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Sommario del 26/12/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: cristiani discriminati anche in Paesi che sulla carta tutelano la libertà, denunciare questa ingiustizia
  • Tweet del Papa: preghiamo per quanti soffrono a motivo della fede
  • Il card. Ouellet: la rinuncia di Benedetto XVI ha davvero aperto una svolta nella storia della Chiesa
  • Vista ritrovata: storia del miracolo che porterà agli altari suor Maria Teresa Demjanovich
  • Oggi in Primo Piano

  • Introvigne: le persecuzioni dei cristiani non si arrestano, almeno 70 mila uccisi nel 2013
  • Escalation di violenza in Centrafrica. Una missionaria: situazione catastrofica, ma restiamo tra la gente
  • Egitto: bomba davanti all’università Al Azhar del Cairo, feriti
  • Un presepe vivente per aiutare la Costa d’Avorio: l’iniziativa della Comunità Missionaria Villaregia
  • Il quotidiano on line "La Perfetta Letizia" riflette sulle donne alla sequela di Gesù
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Congo: attacco dei ribelli a villaggio nel Nord Kivu, almeno 40 vittime
  • Turchia: Erdogan sostituisce 10 ministri dopo lo scandalo corruzione
  • Thailandia: governo respinge richiesta commissione elettorale per rinvio voto
  • Messaggio di Natale del Patriarca Kirill a Papa Francesco e agli altri leader cristiani
  • Cuba: anno nuovo all’insegna dell’autentica testimonianza cristiana
  • Comunità di Taizé: a Strasburgo giovani da tutta Europa
  • Francia, Gran Bretagna e Nord Italia sferzate dal maltempo: disagi nei trasporti
  • Bangladesh: 2013 segnato da conflitti sociali e da violazioni dei diritti umani
  • Il direttore del Sir: l’Italia del 2013 è più povera, ma continua a sperare
  • European Sunday Alliance: la domenica sia un giorno di riposo dal lavoro
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: cristiani discriminati anche in Paesi che sulla carta tutelano la libertà, denunciare questa ingiustizia

    ◊   All’Angelus, nella festa di Santo Stefano primo martire, Papa Francesco ha esortato tutti i cristiani a pregare per quanti sono perseguitati a causa della loro fede in Gesù. Il Papa ha rammentato che le persecuzioni sono occasione per rendere testimonianza. E tuttavia, ha detto, questa ingiustizia va denunciata ed eliminata. Quindi, ha avvertito che anche in Paesi che tutelano la libertà, i cristiani incontrano limitazioni e discriminazioni. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nel clima gioioso del Natale quasi irrompe la festa di Santo Stefano, primo martire della Chiesa. Questa commemorazione, osserva Papa Francesco, potrebbe “sembrare fuori luogo”. Il Natale, infatti, è “la festa della vita e ci infonde sentimenti di serenità e di pace”. Perché allora, si domanda il Papa, “turbarne l’incanto col ricordo di una violenza così atroce?” In realtà, spiega, “nell’ottica della fede, la festa di santo Stefano è in piena sintonia col significato profondo del Natale”.

    “Nel martirio, infatti, la violenza è vinta dall’amore, la morte dalla vita. La Chiesa vede nel sacrificio dei martiri la loro 'nascita al cielo'. Celebriamo dunque oggi il 'natale' di Stefano, che in profondità scaturisce dal Natale di Cristo. Gesù trasforma la morte di quanti lo amano in aurora di vita nuova!”

    Nel martirio di Stefano, soggiunge, “si riproduce lo stesso confronto tra il bene e il male, tra l’odio e il perdono, tra la mitezza e la violenza, che ha avuto il suo culmine nella Croce di Cristo”:

    “La memoria del primo martire viene così, immediatamente, a dissolvere una falsa immagine del Natale: l’immagine fiabesca e sdolcinata, che nel Vangelo non esiste! La liturgia ci riporta al senso autentico dell’Incarnazione, collegando Betlemme al Calvario e ricordandoci che la salvezza divina implica la lotta al peccato, passa attraverso la porta stretta della Croce”.

    Questa, sottolinea, “è la strada che Gesù ha indicato chiaramente ai suoi discepoli, come attesta il Vangelo di oggi: Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato”. Per questo, è stata l’invocazione del Papa, “preghiamo in modo particolare per i cristiani che subiscono discriminazioni a causa della testimonianza resa a Cristo e al Vangelo”:

    “Siamo vicini a questi fratelli e sorelle che, come santo Stefano, vengono accusati ingiustamente e fatti oggetto di violenze di vario tipo... Sono sicuro che purtroppo sono più numerosi oggi che nei primi tempi della Chiesa. Ce ne sono tanti! Questo accade specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o non è pienamente realizzata”.

    Tuttavia, è stata la sua riflessione, accade “anche in Paesi e ambienti che sulla carta tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove di fatto i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni”. Il Papa ha, dunque, chiesto ai fedeli in Piazza San Pietro una preghiera silenziosa per tutti i cristiani vittime di persecuzione:

    “Per il cristiano questo non fa meraviglia, perché Gesù lo ha preannunciato come occasione propizia per rendere testimonianza. Tuttavia, sul piano civile, l’ingiustizia va denunciata ed eliminata. Maria Regina dei Martiri ci aiuti a vivere il Natale con quell’ardore di fede e di amore che rifulge in Santo Stefano e in tutti i martiri della Chiesa”.

    Sostare davanti al Presepe, ha concluso il Papa, “possa suscitare in tutti un generoso impegno di amore vicendevole, affinché all’interno delle famiglie e delle varie comunità si viva quel clima di intesa e di fraternità che tanto giova al bene comune”.

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    Tweet del Papa: preghiamo per quanti soffrono a motivo della fede

    ◊   “Davanti al Presepe, preghiamo in modo speciale per quanti soffrono persecuzione a motivo della fede”: è il tweet pubblicato, stamani, da Papa Francesco sul suo account in 9 lingue @Pontifex.

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    Il card. Ouellet: la rinuncia di Benedetto XVI ha davvero aperto una svolta nella storia della Chiesa

    ◊   L’anno che si sta concludendo si può davvero definire straordinario per la vita della Chiesa. La rinuncia al ministero petrino da parte di Benedetto XVI e la successiva elezione di Papa Francesco sono eventi che hanno aperto grandi possibilità per la Chiesa. E’ quanto sottolinea il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, intervistato da Hélène Destombes:

    R. - La démission du Pape Benoît XVI a ouvert de grandes possibilités…
    Le dimissioni di Papa Benedetto XVI hanno aperto delle grandi possibilità. E’ per questo che io ritengo che il vero grande evento di questo anno che si sta ormai concludendo siano state proprio le dimissioni del Papa, un gesto veramente nuovo. E’ stata la più grande novità nella storia della Chiesa, che ha testimoniato una grande umiltà e, allo stesso tempo, una grande fiducia nello Spirito Santo per il futuro delle cose. Bisogna essere molto riconoscenti a Papa Benedetto XVI per aver aperto questo orizzonte e per aver reso possibile questa novità di Papa Francesco. Io credo che vi sia una continuità tra la prima novità e tutte quelle che Papa Francesco ha poi inaugurato. Guardando al 2013, ritengo che siamo in un momento di grande svolta nella storia della Chiesa, che io descrivo come pastorale riguardo proprio alla figura di Papa Francesco.

    D. - La riforma è proprio nel vivere il Vangelo e nell’essere cristiano?

    R. - Je crois que c’est tout d’abord l’attitude-même du Papa François; cette volonté…
    Credo che sia l’attitudine stessa di Papa Francesco; questa volontà di stabilire un contatto nuovo, più vicino al Popolo di Dio. La prima riforma è questa: andare al di là di tutte le forme, di tutti i protocolli per stabilire un contatto immediato. E facendo questo, fornisce anche a tutti i vescovi un modello di prossimità pastorale, di ricerca di una presenza pastorale che sia calorosa, che sia misericordiosa, che porti consolazione e che doni una nuova speranza. C’è nell’atteggiamento e nei gesti di Papa Francesco una novità e una promessa. Ma aggiungerei anche: quello che mi sembra essere molto importante nel 2013 è la percezione di Papa Francesco nell’opinione pubblica mondiale. Questo è un evento straordinario di evangelizzazione.

    D. - E’ stato, tra l’altro, da poco eletto personaggio dell’anno dalla rivista americana “Time”….

    R. - Exactement, c’est un signe de cette influence, de ce besoin d’espérance qu’il y a…
    Esattamente. E’ il segno di questa influenza, di questo bisogno di speranza che c’è nell’umanità e che ha trovato nella figura di Papa Francesco il suo punto di riferimento. E’ una grande “novella”, è una buona novella! Credo che tutti noi dobbiamo rallegrarcene.

    D. - Sin dall’inizio del suo Pontificato, un vero legame si è creato con i fedeli, un legame d’amore, possiamo anche dire un interesse… C’è questo stesso interesse all’interno della Chiesa, in seno alla Curia? Com’è percepito il suo messaggio e questo suo atteggiamento sorprendente?

    R. - Je crois qu’il ya beaucoup de joie à constater la popularité du Pape. C’est un bonne…
    Credo che ci sia una grande gioia nel constatare la popolarità del Papa. E’ una buona popolarità, che non è basata semplicemente su cose superficiali. Certamente questo ci interroga e ci obbliga anche a cambiamenti di comportamento. Il Santo Padre vuole la riforma di una certa mentalità clericale con ambizioni ecclesiastiche o ambizioni mondane. Combatte questo carrierismo! Io credo che questo faccia molto bene alla Chiesa, a tutti i livelli, cominciando dalla Curia Romana. Siamo veramente in un momento grazia e spero che lo Spirito Santo gli dia la salute e la collaborazione di cui ha bisogno per portare avanti la riforma della Chiesa e la nuova evangelizzazione.

    D. - Quest’anno 2013 è stato - per lei - caratterizzato quindi dal passaggio del Pontificato di Benedetto XVI. Lei è uno dei suoi più prossimi collaboratori ed è accanto a Papa Francesco. Come ha vissuto questo passaggio? Come sta vivendo questi cambiamenti, anche se c’è una continuità?

    R. - La simplicité du Pape François et le fait que je le connaissais…
    La semplicità di Papa Francesco e il fatto che io lo conoscessi già da prima - noi eravamo amici - rende la nostra collaborazione straordinariamente semplice. E’ in piena armonia. E’ una grande gioia per me collaborare con lui, supportandolo al massimo. L’umanità ha bisogno di una figura paterna, una figura vicina; una figura che sia - al tempo stesso - riferimento morale sicuro, ma anche calorosa e che risvegli la speranza!

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    Vista ritrovata: storia del miracolo che porterà agli altari suor Maria Teresa Demjanovich

    ◊   Una vista riacquistata miracolosamente, quando ogni speranza medica era stata tolta. La storia di un bimbo americano guarito dalla cecità è alla base della prossima Beatificazione di suor Maria Teresa Demjanovich, religiosa professa della Congregazione delle Suore della Carità di Sant'Elisabetta, scomparsa nel 1927. Papa Francesco ha approvato nei giorni scorsi il Decreto che riconosce il miracolo e che portarà suor Maria Teresa alla gloria degli altari. Laura Ieraci ne ha parlato con la postulatrice della Causa a Roma, Silvia Correale:

    R. – Siamo negli anni ’60. Un bambino piccolo che andava all’asilo iniziò a manifestare problemi alla vista. Vengono fatti tutti gli accertamenti e la diagnosi è quella di degenerazione maculare bilaterale congenita e il bambino perde la vista velocemente. Quando dallo Stato di New York decisero di dargli un tutor per la cecità, le suore - dove lui frequentava la scuola - stavano lavorando per il processo di Beatificazione di suor Miriam Teresa Demjanovich, una di loro. Dato che dovevano traslocare gli hanno dato un santino, con una piccola reliquia di suor Miriam e lì il bambino ha iniziato a recuperare la vista. Successivamente, l’hanno portato a New York all’ospedale oftalmologico per far i controlli ed hanno costatato che era guarito. I medici sono stati unanime a considerarla una guarigione inspiegabile scientificamente perché quando si verifica questo danno agli occhi tutti gli oculisti del mondo sanno che non si può tornare indietro; quello che è stato danneggiato non è più recuperabile.

    D. – Questa suora era nel noviziato, poi si è ammalata e prima di morire ha fatto la professione. Ci può raccontare un po’ delle qualità che lei possedeva?

    R. – Quando lei entrò nella Congregazione delle Suore della Carità di Santa Elisabetta aveva fatto un percorso di vita spirituale abbastanza intenso: da piccola in famiglia aveva già manifestato questo fervore religioso; stava facendo un discernimento vocazionale ed aveva tentato di entrare tra le Suore Carmelitane Scalze però per un problema alla vista non era adatta: a quell’epoca – stiamo parlando del 1915/1917 – le suore vivevano di ricamo e quindi, a causa di questo suo problema alla vista non era adatta alla vita di ogni giorno nel monastero carmelitano. Parlando con il suo direttore spirituale cercarono allora di trovare un’altra congregazione religiosa. Un giorno pregando lì dalle suore, perché aveva finito gli studi ed aveva iniziato ad insegnare, andando in cappella sentì che quello era il suo posto, che il Signore la chiamava lì. Fece presente questa cosa al suo padre spirituale, dopo ne parlò con le suore che furono contentissime perché la conoscevano e la apprezzavano. È stata una grande gioia. Ha quindi fatto il periodo del noviziato e con il permesso del suo padre spirituale e della superiora iniziò a scrivere le esperienze della sua vita di preghiera, che erano molto intense. Lei era apparentemente una giovane “normale”, molto dedita alla preghiera e la sua vita spirituale raggiunse una grande profondità mistica. Attraverso la sua testimonianza, lo Spirito divino ci vuole ricordare la verità esaltante della inabitazione delle tre persone divine nel profondo di noi. Questo si è manifestato molto forte nella sua vita, tant’è che quando si fece la stesura della positio si chiese il parere di un consultore in teologia mistica per poter valutare queste esperienze.

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    Oggi in Primo Piano



    Introvigne: le persecuzioni dei cristiani non si arrestano, almeno 70 mila uccisi nel 2013

    ◊   Oggi la Chiesa ricorda Santo Stefano, il primo martire, che morì lapidato chiedendo a Dio di non imputare questo peccato ai suoi assassini. Non solo nei secoli passati ma ancora oggi tanti cristiani vengono uccisi a causa della fede. In relazione al 2012 si è parlato di circa 100 mila cristiani uccisi. Per fare il punto sulla situazione nel 2013, Debora Donnini ha sentito Massimo Introvigne, coordinatore dell’Osservatorio della libertà religiosa in Italia:

    R. – La statistica è molto controversa. C’è stata anche una polemica tra Todd Johnson, forse il migliore esperto di statistiche religiose del mondo, e la Bbc. Tutto dipende da alcune situazioni africane, in particolare il Congo e ora anche il Sud Sudan, e da quanti degli uccisi in queste situazioni possono essere considerate persone uccise per la loro fede, in quella che Johnson chiama una situazione di testimonianza. I dati finali per il 2013 si conosceranno nei primi mesi del 2014 ma è probabile che, essendo un po’ diminuito il numero di cristiani uccisi in Africa, la cifra possa scendere dai 100 mila intorno ai 70-80 mila.

    D. – Il Rapporto annuale 2013 della Commissione sulla Libertà Religiosa Internazionale degli Stati Uniti segnala otto Paesi che destano particolare preoccupazione, cioè Birmania, Cina, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Sudan e Uzbekistan. Quale Paese la colpisce di più?

    R. – Credo che continui a colpire tutti la situazione della Corea del Nord: non solo perché si continuano a uccidere dei cristiani, ma perché i cristiani ci sono, cioè non sono stati sterminati dalle vicende precedenti. E quindi è evidente che anche in una situazione difficilissima di un Paese che limita al minimo i contatti con il mondo esterno, ci sono persone, ci sono anche giovani che non hanno conosciuto se non l’educazione del regime, che continuano a convertirsi al cristianesimo, che manifestano in qualche modo la loro fede e che quindi sono arrestati, deportati nei campi di concentramento e anche uccisi. Naturalmente, questi che elencano gli Stati Uniti non sono gli unici Paesi che destano preoccupazione, perché vi è poi tutta una costellazione di Paesi in cui si va dal fenomeno della violenza diffusa a quello di forme di violenza legale: non dobbiamo mai dimenticarci, per esempio, delle leggi che puniscono la blasfemia in Pakistan, di cui conosciamo bene – il caso di Asia Bibi insegna – l’uso strumentale nei confronti dei cristiani.

    D. – La Nigeria, per esempio, è un altro Paese che desta preoccupazione …

    R. – Sì. Occorre chiarire che qui il problema non è costituito dal governo nigeriano, ma da alcuni movimenti estremisti dell’ultrafondamentalismo islamico, in particolare uno, denominato Boko Haram. Quindi, al di là dei numeri, quello che è importante dire è che questi cristiani non sono tutti uccisi dai seguaci di altre religioni. Certamente – abbiamo appena citato la Nigeria – c’è il problema di movimenti islamici ultrafondamentalisti, però non dobbiamo dimenticare altri due elementi: il primo è l’esistenza ancora di regimi comunisti molto duri, ed è il caso della Corea del Nord, e l’altro è quello di conflitti tribali, dove qualche volta è difficile chiarire se i cristiani sono uccisi perché cristiani o perché della tribù “sbagliata” …

    D. – C’è poi, l’Europa, dove non ci sono – ovviamente – forme di violenza di questo livello nei riguardi dei cristiani, però ci possono essere casi di restrizioni nei loro riguardi …

    R. – Sì, verso i cristiani e verso le persone religiose in genere. Credo che lo dica molto bene nella Evangelii gaudium Papa Francesco quando ci ricorda che c’è una mentalità che vuole ridurre la fede ad un fatto puramente privato e chiudere i credenti nelle chiese, nelle sinagoghe e nelle moschee, cioè finché stanno chiusi e pregano va tutto bene, ma quando cercano di manifestare pubblicamente la loro fede nell’agone sociale e politico, cominciano le discriminazioni quando non le vere e proprie persecuzioni. Mi ha molto colpito che Papa Francesco abbia citato un vecchio libro che – ha detto – gli ha fatto tanto bene: “Il Padrone del mondo” dello scrittore inglese Robert Hugh Benson, che mostra proprio una situazione in cui i cristiani se cercano di dare testimonianza pubblica, anche nell’agone sociale e politico della loro fede, sono perseguitati e alla fine sono anche uccisi. Il Papa ha detto: Ma credete che queste cose ci siano solo nei romanzi o che succedessero soltanto tanti anni fa? No, succedono ancora oggi.

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    Escalation di violenza in Centrafrica. Una missionaria: situazione catastrofica, ma restiamo tra la gente

    ◊   Cinque soldati ciadiani sono morti nel corso di scontri a Bangui, capitale del Centrafrica. Lo ha annunciato un portavoce del contingente ciadiano della forza africana nel Paese, secondo cui la città si trova in una situazione di caos. A Bangui sono, inoltre, operative forze militari francesi. Le violenze interetniche, di queste ultime settimane, hanno causato centinaia di vittime a Bangui e in provincia. Sulla drammatica situazione in Centrafrica, Lucas Duran ha raccolto telefonicamente la testimonianza di suor Elianna, missionaria comboniana operante nel Paese:

    R. - E’ abbastanza difficile, in questo momento, trovare le parole esatte per descrivere una situazione che è davvero catastrofica. Potremo dire che lo Stato del Centrafrica è attualmente uno Stato completamente e capillarmente occupato da una ribellione che è fatta del 90 per cento di mercenari del Ciad e del Sudan, dove ovunque dettano legge i signori della guerra: sono diventati loro gli amministratori, i poliziotti, i gendarmi, giudici… Il loro modo di governare è attraverso la violenza: quindi innescano granate, sparano sulla popolazione, sequestrano le persone e le liberano, dopo averle torturate, soltanto in cambio di un riscatto.

    D. - Quanto c’entra, a questo punto, la religione? Sappiamo che il presidente deposto François Bozizé era cristiano: si parla di contrapposizione tra cristiani e musulmani… Ma, appunto, quanto c’è di religioso in questo confronto in atto?

    R. - C’è qualcuno che cerca di manipolare, a livello internazionale, la visione di questa guerra che non è assolutamente una guerra religione: è una guerra politica ed economica, di conquista del potere e anche di vendette personali, che purtroppo è formata da un piccolissimo gruppo di centrafricani, perché il 90 per cento di questi ribelli sono dei mercenari ciadiani e sudanesi, che sono tra l’altro di religione musulmana. Che cosa è successo? Mentre occupavano tutti i villaggi, tutti i luoghi amministrativi, queste persone parlavano soltanto l’arabo, né il francese né la lingua nazionale: quindi era più facile la comunicazione con i musulmani, che da sempre convivono pacificamente in Centrafrica con i cristiani. E’ stato più facile, per loro, offrire una certa protezione alla comunità musulmana in cambio di soldi, di piccoli riscatti - anche da parte loro - di piccole tangenti oppure in cambio di favori. Quindi si sono accaniti contro i cristiani, contro la comunità cristiana, ma non per delle ragioni di religione!

    D. - Come vive, in tutto questo, la popolazione, quella che magari non entra attivamente a far parte del conflitto?

    R. - In questo momento la situazione è davvero drammatica! Ci sono 210 mila sfollati interni a Bangui, che è sì la capitale ma non conta più di 800 mila abitanti: quindi una grande fetta di popolazione abita in luoghi improvvisati, in tende improvvisate; non ha il minimo necessario… Sono totalmente insufficienti gli aiuti inviati dalla Comunità internazionale. Per il momento sono soprattutto la Chiesa - attraverso con la Caritas - e la Croce Rossa Internazionale che danno un supporto.

    D. - Qual è la situazione in particolare di voi missionari, che siete presenti ormai da tempo e che continuate ad esserlo nelle varie località in cui siete presenti nella Repubblica Centrafricana? Come riuscite ad operare e quali sono - anche per voi - le maggiori difficoltà in questo periodo?

    R. - Io vorrei rispondere a questa domanda dedicando qualche secondo ai preti diocesani e per i religiosi diocesani, perché sono quelli che in questi mesi hanno subito più danni, sono stati più spogliati, più umiliati e che sono dovuti anche scappare dalle parrocchie, dalle case dove erano. Sono loro che purtroppo hanno subito le conseguenze peggiori fino ad ora! I missionari, soprattutto i missionari stranieri, per il momento hanno la sofferenza di condividere questo momento difficile del popolo, ma al di là di alcune perdite materiali - soprattutto la perdita delle automobili che sono state rubate in tutto il Paese; ne abbiamo salvate un po’ nella capitale - non hanno subito danni alla persona… Loro continuano ad essere presenti e la loro presenza è proprio un segno di speranza per la gente. Come dire: finché ci sono loro, c’è ancora la possibilità che il futuro sia migliore! Sono un sostegno, sono un appoggio e dove è possibile far arrivare degli aiuti, sono loro che gestiscono anche delle situazioni di emergenza. Si vede che il Vangelo che può essere vissuto e annunciato ovunque e in questa situazione ha davvero una grande portata profetica.

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    Egitto: bomba davanti all’università Al Azhar del Cairo, feriti

    ◊   Non si allenta la tensione in Egitto, dove nella mattinata una bomba è esplosa al Cairo, nei pressi dell'università di Al Azhar, provocando cinque feriti. Nelle stesse ore la polizia ha arrestato 16 esponenti dei Fratelli Musulmani nella provincia del Delta del Nilo, all’indomani della decisione del governo di dichiarare ufficialmente “organizzazione terroristica” il partito del deposto presidente Morsi. Il servizio di Marco Guerra:

    Desta allarme, al Cairo, l'esplosione di un ordigno nei giardini davanti la città universitaria di Al Azhar, massima istituzione culturale dell’islam sunnita. L'ordigno era stato collocato nei pressi di un incrocio molto trafficato ed è deflagrato al passaggio di un mezzo pubblico, mandando i frantumi i finestrini e investendo i passeggeri. La polizia ha poi disinnescato altri tre ordigni nascosti nel vicino viale Mustafa Nahas. Al momento non è giunta alcuna rivendicazione ma le ombre di addensano di nuovo sui Fratelli Musulmani che, ieri, sono stati dichiarati ufficialmente “organizzazione terroristica” da parte del governo. L'esecutivo aveva già attribuito al partito del deposto presidente Morsi le responsabilità dell’attentato suicida che, 48 ore fa, ha colpito la stazione di polizia di Mansour, causando 15 vittime, sebbene l’attacco sia poi stato rivendicato da un gruppo jihadista con sede nel Sinai. Nelle ultime settimane i militanti dei gruppi estremisti islamici hanno intensificato le violenze in vista del referendum sulla nuova Costituzione, che mette al bando i partiti confessionali, in programma a metà gennaio.

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    Un presepe vivente per aiutare la Costa d’Avorio: l’iniziativa della Comunità Missionaria Villaregia

    ◊   Anche quest’anno la Comunità Missionaria di Villaregia propone un presepe vivente, a Roma Sud, con oltre 150 figuranti. Tre le date della manifestazione natalizia: il 22 dicembre scorso, che ha avuto grande successo, il 28 dicembre e il 4 gennaio. L’iniziativa è legata all’impegno della Comunità in Costa d’Avorio. Sul presepe vivente, Federico Piana, ha intervistato Raffaella Campana, missionaria della Comunità Villaregia:

    R. – Siamo proprio nella zona Sud di Roma, nelle campagne romane e abbiamo allestito, con tantissimi volontari, questo piccolo villaggio di Betlemme dove ci sono circa 150 figuranti per animare questo presepe vivente missionario.

    D. – Questo presepe viene preparato durante l’anno …

    R. – E’ vero. Viene preparato durante l’anno; anche i costumi stessi vengono fatti durante l'anno, anche le persone stesse si preparano a questo evento. Abbiamo appena avuto un’edizione, prima di Natale, il 22 dicembre, e ho ancora nel cuore le lacrime di una signora che diceva che quest’anno non aveva sentito il Natale ma vedendo, appunto, questa rappresentazione e il modo di muoversi delle persone, ha sentito che lo Spirito del Natale entrava in lei …

    D. – Questo presepe collega idealmente, ma anche concretamente Roma con la Costa d’Avorio …

    R. – Sì. Siamo proprio alla periferia di Abidjan, che è la capitale della Costa d’Avorio. Lì c’è un gruppo di nostri missionari che opera dal 1991. Infatti, abbiamo allestito – oltre a questo presepe – un’esposizione missionaria per mostrare un po’ la missione della Costa d’Avorio e proprio tutto il ricavato del presepe - che è a ingresso libero, non ha una tariffa d’ingresso - andrà proprio per sostenere la missione della Costa d’Avorio. Nella parte espositiva della Costa d’Avorio c’è anche un percorso di fotografie per mettersi in comunicazione con questo grande continente africano: queste foto sono sulla Nigeria. Mostrano, vogliono farci toccare con mano, in un certo senso, anche la persecuzione dei cristiani in Nigeria.

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    Il quotidiano on line "La Perfetta Letizia" riflette sulle donne alla sequela di Gesù

    ◊   Tra le iniziative dedicate al periodo di Natale c’è una riflessione speciale sulla donna, ispirata alla centralità della figura di Maria nell’Avvento. L’idea nasce dal quotidiano on line d’ispirazione cattolica, la Perfetta Letizia, e in particolare da una delle redattrici, Monica Cardarelli, che ha raccolto le testimonianze di donne impegnate nella società, nella Chiesa e nel mondo della cultura, attente a vivere alla “sequela” di Gesù. Ascoltiamo da Monica Cardarelli il perché di questa iniziativa e che idea si vuol dare al lettore. L’intervista è di Gabriella Ceraso:

    R. – Riflettendo su un brano del Vangelo di Luca, che cita la sequela femminile di Gesù, pensavo – appunto – a quante donne vivono questa sequela, in mille vocazioni. Ho dato voce ad una moglie e madre di famiglia, ad una suora, una laica consacrata e anche alla responsabile della sezione “Donna” del Pontificio Consiglio per i Laici, e ancora a un’insegnante dell’Istituto teologico di Assisi che tiene un corso sulla Mulieris Dignitatem. Lo stimolo è venuto in questo anno in cui si ricordano i 25 anni della Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II. Quindi, è un modo per rispondere anche alla provocazione di Papa Francesco a riflettere sulla donna, provocazione avanzata, però, anche dai suoi predecessori.

    D. – Quale il filo conduttore di queste esperienze, anche in relazione alle parole di Papa Francesco che chiede nell’Evangelii Gaudium di dare più spazio alla specificità della donna?

    R. – Il punto centrale forse è la donna come luogo di relazioni, accogliente ma anche fonte di fratellanza. In tutte le varie testimonianze, ho notato infatti l’attenzione a questo aspetto del femminile. Per esempio, mi viene in mente suor Serena che segue le donne che si trovano in un particolare momento della vita, molto delicato, che è quello della scelta se abortire o meno; oppure, la moglie e madre di famiglia che con il marito segue coppie in crisi o coppie di fidanzati … Quindi, comunque la donna che si mette – se vogliamo – a servizio di altre donne e dei fratelli, proprio perché ha questa attenzione nei confronti degli altri e questo sguardo accogliente e aperto.

    D. – Queste donne che hai intervistato condividono l’idea del Papa, di una necessità effettivamente di sottolineare di più il femminile nella società, nella cultura, nella Chiesa stessa?

    R. – Si. Diciamo che hanno proprio il desiderio di far sentire che ci sono, ognuna di loro nel proprio piccolo vive la sua femminilità, e questo è importante che venga anche riconosciuto.

    D. – Che scia lascia dietro di sé questo ciclo di conversazioni e di incontri, e che scia lascia anche in te?

    R. – Io spero che ai lettori lasci un momento di riflessione. Personalmente, io sono stata molto arricchita, sono stata coinvolta in tutte queste piccole grandi esperienze, e anche io ho conosciuto alcune cose che in realtà sono piccoli semi però veramente destinati a crescere. Quindi, spero che lasci nel lettore anche una speranza: che il femminile possa veramente far germogliare molto, e molto di buono.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Congo: attacco dei ribelli a villaggio nel Nord Kivu, almeno 40 vittime

    ◊   Almeno 40 civili sono stati uccisi in un attacco contro il villaggio di Kamango, nel Nord Kivu, turbolenta provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo. Lo riferiscono fonti locali, secondo le quali gli assalitori sono ribelli ugandesi. Oltre ai morti, sarebbero una decina le persone rimaste "gravemente ferite". Al momento, squadre della Croce Rossa e della polizia locale stanno setacciando l’area della strage alla ricerca di eventuali altre vittime. (M.G.)

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    Turchia: Erdogan sostituisce 10 ministri dopo lo scandalo corruzione

    ◊   Rimpasto nel governo turco dopo la bufera giudiziaria che ha portato alle dimissioni dei ministri dell'Ambiente, dell'Economia e dell'Interno, a causa del coinvolgimento dei loro figli in un’inchiesta sulle concessioni edilizie nelle aree urbane. Il premier Erdogan ha presentato una nuova lista dell’esecutivo che sostituisce i titolari di ben dieci ministeri. Secondo diversi analisti, l'intervento si è reso indispensabile per tentare di risollevare le sorti del governo a tre mesi dalle cruciali elezioni amministrative di marzo. E il premier, da parte sua, non si sottrae allo scontro in atto con parte della magistratura, sostenendo che lo scandalo corruzione farebbe parte di un complotto internazionale per delegittimare il suo governo, come aveva già affermato per le proteste di Gezi Park della scorsa estate. Intanto, nella serata di ieri, poche ore prima dell'annuncio di Erdogan, a Istanbul oltre 5 mila persone hanno manifestato per chiedere al premier di lasciare il governo e ci sono stati scontri con la polizia e lancio di lacrimogeni. (M.G.)

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    Thailandia: governo respinge richiesta commissione elettorale per rinvio voto

    ◊   Il governo thailandese ha escluso l’ipotesi di un rinvio delle elezioni, in programma il prossimo 2 febbraio, come raccomandato oggi dalla Commissione elettorale alla luce della situazione d’instabilità che attanaglia il Paese. Secondo l’esecutivo posticipare le elezioni potrebbe acuire le violenze e le proteste antigovernative, che anche oggi hanno scosso la capitale Bangkok, provocando la morte di un poliziotto e il ferimento di 32 persone tra manifestanti e forze dell’ordine. “Non siamo in grado di organizzare elezioni libere e regolari in queste circostanze”, ha detto alla stampa Prawit Rattanapien, uno dei membri della commissione, esortando il governo di Yingluck Shinawatra e l'opposizione a trovare un accordo per porre fine allo stallo politico. Le elezioni sono state fissate due settimane fa, a seguito dello scioglimento del Parlamento da parte della premier Yingluck, di fronte a proteste anti-governative che chiedono di “estirpare il regime di Thaksin”, in riferimento all'ex premier e fratello dell'attuale premier. Tuttavia il principale movimento dell'opposizione, il Partito democratico, ha deciso di boicottare il voto chiedendo che prima siano approvate delle “riforme” istituzionali e contro la corruzione. Nel frattempo, per giorni, centinaia di manifestanti hanno cercato di impedire - senza riuscirci - il corretto svolgimento delle procedure di registrazione dei partiti in vista del voto. (M.G.)

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    Messaggio di Natale del Patriarca Kirill a Papa Francesco e agli altri leader cristiani

    ◊   Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha inviato un messaggio di auguri per il Natale ai capi delle Chiese cristiane. In particolare, riferisce l’agenzia Interfax, il messaggio è stato indirizzato a Papa Francesco, all’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, ai capi delle altre comunità protestanti e ai patriarchi delle altre Chiese ortodosse. “Vi auguro la gioia del Natale – scrive Kirill – e l’aiuto di Dio nel vostro altro servizio e auguro al gregge di cui siete i pastori pace e benessere”. Oltre alla crisi socio-economica, aggiunge il Patriarca di Mosca, la società moderna “sta sperimentando una profonda crisi morale”. E per questo, la Chiesa deve “levare la sua voce, chiamando la gente alla sequela di Cristo”. (A.G.)

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    Cuba: anno nuovo all’insegna dell’autentica testimonianza cristiana

    ◊   L'annuncio missionario del Vangelo, l'approfondimento della fede, il tema della famiglia, la comunità cristiana e la testimonianza dei discepoli nella società. Sono queste le priorità indicate nel nuovo Piano globale pastorale per il periodo 2014–2020 che verrà presentato ai vescovi di Cuba, a febbraio, per l’approvazione definitiva. L’asse portante del piano è la conversione, espressa in una vera e propria identificazione con lo stile personale di Gesù Cristo, che risveglia la possibilità di svolgere un servizio a favore del Regno. La Chiesa in Cuba, che ha sofferto in silenzio per anni, vive un risveglio nelle innumerevoli possibilità di proposte per l’evangelizzazione. Le comunità cattoliche in tutto il Paese – si legge in una nota inviata all’agenzia Fides - chiedono ai pastori canali di partecipazione per esprimere una fede popolare che cresce ogni giorno. L’impegno degli agenti pastorali insieme all’organizzazione ecclesiale sarà la chiave per offrire una testimonianza cristiana nei prossimi anni in una Cuba diversa. (A.L.)

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    Comunità di Taizé: a Strasburgo giovani da tutta Europa

    ◊   Oltre 20 mila giovani di tutta l’Europa e anche di altri continenti arriveranno il prossimo 28 dicembre a Strasburgo per la 36.ma tappa del “pellegrinaggio di fiducia” animato dalla Comunità di Taizé. Fra di loro ci saranno più di 4500 polacchi, 2600 ucraini, 1400 italiani, 1200 croati, 1000 bielorussi… Insieme ai giovani dell’Alsazia e della regione tedesca dell’Ortenao, che li accoglieranno, saranno in tutto 30 mila giovani per “cercare la comunione visibile di tutti coloro che amano Cristo”. Attraverso le “quattro proposte per il 2014” che riceveranno al loro arrivo, frère Alois, priore di Taizé, li interpella: “Coloro che amano Cristo, in tutto il mondo formano una grande comunità di amicizia. Hanno un contributo da offrire per guarire le ferite dell’umanità: senza volersi imporre, possono favorire una mondializzazione della solidarietà che non escluda nessun popolo, nessuna persona”. Ogni mattino – si ricorda sul sito della Comunità di Taizè - i giovani si riuniranno in più di duecento parrocchie di accoglienza sulle due rive del Reno, in Francia e in Germania, per un momento di preghiera e di condivisione. (A.L.)

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    Francia, Gran Bretagna e Nord Italia sferzate dal maltempo: disagi nei trasporti

    ◊   In Francia e Gran Bretagna resta alto lo stato di allerta per l'ondata di maltempo che ha causato almeno 6 vittime. Piogge e vento forte continuano a sferzare le regioni occidentali francesi dove 20 mila abitazioni restano senza elettricità. Caos nei trasporti: chiuso l'aeroporto internazionale di Nizza per la scarsa visibilità. E il maltempo sta causando grandi disagi anche nel Nord Italia: interrotti da questa notte i collegamenti ferroviari con la Svizzera; passi chiusi e rischio valanghe in Alto Adige; Venezia flagellata dall’acqua alta; particolarmente critica la situazione in Liguria: nello spezzino 50 persone sono state evacuate dalle loro case. (M.G.)

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    Bangladesh: 2013 segnato da conflitti sociali e da violazioni dei diritti umani

    ◊   In Bangladesh “il 2013 è stato un anno denso di conflitti e di abusi sui diritti umani”. “E’ stato un anno problematico soprattutto per la gente comune, a causa delle violente lotte di potere in campo politico ed economico”. E’ quanto riferisce all’Agenzia Fides Rosaline Costa, dell’associazione “Hotline Human Rights Trust”, che monitora il rispetto dei diritti umani nel Paese. “Il 2013 è stato un anno caratterizzato da incertezza sociale e politica, da pericoli e forte violenza”. Grave, inoltre, il problema dello sfruttamento del lavoro, che chiama in causa anche grandi multinazionali occidentali: “Ci sono oltre 2,8 milioni di lavoratori, uomini e donne in circa 5.000 fabbriche” che lavorano con salari molto bassi, ricorda l’attivista per i diritti umani e collaboratrice della Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi del Bangladesh. La maggior parte dei proprietari delle fabbriche non permette ai lavoratori di avere un sindacato. A causa della scarse ispezioni – sottolinea Rosaline Costa - si verificano incendi devastanti e mortali. Nel 2013 oltre 100 persone sono rimaste soffocate o arse vive. Inoltre il crollo di un edificio di nove piani, il 24 aprile 2013, ha provocato la morte di 1.113 lavoratori. Durante il 2013, oltre 100 persone sono poi rimaste uccise in seguito a violenze innescate da motivi politici. L’associazione “Hotline Human Rights Trust”, conclude Costa, “ha fatto e continuerà a fare il possibile per aiutare le vittime di abusi dei diritti umani, riconoscendo e denunciando le principali ingiustizie, creando consapevolezza sui problemi sociali, ricercando soluzioni pacifiche ai conflitti familiari e locali”. (A.L.)

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    Il direttore del Sir: l’Italia del 2013 è più povera, ma continua a sperare

    ◊   “Scoprirsi più poveri e continuare a sperare”. È “l’Italia del 2013 e che si affaccia al 2014”, di cui parla in un editoriale il direttore del Sir, Domenico Delle Foglie. “Scoprirsi poveri, per milioni e milioni di italiani che non hanno memoria della povertà, è stato ed è un autentico choc collettivo”, dal quale “non ci siamo ancora ripresi”. “Al punto che continuiamo a raccontare storie di persone che per dignità celano la loro nuova condizione di disagio sociale”. “Pensionati e anziani, ma non solo. Anche giovani, a cui le famiglie non riescono a garantire più nulla di quanto sino all’altro ieri era certo”. “La verità - secondo Delle Foglie - è che non ci siamo preparati culturalmente e spiritualmente alla povertà”, e abbiamo sperperato ricchezze “ma anche i nostri talenti”. “In questo incredibile 2013 - riprende il direttore del Sir - è venuto un uomo preso quasi dalla fine del mondo che dal primo giorno della sua missione ci parla della povertà non come dannazione dell’umanità, ma come una sorella con la quale abituarsi a convivere perché i poveri saranno sempre con noi’”. “Papa Francesco - osserva infine Delle Foglie - non ha mai seminato facili illusioni”. “In questi mesi ha spalancato ancor più le porte della Chiesa”, ha costruito “la sua pedagogia dell’accoglienza e della misericordia sulla speranza della Salvezza portata da un Uomo di nome Gesù”. (A.L.)

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    European Sunday Alliance: la domenica sia un giorno di riposo dal lavoro

    ◊   Rispettare il riposo settimanale per proteggere la salute dei lavoratori e favorire la conciliazione tra vita professionale e domestica. È quanto si propone l’“Impegno in vista delle elezioni europee 2014 per una domenica libera dal lavoro e per un lavoro decente”, lanciato dalla European Sunday Alliance, gruppo di cui fanno parte associazioni, Ong, sigle sindacali, esponenti del mondo cattolico a livello continentale. La Sunday Alliance – ricorda l’agenzia Sir - ha elaborato un documento, che può essere sottoscritto dagli attuali eurodeputati, in cui si legge: “Una Domenica libera dal lavoro e orari lavorativi decenti rivestono un’importanza fondamentale per i cittadini e per i lavoratori in tutta Europa e non risultano necessariamente in contraddizione con la competitività economica”. “Specialmente negli attuali tempi di crisi socio-economica, l’adozione di legislazioni estendenti l’orario di lavoro alla tarda serata, alla notte, alle festività nazionali e alle domeniche ha avuto conseguenze dirette sulle condizioni lavorative dei lavoratori e sulle piccole e medie imprese”. Nel testo si chiede dunque agli eurodeputati un impegno “ad assicurare che tutte le pertinenti normative Ue rispettino e promuovano la protezione di un giorno comune di riposo settimanale, che dovrà essere, in linea di principio, la domenica, al fine di proteggere la salute dei lavoratori e un migliore equilibrio tra vita familiare e privata e lavoro”. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.europeansundayalliance.eu (A.L.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 360

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.