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Sommario del 19/04/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: accogliere la Parola di Dio con cuore umile, la Chiesa sia liberata da moralismi e ideologie
  • Giustizia sociale e popolazioni indigene al centro dell’incontro tra il Papa e il presidente dell’Ecuador
  • In udienza da Papa Francesco Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei Siri
  • Otto anni fa l'elezione di Benedetto XVI. Mons. Paglia: Pontificato nel segno dell’amore e dell’umiltà
  • Mons. Semeraro: l’incontro con Cristo cuore della testimonianza di Benedetto XVI
  • Il card. Vegliò ai circensi: la vostra arte è esempio di fraternità in un mondo individualista
  • Il card. Ravasi: 65% della popolazione mondiale senza libertà religiosa, restrizioni anche in Occidente
  • Nessuna gratifica di inizio pontificato: lo chiarisce padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iraq, nuove stragi alla vigilia del voto. Mons. Sako: lotta tra partiti, rilanciare dialogo
  • Boston. Forse ceceni i due attentatori: uno ucciso, l'altro in fuga
  • Texas. Mons. Vásquez: la Chiesa tra i soccorritori delle vittime dell'esplosione
  • Pakistan: interrogato l'ex presidente Musharaff accusato di altro tradimento
  • Quirinale: il Pd propone Romano Prodi. No da Pdl, M5s e Scelta Civica
  • 70 anni fa la rivolta del ghetto ebraico a Varsavia. Il card. Nycz: ha fatto storia e cultura della città
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Africa: emergenza fame per un milione e mezzo di bambini nella regione del Sahel
  • Siria: in Mesopotamia distrutta la chiesa dei Francescani a Deir Ezzor
  • Centrafrica: da N'Djamena altri 2.000 soldati e timido riconoscimento politico
  • Camerun: liberati gli ostaggi francesi. C'è la conferma ufficiale
  • Venezuela: il Consiglio elettorale ha accettato il riconteggio dei voti
  • Paraguay: appello alla pacificazione dei vescovi alla vigilia del voto
  • Francia: messaggio di speranza alla nazione dei vescovi
  • La Chiesa del Bangladesh: la società non vuole una nuova legge sulla blasfemia
  • Sostegno della Fao al "Concerto per la Terra" del 22 aprile
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: accogliere la Parola di Dio con cuore umile, la Chiesa sia liberata da moralismi e ideologie

    ◊   La Parola di Dio va accolta con umiltà perché è parola d’amore, solo così entra nel cuore e cambia la vita: è quanto, in sintesi, ha detto il Papa stamani durante la Messa presieduta nella Cappellina di Casa Santa Marta. Erano presenti alcuni dipendenti della Tipografia Vaticana e dell’Osservatore Romano. Il servizio di Sergio Centofanti:

    La conversione di San Paolo e il discorso di Gesù nella Sinagoga di Cafarnao sono le letture bibliche del giorno al centro dell’omelia del Papa, tutta incentrata su Gesù che parla: parla a Saulo che lo perseguita, parla ad Ananìa, chiamato ad accogliere Saulo, e parla anche ai dottori della legge, dicendo che chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue non sarà salvato. La voce di Gesù – ha affermato il Papa – “passa per la nostra mente e va al cuore. Perché Gesù cerca la nostra conversione”. Paolo e Ananìa rispondono con perplessità, ma col cuore aperto. I dottori della legge rispondono in altra maniera, discutendo tra loro e contestando duramente le parole di Gesù:

    “Paolo e Ananìa rispondono come i grandi della storia della salvezza, come Geremia, Isaia. Anche Mosé ha avuto le sue difficoltà: ‘Ma, Signore, io non so parlare, come andrò dagli egiziani a dire questo?’. E Maria: ‘Ma, Signore, io non sono sposata!’. E’ la risposta dell’umiltà, di colui che accoglie la Parola di Dio con il cuore. Invece, i dottori rispondono soltanto con la testa. Non sanno che la Parola di Dio va al cuore, non sanno di conversione”.

    Il Papa spiega chi sono quelli che rispondono solo con la testa:

    “Sono i grandi ideologi. La Parola di Gesù va al cuore perché è Parola d’amore, è parola bella e porta l’amore, ci fa amare. Questi tagliano la strada dell’amore: gli ideologi. E anche quella della bellezza. E si misero a discutere aspramente tra loro: ‘Come può costui darci la sua carne da mangiare?’. Tutto un problema di intelletto! E quando entra l’ideologia, nella Chiesa, quando entra l’ideologia nell’intelligenza del Vangelo, non si capisce nulla”.

    Sono quelli che camminano solo “sulla strada del dovere”: è il moralismo di quanti pretendono realizzare del Vangelo solo quello che capiscono con la testa. Non sono “sulla strada della conversione, quella conversione a cui ci invita Gesù”:

    “E questi, sulla strada del dovere, caricano tutto sulle spalle dei fedeli. Gli ideologi falsificano il Vangelo. Ogni interpretazione ideologica, da qualsiasi parte venga – da una parte e dall’altra – è una falsificazione del Vangelo. E questi ideologi – l’abbiamo visto nella storia della Chiesa – finiscono per essere, diventano, intellettuali senza talento, eticisti senza bontà. E di bellezza non parliamo, perché non capiscono nulla”.

    “Invece, la strada dell’amore, la strada del Vangelo – ricorda il Papa - è semplice: è quella strada che hanno capito i Santi”:

    “I Santi sono quelli che portano la Chiesa avanti! La strada della conversione, la strada dell’umiltà, dell’amore, del cuore, la strada della bellezza … Preghiamo oggi il Signore per la Chiesa: che il Signore la liberi da qualsiasi interpretazione ideologica e apra il cuore della Chiesa, della nostra Madre Chiesa, al Vangelo semplice, a quel Vangelo puro che ci parla di amore, ci porta all’amore ed è tanto bello! E anche ci fa belli, a noi, con la bellezza della santità. Preghiamo oggi per la Chiesa!”.

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    Giustizia sociale e popolazioni indigene al centro dell’incontro tra il Papa e il presidente dell’Ecuador

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani in Vaticano il presidente della Repubblica dell’Ecuador Rafael Vicente Correa Delgado. Nel corso dell’udienza, svoltasi in un clima di cordialità, “ci si è soffermati sul rilevante apporto della Chiesa cattolica nei diversi settori della vita sociale del Paese e sull’importanza di un dialogo sincero e permanente tra la Chiesa e lo Stato per affrontare le sfide fondamentali della società”. Successivamente, informa una nota della Sala Stampa vaticana, sono stati sottolineati “la centralità della giustizia sociale e il valore della solidarietà e della sussidiarietà nella ricerca del bene comune”. Infine, conclude la nota, “si è parlato di temi di attualità della regione, del rispetto delle popolazioni indigene, della loro cultura, nonché della protezione dell’ambiente”.

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    In udienza da Papa Francesco Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei Siri

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto in mattinata, nel corso di successive udienze, Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei Siri, e l’ambasciatore della Repubblica del Montenegro, in visita di congedo.

    In Slovacchia, il Papa ha nominato l’ausiliare dell’Arcieparchia di Prešov dei Bizantini il padre gesuita, Milan Lach, attualmente vicedecano della Facoltà Teologica dell’Università di Trnava. Mons. Lach è nato il 18 novembre 1973 a Kežmarok, nell’Arcieparchia di Prešov dei Bizantini (Slovacchia). Dal 1992 al 1995 ha frequentato la Facoltà Teologica greco-cattolica di Prešov e nel 1995 è entrato nel noviziato dei Gesuiti a Trnava. Dopo gli studi teologici alla Facoltà Teologica dell’Università di Trnava (1997-2001), è stato ordinato sacerdote nel 2001 a Košice. Dal 2001 al 2003 ha lavorato nell’area scientifica del Centre of Spirituality East-West of Michal Lacko a Košice e più tardi (2009-2011) è stato Superiore del medesimo Centro. Nel 2009 si è laureato in Teologia presso il Pontificio Istituto Orientale a Roma. Contemporaneamente è stato padre spirituale al Pontificio Collegio Russicum e anche assistente spirituale della Federazione degli Scout d’Europa a Roma. Dal 2010 è membro del Consiglio dei Rettori della rivista teologica Verba Theologica. Dal 2011 è Vice-decano per i rapporti esteri e per lo sviluppo presso la Facoltà Teologica dell’Università di Trnava.

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    Otto anni fa l'elezione di Benedetto XVI. Mons. Paglia: Pontificato nel segno dell’amore e dell’umiltà

    ◊   “Un umile lavoratore nella Vigna del Signore”: con queste parole il 19 aprile di 8 anni fa, Benedetto XVI si presentava al mondo dopo l’elezione a 264.mo Successore di Pietro. Sull’eredità spirituale del Pontificato di Joseph Ratzinger, ora Papa emerito, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia:

    R. – Io credo che sia quanto mai opportuno ricordare questo giorno. Anzitutto, per ringraziare il Signore per averci donato un Papa come Benedetto XVI, il quale proprio come un umile operaio della Vigna ha solcato in lungo e in largo questa vigna benedetta. Tutto il suo Pontificato è davvero segnato dall’umiltà: l’umiltà di chi non si è risparmiato nel lavoro, l’umiltà di chi ha voluto far prevalere la verità su qualsiasi altra idea, l’umiltà di chi ha dato davvero con amore la sua vita.

    D. – Umiltà nel gesto della rinuncia, un’umiltà mai fine a se stessa ma – come lui ha detto – per il bene della Chiesa …

    R. – Sì, esattamente! In questo senso potremmo dire che la lettura profonda di questo gesto è come racchiusa in una passione per la verità e per l’amore. In queste due dimensioni si può cogliere la profondità spirituale del gesto di Papa Benedetto: davvero non ha pensato solo a se stesso, ma ha pensato alla Chiesa, ha pensato alla indispensabilità che il Vangelo corra ancor più veloce nelle vie di un mondo che rischia di perdere il senso dell’esistenza. Ed ecco questo spiraglio aperto da Papa Benedetto e il carisma di Papa Francesco che con semplicità – direi, quella stessa di Benedetto – sta attraversando i cuori degli uomini e delle donne.

    D. – Quando Papa Francesco ha incontrato Benedetto XVI a Castel Gandolfo ha detto: “Siamo fratelli!”. Ecco, sicuramente una fratellanza nell’umiltà per il bene della Chiesa…

    R. – Non c’è dubbio. Debbo dire che guardando queste due figure a me tornano spontaneamente in mente anche le figure che l’hanno preceduto. Penso a Giovanni XXIII, lo stesso Papa Luciani ma anche a Giovanni Paolo II e a Paolo VI … Ecco, la storia di questi Papi si intreccia in queste due figure ultime di Pontefici. Davvero, personalmente debbo dire che dobbiamo ringraziare il Signore per averci dato Papi come questi che hanno segnato la Chiesa e il mondo.

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    Mons. Semeraro: l’incontro con Cristo cuore della testimonianza di Benedetto XVI

    ◊   Il giorno dell'elezione di Benedetto XVI, otto anni fa, è ancora fortemente presente nella memoria collettiva. Per una riflessione sull’elezione e il servizio che il Papa emerito continua ad offrire alla Chiesa con la sua preghiera, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro:

    R. – All’inizio si è presentato come un umile operaio nella vigna del Signore. Questa è una delle immagini della Chiesa. Ha scelto questa immagine, anche molto operativa, molto laboriosa, presentandosi come uno che avrebbe dato tutte le sue forze, tutte le sue energie per far crescere, per dissodare il terreno di questa Chiesa e potervi mettere la piantagione dello Spirito. Quando si è congedato, poi, Benedetto XVI ha fatto ricorso ad un’altra immagine di Chiesa, quella del popolo pellegrino sulla Terra. Egli non ha più detto di sé di essere un operaio nella Vigna del Signore, ma di essere un pellegrino, che anche personalmente si incammina verso la tappa ultima della vita, che è l’incontro con Cristo. L’incontro con Cristo è stato un tema dominante del magistero di Benedetto XVI, ricordando proprio che l’incontro con Cristo è lo scopo di tutta la vita cristiana.

    D. – Il 19 aprile del 2005 è iniziato il Pontificato di Benedetto XVI, che si è concluso il 28 febbraio di quest’anno. Però - ed è questa la cosa straordinaria – non si è concluso il servizio che Benedetto XVI offre alla Chiesa con la preghiera...

    R. – La Successione apostolica noi oggi la possiamo cogliere in alcuni segni, che mi pare possano caratterizzare queste due persone, chiamate a sedere l’una dopo l’altra sulla Cattedra di Pietro - il primo, che ha rinunciato al compito di governare tutta la Chiesa e l’altro che gli è subentrato in questo ufficio di Successore di Pietro - e vorrei riassumerla in una parola: umiltà. C’è un’umiltà che questi due servi della Chiesa esprimono nel loro ministero. Papa Benedetto in questo mettersi da parte, in questo suo ritirarsi, ma raccogliersi in quello che più importa nella vita della Chiesa, perché lo scopo della Chiesa è lodare il Signore!

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    Il card. Vegliò ai circensi: la vostra arte è esempio di fraternità in un mondo individualista

    ◊   L’arte circense è portatrice di un messaggio di solidarietà e fratellanza, che la Chiesa apprezza con riconoscenza. Lo afferma il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio dei Migranti, nel Messaggio indirizzato al presidente della Federazione mondiale del Circo, che domani celebra la quarta Giornata dedicata al tema. Ancora fresca nella memoria di tanti artisti e lavoratori di questo settore è viva l’udienza che poco più di quattro mesi e mezzo fa – era il primo dicembre 2012 – Benedetto XVI concesse alle persone dello spettacolo viaggiante, che comprende anche fieranti, burattinai, artisti di strada e altre categorie.

    Il cardinale Vegliò cita nel suo messaggio una considerazione del Papa ora emerito, che in quella circostanza evidenziò come la tradizione circense sia caratterizzata dal “dialogo tra le generazioni” – che ha “premura per i piccoli” tanto quanto valorizza gli anziani e il “loro patrimonio di esperienze – quanto da uno spiccato “senso dell’amicizia” e dal “gusto del lavoro di squadra”. All’esterno, nel contatto col pubblico, il circo – osserva il cardinale Vegliò citando ancora Benedetto XVI – con i suoi giochi e le sue coreografie “crea occasioni uniche di comunicazione” e “opportunità di svago sereno, di cui l’uomo contemporaneo ha tanto bisogno”.

    “Con questo messaggio – prosegue il porporato – desidero esprimere la riconoscenza della Chiesa alle associazioni e agli artisti circensi di tutto il mondo”, specie a quei circhi che “con coraggio e generosità – afferma il cardinale Vegliò – si recano in Paesi colpiti da guerre, da violenze e da calamità naturali, per offrire a tante persone sofferenti – specialmente ai bambini e agli anziani – momenti di pace, di spensieratezza e di gioia”. Il cardinale Vegliò conclude ricordando le parole di Papa Francesco pronunciate esattamente un mese fa, nella Messa d’inizio del suo ministero petrino: “Abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare a noi stessi la speranza”. E un riflesso di questa luce, in un mondo “non di rado egoista e individualista”, si può cogliere anche attraverso il talento atletico e artistico che i circensi sanno offrire con generosità a chi viene ad applaudirli. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Il card. Ravasi: 65% della popolazione mondiale senza libertà religiosa, restrizioni anche in Occidente

    ◊   La libertà religiosa è essenziale per costruire una società fondata sulla giustizia e sulla convivenza pacifica. E’ questa la comune convinzione espressa dai relatori intervenuti oggi al convegno TEDx (Technology, Entertainment, Design) patrocinato dal Pontificio Consiglio per la Cultura ed incentrato quest’anno sul tema “La libertà religiosa oggi”. Alla conferenza TEDx, ospitata per la prima volta in Vaticano, partecipano, tra gli altri, rappresentanti del mondo della cultura, della scienza, della musica e dello sport. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il convegno propone testimonianze, da ogni parte del mondo, per affrontare il tema della libertà religiosa dal punto di vista di tradizioni, culture e fedi diverse. Giovanna Abbiati curatrice di TEDx:

    “Quello che abbiamo fatto, certamente, è portare questo discorso sulla libertà religiosa a livello delle persone comuni. Abbiamo ‘mescolato’ leader religiosi, come il rabbino David Rosen, ma anche persone del campo dell’arte, abbiamo un writer, che disegna graffiti, che è musulmano; abbiamo dei grandi collezionisti che si occupano proprio di collezionare pezzi d’arte della propria civiltà, di una civiltà ricchissima come quella dell’Islam; così come missionari, architetti… Abbiamo cercato un po’ di rappresentare tutti i campi della realtà, di sentire la loro voce su questo argomento, dalla loro esperienza di vita, di professione, di ruolo nella società”.

    La libertà religiosa – si legge nel messaggio del cardinale Gianfranco Ravasi letto durante il convegno – non è un’opzione ma una necessità. Il 65% della popolazione del mondo – sottolinea il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura - vive in Paesi dove c’è una restrizione della libertà religiosa. Ci sono Paesi – ricorda il porporato - in cui si assiste a delle vere e proprie persecuzioni, ma anche nelle società più democratiche “si assiste a restrizioni della libertà religiosa”, quando per esempio i medici sono forzati a praticare l’aborto. Il frate agostiniano Edward Daleng si è soffermato sulla situazione della città nigeriana di Jos, negli ultimi anni scossa da violenze e tensioni che hanno alimentato crescenti e drammatiche divisioni tra cristiani e musulmani. Ci sono tante difficoltà – ha spiegato il religioso - ma si possono costruire ponti di pace: vedere persone di fedi diverse che si riconciliano, anche grazie all’impegno di diverse organizzazioni e dei frati agostiniani, è un segno tangibile di speranza. Il religioso gesuita e scienziato statunitense, Guy Consolmagno, ha poi ricordato che la sua scoperta più importante risale a tanti anni fa, quando ha incontrato, in Kenya, abitanti di isolati villaggi rurali incantati dall’idea di imparare l’astronomia. La fame più profonda degli uomini – ha detto – è il desiderio di conoscenza. E lungo questo cammino scienza e fede non sono in conflitto:

    “La scienza e la fede non sono in conflitto. Per me la scienza è un esempio di come si può perseguire lo stesso obiettivo: la verità. Si può anche usare la scienza come un’altra fede, ma questo è un abuso non solo della fede, ma anche della scienza”.

    Il ricercatore Brian Grim ha inoltre mostrato alcuni significativi dati della sua indagine sulla libertà religiosa nel mondo. Oltre 5 miliardi di persone sono soggette a limitazioni nella libertà religiosa ed il 76% dei 198 Paesi presi in esame – ha detto Grim - hanno promosso iniziative per ridurre la libertà religiosa. Il rabbino David Rosen ha sottolineato che la parola religione viene abusata ogni volta che questa si mescola con il potere e quando viene utilizzata per scopi contrari alla pace, all'armonia, alla giustizia.

    TED è una organizzazione no-profit che ha come obbiettivo, anche attraverso specifiche conferenze come quella odierna, di “diffondere idee che hanno valore”. Il sito www.ted.com è uno tra i più visitati con oltre un milione e mezzo di contatti al giorno.

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    Nessuna gratifica di inizio pontificato: lo chiarisce padre Lombardi

    ◊   Il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha risposto ad alcune domande di giornalisti in merito alla gratifica accordata in passato ai dipendenti vaticani, in occasione dell’inizio di un Pontificato. Nel caso attuale, ha chiarito padre Lombardi, data la difficile situazione economica generale, non è apparso possibile né opportuno gravare i bilanci degli enti vaticani di una considerevole spesa straordinaria non prevista. Il Santo Padre ha disposto invece una elargizione per alcuni enti assistenziali e caritativi attingendo ai fondi disponibili per la carità del Papa, come segno dell’attenzione della Chiesa per le molte persone in difficoltà.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una Chiesa libera dall'ideologia: messa del Papa a Santa Marta.

    Ban Ki-moon chiede prudenza: il segretario generale dell'Onu al Pentagono per parlare della crisi coreana.

    In cultura, Paolo Pecorari sulla sintesi tra economia e solidarietà, alla luce della dottrina sociale.

    Tutta la bellezza del mondo: Jean-Pierre De Rycke su una mostra al Museo di belle arti di Tournai, in Belgio.

    Ma Virgilio non giocava a pallone: Marco Beck su una rilettura del poeta latino offerta dall'insigne antichista Michael von Albrecht.

    Al centro della vita l'uomo: Andrea Possieri su due giorni di convegno tra Città di Castello e Perugia.

    Un articolo di Silvia Guidi dal titolo "Nel teatro degli orrori dell'omologazione": Pasolini e la ricerca dell'incanto religioso nel mondo.

    Una nuova legge per dare speranza agli immigrati: nell'informazione religiosa, l'episcopato statunitense su una proposta bipartisan presentata al Congresso.

    Quei duecento che gettarono un ponte sull'Oriente cristiano: il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, sulla partecipazione dei padri orientali al Concilio Vaticano II.

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    Oggi in Primo Piano



    Iraq, nuove stragi alla vigilia del voto. Mons. Sako: lotta tra partiti, rilanciare dialogo

    ◊   Imperversa la violenza in Iraq alla vigilia delle elezioni provinciali di domani. Stamani 7 fedeli musulmani sono stati uccisi sotto i colpi di mortaio lanciati contro una moschea sunnita nella regione di Diyala. Ieri oltre 30 persone sono rimaste uccise e più di 60 ferite in un attentato suicida presso un caffè di Baghdad. Domani, 13,8 milioni di cittadini iracheni saranno chiamati a rinnovare le assemblee in 12 delle 18 province dell’Iraq. E’ la prima consultazione popolare dopo il completamento del ritiro americano, alla fine del 2011. La campagna elettorale è stata segnata da una recrudescenza della violenza. Dall'inizio dell'anno sono stati uccisi quattordici candidati. Della tensione nel Paese ma anche delle iniziative dei cristiani per il bene dell’Iraq Fausta Speranza ha parlato con mons. Louis Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei:

    R. - E’ vero: c’è una lotta fra i gruppi politici e i partiti ma la gente va a votare per scegliere i propri rappresentanti. Noi cristiani ne abbiamo uno a Baghdad, uno a Bassora e uno a Ninive e Mossul, dunque tre su 447 membri delle province.

    D. – L’importanza di questo voto: può essere un motivo di speranza per cambiare qualcosa dal punto di vista politico?

    R. - Penso di sì, perché verranno nuove persone che avranno dei progetti con una visione più concreta. Speriamo che saranno elette persone di qualità e non solo con interessi personali e di partito, del proprio gruppo. Devono tutti servire la patria e anche i cittadini, questo deve essere il fine.

    D. – In due province, quelle vicine alla Siria, è stato sospeso il voto per motivi di sicurezza…

    R. – C’è una grande tensione politica adesso. Non è facile, anche lì non c’è sicurezza, perciò non ci sarà il voto. Ma non ci sarà anche nelle grandi città e province del Kurdistan, come a Ramadi, Anbar, Kirkuk, …

    D. – Che cosa dire della presenza cristiana e delle iniziative per la riconciliazione nel Paese?

    R. – Noi, con tutti i capi delle Chiese a Baghdad, abbiamo fatto visita al primo ministro, il presidente della Camera, il vice-presidente e altre personalità, ma stiamo aspettando un incontro con i capi curdi, il presidente del Kurdistan Mas’ud Barzani, e anche il primo ministro del Kurdistan, per lanciare questa iniziativa di riconciliazione. Noi abbiamo parlato con tutti, tutti sono disposti e pronti per questa riconciliazione. Sarà solo un inizio ma spero che per il dialogo e l’educazione ci sarà un comitato. Noi faremo in modo di creare un’occasione, come una cena, un pranzo, per invitare tutti, così che si possano salutare gli uni gli altri e parlare fra loro, e poi cominceranno i lavori per un dialogo serio per il bene del Paese. Adesso, infatti, tutto è stato congelato. Serve qualcuno che possa dare un impulso. Noi abbiamo sentito tutti e tutti affermano di avere buona volontà.

    D. - Mons. Sako, c’è qualcosa che vuole aggiungere?

    R. – Preghiamo per questa iniziativa perché questa iniziativa ci darà anche un impulso per la presenza cristiana in questo Paese così che la Chiesa possa giocare il suo ruolo per la pace, il dialogo, la stabilità, in una maniera civile e anche positiva, senza violenze e senza minacce.

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    Boston. Forse ceceni i due attentatori: uno ucciso, l'altro in fuga

    ◊   Importante svolta nelle indagini sui responsabili dell’attentato alla Maratona di Boston, che ha causato tre morti e 150 feriti. I due maggiori sospettati verrebbero dall'estero, dove avrebbero ricevuto addestramento militare. Uno dei due è stato ucciso nella notte, l’altro è in fuga. Ieri pomeriggio, durante una celebrazione ecumenica nella cattedrale di Boston, guidata dall’arcivescovo della città, il cardinale O’Malley, il presidente Obama ha affermato che l’America non si lascerà terrorizzare e gli attentatori saranno consegnati alla giustizia. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Sarebbero originari della Cecenia i due giovani sospettati di essere gli autori dell'attentato alla maratona di Boston. Si tratterebbe – secondo fonti della sicurezza americana – di due fratelli abitanti in Massachusetts con regolare permesso di residenza negli Stati Uniti. I due potrebbero essere arrivati negli Usa circa un anno fa, provenienti dal Turchia, dove esiste una folta comunità di rifugiati ceceni. 19 e 20 anni l’età dei due. Il primo, Dzhokhar Tsarnaev, è ancora ricercato: fuggito dopo l’attentato, è considerato dagli investigatori armato e molto pericoloso. La polizia di Boston ha scatenato una gigantesca caccia all’uomo nella città e nei dintorni. Questi sarebbe il cervello del disegno criminoso che ha colpito una giornata di festa come quello della storica maratona. L’altro giovane, Tamerlan Tsarnaev, è stato ucciso nella notte in un sanguinoso conflitto a fuoco nel Mit (Massachusetts Institute Technology) di Boston, nel quale ha perso la vita anche un agente.

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    Texas. Mons. Vásquez: la Chiesa tra i soccorritori delle vittime dell'esplosione

    ◊   È salito a 35 morti il bilancio dell’esplosione di una fabbrica di fertilizzanti, avvenuta due giorni fa in Texas. Il dato è stato fornito da Tommy Musaka, sindaco di West, la cittadina teatro della tragedia. Tra le macerie delle case distrutte continuano le operazioni dei soccorritori, mentre i sanitari si prendono cura dei 160 feriti ricoverati in varie strutture. Nella gara di solidarietà alle vittime si sta distinguendo la Chiesa locale, come racconta mons. Joe Vásquez, vescovo di Austin, sentito dal collega della nostra redazione inglese, Charles Collins:

    R. – First of all, the priests in that area have reached out to people…
    I sacerdoti della zona si sono immediatamente resi disponibili: molti dei feriti sono stati portati vicino a Waco, nella diocesi di Austin. Lì, i nostri sacerdoti hanno raggiunto quelli che sarebbero andati in ospedale: c’è il “Crucial Crest Hospital” e anche il “Providence Hospital”, un ospedale cattolico. La gente, i diaconi, i sacerdoti, i laici sono andati ad assistere i feriti. Gli enti assistenziali cattolici hanno un ruolo principale nell’impegno di raggiungere quelli che soffrono, i feriti che hanno bisogno di sostegno, di aiuto sia economico, sia con la preghiera, sia con la fornitura di beni materiali di prima necessità… Sappiamo anche che il nostro liceo cattolico – il St. Mary's Catholic School – è stato adibito a ricovero per quelle persone che hanno perso le loro case. Anche la San Vincenzo de Paoli raccoglie generi di prima necessità nella zona. Tutte queste cose saranno molto importanti per noi, mentre ci impegniamo a programmare il sostegno e l’aiuto per le persone coinvolte in questa tragedia.

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    Pakistan: interrogato l'ex presidente Musharaff accusato di altro tradimento

    ◊   Interrogatorio stamani a Islamabad per l’ex presidente pachistano Pervez Musharraff, accusato di altro tradimento e terrorismo. Accuse che lo stesso Musharaff, agli arresti domiciliari, ha respinto come “immotivate”. Ieri intanto è giunta la condanna da parte della Corte Suprema, è stato però impossibile arrestarlo per la ressa dei sostenitori di Musharaff che hanno così permesso all’ex presidente di rientrare nella sua casa. Con questa condanna tramonta definitivamente l’era di Musharaff, al potere dal 1999 fino al 2008? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Francesca Marino, direttrice del portale Stringer Asia:

    R. - E’ difficile rispondere, perché in realtà se è tornato, è perché aveva un accordo di qualche genere. Questo arresto può essere una cosa inaspettata, quindi veramente il tramonto di una stella, oppure il preludio a qualcosa di più grave, come voler in qualche modo alterare il cosiddetto processo democratico.

    D. – Su di lui pesano le accuse di alto tradimento e terrorismo e ci sono anche ombre molto forti per quanto riguarda l’assassinio della Bhutto: ci sarà la possibilità di fare chiarezza?

    R. – Per quanto riguarda l’assassinio della Bhutto, lui non aveva alcuna convenienza a ucciderla, anzi. Per le accuse di alto tradimento e terrorismo, deve vedersela lui con il suo popolo, ma soprattutto con l’esercito. A me sembra molto strano che l’esercito permetta che un ex generale, un ex capo dell’esercito, venga trattato così. Vediamo cosa succederà.

    D. – Quando sta accadendo può condizionare anche l’esito delle elezioni dell’11 maggio?

    R. – E’ difficile dirlo. Condizionarlo in modo “legale”, no, nel senso a che Musharraf era già stato vietato, con una sentenza molto clamorosa, di partecipare alle elezioni. Bisogna vedere, appunto, cosa fa l’esercito, quali accordi erano stati presi per il ritorno in patria.

    D. – Come vive, secondo te, il popolo pakistano questa situazione, e soprattutto quanto consenso raccoglie ancora l’ex presidente?

    R. – In realtà, nonostante ciò che ne dicono i pakistani, c’è stato consenso e ce n’era anche di più prima. A pesare il fatto che gli ultimi cinque anni di democrazia hanno portato il Pakistan nella condizione economica peggiore mai sperimentata e, a questo punto, Musharraf in fondo non era così male. Ha un sostegno da parte della middle class, ha un sostegno da parte della borghesia conservatrice e ha ancora un sostegno da parte dei partiti islamici, anche se nell’ultimo periodo si sono spostati a favore dell’ex campione pachistano di cricket, Imran Khan.

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    Quirinale: il Pd propone Romano Prodi. No da Pdl, M5s e Scelta Civica

    ◊   Il Pd propone Romano Prodi per il Quirinale. La proposta avanzata dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, all'assemblea dei grandi elettori del Pd a Roma è stata accolta da un applauso e da una standing ovation dei presenti. Poi il voto con il sì all’unanimità. Per Fabrizio Cicchitto, del Pdl, questa è però una scelta di rottura. No anche dal Movimento Cinque Stelle. Al terzo scrutinio, questa mattina, maggioranza di schede bianche. Alessandro Guarasci:

    "Nessuno nel Movimento 5 Stelle si è mai sognato di votare Prodi e non se lo sognerà nemmeno in futuro. Il nostro presidente è Rodotà''. Beppe Grillo, intervenendo nei pressi di Udine, detta la linea ai suoi parlamentari e tenta di chiudere la strada del Professore al Quirinale, per poi tuonare “siamo al colpo di Stato, il Parlamento è bloccato”. Rodotà comunque tiene a sottolineare che non creerà ostacoli per altre soluzioni. In mattinata, dopo il sì plebiscitario del Partito Democratico, era arrivato il no del Pdl, che considera un affronto la candidatura di Prodi. Per il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri questa è una scelta che divide. No anche da Scelta Civica che definisce il metodo del Pd "inaccettabile" e propone per il Quirinale Anna Maria Cancellieri. Il test comunque ci sarà nel pomeriggio, alla quarta votazione, quando basterà la maggioranza del 50% più 1 dei grandi elettori. La terza votazione di questa mattina si è conclusa con una maggioranza di schede bianche. Romano Prodi potrebbe farcela, ma comunque servirà un lavoro di mediazione da parte dei suoi sostenitori. Anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani non si sbilancia. Il centrosinistra, almeno sulla carta, senza considerare franchi tiratori, può contare in partenza su 496 voti che andrebbero a Romano Prodi. Il quorum è di 504.

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    70 anni fa la rivolta del ghetto ebraico a Varsavia. Il card. Nycz: ha fatto storia e cultura della città

    ◊   Momento di grande commozione oggi a Varsavia. Alle 10 in punto la capitale polacca si è fermata, al suono delle sirene e delle campane, nel 70.mo anniversario della rivolta del ghetto ebraico contro le truppe naziste di occupazione. Questo l’evento culminante delle celebrazioni, per ricordare le quasi 60 mila vittime causate dalla reazione tedesca. Preghiera e raccoglimento anche in tutte le Chiese della città. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Era il 19 aprile 1943 e un migliaio di ebrei del ghetto di Varsavia, isolato con un muro dai nazisti, insorse contro le truppe di occupazione. La durissima repressione tedesca causò la morte di quasi 60 mila ebrei e la deportazione dei sopravvissuti. Il ghetto venne raso al suolo. Sullo stato d’animo con cui i cittadini polacchi vivono queste celebrazioni, sentiamo Tadeusz Konopka, giornalista dell’Ansa di Varsavia:

    “Con grande commozione e con grande spirito di omaggio agli eroi dell’insurrezione del ghetto, che hanno deciso di combattere per difendere non tanto la vita quanto la dignità umana. La dignità umana di tutto noi!”.

    Anche la folta comunità cattolica polacca ha partecipato al ricordo di quegli eventi, che colpirono l’intero Paese. Sentiamo l’arcivescovo di Varsavia, il cardinale Kazimierz Nycz:

    “E’ necessario ricordare che Varsavia, durante l’occupazione, ha avuto due insurrezioni: quella del ghetto e la seconda, un anno dopo, nel 1944. In ambedue le insurrezioni Varsavia ha perso più della metà della popolazione. Noi guardiamo ad entrambe queste rivolte come nostre, perché gli ebrei erano abitanti di Varsavia da molti secoli: hanno creato la storia e la cultura della città”.

    Ancor oggi Varsavia e l’intera Nazione polacca sono grati a coloro che hanno accettato il sacrificio della vita a difesa della dignità e della libertà di ogni uomo e del proprio Paese, che, dopo il dolore della Seconda Guerra Mondiale, subì anche le conseguenze del regime comunista. La parola al giornalista polacco Marek Lehnert:

    “Il clima di quei giorni lo ricorda molto bene una famosa poesia del Premio Nobel per la Letteratura, Czesław Miłosz, dal titolo 'Campo di fiori', dove dice che vicino al ghetto c’era una giostra dove la gente si divertiva e 'quel vento dell’incendio alzava le gonne alle ragazze e rideva la folla nella bella domenica di Varsavia'”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Africa: emergenza fame per un milione e mezzo di bambini nella regione del Sahel

    ◊   In soli 8 anni nel Sahel sono state registrate tre gravi carestie e la popolazione non ha avuto il tempo per riprendersi. Secondo l’Ong internazionale Action Contre la Faim (Acf), circa 1,4 milioni di bambini della regione potrebbero morire per denutrizione severa e 10,3 milioni di persone rischiano insicurezza alimentare. La situazione risulta particolarmente grave in Mali dove una famiglia su cinque di Gao e Timbuctu rischia insicurezza alimentare severa, e in una famiglia su cinque della regione Kidal c’è un minore denutrito. Le scarse piogge e la guerra in corso nel paese hanno impedito a molti di prendersi cura dei raccolti in modo adeguato. Purtroppo ci sono ancora 450 mila maliani che non vogliono rientrare nelle loro case per paura e, il dramma dei rifugiati aumenta anche le necessità di risorse, cibo, acqua potabile, case e servizi basilari. Nel 2012, 18 milioni di persone hanno rischiato la denutrizione. (R.P.)

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    Siria: in Mesopotamia distrutta la chiesa dei Francescani a Deir Ezzor

    ◊   Una violenta esplosione ha raso al suolo la chiesa e il convento dei Frati francescani Cappuccini a Deir Ezzor, in Mesopotamia. L’informazione è giunta all'agenzia Fides da padre Tony Haddad, vice-provinciale dei Frati per il Medio-Oriente, che sovrintende alla presenza cappuccina in Libano e Siria. L’esplosione è avvenuta il 15 aprile. “Era l’unica chiesa a Deir Ezzor ancora rimasta quasi intatta finora”. Non è chiaro come sia stata distrutta. Secondo alcune ricostruzioni, nella chiesa era stata aperta una breccia e alcuni combattenti dell’opposizione vi si erano appostati. L’esercito regolare avrebbe allora colpito la chiesa, abbattendola. Altri parlano di una autobomba collocata accanto alla struttura. Padre Haddad commenta con grande amarezza “tutto questo odio e dissacrazione”. In quell’area – informa – “non ci sono più cristiani”. Nei mesi scorsi, data la situazione critica “i nostri due frati che risiedevano nel convento hanno lasciato Deir Ezzor con le suore di Madre Teresa e la decina di anziani che abitavano da noi. Erano gli ultimi cristiani rimasti. Ringrazio il Signore che i due frati sono sani e salvi. La chiesa di pietre si potrà ricostruire un giorno, quando una primavera di pace apparirà nel nostro Medio Oriente”, nota padre Haddad. Deir Ezzor è una città nell’Est della Siria, oltre l’Eufrate, tra Palmira e la frontiera irachena. “La nostra presenza lì risale agli anni '30 del secolo scorso, ma siamo in Medio Oriente da un tempo molto più lontano”, racconta padre Tony. “In quasi quattro secoli di storia, la nostra vice-provincia ha sofferto diverse distruzioni e persecuzioni, ma è sempre risorta, con Cristo Risorto”. Un’altra comunità di frati francescani cappuccini resta tuttora nel Sud della Siria, a Soueida – ancora tranquilla per il momento – dove abitano due frati. Secondo informazioni di attivisti dell’opposizione siriana, gli aerei dell’esercito avrebbero bombardato nei giorni scorsi due chiese ortodosse siriache a Deir Ezzor e le famiglie cristiane hanno lasciato la città per l'intensificarsi degli scontri tra l’esercito lealista e forze di opposizione. La chiesa ortodossa siriana afferma che le sue chiese sono state colpite in tutte le province, ad Harasta, Arbin, Zabadani, Deraa, Aleppo, a Damasco, Raqqa. (R.P.)

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    Centrafrica: da N'Djamena altri 2.000 soldati e timido riconoscimento politico

    ◊   La Forza multinazionale dell’Africa centrale (Fomac) raggiungerà i 2.000 uomini per aiutare le autorità di Bangui a ristabilire la sicurezza in Centrafrica e a ristrutturare le proprie forze armate: lo hanno deciso a N’Djamena i capi di Stato e di governo dei 10 Paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (Ceeac). Durante il vertice non sono stati però precisati i tempi del dispiegamento dei nuovi soldati, a sostegno dei 500 militari già presenti sul terreno, né la loro nazionalità. A oggi in Centrafrica sono operativi 120 gabonesi, lo stesso numero di camerunensi e congolesi assieme a un contingente imprecisato di soldati ciadiani. Questi militari non sono riusciti ad arginare l’offensiva della coalizione ribelle Seleka, cominciata lo scorso dicembre dalle regioni nord-orientali del Paese e che il 24 marzo hanno preso il potere a Bangui con un colpo di stato, destituendo l’ex presidente eletto François Bozizé. Nei giorni scorsi le autorità centrafricane avevano esplicitamente chiesto l’aiuto della Fomac e della Francia per ristabilire la sicurezza nella capitale, ancora teatro di combattimenti, saccheggi su vasta scala e gravi violazioni dei diritti umani ai danni dei civili. Sul fronte politico - riporta l'agenzia Misna - dal vertice di N’Djamena è arrivato un timido riconoscimento all’attuale uomo forte a Bangui, l’ex capo ribelle Michel Djotodia. “Il signor Djotodia non sarà chiamato presidente della Repubblica ma capo di Stato di transizione” ha dichiarato il presidente ciadiano Idriss Deby al termine della riunione alla quale ha partecipato il primo ministro centrafricano Nicolas Tiangaye. I responsabili regionali hanno poi ribadito che gli accordi firmati lo scorso 11 gennaio a Libreville rimangono il “nucleo centrale, le linee guida del periodo di transizione di 18 mesi”, precisando che né il capo di Stato ad interim, né il primo ministro, i membri dell’esecutivo e del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) potranno candidarsi alle prossime elezioni. Per un ritorno all’ordine costituzionale la Ceeac ha ricordato che nei prossimi 18 mesi le autorità di transizione devono organizzare elezioni “libere, democratiche, trasparenti e regolari”, che comprendono un referendum costituzionale, presidenziali e legislative. Il Centrafrica è da decenni in preda all’insicurezza alimentata da diverse ribellioni interne ma anche da gruppi armati arrivati dal Ciad, dal Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo, Paesi altrettanto instabili. Nel sud-est sono anche attivi i ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra) di Joseph Kony. Sull’identità della Seleka, alleanza ribelle per lo più formata da combattenti ciadiani e sudanesi, è intervenuto il presidente Deby: “E’ un’organizzazione che manca di unità e non ha alcuna struttura di comando” ha detto l’influente capo di Stato ciadiano. Nata lo scorso agosto, in poche settimane la Seleka è riuscita a conquistare facilmente i principali capoluoghi del nord, dell’est e del centro del Paese di fronte a un esercito centrafricano allo sbando, poco equipaggiato e numericamente debole. (R.P.)

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    Camerun: liberati gli ostaggi francesi. C'è la conferma ufficiale

    ◊   “Sono tutti in buona salute e molto felici. Si trovano già a Yaoundé”: con queste parole la presidenza francese ha confermato l’avvenuta liberazione dei sette membri della famiglia Moulin-Fournier, rapiti lo scorso 19 febbraio a Dabanga, nell’estremo nord del Camerun. Il ministro degli Esteri Laurent Fabius, che si è già recato sul posto in vista del loro rimpatrio in Francia, ha aggiunto, ma senza fornire ulteriori dettagli, che sono stati consegnati alla autorità di Yaoundé nella notte tra giovedì e venerdì, in una zona di confine tra Camerun e Nigeria. Poche ore prima era stato l’ufficio del presidente Paul Biya ad annunciare con un comunicato il lieto fine: “Sono stati liberati sani e salvi” recitava il comunicato ufficiale. Era stato il gruppo nigeriano Boko Haram a rivendicare il rapimento del dipendente della società francese energetica Gdf Suez e della sua famiglia. Dalle informazioni circolate subito dopo la loro cattura era emerso che gli ostaggi erano stati trasferiti nella confinante Nigeria. A fine febbraio, con un filmato pubblicato su YouTube, i rapitori di Boko Haram hanno fatto vedere gli ostaggi, di cui quattro bambini, e chiesto in cambio la scarcerazione dei “jihadisti detenuti in Nigeria e Camerun”. Parigi ha risposto che non intendeva negoziare né pagare riscatti per ottenere la liberazione dei propri concittadini. Da subito il governo francese ha ipotizzato il coinvolgimento di Boko Haram nel rapimento come rappresaglia per l’intervento armato di Parigi contro i gruppi tuareg e islamisti nel nord del Mali. Il 21 febbraio era già stata annunciata la liberazione dei sette ostaggi, smentita poche ore dopo da Yaoundé e da Parigi. I sette francesi erano stati sequestrati mentre ritornavano da un’escursione turistica in un parco naturale nell’area del Lago Ciad. Il ministro della Difesa di Yaoundé ha sottolineato che “sono stati imprudenti per essersi avventurati in una zona pericolosa, vicinissima al confine con la Nigeria, senza chiedere la scorta militare messa a disposizione degli stranieri”. A causa del fenomeno dei banditi di strada nella regione, da tempo misure di sicurezza particolari sono state intensificate a favore dei convogli istituzionali e di stranieri che vengono scortati dietro richiesta da forze camerunesi. Alle operazioni di ricerca hanno partecipato anche gendarmi francesi “sotto la protezione di altri militari francesi”, come riferito da fonti governative di Parigi all’emittente televisiva ‘France 24’. Ad oggi altri otto cittadini francesi sono trattenuti nella regione del Sahel da diversi gruppi armati. (R.P.)

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    Venezuela: il Consiglio elettorale ha accettato il riconteggio dei voti

    ◊   Dopo quattro giorni di tensione alle stelle, degenerata anche in episodi di violenza con almeno sette morti, il Consiglio nazionale elettorale (Cne) ha accettato di effettuare un nuovo conteggio completo dei voti delle presidenziali di domenica scorsa, come richiesto dal candidato uscito sconfitto, Henrique Capriles. Il riconteggio era stato auspicato anche dai vescovi del Paese "per rafforzare - avevano detto - l'autorità morale dell'organismo dando al tempo stesso tranquillità alla popolazione". Mentre a Lima i capi di Stato dell’Unasur (Unione delle nazioni sudamericane) si riunivano per discutere della crisi venezuelana - riferisce l'agenzia Misna - a Caracas la titolare del Cne, Tibisay Lucena, annunciava che la verifica delle schede – già effettuata sul 54% del totale – sarà ampliata anche al rimanente 46%. Lucena ha precisato che il Cne ha così deciso, rispondendo “a una situazione, evidentemente, particolare”. Capriles si è finora rifiutato di riconoscere il presidente eletto Nicolás Maduro, proclamato lunedì, esigendo come condizione preliminare la verifica del 100% dei suffragi delle presidenziali vinte dal chavista con il 50,66% sul 49,07% dello sfidante. Il leader dell’opposizione ha fatto appello ai suoi sostenitori, affinché siano “pazienti”, calcolando che per la revisione delle schede ci vorranno alcuni giorni. La cerimonia di insediamento di Maduro resta, tuttavia, prevista per oggi, alla presenza di diverse delegazioni internazionali e capi di Stato: una giornata in cui il delfino dello scomparso Hugo Chávez ha convocato una “grande mobilitazione” per le strade della capitale. Capriles ha ribattuto esortando i suoi ad ascoltare salsa mentre Maduro giurerà da presidente: “Non fate cacerolazos (proteste a suon di pentole, come avvenuto nei giorni scorsi, ndr) – ha detto – ma mettete musica nelle vostre case”. (R.P.)

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    Paraguay: appello alla pacificazione dei vescovi alla vigilia del voto

    ◊   A pochi giorni delle elezioni generali i vescovi del Paraguay lanciano un appello "alla pacificazione degli spiriti, tralasciando ogni atteggiamento di fanatismo, di confronto e di violenza". In un comunicato inviato all'agenzia Fides, la Conferenza episcopale del Paraguay si è rivolta ai partiti politici e alla società civile invitandoli alla prudenza e al rispetto reciproco e di “evitare ogni azione e situazione che possa generare violenza e mettere in pericolo la sicurezza e la vita delle persone". Il comunicato conclude augurando "che le elezioni generali del prossimo 21 aprile siano un esempio di civiltà, tolleranza e rispetto tra i paraguaiani, per rafforzare la democrazia e lavorare insieme per una società più giusta e consentire così l'accesso ad una vita dignitosa a tutti coloro che abitiamo questa nazione". In relazione alla compravendita dei voti, un fenomeno che coinvolge spesso le popolazioni indigene, mons. Lucio Alfert, vicario apostolico di Pilcomayo, ha ammonito che tale compravendita "non solo è una frode ma è pure un peccato, e nemmeno tanto lieve. È un peccato sia da parte di chi compra e sia da parte di chi vende". Mons. Alfert ha aggiunto però che “la colpa più grave la commette colui che compra, perché è più istruito, sa cosa sta facendo ed ha autorità. Il venditore è meno istruito, ha bisogno di mangiare, e l'acquirente approfitta apertamente della sua condizione di bisogno”. Secondo una nota inviata a Fides, mons. Alfert ha esortato gli indigeni ad essere più consapevoli e di "non vendere la propria libertà per un po' di soldi o di cibo". Il vicario apostolico ha anche sottolineato che vi sono ora abitanti del luogo che scelgono liberamente, non vendono più il loro voto, a differenza di prima quando il voto di scambio era diventato un vero e proprio flagello perché lo facevano tutti. (R.P.)

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    Francia: messaggio di speranza alla nazione dei vescovi

    ◊   “In un momento in cui molti dei nostri compatrioti guardano con profonda angoscia il loro futuro, noi vogliamo essere per loro testimoni di speranza”. Inizia così il discorso pronunciato ieri pomeriggio a Parigi dal cardinale André Vingt-Trois a conclusione dell’Assemblea plenaria dei vescovi francesi. Un messaggio di speranza, dunque, a una nazione che su vari fronti, dalle questioni politiche della legge sul “matrimonio per tutti”, alle questioni legate alla recessione economica, è profondamente divisa al suo interno e attraversata da proteste e manifestazioni di piazza. È inoltre l’ultimo discorso pronunciato dal cardinale parigino in qualità di presidente della Conferenza episcopale francese visto che il 1° luglio Vingt-Trois lascerà l’incarico al neo eletto mons. Georges Pontier. “La nostra convinzione - ha detto ieri il cardinale - è che ciascuno e ciascuna dei nostri contemporanei può e deve fare qualcosa per l’altro. Noi conosciamo uomini e donne che affrontano difficoltà della vita rifiutandosi di ripiegarsi nel loro solo interesse personale. Conosciamo attori politici onesti e sinceri che sono animati da convinzione che hanno il coraggio di difendere anche se costa. Conosciamo persone che sono animate dalla preoccupazione per il bene comune che accettano di dare generosamente il loro tempo per lavorarci”. Nel suo messaggio alla nazione, l’arcivescovo parla anche delle famiglie e dei giovani “che cercano con passione il cammino della realizzazione della loro vita e che non scelgono la violenza per esprimere le loro convinzioni”. “Questi uomini e queste donne, noi vogliamo incoraggiarli nella testimonianza che rendono al Vangelo”. Forte il passaggio del cardinale riservato alla coesione sociale. “Non possiamo incoraggiare - ha detto - un’azione pubblica che fa deviare i temi del dibattito in modo da destabilizzare il potere politico. Il modello della nostra missione nel mondo non è quello dei fanatici. È quello di Cristo. Qualsiasi azione guidata da odio, qualsiasi azione che genera odio, non può pretendere di rifarsi al Vangelo di Cristo. Non può chiamare dalla sua parte la Chiesa. Al contrario - conclude il cardinale Vingt-Trois - ne sfigura l’immagine”. (R.P.)

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    La Chiesa del Bangladesh: la società non vuole una nuova legge sulla blasfemia

    ◊   “Molte differenti organizzazioni nella società civile hanno avviato iniziative pubbliche per dire no alla nuova proposta di legge sulla blasfemia. In generale la gente non è favorevole, ma solo alcuni gruppi radicali la propongono. Come Chiesa cattolica e altre minoranze apprezziamo il passo del governo: ha detto che è impossibile introdurla”: è quanto dichiara all’agenzia Fides mons. Lawrence Subrato Howlader, vescovo ausiliare di Chittagong, mentre una nuova imponente manifestazione pro-blasfemia è stata annunciata dai gruppi islamici radicali per il 4 e 5 maggio prossimo. La proposta dei legge presenta 13 richieste, molte delle quali, notano gli difensori dei diritti umani “sono in contrasto con la costituzione del Bangladesh”. Si propone la pena di morte per chiunque sia colpevole di blasfemia verso la religione islamica; si vuole impedire alle donne di lavorare con gli uomini, vietare tutte le attività culturali che diffamano l'islam, rendere obbligatoria l'educazione islamica, tutte proposte che porterebbero a “una talebanizzazione del Bangladesh”. Il vescovo spiega a Fides: “Come cristiani siamo contrari anche perché uno dei punti della legge è rivolto proprio contro i cristiani e vorrebbe impedire a sacerdoti e fedeli di recarsi nei villaggi per promuovere opere sociali e attività”. “Ma il governo ha detto chiaramente che non potrà approvare questa legge – prosegue – e che intende mantenere un giusto approccio verso tutte le religioni. Altrimenti il Paese farebbe un passo indietro di 60 anni”. Secondo il vescovo “ i diritti umani, la libertà religiosa, il diritto e la dignità della donna sono principi fondamentali che non possono essere fermati o negati con una legge”. Il vescovo risiede a Chittagong che è la patria del movimento “Hefajat-e-Islam”, nuovo gruppo radicale che cerca di imporre la legge islamica nel Paese, ed è fra i promotori della legge. “Sono piccoli ma potenti e cercano di aumentare la loro influenza nella società”, in un Paese al 90% musulmano. “Con i musulmani moderati va avanti il dialogo interreligioso, e in campo sociale lavoriamo tranquillamente a fianco di organizzazioni musulmane. Questi gruppi estremisti invece rifiutano qualsiasi relazione con noi”, spiega. “Continuiamo a pregare e restiamo prudenti. Quando vi sono manifestazioni di protesta ci teniamo molto lontani dalle zone calde, che potrebbero esplodere in violenza”, conclude. (R.P.)

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    Sostegno della Fao al "Concerto per la Terra" del 22 aprile

    ◊   La Fao per la terza volta darà il suo sostegno, co-organizzando il Concerto per la Terra Italia che si terrà a Milano il prossimo 22 aprile e vedrà protagonisti Fiorella Mannoia e il cantautore algerino Khaled, ambasciatore di buona volontà della Fao. Il prossimo 22 aprile, più di un miliardo di persone celebreranno la 43esima Giornata della Terra, che quest’anno tratta il tema “Il volto del cambiamento climatico”. “Lo scopo della Giornata della Terra – ha dichiarato Eduardo Rojas-Briales, vice direttore generale della Fao per il settore foreste – è rendere l’opinione pubblica più consapevole e rispettosa del nostro pianeta e dell’ambiente in cui viviamo”. Rojas-Briales è stato di recente nominato commissario generale delle Nazioni Unite per i preparativi all’Expo 2015, esposizione mondiale non a fini commerciali, che promuove lo scambio di idee per la cultura, l’economia, la scienza e la tecnologia. Il tema dell’Expo 2015 sarà “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Il concerto del 22 aprile è organizzato dalla Fao insieme a Earth Day Italia: “Con la 43esima Giornata Mondiale della Terra, Earth Day Italia avvia un percorso triennale di avvicinamento alla grande Esposizione Universale di Milano 2015 che porterà all’attenzione di tutto il mondo temi di assoluta importanza per la salute del pianeta e dell’umanità”, ha detto Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia. Anche Coldiretti ha espresso il suo sostegno, essendo uno dei partner in prima fila dei progetti verdi di Earth Day Italia. Il presidente della Coldiretti Lazio, David Granieri, ha dichiarato che l’impegno degli agricoltori per la Giornata della Terra è soprattutto di “trasmettere alle nuove generazioni un modello di sviluppo diverso e più sostenibile”. (E.S.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 109

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.