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Sommario del 20/12/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai ragazzi dell’Acr: trasmettete a tutti la gioia dell’amicizia con Gesù
  • Papa Francesco: l'Italia ha una carta in più da giocare, quella del patrimonio culturale
  • Il Papa: il mistero del nostro incontro con Dio si comprende in un silenzio che non cerca pubblicità
  • Videomessaggio del Papa ai "cartoneros": con il cibo che si butta si potrebbe sfamare tutto il mondo
  • Tweet del Papa: cerchiamo di vivere il Natale accogliendo Gesù al centro della nostra vita
  • Padre Cantalamessa: rompiamo i "doppi vetri" dell'indifferenza e accorgiamoci dei poveri
  • Il card. Koch: il Patriarca Kirill ammira Papa Francesco
  • Altre udienze e nomine di Papa Francesco
  • Festa di San Valentino, incontro dei fidanzati con Papa Francesco in Vaticano
  • Mons. Parolin: pace e riconciliazione per le due Coree, riconoscersi fratelli di un unico popolo
  • Il card. Tauran celebra la Messa al “Regina Apostolorum” e pranza con 400 senza tetto
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Stragi e orrori in Siria. L'analista: "Ginevra 2" si profila con molte incognite
  • Il Madagascar oggi alle urne per eleggere presidente e parlamento
  • Sud Sudan: ribelli attaccano base Onu, situazione sempre più critica
  • Adozioni internazionali: per le famiglie italiane bloccate in Congo occorre l'intervento del governo
  • Standard&Poor's abbassa il rating Ue. Padoan (Ocse): "Ripresa a diverse velocità"
  • Messa ai parlamentari. Il card. Bagnasco: "Vergogna per la immagini di Lampedusa"
  • Linee guida sull'informazione Lgbt. Melodia (Ucsi): "No al pensiero unico"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria, il vescovo di Aleppo: Natale sotto le bombe, niente Messa di Mezzanotte
  • Denuncia Acnur: mai tanti rifugiati da decenni, gravissima situazione in Siria
  • Uganda: legge anti-gay, pene fino all'ergastolo. I vescovi: norma contro i valori cristiani
  • Bangladesh. I cristiani chiedono protezione dagli estremisti durante il Natale
  • La comunità cattolica cinese si prepara al Natale nel segno della carità e dell’evangelizzazione
  • Russia: Khodorkovsky lascia il carcere, dopo la grazia di Putin
  • Mons. Toso interverrà alla “Scuola di pace” sul tema della fraternità
  • Natale a Terni: il vescovo pranzerà con poveri e anziani
  • Ilva. Mons. Santoro ai commissari: si facciano le bonifiche, tutelando i lavoratori
  • Il rev. Tveit: il Natale, alba di una nuova speranza
  • Al Centro Astalli il premio “Roma per la pace e l’Azione Umanitaria”
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai ragazzi dell’Acr: trasmettete a tutti la gioia dell’amicizia con Gesù

    ◊   Siate pietre vive, sappiate trasmettere dappertutto – a casa, in parrocchia, a scuola – la gioia dell’amicizia con Gesù, che in questo tempo di Natale “viene in mezzo a noi per salvarci”. Questa l’esortazione rivolta stamani nella Sala del Concistoro, in Vaticano, da Papa Francesco all’Azione Cattolica Ragazzi (Acr). Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il Papa ha incoraggiato i ragazzi ad “essere sempre nella Chiesa ‘pietre vive’, unite a Gesù”. E ha ricordato che il cammino di quest’anno dell’Acr – scandito dallo slogan “Non c’è gioco senza Te” – vuole far “scoprire Gesù come presenza amica”. Un’amicizia che in questo tempo di Festa è rischiarata dalla Luce di Betlemme:

    “Ecco, il Natale è proprio la festa della presenza di Dio che viene in mezzo a noi per salvarci. La nascita di Gesù non è una favola! E’ una storia realmente accaduta, a Betlemme, duemila anni fa. La fede ci fa riconoscere in quel Bambino, nato da Maria Vergine, il vero Figlio di Dio, che per amore nostro si è fatto uomo”.

    “Nel volto del piccolo Gesù – ha aggiunto Papa Francesco – contempliamo il volto di Dio, che non si rivela nella forza, nella potenza, ma nella debolezza e nella fragilità di un neonato”:

    “Questo Bambino mostra la fedeltà e la tenerezza dell’amore sconfinato con cui Dio circonda ciascuno di noi. Per questo facciamo festa a Natale, rivivendo la stessa esperienza dei pastori di Betlemme. Insieme a tanti papà e mamme che si affaticano ogni giorno affrontando parecchi sacrifici; insieme ai piccoli, ai malati, ai poveri facciamo festa. Ma, perché è la festa dell’incontro di Dio con noi in Gesù: per questo”.

    Gesù – ha detto il Santo Padre rivolgendosi ai ragazzi dell’Acr – vuole bene ad ognuno di voi. “Vuole essere amico di tutti”. E poi ha chiesto:

    “Siete convinti di questo?... Si, eh, eh… è così? Sembra che non siete tanto convinti, no? Siete convinti o no? [I ragazzi rispondono: Sì!] Pensiamo di sì! Bene! Se ne siete convinti, sicuramente saprete trasmettere la gioia di questa amicizia dappertutto: a casa, in parrocchia, a scuola, con gli amici”.

    Ai ragazzi, il Pontefice ha quindi posto un’altra cruciale domanda:

    “E con i nemici, con quelli che non ci vogliono bene? Cosa si deve fare? Fare la guerra? Pregare per loro! Perché sia vicino a Gesù, essere buono con loro. E saprete testimoniarlo comportandovi da veri cristiani: pronti a dare una mano a chi ha bisogno. E se quello che non ti vuole bene ha bisogno di qualcosa, tu gli darai una mano? Eh, non siete sicuri, no? Sì! Sì! Senza giudicare gli altri, senza parlare male”.

    I cristiani – ha sottolineato il Santo Padre – non devono giudicare gli altri, parlare male, ‘scadere’ nelle chiacchiere:

    “È brutta la gente che parla male dell’altro. Le chiacchiere sono cristiane, o no? No! Chiacchierare è una preghiera? Chiacchierare è come pregare o no? No! Chiacchierare è una cosa cattiva. Mai si deve fare. E dobbiamo cominciare da adesso: mai chiacchierare; senza parlare male. Avanti così!… Buon Natale e pregate per me”.

    L’Azione Cattolica Ragazzi, che senza Gesù sarebbe solo una Ong – ha detto infine il Papa – è una bella realtà “diffusa e operante in quasi tutte le diocesi d’Italia”. Prima del suo discorso, Papa Francesco è stato salutato da una bambina a nome di tutti i ragazza dell’Acr:

    “Carissimo Papa, buongiorno! Usiamo il tuo stesso saluto con il quale entri nelle nostre case come una persona di famiglia. Noi ti conosciamo perché ti vediamo in televisione: vediamo una persona simpatica e semplice. Pensa che anche noi, per quanto piccoli, riusciamo a capire cosa ci comunichi: comprendiamo che non bisogna nascondersi o vergognarsi di essere cristiani, ma, che essere amici di Gesù è bello. Ogni giorno, per quanto è possibile, ci ricordiamo delle tue parole: permesso, grazie, scusa. E ci impegniamo a viverle. Tutti i ragazzi dell’Acr ti vogliono bene, e oggi, a nome di tutti loro, ti abbracciamo e ti diciamo insieme: 'Buon Natale Francesco!'”

    (Canto dell’Acr: Non c’è gioco senza te)

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    Papa Francesco: l'Italia ha una carta in più da giocare, quella del patrimonio culturale

    ◊   Siate sempre al servizio della “cultura dell’incontro”. E’ l’esortazione che Papa Francesco ha levato stamani ricevendo i funzionari del Cerimoniale diplomatico della Repubblica italiana e i funzionari dell’Ambasciata italiana presso la Santa Sede. Il Papa ha sottolineato che l’Italia ha una carta in più da giocare: quella del patrimonio culturale. Quindi, ha evidenziato che anche chi non è cristiano si sente interpellato dal messaggio del Natale di Gesù. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Papa Francesco ha iniziato il suo intervento con un sentito ringraziamento per il lavoro quotidiano dei diplomatici italiani e per lo spirito di collaborazione con la Segreteria di Stato e la Prefettura della Casa Pontificia. Quindi, ha messo l’accento sulla dimensione dell’incontro insita nella missione della diplomazia:

    “Per il vostro servizio, voi siete nella condizione di favorire la cultura dell’incontro. Siete funzionari diplomatici e tutto il vostro lavoro tende a far sì che i rappresentanti dei Paesi, delle Organizzazioni internazionali, delle Istituzioni possano incontrarsi nel modo più proficuo. Quanto è importante questo servizio!”.

    Ha così sottolineato ’importanza della “crescita di relazioni positive, basate sulla conoscenza reciproca, sul rispetto, sulla comune ricerca di vie di sviluppo e di pace”:

    “In particolare, voi avete, in tutto ciò, una carta in più da giocare: quella del patrimonio culturale italiano. L’Italia è sempre stata nel mondo sinonimo di cultura, di arte, di civiltà. E voi contribuite a far sì che questo sia valorizzato per la cultura dell’incontro, che tale patrimonio vada a vantaggio del bene comune, di quella che Paolo VI chiamava la civiltà dell’amore”.

    Il Natale, ha proseguito, “è la festa dell’incontro tra Dio e l’uomo. Ci viene donato un Bambino che nella sua persona realizza pienamente questo incontro”:

    “Anche chi non è cristiano si sente interpellato dal messaggio del Natale di Gesù. Auspico che ciascuno di voi possa vivere intensamente questo mistero d’amore, e che esso animi in profondità anche il vostro servizio”.

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    Il Papa: il mistero del nostro incontro con Dio si comprende in un silenzio che non cerca pubblicità

    ◊   Solo il silenzio custodisce il mistero del cammino che l'uomo compie con Dio. Lo ha affermato Papa Francesco nell'omelia della Messa presieduta questa mattina in Casa Santa Marta. Il Signore, ha aggiunto il Papa, ci dia "la grazia di amare il silenzio", che ha bisogno di essere "custodito" lontano da ogni "pubblicità". Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Nella storia della salvezza, non il clamore né la platealità, ma l’ombra e il silenzio sono i “luoghi” in cui Dio ha scelto di manifestarsi all’uomo. Confini evanescenti da cui il suo mistero ha preso di volta in volta una forma visibile, ha preso carne. A suggerire la riflessione di Papa Francesco sono gli istanti dell’Annunciazione, proposta dal Vangelo di oggi, in particolare il passo in cui l’Angelo dice a Maria che la potenza dell’Altissimo la “coprirà con la sua ombra”. Come, in fondo, quasi della stessa sostanza dell’ombra era fatta anche la nube con la quale, ricorda il Papa, Dio aveva protetto gli ebrei nel deserto:

    “Il Signore sempre ha avuto cura del mistero e ha coperto il mistero. Non ha fatto pubblicità del mistero. Un mistero che fa pubblicità di sé non è cristiano, non è il mistero di Dio: è una finta di mistero! E questo è quello che è accaduto alla Madonna qui, quando riceve suo Figlio: il mistero della sua maternità verginale è coperto. E’ coperto tutta la vita! E Lei lo sapeva. Quest’ombra di Dio, nella nostra vita, ci aiuta a scoprire il nostro mistero: il nostro mistero dell’incontro col Signore, il nostro mistero del cammino della vita col Signore”.

    “Ognuno di noi – afferma Papa Francesco – sa come misteriosamente opera il Signore nel nostro cuore, nella nostra anima”. E qual è – soggiunge – “la nube, la potenza, com’è lo stile dello Spirito Santo per coprire il nostro mistero?”:

    “Questa nube in noi, nella nostra vita si chiama silenzio: il silenzio è proprio la nube che copre il mistero del nostro rapporto col Signore, della nostra santità e dei nostri peccati. Questo mistero che non possiamo spiegare. Ma quando non c’è silenzio nella vita nostra, il mistero si perde, va via. Custodire il mistero col silenzio! Quella è la nube, quella è la potenza di Dio per noi, quella è la forza dello Spirito Santo”.

    La Madre di Gesù è stata la perfetta icona del silenzio. Dall’annuncio della sua eccezionale maternità al Calvario. Penso, osserva Papa Francesco, a “quante volte ha taciuto e quante volte non ha detto quello che sentiva per custodire il mistero del rapporto con suo Figlio”, fino al silenzio più crudo, “ai piedi della Croce”:

    “Il Vangelo non ci dice nulla: se ha detto una parola o no… Era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! ‘Tu, quel giorno - questo è quello che abbiamo letto - mi hai detto che sarà grande; tu mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!’. La Madonna era umana! E forse aveva la voglia di dire: ‘Bugie! Sono stata ingannata!’: Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in quel momento. Ma Lei, col silenzio, ha coperto il mistero che non capiva e con questo silenzio ha lasciato che questo mistero potesse crescere e fiorire nella speranza”.

    “Il silenzio è quello che custodisce il mistero”, per cui il mistero “del nostro rapporto con Dio, del nostro cammino, della nostra salvezza – ripete Papa Francesco – non può essere messo all’aria, pubblicizzato". Che il Signore "ci dia a tutti la grazia di amare il silenzio, di cercarlo e avere un cuore custodito dalla nube del silenzio”.

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    Videomessaggio del Papa ai "cartoneros": con il cibo che si butta si potrebbe sfamare tutto il mondo

    ◊   Con il cibo che si butta si potrebbe dare da mangiare a tutta la gente affamata del mondo: è quanto ha affermato il Papa in un breve videomessaggio ai “cartoneros” diffuso ieri dall’associazione che rappresenta le migliaia di persone che in Argentina vivono grazie al riciclo di cartone e altri materiali. Il video è stato registrato durante un’udienza del Papa in Vaticano con un dirigente del Movimento dei lavoratori esclusi, il 5 dicembre scorso. Il servizio di Sergio Centofanti:

    “Oggi noi non ci possiamo permettere il lusso di sprecare quello che avanza” dalla tavola dei ricchi: le parole del Papa sono chiare. “Stiamo vivendo in una ‘cultura dello scarto’ – ha affermato - dove facilmente non si scartano solo le cose, ma anche le persone”. Papa Francesco apprezza quanto fanno i “cartoneros”:

    “Ustedes reciclen y con esto producen dos cosas: un trabajo ecológico necesario...
    Loro riciclano e quando riciclano producono due cose: un lavoro ecologico - necessario! - e una produzione che fraternizza e dà dignità al proprio lavoro. Sono creativi nella produzione e sono ugualmente creativi nella custodia della terra e del mondo con questa dimensione ecologica. Pensare che con gli alimenti che si buttano si potrebbe dar da mangiare a tutta la gente affamata del mondo!”.

    Questo l’invito del Papa ai “cartoneros”:

    “Vayan creando conciencia de que el reciclado no es solo ecológico...
    Continuate a creare la coscienza che il riciclo non è soltanto ecologico - e questa è già una gran cosa! - ma anche produttivo per gli altri. Bisogna prendere coscienza dell'importanza di non sprecare gli alimenti, perché ci sono bambini che soffrono la fame! Grazie per quello che fate!”.

    I “cartoneros” vivono nelle “villas miserias”, le favelas argentine abitate da uomini e donne che fino alla devastante crisi economica del 2001 avevano un lavoro regolare e tutele sociali e che dall’oggi al domani si sono ritrovati a vivere frugando nelle immondizie alla ricerca di cartone, metallo e cibo. In Argentina sono circa 100mila, novemila solo a Buenos Aires. Alla Messa d’inaugurazione del Pontificato, il 19 marzo scorso, era presente un rappresentante dei “cartoneros”, nella propria divisa blu e verde con la scritta “Movimiento de trabajadores exluídos”. Papa Francesco ha voluto una rappresentanza di "cartoneros", accanto a lui sul palco, anche durante la Via Crucis di Rio de Janeiro il 26 luglio scorso.

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    Tweet del Papa: cerchiamo di vivere il Natale accogliendo Gesù al centro della nostra vita

    ◊   Il Papa ha lanciato un nuovo tweet: “Cerchiamo di vivere il Natale - scrive Papa Francesco - in maniera coerente col Vangelo, accogliendo Gesù al centro della nostra vita”.

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    Padre Cantalamessa: rompiamo i "doppi vetri" dell'indifferenza e accorgiamoci dei poveri

    ◊   Il mistero dell’Incarnazione, contemplato con gli occhi di San Francesco d’Assisi, al centro dell’ultima predica d’Avvento, stamani nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, per il Papa e la Curia Romana. A tenerla, come di consueto, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa. Il servizio di Giada Aquilino:

    Non accoglie pienamente Cristo “chi non è disposto ad accogliere il povero con cui Egli si è identificato”. È dedicata alla povertà, attraverso il mistero dell’Incarnazione, la riflessione di padre Raniero Cantalamessa. “Non importa solo sapere che Dio si è fatto uomo - ha detto - importa anche sapere che tipo di uomo si è fatto”: per San Francesco, Cristo “si è fatto povero”, il Verbo ha assunto "il povero, l’umile, il sofferente, al punto da indentificarsi con essi":

    “I poveri sono i piedi di Gesù. Il povero è anch’esso un ‘vicario di Cristo’, uno che tiene le veci di Cristo. Vicario si intende in senso passivo, non attivo; cioè, non nel senso che quello che fa il povero è come se lo facesse Cristo, ma nel senso che quello che si fa al povero è come se lo si facesse a Cristo”.

    Non a caso Giovanni XXIII, ha ricordato padre Cantalamessa, in occasione del Concilio Vaticano II coniò l’espressione “Chiesa dei poveri”: “in un certo senso, tutti i poveri del mondo, siano essi battezzati o meno, le appartengono. La loro povertà e sofferenza - ha aggiunto - è il loro battesimo di sangue”. La Chiesa di Cristo è dunque “immensamente più vasta di quello che dicono le statistiche correnti”:

    “Ne deriva che il Papa, vicario di Cristo, è davvero il ‘padre dei poveri’, il pastore di questo immenso gregge, ed è una gioia e uno stimolo per tutto il popolo cristiano vedere quanto questo ruolo è stato preso a cuore dagli ultimi Sommi Pontefici, con le varie lettere sociali, e in modo tutto particolare dal pastore che siede oggi sulla cattedra di Pietro”.

    Proprio Papa Francesco e la sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium hanno suggerito al predicatore della Casa Pontificia una immagine della società contemporanea: oggi, ha detto, “tendiamo a mettere tra noi e i poveri dei doppi vetri”:

    “Noi vediamo i poveri muoversi, agitarsi, urlare dietro lo schermo televisivo, oppure esporre sulle riviste missionarie quei lori occhi che dicono tutto, ma il loro grido ci giunge come da molto lontano. Non ci penetra nel cuore. Lo dico a mia stessa confusione e vergogna. La parola: ‘i poveri’ o ‘gli extracomunitari’ provoca, nei Paesi ricchi, quello che provocava nei romani antichi il grido ‘i barbari, i barbari’: lo sconcerto, il panico”.

    Come “piangiamo e protestiamo - e giustamente! - per i bambini a cui si impedisce di nascere” o come “protestiamo - e più che giustamente! - per gli anziani, i malati, i malformati aiutati, a volte spinti, a morire con l’eutanasia”, così dovremmo fare “per i milioni di bambini nati e fatti morire per fame, malattie, bambini costretti a fare la guerra e uccidersi tra loro per interessi a cui non siamo estranei noi dei Paesi ricchi”, oppure “per gli anziani che muoiono assiderati di freddo o abbandonati soli al loro destino”. Noi cristiani, insomma, non possiamo “pensare che sia lo Stato con le sue leggi a dover cambiare i costumi della gente”:

    “La prima cosa da fare, nei confronti dei poveri, è dunque rompere i doppi vetri, superare l’indifferenza, l’insensibilità. Dobbiamo, come ci esorta appunto il Papa nell’Esortazione Apostolica, ‘accorgerci’ dei poveri, lasciarci prendere da una sana inquietudine per la loro presenza in mezzo a noi: già questo sarebbe qualcosa. Quello che dobbiamo fare in concreto per essi, lo si può riassumere in tre parole: amarli, soccorrerli, evangelizzarli”.

    Amare i poveri significa anzitutto “rispettarli e riconoscere la loro dignità”, ha sottolineato padre Cantalamessa. In essi “brilla di luce più viva la radicale dignità dell’essere umano”. Ma i poveri, ha proseguito, “non meritano soltanto la nostra commiserazione; meritano anche la nostra ammirazione”: “sono i veri campioni dell’umanità”. Come ci ha insegnato San Francesco, “sono nostri fratelli”:

    “Questo della fraternità è il contributo specifico che la fede cristiana può dare per rafforzare nel mondo la pace e la lotta alla povertà, come suggerisce il tema della prossima Giornata mondiale della pace ‘Fraternità, fondamento e via per la pace’”.

    Al dovere di amare e rispettare i poveri, “segue quello di soccorrerli”. Oggi però, ha notato il frate cappuccino, “non basta più la semplice elemosina. Il problema della povertà è divenuto planetario”:

    “Eliminare o ridurre l’ingiusto e scandaloso abisso che esiste tra ricchi e poveri del mondo è il compito più urgente e più ingente che il secondo millennio ha lasciato in eredità al terzo; speriamo che il terzo non lo lasci tale e quale in eredità al nuovo millennio che verrà”.

    Gesù riconobbe come sua missione quella di “evangelizzare i poveri”, che – ha proseguito padre Cantalamessa - “hanno il sacrosanto diritto” di udire il Vangelo “che parla di amore ai poveri, ma non di odio ai ricchi”:

    “Non dobbiamo permettere che la nostra cattiva coscienza ci spinga a commettere l’enorme ingiustizia di privare della buona notizia coloro che ne sono i primi destinatari. ‘Beati voi poveri, perché vostro è il Regno dei Cieli!’”.

    Per questo - ha concluso - per San Francesco d’Assisi “Natale non era solo l’occasione per piangere sulla povertà di Cristo; era anche la festa che aveva il potere di fare esplodere tutta la capacità di gioia che c’era nel suo cuore, ed era immensa”.

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    Il card. Koch: il Patriarca Kirill ammira Papa Francesco

    ◊   Il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ha concluso ieri un viaggio di sei giorni in Russia, con tappe a San Pietroburgo e Mosca, dove ha incontrato vari rappresentanti della Chiesa ortodossa e della Chiesa cattolica. Il porporato è stato ricevuto anche da Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, e ha incontrato il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato, che il 12 novembre scorso era stato a colloquio con Papa Francesco in Vaticano. Durante la sua visita, dietro invito dell'arcivescovo Paolo Pezzi, ordinario dell'Arcidiocesi cattolica della Madre di Dio a Mosca, il cardinale Koch ha presieduto le celebrazioni del giubileo della Basilica di Santa Caterina di Alessandria a San Pietroburgo, in occasione dei suoi 250 anni. Mario Galgano ha chiesto al cardinale Kurt Koch di parlarci in particolare del suo incontro con il Patriarca Kirill:

    R. – Es war das zweite Treffen: Das erste Mal war ich im März 2011 bei Seiner Heiligkeit …
    Questo è stato il secondo incontro: la prima volta sono stato ricevuto da Sua Santità il Patriarca Kirill nel marzo 2011; abbiamo affrontato diversi argomenti, in primo luogo, ovviamente, il rapporto tra la Chiesa russo-ortodossa e la Chiesa cattolica romana. Poi abbiamo valutato il proseguimento del dialogo in ambito teologico, tra le Chiese ortodosse e la Chiesa cattolica, quindi le sfide che la società attuale ci pone, a partire dai grandi mutamenti che sono avvenuti, e le rispose comuni che possiamo dare. E poi ci ha molto impegnato anche la situazione mondiale, con particolare riferimento alla Siria e al Medio Oriente.

    D. – Si è parlato anche di un incontro tra il Papa e il Patriarca? E se sì, cosa si può dire al riguardo?

    R. – Ja, darüber wird ja immer wieder gesprochen, das ist ja nicht das erste Mal; …
    Bè, di questo si parla sempre, non è mica la prima volta! Il metropolita Hilarion, responsabile dei rapporti ecumenici, ha sempre riassunto la questione in questi termini: “Più importante della data dell’incontro, è la sua preparazione”, e questa opinione e convinzione io condivido e sostengo: è bene che lo prepariamo bene e per fare questo ci vuole tempo.

    D. – Il Patriarca Kirill, che sicuramente segue quello che Papa Francesco dice e fa, ha detto qualcosa di concreto in merito al Papa?

    R. – Er ist sehr erfreut über dieses Pontifikat, und hat das auch in seiner Ansprache …
    E’ molto contento di questo Pontificato e lo ha espresso anche nel suo discorso di saluto: ha detto che ammira quello che fa Papa Francesco, il suo modo di guidare la Chiesa, come cura i rapporti con le persone e gli accenti particolari che il Papa ricerca negli incontri con i poveri; ma anche la sfida particolare posta dalla condizione della famiglia: con grande sensibilità, il Patriarca ha preso conoscenza del fatto che il Papa conferisce grande valore al Sinodo dei Vescovi, e che il prossimo Sinodo l’abbia dedicato al tema della famiglia.

    D. – Con l’Ucraina, la situazione è particolarmente tesa: si è parlato anche di questo? In senso ampio, sono coinvolte anche le Chiese …

    R. – Natürlich, die Ukraine ist ja ein Thema das die russisch-orthodoxe Kirche immer …
    Naturalmente, perché quello dell’Ucraina è un argomento che è sempre all’attenzione della Chiesa russo-ortodossa e insieme a questa, è tornata anche la preoccupazione per la Chiesa greco-cattolica. Io credo che però che ci voglia ancora tempo, e anche la presa di coscienza che le ferite ci sono da tutte e due le parti e che bisogna avere cura che queste ferite non diventino più profonde: ma questo riguarda tutte e due le parti. Poi si guarda, ovviamente, anche all’evoluzione politica in Ucraina, che indica pericolosamente una scissione nel Paese: questa è una sfida grave.

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    Altre udienze e nomine di Papa Francesco

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza: mons. Salvatore Pennacchio, arcivescovo di Montemarano, nunzio apostolico in India e in Nepal; mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo prelato di Loreto, delegato pontificio per il Santuario Lauretano; il signor James K. Bebaako-Mensah, ambasciatore del Ghana presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali; la prof.ssa Ilaria Morali.

    In Ecuador, il Papa ha nominato Vescovo di Loja il rev.do p. Alfredo Espinoza Mateus, S.D.B., Economo della Società Salesiana dell’Ecuador.

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    Festa di San Valentino, incontro dei fidanzati con Papa Francesco in Vaticano

    ◊   Il 14 febbraio 2014, Festa di San Valentino, protettore degli innamorati, Papa Francesco incontrerà i fidanzati, per celebrare insieme “La gioia del Sì per sempre”. L’iniziativa è promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. All’incontro con il Santo Padre, che si terrà nell’Aula Paolo VI in Vaticano alle ore 11.00 – sono invitati i fidanzati che hanno frequentato, o stanno vivendo, i percorsi di preparazione al matrimonio. Per le iscrizioni, entro il 30 gennaio 2014, è necessario recarsi presso gli Uffici per la Famiglia delle Diocesi, o le Segreterie dei movimenti e delle associazioni laicali, oppure, inviare una mail all’indirizzo: events@family.va. «Il Santo Padre – afferma il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, l’arcivescovo Vincenzo Paglia - ha più volte esortato gli innamorati e i giovani sposi a vivere la gioia dell’amore fedele e fecondo, che cresce nella santità seguendo il modello della Santa Famiglia e accogliendo Cristo nella vita familiare, in cui si rinnova ogni giorno e per sempre il dono pieno e libero di sé nell’amore sacramentale, che riceve la grazia del mistero pasquale». Nell’incontro ad Assisi con i giovani dell’Umbria, il 4 ottobre scorso, Papa Francesco ha detto: «Che cos’è il matrimonio? È una vera e propria vocazione, come lo sono il sacerdozio e la vita religiosa. Due cristiani che si sposano hanno riconosciuto nella loro storia di amore la chiamata del Signore, la vocazione a formare di due, maschio e femmina, una sola carne, una sola vita. E il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso. Con questo dono, con la certezza di questa chiamata, si può partire sicuri, non si ha paura di nulla, si può affrontare tutto, insieme!».

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    Mons. Parolin: pace e riconciliazione per le due Coree, riconoscersi fratelli di un unico popolo

    ◊   Imploriamo da Dio “il dono della pace tra le due Coree, il dono di poter un giorno rallegrarci per il pieno rispetto dei diritti umani in ogni parte della penisola”. E’ quanto affermato da mons. Pietro Parolin, ieri pomeriggio, durante la Messa per il 50.mo anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Repubblica di Corea. Il segretario di Stato vaticano – che ha celebrato la Messa nel Pontificio Collegio Coreano, alla presenza tra gli altri dell’ambasciatore di Corea, Francesco Kyung-surk Kim – ha auspicato che “si riaprano vie di dialogo, che non ci si stanchi di cercare punti d’incontro e soluzioni sempre possibili, che non cessino gli aiuti umanitari alle popolazioni colpite da forme di carestia”. E ancora che “prevalga in tutti la buona volontà di riconoscersi per ciò che si è, vale a dire fratelli di un unico popolo”. Mons. Parolin, che ha richiamato nell’omelia la storia della presenza dei cattolici in Corea, ha quindi chiesto al Signore che “non si abbia paura della sua presenza e della sua Parola, che non si tema il Vangelo, perché esso è solo amore, speranza vera e gioia, offerti nella mitezza e nel rispetto”. (A.G.)

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    Il card. Tauran celebra la Messa al “Regina Apostolorum” e pranza con 400 senza tetto

    ◊   Nella sede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum si è tenuta stamani una Santa Messa, cui è seguito un pranzo di solidarietà per 400 senza tetto e rifugiati, organizzato dall'Associazione Italiana Messaggeri della Pace. A presiedere la celebrazione il cardinale Jean-Louis Tauran, protodiacono del Collegio Cardinalizio, e il cardinale Santos Abril y Castello, arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore. Nell’omelia, il cardinale Tauran ha sottolineato che “Natale è una grande festa della fraternità”. Noi, ha osservato il porporato, “siamo abituati a fidarci dei risultati della tecnica e della ricerca scientifica”. A Natale, invece, dobbiamo accogliere il mistero “che ci apre a un’altra logica: il potere del cuore”. “Se crediamo che Gesù è sempre sulla nostra strada – ha detto – non temeremo nulla”. Anni fa, ha raccontato il card. Tauran, ho visitato una casa per disabili nel Nord Italia dove era ricoverata una madre di famiglia vittima di un ictus e completamente paralizzata. Eppure, ha ricordato, “sorrideva sempre”. “Quando mi sono avvicinato per darle la benedizione – ha aggiunto – mi sono accorto che la sua testa riposava su un cuscino sul quale era ricamata la frase seguente: vivo perché qualcuno mi ama!”. Ecco, ha commentato, “la bellezza della vita cristiana”. E ha concluso che per vivere davvero il Natale dobbiamo far sì che Gesù nasca nel nostro cuore. (A.G.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una preghiera per chi non ci vuole bene: Papa Francesco ai ragazzi dell''Azione cattolica.

    Il valore di ciò che non appare: il Papa al personale del cerimoniale e diplomatico della Repubblica Italiana.

    Il mistero non cerca pubblicità: Messa del Papa a Santa Marta.

    Come fratelli di un unico popolo: il segretario di Stato auspica la pacificazione in Corea.

    Un articolo dell'ambasciatore di Gran Bretagna presso la Santa Sede, Nigel Marcus Baker, dal titolo "Le Chiese cristiane appartengono al Medio Oriente": il principe di Galles in difesa del pluralismo religioso nella regione.

    Inattuali perché troppo avanti: intervista di Silvina Pérez a Liliana Cavani, che spiega il suo prossimo film su Francesco e Chiara, e un articolo di Emilio Ranzato sul "cinema della complessità".

    Le fiabe e il regno dei cieli: su Cristina Campo a confronto con il mistero uno degli scritti lasciati dal gesuita Ferdinando Castelli scomparso il 13 dicembre.

    Spartiacque irreversibile: Fabrizio Pezzani su Papa Francesco e l'economia.

    Ciclone Bergolio: i rabbini italiani su "Pagine Ebraiche".

    In armonia: Jean-Pierre Mignard sui canti di preghiera della Comunità di Taizé.

    Un articolo di Marcello Filotei dal titolo "Rapiti dalle note": in un dossier di "Témoignage Chrétien" un'analisi del mondo musicale francese.

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    Oggi in Primo Piano



    Stragi e orrori in Siria. L'analista: "Ginevra 2" si profila con molte incognite

    ◊   Eccidi e orrore in Siria: almeno 256 persone, tra cui decine di bambini, donne e anziani, sono stati uccisi nella zona di Aleppo, che da tre giorni sopporta gli incessanti bombardamenti aerei del regime. E Amnesty International denuncia da parte sua atrocità e torture compiute da mercenari di al Qaeda contro civili e attivisti. Intanto, si registra il monito di Mosca, alleato storico di Damasco, al presidente siriano. Assad non esclude una ricandidatura e il Cremlino commenta: "accresce la tensione". Del piano politico e diplomatico e della prospettiva della Conferenza Ginevra 2 fissata per il 22 gennaio, Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di storia della relazioni internazionali all’Università del Salento:

    R. - La ripresa delle trattative credo che confermerà al momento - ahimè - la situazione congelata che abbiamo lasciato poco tempo fa. Non so cosa ci potrebbe essere di nuovo nelle discussioni, perché dopo la forte accelerazione di qualche tempo fa, adesso invece tutto si è di nuovo congelato. C’è un problema che credo debba essere preso in considerazione ed è un vecchio problema, che si sta però riproponendo: la totale frammentazione dell’opposizione al regime di Assad. Se Assad ha un punto di forza in più, in questo momento, è quello che gioca da solo contro un’opposizione totalmente frammentata. Questo aumenta ancora di più il rischio di non poter risolvere la situazione sul terreno da un punto di vista diplomatico.

    D. - Mosca lancia un monito ad Assad. Il presidente siriano parla di ricandidatura e Mosca dice che tutto ciò accresce la tensione. Significa che l’alleato storico di Damasco, in qualche modo, si sta affrancando, o no?

    R. - Non credo si stia affrancando, probabilmente è una questione di tempi: nel senso che la tensione si alza - e ha ragione Mosca - ma si alza soprattutto perché ci sono forti pressioni su Mosca in questo momento, basti vedere la conferenza stampa, ieri, del presidente Putin. C’è una serie di questioni da risolvere e il presidente Putin le sta risolvendo con dei colpi di scena totalmente inaspettati. Quindi, un’uscita come quella del presidente Assad per una possibile ricandidatura, più che creare problemi ad Assad, creerebbe dei problemi alla Russia stessa. Quindi, probabilmente è un invito a prendere tempo, ad aspettare tempi migliori. Ma niente impedisce ad Assad di ricandidarsi e credo che l’appoggio di Mosca dovrebbe essere quasi scontato, aggiungo e sottolineo il "quasi", però.

    D. - Nel frattempo, oltre ai raid aerei del regime, ci sono anche le denunce di Amnesty International di torture, soprusi e violenze perpetrate da agenti di al Qaeda in Siria: che sappiamo di questo?

    R. - In queste occasioni, quando trattiamo di organizzazioni complicate come al Qaeda, è difficile avere delle prove di quello che succede. Non dimentichiamo poi una cosa: al Qaeda non è una organizzazione ben identificata, ma è una rete di organizzazioni terroristiche. Quindi, questo rende ancora più complicata la prova dei fatti. Che le torture avvengano in Siria - come in una qualsiasi altra guerra, ma in questo caso in particolar modo - è assolutamente scontato. Chi le fa? Credo che le torture vengano effettuate da entrambe le parti, ma - ripeto - è assolutamente complicato avere delle prove su chi le faccia, mentre è assolutamente certo che queste cose avvengano.

    D. - Abbiamo saputo che "Ginevra 2" in realtà si terrà a Montreux. Ci dice qualcosa questo nome?

    R. - Sì. Questo nome ci ricorda un Trattato del 1936 sulla navigazione negli stretti. Secondo la Convenzione di Montreux, praticamente gli stretti e le vie d’acqua internazionali dovrebbero essere sempre libere alla navigazione, sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Purtroppo, l’esperienza e la storia ci hanno insegnato che sono una delle prime armi che si utilizzano per ricattare altri Paesi nel momento in cui devono navigare. Ricordo il Canale di Suez chiuso ripetutamente dagli egiziani e non solo in occasione delle guerre: hanno anche impedito agli israeliani di poter navigare liberamente fino agli Accordi di pace del 1979. Quindi, è un nome che ritorna, spero in maniera positiva questa volta.

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    Il Madagascar oggi alle urne per eleggere presidente e parlamento

    ◊   Urne aperte oggi in Madagascar. Quasi 8 milioni gli aventi diritto al voto che dovranno eleggere il prossimo presidente e i 151 deputati del nuovo parlamento. Il Paese attraversa una profonda crisi istituzionale dal 2009, quando il sindaco di Antananarivo, Rajoelina, con un golpe destituì il capo dello Stato, Ravalomanana. Numerosi gli osservatori internazionali in queste consultazioni. Ma in quale momento per il Madagascar cade questo evento elettorale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Enrico Casale, africanista del periodico dei Gesuiti “Popoli”:

    R. - In un momento difficile, perché il Madagascar - che è la più grande isola del continente africano - è in preda, io direi da 11 anni, a una forte crisi politica che ha creato dei grossi problemi dal punto di vista anche economico. Pensiamo che il 92% della popolazione malgascia vive con meno di 2 dollari al giorno. Non solo: più della metà dei bambini ha ritardi nello sviluppo. Quindi, una situazione economica e sociale disastrosa. Prima del 2002, la crescita era a livelli sostenuti, intorno al 7%. Recentemente, invece, il Pil non è cresciuto e questo nonostante il Paese sia potenzialmente ricco: pensate solamente alle recenti scoperte dei giacimenti petroliferi nel Canale del Mozambico. Sono giacimenti ricchissimi sia petrolio, sia di gas.

    D. - E’ questa instabilità politica, secondo te, che ha consentito a molte potenze - soprattutto orientali - di sfruttare il territorio malgascio?

    R. - Questo è indubbio. L’assenza sostanziale di istituzioni politiche forti che potessero presentarsi nei confronti di grandi potenze straniere in modo serio e fermo ha favorito l’enorme sfruttamento delle risorse naturali e minerarie. Tra l’altro, va ricordato che il Madagascar ha una delle ricchezze naturali e una delle biodiversità più importanti dal punto di vista biologico, perché ha delle specie, sia animali sia vegetali, uniche al mondo.

    D. - Che cosa si chiede al prossimo presidente e al prossimo parlamento?

    R. - Dovranno garantire questa stabilità politica, che è l’unica premessa fondamentale per la ripresa economica e quindi l’aumento del benessere per la popolazione, che - come abbiamo visto - è allo stremo. Ci riuscirà? Questo è il vero punto di domanda, perché dietro ai due candidati si profilano ancora le ombre dei vecchi candidati politici. Quindi il timore è che, anche dopo le nuove elezioni, questa stabilità non si raggiunga.

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    Sud Sudan: ribelli attaccano base Onu, situazione sempre più critica

    ◊   Nuove violenze in Sud Sudan, dove i ribelli guidati dall'ex vicepresidente Riek Mashar hanno attaccato una base dell'Onu ad Akobo, uccidendo due caschi blu indiani. Nel Paese è in corso uno scontro fra i soldati del clan Dinka, la stessa tribù del presidente Salva Kiir e il clan Nuer, che fa capo all’ex vicepresidente Mashar. Nella capitale, Juba, sono arrivate anche le truppe inviate dall'Uganda su richiesta del governo del Sud Sudan. Intanto sono rientrati stamani all'aeroporto militare di Ciampino i 34 cittadini italiani evacuati dal Sud Sudan a causa dei disordini scoppiati nel Paese. Con loro anche 29 civili europei. A raccontare qual è la situazione in queste ore nel Paese è Davide Berruti, capo missione dell'Organizzazione umanitaria Intersos, intervistato da Filippo Passantino:

    R. - I combattimenti coinvolgono in questo momento la città di Bor. Intersos ha una base, delle operazioni in corso e fino a ieri notte, c’erano degli scontri che ci hanno costretto a rilocare il nostro staff.

    D. - Anche una vostra base è stata attaccata dai guerriglieri?

    R. - Purtroppo, è una cosa abbastanza normale in questi frangenti. Vengono portati via i beni più strategici nei momenti di conflitto, cioè le auto e la benzina perché servono per le operazioni. Sto verificando, insieme al mio staff, che per fortuna è rimasto indenne, cosa è stato portato via tra computer e telefoni e che cosa invece è stato salvato perché noi abbiamo appunto fatto evacuare lo staff poco prima, cercando di portare via il materiale più importante. La cosa più importante è che ovviamente il personale sia sano e salvo.

    D. – Alcuni dei vostri cooperanti sono appena tornati in Italia …

    R. – Sì, ieri è stata una giornata abbastanza lunga e faticosa perché abbiamo dovuto coordinare le operazioni per l’evacuazione. Le operazioni sono durate tutta la giornata; abbiamo avuto diverse difficoltà tra le quali una chiusura di un paio d’ore dell’aeroporto dovuto ad un aereo che si era rotto in mezzo alla pista. Insomma, alla fine tutto è andato bene e abbiamo portato via una sessantina di persone tra italiani e altri colleghi europei. Tutto il personale "non essenziale" è stato rilocato; ovviamente alcuni di noi sono ancora qui.

    D. - E quali attività state svolgendo in questo momento?

    R. - In questo momento le attività sono tutte bloccate, perché tutta la catena logistica che sottintende alle operazioni umanitarie è concentrata nell’evacuazione.

    D. - Qual è la situazione della guerriglia?

    R. - Qui a Juba, dopo le giornate di lunedì e martedì in cui ci sono stati gli scontri, la situazione è tranquilla. A Bor, nel Jonglei, come abbiamo detto, nei giorni scorsi ci sono stati fortissimi scontri...

    D. – Si sta sviluppando una vera e propria guerra civile in questo momento …

    R. – Purtroppo il conflitto è molto forte e siamo molto preoccupati perché tutto questo concentrare l’attenzione su un ritorno di conflittualità in tutti gli Stati - stanotte il mio staff mi ha chiamato; quindi sarebbe il terzo focolaio di violenze che si apre in contemporanea - ci preoccupa fortemente, perché il Sud Sudan è un Stato che ha bisogno di assistenza umanitaria. C’è ancora gente che si trova in situazioni di grande vulnerabilità e questa violenza non fa altro che peggiorare le cose.

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    Adozioni internazionali: per le famiglie italiane bloccate in Congo occorre l'intervento del governo

    ◊   Potrebbe essere un Natale lontano da casa e in solitudine quello di 24 coppie italiane partite per la Repubblica Democratica del Congo, alcune da quasi due mesi, per portare a termine il proprio percorso di adozione e tuttora bloccate nel Paese africano che intanto ha deciso di rivedere le procedure di adozione. Inutile finora l’intervento del ministro dell’Integrazione, Kyenge. Si sono mobilitati diversi parlamentari e il Coordinamento delle Associazione familiari adottive e affidatarie (Care). Gabriella Ceraso ne ha parlato con la presidente, Monia Ferritti:

    R. – La Repubblica Democratica del Congo ha informato tutte le ambasciate in data 25 settembre che avrebbe sospeso il rilascio dei permessi di uscita per i bambini adottati, dopodiché è cessata la possibilità di delineare una lista di famiglie internazionali – non solo italiane, quindi – che potessero arrivare nella Repubblica Democratica del Congo per perfezionare l’adozione internazionale con i loro figli. Ventisei famiglie italiane sono partite, in base a questa lista, ma non viene comunque rilasciato il visto di uscita.

    D. – Quando si potrebbe sbloccare la situazione? Quali sono quindi le speranze di queste famiglie?

    R. – Ma, io credo che sia importantissimo avviare un dialogo con le autorità congolesi, perché si tratta veramente dell’ultima parte amministrativa che blocca le nostre famiglie.

    D. – Come Coordinamento delle associazioni delle famiglie adottive, che cosa chiedete?

    R. – Che venga invitata un’autorità congolese qui in Italia al più presto - anzi: avrebbe dovuto essere già fatto – e avviare un dialogo positivo e risolutorio. Chiediamo anche che il governo istituisca un fondo di solidarietà per tutte quelle famiglie che permarranno a lungo e che sono veramente stremate; in alcuni casi sono andate con i figli minori. Alcune vivono in istituti, altre sono in condizioni alloggiative decisamente diverse.

    D. – C’è anche una componente di fiducia da parte della Repubblica Democratica del Congo, nei confronti dell’Italia, o è solo una questione tecnica?

    R. – E’ stata mostrata enorme stima nei confronti del sistema-adozioni italiano e, quindi, credo che sia proprio una necessità di costruire un dialogo alla luce di come si sono svolti i fatti fino ad oggi.

    D. – Che i Paesi di adozione decidano all’ultimo momento di bloccare le pratiche, per svariati motivi, non è una prassi nuova vero? E, poi , quanto grava sulle famiglie che adottano la fama di corruzione che vige in certi Paesi del mondo?

    R. – No, non è nuovo; purtroppo è una variabile da tenere in considerazione per tutti i Paesi. La questione della corruzione in certi Paesi è un pensiero particolare, anche perché in Italia le coppie possono adottare solamente attraverso gli enti autorizzati per l’adozione internazionale, che comunque creano – nei Paesi dove vanno – un percorso garantito.

    D. – Ci sono state mai denunce di richieste di pagamenti non previsti e anche in nero?

    R. – Almeno da quando io sono commissario alla Commissione adozioni internazionali, non mi risulta che sia mai stata all’ordine del giorno una denuncia in tal senso. Vero è che i nostri enti autorizzati certificano tutte le spese sostenute dalle coppie, in Italia e all’estero, a fronte di servizi realmente realizzati.

    D. – Quanto grava sulla situazione già complicata per i genitori che devono adottare bambini che non sono, ovviamente, italiani, il taglio del 30 per cento al fondo per l’infanzia, previsto dalla legge di stabilità?

    R. – Ecco, questo è gravissimo, anche perché l’Italia fa adozioni con bambini che hanno un’età media di sei anni, molto spesso hanno disabilità intellettive o fisiche o comunque hanno molti margini da recuperare e questo significa comunque un investimento di risorse economiche anche dopo che il bambino è arrivato in casa. E poter recuperare parte delle spese sostenute è un grande aiuto per le famiglie, che comunque hanno un esborso economico molto grave che potrebbe perdurare anche nel tempo.


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    Standard&Poor's abbassa il rating Ue. Padoan (Ocse): "Ripresa a diverse velocità"

    ◊   Segnali contrastanti per l’economia europea. L’agenzia Standard and Poor’s ha abbassato il rating a lungo termine dell’Unione Europea da AAA ad AA+, citando una “debolezza generalizzata del credito” nei 28 Stati. D’altra parte, i principali indicatori economici sembrano indicare che la recessione sia ormai vicina alla fine. Ascoltiamo, nell’intervista di Davide Maggiore, l’analisi di Pier Carlo Padoan, capo economista e vicesegretario generale dell’Ocse:

    R. – C’è una ripresa che va avanti a diverse velocità e la ripresa si proietta in un sistema globale ancora fragile. Quindi, bisogna sostenere la ripresa ma aggredire le debolezze strutturali che ci sono po’ dappertutto, nel mondo.

    D. – Abbiamo parlato di squilibri, di diverse velocità della ripresa: più in particolare, per quanto riguarda l’Europa quali sono ancora le zone, le aree, le regioni che preoccupano?

    R. – In Europa, ci sono diverse velocità però finalmente tutti i Paesi della zona euro avranno crescita positiva, e questo già è un risultato importante. Tutti i Paesi della zona euro – sia quelli cosiddetti sensibili, sia quelli al Nord – hanno bisogno di rafforzare le loro strutture economiche, migliorare la crescita potenziale e l’occupazione.

    D. – Per ottenere questi obiettivi, c’è ancora bisogno di un intervento massiccio delle istituzioni europee, o i governi hanno gli strumenti per provvedere da soli? E cosa può fare ciascuno di questi attori?

    R. – Le riforme strutturali sono innanzitutto compito dei singoli governi, ma si possono immaginare strumenti europei per facilitarle e per facilitarne l’implementazione.

    D. – In generale, possiamo dire che l’austerity sia finita?

    R. – L’austerity è finita perché la situazione fiscale dei Paesi della zona euro è molto migliore di quella – ad esempio – degli Stati Uniti o del Giappone. Il debito si sta stabilizzando e presto incomincerà a scendere. Quindi, l’austerità non è la priorità dei prossimi anni.

    D. – Un commento sui risultati del vertice europeo di questi giorni, sull’Unione bancaria…

    R. – Tendo ad essere tra quelli che vedono il bicchiere mezzo pieno, perché si è messo in moto un meccanismo di mutualizzazione delle risorse e di accelerazione dei tempi decisionali che si rafforzerà con il tempo.

    D. – La crisi, abbiamo detto, è finita dal punto di vista strettamente finanziario e degli indicatori. Però, gli effetti faticano a sentirsi sulla vita quotidiana: Confindustria parla di danni paragonabili a quelli di una guerra…

    R. – E’ vero che i danni sono profondi, e ancora non li abbiamo misurati tutti, però questi danni sono diffusi in tutte le zone dell’economia globale. E infatti, bisognerà avere una visione per la ricostruzione dell’economia globale, non solo di quella italiana.

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    Messa ai parlamentari. Il card. Bagnasco: "Vergogna per la immagini di Lampedusa"

    ◊   Un senso di "vergogna" ha pervaso il cuore di tutti nel vedere le immagini del Centro di Accoglienza di Lampedusa. Lo ha detto ieri sera a Roma il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), nel celebrare la Messa per i parlamentari a pochi giorni dal Natale. Al mondo della politica, Bagnasco ha chiesto risposte per famiglie, imprese, giovani. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Il Paese non può più aspettare per risalire la china! Di fronte ai parlamentari e alla presidente della Camera, Laura Boldrini, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, ribadisce che imprese e giovani "bussano invano alla porta del lavoro", i disoccupati, gli anziani e i poveri del Paese aspettano "risposte urgenti e decisive dal mondo della politica". Le urgenze del Paese sono però non solo economiche, ma soprattuto sociali. Dunque, il cardinale rivolge un pensiero ai carcerati, costretti in strutture sovraffollate e "spesso inadeguate". E poi, le immagini del Centro di prima accoglienza di Lampedusa.

    "Mentre rinnoviamo gratitudine e ammirazione per i molti che si comportano con correttezza e umanità verso questi nostri fratelli e sorelle alla ricerca di un futuro di lavoro e di pace, un senso profondo di dolore e di raccapriccio ha pervaso i cuori di tutti. E diciamo: mai più!".

    Per la presidente della Camera, Laura Boldrini, serve riflettere sul sistema di accoglienza degli immigrati in Italia:

    “Il Centro di Lampedusa ha subito più di un incendio e l'ultima volta è stato un grosso incendio. I detriti sono ancora là dopo due anni. Quel Centro non lavora a pieno regime: le persone sono sempre troppe rispetto alla capacità. Si creano, quindi, sovraffollamenti che non consentono di fornire degli standard dignitosi alle persone. E da qui, poi, a quelle disfunzioni orribili che abbiamo visto il passo è breve. Quindi, non c’è da meravigliarsi che delle persone vengano esposte al freddo, nude, per dei trattamenti medici, se poi - appunto - si lavora in quelle condizioni. Io ritengo che sarebbe veramente opportuno, cogliendo anche questa brutta - come dire - occasione, riflettere sul sistema di accoglienza e non solo a Lampedusa, ma anche nel resto del Paese. E sicuramente Lampedusa ha bisogno di un Centro capace di avere una capienza maggiore di transito, di transito! Lì ci sono ancora i migranti sopravvissuti al naufragio di ottobre... Come è possibile che ancora siano lì queste persone? Quindi, bisogna cercare di sollecitare maggiore attenzione su questo, anche perché, appunto, non è una situazione sostenibile sia per chi lo gestisce il Centro, specialmente per i migranti che non capiscano perché siano trattenuti così a lungo, sia anche per l’isola. Quindi, io ritengo che bisogna cercare di cogliere anche questa occasione per riuscire a dare un segnale forte in termini di accoglienza”.

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    Linee guida sull'informazione Lgbt. Melodia (Ucsi): "No al pensiero unico"

    ◊   Continuano a far discutere le “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”, sigla che racchiude lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, elaborate dall’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e dal Dipartimento per le pari opportunità. Il documento si rivolge ai giornalisti indicando loro quali termini utilizzare per affrontare tematiche legate al mondo LGBT. Luca Collodi ne ha parlato con Andrea Melodia, presidente nazionale dell'Unione cattolica stampa italiana:

    R. - Alcune cose sono certamente molto sensate e sono rivolte a combattere l’omofobia; poi c’è tutta una serie di contenuti molto a senso unico. Ci si rivolge ai giornalisti e si vuole offrire una sorta di codice deontologico, dove si danno vere e proprie prescrizioni su materie molto opinabili. Per fare qualche esempio: sarebbe vietato dire che l’unione tra due persone dello stesso sesso sia “sterile”; non bisognerebbe usare espressioni come “matrimonio tradizionale”, o “matrimonio normale”, o anche “matrimonio gay” ma definire tutti quanti sempre e soltanto nello stesso modo come “matrimoni”; questo va addirittura contro la legge dello Stato italiano. Allo stesso modo non bisognerebbe parlare di “adozioni gay”, o di “utero in affitto”. Addirittura non sarebbe corretto dire che un bambino ha bisogno di una figura paterna e di una figura materna. Francamente, tutto questo mi pare inaccettabile perché i giornalisti non hanno affatto bisogno che venga imposto un pensiero unico: è una sorta di anti religione civile che viene in qualche modo propugnata.

    D. - Se questo decalogo venisse accettato dall’Ordine nazionale dei giornalisti, dovremmo parlare forse di una forte limitazione sia della libertà di pensiero, sia della libertà culturale…

    R. - Sì, sono in gioco sicuramente libertà di espressione, libertà di pensiero e anche l’altro diritto, forse ancora più importante, che è il diritto dei cittadini a ottenere una informazione corretta. I diritti degli omosessuali non sono messi in discussione, però bisogna che tutti quanti ci rendiamo conto che esistono limiti logici e naturali nel definire cosa si può dire e cosa non si può dire. Su questi problemi, che sono problemi complicati e difficili, occorre che tutti siano liberi di dire le loro opinioni e naturalmente inviteremo - per quello che ci riguarda - tutti quanti a farlo con estrema pacatezza, evitando di creare barricate, o di creare muri. Credo che questa invasione della "cultura del genere" stia diventando una moda pericolosa. Le mode culturali si insinuano nella società e possono anche provocare disastri. Da una parte, abbiamo l’omofobia che è una distorsione culturale paragonabile al razzismo, o all’antisemitismo, ma anche l’idea che non ci sia differenza di natura tra uomo e donna è una forte distorsione culturale. Mi sembra che tutto questo alla fine sia funzionale a costruire una società sterile, più attenta ai piaceri che ai doveri. Una società sostanzialmente decadente. Viviamo in una società in cui tutto si consuma nel presente e poco si costruisce per il futuro. Io non so se la cultura del gender sia causa o effetto di tutto questo. Certamente, questi fenomeni mi sembrano correlati e su questo dobbiamo attivare la nostra attenzione.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria, il vescovo di Aleppo: Natale sotto le bombe, niente Messa di Mezzanotte

    ◊   In Siria, i sobborghi di Aleppo, in mano alle forze ribelli, sono da giorni sotto i bombardamenti dell'aviazione governativa. Secondo fonti diverse e concordanti, l'offensiva militare ha già provocato più di duecento morti. “Intanto – riferisce all'Agenzia Fides mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo - “nelle zone centrali della città continuano a arrivare colpi di mortaio, provenienti dalle aree periferiche in mano ai ribelli, che continuano a provocare vittime. Con questi attacchi sembrano voler dare il segnale che sono presenti e controllano la situazione. Talvolta sentiamo da lontano il fragore dei bombardamenti dell'esercito, ma sugli effetti di quell'offensiva non abbiamo informazioni sicure. I black out elettrici impediscono di connettersi a internet o di guardare la televisione. E ovviamente non ci sono i giornali”. Mons. Audo descrive una situazione contraddittoria, dove si mescolano eventi tragici e desiderio di normalità, tentazione di lasciarsi andare e testimonianze di riscatto e di speranza: “Ho appena finito una riunione di coordinamento con i medici chirurghi rimasti che si muovono in tutta la città per assistere le persone che hanno bisogno di interventi operatori. Continua il lavoro della Caritas, e anche le iniziative pastorali in vista del Natale. La scorsa settimana ho iniziato un corso biblico, e c'erano più di cinquanta ragazzi. Sembra una contraddizione incredibile. Ma cerchiamo di incoraggiare in ogni modo il nostro popolo cristiano a vivere iniziative concrete che sono anche un segno forte della volontà di non cedere, di continuare a sperare pur nella situazione assurda in cui ci troviamo a vivere. Con questo spirito ci apprestiamo a vivere il Natale. Non faremo la veglia di notte, per motivi di sicurezza. La celebrazione liturgica avverrà nel pomeriggio”.

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    Denuncia Acnur: mai tanti rifugiati da decenni, gravissima situazione in Siria

    ◊   Un rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) pubblicato oggi mostra come il 2013 sia uno degli anni con i più alti livelli di migrazioni forzate mai visti dall’Agenzia, in virtù del numero eccezionale di nuovi rifugiati e sfollati. Il rapporto – informa un comunicato Acnur – parla di 5,9 milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie case nei primi sei mesi dell’anno, rispetto ai 7,6 milioni totali del 2012. Il Paese che contribuisce maggiormente a questi nuovi esodi è la Siria. Il rapporto Mid-Year Trends 2013 dell’Acnur si basa principalmente sui dati forniti dai più di 120 uffici nazionali dell’Agenzia e mostra un netto incremento di diversi indicatori importanti. Tra questi il numero di nuovi rifugiati: 1,5 milioni di persone nei primi sei mesi del 2013, rispetto agli 1,1 milioni di persone registrate nell’intero 2012. Un altro indicatore è quello del numero di nuove persone sfollate all’interno dei propri Paesi – 4 milioni di persone rispetto ai 6.5 milioni del 2012. Il rapporto descrive la prima metà del 2013 come “uno dei periodi peggiori da decenni per quanto riguarda le migrazioni forzate”. “È difficile vedere numeri simili e non chiedersi come mai oggi così tante persone diventano rifugiati o sfollati”, ha affermato António Guterres, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “L’assistenza delle organizzazioni umanitarie contribuisce a salvare vite umane, ma non siamo in grado di impedire le guerre o di fermarle. Ciò richiede sforzo e volontà politica, e questo è il piano su cui è necessario che si concentri maggiormente lo sforzo di concertazione internazionale”. Complessivamente, le migrazioni forzate – 45,2 milioni alla fine del 2012 – hanno già toccato i livelli più alti dai primi anni ’90, soprattutto a causa della proliferazione di nuovi conflitti. (A.G.)

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    Uganda: legge anti-gay, pene fino all'ergastolo. I vescovi: norma contro i valori cristiani

    ◊   Il Parlamento dell'Uganda ha approvato una legge anti-gay che prevede pene fino all'ergastolo per gli omosessuali. Pene detentive sono previste anche per chi non denuncia persone omosessuali alle autorità. Il primo ministro, Amama Mbabazi, ha cercato di opporsi alla votazione della legge - che è stata condannata dalla comunità internazionale da quando il progetto di legge è emerso già nel 2009 - affermando che non vi era il numero legale di parlamentari in aula. Ora resta da vedere se il presidente Yoweri Museveni firmerà la legge, che il governo di Kampala teme possa spingere alcuni Paesi a sospendete gli aiuti. In un primo tempo, il progetto di legge prevedeva anche la pena di morte in alcuni casi, per esempio qualora un sieropositivo avesse avuto rapporti con un minorenne, ma la misura è stata fatta cadere. Nettamente contrari al provvedimento i vescovi ugandesi che, pur ribadendo gli insegnamenti della Chiesa cattolica sull’omosessualità, hanno sottolineato come la legge contrasti totalmente con i “valori centrali della fede cristiana”.

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    Bangladesh. I cristiani chiedono protezione dagli estremisti durante il Natale

    ◊   Fermare gli hartal, cioè gli scioperi, garantire la sicurezza alla popolazione e proteggere le chiese del Bangladesh, affinché i cristiani possano passare il Natale in modo sereno. È la richiesta – riferisce Asianews – mossa al governo dai leader cattolici del Paese, spaventati dalle recenti violenze dei fondamentalisti islamici, che hanno colpito in particolare la minoranza indù. "Natale è la principale festa religiosa cristiana”, ha affermato in conferenza stampa Nirmal Rozario, segretario generale della Bangladesh Christian Association (Bca). “Anche noi in Bangladesh – ha aggiunto – vogliamo celebrarlo in modo pacifico”. L'incontro è avvenuto il 18 dicembre scorso a Dhaka. La comunità cristiana teme che il Paese stia entrando in una nuova fase di violenza e instabilità, a causa dell'atteggiamento assunto dall'opposizione riguardo le elezioni generali, previste per il 5 gennaio 2014. Nelle ultime settimane, violenti scontri e blocchi dei trasporti hanno paralizzato il Bangladesh. Secondo un Rapporto pubblicato il 15 dicembre dalla “Ain o Salish Kendro”, nota organizzazione locale per i diritti umani, dal gennaio 2013 le violenze generate dagli
    hartal hanno causato 433 morti, 21.024 feriti e 98 ustionati. Rozario ha anche sottolineato che “gli attacchi avvenuti contro le comunità di minoranza ci preoccupano. Siamo i gruppi più vulnerabili, viviamo nella paura e vogliamo che la polizia protegga le chiese dagli attacchi”. Inoltre, la comunità cristiana vorrebbe che la televisione e la radio nazionali trasmettessero più programmi dedicati al cristianesimo. (A.D.C.)

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    La comunità cattolica cinese si prepara al Natale nel segno della carità e dell’evangelizzazione

    ◊   Come tutti gli anni, la comunità cattolica cinese sta intensificando il suo cammino verso il Santo Natale nel segno della carità cristiana e dell’evangelizzazione. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, le comunità sono mobilitate per visitare le famiglie bisognose, gli anziani soli, i malati, gli ospizi e gli orfanotrofi, senza fare alcuna distinzione tra cattolici e non cattolici, portando a tutti la loro testimonianza e l’augurio di pace che viene dal Natale del Signore. Tante parrocchie inoltre stanno preparando i canti natalizi, e il parroco di Peng Jiazhai di Xi Ning, sottolinea il loro particolare significato: “Dobbiamo cantare il Natale del Signore nel modo migliore, perché ci sono tantissimi non cristiani che frequentano la chiesa nella notte di Natale, come tutti gli anni, e per noi è il momento propizio per l’evangelizzazione”. E’ ormai giunto alla nona edizione il “Charity Party for Christmas” promosso da Jinde Charities, l’ente caritativo cattolico cinese. Si è svolto il 14 dicembre ed ha potuto raccogliere oltre 500 mila Yuan (equivalenti a 75mila euro) che saranno destinati alle bambine della famiglie povere (per le spese quotidiane), agli orfani disabili (per l’acquisto di strumenti di riabilitazione) e ai bambini delle famiglie contagiate dall’Aids (per poter ritornare a scuola). La serata di beneficenza ormai “si è trasformata in una finestra di fede ed evangelizzazione” confermano i partecipanti. Oltre 400 tra imprenditori e ambasciatori, cattolici e no, cinesi e stranieri, hanno preso parte con grande generosità alla serata. Erano presenti anche rappresentanti dell’autorità civile che hanno apprezzato non solo l’iniziativa di beneficenza ma in generale l’opera caritativa svolta dai cattolici, ed hanno contribuito con offerte personali.

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    Russia: Khodorkovsky lascia il carcere, dopo la grazia di Putin

    ◊   A meno di 24 ore dall’annuncio della grazia concessa da Vladimir Putin, l'ex presidente del colosso petrolifero Yukos, Mikhail Khodorkovsky, “è uscito di prigione” a Segueja, nel nord-ovest della Russia. Lo ha confermato all'agenzia Interfax il suo avvocato, Vadim Kliuvgant, precisando di “non aver visto personalmente” il proprio assistito, che ha trascorso gli ultimi 10 anni nei penitenziari russi. Secondo fonti carcerarie, l’ex magnate è in viaggio aereo per la Germania, dopo aver chiesto il rilascio del passaporto. Khodorkovsky era entrato in rotta di collisione proprio con Putin, nei primi anni Duemila, ed era stato arrestato e condannato per frode, evasione fiscale, riciclaggio e appropriazione indebita. Ieri, in una lunga conferenza stampa, il capo del Cremlino aveva annunciato il provvedimento, firmato poi stamattina, e aveva precisato che l’ex oligarca aveva chiesto la grazia per motivi umanitari, legati alla malattia della madre. (G.A.)

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    Mons. Toso interverrà alla “Scuola di pace” sul tema della fraternità

    ◊   “Fraternità, fondamento e via per la pace”. E’ questo il tema della Scuola di pace promosso dalla Casa Frate Jacopa di Roma, che si terrà dal 3 al 5 gennaio prossimi. La Scuola di Pace si iscrive nella interpellanza proposta dal Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace, a riconoscere la vocazione profonda della fraternità seminata nel cuore dell’umanità. All’iniziativa, che avrà come centro il Convento romano di S. Francesco a Ripa, interverranno diverse personalità ecclesiali e laiche impegnate sul fronte della pace e dei diritti umani. Sabato 4 gennaio, è previsto l’intervento di mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. (A.G.)

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    Natale a Terni: il vescovo pranzerà con poveri e anziani

    ◊   Nei saloni della curia vescovile di Terni, il 25 dicembre alle ore 13 si terrà il pranzo di Natale, che il vescovo, mons. Ernesto Vecchi, condividerà con un centinaio d’invitati, anziani, immigrati, poveri che sono assistiti dalle associazioni caritative della diocesi, in gran parte coloro che frequentano ogni giorno la mensa diocesana “San Valentino”, ma anche intere famiglie che hanno deciso di trascorre la festa insieme a tante altre persone. Come ormai da tradizione – informa l’agenzia Sir – una trentina di volontari si occuperanno della buona riuscita della giornata, dall’accoglienza all’allestimento delle sale, dalla preparazione del cibo al servizio ai tavoli, il tutto grazie anche alla collaborazione di gruppi e movimenti della diocesi, che si sono suddivisi i vari compiti, per far vivere ad ogni ospite la gioia di un Natale insieme. Anche i ragazzi dell’Istituto tecnico di Narni scalo hanno dato il loro contributo preparando gli addobbi per la tavola e i segnaposto che hanno consegnato al vescovo nei giorni scorsi durante un incontro in curia. Un particolare momento in preparazione al Natale si terrà presso la casa circondariale di Terni, dove domenica 22 dicembre alle ore 11 mons. Vecchi celebrerà la Santa Messa e farà visita ai detenuti, con alcuni dei quali condividerà il pranzo organizzato dalla Caritas diocesana. (A.G.)

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    Ilva. Mons. Santoro ai commissari: si facciano le bonifiche, tutelando i lavoratori

    ◊   “Rispettare e, possibilmente, accelerare i tempi di attuazione del Riesame dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per dare risposte alla popolazione, cominciando dalla copertura dei parchi minerali”. È una delle “richieste prioritarie” consegnate questa mattina dall’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, al commissario straordinario per l’Ilva, Enrico Bondi, e al subcommissario Edo Ronchi, ricevuti in episcopio per uno “scambio cordiale degli auguri natalizi”. Secondo quanto riferito all’agenzia Sir da don Emanuele Ferro, portavoce dell’arcivescovo, mons. Santoro “nel solco del suo impegno come costruttore di dialogo fra l’azienda e la città, dopo il convegno da lui voluto il 7 novembre scorso e che ha portato a Taranto il ministro dell’Ambiente Orlando, ha voluto conoscere lo stato dell’arte degli impegni che i due professionisti hanno assunto, nell’ambito delle loro competenze, per l’attuazione dei dispositivi contenuti nel Riesame dell’Aia”. Il presule ha presentato a Bondi e Ronchi alcune richieste a suo avviso prioritarie. In particolare, “procedere con le bonifiche senza tralasciare la messa in sicurezza della falda, bloccata dai numerosi ricorsi al Tar, che ha dato ragione all’azienda benché la Conferenza nazionale dei servizi abbia certificato un inquinamento allarmante”, quindi la possibilità di “interventi nel campo dell’innovazione tecnologica tesi a trasformare il processo produttivo tramite l’adozione delle migliori tecnologie esistenti che consentirebbero di eliminare le cokerie e l’agglomerato”. Ancora, “tutelare la salute dei lavoratori mettendo in campo tutte le risorse necessarie”. I commissari, informa il portavoce dell’arcivescovo, don Emanuele Ferro, “hanno confermato la loro piena disponibilità a lavorare affinché s’istauri un nuovo rapporto di fiducia tra l’Ilva e la Città, proposito che il vescovo ha molto apprezzato così come le rassicurazioni sull’attuazione degli impegni e i dati che gli sono stati presentati”. (A.D.C.)

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    Il rev. Tveit: il Natale, alba di una nuova speranza

    ◊   “L’alba di una nuova speranza”: è questo il titolo dell’annuale messaggio di Natale del segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Olav Fykse Tveit. “Nei racconti della Natività che leggiamo nel Nuovo Testamento – afferma – si parla di persone che guardano il cielo, aperti all’idea di vedere qualcosa, qualcuno che porti speranza al mondo. La notte, infatti, è un momento di contemplazione dei giorni passati, un momento in cui si esprimono le proprie aspettative, dove ci si prepara a quello che Dio porterà con la nuova alba. Ed è vero – osserva il rev. Tveit - noi uomini e donne mortali, abbiamo bisogno di essere guidati da Dio per trovare la via della pace e della giustizia, della riconciliazione e della vita nell’abbondanza. Abbiamo bisogno della luce della Parola di Dio per guidare i nostri passi sulla via di Dio”. E questo – osserva – è stato il filo conduttore della recente Assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, a Busan, in Corea del Sud. Una delle immagini più ricorrenti dell’evento è stata infatti proprio quella del pellegrinaggio: “Abbiamo viaggiato simbolicamente pregando insieme e concretamente percorrendo in lungo e in largo la Corea, dalle coste del Sud fino ai confini della cosiddetta zona ‘smilitarizzata’ tra Sud e Nord Corea. Ci siamo resi conto che il cammino della giustizia e della pace deve superare il confine disegnato nel cuore della Corea e soprattutto abbiamo lanciato un invito a tutti gli uomini di buona volontà, chiedendo loro di unirsi a noi in un pellegrinaggio verso una pace giusta in tutto il mondo (…) per manifestare la nostra unità e il nostro amore reciproco. Ispirati dai pastori e dai Re Magi – conclude il messaggio – vogliamo cercare il Principe della Pace nei luoghi inattesi, anche se per alcuni non sono quelli ‘buoni’”. (G.P.)

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    Al Centro Astalli il premio “Roma per la pace e l’Azione Umanitaria”

    ◊   Se lo aggiudica quest’anno, ma in realtà “lo vince ogni giorno per il suo impegno concreto e quotidiano”. Con queste parole il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha insignito ieri il Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia, del premio “Roma per la pace e l’Azione Umanitaria”. Nel consegnare la Lupa Capitolina al presidente del Centro, padre Giovanni La Manna, durante il Galà Verdi all’Auditorium Parco della Musica, Marino ha ricordato le cure offerte “ai tanti rifugiati che arrivano a Roma, alle tante donne, uomini e bambini che ogni giorno bussano” alla porte di Roma e che nel Centro trovano accoglienza. “Tutti noi – ha proseguito il sindaco di Roma – accogliendo i sentimenti di Papa Francesco, dobbiamo essere pronti per servire, accompagnare e difendere chi ha bisogno. Parole che il Santo Padre ha ricordato a tutti noi proprio nella sua visita tra i rifugiati del Centro Astalli. Le stesse parole che ispirarono il cammino lungimirante di Padre Pedro Arrupe, che del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati fu il fondatore”. Il premio “Roma per la Pace e l’azione Umanitaria” – ha continuato il sindaco – è il giusto riconoscimento a tutti i volontari di ieri, di oggi e di domani. Un premio che rappresenta la vicinanza di Roma ai valori del Centro Astalli, al lavoro dei suoi operatori. Alla preziosa opera intessuta in questi anni”. Da parte sua, padre La Manna ha affermato: “Voglio dedicare questo premio a tutti i rifugiati che ogni giorno incontriamo al Centro Astalli e soprattutto, in questa serata così importante per noi, non posso non ricordare a tutti i 366 eritrei morti al largo di Lampedusa nel tentativo di giungere in Europa per chiedere asilo. Sentiamoci responsabili di quelle morti e impegniamoci perché ciò non debba più accadere”. Il Premio, nelle precedenti edizioni è stato assegnato, tra gli altri, ad eminenti personalità del mondo religioso, come Giovanni Paolo II, dell’economia, come Muhammad Yunus, della politica internazionale, come Ingrid Betancourt o della difesa dei diritti umani, come Aung San Suu Kyi e Malala Yousafzai. (L.Z.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 354

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