed il suo modo di guidare la Chiesa e la spiritualità ignaziana, questo soprattutto nel senso dell’essere in cammino, nel cercare e trovare ogni giorno la volontà di Dio, per servirlo meglio e per realizzare quello che i gesuiti chiamavano la sua maggior gloria, cioè la più profonda conoscenza dell’amore di Dio e tradurre nella nostra vita questo profondo rapporto di amore tra Dio e l’uomo e fra gli uomini fra loro. Allora, Papa Francesco, effettivamente, ha messo in cammino la Chiesa, con grande forza, e l’ha messa in cammino con il suo esempio, il suo impegno e anche con tanti messaggi e iniziative – pensiamo al nuovo Sinodo sulla famiglia; pensiamo anche all’incoraggiamento a rinnovare la Chiesa ed anche la nostra vita concretamente. Allora, il fatto di essere sempre in cammino, per cercare di trovare le cose nuove, che Dio chiede a noi nella nostra situazione, nella nostra vita, è qualcosa che caratterizza profondamente, mi pare, la spiritualità e il modo di governo di Papa Francesco. Siamo entrati in una situazione in cui la Chiesa è messa in movimento. Non vengono presentati degli obiettivi precisi, delle immagini precise di come dovrà essere organizzata la Chiesa domani per arrivare a questo obiettivo. Dobbiamo metterci in cammino, dobbiamo convertirci, dobbiamo accogliere le sorprese che Dio ci fa nella nostra vita e capire dove ci sta chiamando, attraverso anche le situazioni e le realtà in cui ci troviamo. Quindi il senso della Chiesa che entra in movimento, in cammino, che è pellegrina, nel compiere la sua missione, mi sembra sia uno degli aspetti spiritualmente più caratteristici di questo Pontificato.

    inizio pagina

    Da gennaio, le parrocchie romane potranno partecipare alle Messe del Papa a Santa Marta

    ◊   Dal mese di gennaio prossimo - informa padre Federico Lombardi, rispondendo alle domande dei giornalisti - i parroci delle diverse parrocchie della diocesi di Roma verranno avvisati, tramite il cardinale vicario Agostino Vallini, che potranno fare domanda per la partecipazione alla Messa a Santa Marta con un gruppo di fedeli della loro parrocchia (circa 25 persone). Dal momento che il Papa non potrà visitare tutte le parrocchie di Roma - sottolinea il direttore della Sala Stampa Vaticana - si darà così la possibilità di partecipare alla celebrazione con lui almeno ad una rappresentanza di ogni parrocchia.

    inizio pagina

    Tweet del Papa: "La gioia del Vangelo sia sempre nei vostri cuori". Superati gli 11 milioni di follower

    ◊   Il Papa, nel giorno in cui ha superato gli 11 milioni di follower su Twitter, ha lanciato un nuovo tweet: "La gioia del Vangelo - scrive - sia sempre nei vostri cuori, specialmente in questo tempo di Natale". Sull'account @Pontifex in nove lingue, i follower, alle 9.15, in lingua spagnola sono 4.415.526, in inglese 3.441.090, in italiano 1.388.536, in portoghese 909.450, in francese 224.069, in latino 195.523, in tedesco 163.179, in polacco 158.764, in arabo 103.920.

    inizio pagina

    Mons. Bruno Forte: resistenza cristiana necessaria di fronte a pensieri egemonici in Occidente

    ◊   “I cristiani che subiscono discriminazioni a causa della testimonianza resa a Cristo e al Vangelo” sono “più numerosi oggi che nei primi tempi della Chiesa”: è quanto ha detto ieri all’Angelus Papa Francesco, che ha sottolineato come questo accada “anche in Paesi e ambienti che sulla carta tutelano la libertà e i diritti umani”. Ascoltiamo – al microfono di Sergio Centofanti – la riflessione di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto:

    R. – Il Vangelo è scomodo. In qualche modo, mette in crisi soprattutto mentalità e abitudini consumistiche ed egoistiche che tendono a chiudere gli occhi davanti alla sofferenza dei deboli e dei poveri e a giustificare l’egoismo e la sopraffazione dei pochi. E naturalmente in questo senso – anche in questo senso! – non c’è da meravigliarsi che ci sia un atteggiamento di rifiuto da parte di alcuni, di attacco che è una forma di difesa dei propri alibi e privilegi nei confronti di chi il Vangelo lo vive, di chi al Vangelo e nel Vangelo crede. Ma proprio per questo bisogna avere fiducia nel fatto che la sequela di Gesù porta con sé il prezzo d’amore da pagare.

    D. – Preoccupa in Occidente, per esempio, l’erosione dell’obiezione di coscienza o l’intrusione del cosiddetto pensiero unico nell’educazione dei giovani e anche dei bambini più piccoli; e si intravede anche una sorta di rieducazione dei giornalisti ad un linguaggio che vorrebbe essere neutro …

    R. – Queste sono le operazioni che la pretesa egemonica di alcuni pensieri dominanti mettono in atto per affermare queste stesse pretese. Io credo che rispetto a questo non dovremo mai stancarci di denunciare tali forme di monopolio del pensiero – di monopolio, naturalmente, strumentale ed egoistico – ma al tempo stesso di continuare, con profonda libertà, ad annunciare la verità del Vangelo e darne testimonianza. Il cedimento a mentalità che siano egemoniche ed escludano l’originalità e la libertà della coscienza e la libertà della professione religiosa, sarebbe una gravissima minaccia all’umanità intera. Dove si cede una volta su queste cose, si lascia aperta la porta ad ogni forma di barbarie. Ecco perché la resistenza cristiana è necessaria anche in Paesi nei quali la democrazia viene conclamata ma di fatto le mentalità dominanti tendono ad escludere il diverso, in modo particolare a ridurre ad una dimensione inoffensiva – come viene giudicata – la posizione di chi è scomodo. Ecco, io credo che più che mai dobbiamo tutti sentirci, anche dalle parole del Papa, chiamati a dare testimonianza della nostra fede con umiltà e coraggio, senza mai avere rancori, con la forza del perdono verso tutti ma anche con quella perseveranza che Gesù ci chiede: “Chi avrà perseverato fino alla fine, sarà salvato”.

    D. – Lei teme che in Occidente possano esserci dei rischi per la libertà dei cristiani, in un prossimo futuro?

    R. – La storia della Chiesa ci insegna che i rischi ci sono sempre stati e che intere popolazioni cristiane sono state praticamente spazzate via o ridotte, costrette a forme di vita catacombale o addirittura di abiura. Dunque, i rischi ci sono e ci saranno sempre. Gesù non ci ha nascosto questo: nel momento in cui mandava i suoi “come pecore i mezzo ai lupi”, ce lo ha fatto comprendere. Naturalmente, occorre essere vigilanti, essere fedeli, mettere in conto la possibilità di pagare un prezzo ma anche confidare nella forza della debolezza, cioè nella non violenza dei testimoni della carità. Il peggio sarebbe cedere ad una logica di violenza – colpo contro colpo – perché questa è una logica totalmente non cristiana. Alla fine, la storia ha dimostrato che il sangue dei martiri è ben più fecondo della presunzione di dominio dei loro persecutori.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Tutti uniti per la pace: nel suo primo messaggio natalizio alla città e al mondo Papa Francesco invita l’umanità a liberarsi da ogni forma di violenza.

    Morte e dolore in Iraq: attentato sul sagrato della chiesa di San Giovanni a Bagdad. Uccide 24 fedeli.

    Due nonne, due mondi e un parroco intraprendente: Lucetta Scaraffia recensisce il libro di memorie di Chiara Frugoni “Anche le stelle devono separarsi”.

    Storia di un ribelle obbediente: Carlo Carletti in memoria di don Lorenzo Milani.

    Marco Agostini sulle memorie dal sottosuolo delle Isole Solowki nei diari conservati nell’Archivio Storico della Segreteria di Stato.

    Inclusione rovesciata: Cristiana Dobner sul “Credo” di Simone Weil secondo Sabina Moser.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Attentato a Beirut: 8 morti, ucciso l’ex ministro delle Finanze Shatah

    ◊   Grave attentato a Beirut, in Libano: 8 i morti, 70 i feriti in seguito all’esplosione di un’autobomba. Nel mirino dell’attacco l’ex ministro delle Finanze, Shatah, braccio destro di Saad Hariri ora leader dell’opposizione che punta il dito contro il regime siriano e gli Hezbollah filo-iraniani. Dura la condanna del premier Mikati. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Vetri in frantumi, fumo, via vai di ambulanze, auto e corpi in fiamme. E’ questo lo scenario che si è presentato stamattina in piazza Starco, nel pieno centro turistico-finanziario di Beirut, dopo l’attentato con autobomba che ha provocato diverse vittime e feriti. Bersaglio dell’azione, secondo la polizia, l’ex ministro delle Finanze, Muhammad Shatah, braccio destro dell’ex premier Saad Hariri. Shatah è rimasto ucciso insieme alla sua guardia del corpo mentre, a bordo della sua auto, si stava recando ad una riunione della "Coalizione 14 Marzo" fortemente critica nei confronti del regime siriano e degli Hezbollah. Poco prima di essere ucciso, Shatah aveva tra l’altro lanciato un tweet molto duro contro le milizie sciite filo iraniane che ora appoggiano il regime siriano di Assad. A loro, l’ex premier Hariri attribuisce la regia dell’attentato, ma finora non c’è stata nessuna rivendicazione. Dura la reazione del premier dimissionario Mikati, che invoca la pace e il dialogo. Una forte condanna è arrivata però anche da Teheran e dalla Lega Araba.


    Al microfono di Cecilia Seppia, l’analisi di Francesco Mazzucotelli, docente di Storia del Medio Oriente alla Cattolica di Milano e all’Università di Pavia:

    R. – L’episodio di oggi evidenzia come le fragilità strutturali del Libano continuino ad essere particolarmente esposte a tutte le polarizzazioni politiche e confessionali, innescate dal conflitto in corso in Siria. C’è un quadro estremamente preoccupante di tensione sempre maggiore, di un tentativo, probabilmente da vari fronti, di far esplodere ancora di più le contrapposizioni all’interno dello scenario politico libanese.

    D. – Lei ha sottolineato il collegamento che ci può essere tra la crisi siriana e questi attacchi. Pare che, però, l’obiettivo fosse la casa dell’ex presidente Hariri e nell’abitazione era prevista una riunione della "Coalizione 14 marzo", che è critica nei confronti del regime di Hassad e vicina all’opposizione...

    R. – E’ ovviamente prematuro cercare di attribuire delle letture perentorie su quanto avvenuto poche ore fa, ma sicuramente la personalità di Shatah e il fatto che si stesse recando ad una riunione di alto livello della "Coalizione del 14 marzo", sembrano portare a dire che l’obiettivo politico di questo attentato sia estremamente chiaro. Com’è noto, nella situazione libanese, esiste questa polarizzazione ormai da anni, tra due campi politici - una è la "Coalizione del 14 marzo" e l’altra la "Coalizione dell’8 marzo" – ed entrambi hanno finito per prendere posizioni sempre più marcate nei confronti prima della presenza politica siriana in Libano e poi all’interno del conflitto siriano, dopo il 2011.

    D. – Il premier Mikati ha ovviamente condannato in maniera dura l’attacco, soprattutto ha parlato di Shatah come una figura moderata, che credeva nel dialogo e nella voce del diritto, diritto che in Libano spesso sembra utopia...

    R. – Non c’è dubbio che il Libano abbia un gran bisogno di essere pacificato. La situazione politica in Libano è peraltro complicata dal fatto che il primo ministro Mikati è, in realtà, in esercizio per il disbrigo degli affari correnti, perché ormai da molti mesi si è dimesso, ma il nuovo primo ministro designato non è ancora riuscito a trovare un accordo tra le varie forze politiche locali, per la formazione di un nuovo esecutivo. Ci dovranno essere tra il 2014 e il 2015, almeno a livello teorico, le elezioni per il rinnovo del Parlamento e la scelta di un nuovo presidente della Repubblica.

    D. – Un particolare che sta rimbalzando sui media, sulle agenzie, è che Shatah, pochi minuti prima di morire, aveva postato un tweet molto duro nei confronti del regime siriano e degli hezbollah...

    R. – Non c’è dubbio che ci sia una forte contrapposizione tra il movimento di Hariri e il movimento di hezbollah, contrapposizione che si può far risalire indietro nel tempo, perlomeno fino agli inizi del 2006. Perciò il tweet di Shatah in realtà non fa che esprimere un percorso di contrapposizione tra i due movimenti, che è consolidato nel tempo.

    inizio pagina

    Turchia: proteste per lo scandalo corruzione, mano dura di Erdogan

    ◊   La Turchia è nel caos per lo scandalo corruzione che ha investito la classe dirigente del Paese e che ha riacceso le proteste di piazza. Il premier Erdogan, nel mirino delle critiche, ha provveduto ad un rimpasto del governo, mentre è stato rimosso il procuratore titolare di un nuovo filone di inchiesta che toccherebbe anche il figlio dello stesso premier. Questo scandalo che ripercussione potrà avere sul futuro politico della Turchia? Benedetta Capelli ne ha parlato con Luca Ozzano, docente di scienza politica all'Università di Torino:

    R. - Avrà delle ripercussioni probabilmente molto forti perchè il primo ministro Erdogan è colpito molto duramente. C’è anche da dire che ci sono altre inchieste in corso e quindi sono ipotizzabili ripercussioni diverse perché questo scandalo si inserisce in un processo che è iniziato già con le proteste di Gezi Park, quando il governo aveva represso molto duramente le proteste e il primo ministro aveva danneggiato fortemente la sua immagine. E’ dunque un altro colpo all’immagine di Erdogan che rende sempre più difficile la sua elezione alla presidenza della Repubblica il prossimo anno.

    D. - Il primo appuntamento elettorale è, infatti, a marzo. Questa vicenda in che modo potrà pesare sul partito di Ergdogan e sul suo destino politico …

    R. - Ci sono molte contrarietà a questo punto anche all’interno dello stesso partito di Erdogan. In questo rimpasto di governo, ad esempio, sono stati inseriti quasi tutti i fedelissimi del primo ministro. Proprio all’interno del partito, alcuni hanno lamentato il fatto che si sia creato un governo che risponde esclusivamente a lui ed è composto - diciamo – da esecutori passivi. E poi non va dimenticato che all’interno del partito c’è anche il presidente della Repubblica Gul che si dice – non è ancora ufficiale – potrebbe candidarsi contro Erdogan con il sostegno, molto probabilmente , della potente confraternita di Fetullah Gülen, quella che - secondo Erdogan - anche se non lo ha detto esplicitamente, sarebbe dietro a tutta questa operazione.

    D. - Molti analisti affermano che dietro ci sarebbe proprio Fetullah Gülen. Ma chi è questo personaggio?

    R. - Questo personaggio è un potentissimo predicatore e filosofo islamico che da diversi anni vive negli Stati Uniti; per questo i suoi nemici sostengono che abbia anche rapporti privilegiati, ad esempio, con la Cia. Propone un islam progressista, aperto al dialogo; di fatto ha creato un vero e proprio impero che comprende media, televisioni, giornali, una rete di scuole diffuse in tutto il mondo islamico, delle fondazioni culturali che adesso si stanno estendendo in Europa e anche nel nostro Paese. Quindi, è potentissimo anche a livello economico; ed è andato d’accordo - più o meno - con Erdogan fino ad un paio di anni fa, poi ha iniziato ad entrare in rotta di collisione per una divergenza sul processo di pace con i curdi che Ergodan sta portando avanti. Quindi, è iniziato questo confitto tra i due che è deflagrato poi con le proteste di Gezi Park, quando Gülen ha criticato il governo per la repressione. Il governo poi, poco tempo dopo, si è vendicato chiudendo le sue scuole che rappresentano un settore molto fiorente della confraternita. I dietrologi vedono in questa operazione un’ulteriore mossa contro il primo ministro. Le accuse sono molto gravi, perché non solo coinvolgono delle operazioni immobiliari irregolari molto diffuse - e non a caso anche le proteste di Gezi Park erano iniziate proprio in seguito a progetti di costruzioni faraoniche a Istanbul - ma, oltre questa dimensione interna, coinvolgono anche i rapporti con l’Iran, nel senso che le accuse riguardano traffici illeciti compiuti attraverso una banca, l’Halkbank, posseduta dallo Stato turco e dall’Iran. Quindi c’è anche una dimensione internazionale, per cui la questione è molto seria.

    D. - La piazza, secondo lei, che ruolo potrà avere in questa crisi politica?

    R. - La piazza ha ricominciato a protestare subito dopo l’inizio di questa vicenda. Non so quanto la protesta diventerà effettivamente una protesta di massa, in quanto Erdogan è ancora molto popolare. Questo fa anche sì, che non è detto che lui perda le elezioni, perché tra la gente è ancora molto amato.

    inizio pagina

    Ucraina: arrestati tre uomini accusati del pestaggio della repoter filo-europea

    ◊   La polizia ucraina ha arrestato tre persone sospettate della feroce aggressione, avvenuta nella notte tra il 24 e 25 dicembre, ai danni della giornalista e attivista filo-europea Tetyana Chornovol. Il caso continua suscitare la condanna delle diplomazie occidentali che esprimoNO preoccupazione per il susseguirsi di intimidazioni contro attivisti anti-governativi. Il servizio di Marco Guerra:

    Al momento le autorità ucraine hanno reso nota l’identità di uno solo dei tre uomini accusati del brutale pestaggio della giornalista pro-Ue Tetyana Chornovol: si tratta di Serghi Kotenko, 29 anni, proprietario del Suv che ha speronato l’auto reporter prima del pestaggio da parte di almeno altre due uomini. I tre dovranno rispondere di gravi lesioni personali, un'accusa più grave della originale per teppismo. Intanto, in un’intervista dal letto di ospedale, la giornalista afferma che sulla sua vita “è stata messa una taglia” e racconta la brutale aggressione che le è costata la rottura del naso e una commozione cerebrale. Il volto tumefatto della reporter sta diventando un simbolo per gli animatori delle proteste antigovernative. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo suscitando lo sdegno di molte diplomazie. Un episodio “particolarmente allarmante”, è stato definito dal Dipartimento di Stato Usa che ha espresso “grave preoccupazione” per le violenze e le intimidazioni di cui sono oggetto gli attivisti che da settimane manifestano in piazza contro il governo. Nell’ultima settimana tre attivisti sono stati aggrediti. Uno è stato pugnalato, un altro è uscito indenne da un attacco con arma da fuoco, e un terzo sarebbe stato picchiato a morte dalla polizia, dicono i famigliari. La giornalista Tetyana Chornovol è nota per le indagini contro la corruzione della classe politica ucraina. Il suo ultimo articolo riguardava il ministro degli Interni, che la Chornovol aveva definito un “boia” per la gestione delle manifestazioni anti-governative di dicembre.

    inizio pagina

    Don Soddu: vivere la gioia del Natale, entrando in relazione con i poveri

    ◊   “La sosta di questi giorni presso il presepio per ammirare Maria e Giuseppe accanto al Bambino, possa suscitare in tutti un generoso impegno di amore vicendevole”. E’ quanto affermato, ieri, da Papa Francesco all’Angelus. In questo periodo di Natale, il Papa ha più volte invitato i fedeli ad impegnarsi per chi è nel bisogno. Sul significato di questa esortazione, Federico Piana ha intervistato don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana:

    R. - Io credo che Papa Francesco colga tutte le occasioni per ricordarci quest’atto fondamentale della vita del cristiano, che non può rimanere isolata in se stessa, ma deve rapportarsi agli altri. L’occasione del Natale è un’occasione propizia, ma non è l’unica: deve questa luce del Santo Natale - come ci insegna la fede - protrarsi e avere il suo riverbero in ogni istante, in ogni momento della nostra vita. Ecco, io credo che sia questo il senso degli inviti costanti che il Santo Padre fa a tutte le persone di buona volontà.

    D. - In che modo guardare ai poveri e cosa fare in questo periodo, secondo lei?

    R. - Prendendo lo spunto dalla cena natalizia, direi dalla cena così come ci viene presentata dagli Evangelisti: mettersi in ascolto di tutti quelli che sono i segni, che ci conducono fino a Lui. Noi abbiamo la scena del presepio, quando i pastori si recano per adorare il Signore; così i Magi si recano per adorare il Signore. C'è questo adorare, stare davanti a qualcosa o a qualcuno che si riconosce misteriosamente grande e affascinante. Perciò si desidera entrare in quella dimensione così da essere, in un certo qual modo, interpellati e formati. I Magi portano i loro doni, che sono significativamente rappresentanti da cose materiali, ma che sostanzialmente portano in sé anche e soprattutto il desiderio di essere partecipi di qualcosa. Entrare in rapporto con la povertà, con questo desiderio di imparare, di donare e contestualmente di condividere assieme, io credo che sia la forma migliore per rapportarci ai poveri, all’insegna appunto del Santo Natale.

    D. - Anche perché i poveri non sono solo i clochard che sono in strada, ma tante volte - e soprattutto in questo periodo storico, dove c’è ovviamente una profonda crisi - i poveri sono quelli della porta accanto…

    R. - Esatto! Appunto per questo Papa Francesco, sin dal primo momento, già il giorno dopo la sua elezione, ci ha parlato di “periferie esistenziali”: tutte quelle situazioni di vita che manifestano evidente marginalità e probabilmente sono lì, a fianco a noi. E non ci si rende conto di quanto abbiamo a che fare con questa dimensione, che appartiene in tutti i casi all’umanità, per cui la fragilità dice solidarietà in se stessa, non dice grandi passi da compiere perché appartiene all’umanità stessa.

    inizio pagina

    Finita la protesta delle bocche cucite a Ponte Galeria. Il cappellano: "Servono regole e tempi certi"

    ◊   E’ terminata la protesta delle labbra cucite al Cie di Ponte Galeria a Roma, ma una quindicina di immigrati resta a dormire in cortile e alcuni rifiutano ancora il pranzo, mentre in tutta Italia sono diverse le manifestazioni per la chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione. Oggi a Ponte Galeria la visita di alcuni deputati del Pd per comunicare la volontà di collaborazione del Governo, mentre le Acli chiedono l'istituzione di un Garante nazionale per i rifugiati. Ma le paure e le speranze di questi giovani, sono state espresse e raccolte in un messaggio che attraverso il cappellano don Emanuele Giannone, hanno fatto arrivare al Papa. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Gli onorevoli del Pd diranno oggi agli immigrati che il governo vuole ridurre i tempi di permanenza nei Cie e modificare la norma che attribuisce la convalida del trattenimento al giudice di pace, ma per don Emanuele Giannone, cappellano al Centro di Ponte Galeria l’urgenza per i migranti è un’altra:

    “L’appello che rivolgo ai politici è di rivedere la legge sull’immigrazione, il rilascio dei permessi di soggiorno e le espulsioni. E ciascuno faccia il proprio dovere. In questi giorni della Prefettura che deve vigilare sulla struttura dei Cie, ancora non si è fatto vedere nessuno. Quello di ridurre i tempi e di dare dei tempi certi, credo che sia il minimo che dobbiamo a queste persone”.

    "Se le immagini scandalose di Lampedusa non avessero fatto il giro del mondo" aggiunge don Emanuele, probabilmente questo Natale sarebbe passato ancora nell’indifferenza", " questi ragazzi stanno protestando pacificamente, ma la loro paura è forte":

    “Proprio quello che denunciano è il non sapere quanti giorni rimarranno lì. E tenete conto che nel Cie, nonostante la buona volontà delle forze dell’ordine, degli operatori, la persona è annientata nella propria dignità. Volevano addirittura cucirsi gli occhi. Li ho pregati di non farlo, proprio perché la vedevamo come una tortura. E loro mi hanno risposto dicendo: per noi la tortura è iniziata il giorno in cui siamo entrati nel Cie".

    “Mai più tragedie come a Lampedusa”, “i migranti trovino accoglienza e aiuto” ha chiesto il Papa il giorno di Natale, manifestando un’attenzione e una vicinanza che arriva direttamente al cuore dei ragazzi di Ponte Galeria. Per questo è stato proprio il Papa il destinatario di un loro messaggio:

    “Loro mi hanno detto: 'Abbiamo visto le immagini di quando si è recato a Lampedusa; abbiamo sentito le parole il giorno di Natale e sentiamo che a lui possiamo raccontare le nostre storie, perché sappiamo che lui le ascolta veramente, lui partecipa sinceramente a quello che è il nostro dramma'”.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Egitto: scontri tra pro e anti Morsi. Kerry critica messa al bando dei Fratelli Musulmani

    ◊   Un manifestante è morto nella notte al Cairo, in scontri tra sostenitori dei Fratelli Musulmani e oppositori del deposto presidente islamista Mohamed Morsi. Resta quindi alta la tensione nella capitale egiziana, all’indomani dell'attentato nei pressi dell’università Al Azhar e dell'ondata di arresti contro esponenti della Fratellanza Musulmana, nei giorni scorsi dichiarata dal governo “organizzazione terrostica”. Le autorità egiziane hanno anche vietato la pubblicazione e distribuzione del quotidiano "Libertà e giustizia", organo dell'omonimo braccio politico dei Fratelli Musulmani. Dal canto loro, gli islamisti non desistono e stamane hanno ribadito l'intenzione di continuare le proteste. Da Washington, la portavoce del dipartimento di Stato americano, Jen Psaki, ha riferito che il segretario John Kerry, in una telefonata con il ministro degli Esteri egiziano, Nabil Fahmy, ha "espresso preoccupazione" per la registrazione dei Fratelli Musulmani come organizzazione terroristica. Kerry, ha aggiunto la Psaki, ha "sottolineato la necessità di un processo politico inclusivo". Il fatto di considerare il movimento islamista un gruppo terroristico rischia infatti di radicalizzare ulteriormente il movimento e di allargare la spaccatura nel Paese. (M.G.)

    inizio pagina

    Somalia: attentato in un ristorante di Mogadiscio, almeno 8 vittime

    ◊   Ancora violenza in Somalia. Una bomba è esplosa in un ristorante affollato di Mogadiscio, causando la morte di almeno otto persone. Lo hanno riferito fonti di polizia e testimoni. Secondo le autorità la matrice dell’attentato è da attribuire alle milizie islamiste degli Shabaab, le quali controllano ancora parte del territorio somalo. Tuttavia al momento ancora non è giunta alcuna rivendicazione. I ribelli integralisti sono stati cacciati da Mogadiscio nel 2011 dalle truppe dell’Unione africana, ma da allora si è susseguita un’escalation di attacchi contro obiettivi di alto profilo. (M.G.)

    inizio pagina

    Thailandia: bus precipita in una scarpata, 29 morti

    ◊   È di almeno 29 morti e 4 feriti il bilancio di un incidente stradale avvenuto nel Nord della Thailandia, dove un autobus è precipitato in una scarpata profonda 40 metri. La tragedia, ha riferito la polizia, è avvenuta nella notte nella provincia di Phetchabun, a circa 400 chilometri da Bangkok. Secondo le prime informazioni della polizia, a bordo dell'autobus non c'erano turisti e si sospetta che il mezzo sia uscito di strada per un colpo di sonno dell’autista.

    inizio pagina

    Afghanistan: kamikaze contro convoglio Isaf, uccisi 3 militari

    ◊   Tre militari dell'Isaf sono morti in seguito ad un attentato kamikaze contro il loro convoglio di truppe della coalizione internazionale a Kabul. L'attentatore suicida si è fatto esplodere con l'auto al passaggio dei mezzi militari sull'arteria che collega la capitale con la città di Jalalabad. I talebani hanno subito rivendicato la responsabilità dell'attacco in un tweet. Al momento ancora non è stata resa nota la nazionalità delle vittime. I ribelli islamici stanno aumentando la pressione sulle autorità statunitensi e afghane prima delle elezioni presidenziali di aprile e il ritiro del grosso delle forze della coalizione internazionale a fine 2014. (M.G.)

    inizio pagina

    Appello di Gregorio III ai cristiani del Medio Oriente: non emigrate!

    ◊   "Restate qui! Non emigrate!"; malgrado tutte le difficoltà, le chiese distrutte, le parrocchie abbandonate, le emarginazioni, i cristiani del Medio Oriente devono "rimanere fermi sulla loro terra, nel loro villaggio o quartiere": è l'appello commosso che Gregorio III Laham, patriarca greco-cattolico d'Antiochia e di tutto il Medio Oriente, rivolge ai cristiani della regione, nella lettera che egli indirizza loro per la solennità di Natale e Capodanno. La lettera - riferisce AsiaNwes - dal titolo "Rallegrati Maria, perché hai mostrato il Cristo Signore, amante degli uomini", spiega i motivi per cui i cristiani sono necessari al Medio Oriente, anche se devono spesso soffrire di emarginazioni e violenze da parte del mondo islamico fondamentalista, proprio mentre la loro presenza è sempre più apprezzata proprio da rappresentanti musulmani. Allo stesso tempo, il lungo messaggio (17 pagine nella traduzione inglese e altrettante in quella francese), invita i musulmani a lavorare perché sia garantita ai cristiani una piena cittadinanza e uguaglianza nei diritti e nei doveri in Siria, Egitto, Iraq, Palestina e Libano.

    inizio pagina

    Stati Uniti. Annullata condanna di mons. Lynn, i vescovi: continua impegno Chiesa per tutela minori

    ◊   La Corte d’Appello della Pennsylvania ha annullato la condanna di mons. William Lynn, segretario dell’arcidiocesi di Philadelphia dal 1992 al 2004. Il presule era stato condannato, nel 2012, ad una pena tra i tre ed i sei anni di reclusione, con l’accusa – secondo quanto riferito dalla stampa americana – di aver consentito ad un sacerdote sospettato di abusi su minori di continuare ad avere contatti con i bambini. La Corte d’Appello ha però ritenuto che non ci fossero prove sufficienti per dimostrare che mons. Lynn avesse agito con l’intento di facilitare gli abusi. Il presule sarà quindi scarcerato. Dal suo canto, in una nota, l’arcidiocesi di Philadelphia sottolinea che, a dieci anni di distanza dagli avvenimenti al centro del processo, “sono state prese misure drastiche per garantire che i giovani affidati alla Chiesa trovino in essa un ambiente sano”. Ricordando, poi, di aver già auspicato, in passato, una revisione della sentenza di mons. Lynn, i vescovi sottolineano che comunque “la decisione della Corte d’Appello non cambia e non cambierà l’impegno della Chiesa nell’assistere e sostenere le vittime di abusi nel loro percorso verso la guarigione e nel dedicare i propri sforzi alla tutela dei minori”. “Il nostro compito è quello di rimanere vigili – continuano i vescovi – E ciò significa fornire sostegno alle vittime, riferire immediatamente alle forze dell’ordine ogni accusa di abusi riguardante un minore e ricostruire la fiducia dei fedeli nella Chiesa”. Esprimendo, infine, “profondo dispiacere” per quanto avvenuto in passato, i vescovi si dicono vicini alle famiglie delle vittime e ribadiscono la necessità di “trasparenza, onestà ed assunzione di responsabilità” nell’operato della Chiesa. (I.P.)

    inizio pagina

    L’arcivescovo di Yangon: l’appello del Papa alla fraternità, unica via per la pace in Myanmar

    ◊   Alla vigilia del nuovo anno il Myanmar si prepara "all'alba di una nuova era" caratterizzata da "libertà, democrazia, giustizia, pace, speranza e fraternità fra le diverse anime di questa meravigliosa nazione". È un messaggio improntato alla fiducia e all'unità quello che mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, rivolgerà ai cattolici birmani il primo gennaio 2014, in occasione della Giornata mondiale della pace. Negli ultimi due anni il Paese "ha aperto le porte al mondo", attraverso una serie di riforme in chiave democratica che hanno garantito maggiori libertà economiche, sociali e politiche. "Oggi - aggiunge il prelato nel messaggio inviato ad AsiaNews - c'è più spazio per la società civile per i media e gli attori politici". Una pace stabile e duratura con le minoranze etniche e il rilascio di tutti i prigionieri politici sono gli obiettivi da conseguire, in una nazione in cui "per la prima volta in oltre 50 anni" vi sono "concreti motivi di speranza" per il futuro. Nel giorno in cui la Chiesa cattolica celebra la pace nel mondo, l'arcivescovo di Yangon sottolinea che "siamo solo all'inizio dell'inizio". A fronte di alcuni passi positivi come la "maggiore libertà di parola", il presule spiega che "alcuni hanno sfruttato questa libertà per diffondere odio e fomentare violenze contro i nostri fratelli e sorelle musulmani". E aggiunge che "le riforme democratiche", da sole, "non bastano" per mettere fine a decenni di conflitti; al Paese serve un "processo di pace" complessivo e non "semplici cessate il fuoco" con le minoranze etniche. Mons. Charles Bo richiama la tradizione della dottrina sociale della Chiesa, sottolineando che "la pace è figlia della giustizia" e fra loro sono imprescindibili. Quindi, rilancia il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace, in cui il Pontefice indica la "fraternità" quale "fondamento e via per la pace". I conflitti interreligiosi hanno portato "sofferenza e dolore" alla giovane nazione. Fra i tanti, cita le violenze contro i musulmani Rohingya nello Stato occidentale di Rakhine, che in 18 mesi hanno seminato morte e devastazione. "Senza fraternità - sottolinea - è impossibile costruire una società giusta e una pace solida e duratura". Il presule ribadisce il valore della "unità nella diversità", a maggior ragione in uno Stato "multi-etnico e multi-confessionale"; per questo sono fondamentali "pari diritti" e la valorizzazione delle diverse storie, lingue, tradizioni e culture. Da qui l'invito rivolto al governo birmano e alla comunità internazionale a "risolvere le vicende legate alla cittadinanza", in base al principio secondo cui "ogni persona nata in Myanmar, dovrebbe essere riconosciuta come cittadina" birmana. Tragedie come quelle dei Rohingya o i conflitti al nord, nello Stato a maggioranza cristiana Kachin, sono drammi che causano "profonde ferite" alla nazione. E ancora, il problema della povertà che investe almeno il 40% della popolazione e le condizioni terribili dei milioni di emigrati in Malaysia e Thailandia, vittime del traffico di vite umane, una forma di "moderna schiavitù". "Assicuro la mia vicinanza personale e quella dell'intera Chiesa - aggiunge - alle vittime indifese delle guerre dimenticate [...] dobbiamo mettere fine a ogni forma di ostilità, abusi e violazioni ai diritti umani di base". Da ultimo, mons. Bo esorta il popolo birmano "al dialogo, al perdono e alla riconciliazione" per ricostruire "la giustizia, la verità e la speranza" in Myanmar. "Auguro a tutti i fratelli e sorelle, di tutte le religioni ed etnie - conclude l'arcivescovo - di godere di una felicità vera e una speciale benedizione per il Nuovo Anno".

    inizio pagina

    Sri Lanka: raduno di Natale per profughi tamil e bambini orfani

    ◊   “Natale è un momento di celebrazione e condivisione, in cui insegnare a grandi e piccoli come lavorare e vivere insieme, senza barriere e divisioni”. Così padre Ashok Stephen, direttore del Center for Society and Religion (Csr), spiega ad AsiaNews lo spirito con cui la sua associazione ha organizzato, nello Sri Lanka, un raduno di Natale per alcuni profughi tamil di guerra. A gioire di questa iniziativa sono stati soprattutto i bambini, quasi tutti di religione indù, che hanno danzato e cantato in abiti tradizionali per celebrare la nascita di Gesù. Il raduno si è svolto in questi giorni in una scuola tamil di Nedurnkerni e vi hanno partecipato un centinaio di persone, vittime di guerra. La maggior parte dei bambini sono orfani di padre, e le loro madri sono costrette a fare piccoli lavori per poterli mantenere. È importante, spiega il sacerdote ad AsiaNews, "formare dei cittadini che non si preoccupano delle differenze di razza, casta o religione, perché siamo tutti figli di Dio. Per fare questo, bisogna imparare sin da piccoli, ed eventi come questo sono un buon modo". I bambini si sono esibiti in spettacoli sulla natività, canti e danze, imparati con l'aiuto delle suore della Sacra Famiglia. Alcune religiose della congregazione - insieme a una Missionaria della Carità e a due volontari laici del Centro - prestano servizio in queste comunità, dedicandosi in particolare all'apostolato educativo e spirituale. (A.G.)

    inizio pagina

    Funerali di mons. Brumanis, voce storica del Programma Lettone della Radio Vaticana

    ◊   Si sono svolti oggi alle 12 nella cattedrale di Liepaja, in Lettonia, i funerali di mons. Arvaldis Andrejs Brumanis, vescovo emerito della diocesi di Liepaja, morto lo scorso 18 dicembre. La Direzione della Radio Vaticana porge le sue più sentite condoglianze a mons. Viktors Stulpins, attuale vescovo della diocesi di Liepaja, che ha celebrato le esequie, ed esprime la sua vicinanza ai familiari di mons. Brumanis e a tutto il popolo dei credenti della diocesi. In particolare, la Radio Vaticana intende ricordare e rendere omaggio ai 27 anni di lavoro, dal 1968 al 1995, svolti con grande dedizione da mons. Brumanis presso il Programma Lettone dell'emittente. Durante questo lungo periodo, mons. Brumanis ha annunciato al popolo lettone, oppresso dal regime sovietico, la Buona notizia del Vangelo, ha diffuso l’insegnamento del Papa, ha informato sulla vita dei cristiani negli altri Paesi, dando il suo sostegno spirituale e materiale ai pellegrini lettoni. Tra le altre cose, ha organizzato le celebrazioni dell’800.mo anniversario della cristianizzazione della Lettonia. Un’intensa attività culturale e pastorale trasmessa sulle frequenze della Radio Vaticana, che negli anni della dittatura comunista ha rappresentato per il popolo Lettone l’unico mezzo per mantenere l’unità con la Chiesa universale e con il magistero di Pietro. (M.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 361

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.