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Sommario del 28/04/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Francesco al Regina Coeli fa appello alla dignità e sicurezza per tutti i lavoratori
  • Il Papa ai giovani a San Pietro: Dio ci dà il coraggio di andare controcorrente
  • Sintonia e attenzione per la Chiesa italiana nel primo incontro tra il vescovo di Roma e il cardinale Bagnasco
  • Il cardinale Bertone ordina tre nuovi vescovi: saranno nunzi apostolici in Colombia, Papua Nuova Guinea e Benin
  • Oggi in Primo Piano

  • In Italia, spari a Palazzo Chigi mentre giura il Governo Letta. Feriti due carabinieri e una donna
  • Giornata per la Sicurezza sul Lavoro e per le vittime dell'Amianto: patologie raddoppiate in 10 anni
  • Congresso a Roma di Pax Christi Italia: "E' l'ora della non violenza"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • E' morto mons. Jin Luxian, una delle personalità più importanti della Chiesa cinese
  • Islanda, elezioni politiche: vince il centro destra contrario all’ingresso nell’Ue
  • Siria: utilizzo di armi chimiche, il governo di Assad respinge le accuse
  • Gaza: aviazione israeliana colpisce postazioni Jihad
  • Pakistan: bomba davanti comitato elettorale, almeno 3 morti
  • Pakistan: ogni anno 87 mila bambini muoiono a causa di malattie prevenibili
  • Canada: la Marcia per la vita dedicata quest’anno alla piaga dei feticidi femminili
  • L’Africa-Europe Faith and Justice Network celebra 25 anni di impegno per l’Africa
  • Rwanda: a Kigali mostra itinerante per l’Anno della Fede
  • Thailandia: dal vescovo di Nakhonratchasima una casa di riposo per gli anziani
  • Un milione di copie di YouCat pronto per la Gmg di Rio
  • Perù: scolarizzazione e attività sportive per i bambini di strada
  • Polonia: per il 2016, pronta la Chiesa nazionale della Divina Provvidenza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Francesco al Regina Coeli fa appello alla dignità e sicurezza per tutti i lavoratori

    ◊   Siamo tutti chiamati ad accogliere “la novità di Dio nella nostra vita”, così Papa Francesco prima del Regina Coeli, salutando i fedeli raccolti in piazza San Pietro, gremita stamane di decine di migliaia di giovani giunti da tutto il mondo per la Messa presieduta stamane dal Santo Padre, nella Giornata odierna dei cresimandi e dei cresimati. Il pensiero del Papa è poi corso alle vittime del crollo di una fabbrica in Bangladesh. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Papa Francesco - solidale con il dolore dei familiari degli oltre trecento operai tessili periti nel tragico incidente di mercoledì scorso a Dacca in Bangladesh – ha invocato dignità e sicurezza per tutti i lavoratori nel mondo.

    “In questo momento speciale desidero elevare una preghiera per le numerose vittime causate dal tragico crollo di una fabbrica in Bangladesh. Esprimo la mia solidarietà e profonda vicinanza alle famiglie che piangono i loro cari e rivolgo dal profondo del cuore un forte appello affinché sia sempre tutelata la dignità e la sicurezza del lavoratore”.

    Rivolto a tutti i fedeli che gremivano piazza San Pietro, in un clima di grande gioia e serenità, il Papa ha ricordato che “la Vergine Maria ci insegna che cosa significa vivere nello Spirito Santo e che cosa significa accogliere la novità di Dio nella nostra vita”. Per questo Francesco ha affidato tutti i cresimati alla Madonna.

    “…ogni cristiano, ognuno di noi, è chiamato ad accogliere la Parola di Dio, ad accogliere Gesù dentro di sé e poi portarlo a tutti”.

    E se “Maria - ha osservato il Papa - ha invocato lo Spirito con gli Apostoli nel cenacolo: anche noi, ogni volta che ci riuniamo in preghiera, siamo sostenuti dalla presenza spirituale della Madre di Gesù, per ricevere il dono dello Spirito e avere la forza di testimoniare Gesù risorto.

    “Questo lo dico in modo particolare a voi, che oggi avete ricevuto la Cresima: Maria vi aiuti ad essere attenti a quello che il Signore vi chiede, e a vivere e camminare sempre secondo lo Spirito Santo!”

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    Il Papa ai giovani a San Pietro: Dio ci dà il coraggio di andare controcorrente

    ◊   Rimanete saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore, Lui ci dà il coraggio di andare controcorrente. Papa Francesco ha rivolto questo invito alle oltre 100 mila persone presenti questa mattina in piazza San Pietro per la Messa con il Rito della Confermazione. Quarantaquattro fedeli provenienti da tutto il mondo sono stati infatti cresimati, esprimendo così la piena e libera decisione di aderire alla fede battesimale. A tutti loro è stato donata una foto del Papa autografata, a ricordo della Giornata. Alessandro Guarasci:

    Qui a San Pietro sono arrivati migliaia di fedeli, soprattutto giovani, che hanno deciso di “credere e di convertire il cuore” come ha detto mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione. I 44 fedeli che hanno ricevuto il sacramento della Confermazione sono arrivati da ogni angolo del mondo, dal Congo, alla Colombia, dalle Filippine all’Irlanda solo per fare alcuni esempi. Si tratta per lo più di giovani ma anche di adulti. Sono qui a rappresentare le tante realtà in cui la Chiesa è presente, realtà di guerra e sofferenza, realtà dove i cristiani sono discriminati per la loro fede, ma c’è anche il ricco Occidente, come anche l’Emilia colpita da terremoto e che fa ancora fatica a rialzarsi. A tutti loro è andato l’incoraggiamento di Papa Francesco, affinché giochino la “vita per grandi ideali”.

    "Seguire il Signore, lasciare che il suo Spirito trasformi le nostre zone d’ombra, i nostri comportamenti che non sono secondo Dio e lavi i nostri peccati, è un cammino che incontra tanti ostacoli, fuori di noi, nel mondo in cui viviamo, e anche dentro di noi, nel cuore, che spesso non ci comprende, e anche dentro di noi, nel nostro cuore. Ma le difficoltà, le tribolazioni, fanno parte della strada per giungere alla gloria di Dio, come per Gesù, che è stato glorificato sulla Croce; le incontreremo sempre nella vita! Non scoraggiarsi: abbiamo la forza dello Spirito per vincere le nostre tribolazioni".

    Piazza San Pietro era piena in ogni suo angolo, complice anche la bella giornata di sole che ha favorito l’afflusso dei fedeli. A loro e ai cresimandi si è rivolto il Pontefice che ha invitato tutti a “rimanere saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore”.

    "Sentite bene, giovani: andare controcorrente, questo fa bene al cuore, ma ci vuole il coraggio per andare controcorrente e Lui ci dà questo coraggio. Non ci sono difficoltà, tribolazioni, incomprensioni che ci devono far paura se rimaniamo uniti a Dio come i tralci sono uniti alla vite, se non perdiamo l’amicizia con Lui, se gli facciamo sempre più spazio nella nostra vita. Questo anche e soprattutto se ci sentiamo poveri, deboli, peccatori, perché Dio dona forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e perdono al nostro peccato".

    Dunque un invito a sperare, ad avere fiducia in Dio, perché “con Lui – ha detto il Santo Padre – possiamo fare cose grandi, ci farà sentire la gioia di essere suoi discepoli, suoi testimoni”. Sui volti e nelle voci di questi giovani c'è emozione quando il Papa impartisce loro il Sacramento. Nel pomeriggio, poi, i giovani si riuniranno in aula Paolo VI per un momento di festa e per l’ascolto di tre testimonianze: quella di Paolo che parlerà della sua esperienza in Cina, di Malia che racconterà la conversione del papà per le sue insistenti preghiere e quella della catechista Adriana Trujillo di Bogotà.

    Ma come è stato accolto tra i fedeli in piazza San Pietro l'invito ai giovani di Papa Francesco a non scoraggiarsi ed andare avanti con la forza dello Spirito. Ascoltiamo alcuni commenti raccolti da Marina Tomarro.

    R. - Impegnandosi a sopportare gli altri, ad avere più pazienza e cercare di non scoraggiarsi di fronte ai problemi della vita che ci sono tutti i giorni.

    R. - Dobbiamo con gioia andare avanti, effettivamente senza scoraggiarsi, perché tanto poi alla fine non serve a nulla.

    D. - Il Papa ha invitato anche ad andare controcorrente, a non seguire sempre la massa, come si fa?

    R. - Non è facile perché il mondo fa un grande rumore… Come dice San Paolo, imitare Gesù Cristo, nelle nostre possibilità, con i nostri limiti, però almeno provarci.

    R. - Cercare di aprire gli occhi, di essere onesti, soprattutto con se stessi e poi con gli altri.

    R. - Non fermarci a costruire soltanto per noi stessi, per la nostra individualità, a un obiettivo che può essere realizzato con più facilità ma che in fondo soddisfa solo noi stessi, e quindi cercare di perseguire un bene comune.

    R. - Grazie alla fede e, quindi, non uniformarsi ai valori che non sono tali e che ci vengono proposti dalla società, dai media, e da quello che stiamo vivendo in questo tempo, ma cercare una verità. In questo il Papa ci sta aiutando, a risvegliarci in questo senso.

    D. - Il Papa ci ha invitato anche a seguire i grandi ideali, a prendere questi come esempi…

    R. – Un grande ideale da riscoprire sicuramente è la famiglia. Penso che sia alla base di tutto. Penso sia da che lì che parte tutto quanto, dalla Sacra famiglia. Una vita semplice ma fatta di concretezza.

    R. – Secondo me quello che manca tantissimo è il rispetto, proprio verso il prossimo. Sembra quasi che tutto sia scontato, invece è importante anche fermarsi a pensare a questo. Poi, naturalmente il valore della famiglia, il valore dell’amicizia, che però secondo me sono tutte cose un po’ correlate. Quindi, non più solo l’egoismo ma pensare anche al prossimo.

    R. - Sicuramente la famiglia, partendo dalla famiglia e andando avanti, credere in tutto non è facile in questo momento, però sicuramente se abbiamo un appoggio in una persona come il Papa, questo ci aiuta.

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    Sintonia e attenzione per la Chiesa italiana nel primo incontro tra il vescovo di Roma e il cardinale Bagnasco

    ◊   “Ho respirato una profonda sintonia”, così il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, commentando in una nota la sua prima udienza ieri con Papa Francesco, che ha mostrato “grande capacità di ascolto e di attenzione”. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Un incontro durato oltre un’ora, “atteso da entrambe le parti”. Il porporato riferisce l’apprezzamento espresso dal vescovo di Roma, che “presiede nella carità e comunione” la Conferenza episcopale italiana, riguardo “il metodo di lavoro della Cei”: la programmazione decennale, i Convegni ecclesiali nazionali a metà cammino e il tema in corso dell’educazione, “nell’impegno di ricondurla innanzitutto al suo principio originante, ossia l’annuncio di Gesù Cristo”, per riscoprire “una precisa idea di uomo e di umanità”, avvertiti della “mutazione antropologica in atto”, che interessa “non tanto e solo il contesto europeo, ma anche l’America Latina e, più in generale, il mondo intero”. Tra gli altri argomenti del colloquio tra il Papa e il cardinale Bagnasco: l’impegno della Chiesa italiana “per la tutela e la promozione dei valori non negoziabili, il rapporto con l’opinione pubblica”, l’attenzione costante dei media “a testimonianza di una presenza qualificata sul territorio, che a volte arriva a essere mal tollerata”. Il Papa – riporta il presidente della Cei – ha condiviso anche “gli sforzi di sobrietà portati avanti dai vescovi italiani”, e “la necessità di avere strutture agili, evitando sprechi e dispendi di risorse”, raccomandando di “non moltiplicare organismi, che alla fine appesantiscono inutilmente”, e insistendo “sul fatto che la Chiesa è un organismo vivo, vivente, e non un’organizzazione burocratica, a cui a volte qualcuno vorrebbe ridurla”. Francesco ha infine confermato al cardinale Bagnasco il suo intervento alla prossima Assemblea generale della Cei, in programma dal 20 al 24 maggio.

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    Il cardinale Bertone ordina tre nuovi vescovi: saranno nunzi apostolici in Colombia, Papua Nuova Guinea e Benin

    ◊   Ieri pomeriggio nella basilica di San Pietro in Vaticano, il segretario di stato Tarcisio Bertone ha presieduto all’ordinazione episcopale di mons. Ettore Balestrero, della diocesi di Genova, di mons. Michael W. Banach della diocesi di Worcester negli Stati Uniti, e di mons. Brian Udaigwe di Orlu in Nigeria che saranno inviati come nunzi apostolici in Colombia, Papua Nuova Guinea e Benin. Il servizio di Marina Tomarro:

    Un comandamento nuovo, amarsi gli uni e gli altri. Il dono di un amore totale verso il prossimo a misura di Dio, nella carità, cioè fino a dare la propria vita. E’ con questo annuncio che il cardinale Tarcisio Bertone ha voluto aprire la sua omelia nell’ordinazione episcopale di mons. Balestrero, mons. Banach e mons. Udaigwe.

    Questo comandamento è nuovo perché è il cuore e la sintesi della nuova alleanza, fondata sull’amore di Gesù per l’umanità; è nuovo perché riproduce nel mondo l’amore che Cristo nutre per i suoi in modo sempre straordinario; è nuovo, perché viene offerto come un dono - «Vi do...» - : è dono di Dio e di Cristo. L’evangelista Giovanni si riallaccia alla tradizione biblica che vede nella Legge di Dio, nei comandamenti, il suo dono per eccellenza e la luce sul nostro cammino.

    Ma l’amore reciproco che Gesù chiede ai suoi ha come modello la Croce ed è un dono universale e gratuito capace di varcare i confini della terra per far arrivare la bellezza dell’annuncio a tutti i popoli. Ed è proprio su questo che il porporato ha voluto richiamare l’attenzione dei tre nuovi arcivescovi, su quella carità immensa che ebbe Cristo per la salvezza dell’umanità.

    Ci è facile, a volte, donare delle cose; più difficile e molto più importante e fecondo è dare il nostro tempo, animati da spirito missionario. Si tratta di andare incontro a quanti sono alla ricerca della verità; di accendere la luce nel cuore di quanti camminano nelle tenebre; di seminare la pace, la gioia e la speranza in quanti soffrono la solitudine, le angustie, le ingiustizie. Come ci ha ricordato il Santo Padre nell’omelia della Messa Crismale, occorre illuminare «le situazioni limite, le “periferie” dove il popolo fedele è più esposto all’invasione di quanti vogliono saccheggiare la sua fede»

    E, il cardinale Bertone durante l’omelia ha spesso richiamato l’attenzione sulle tre funzioni pastorali, il ministero della parola, il culto liturgico e la guida del popolo di Dio.

    Quando annunciamo il Vangelo ci uniamo intimamente a Cristo Maestro e ci lasciamo guidare dal suo Spirito. Così partecipiamo della carità di Dio, il cui mistero nascosto nei secoli è stato rivelato in Cristo (cfr Col 1,26). Il ministero liturgico, principalmente la celebrazione eucaristica, ci immette in modo particolare nel mistero pasquale di Gesù; ci porta ad imitare ciò che amministriamo e ci fa profondamente partecipi della carità di Colui che si dà ai fratelli come Pane eucaristico. Quali guide del popolo di Dio ci sentiamo spinti dalla carità del Buon Pastore a custodire, vigilare e difendere il gregge, con ogni energia e sacrificio.

    I tre nuovi presbiteri porteranno la Parola di Dio nelle lontane terre della Colombia, di Papua Nuova Guinea e del Benin per annunziare anche a quelle popolazioni che vivono ai confini della terra che il Vangelo di Cristo è Via Verità e Vita.

    “Caro Don Ettore, caro Don Michael e caro Don Brian, la fiamma della carità pastorale vi spinga a lavorare generosamente al servizio della Chiesa in quei Paesi dell’America Latina, dell’Oceania e dell’Africa. Non dimenticate mai le parole di Gesù che abbiamo ascoltato ancora una volta nell’odierna pagina evangelica: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). In realtà, è l’amore di Cristo e per Cristo la ragione del nostro impegno apostolico. Caritas Christi urget nos. È così per ogni sacerdote, è così per ogni Vescovo e per ogni rappresentante del Papa. Si tratta di un amore incessante, che ci chiama a seguire Cristo che «ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef 5,25).”

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    Oggi in Primo Piano



    In Italia, spari a Palazzo Chigi mentre giura il Governo Letta. Feriti due carabinieri e una donna

    ◊   L’atteso giorno del giuramento del nuovo governo italiano, formato dal premier Enrico Letta, è stato scosso stamane dalla sparatoria davanti palazzo Chigi, in cui sono rimasti feriti due Carabinieri e una donna incinta. Ad aprire il fuoco un 46.enne di origini calabresi. Ma per la cronaca sui fatti e la giornata politica sentiamo Marco Guerra:

    Erano le 11. 35 e proprio mentre i ministri giuravano al Quirinale, e poco prima che la squadra del nuovo esecutivo si trasferisse a Palazzo Chigi per dar luogo al primo Consiglio dei ministri, un uomo, vestito di tutto punto in giacca e cravatta, ha aperto il fuoco a circa 50 metri dalla sede del governo. Prima di essere fermato, spara sette colpi e ferisce due carabinieri in modo grave, ma non tale da metterli in pericolo la vita, e di striscio una passante incinta. La vera natura del gesto ancora non è chiara, ma è nota l’identità dell’autore della sparatoria. Si tratta di Luigi Preiti, un calabrese di 46 anni che ha perso il lavoro e da poco si è separato dalla moglie, il quale ha riportato lievi ferite nella colluttazione che è seguita agli spari. Tutte le autorità, compreso il neo ministro degli Interni Alfano, parlano quindi di un’azione isolata. E, in una Roma blindata, appena mezz’ora dopo, a Palazzo Chigi si è anticipato il passaggio di consegne tra i governi Monti e Letta e la riunione del Consiglio dei Ministri. La drammatica situazione economica, anche se da sola non spiega il gesto dell’attentatore, irrompe così nella prima giornata di un governo che dovrà affrontare la crisi che attanaglia il Paese. Dopo la fiducia del Parlamento, in programma lunedì alla Camera e martedì al Senato, l’esecutivo si troverà sul tavolo i dossier delle riforme istituzionali, ma prima di tutto dovrà riuscire ad allentare i vincoli dei trattati europei che hanno avvitato l’economia in una recessione senza precedenti. Tanti i punti controversi su cui le forze che compongono la maggioranza dovranno trovare una mediazione.

    Per un’analisi di queste sfide, ascoltiamo il commento di Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia politica presso l'Università Sophia di Loppiano. L'intervista è di Francesca Sabatinelli:

    R. - Questo governo fa un’impressione molto buona, perché appare come una formazione sobria, con persone scelte con una notevole cura e capaci, nella loro generalità, di un grande lavoro. La cosa importante è che vengono da culture diverse, non soltanto da posizioni politiche differenti. E quindi, è un governo che accetta la sfida di comporre e una certa unità del Paese e delle sue culture, per raggiungere gli obiettivi di cui abbiamo bisogno. Dovranno, giorno per giorno, costruire una visione comune. Ci sono portatori di istanze importanti e nuove in questo governo, persone che hanno una competenza; penso appunto a tutti quelli che hanno vissuto, come nel caso del ministro per l’integrazione sulla propria pelle, la realtà che poi dovranno rendere positiva per il Paese. Quello che io spero è che le parti politiche che compongono il governo non cedano alla tentazione di concedere all’altra delle leggi di comodo. Non credo che Letta sia disposto a questo. Dunque, penso sia un governo che cercherà l’unità e per questo deve essere sostenuto da tutti noi.

    D. - Dalle sue parole sembrerebbe proprio che ci siano anche le premesse perché sia un governo di durata…

    R. - Sì, è un governo politico. L’altra possibilità era quella di un governo di scopo, che facesse alcune cose essenziali, quali la legge elettorale, certi provvedimenti economici e alcune altre misure per la limpidezza della politica. Ecco, il positivo è che può durare, il rischio è che - per il fatto che il governo dura e che le forze politiche possono trovare una certa pace nel corso del tempo - si dimentichi invece che alcune emergenze rimangono tali, come ad esempio cambiare la legge elettorale; questo va fatto quanto prima. Un altro elemento importante di questo governo è quello di cercare di soddisfare le esigenze portate dal Movimento cinque stelle di Grillo, sul quale non si può contare - almeno formalmente per un appoggio al governo - ma le cui istanze hanno un valore: pulizia della politica, riforma del finanziamento dei partiti, cambiamento dello stile. Credo che questo governo nasca anche lanciando questo messaggio. Che si risponda a queste esigenze, in modo che i cittadini che hanno scelto il Movimento cinque stelle, capiscano che la politica può rimettersi in gioco e si può ritornare ad una pulizia e ad un lavoro coerente.

    D. - Lei ha citato il neo - ministro dell’integrazione, Cecile Kyenge, come esempio di persona competente per quanto riguarda il suo ministero, e ce ne sono altri indubbiamente… Pensiamo al nuovo ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, ex rettore dell’Università di Pisa. Nell’elenco ci possono essere dei nomi che fanno pensare a una mediazione?

    R. - Sì. Adesso non mi metto a fare nomi. In pratica, ci sono dei ministri che hanno ricevuto incarichi che non corrispondono in maniera forte alle competenze che hanno maturato; può darsi poi che invece si rivelino degli ottimi ministri, perché il ministro deve essere un politico, non necessariamente con competenza tecnica su ciò che deve maneggiare, purché riesca a farsi consigliare e a farsi aiutare. Diciamo che questi sono casi rari. Nell’insieme, sono state fatte scelte importanti. Io vorrei sottolineare, per esempio, l’inserimento della signora Bonino nel governo, posta in un luogo come gli esteri, che lei ha sempre vissuto in chiave soprattutto di diritti umani e di diritti dei popoli piuttosto che di rapporti tra gli Stati. Anche questa - vorrei sottolineare - è una scelta che a me sembra positiva. Quindi, diciamo che nell’insieme è un’equipe efficiente che ha saputo mettere le persone giuste nel posto dove possono rendere. Quindi io vedo una notevole accortezza su questo. È il modo migliore per valorizzare le diversità delle culture. Se il governo è ben appoggiato da un’opinione pubblica attenta, che sa stimolare e soprattutto controllare, credo che possa fare del bene al Paese.

    D. - Il presidente Napolitano è sembrato evidentemente soddisfatto: ha chiesto coesione e rispetto.

    R. - A me sembra che coesione e rispetto - dette da lui - siano veramente la definizione più efficace di un nuovo metodo che questo governo deve cercare giorno dopo giorno per elaborare una visione comune, perché coesione e rispetto è quello che non abbiamo avuto negli ultimi anni ed è quello che ci ha fatto precipitare. Ecco, ha scelto le parole giuste per dire come riprendere un’arrampicata, che sarà tutta salita fino ad un certo punto, ma poi sono convinto che raccoglieremo i frutti. I guai nascono sempre dalle divisioni. Noi abbiamo interessi diversi ma siamo un unico popolo. La politica è il metodo per mettere insieme, per comporre i conflitti e per gestirli. In questi ultimi anni non abbiamo saputo farlo. Un governo che raccoglie tante diversità, proponendosi di affrontare esattamente questo problema, a me sembra - non vorrei sembrare troppo ottimista - un governo giusto.

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    Giornata per la Sicurezza sul Lavoro e per le vittime dell'Amianto: patologie raddoppiate in 10 anni

    ◊   Le patologie collegate all’amianto sono aumentate del 50% in 10 anni, considerando l’ultima rilevazione del 2011. A far riferimento ai dati è l’Anmil, Associazione Nazionale fra Lavoratori e Invalidi del Lavoro, in occasione dell’odierna Giornata Mondiale dedicata alla Sicurezza sul Lavoro e alle vittime dell’Amianto. E oggi in Piazza San Pietro è presente l’Osservatorio Nazionale sull’Amianto (Ona Onlus) per pregare per le vittime. Per far conoscere i rischi legati all’amianto, l’Anmil ha poi lanciato una campagna informativa “Asbestus Free”, che si tiene da questa domenica alla fine di maggio. Debora Donnini ha intervistato il presidente dell’Anmil, Franco Bettoni:

    R. – I dati sono preoccupanti perché, per quanto riguarda le malattie professionali, le morti sono state nel 2007 845, 300 l’anno scorso, ma ovviamente la cosa non è ancora chiusa, poiché molte pratiche sono ancora in corso. Buona parte di queste sono collegate alle malattie dovute all’amianto, poi ci sono le silicosi ed altre malattie professionali, che si conoscono da più tempo. E questo è un dato allarmante. Indipendentemente dall’averci lavorato o anche l’aver abitato o aver lavato i panni di chi lavorava nell’amianto, si capisce solo nel tempo, purtroppo - poiché c’è un’incubazione di 30, 40 anni - se il soggetto ha questa grave malattia o questi tumori derivanti dall’amianto.

    D. – Tra l’altro il problema dell’amianto può colpire anche i bambini nelle scuole...

    R. – Fino a qualche anno fa, mi sembra fino al ’91, si costruivano edifici, scuole, case con prodotti che contenevano amianto. Oggi ovviamente questo non succede più, perlomeno in Italia, ma nel mondo vi sono ancora aziende – e questa è la cosa brutta – che producono prodotti in amianto, che non vengono impiegati nel loro territorio, ma vengono impiegati in altri territori. In Asia, addirittura, si lavora l’amianto e viene ancora utilizzato per la costruzione: è un problema non nazionale, ma mondiale e bisogna trovare norme mondiali per fermare tutto questo.

    D. – L’Anmil, di cui lei è presidente, organizza questa campagna Asbestus Free, in 14 piazze italiane. In che cosa consiste?

    R. – Andremo in 14 piazze, insieme alle organizzazioni sindacali e all’associazione dei familiari delle vittime di amianto, a distribuire materiale conoscitivo, a sensibilizzare l’opinione pubblica – ovviamente le istituzioni ci sono vicine - per dire che questo problema esiste e per farlo conoscere veramente, perché effettivamente ci siamo accorti che non tutti lo conoscono e succede che poi ti arrivi una malattia dalla mattina alla sera. Vogliamo che si parli di questo, che si faccia prevenzione, che si distrugga l’amianto nei siti protetti e che non ci siano siti illegali, che le imprese e i lavoratori sappiano i rischi che corrono. E’ un discorso culturale importante su un tema che non è mai stato posto al centro di attenzione o dibattiti, e che dobbiamo cominciare a fare, come abbiamo fatto per gli infortuni sul lavoro. Non si può costruire oggi con prodotti con amianto, ma bisogna cercare di bonificare quelli esistenti con altri interventi.


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    Congresso a Roma di Pax Christi Italia: "E' l'ora della non violenza"

    ◊   Si chiude oggi a Roma presso l'Istituto Seraphicum il Congresso nazionale di Pax Christi Italia dal titolo: "È l'ora della nonviolenza - Spalancare la finestra del futuro, progettando insieme, osando insieme" . Al centro dei lavori, il Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali, la pace e la trasformazione non violenta dei conflitti. Per un bilancio finale, Federico Piana ha intervistato mons. Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi Italia e vescovo di Pavia:

    R. – Sostanzialmente ci siamo un po’ domandati cosa fare in questo momento in cui c’è una sorta di bassa marea per ciò che riguarda la pace. Le ragioni sono anche abbastanza evidenti e cioè il conflitto si è spostato nelle nostre città dove si corre una maratona, si è spostato in cento luoghi della terra dove incomprensioni razziali o religiose vengono sfruttate dai mercanti d’armi o da politici corrotti che desiderano il potere. Quindi ci siamo fatti carico anche di questo 40.mo della Pacem in terris attraverso il quale noi vogliamo dichiarare ancora una volta che le parole del Papa, che richiamano come sia paradossale che portiamo insieme il desiderio grande della pace e una inefficacia dei mezzi che troviamo per costruire la pace. Questo è stato un secondo aspetto che abbiamo voluto esplorare. Da ultimo, essendo la nostra un’organizzazione formata da tanti “punti pace”, come li chiamiamo noi, che sono disposti un po’ nel territorio nazionale, abbiamo anche cercato di ridirci cosa facciamo sul territorio attraverso questi punti pace, ciascuno dei quali ha una sua creatività e cerca quei gesti che servono a educare alla pace.

    D. - Andiamo al tema, “Spalancare la finestra del futuro progettando insieme, osando insieme”, in che modo, secondo lei, concretamente si può raggiungere questo obiettivo?

    R. – Anzitutto rendendoci conto che sta cambiando anche il modo con cui la violenza si insinua nella vita della società, la condiziona per certi aspetti, quindi richiamando l’importanza di questa sorta di analisi ai propri sentimenti, alle proprie capacità di stare dentro al pluralismo culturale, religioso, in cui tutti ormai siamo immersi. Quindi far conto di una capacità nuova di dialogo, imparare ad essere persone che dialogano. Ci siamo detti: noi come Pax Christi dobbiamo essere presone specializzate nell’insegnare la riconciliazione e il dialogo. Quindi, questo è un primo passo. Un secondo passo è quello di indicare le nuove maniere con cui la violenza si insinua. Abbiamo, per esempio, riflettuto un po’ su questo cambiamento dei sistemi d’armi che vengono sviluppandosi ad alta tecnologia: solo il premere un bottone può creare terrore, morte distruzione, e non c’è più rapporto tra la coscienza e il vedere ciò che uno sta compiendo. Questo è un passaggio che chiede una maggiore consapevolezza da parte della comunità sociale. Perché costruisce le armi? Perché commercia nelle armi? Che armi sono quelle che vengono sviluppate dalla scienza e dalla tecnica? Aprire la finestra al futuro vuol dire: rendiamoci consapevoli di queste novità che la violenza sta portando quasi nella nostra vita di ogni giorno.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    E' morto mons. Jin Luxian, una delle personalità più importanti della Chiesa cinese

    ◊   In Cina è morto ieri mons. Aloysius Jin Luxian, vescovo ufficiale di Shanghai. Il prelato, fra le personalità più importanti della Chiesa cinese, aveva 97 anni ed era da tempo malato. Nato a Shanghai da una famiglia cattolica, a 22 anni entra nella Compagnia di Gesù e si forma tra l’altro in Francia e in Italia. Nel '55, in Cina, insieme a centinaia di altri sacerdoti e laici, viene arrestato e tenuto in isolamento per cinque anni. Segue la condanna a 18 anni di prigione per la sua fedeltà al Papa. In seguito Mons. Jin si unisce alla Chiesa patriottica controllata dallo Stato. Tornato libero nell'82, nell’88 diviene vescovo di Shanghai, senza mandato del Papa. Nel 2005 si riconcilia con il Pontefice e la Santa Sede. Per tutta la vita Mons. Jin ha dovuto scontrarsi con la questione della libertà religiosa.

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    Islanda, elezioni politiche: vince il centro destra contrario all’ingresso nell’Ue

    ◊   L’Islanda ha una nuova maggioranza politica di centro-destra. A spoglio quasi terminato delle elezioni legislative svoltesi ieri, risulta infatti che il partito del Progresso (centrista e agrario) e il partito dell'Indipendenza (destra) hanno ottenuto in totale oltre 45% dei voti e un numero di seggi sufficiente a formare un governo di coalizione. I leader delle due formazioni hanno confermato la volontà di formare un esecutivo insieme. Nettamente sconfitti i partiti di sinistra, che pagano le politiche di rigore del premier uscente, Johanna Sigurdardottir. Entrambi i partiti conservatori si sono detti contrari alla candidatura dell’Islanda all’Unione europea, lanciata nel 2009 dalla Sigurdardottir. Una candidatura che probabilmente, quindi, non avrà seguito. (M.G.)

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    Siria: utilizzo di armi chimiche, il governo di Assad respinge le accuse

    ◊   L’opposizione siriana lancia nuove accuse contro le truppe governative circa l’utilizzo di armi chimiche nel conflitto in corso. I Comitati locali di Daraya riferiscono di razzi contenenti gas tossici. L'opposizione conferma quindi la disponibilità a collaborare a pieno con la comunità internazionale per fornire le prove richieste. Ferma la risposta del governo di Damasco che parla di “menzogna vergognosa”. Sulla vicenda è intervenuto anche ministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, che si trova in visita a Beirut: “Le accuse sull'uso di armi chimiche in Siria da parte delle forze del regime di Bashar al-Assad non devono divenire un “pretesto” per un intervento militare straniero nel Paese arabo”. Intanto sul terreno si continua combattere. Un missile terra-terra è caduto all'alba di oggi su Tall Rafaat, nella provincia di Aleppo, provocando la morte di almeno quattro civili. (M.G.)

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    Gaza: aviazione israeliana colpisce postazioni Jihad

    ◊   Nuova fiammata di violenze tra Israele e la Striscia di Gaza. L'aviazione israeliana ha effettuato nella notte tre incursioni sul territorio palestinese, prendendo di mira il braccio armato della Jihad islamica. I raid non hanno provocato feriti. Un portavoce dell'esercito dello Stato ebraico ha detto che i bombardamenti sono la "risposta ai tiri di razzi" di ieri sul Sud di Israele. ''Lo stillicidio di razzi susciterà una nostra reazione molto determinata” ha commentato il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Intanto, Israele ha chiuso da oggi fino a nuovo ordine il valico di Kerem Shalom, da dove passano merci per la Striscia. (M.G.)

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    Pakistan: bomba davanti comitato elettorale, almeno 3 morti

    ◊   In Pakistan si alza il livello di tensione con l’approssimarsi delle elezioni politiche del prossimo 11 maggio. Una bomba e' esplosa durante una riunione elettorale di un candidato nella provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa. Il bilancio ancora incerto oscilla tra le tre e le sei vittime e almeno 15 feriti. L'ordigno è stato azionato con un meccanismo a distanza. (M.G.)

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    Pakistan: ogni anno 87 mila bambini muoiono a causa di malattie prevenibili

    ◊   In Pakistan, su 435 mila decessi annuali di bambini sotto i cinque anni di età il 20% muore a causa di polio, polmonite, tubercolosi, morbillo, tetano, difterite, pertosse e epatite B, tutte malattie prevenibili (Vpd) con il vaccino. In occasione della World Immunisation Week, che si celebra ogni anno l’ultima settimana del mese di aprile con l’obiettivo di evidenziare l’importanza della prevenzione attraverso le vaccinazioni e rendere più consapevoli i genitori dei pericoli di queste malattie e dei benefici dei rimedi a disposizione, il dott. Iqbal, presidente del Pakistan Paediatrics Association (Ppa), ha esortato i genitori a vaccinare i propri figli nei centri medici sparsi in tutto il Paese. A differenza di altre nazioni asiatiche - riferisce l'agenzia Fides - dove le campagne di vaccinazione hanno salvato la vita di molti bambini ed eliminato altrettante malattie infettive, in Pakistan la situazione continua ad essere ancora pericolosa, soprattutto a causa di ignoranza e mancanza di consapevolezza. In Pakistan, infatti, gran parte della popolazione non è a conoscenza e non si preoccupa di proteggere i piccoli attraverso vaccinazioni adeguate, nonostante la disponibilità di strutture gratuite, si legge in una dichiarazione diffusa da Iqbal. Il governo, insieme con il settore privato, ha creato in tutto il Paese circa 7 mila Expanded Program on Immunization (Epi), Centri di prevenzione per le malattie infettive, e ha fornito gratuitamente nove dosi in diverse parti della città. Purtroppo però, nonostante il fatto che il programma Epi sia attivo da 40 anni, solo il 20 - 50% dei pakistani sono a conoscenza della disponibilità di vaccini gratuiti. (R.P.)

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    Canada: la Marcia per la vita dedicata quest’anno alla piaga dei feticidi femminili

    ◊   “Mettiamo fine ai feticidi femminili!”. All'insegna di questo slogan si svolgerà il prossimo 9 maggio, a Ottawa, l’annuale Marcia nazionale per la vita promossa dall’Organismo cattolico per la vita e la famiglia (Ocvf). Il tema scelto per questa edizione vuole richiamare l’attenzione su un fenomeno già tristemente conosciuto in Paesi come l’India e la Cina, ma che sta diffondendosi in modo preoccupante anche in nazioni sviluppate, grazie alle nuove tecnologie di diagnosi prenatale che permettono di conoscere il sesso del nascituro. In alcune comunità immigrate in Canada, infatti, ogni 100 femmine partorite, nascono 120 maschi, contro un parametro biologico di 106 maschi per ogni 100 femmine alla nascita. E’ quanto denuncia l’Ocvf nel suo messaggio in vista della manifestazione, in cui ricorda che ogni anno nel Paese circa 100mila bambini vengono abortiti. Questa scelta viene rivendicata da molti come un diritto, ma di fronte alla piaga degli aborti basati sulla selezione del sesso poche persone possono rimanere indifferenti. E i motivi, evidenzia il messaggio, sono che "è impossibile continuare a credere alla leggenda che un nascituro, maschio o femmina, non è che un ‘ammasso di cellule’” e poi che “in fondo, sappiamo che alcune scelte sono intollerabili”. “Se c’è una lezione da trarre dalla tragica realtà degli aborti selettivi in Canada – osserva quindi l’Ocvf – è che la causa della vita vincerà solo quando avremo creato una cultura che rispetti la dignità e il valore di ogni vita umana. Checché se ne dica, infatti, il dibattito sull’aborto ha più a che vedere con il valore attribuito alla vita umana che con il fatto di sapere quando essa inizia prima della nascita” e “una cultura della vita riconosce un valore uguale a ogni vita umana”. “In definitiva – conclude il messaggio - una cultura protegge quello al quale attribuisce un valore e in una cultura che attribuisce più valore agli uomini che alle donne, le bambine sono più esposte alla minaccia dell’aborto”. E proprio su questo argomento intendono fare leva i promotori della marcia, nella consapevolezza che “la stragrande maggioranza dei canadesi sono scioccati all’idea che una bambina possa essere abortita solo per il fatto di essere femmina”. Oltre alla Marcia nazionale per la vita quest’anno l’Ocvf organizza, dal 12 al 19 maggio, la prima Settimana nazionale per la vita e la famiglia, un’iniziativa che si inserisce nell’ambito dello speciale programma pastorale “Costruire una cultura della vita e della famiglia in Canada” lanciato dall’Episcopato canadese nel 2011 in vista dell’Anno delle Fede. (A cura di Lisa Zengarini)

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    L’Africa-Europe Faith and Justice Network celebra 25 anni di impegno per l’Africa

    ◊   Promuovere rapporti di giustizia e di rispetto tra i popoli dell’Africa e dell’Europa alla luce della Dottrina sociale della Chiesa: è l’impegno portato avanti dai missionari e dalle missionarie dell’“Africa-Europe Faith and Justice Network” (Aefjn), che in questi mesi celebra il 25° anniversario di attività. Il network infatti, è stato fondato nel 1988 a Bruxelles, in Belgio. Della rete, operante in 12 Paesi europei, fanno parte attualmente una cinquantina di congregazioni religiose impegnate a raccogliere e a diffondere informazioni sulle politiche europee che hanno a che fare con l’Africa e sulle varie problematiche che riguardano il continente africano. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, nonché di fare opera di advocacy e lobbying per influenzare positivamente le decisioni dell’Unione Europea che toccano la vita dei popoli africani. Tra le aree tematiche al centro della sua attenzione quelle del commercio equo; della sovranità alimentare; della regolamentazione del commercio delle armi in Africa; dell’accesso alle medicine dei popoli africani; della difesa del Creato e dei cambiamenti climatici e della giustizia e della pace alla luce del Vangelo. Temi da discutere e relativi interventi operativi sono individuati e portati avanti dal Segretariato di Bruxelles in collegamento con i missionari che lavorano sul campo e con le Chiese locali e in collaborazione con ong e altre comunità religiose. Le celebrazioni dell’anniversario sono iniziate lo scorso novembre e proseguiranno fino al 15 novembre. Due gli eventi organizzati questo mese: un convegno celebrato lo scorso 13 aprile a Londra, al quale è intervenuto l’arcivescovo Michael Louis Fitzgerald, nunzio apostolico nella Repubblica Araba d’Egitto e delegato della Santa Sede presso l’Organizzazione della Lega degli Stati Arabi, e una celebrazione a Bruxelles, il 24 aprile. Tra i prossimi appuntamenti la Messa che sarà celebrata a Roma il 28 maggio dal card. Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Sempre a Roma si terrà l’assemblea generale conclusiva, il 15 novembre. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Rwanda: a Kigali mostra itinerante per l’Anno della Fede

    ◊   L’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI per celebrare il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II, “è un’occasione per riscoprire la bellezza, l’importanza e la verità della fede condivisa”: con queste parole padre Kee Maas, membro dei Missionari d’Africa, spiega il senso della mostra itinerante sull’Anno della fede inaugurata in questi giorni al Centro pastorale San Paolo di Kigali, in Rwanda. L’esposizione racconta, in ventiquattro tavole, la storia dell’evangelizzazione del Paese africano, citando passi scelti del Motu proprio “Porta Fidei”, con cui l’11 settembre 2011 Benedetto XVI ha indetto l’Anno della fede. Le citazioni sono accompagnate da alcune immagini fotografiche che invitano i fedeli “a riscoprire con gli occhi della fede – spiega ancora padre Maas – la gioia di credere e l’entusiasmo di testimoniare”. Dopo Kigali, la mostra verrà portata in tutte le diocesi cattoliche del Rwanda, fino alla conclusione dell’Anno della fede, fissata per il 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re. “La fede – conclude padre Maas – è una compagna di vita che permette di percepire con uno sguardo sempre nuovo le meraviglie che Dio realizza in noi”. All’inaugurazione dell’esposizione erano presenti anche l’arcivescovo di Kigali, mons. Thaddée Ntihinyurwa, e il suo Vicario generale, mons. André Havugimana. (I.P.)

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    Thailandia: dal vescovo di Nakhonratchasima una casa di riposo per gli anziani

    ◊   La diocesi di Nakhonratchasima, nel nord-est della Thailandia, ha lanciato un progetto dedicato alla "terza età" per la cura degli anziani, in una popolazione che tende sempre più a invecchiare (come avviene da tempo in Europa) per il calo delle nascite. Promotore dell'iniziativa il vescovo locale, mons. Joseph Chusak Sirisut, che ha chiesto la collaborazione della Fondazione San Camillo per la realizzazione della casa di riposo per anziani chiamata "Ratchasima Home". L'idea nasce dalle celebrazioni dedicate alla Giornata mondiale della "terza età", voluta con forza dal beato Giovanni Paolo II il 17 settembre 2000. Oggi - riferisce l'agenzia AsiaNews - si è trasformata in una risposta concreta, in una realtà che fatica a farsi carico dell'assistenza agli anziani per ragioni economiche e sociali. Interpellato sul progetto, mons. Sirisut spiega che "ad oggi la popolazione anziana di Nakhonratchasima è costretta a rivolgersi all'ospedale di St. Mary per l'assistenza, pagando un costo mensile superiore ai 30mila Bath (poco più di mille dollari) e a fronte di posti limitati". Dato che la "terza età" è composta da persone non necessariamente malate, aggiunge il prelato, se viene fornita una casa di riposo ad hoc "il costo si riduce di un terzo" rispetto alla clinica ospedaliera. Da qui l'idea, nata nel 2012, di un centro per anziani chiamato "Ratchasima Home", che sorgerà su una superficie di oltre 28mila metri quadri. Fondamentale la partnership con la Fondazione San Camillo - che ha aderito all'iniziativa dopo l'incontro fra il vescovo e p. Giovanni Contarin, presidente della Commissione cattolica per i malati di Aids - la quale ha elargito 20 milioni di Bath (quasi 700mila dollari). Secondo l'ufficio nazionale di statistica economia e sociale, la popolazione anziana in Thailandia è pari all'11,2% su un totale di 64 milioni di individui, con un tasso fra i più elevati di tutta l'Asia. Per questo la società thai è definita "società degli anziani" ed è in continua crescita. Solo nel 2008 si attestava su 7,4 milioni di individui che, entro il 2020, toccheranno quota 17,7 milioni. Un dato rilevante riguarda il tasso di suicidi, che si concentra in maggioranza proprio nella popolazione anziana tra i 70 e i 74 anni, seguita da persone fra gli 80 e gli 84 anni. Tra le ragioni che spingono al suicidio lo stress psico-fisico, la morte del coniuge, la solitudine e la mancanza di speranza in quanto avvertono di essere diventati "un peso" per i propri figli. (R.P.)

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    Un milione di copie di YouCat pronto per la Gmg di Rio

    ◊   Mancano meno di cento giorni alla 28.ma Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Rio de Janeiro, in Brasile, dal 23 al 28 luglio, ed il conto alla rovescia è già iniziato. Più di due milioni i pellegrini attesi nella città carioca, mentre le diocesi brasiliane e i movimenti cattolici si preparano a ricevere un milione di copie in portoghese di “YouCat”, il catechismo della Chiesa cattolica destinato ai giovani. “Aiuto alla Chiesa che soffre fornisce un contributo essenziale al finanziamento di questo progetto – spiega mons. Jacinto Bergmann, presidente della Commissione biblica dei vescovi brasiliani – E questo investimento aiuta a soddisfare una profonda aspirazione delle giovani generazioni, ovvero riscoprire il significato principale dell’esistenza nell’incontro con Cristo, via, verità e vita”. “YouCat – afferma José Correa, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre in Brasile – aiuta i ragazzi a fare conoscenza con la fede, a comprenderla meglio e ad approfondirla”. Tanto più che in Brasile, su una popolazione di 190 milioni di abitanti, il 70% è cattolico, mentre il 24% ha meno di 24 anni. Ispirato al “Catechismo della Chiesa cattolica”, pubblicato vent’anni fa, YouCat – abbreviazione di “Youth Catechism”, ovvero “Catechismo per i giovani” – usa un linguaggio semplice, accompagnato da numerose illustrazioni. Elaborato da cinquanta giovani guidati dal card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, il volume riporta, in trecento pagine, le principali domande e risposte sulla fede. Pubblicato per la prima volta nel 2011, in occasione della Gmg di Madrid, il catechismo per i giovani è stato diffuso in italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco e polacco. Nel 2012 è stato tradotto anche in arabo, in occasione del viaggio di Benedetto XVI in Libano. (I.P.)

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    Perù: scolarizzazione e attività sportive per i bambini di strada

    ◊   Lo scorso mese di settembre, il Ministero per la Donna e per le Popolazioni Vulnerabili ha approvato un programma nazionale per la tutela dei bambini e adolescenti che vivono abbandonati per le strade. Si tratta del Programma Yachay, lanciato inizialmente nelle città di Lima e Iquitos dove si registra il maggior numero di casi di sfruttamento e accattonaggio minorile. Quest’anno l’obbiettivo di Yachay è assistere oltre 6 mila bambini e sensibilizzare 3 mila famiglie, coinvolte in questo problema, sull’importanza della scolarizzazione. I minori - riferisce l'agenzia Fides - riceveranno materiale scolastico oltre che formazione tecnica e sportiva. La prima è rivolta agli adolescenti di strada, tra 14 e 18 anni di età, mentre con la formazione sportiva si vuole stimolare il buon uso del tempo libero e motivare il partecipante a lottare per il suo progetto di vita. Attualmente, nei centri di formazione tecnica a livello nazionale studiano 134 adolescenti e si prevede che quest’anno possano diventare 900. Yachay assiste 3.528 bambini e in 24 città e 20 regioni. (R.P.)

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    Polonia: per il 2016, pronta la Chiesa nazionale della Divina Provvidenza

    ◊   La costruzione della Chiesa nazionale della Divina Provvidenza, in Polonia, dovrebbe concludersi nel 2016: lo annuncia la Conferenza episcopale locale, aggiungendo di auspicare la presenza del Santo Padre Francesco per benedire la nuova costruzione. Tanto più che tra tre anni la Polonia celebrerà i 150 anni di evangelizzazione. Iniziata nel 2002, la Chiesa è tuttora in costruzione a causa delle difficoltà legate alla raccolta fondi. “Occorrono ancora tra i 7 ed i 10 milioni di euro per concludere i lavori – spiega il card. Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia – e 29 milioni di euro sono stati già spesi”. Alta 75 metri, la Chiesa della Divina Provvidenza è uno dei più importanti progetti della Chiesa cattolica polacca dall’inizio del millennio. L’idea risale al 1791, quando il governo decise di erigere un luogo di culto in segno di ringraziamento per l’adozione della prima Costituzione democratica del Paese. In seguito, la ripartizione della Polonia tra Prussia, Russia ed Austria impedì la realizzazione di tale progetto. Duecento anni dopo, nel 1991, la Camera Alta nazionale ha rilanciato l’iniziativa. A posare la prima pietra, benedetta dall’allora Papa Giovanni Paolo II, nel 2002, è stato il card. Jozef Glemp, Primate di Polonia. (I.P.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 118

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.