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Sommario del 25/12/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Messaggio natalizio del Papa: pace per tutto il mondo, lasciamoci commuovere dalla tenerezza di Dio!
  • Tweet del Papa: a Natale Cristo viene fra noi: è il momento propizio per un incontro personale con il Signore
  • Papa Francesco celebra la sua prima Messa di Natale: Gesù, Amore fatto carne, è il senso della vita e della storia
  • Inaugurato il presepe in Piazza San Pietro. Il card. Comastri accende il lume della pace
  • Oggi in Primo Piano

  • Messa di Natale a Betlemme. Il patriarca Twal: Gesù ci annuncia che la pace è possibile
  • Strage di Natale a Baghdad, decine di morti. Mons. Warduni smentisce attentato contro i cristiani
  • Natale a Gaza, morta bimba palestinese in rappresaglia israeliana
  • Natale in Siria, mons. Zenari: l’unico conforto viene dalla fede
  • Centrafrica, padre Gazzera: migliaia di civili rifugiati nelle missioni cristiane a Natale
  • Sudafrica, padre Piccolboni: Natale, tempo di speranza per rendere più unito il Paese
  • Filippine, padre D’Ambra: qui la gente vive il Natale sentendo l’amore di Dio
  • Argentina in festa per il primo Natale di Papa Francesco
  • Il vescovo di Olbia: fraternità e carità scandiscono il Natale in Sardegna
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • L’arcivescovo di Seoul: Gesù nasce dove le persone amano, condividono, perdonano
  • Messa di Natale del card. Bagnasco: cupidigia del denaro e del potere, cause della crisi
  • Notte di Natale, il cardinale Scola: guardiamo all'umiltà di Gesù e Maria
  • Gli auguri di Natale del card. Caffarra a disoccupati e senza tetto
  • L’Ordinario militare per l’Italia celebra la Messa di Natale con i soldati in Afghanistan
  • Caritas romana: tanti volontari trascorrono un Natale accanto ai poveri
  • Sud Sudan, Intersos: al via la distribuzione di beni di prima necessità a Juba
  • Turchia, corruzione: si dimettono tre ministri
  • Brasile: migliaia di medici stranieri inviati nelle aree povere del Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messaggio natalizio del Papa: pace per tutto il mondo, lasciamoci commuovere dalla tenerezza di Dio!

    ◊   Lasciamoci riscaldare il cuore dalla tenerezza di Dio che si è fatto bambino: è l’invito di Papa Francesco nel suo primo Messaggio natalizio in occasione della Benedizione “Urbi et Orbi” pronunciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, dopo gli inni vaticano e italiano suonati dalla Banda della Gendarmeria vaticana e dall'Arma dei Carabinieri. Circa 70mila le persone presenti in Piazza San Pietro. Il servizio di Sergio Centofanti:

    E’ stato un accorato appello di pace per il mondo intero. Il Papa fa suo il canto degli angeli, che apparvero ai pastori di Betlemme nella notte in cui nacque Gesù: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14):

    “Un canto che unisce cielo e terra, rivolgendo al cielo la lode e la gloria, e alla terra degli uomini l’augurio di pace. Invito tutti ad unirsi a questo canto: questo canto è per ogni uomo e donna che veglia nella notte, che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri cercando di fare umilmente il proprio dovere”.

    A questo prima di tutto ci chiama il Natale – afferma il Papa: “dare gloria a Dio, perché è buono, è fedele, è misericordioso”:

    “In questo giorno auguro a tutti di riconoscere il vero volto di Dio, il Padre che ci ha donato Gesù. Auguro a tutti di sentire che Dio è vicino, di stare alla sua presenza, di amarlo, di adorarlo. E ognuno di noi possa dare gloria a Dio soprattutto con la vita, con una vita spesa per amore suo e dei fratelli”.

    “La vera pace" – ha proseguito - "non è un equilibrio tra forze contrarie. Non è una bella ‘facciata’, dietro alla quale ci sono contrasti e divisioni. La pace è un impegno di tutti i giorni" che "si porta avanti a partire dal dono di Dio, dalla sua grazia che ci ha dato in Gesù Cristo”. Il Papa, guardando il Bambino nel presepe, pensa “ai bambini che sono le vittime più fragili delle guerre, ma anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati: “le guerre spezzano e feriscono tante vite!” E “troppe – ha detto - ne ha spezzate negli ultimi tempi il conflitto in Siria, fomentando odio e vendetta”:

    “Continuiamo a pregare il Signore perché risparmi all’amato popolo siriano nuove sofferenze e le parti in conflitto mettano fine ad ogni violenza e garantiscano l’accesso agli aiuti umanitari. Abbiamo visto quanto è potente la preghiera! E sono contento che oggi si uniscano a questa nostra implorazione per la pace in Siria anche credenti di diverse confessioni religiose. Non perdiamo mai il coraggio della preghiera! Il coraggio di dire: Signore, dona la tua pace alla Siria e al mondo intero. E anche i non credenti invito a desiderare la pace, con il loro desiderio, quel desiderio che allarga il cuore: tutti uniti, o con la preghiera o con il desiderio. Ma tutti, per la pace”.

    Papa Francesco guarda poi all’Africa:

    “Dona, Bambino, pace alla Repubblica Centroafricana, spesso dimenticata dagli uomini. Ma tu, Signore, non dimentichi nessuno! E vuoi portare pace anche in quella terra, dilaniata da una spirale di violenza e di miseria, dove tante persone sono senza casa, acqua e cibo, senza il minimo per vivere. Favorisci la concordia nel Sud-Sudan, dove le tensioni attuali hanno già provocato troppe vittime e minacciano la pacifica convivenza di quel giovane Stato. Tu, Principe della pace, converti ovunque il cuore dei violenti perché depongano le armi e si intraprenda la via del dialogo”.

    C’è anche la Nigeria, “lacerata da continui attacchi che non risparmiano gli innocenti e gli indifesi”. E chiede a Dio di benedire la Terra che ha scelto per venire nel mondo e far così giungere “a felice esito i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi”. Chiede che siano sanate “le piaghe dell’amato Iraq, colpito ancora da frequenti attentati”. Eleva quindi la sua preghiera per quanti sono perseguitati a causa della fede cristiana, per i profughi e i rifugiati, specialmente nel Corno d’Africa e nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Prega affinché “i migranti in cerca di una vita dignitosa trovino accoglienza e aiuto":

    “Tragedie come quelle a cui abbiamo assistito quest’anno, con i numerosi morti a Lampedusa, non accadano mai più!”.

    Quindi aggiunge:

    “O Bambino di Betlemme, tocca il cuore di quanti sono coinvolti nella tratta di esseri umani, affinché si rendano conto della gravità di tale delitto contro l’umanità. Volgi il tuo sguardo ai tanti bambini che vengono rapiti, feriti e uccisi nei conflitti armati, e a quanti vengono trasformati in soldati, derubati della loro infanzia”.

    Invoca poi il Signore del cielo e della terra perché guardi questo nostro pianeta, “che spesso la cupidigia e l’avidità degli uomini sfrutta in modo indiscriminato. Assisti e proteggi – è la sua preghiera - quanti sono vittime di calamità naturali, soprattutto il caro popolo filippino, gravemente colpito dal recente tifone”. Infine, lancia a tutti il suo invito a fare memoria che “in questa umanità oggi è nato il Salvatore, che è Cristo Signore”:

    “Fermiamoci davanti al Bambino di Betlemme. Lasciamo che il nostro cuore si commuova: non abbiamo paura di questo! Non abbiamo paura che il nostro cuore si commuova! Ne abbiamo bisogno, che il nostro cuore si commuova! Lasciamolo riscaldare dalla tenerezza di Dio; abbiamo bisogno delle sue carezze. Le carezze di Dio non fanno ferite: le carezze di Dio ci danno pace e forza. Abbiamo bisogno delle sue carezze. Dio è grande nell’amore, a Lui la lode e la gloria nei secoli! Dio è pace: chiediamogli che ci aiuti a costruirla ogni giorno, nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle nostre città e nazioni, nel mondo intero. Lasciamoci commuovere dalla bontà di Dio”.

    Dopo la Benedizione “Urbi et Orbi” il Papa ha rivolto a tutto il mondo il suo augurio di buon Natale:

    “In questo giorno illuminato dalla speranza evangelica che proviene dall’umile grotta di Betlemme, invoco il dono natalizio della gioia e della pace per tutti: per i bambini e gli anziani, per i giovani e le famiglie, per i poveri e gli emarginati. Gesù, nato per noi, conforti quanti sono provati dalla malattia e dalla sofferenza; sostenga coloro che si dedicano al servizio dei fratelli più bisognosi. Buon Natale a tutti!”.

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    Tweet del Papa: a Natale Cristo viene fra noi: è il momento propizio per un incontro personale con il Signore

    ◊   Il Papa ha lanciato un nuovo tweet: “A Natale - scrive - Cristo viene fra noi: è il momento propizio per un incontro personale con il Signore”.

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    Papa Francesco celebra la sua prima Messa di Natale: Gesù, Amore fatto carne, è il senso della vita e della storia

    ◊   Ieri sera, nella Basilica Vaticana, Papa Francesco ha presieduto la Messa della notte di Natale. “Gesù è il senso della vita e della storia”, ha detto il Pontefice nella sua omelia, invitando i fedeli a porsi in cammino con Dio, senza dimenticare “gli emarginati” e condividendo “la gioia del Vangelo”. Preceduta dall’antico canto della Kalenda, che annuncia il Natale, la celebrazione ha visto la preghiera dei fedeli anche in aramaico e cinese, lingua in cui si è pregato per tutti i cristiani perseguitati a causa delle fede. Il servizio di Isabella Piro:

    È la tenerezza, quella “ternura” che suona dolce in lingua spagnola, la nota dominante che avvolge la prima Messa di Natale di Papa Francesco. È lui che depone Gesù Bambino nella mangiatoia, è lui che lo bacia delicatamente stringendolo tra le braccia, è lui che alla fine della celebrazione lo porta in processione fino al presepe interno alla Basilica Vaticana, circondato da dieci bambini di cinque diversi continenti, le mani colme di fiori bianchi.

    Ma Natale non è solo emozione e sentimento, ricorda il Papa nella sua omelia: Natale ci dice “la realtà di ciò che siamo”, ovvero “popolo in cammino”, popolo pellegrino che “non vuole essere popolo errante” perché “la nostra identità di credenti è quella di gente pellegrina verso la terra promessa”:

    “Nella nostra storia personale si alternano momenti luminosi e oscuri, luci e ombre. Se amiamo Dio e i fratelli, camminiamo nella luce, ma se il nostro cuore si chiude, se prevalgono in noi l’orgoglio, la menzogna, la ricerca del proprio interesse, allora scendono le tenebre dentro di noi e intorno a noi”.

    Poi il Papa si sofferma sulla grazia apparsa nel mondo con Gesù, “venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce”, e in cui si vede “la misericordia e la tenerezza del Padre”:

    “Gesù è l’Amore fattosi carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia che ha posto la sua tenda in mezzo a noi”.

    Ai tanti fedeli che gremiscono la Basilica di San Pietro e ai numerosi pellegrini radunati sulla piazza antistante, che seguono la Messa grazie ai maxi-schermi, Papa Francesco chiede di non dimenticare che “i pastori sono stati i primi a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù”:

    “Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. E sono stati i primi perché vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. (…) Con loro ringraziamo il Signore di averci donato Gesù: Ti benediciamo, Signore Dio Altissimo, che ti sei abbassato per noi. Tu sei immenso, e ti sei fatto piccolo; sei ricco, e ti sei fatto povero; sei l’onnipotente, e ti sei fatto debole”.

    Condividiamo, allora, “la gioia del Vangelo”, conclude il Santo Padre, perché Dio ci ama, ci ama tanto da donarci suo Figlio:

    “Il Signore ci ripete: ‘Non temete’ (Lc 2,10), come hanno detto gli angeli ai pastori. ‘Non temete’. E anch’io vi ripeto, a tutti voi: ‘Non temete!’. Il nostro Padre è paziente, ci ama, ci dona Gesù per guidarci nel cammino verso la terra promessa. Egli è la luce che rischiara le tenebre. Egli è la misericordia: nostro Padre perdona sempre. Egli è la nostra pace”.

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    Inaugurato il presepe in Piazza San Pietro. Il card. Comastri accende il lume della pace

    ◊   E' stato inaugurato nel pomeriggio della Vigilia di Natale il tradizionale presepe allestito in Piazza San Pietro. Quest'anno è un presepe napoletano donato a Papa Francesco dalla diocesi di Napoli. Presenti alla cerimonia i cardinali Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato, e Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, che ha acceso il tradizionale lume della pace. Il servizio di Davide Maggiore:

    I poveri che si radunano attorno al Bambino Gesù sono messi particolarmente in risalto, quest’anno, nel presepe napoletano allestito in Piazza San Pietro. Un elemento che ricorda l’invito di Papa Francesco a guardare alle periferie geografiche ed esistenziali, ed è contemporaneamente un richiamo al Santo di Assisi e alla Natività che egli volle rappresentare a Greccio. E proprio su questo episodio ha voluto incentrare la sua riflessione il card. Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato della Città del Vaticano:

    “Il cronista della vita di San Francesco diceva che, attraverso il presepio, si onora la semplicità, si esalta la povertà e si loda l’umiltà. Sono tre virtù che dovrebbero far parte della nostra vita cristiana”.

    Ecco allora l’invocazione del cardinale Bertello:

    “Dio che viene in mezzo a noi attraverso il suo Figlio, questo Figlio che si fa piccolo, che si fa bambino, che si fa povero, aiuti anche noi a vivere nella nostra vita come suoi discepoli queste tre virtù” .

    E a Natale il desiderio di rendere più buono il mondo si accende nel cuore di tutti, ha detto durante la preghiera il card. Angelo Comastri. Ma, ha spiegato, c’è un rischio da evitare:

    “Il rischio che il Natale sia soltanto un vago sentimento che si spegne con le prime luci del giorno dopo. Non deve accadere così! Dobbiamo prendere tutti fisso domicilio a Betlemme”.

    A Betlemme il Figlio di Dio è entrato nella nostra storia, ha proseguito il porporato, e lo ha fatto in un modo preciso:

    “La povertà di Betlemme non è un incidente, ma è una precisa scelta di Dio. Non dimentichiamolo e chiediamoci: 'Perché?'. Gesù ha scelto la povertà per ricordarci che la felicità non si trova moltiplicando i divertimenti come molti pensano illudendosi, la felicità non si raggiunge accumulando le ricchezze, come molti erroneamente credono: la felicità si trova facendo del bene, tendendo la mano per soccorrere chi soffre e per asciugare le lacrime di chi piange!”.

    La mangiatoia di Betlemme, ha concluso il porporato, ci dice che “è grande chi esce dalla prigione dell’egoismo” e cura le ferite dei fratelli “con la medicina dell’amore”. Infine, il cardinale ha acceso la candela ricevuta dal Santo Padre Francesco, il cui cuore, ha detto, è in queste ore “insieme a tutti i cristiani sparsi nel mondo” per diffondere la luce di Betlemme.

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    Oggi in Primo Piano



    Messa di Natale a Betlemme. Il patriarca Twal: Gesù ci annuncia che la pace è possibile

    ◊   “Da Betlemme è partito il messaggio della Salvezza; ed è a Betlemme che dobbiamo guardare, Gesù ci dice che la pace è possibile”: è il cuore del messaggio del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, per la Messa di Natale a Betlemme. Emozionante la celebrazione della notte per i cristiani locali e per i pellegrini giunti numerosi. Da Betlemme, il servizio di Annalisa Consolo, del Franciscan Media Center:

    Quando scende la sera, la piazza della Natività cambia decisamente volto e il rumore festoso della giornata cede il passo ad un’atmosfera più intima e raccolta. E’ la notte di Betlemme. Nella Basilica chiusa, i francescani hanno preparato la grotta, presso la mangiatoia. Momenti intensi anche per chi vive accanto a questo luogo da anni o per chi, prima delle solenni celebrazioni, in questa notte speciale ha potuto sostare per qualche attimo in silenziosa preghiera. Fuori, piano piano, la piazza si è rianimata. Tanti i fedeli in fila per accedere alla Messa di Mezzanotte nella Basilica di Santa Caterina. 1500 i biglietti distribuiti. Ascoltiamo alcuni pellegrini:

    “E’ talmente tutto bello e emozionante, che non abbiamo parole”.

    “E’ il posto di Gesù, è il posto – speriamo – della pace, anche, perché ho visto veramente tanta sofferenza e spero che questo sia una briciola in più verso la pace”.

    “È la prima volta che mi trovo a Betlemme nel giorno di Natale: ho cercato di far coincidere le due cose ... E’ un momento emozionante: trovarsi nello stesso posto e nello stesso giorno nel luogo in cui Gesù è nato è un’emozione strana, non riesco a spiegarla …”.

    Il culmine della notte di Betlemme è la Santa Messa di Mezzanotte cominciata subito dopo l’Ufficio delle letture. Presieduta dal patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, è stata concelebrata da decine di sacerdoti. Presente anche, come consuetudine, il presidente palestinese Abu Mazen. In una chiesa stracolma di gente, soprattutto pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, l’omelia del patriarca latino è stata un richiamo forte.

    Ricordando tutti i drammi dell’umanità comprese le “difficili situazioni in Egitto e Iraq, e la tragedia siriana”, il patriarca Twal definisce una “lunga notte di conflitti, di guerre, di distruzione, di paura, quella nella quale è immerso il mondo e il Medio Oriente” in particolare. “O Bambino di Betlemme, siamo stanchi” – ha detto in tono accorato. “Ma non dobbiamo mai cedere alla disperazione – ha proseguito – perché Gesù Salvatore ci annuncia che la pace è possibile, che la fiamma della speranza rimane viva, che la giustizia, la pace e la riconciliazione verranno. Da Betlemme è partito il messaggio della Salvezza: ed è a Betlemme che dobbiamo guardare”, sperando ancora nella “pace di Cristo che è universale e basata sulla giustizia”.

    “La nostra terra è santa – ha proseguito – e in quanto tale deve avere da noi una risposta di fedeltà perché la nostra permanenza in questa terra è una vocazione divina, una benedizione, un privilegio”. Infine, un appello per “i vescovi e le religiose della Siria che sono stati rapiti. In questa notte, preghiamo per il loro ritorno e perché sia loro restituita la dignità. Ricordati di loro, Signore, e di tutti i rifugiati”.

    Intanto, alla stessa ora un’altra Messa, più intima più raccolta, è stata celebrata proprio nella Grotta presso l’altare della mangiatoia, partecipata in particolare dai fedeli della parrocchia cattolica latina di Betlemme e presieduta da loro parroco, Nerwan Nasser.

    Verso l’una e trenta è terminata la solenne celebrazione in Santa Caterina. Il patriarca è sceso in Grotta con il Bambinello, per porlo nel luogo in cui avvenne la nascita del Figlio di Dio. Qui, per tutta la notte, si sono celebrerete Sante Messe, in un ininterrotto e commosso susseguirsi di canti, di preghiera e di commozione. Questa mattina il patriarca Tal ha celebrato la Messa pontificale di Natale in arabo e latino, per i cristiani locali. E’ questo, il luogo del Natale.

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    Strage di Natale a Baghdad, decine di morti. Mons. Warduni smentisce attentato contro i cristiani

    ◊   Un nuovo attentato a Baghdad sconvolge anche il giorno di Natale. Un’autobomba è esplosa nel quartiere di Doura nei pressi di un mercato. Il bilancio è di oltre 40 morti, decine i feriti. Fonti mediche e della sicurezza irachena riferiscono che l’attentato è avvenuto vicino una chiesa. Tuttavia, il vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei, mons. Shlemon Warduni, smentisce questa versione. Ascoltiamolo al microfono di Eugenio Bonanata:

    R. – Non dobbiamo mescolare le cose. Voi sapete che gli attentati in Iraq sono diversi e tanti. Poi una macchina che è esplosa al mercato - e c’è una chiesa vicino al mercato - io non dico che è contro i cristiani o contro il Natale! E’ avvenuto nel giorno di Natale, ma non perché è Natale. Queste notizie danno alla gente un’impressione non buona ed è a questo che i mass media devono fare attenzione!

    D. – Come viene vissuto questo periodo natalizio nel Paese?

    R. – Veramente, noi abbiamo sentito molta gioia, molta partecipazione. Questa mattina le chiese erano pienissime; anche ieri sera, nella maggior parte delle chiese è stata celebrata la Messa, tra queste anche la mia parrocchia. E’ stato molto bello.

    D. – Mons. Warduni, qual è la condizione dei cristiani in Iraq?

    R. – La situazione dei cristiani in Iraq è uguale a quella di tutto il Paese, di tutti gli abitanti. Solo perché il nostro numero è piccolo, qualche volta, si sente che i cristiani stanno male. Basta! Non dobbiamo parlare così: dobbiamo essere anche giusti nei nostri giudizi. Perché emigrano i cristiani? Perché sono perseguitati? Non è vero, questo. L’emigrazione non è solo per i cristiani: anche per gli altri, anche i musulmani emigrano. Perciò noi preghiamo perché venga la pace: è questo che manca, a tutti noi iracheni, e non solo a noi: a tutto il Medio Oriente!

    D. – Quindi, qual è il suo augurio per l’Iraq?

    R. – Ecco: il mio augurio per l’Iraq, per il Medio Oriente, per tutto il mondo è che la pace venga, che la sicurezza sia lo scudo di tutti gli uomini di buona volontà. Quindi, tanti auguri a tutto il mondo, e anche a noi iracheni e a noi cristiani!

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    Natale a Gaza, morta bimba palestinese in rappresaglia israeliana

    ◊   Nella Striscia di Gaza è un nuovo Natale di violenza: un civile israeliano è stato ucciso da un militante radicale islamico. Nei bombardamenti di rappresaglia lanciati dallo Stato ebraico è rimasta uccisa una bimba palestinese di 4 anni. La piccola comunità cristiana locale vive in questo clima le celebrazioni per la nascita del Signore: tante le difficoltà, esasperate dall’embargo israeliano imposto dal 2007. Antonella Palermo ha raccolto la testimonianza di padre Mario Da Silva, dell’Istituto del Verbo Incarnato, viceparroco nell’unica parrocchia di Gaza:

    R. – Ci sono quasi due milioni di persone che abitano nella Striscia di Gaza, tra i quali solo 176 sono cattolici. La nostra comunità è molto piccola. Ad esempio, la domenica qui non è un giorno festivo, è un giorno in cui si lavora; anche il giorno Natale, è un giorno in cui la gente lavora e poi viene a Messa. Perciò, per noi, è una situazione particolare vivere il Natale qui a Gaza. E una grande gioia perché si vede il clima tra i cristiani. Per noi è sempre speciale questo momento, perché il Bambino Gesù è nato qui vicino, e nella sua fuga in Egitto è passato per questa terra, per Gaza, per la Via Maris, l’unica strada per andare in Egitto. Allora, lo ricordiamo con molto affetto.

    D. – Il messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale della pace pone al centro il valore della fraternità come via per la costruzione della pace…

    R. – Una cosa che io ho visto quando sono arrivato qui è la fraternità che c’è tra i cristiani e i fedeli delle altre religioni. Per esempio, nelle nostre scuole la maggioranza degli allievi e dei professori sono musulmani e c’è un rapporto di fraternità molto grande. E quello è il primo passo per cercare la pace.

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    Natale in Siria, mons. Zenari: l’unico conforto viene dalla fede

    ◊   In Siria, la guerra non conosce soste. Nuovi raid governativi sono stati lanciati contro Aleppo, causando nuove vittime: sarebbero circa 400 dal 15 dicembre, tra cui oltre 100 bambini. E la comunità cristiana alza con voce ancora più forte in questo Natale la sua preghiera di pace. Ascoltiamo, al microfono di Massimiliano Menichetti, il nunzio apostolico nel Paese, mons. Mario Zenari:

    R. - È il terzo Natale che si vive in tempo di guerra e purtroppo le statistiche mostrano ad ogni Natale un crescendo di violenza e di sofferenza umana. Naturalmente, i cristiani non perdono questa gioia del Natale, anche se celebrato in queste condizioni così difficili. La gente riscopre sempre di più la fiducia in Dio. In questi momenti così critici, l’unico conforto viene - in queste condizioni così terribili - dalla fede.

    D. - Papa Francesco più volte ha guardato alla situazione in Siria, invocando la pace e pregando per la popolazione siriana. Questi appelli arrivano a voi?

    R. - Sono veramente un’onda di consolazione di fronte a quello che io chiamo uno “tsunami” di sofferenza umana provocato da questo conflitto. Però c’è anche quest’altra “onda”! Questa vicinanza del Papa che è molto sentita da tutti.

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    Centrafrica, padre Gazzera: migliaia di civili rifugiati nelle missioni cristiane a Natale

    ◊   Nella Repubblica Centrafricana, Paese sprofondato in una drammatica spirale di violenza, il Natale è vissuto nella speranza che possa tornare presto la pace. Tanti i civili che hanno dovuto lasciare le proprie case in seguito alle violenze e che hanno trovato rifugio nelle chiese e nelle missioni cristiane. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano a Bozoum:

    R. – Abbiamo 6 mila rifugiati qui nella nostra missione. Nelle varie missioni che ci sono a Bangui, ad esempio, sono più di 140 mila le persone che hanno trovato rifugio nelle varie chiese, parrocchie e conventi. Quindi il Natale quest’anno forse è ancora più sentito nonostante tutto, proprio come ricerca della pace. Siamo nel momento in cui tutti sono armati, tantissima gente va in giro con il machete, con coltelli, con fucili … Quindi la nascitaa di Gesù è veramente un fatto di grande speranza. Ed è una speranza molto concreta. La cosa più bella che fa sempre piacere è il sorriso dei bambini che non si spegne quasi mai.

    D. – E non si spengono l’impegno e lo slancio missionario …

    R. – Nonostante questo momento difficile, stiamo anche facendo un lavoro molto interessante per cercare un dialogo e una mediazione in particolare con musulmani e con i vari ribelli. Se tutto va bene – e questa è la bella notizia – stiamo riottenendo di poter disarmare i ribelli che ci sono qui e di metterli in condizione di non nuocere più alla popolazione.

    D. – Quali le immagini più eloquenti del Natale in Centrafrica?

    R. – Tutte le mamme con il bambino; sono le “Madonne” con Gesù. Questo è il segno di speranza che da duemila anni ci continua a sostenere e ci aiuta ad andare avanti.

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    Sudafrica, padre Piccolboni: Natale, tempo di speranza per rendere più unito il Paese

    ◊   Il Sudafrica celebra quest’anno il Natale senza Nelson Mandela, morto lo scorso 5 dicembre all’età di 95 anni. Sul clima particolare di queste festività natalizie, ascoltiamo padre Gianni Piccolboni, missionario stimmatino, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Un Natale senza Mandela è un Natale in cui si sente una mancanza. Abbiamo visto che la gente africana non ha celebrato la morte, ma la vita di quest’uomo, un uomo che è riuscito a fare la differenza in quella nazione.

    D. – Un uomo che ha ricordato l’insostituibile valore dato da Dio ad ogni vita…

    R. – Ogni vita umana, ogni persona è preziosissima davanti ai suoi occhi. Quindi dovrebbe diventare il patrimonio di tutti noi. I patrimoni non sono quelli riconosciuti dall’Unesco o i patrimoni minerari: il patrimonio vero e proprio è ogni persona umana che diventa dono e benedizione per tutti.

    D. – Il Natale è il tempo della speranza. Quali le speranze per il Sudafrica nel post Mandela?

    R. – Credo che la speranza più bella è anche l’eredità spirituale che Mandela ha lasciato. Un uomo che ha voluto mettere insieme la nazione. Un uomo che ha voluto prima di tutto eliminare nel cuore – sia dell’uomo bianco sia dell’uomo nero – i sentimenti di odio, di invidia e di competizione. Questa, per me, è la prima eredità spirituale che ci lascia. Credo che sia la speranza più grande, che deve nascere nel cuore di ciascuno di noi e di ogni uomo che abbia la volontà di lavorare per il bene comune, di promuovere la persona umana.

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    Filippine, padre D’Ambra: qui la gente vive il Natale sentendo l’amore di Dio

    ◊   Nelle Filippine è stato devastante, lo scorso 7 novembre, il passaggio del tifone Haiyan. Sul Natale nel Paese asiatico Amedeo Lomonaco ha intervistato padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime a Zamboanga:

    R. – Nelle Filippine abbiamo avuto a Zamboanga, nell’arco di alcuni mesi, un attacco dei ribelli con tanti morti e poi un terremoto ed ancora questo tifone. Io mi auguro che questo Natale sia veramente un Natale di pace e tranquillità per la gente.

    D. – Papa Francesco, incontrando recentemente la comunità filippina nella Basilica di San Pietro, ha detto che proprio nei momenti di grande dolore e di grande sofferenza non bisogna smettere di chiedere “perché” al Padre. Come fanno i bambini con i loro genitori, non tanto per avere una spiegazione di fronte a cose molto grandi ed anche molto dolorose, ma proprio per avere sempre lo sguardo del Padre vicino. Il popolo delle Filippine sente questa vicinanza, questa tenerezza di Dio?

    R. – Certamente, la sente molto perché è un popolo molto devoto. Anche per me missionario – che sono qui da 35 anni – è un motivo di riaffermare la mia fede e la gioia di vivere con questa gente. Molti di loro, credo, si chiedono: “perché?”. Però attraverso queste sofferenze credo che ognuno di noi debba sviluppare l’amore verso gli altri, soprattutto verso quelli che soffrono di più. Penso e sono sicuro che il popolo filippino viva questo Natale nel sentimento di speranza e nell’amore di Dio.

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    Argentina in festa per il primo Natale di Papa Francesco

    ◊   Un Natale speciale è quello vissuto in Argentina, il Paese di Papa Francesco. Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Buenos Aires Luis Avellaneda, segretario della parrocchia di San José, la chiesa dell’ infanzia del Santo Padre:

    R. – Sentiamo la sua mancanza, ma Papa Francesco ha messo un arcivescovo a Buenos Aires, mons. Poli, un arcivescovo che può proseguire i suoi passi.

    D. – Come vivono il Natale gli argentini?

    R. – La mia famiglia si trova in Italia, a Bari. Quando racconto il nostro Natale, non ci possono credere! Qui è tempo d’estate, tempo di calore, di molto calore, ma mangiamo come in Italia per tradizione: il panettone, il pollo, il vino, le marmellate, i dolci … le stesse cose. Ma con questo caldo è un Natale impensabile per l’Europa. Si celebrano in modo solenne le Sante Messe, si allestiscono i presepi viventi. La nostra è una nazione cattolica e abbiamo le tradizioni dell’Europa. Si vive tutto con sentimento. In questo anno tutto è stato eccezionale: la Settimana Santa, sia le feste patronali, il Natale … Tutte le celebrazioni che sono avvenute nel corso dell’anno sono state eccezionali, perché Papa Francesco ha coinvolto, ha rivoluzionato anche la nostra vita.

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    Il vescovo di Olbia: fraternità e carità scandiscono il Natale in Sardegna

    ◊   In Italia, è all’insegna della solidarietà il Natale vissuto nella Sardegna, recentemente colpita dalle alluvioni. Così, al microfono di Amedeo Lomonaco, il vescovo di Tempio-Ampurias, mons. Sebastiano Sanguinetti:

    R. - Sicuramente è un Natale diverso dagli altri perché oltre mille famiglie, solo nella città di Olbia, vivono fuori casa e non trascorrono il Natale in famiglia. Quindi, questa situazione sicuramente crea un clima non di festa esteriore.

    D. – Manca questa festa esteriore, però sicuramente c’è lo spirito natalizio, quello della solidarietà, della vicinanza, dell’essere l’uno accanto all’altro…

    R. – E’ un Natale fatto di molta preghiera e molta fede, anche di tanti piccoli ed importanti gesti di carità, di amore fraterno e di vicinanza. Siamo tutti impegnati in prima fila per riscoprire e rivivere quello che è lo spirito autentico del Natale. La cosa importante è che questo territorio, grazie a Dio, ha trovato molto conforto, molta vicinanza dalle altre parti della Sardegna e dalle varie parti d’Italia. Sono tantissimi i segni che sono giunti e che continuano a giungere. Sono segni di prossimità. Ecco, questo Natale sarà un’occasione per rinsaldare queste relazioni, questa vicinanza, questo calore umano…

    D. – E sono molte le famiglie della città di Olbia e della zona circostante che hanno ricevuto per il Santo Natale un suo dono, un dono del vescovo…

    R. – In tutte le case delle persone che hanno perso tutto è arrivato un dono del vescovo, piccolo segno del vescovo e dei parroci della città: un Gesù Bambino con una candela e con un biglietto di vicinanza, augurio, conforto e segno di calore umano e cristiano.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    L’arcivescovo di Seoul: Gesù nasce dove le persone amano, condividono, perdonano

    ◊   Il vero significato del Natale “non è quello di essere ricordato, ma di essere vissuto”. “Perché il Bambino Gesù nasce in ogni luogo in cui le persone amano, condividono, servono e perdonano”. E’ quanto scrive l’arcivescovo di Seoul, mons. Andrea Yeom Soo-jung, nel suo messaggio per il Natale. Il presule ricorda l’importanza di pregare “per gli emarginati, i poveri, i malati” e per i “fratelli nordcoreani”. Nel messaggio, diffuso anche dall’agenzia AsiaNews, l’arcivescovo di Seoul esorta in particolare a combattere le sfide più urgenti della società: materialismo, ateismo, suicidi e divorzi. “I conflitti e le divisioni sono dappertutto”. “Crescono con rapidità il tasso di suicidi e quello dei divorzi; le famiglie soffrono ogni tipo di dolore e difficoltà. Gli studenti - aggiunge il presule - sono sommersi da enormi competizioni e difficili esami. I laureati trovano un lavoro con difficoltà”. “E poi ci sono coloro che sono dimenticati dalla maggior parte di noi: i senza tetto, i disabili, gli immigrati, i poveri”. “Vivono nel dolore e nell'ansia, in una vita senza dignità umana”. “Gesù - ricorda infine l’arcivescovo di Seoul - è venuto da noi come una luce in questo mondo scuro e soffocante”. “Non è venuto con una forma divina, ma come il più povero e il più umile degli esseri umani”. (A.L.)

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    Messa di Natale del card. Bagnasco: cupidigia del denaro e del potere, cause della crisi

    ◊   “Populismi e demagogie sono dannosi, parlare con luoghi comuni ad effetto è disonesto: si inganna il popolo, specie la povera gente che soffre l'indigenza, lo smarrimento, la paura del domani”. Sono parole del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, pronunciate durante l’omelia della Messa della Notte di Natale, celebrata nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova. “Il nostro tempo - ha detto ancora il porporato - si è lasciato sedurre dalla vanità, dalla cupidigia del denaro facile e del potere: potere e denaro vanno spesso insieme, e danno la sensazione di esistere, di essere importanti e forti, di contare nel mondo, di essere vivi”. La crisi “che si prolunga e grava sempre più sulle spalle dei poveri e dei deboli - ha concluso - ha qui la sua vera radice”. (E.B.)

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    Notte di Natale, il cardinale Scola: guardiamo all'umiltà di Gesù e Maria

    ◊   “Guardando all’umiltà della Vergine santissima le donne possono trovare la strada per superare, in forma adeguata ai nostri tempi, ogni discriminazione per attuare la giusta uguaglianza, rispettosa dell'insuperabile differenza sessuale”. Lo ha detto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nell'omelia della Messa della Notte di Natale che si è svolta nel Duomo del capoluogo lombardo. Ricordando le parole di Sant'Ambrogio - che nel suo Inno natalizio afferma "non da concorso d’uomo, ma dall’azione arcana dello Spirito, il Verbo di Dio si è fatto carne: così è germinato questo fiore" - il porporato ha ribadito che alla nascita di questo fiore collabora Maria, la donna. “Con questa affermazione asciutta e nuda Paolo esalta ogni donna – ha aggiunto – e non teme di abbassare Maria non facendone espressamente il nome, perché Dio venendo nella carne si riveste di umiltà e per la sua umiltà Maria fu eletta ad essere la Vergine-Madre. Noi tutti siamo pertanto invitati ad assimilare la grande lezione del Natale: l’umiltà. San Carlo, nostro grande co-patrono, ha esaltato nella sua santità l'humilitas, che significa lo stare ben aderenti alla terra (humus). Così si fa spazio a tutti, si lascia essere l’altro come altro, amando, nel giusto distacco, il suo volto diverso dal nostro”. “Facciamo nostro l’umile stile di vita di Gesù e di Maria - ha concluso - uno stile sobrio, giusto e pio”. (E.B.)

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    Gli auguri di Natale del card. Caffarra a disoccupati e senza tetto

    ◊   L'arcivescovo di Bologna, card. Carlo Caffarra, ha rivolto i suoi auguri alla città dai microfoni di un’emittente locale, pensando in particolare ai disoccupati e ai senza tetto. La Chiesa in questi giorni di Natale, ha sottolineato, "è percorsa continuamente da una esperienza, da un sentimento di gioia. Qualcuno potrebbe pensare subito: è una preghiera che allora non fa per me. Per me che sono disoccupato e non riesco a ritrovare il lavoro; per me che con la mia famiglia faccio fatica ad arrivare alla fine del mese; per me che devo passare le notti all'addiaccio, sotto il freddo pungente di questo periodo. Non fa per me questa gioia. Ecco, vorrei soprattutto rivolgermi a queste persone e a tutte le persone che stanno soffrendo, che stanno attraversando una particolare tribolazione. La gioia che la Chiesa desidera comunicarvi – ha affermato - non è un’evasione dalle brutte faccende feriali, essa si basa su un fatto che è realmente accaduto: Dio si è fatto uomo, Dio quindi è venuto ad abitare con noi, Dio è uno di noi. Se volessimo paragonare la nostra vita a una traversata in mare, la nostra zattera non può più naufragare nello scoraggiamento e nella disperazione perché su questa zattera c'è Dio medesimo".

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    L’Ordinario militare per l’Italia celebra la Messa di Natale con i soldati in Afghanistan

    ◊   “I poteri umani non sono al servizio della pace finché non ‘caricano sulle spalle’ le persone loro affidate e finché non assumono e fanno proprie le loro croci”. Così mons. Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, nell’omelia della Messa della Notte di Natale celebrata con il contingente italiano in Afghanistan, di stanza ad Herat. Alla presenza del ministro della Difesa e del capo di Stato Maggiore della Difesa italiani, il presule ha rivolto un pensiero ai due marò italiani detenuti in India, alle famiglie dei soldati impegnati all’estero e ai militari che hanno prestato servizio in situazioni di calamità naturali. “La Chiesa – ha detto - ve ne è grata e vuole, anche attraverso di voi, raggiungere le innumerevoli notti dell’uomo, per portare la luce di Cristo fino ai confini della terra e alle periferie dei cuori”. Poi il richiamo alla costruzione della pace sottolineando l’importanza di mettersi al servizio e di donare la vita per i propri fratelli. “L’'educazione alla pace, così come il Natale - ha affermato - richiede un cambio di vita in termini di sobrietà, giustizia, amore; un cambio possibile se si intravede la grazia di Dio che appare quando Dio si fa uomo, manifestando la dignità di ogni uomo e riportando l'uomo alla sua originaria dignità. Non ci capiti - come militari, come responsabili della cosa pubblica, come cristiani, come persone - di smarrire mai il senso della profonda dignità dell'uomo, di ogni uomo, di cui tutti siamo a servizio”. In giornata, dopo la visita a Kaia, presso il Comando Italfor, la celebrazione internazionale. Nel pomeriggio, tappa all'ambasciata italiana e il saluto ai militari italiani. Per l'Epifania è in programma un viaggio in Libano. (E. B.)

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    Caritas romana: tanti volontari trascorrono un Natale accanto ai poveri

    ◊   E’ un Natale accanto ai poveri, ai senza dimora, ad anziani soli quello vissuto dai volontari della Caritas romana. Tutti i pasti di Natale nelle mense Caritas, sono stati offerti con il contributo della Banca Popolare di Milano. A Capodanno inoltre è prevista una serata speciale, con il veglione, che verrà organizzato nelle mense presenti alla Cittadella della carità e sul Lungomare di Ostia. Il primo gennaio saranno invece le case famiglia di Villa Glori ad ospitare a pranzo i senza dimora del quartiere con una festa realizzata dai residenti e dai volontari delle case. Domenica 5 gennaio una giornata speciale si svolgerà alla Cittadella della carità in collaborazione con l’emittente Radio Radio: migliaia di romani saranno invitati a sostenere le famiglie assistite dall’Emporio della solidarietà visitando la struttura e portando doni. Intenso l’impegno dei volontari della Caritas in tutto il periodo natalizio. In particolare – ricorda il settimanale diocesano RomaSette - in una buia traversa della Via Cristoforo Colombo, a pochi metri dal palazzo della Regione Lazio, e nel centro di Roma, gli operatori della Caritas hanno trovato tre donne incinte che dormivano in rifugi di fortuna. Ora sono ospitate da alcune famiglie di volontari. “Sono incontri - sottolinea mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas - che ci hanno segnato e ci aiutano a leggere la Natività con gli occhi di chi vede nel bambino Gesù la speranza della giustizia, il calore del conforto, la gioia della fede, l’amore del Padre”. (A.L.)

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    Sud Sudan, Intersos: al via la distribuzione di beni di prima necessità a Juba

    ◊   In Sud Sudan, Paese teatro in questi giorni di drammatici scontri armati, Intersos continua le attività di distribuzione di beni di prima necessità come coperte, taniche per l’acqua, zanzariere, materassi e sapone in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), per garantire alle comunità in stato di bisogno l’accesso all’aiuto umanitario. L’organizzazione, sul campo con un team internazionale ridotto per ragioni di sicurezza, ha iniziato assieme all'Oim la distribuzione di beni di prima necessità a Juba, alla base Unmiss di Tongping. Gli sfollati riceveranno taniche per l’acqua, coperte, sapone, indumenti, zanzariere e kit da cucina. Sempre a Juba, assieme a Unicef, Intersos continua attività di protezione per i minori. Gli scontri armati, iniziati la sera del 15 dicembre scorso a Juba, hanno gettato il Paese ancora una volta nell’insicurezza, aggravando ulteriormente le condizioni della popolazione civile. Rimane grave l’emergenza legata all’assenza di acqua. Alta anche la preoccupazione per i 18.000 sfollati a Bor, dove portare assistenza è attualmente impossibile. Intersos – rende noto l’agenzia Sir - chiede alle parti in conflitto la cessazione degli scontri e rinnova l’urgenza di permettere alle organizzazioni umanitarie l’accesso anche in aree al momento inaccessibili. (A.L.)

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    Turchia, corruzione: si dimettono tre ministri

    ◊   Si sono dimessi, a Istanbul, i ministri turchi dell'Economia, dell'Interno e dell'Ambiente, dopo che i rispettivi figli sono rimasti coinvolti in un caso di corruzione che ha fatto scandalo e ha scosso il governo islamico conservatore. Ventidue le persone coinvolte, oltre ai figli dei ministri: tra loro uomini d'affari e l'amministratore delegato della banca pubblica Halbank. Il ministro dimissionario dell'economia, Caglayan, parla di "orribile complotto" contro il governo, mentre quello dell'Ambiente, Bayraktar, ha invitato alle dimissioni anche il premier Erdogan.

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    Brasile: migliaia di medici stranieri inviati nelle aree povere del Paese

    ◊   Sono già 2177 i comuni del Nord e del Nord Est in Brasile che beneficiano del programma “Più medici”, piano elaborato per portare assistenza sanitaria nei luoghi più remoti del Paese grazie a medici stranieri, in assenza di personale brasiliano disponibile. Il presidente brasiliano Dilma Rousseff – ricorda l’agenzia Misna - ne ha parlato nel suo programma radiofonico settimanale, ‘Caffè con la presidente’, precisando che sono 6658 gli operatori sanitari stranieri che hanno aderito al programma. Oltre ad inviare medici nelle zone più sguarnite, il piano prevede anche investimenti per la formazione dei dottori brasiliani, con l’obiettivo di aumentare il numero di quelli specializzati. “Più medici”, secondo Dilma Rousseff, riassume la risposta del governo alle manifestazioni di piazza che l’estate scorsa hanno visto protestare centinaia di migliaia di brasiliani, anche per chiedere migliori condizioni in campo sanitario. “Il governo – ha detto – sta ascoltando queste richieste e sta profondendo i suoi sforzi…Vogliamo un trattamento dignitoso e rispettoso per tutta la popolazione ma soprattutto per quelli che ne hanno più bisogno”. “Con la salute della gente – ha concluso il capo di Stato brasiliano non si negozia”. “Vogliamo che i brasiliani abbiano accesso a un buon servizio sanitario con centri di salute, unità di attenzione primaria, ospedali in buone condizioni e un numero sufficiente di medici; non importa se siano brasiliani o stranieri”. (A.L.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 359

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.